Nerone: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua}}
{{Magistrato romano
| nome = Nerone
| immagine = Nero_1Nero 1.JPG
| legenda = Busto di Nerone<br />([[Musei capitolini]], [[Roma]])
| nome completo = ''Lucius Domitius Ahenobarbus''<br />(alla nascita)<br />''Nero Claudius Caesar Drusus Germanicus''<br />(primadopo delll'ascesa al potereadozione)<br />''Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus'' (all'ascesa al potere imperiale)
| titolo = [[Imperatore romano]]
|inizio regno = 13 ottobre [[54]]
|fine regno = 9 giugno [[68]]
|tribunicia potestas = 14 anni: la prima volta (I) il 4 dicembre del [[54]] e poi rinnovatagli ogni anno, il 13 ottobre
|cognomina ex virtute =
|altrititoli = ''[[Pater Patriae]]'' nel [[55]]
|salutatio imperatoria = 13 volte: I (al momento dell'assunzione del potere imperiale) nel [[54]], (II) nel [[56]], (III-IV) nel [[57]], (V-VI) nel [[58]], (VII) nel [[59]], (VIII-IX) nel [[61]], (X) nel [[64]], (XI) nel [[66]] e (XII-XIII) nel [[67]]
| predecessore = [[Claudio]]
| successore = [[Galba]]
| luogo di nascita = [[Anzio (città antica)|Anzio]]
| data di nascita = 15 dicembre [[37]]
| luogo di morte = [[Roma (città antica)|Roma]]
| data di morte = 9{{Calcola giugno [[età3|68]]|6|9|37|12|15}}
| sepoltura = Colle [[Pincio]] presso la [[Sepolcro dei Domizi|tomba di famiglia]] dei [[Gens Domitia|Domizii Ahenobarbi]]<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Nero'' 50.</ref>
| dinastia = [[Dinastia giulio-claudia|giulio-claudia]]
| padre = [[Gneo Domizio Enobarbo (console 32)|Gneo Domizio Enobarbo]]
| madre = [[Agrippina minore]]
| coniuge 1 = [[Claudia Ottavia]] <br/>{{piccolo|(53 - 62, div.)}}
| coniuge 2 = [[Poppea]] <br/>{{piccolo|(62 - 65, ved.)}}
| coniuge 3 = [[Statilia Messalina]] <br/>{{piccolo|(66 - 68)}}
| figli = {{piccolo|'''''da Poppea'''''}}<br/>[[Claudia Augusta]] (da Poppea) morta a 4 mesi
|consolato = 5 volte: nel [[55]], [[57]], [[58]], [[60]] e [[68]]
|pontificato massimo = nel [[55]]
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|Attività = imperatore
|Nazionalità = romano
|FineIncipit = , nato come '''Lucio Domizio Enobarbo''' (''Lucius Domitius Ahenobarbus'') e meglio conosciuto semplicemente come '''Nerone''', è stato il quinto [[imperatore romano]], l'ultimo appartenente alla [[dinastia giulio-claudia]]. Regnò circa quattordici anni<ref>Secondo {{cita|Giuseppe Flavio|IV, 9.2}} Nerone governò per tredici anni, otto mesi e otto giorni.</ref> dal [[54]] al [[68]], anno in cui si [[suicidio|suicidò]]
}}
Regnò per quattordici anni<ref>Secondo {{cita|Giuseppe Flavio|IV, 9.2}} Nerone governò per tredici anni, otto mesi e otto giorni.</ref>, dal [[54]] al [[68]].
 
Nerone fu un principe molto controverso nella sua epoca; ebbe alcuni innegabili meriti, soprattutto nella prima parte del suo impero, quando governava con la madre [[Agrippina minore|Agrippina]] e con l'aiuto di [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]], filosofo [[stoicismo|stoico]], e di [[Sesto Afranio Burro|Afranio Burro]], prefetto del pretorio, ma fu anche responsabile di delitti e atteggiamenti dispotici.
 
Accusati sommariamente di congiure contro di lui o di crimini vari, caddero vittime della repressionecondotta repressiva la stessa madre, la prima moglie e lo stesso Seneca, costrettospinto a suicidarsi, oltre a vari esponenti della nobiltà romana, e molti [[cristianesimo|cristiani]].<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Nerone'', XVI, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXVII</ref> Per la sua politica assai favorevole al popolo, di cui conquistò i favori con elargizioni e giochiistituendo spettacoli delpubblici circogratuiti, e il suo disprezzo per il [[Senato romano]], fu - come era già stato per lo zio [[Caligola]] - molto inviso alla classe aristocratica (tra i quali i suoi principali biografi, [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] e [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]).
 
L'immagine di [[tiranno]] che di lui fuè stata tramandata venneviene parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni,del XX secolo i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele per l'epoca, ma che i suoi comportamenti autoritari fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati allo stesso modo.<ref name=Fini>{{citaCita| Fini}}.</ref> Negli ultimi anni della sua vita la [[paranoia]] di Nerone si accentuò, ed egli si rinchiuse in se stesso e nei suoi palazzi dedicandosi all'arte e alla musica<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XIX, XLII</ref>, in pratica lasciando il governo nelle mani del [[prefetto del pretorio]], il sanguinario [[Gaio Ofonio Tigellino|Tigellino]].<ref name="Tacito, Annales XV">Tacito, ''Annales'' XV</ref>
 
Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici contemporaneicoevi sia vero: ad esempio fu accusato del [[grande incendio di Roma]], con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la ''[[Domus Aurea]]'',; fattodi datale fatto cuituttavia gli studiosi moderni tendono a discolparlo.<ref name=Fini/> Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa.<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Annales - Nerone''</ref><ref>Svetonio, ''op. cit.'' XVI</ref> Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai [[Guardia pretoriana|pretoriani]] e dall'esercito, venne deposto dal Senato (che riconobbe il generale [[Galba]] come nuovo ''[[principato (storia romana)|princeps]]'') e, dopo un primo tentativo di fuga, alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di [[Roma]], nella villa di uno dei suoi [[liberto|liberti]].<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XLVIII, XLIX</ref>
 
== Le fonti storiografiche ==
{{Vedi anche|Fonti e storiografia su Nerone}}
{{Citazione|Il popolo amava Nerone. Perché opprimeva i grandi ma era lieve con i piccoli|[[Napoleone Bonaparte]]}}
Nerone fu considerato un tiranno e un folle, ma a differenza di imperatori come [[Commodo]] e [[Caligola]], non pare verosimile che avesse problemi mentali, né che fosse particolarmente crudele, o perlomeno era assai simile ai predecessori [[Tiberio]] e [[Claudio]], molto severi con gli oppositori.
[[File:Statue of Nero.jpg|thumb|left|upright=0.8|Nella sua cittadina natale, [[Anzio]], è stata eretta nel [[2010]] una statua di Nerone.]]
Furono [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], senatore e nemico di Nerone, Svetonio e gli storici cristiani a rivestirlo della "leggenda nera" che ancora lo accompagna, soprattutto quella che lo vuole folle incendiario. È innegabile che fu responsabile di gravi persecuzioni, ma in maniera simile ad altri governanti.<ref name=Fini/> Nella dinastia giulioGiulio-claudiaClaudia eranonon all'ordinefurono del giornorari gli omicidi fra parenti.<ref>vedesi la "strage" della famiglia di Caligola da parte di Tiberio e [[Seiano]], la condanna della moglie [[Valeria Messalina]] da parte di Claudio.
Anche altri sovrani antichi non risparmiarono delitti all'interno della famiglia (ad esempio [[Mitridate VI del Ponto]]).</ref>
Sui delitti di Nerone molto si è detto: spesso si tratta di [[falso storico|falsi storici]], delitti ed esecuzioni volti a difendere la propria persona da possibili congiure<ref>comunissimi tra gli imperatori romani: ad esempio [[Costantino I]] fece uccidere il proprio figlio [[Crispo]], così come Nerone condannò [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]</ref>, assassinii voluti da altri in nome suo.<ref name=Fini/><ref>Come quello di [[Tiberio Claudio Cesare Britannico|Britannico]] che fu fatto eliminare da Agrippina, dopo la morte di Claudio, Ottavia e forse la stessa Agrippina la cui condanna fu sollecitata da Poppea, pur con l'approvazione di Nerone stesso.</ref>.
 
Sui delitti di Nerone molto si è detto: spesso si tratta di [[falso storico|falsi storici]], delitti ed esecuzioni volti a difendere la propria persona da possibili congiure<ref>comunissimi tra gli imperatori romani: ad esempio [[Costantino I]] fece uccidere il proprio figlio [[Crispo]], così come Nerone condannò [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]</ref>, assassinii voluti da altri in nome suo.<ref name=Fini/><ref>Come quello di [[Tiberio Claudio Cesare Britannico|Britannico]] che fu fatto eliminare da Agrippina, dopo la morte di Claudio, Ottavia e forse la stessa Agrippina la cui condanna fu sollecitata da Poppea, pur con l'approvazione di Nerone stesso.</ref> Nella storiografia e negli studi moderni non sono mancati tentativi di riabilitazione della memoria dell'imperatore.<ref>{{Cita web|lingua=en|autore=chie witt|url=https://www.pbs.org/wnet/secrets/seven-things-may-not-know-nero/3416/|titolo=7 Things You May Not Know about Nero {{!}} Secrets of the Dead {{!}} PBS|sito=Secrets of the Dead|data=2017-03-28|accesso=2025-07-21}}</ref><ref>[[Massimo Fini]], ''Nerone: duemila anni di calunnie'', Milano, Mondadori, 1993, ISBN 88-04-38254-6.</ref>
== Biografia ==
=== Origini familiari e anni giovanili (37 - 48) ===
 
== Biografia ==
=== Origini familiari e anni giovanili (37-48) ===
{{Vedi anche|Dinastia giulio-claudia|Età giulio-claudia}}
 
[[File:Young Nero Palatino Inv616.jpg|thumb|left|upright|Busto del giovane Nerone]]
[[File:Sir Lawrence Alma-Tadema - Proclaiming Claudius Emperor.jpg|thumb|upright=1.2|[[Lawrence Alma-Tadema]]<br> ''La proclamazione di Claudio a imperatore''<br>Nerone aveva allora quattro anni]]
 
Nato ad [[Anzio (città antica)|Anzio]] il 15 dicembre dell'anno 37, da [[Agrippina minore|Agrippina Minore]] e [[Gneo Domizio Enobarbo (console 32)|Gneo Domizio Enobarbo]], il futuro imperatore Nerone era discendente diretto di [[Augusto]] e della [[Gens Giulia]] (dal lato materno e anche dal lato paterno, dato che il padre era un pronipote di Augusto tramite la sorella di quest'ultimo, [[Ottavia minore|Ottavia]]), e della famiglia di [[Tiberio]], la [[Gens Claudia]]. Il padre apparteneva alla famiglia dei [[Gens Domitia|Domizi Enobarbi]], una stirpe considerata di "nobiltà plebea", (cioè recente), mentre la madre era figlia dell'acclamato condottiero [[Germanico Giulio Cesare|Germanico]], nipote di [[Marco Antonio]], di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] e di [[Augusto]], nonché sorella dell'imperatore [[Caligola]] che quindi era suo zio materno.
 
Nel [[39]] sua madre, amante del potere e descritta da molti come spietatamente ambiziosa, fu scoperta coinvolta in una congiura contro il fratello [[Caligola]] e venne quindi mandata in esilio nell'[[isola di Ventotene|isola di Pandataria]] nel [[mar Tirreno]], nell'[[Isole Ponziane|arcipelago pontino]]. In quegli anni il piccolo Lucio visse con la zia [[Domizia Lepida]], che egli amò più della madre e dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza. L'anno seguente il marito di lei Gneo morì e il suo patrimonio venne confiscato da Caligola stesso.
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Lucio nel frattempo fu affidato alle cure della zia e alle nutrici Egogle ed Alessandria. Essendo la zia di non elevata condizione economica, in questi primi anni i precettori furono un barbiere ed un ballerino, i quali anch'essi aiutarono Lucio a coltivare l'amore per le arti e la cultura<ref name=Fini/>. Nel [[41]] Caligola venne assassinato, così Agrippina poté ritornare a Roma ad occuparsi del figlio dell'età di quattro anni, attraverso il quale aveva intenzione di attuare la propria opera di rivalsa. Lucio venne affidato a due liberti greci, Aniceto e Berillo, per poi proseguire gli studi con due sapienti dell'epoca, [[Cheremone di Alessandria|Cheremone d'Alessandria]] e [[Alessandro di Ege]], grazie ai quali il giovane allievo sviluppò il proprio filoellenismo.
 
=== Carriera politica e ascesa al potere (49 - 54) ===
[[File:Nerón y Agripina.jpg|thumb|upright=0.9|Agrippina incorona d'alloro Nerone. Rilievo di [[Afrodisia (Caria)|Afrodisia]], (Turchia)]]
Nel [[49]] Agrippina Minore sposò l'imperatore [[Claudio]], che era suo zio, ed ottenne la revoca dell'esilio di [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]], allo scopo di servirsi del celebre [[filosofia|filosofo]] quale nuovo precettore del figlio. Inoltre, visto che il giovane Lucio dimostrava maggior affetto verso la zia [[Domizia Lepida]], Agrippina, per gelosia, la fece accusare di avere complottato contro l'imperatore, ottenendone da Claudio la condanna a morte. Nell'occasione, l'undicenne Lucio fu minacciato e costretto dalla madre a testimoniare contro la zia. Poco dopo, gli fu imposto il fidanzamento con [[Claudia Ottavia|Ottavia]], figlia di Claudio, di otto anni<ref name=Fini/>.
 
L'adolescente Lucio fu adottato ufficialmente dal prozio e patrigno Claudio nel 50, e assunse il nuovo nome di Nerone Claudio Cesare Druso Germanico; con questo nome ricordava i suoi antenati in linea materna, congiunti di Claudio e dei precedenti imperatori. Infatti Nerone Claudio Druso, detto [[Druso maggiore]], figliastro dell'imperatore Augusto, fratello minore dell'imperatore Tiberio e padre dell'imperatore Claudio, era suo bisnonno da parte materna; Giulio Cesare Germanico (detto semplicemente Germanico) figlio di Druso maggiore, nipote e figlio adottivo di Tiberio, nonché fratello maggiore di Claudio, era come si è detto suo nonno, padre di Agrippina.
Nerone fu adottato ufficialmente da Claudio, il quale morì nel 54 per un avvelenamento da funghi, forse ordinato da Agrippina stessa, e poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata al figlio [[Tiberio Claudio Cesare Britannico|Britannico]] (nato dal suo primo matrimonio con [[Valeria Messalina]]), affetto da [[epilessia]] e per questo forse escluso dalla successione dal suo stesso padre. Nerone divenne quindi imperatore all'età di quasi 17 anni, inizialmente sotto la tutela della madre e di Seneca, con [[Sesto Afranio Burro]], pragmatico e abile politico, come prefetto del pretorio.
 
Claudio morì nel 54 per un avvelenamento da funghi, forse ordinato da Agrippina stessa, e poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata al figlio [[Tiberio Claudio Cesare Britannico|Britannico]] (nato, come Ottavia, dal suo precedente matrimonio con [[Valeria Messalina]]), affetto da [[epilessia]] e per questo forse escluso dalla successione dal suo stesso padre. Nerone divenne quindi imperatore all'età di quasi 17 anni, inizialmente sotto la tutela della madre e di Seneca, con [[Sesto Afranio Burro]], pragmatico e abile politico, come prefetto del pretorio.
=== Il principato (54 - 68) ===
 
{{citazione|Come vorrei non saper scrivere!|Nerone nell'atto di firmare un decreto di condanna a morte, citato da Seneca<ref>Nel ''De clementia''; cfr. anche Massimo Fini, ''Nerone'', [https://books.google.it/books?id=4GG2n5kliMoC&pg=PT50&lpg=PT50&dq=vorrei+non+saper+scrivere+nerone&source=bl&ots=IK8LMlaBwG&sig=JBwpWiFX_Dh9qftg834UYCnm_JI&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMI1LzSyMzxyAIVxrYUCh3vKAJq#v=onepage&q=vorrei%20non%20saper%20scrivere%20nerone&f=false estratto]</ref> e Svetonio<ref>Vita dei Cesari, VI, Nerone, 10: «Et cum de supplicio cuiusdam capite damnati ut ex more subscriberet admoneretur: "quam vellem," inquit, "nescire litteras"».</ref>|Quam vellem nescire literas!|lingua=la}}
=== Il principato (54-68) ===
{{citazione|Come vorrei non saper scrivere!|Nerone nell'atto di firmare un decreto di condanna a morte, citato da Seneca<ref>Nel ''De clementia''; cfr. anche {{Cita libro|lingua=it|nome=Massimo|cognome=Fini|titolo=Nerone: Duemila anni di calunnie|url=https://books.google.it/books?id=4GG2n5kliMoC&pg=PT50&lpg=PT50&dq=vorrei+non+saper+scrivere+nerone&source=bl&ots=IK8LMlaBwG&sig=JBwpWiFX_Dh9qftg834UYCnm_JI&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMI1LzSyMzxyAIVxrYUCh3vKAJq#v=onepage&q=vorrei%20non%20saper%20scrivere%20nerone&f=false|accesso=2025-07-21|data=2013-06-19|editore=Marsilio|ISBN=978-88-317-3529-2}}</ref> e Svetonio<ref>Vita dei Cesari, VI, Nerone, 10: «Et cum de supplicio cuiusdam capite damnati ut ex more subscriberet admoneretur: "quam vellem," inquit, "nescire litteras"».</ref>|Quam vellem nescire literas!|lingua=la}}
Nerone sale al potere nel 54 d.C., a diciassette anni. Il suo principato prende il nome di Principatus Claudius.
 
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Il primo [[scandalo]] del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato [[incesto|incestuoso]], con la cugina di secondo grado [[Claudia Ottavia]], figlia di suo prozio Claudio; Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò di [[Poppea]]. Questa, descritta come una donna notevolmente bella, sarebbe stata coinvolta, prima del matrimonio con l'imperatore, in una storia d'amore con [[Otone|Marco Salvio Otone]], amico di Nerone stesso<ref>Il pettegolezzo su questo presunto triangolo si riscontra in molte fonti ([[Plutarco]] ''Galba'' 19.2-20.2; [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] ''Otone'' 3.1-2; [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] due versioni: ''Storie'' 1.13.3-4; ''Annali'' 13.45-46; e [[Cassio Dione]] 61.11.2-4)</ref>, suo compagno di feste e bagordi<ref>Svetonio, ''op. cit.'', XXVI</ref>, e futuro imperatore. Otone sposò Poppea per ordine di Nerone, ma poi rifiutò che il suo matrimonio fosse solo di facciata e Nerone li fece divorziare.<ref name="Svetonio, op. cit. XXXV">Svetonio, ''op. cit.'' XXXV</ref>
 
===== Congiure e lotte di potere =====
Nel [[59]] Poppea fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina e di esserne la vera mandante, mentre Otone venne inviato come governatore in [[Lusitania (provincia romana)|Lusitania]], l'odierno [[Portogallo]]. La madre di Nerone era stata condannata a morte e uccisa da sicari, che precedentemente avevano tentato di simulare incidenti e suicidio, a causa delle sue trame: forse intendeva far uccidere il figlio, per poi mettere sul trono un futuro suo marito e diventarne la co-imperatrice; la condanna venne approvata anche da Seneca e da Burro, il quale ne incaricò [[Aniceto (liberto)|Aniceto]].<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXXIV</ref><ref>Tacito, ''Annales'' XIV</ref> Questi, alla fine, la fece pugnalare, raccontando poi che lei stessa si era uccisa, dopo la scoperta della sua congiura contro Nerone.
 
È possibile che determinante fosse stato l'odio di [[Poppea]] per la futura suocera, che secondo Tacito aveva tentato anche l'incesto con Nerone, pur di estrometterla dal potere, e garantirlo a se stessa. Nerone l'aveva così allontanata dalla corte, e, alla fine aveva approvato anche l'omicidio.<ref>Tacito, ''Annales'', XIV, 8</ref> Dopo un funerale nascosto e una sepoltura in un luogo non completamente noto del corpo di Agrippina, tuttavia, Nerone manifestò rimorso per la morte della madre, approvata a causa della debolezza del suo carattere e dell'ascendente che Poppea aveva su di lui. Confermò, con una lettera al Senato, "che avevano scoperto, con un'arma, il sicario Agermo, uno dei liberti più vicini ad Agrippina, e che lei, per rimorso, come se avesse preparato il delitto, aveva scontato quella colpa".<ref>Tacito, ''op. cit'' XIV, 10</ref> L'imperatore fu perseguitato da incubi su Agrippina per molto tempo.<ref>Tacito, ''Annales'', XIV, 10</ref> Nel [[62]], infine, Nerone sposò Poppea dopo aver ripudiato Claudia Ottavia per [[sterilità]] e averla relegata in [[Campania]]. Alcune manifestazioni popolari in favore della prima moglie, convinsero l'imperatore delle necessità di eliminarla, dopo averla accusata di tradimento, costringendola al suicidio.<ref>Dawson, Alexis, ''Whatever Happened to Lady Agrippina?'', The Classical Journal, 1969, p. 254</ref>.
 
<Gallery align=right>File:RemorsodeNero.jpg|[[John William Waterhouse]]<br>''Il rimorso dell'imperatore Nerone dopo l'assassinio di sua madre
{|align=right
|[[File:RemorsodeNero.jpg|thumb|upright=1.6|[[John William Waterhouse]]<br>''Il rimorso dell'imperatore Nerone dopo l'assassinio di sua madre'']][[File:Poppea Sabina - MNR Palazzo Massimo.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Poppea]], seconda moglie di Nerone]]
</Gallery>
|}
 
Lo stesso anno Burro morì, forse avvelenato per ordine di Nerone (secondo Svetonio) o di malattia<ref>forse un tumore alla gola</ref> secondo altri storici<ref>Tacito, ''op. cit.'' XIV, 10</ref>, e Seneca per un lungo periodo si ritirò a vita privata, a causa dei primi dissapori con Nerone e dell'odio del popolo che lo accusava della morte di Agrippina, che era rispettata dalla plebe e dai pretoriani in quanto figlia dell'amato [[Germanico Giulio Cesare|Germanico]].<ref>Tacito, ''op. cit.'', XIV, 11</ref> La carica di prefetto del Pretorio venne assegnata a [[Gaio Ofonio Tigellino|Tigellino]] (già esiliato da [[Caligola]] per adulterio con Agrippina), uomo senza scrupoli, che non era nemmeno cauto come Burro nel nascondere i delitti di Stato.
 
Tigellino, di umili origini, divenne quindi molto ricco e potente.<ref name="Tacito, Annales XV"/> Contemporaneamente vennero introdotte una serie di leggi sul [[Tradimento (reato)|tradimento]], che provocarono l'esecuzione di numerose [[pena di morte|condanne capitali]].<ref>Tacito, ''Annales'' XV, XVI</ref> Nel [[63]] Nerone e [[Poppea]] ebbero una figlia, [[Claudia Augusta]], che tuttavia morì ancora in fasce.<ref name="Svetonio, op. cit. XXXV"/> Nel 65-66, come scrive [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], [[Poppea]], in attesa del secondogenito di Nerone, morì, a Roma oppure nella sua villa di [[Oplontis]], alle falde del [[Vesuvio]], a causa didelle incidenteconseguenze di gravidanzaun aborto spontaneo<ref name=Fini/>, esecondo nonla atradizione causacausato dida un calcio allo stomaco sferratole dal marito.<ref come è opinione comunename=Fini/><ref>Svetonio, ''op. cit.'', XXXV</ref>, irritato per un commento fatto dalla moglie su una commedia recitata da Nerone stesso.
 
Secondo altri, invece, Nerone l'avrebbe ripudiata per sposare [[Statilia Messalina]] e Poppea, ritiratasi nella sua villa del Vesuviano, sarebbe morta nel [[79]] durante l'eruzione del [[Vesuvio]]. Svetonio lo accusa anche di numerosi altri crimini e depravazioni (come lo stupro della vestale Rubria, un crimine passibile di pena capitale<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXVIII-XXIX, XXXV-XXXVII)</ref>) che molti storici moderni hanno ritenuto invenzioni propagandistiche.<ref name= Fini/> Dopo la morte di Poppea, nel 66 Nerone sposò [[Statilia Messalina]], la sua terza e ultima moglie. Lo storico delle ''Vite dei Cesari'' attribuisce a Nerone anche alcune relazioni omosessuali.
 
Secondo [[Cassio Dione]] (''Epitome'' LXII, 12-13) e altri autori contemporanei, Nerone avrebbe contratto due [[matrimonio tra persone dello stesso sesso|matrimoni]] con maschi: il primo, con un liberto di nome [[Pitagora (liberto)|Pitagora]].<ref name=Suetonius>[{{Cita web |url=http://www.fordham.edu/halsall/ancient/suet-nero-rolfe.html |titolo=Ancient History Sourcebook: Suetonius: De Vita Caesarum--Nero, c. 110 C.E.] |accesso=21 gennaio 2018 |dataarchivio=10 gennaio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110110140354/http://www.fordham.edu/HALSALL/ancient/suet-nero-rolfe.html |urlmorto=sì }}</ref><ref name="Dio">[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/62*.html Cassius Dio Roman History: LXII, 28 - LXIII, 12-13]</ref><ref name="umich">{{Cita web |url=http://www.umich.edu/~classics/news/newsletter/winter2004/weddings.html |titolo=Roman Same-Sex Weddings from the Legal Perspective |autore=Frier, Bruce W. |editore=University of Michigan |sito=Classical Studies Newsletter, Volume X |anno=2004 |accesso=24 febbraio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111230041201/http://www.umich.edu/~classics/news/newsletter/winter2004/weddings.html |dataarchivio=30 dicembre 2011 }}</ref><ref name="Champlin146">Champlin, 2005, p.146</ref> Il secondo, con un liberto di nome [[Sporo (liberto)|Sporo]], fatto castrare e sposato dopo la morte della moglie [[Poppea]] proprio perché straordinariamente somigliante all'imperatrice. Il matrimonio sarebbe avvenuto in Grecia e Nerone avrebbe affidato il giovincello alle cure di [[Calvia Crispinilla]], come dama di camera. Secondo i contemporanei, "Pitagora sarebbe stato per lui un marito, Sporo sarebbe stato per lui una moglie"<ref>Πυθαγόρας μὲν ὡς ἀνήρ, Σπόρος δὲ ὡς γυνή (Cassio Dione 62.13.2).</ref>. A Nerone sono anche attribuite frequentazioni di prostitute, tra cui Caelia Adriana, donna di cui fu perdutamente innamorato, e feste con grande dispendio di denaro pubblico, derivataderivate dalla tassazione aumentata.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXVIII, XXIX</ref>.
 
==== Amministrazione interna e provinciale ====
===== Il grande incendio di Roma =====
[[File:Karl von Piloty Nero Róma égését szemléli.jpg|upright=1.4|thumb|Rappresentazione del grande incendio di [[Roma (città antica)|Roma]]. Sullo sfondo Nerone e le rovine della città in fiamme, da un dipinto di [[Karl Theodor von Piloty]] ([[1861]] ca.).]]
{{vedi anche|Grande incendio di Roma}}
[[File:Karl von Piloty Nero Róma égését szemléli.jpg|upright=1.4|thumb|Rappresentazione del grande incendio di [[Roma (città antica)|Roma]]. Sullo sfondo Nerone e le rovine della città in fiamme, da un dipinto di [[Karl Theodor von Piloty]] ([[1861]] ca.).]]
 
Allo scoppio del [[grande incendio di Roma]] del [[64]], l'imperatore si trovava ad [[Anzio (città antica)|Anzio]], ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi, partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Nerone mise sotto accusa i [[Cristianesimo|Cristiani]] residenti a Roma, per evitare dicerie che lo accusassero direttamente.
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Dai duecento ai trecento cristiani vennero messi a morte<ref name= Fini/>. Tra i cristiani uccisi il 64-65 e il 67 ci furono anche [[Pietro apostolo|san Pietro]] e [[Paolo di Tarso|san Paolo]]: Nerone avrebbe ordinato la [[decapitazione]] di Paolo di Tarso e, più tardi (o prima), secondo la tradizione cattolica, anche la [[crocifissione]] di Pietro.
 
Per quanto oramai gli studiosi siano abbastanza concordi nel ritenere che il grande incendio di Roma dell'anno 64 d.C. non fu causato da Nerone, che anzi si diede molto da fare per prestare soccorso alla popolazione colpita dalla tragedia e che in seguito si occupò personalmente della ricostruzione, la falsa immagine iconografica dell'imperatore che suona la lira dal punto più alto del Palatino mentre Roma bruciava<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXXVIII</ref> è ancora assai radicata nell'immaginario collettivo. Recentemente uno studioso italiano, [[Dimitri Landeschi]]<ref>Dimitri Landeschi, ''Nerone, il grande incendio di Roma e la congiura di Pisone'', Edizioni Saecula, 2015</ref>, attraverso una accurata ricostruzione storica dei drammatici avvenimenti che si svolsero a Roma negli anni 64 e 65 d.C., ha avanzato l'ipotesi che ad incendiare Roma non fosse stato Nerone ma, con ogni probabilità, un pugno di fanatici appartenenti alla frangia più estremista della comunità cristiana di Roma, con la complicità morale di taluni ambienti dell'aristocrazia senatoria, in mezzo a cui si celavano i veri ispiratori di quella scellerata operazione. Landeschi, nel formulare la sua ipotesi, riprende e sviluppa tesi analoghe avanzate in passato da storici quali Carlo Pascal, Gerhard Baudy e Giuseppe Caiati.
 
L'imperatore aprì addirittura i suoi giardini per mettere in salvo la popolazione e si attirò l'odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamarla<ref name= Fini/>. Gli storici antichi lo accusano o restano incerti, o criticano comunque il suo comportamento nell'accusare e punire i cristiani, pur essendo questi una setta detestata dall'opinione popolare e aristocratica:
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[[File:Domus Aurea pianta generale.png|thumb|left|upright=1.8|Pianta generale della ''[[Domus Aurea]]'', posta tra il [[Palatino]] (a sud-ovest) e gli ''[[Horti Maecenatis]]'' (nord-est)]]
 
{{Citazione|Perciò,Nerone allora per far cessaretacere talequeste diceria,voci Neronefece sipassare inventò deiper colpevoli e li sottomise a penetorture raffinatissimeraffinate coloro che laper plebaglia,i detestandoliloro adelitti causail dellepopolo lorodetestava nefandezze,e denominavachiamava cristianiCristiani. OrigineErano dichiamati questocosì dal nome eradi Cristo, il quale, sotto l'impero di Tiberio, era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e,quella momentaneamentesuperstizione sopitanefasta, questarepressa esizialesulle superstizioneprime, diora nuovotornava sia diffondevaprorompere, non solo per lain Giudea, focolareluogo d'origine di quel morbomalanno, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisceaffluiscono etutte vienele tenutodottrine inatroci onoree tuttoturpi ciò chee vi ètrovano diseguaci; turpefurono edunque diarrestati vergognoso.prima Perciò,quelli dache principioammettevano vennerola arrestati coloro cheloro confessavanocolpa, quindipoi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine immensa, non tanto perperché l'accusaautori dell'incendio, quantoma per il loro odio del genere umano. Inoltre,Ai acondannati quellialla chemorte andavanoin a morirepiù si aggiungevanoinfliggevano beffe:scherni; coperti di pelli ferine, perivanoli si faceva dilaniatidilaniare dai cani, o venivano crocifissi oppureo arsisi vivibruciavano income guisa difiaccole, torceaffinché, percol servirecalar dadella illuminazionenotte, notturnaardessero ala calareguisa delladi notteluci notturne. Nerone aveva offerto i suoi giardini per questo spettacolo e celebrava giochi circensinel circo, mescolatomischiandosi alla plebe in veste d'di auriga oe, in rittopiedi sul cocchio. Perciòcarro, benchéprendeva parte alle corse. Benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissimed'un'atrocità senza precedenti, nascevasorgeva unnel sensopopolo dila pietà, inper quegli sventurati quantopoiché venivano uccisi non per il bene comune,di tutti ma per la ferociacrudeltà di ununo solo uomo.|Tacito, ''Annales'', XV, 44}}
 
In occasione dei lavori di ricostruzione, Nerone dettò nuove e lungimiranti regole edilizie, destinate a frenare gli eccessi della speculazione (molto probabilmente furono proprio gli speculatori a causare l'incendio, forse alimentando un precedente incendio accidentale) e tracciare un nuovo impianto urbanistico, sul quale è tuttora fondata la città<ref name=Fini/>. In seguito all'incendio egli recuperò una vasta area distrutta, facendo realizzare il faraonico complesso edilizio noto come ''[[Domus Aurea]]'', la sua residenza personale (sostituendo la ''[[Domus Transitoria]]''), che giunse a comprendere il [[Palatino]], le pendici dell'[[Esquilino]] (Oppio) e parte del [[Celio]], per un'estensione di circa {{converti|2,.5&nbsp;km quadrati (250 ettari)|km2|ha|abbr=off}}.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXXI</ref> Ciò non può essere un possibile movente, in quanto egli avrebbe potuto requisire comunque i terreni necessari e già molti erano in suo possesso.<ref name= Fini/>
 
===== La congiura di Pisone =====
[[File:Sylvestre La Mort de Seneque 1875.jpg|thumb|upright=1.0|''La morte di Seneca'', olio su tela di [[Noël Sylvestre]], [[Béziers]], Musée des beaux-Arts.]]
Nel [[65]] venne scoperta la [[congiura di Pisone]] (così chiamata da [[Gaio Calpurnio Pisone (console 41)|Gaio Calpurnio Pisone]]) e i cospiratori, alcuni dei quali, secondo la tesi avanzata in passato dallo storico Giuseppe Caiati e ripresa recentemente da Dimitri Landeschi, avevano avuto una qualche parte anche nell'incendio dell'anno precedente, vennero costretti al suicidio: il più celebre tra loro era senza dubbio Lucio Anneo Seneca. La stessa sorte toccò anche a [[Gneo Domizio Corbulone]]. Le motivazioni che portarono alla congiura furono per lo più rancori personali dei singoli membri verso Nerone, dovuti principalmente ai suoi eccessi o ai suoi atti crudeli, mentre molti personaggi avevano visioni politiche diverse riguardo alle sorti dell'impero (anche una restaurazione della repubblica), ma alla fine si accordarono per far eleggere imperatore Pisone stesso<ref>Tacito, ''Annales'', XV, 49</ref>.
 
I congiurati, almeno 41 persone, tra cui senatori, [[Ordine equestre|cavalieri]], militari e letterati<ref>Tacito, ''Annales'', XV, 48</ref>, miravano a uccidere l'imperatore Nerone. Nel 65 il gruppo si riunì a [[Baia (Bacoli)|Baia]], nella villa di Pisone, e lì stabilirono che, durante i giochi dedicati a Nerone al [[Circo Massimo]], il console designato Plauzio Laterano si sarebbe dovuto gettare ai piedi dell'imperatore da supplice, accoltellandolo durante l'azione; gli altri complici sarebbero intervenuti in seguito<ref>Tacito, ''Annales'', XV, 53</ref>, in modo che avvenisse un'esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era uso organizzare.
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Nel [[67]], l'imperatore viaggiò fra le isole della [[Grecia]], a bordo di una lussuosa [[galea]] sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle città visitate, compresa [[Atene]]) con prestazioni artistiche, mentre a [[Roma]] [[Ninfidio Sabino]] (collega di Tigellino, che aveva preso il posto dei congiurati pisoniani) andava procurandosi il consenso di [[Guardia pretoriana|pretoriani]] e [[senato romano|senatori]], partecipando anche ai [[giochi olimpici]].<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XXXVI</ref> Proprio alle Olimpiadi fu protagonista di una vittoria falsata: mentre partecipava alla [[corsa dei carri]] venne sbalzato fuori dal cocchio e rimase indietro; tuttavia gli avversari, probabilmente per paura di ripercussioni future, fecero fermare i cavalli per permettere all'imperatore di rialzarsi, lasciandogli poi vincere la gara.<ref>{{Cita web|url = http://www.gazzetta.it/Speciali/Olimpiadi/Primo_Piano/2008/07_Luglio/11/trifari.shtml|titolo = I Giochi di Nerone con 2 anni di ritardo|sito = [[La Gazzetta dello Sport]]|autore = Elio Trifari|data = 11 luglio 2008|accesso = 1º agosto 2016}}</ref>
 
Prima di lasciare la Grecia, diede nuovamente prova della sua predilezione per la cultura ellenica, annunciando personalmente - ponendosi al centro dello stadio d'[[Istmia]], presso [[Corinto (città antica)|Corinto]], prima della celebrazione dei [[giochi panellenici]] - la decisione di restituire la libertà alle polis, eliminando il [[Provincia romana|governo provinciale di Roma]], un fattogesto che riecheggiava la storica dichiarazione di [[Tito Quinzio Flaminino]] nel [[196 a.C.]] Flaminino, dopo aver sconfitto [[Filippo V di Macedonia]], aveva annunciato la libertà delle città greche nello stesso luogo e durante gli stessi giochi. Ciò provocò nuovi malumori dei nobili, soprattutto per la perdita dei tributi:
 
{{Citazione|L'imperatore dice: «Volendo contraccambiare la nobilissima Grecia della benevolenza e venerazione nei miei confronti, ordino che il maggior numero di persone di questa provincia siano presenti a Corinto il 28 novembre».
Essendo convenuta la folla in adunanza, egli proclamò quanto segue: «Greci! Concedo a voi un dono inatteso, quantunque non del tutto insperato da parte della mia magnanimità, tanto grande quanto non siete arrivati a chiedere: tutti voi Greci che abitate l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]] e quello che fino ad ora è stato il [[Peloponneso]] ricevete la libertà e l'immunità ([[Eleutheria (divinità)|eleutheria]], aneisphoria), che neanche nei periodi più felici avete tutti avuto, perché eravate schiavi o di stranieri o l'uno dell'altro. Oh! se avessi potuto concedere questo dono quando la Grecia era all'apice della potenza, perché più persone potessero godere del mio favore! Per questo biasimo il tempo che ha consumato la grandezza del mio favore. E ora vi reco questo beneficio non per pietà, ma per benevolenza e contraccambio gli dei, la cui benevola presenza ho sempre sperimentato sia per terra sia per mare, per il fatto che mi hanno concesso di beneficiare in maniera così grande. Infatti anche altri hanno liberato città e capi, ma Nerone ha liberato l'intera provincia». Il sacerdote a vita degli Augusti e di Nerone Claudio Cesare Augusto [...]|Iscrizione del discorso di Nerone<ref>Dell'evento parla Svetonio (''Nero'' XIX, 24) e il testo del discorso di Nerone è pervenuto tramite un'iscrizione (Dittenberger SIG III ed. 814 = SIG II ed. 376)</ref>}}
 
==== Politica estera ====
[[File:Roman.Britain.military.68.jpg|thumb|upright=1.1|La Britannia nel [[68]] alla morte dell'imperatore Nerone.]]
{{Vedi anche|Campagne armeno-partiche di Corbulone|Prima guerra giudaica|Rivolta di Budicca|Spedizione romana alle sorgenti del Nilo}}
[[File:Roman.Britain.military.68.jpg|thumb|upright=1.1|La Britannia nel [[68]] alla morte dell'imperatore Nerone.]]
Nerone era poco interessato alle campagne militari: se ne occupò lo stretto necessario (prese parte solo ad una spedizione in Armenia<ref>
Nerone era poco interessato alle campagne militari: se ne occupò lo stretto necessario (prese parte solo ad una spedizione in Armenia<ref>{{Cita libro|editore=Istituto veneto di scienze lettere ed arte|cognome=Alessandro Aiardi|titolo=Sulla pretesa iniziazione di Nerone ai misteri di Mithra|rivista=Atti. Classe di scienze morali, lettere ed arti|volume=Tomo 134. (1975-1976)|città=Venezia|accesso=31 gennaio 2019|data=1976|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=7721228&search_terms=DTL20}}</ref>), e non fu mai molto popolare nei ranghi dell'esercito.<ref>Svetonio, ''op. cit.'', XVIII</ref>
{{Cita libro
|editore=Istituto veneto di scienze lettere ed arti
|cognome=Alessandro Aiardi
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|url=https://atena.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=7721228&search_terms=DTL20}}</ref>), e non fu mai molto popolare nei ranghi dell'esercito.<ref>Svetonio, ''op. cit.'', XVIII</ref>
Sotto Nerone, l'[[Vologase I|Imperatore Partico Vologese I]] pose sul trono del [[regno d'Armenia]] il proprio fratello [[Tiridate I di Armenia|Tiridate]], sul finire del [[54]]. Questo avvenimento convinse Nerone che fosse necessario avviare preparativi di guerra in vista di un'imminente campagna.
 
Domizio Corbulone fu inviato a sedare le continue scaramucce tra le popolazioni locali e sparuti gruppi di romani. In realtà non vi fu una vera guerra fino al 58 d.C. Dopo la conquista di Artaxata nel 58 e della città di Tigranocerta nel 59, pose sul trono deidegli partiarmeni re [[Tigrane VI]], nel 60. Vologese, in preda all'ira, pretendendo che il trono fosse restituito a suo fratello, mosse guerra ai romani, i quali però riuscirono a prevalere ottenendo nel 66 la sottomissione di Tiridate come re cliente. Si spense così l'ultimo focolaio di guerra nell'Impero e Nerone poté fregiarsi del titolo di ''Imperator (Pacator)'' invitando a Roma il re Tiridate I.
 
Inaugurò, nel contempo, solenni festeggiamenti per la ricorrenza del trecentesimo anniversario della prima chiusura delle porte del [[tempio di Giano Gemino]] (236 a.C.) per celebrare la "pace ecumenica" raggiunta, volendo emulare [[Alessandro Magno]], e, ancora, per far dimenticare al popolo il disastroso incendio della città del mese di luglio. Per le ingenti spese sostenute, Nerone attuò riforma del conio ed emise una nuova moneta sulla quale, nel dritto, appare la sua figura con il capo incoronato e l'aspetto fiero con la scritta: "IMP NERO CAESAR AVG GERM" e, sul rovescio, il tempio di Giano "a porte chiuse" con la scritta: "PACE P R UBIQ PARTA IANVM CLVSIT - S C -" (senatus consulto).
 
Per la prima volta, dunque, a Roma un comandante si fregiò del titolo ufficiale di Imperatore. Il re Tiridate, timoroso del mare, arrivò a Roma dopo un viaggio durato ben otto mesi nell'inverno del 65 e nella primavera del 66 furono ripetuti i festeggiamenti alla presenza del popolo e dell'esercito. Nerone tolse la tiara dal capo di Tiridate, incoronandolo Re con un diadema e facendolo sedere alla sua destra.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XIII</ref> Nel corso del suo principato continuò la [[conquista della Britannia]], anche se negli anni [[60]]-[[61]] fu interrotta da una rivolta capeggiata da [[Budicca]], la regina della tribù degli [[Iceni]]. Infine, nonostante in patria fosse tollerante con gli ebrei ortodossi, su richiesta della filosemita Poppea inviò [[Vespasiano]], che l'aveva seguito nel viaggio in Grecia e con cui aveva avuto malumori<ref>Svetonio, ''op. cit.'', Vespasiano, IV</ref>, e il figlio di questi, [[Tito (imperatore romano)|Tito]], a sedare le prime rivolte ebraiche nazionaliste in [[Giudea romana|Giudea]], convinto che solo lui ne avesse le capacità.<ref>Flavio Giuseppe, ''Guerra giudaica'', III</ref>
 
==== Politica sociale e opere pubbliche ====
[[File:NERO-RIC I 59-711403 SALUS.jpg|left|thumb|upright=1.1|Moneta aurea di Nerone]]
 
L'imperatore [[Claudio]] fu il primo a far costruire un [[Porto (città antica)|nuovo porto]] a circa 4 [[chilometro|km]] (o 2,5 [[Miglio (unità di misura)|miglia]]) a nord di [[Ostia (città antica)|Ostia]], detto appunto ''Portus'', su di un'area di circa 70 [[ettaro|ettari]], dotato di due lunghi moli aggettanti sul [[mar Tirreno]], con un'isola artificiale ed un [[faro]]. La costruzione di questo faro si attuò con il riempimento di una grossa nave che aveva trasportato dall'Egitto un grande obelisco utilizzato per decorare il [[Circo di Nerone|circo vaticano]]. Fu portato a termine dal figlio adottivo, Nerone, il quale ne celebrò la fine dei lavori con la monetazione. Nerone diede il nome di ''Portus Augusti'' al nuovo porto.
L'imperatore [[Claudio]] fu il primo a far costruire un [[Porto (città antica)|nuovo porto]] a circa {{Converti|4|km|abbr=in|lk=on}} a nord di [[Ostia (città antica)|Ostia]], detto appunto ''Portus'', su di un'area di circa 70 [[ettaro|ettari]], dotato di due lunghi moli aggettanti sul [[mar Tirreno]], con un'isola artificiale ed un [[faro]]. La costruzione di questo faro si attuò con il riempimento di una grossa nave che aveva trasportato dall'Egitto un grande obelisco utilizzato per decorare il [[Circo di Nerone|circo vaticano]]. Fu portato a termine dal figlio adottivo, Nerone, il quale ne celebrò la fine dei lavori con la monetazione. Nerone diede il nome di ''Portus Augusti'' al nuovo porto.
 
Fu fatto costruire un [[arco trionfale]] in onore dell'imperatore Nerone, decretato dal [[Senato romano|Senato]] nel [[58]], in occasione della vittoria contro i [[Impero partico|Parti]], sebbene sia stato effettivamente costruito solo nel [[62]]. Era collocato sulla via di accesso al [[Campidoglio]], ma venne distrutto probabilmente poco dopo, o per la ''damnatio memoriae'' o nell'incendio del colle del [[69]]. Le raffigurazioni sulle monete lo mostrano ad un solo fornice, con colonne [[Ordine corinzio|corinzie]] libere al di sopra di piedistalli sporgenti dalla facciata che sorreggevano statue e una ricca decorazione scultorea.
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Nel [[64]], sotto il suo regno, uno spaventoso [[Grande incendio di Roma|incendio]] quasi rase al suolo l'intera città, distruggendo interamente tre delle zone augustee e danneggiandone gravemente sette, lasciandone integre solo quattro. Per favorire un'ordinata ricostruzione e impedire il diffondersi di nuovi incendi, venne emanato un nuovo piano regolatore, attuato però solo in parte, come riporta [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], tramite la realizzazione di strade più larghe, affiancate da portici, senza pareti in comune tra gli edifici, di altezza limitata e con un uso quasi bandito di materiali infiammabili, sostituiti da pietra e mattoni. Approfittando della distruzione Nerone costruì la sua ''[[Domus Aurea]]'', che occupò gli spazi compresi tra [[Celio]], [[Esquilino|Esquilino (Oppio)]] e [[Palatino]] con un'enorme [[Villa romana|villa]], segno tangibile delle mire autocratiche dell'imperatore.
Le enormi spese per la ricostruzione della città e della dimora imperiale causarono il quasi fallimento dello Stato a cui l'imperatore cercò di rimediare ricorrendo tra l'altro a strumenti spregiudicati quali imporre alle più ricche famiglie romane la redazione di un testamento che nominasse lo Stato quale unico erede del patrimonio familiare e che veniva reso subito esecutivo con il suicidio forzato dei possidenti. «Di Nerone si diceva che, condannando a morte sei individui, fece sua mezza Africa.»<ref>Adam Ziólkowski, ''Storia di Roma'', Pearson Italia S.p.a., 2006 p.349</ref>
Altri edifici pubblici neroniani furono il mercato del Celio (''[[Macellum Magnum]]'') e le [[Terme di Nerone]] del [[Campo Marzio (antichità)|Campo Marzio]], la cui pianta regolare e simmetrica fece da modello per tutti gli edifici termali futuri, inaugurando la tipologia di terme "imperiali". Si ipotizza anche una ricostruzione dopo il [[grande incendio di Roma|grande incendio]] del [[64]], contemporaneamente allo spostamento e ingrandimento della casa delle Vestali: il [[tempio di Vesta|tempio]] venne infatti rappresentato in monete dell'epoca di Nerone e dei successivi imperatori Flavi. E ancora a Nerone si deve:
* il taglio dell'[[Canale di Corinto|istmo di Corinto]] e un canale lungo la costa dall'Averno a Roma.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XIX</ref> La prima opera, già tentata dal tiranno [[Periandro]], dal Re di Macedonia [[Demetrio I Poliorcete]], da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e da [[Caligola]] sembrava non portare fortuna a chi la intraprendeva, tutti morti in modo violento. Gli scavi furono segnati da episodi nefasti e si interruppero con la morte dell'ideatore.
* Il canale dal [[lago Averno]] a [[Roma (città antica)|Roma]], lungo 160 [[miglia romane|miglia]] (237&nbsp;km), ancora più mastodontico di quello di Corinto assorbì risorse umane e economiche immense e non fu mai completato a causa degli infiniti problemi tecnici e logistici.<ref>{{cita|Tacito|Annali, XV, 42.2}}; {{cita|Svetonio|''Nerone'', 31.3}}.</ref>
 
{| borderclass=1 cellspacing=0 align=center"wikitable" style= "border-collapsemargin: collapseauto;clear:both; text-align:left; "
|- style= "background: #ABCDEF; text-align:center; "
! colspan = 7 |Opere pubbliche neroniane
|- style= "background: #eee; text-align:center; vertical-align: top; "
!Immagine
!Valore
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|AUGUSTI (in alto) S [[Porto (città antica)|PORTO]] S T C, [[porto (città antica)|porto di Claudio]] con sette navi; in alto si nota un faro sormontato da una statua di Nettuno; sotto la personificazione del [[Tevere]] sdraiato, tiene un timone e un delfino; a sinistra un molo a forma di mezzaluna con portico ed un altare, a destra, a forma di mezzaluna, fila di frangiflutti.
|[[64]]
| 37&nbsp;mm, 28.77 gr,77&nbsp;g 6 h ([[tempio di Giunone Moneta|zecca di Roma antica]]);
|[[Roman Imperial Coinage|RIC]] I 178; WCN 120.
 
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|[[Archi antichi di Roma|Arco di trionfo]] sormontato da un gruppo di statue di Nerone in [[quadriga]], scortate dalla [[Vittoria (divinità)|Vittoria]] e dalla [[Pax romana|Pace]], affiancate da alcuni soldati; la statua di [[Marte (divinità)|Marte]] in una nicchia a lato dell'arco.
|[[65]]
| 36&nbsp;mm, 26.67 gr,67&nbsp;g 6 h ([[seconda zecca imperiale|zecca di Lugdunum]]);
|[[Roman Imperial Coinage|RIC]] I 393; WCN 414.
 
|- style= " vertical-align: top;"
Riga 211 ⟶ 207:
|[[macellum (mercato)|MAC]] AUG [[Senatoconsulto|S-C]], facciata del [[macellum (mercato)|macellum Magnum]] costruito da Nerone, una statua di fronte alla base di un'entrata a quattro colonne cilindrica, nella parte alta una struttura a tre colonne sormontata da una cupola conica; portico a due ordini da entrambe le parti (sinistra-destra).
|[[65]]
| 14.60 gr,60&nbsp;g 7 h ([[seconda zecca imperiale|zecca di Lugdunum]]);
|[[Roman Imperial Coinage|RIC]] I 402; BMCRE 336; Cohen 129.
 
Riga 220 ⟶ 216:
|[[tempio di Vesta|VESTA]] in alto, tempio a sei colonne con quattro gradini; [[Vesta]] seduta di fronte, la testa verso sinistra, tiene una [[patera (archeologia)|patera]] ed uno scettro.
|[[65]]/[[66]]
| 18&nbsp;mm, 3.51 gr,51&nbsp;g 6h ([[tempio di Giunone Moneta|zecca di Roma antica]]);
|[[Roman Imperial Coinage|RIC]] I 62; WCN 61; BMCRE 104; RSC 335.
 
|}
{{Vedi anche|Riforma monetaria di Nerone}}
Furono importanti anche le riforme in favore del popolo, come quella monetaria, e la distribuzione di generi alimentari, le elargizioni di denaro togliendo fondi per l'organizzazione di giochi del circo ai governatori provinciali.<ref name= Fini/> Riguardo alla [[riforma monetaria di Nerone]], l'[[aureo]], secondo quanto afferma [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]]:
{{Citazione|Postea placuit XXXX signari ex auri libris, paulatimque principes inminuere pondus, et novisissime Nero ad XXXXV.|[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia]]'', XXXIII, }}
fu deprezzato, passando nel tempo, poco a poco, da un peso teorico di 1/40 di [[libbra]] (epoca di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]) a 1/45 sotto Nerone, con una svalutazione dell'11%. Il [[denario]] che, sotto [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] ed [[Augusto]], aveva un peso teorico di circa 1/84 di [[libbra]], ridotto da [[Tiberio]] ad 1/85, fu svalutato da Nerone fino ad 1/96 (pari ad una riduzione del peso della lega del 12,5%). Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi era anche una riduzione del tuosuo [[Titolo (numismatica)|titolo]] (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca).<ref>A.Savio, ''Monete romane'', pp. 171 e 329.</ref>
 
In sostanza il sistema che si andava così creando sui metalli "nobili" (oro e argento), andava a vantaggio di quest'ultimo. Secondo il Mazzarino, Nerone voleva così favorire gli strati sociali medio-bassi (come [[ordine equestre|equites]] e [[liberto|liberti]]), che insieme al popolo costituivano la sua principale fonte di consenso.<ref>[[Santo Mazzarino]], ''L'impero romano'', pp. 147-148.</ref> Secondo [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], invece, il prezzo dell'oro sarebbe sceso (a vantaggio di quello dell'argento), grazie alla scoperta di una miniera d'oro in [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] che produceva ben 18.250 [[libbra|libbre]] del prezioso metallo all'anno<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia]]'', XXXIII, 67.</ref>, pari a quelle presenti nella [[Spagna romana]].<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia]]'', XXXIII, 78.</ref>
 
==== Presunta conversione all'ebraismo ====
Secondo la tradizione ebraica Nerone fece un viaggio a [[Gerusalemme]] e lì si convertì all'ebraismo.<ref>Talmud, Gittin pag. 56a-b.</ref> Comunque nessunaNessuna fonte romana antica romanalo riporta questo fatto.<ref>Isaac, Benjamin (2004) The Invention of Racism in Classical Antiquity pp. 440–491. Princeton.</ref>
 
==== Caduta, morte e sepoltura ====
{{Vedi anche|Sepolcro dei Domizi#La distruzione del sepolcro}}
[[File:Tomba di Nerone.jpg|thumb|left|La cosiddetta [[Tomba di Nerone]] lungo la [[Via Cassia]].]]
[[File:Funerary Inscription of Claudia Ecloge.jpg|thumb|Iscrizione funebre di Claudia Egloge, nutrice di Nerone, che partecipò alle sue esequie private.]]
Nel frattempo, [[Gaio Giulio Vindice]], governatore della [[Gallia Lugdunense]], si ribellò dopo il ritorno dell'imperatore a Roma,<ref>{{cita|Giuseppe Flavio|IV, 8.1}}.</ref> e questo spinse Nerone ad una nuova ondata repressiva: fra gli altri ordinò il [[suicidio]] al generale [[Galba|Servio Sulpicio Galba]], allora governatore nelle [[Spagna romana|province ispaniche]]: questi, privo di alternative e non intenzionato ad eseguire l'ordine, col sostegno del suo esercito, dichiarò la sua fedeltà al [[Senato romano|Senato]] ed al popolo romano, non riconoscendo più l'autorità di Nerone.<ref>Svetonio, ''op. cit.'', XLII</ref>
 
Si ribellò quindi anche [[Lucio Clodio Macro|Lucio Clodio Macero]], comandante della [[Legio III Augusta|III legione ''Augusta'']] in [[Africa]], bloccando la [[fornitura di grano per la città di Roma]]. [[Ninfidio Sabino|Nimfidio]] corruppe i [[guardia pretoriana|pretoriani]], che si ribellarono a loro volta a Nerone, con la promessa di somme di denaro da parte di Galba.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XLVII</ref> Infine il Senato lo depose ufficialmente e Nerone fuggì dal suo palazzo dove era rimasto solo e senza protezione, e si suicidò il 9 giugno [[68]], nella [[Villa di Faonte|villa suburbana del liberto Faonte]],<ref name="GFlavioIV.9.2">{{cita|Giuseppe Flavio|IV, 9.2}}.</ref><ref>Svetonio, ''op. cit.'', XLVII</ref> pugnalandosi alla gola con l'aiuto del suo segretario [[Tiberio Claudio Epafrodito|Epafrodito]]. Prima di morire, secondo Svetonio, pronunciò la frase «''"[[Qualis artifex pereo]]!"''» ("«Quale artista muore con me!"»).<ref>Svetonio, ''Vita di Nerone'' XLIX</ref>
 
[[File:Vasiliy smirnov 001.jpg|thumb|upright=1.6|[[Vasilij Sergeevič Smirnov|Vasilij Smirnov]], ''La morte di Nerone'']]
 
L'antichista Dimitri Landeschi fa notare, richiamandosi a un interessante studio dello storico inglese Edward Champlin,<ref>{{Cita libro|titolo=Edward Champlin "Nerone" Edizioni Laterza}}</ref> che, diversamente da quanto affermato da alcuni storici moderni, Nerone non subì la cosiddetta ''[[damnatio memoriae]]'', di cui non si trova traccia in alcuna opera antica, tant'è vero che furono permesse le esequie private, alla presenza di pochi fedelissimi rimasti, tra i quali l'ex amante e [[concubinato|concubina]] [[Claudia Atte]], liberta della famiglia dell'imperatore, e le sue due nutrici Egloge e Alessandria;<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XLIX, L</ref> inoltre continuarono ad affluire nel Foro anche dopo la sua morte busti e statue del defunto imperatore, senza che nessuna autorità lo impedisse. Il corpo di Nerone fu cremato, avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro da lui usate alle ultime [[Calende]] di gennaio, e le sue ceneri deposte in un'urna di [[porfido]] sormontata da un altare di [[marmo di Carrara|marmo lunense]] con un recinto in [[marmo tasio]], nel mausoleo della famiglia paterna.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' L</ref> Il luogo di sepoltura era il [[Sepolcro dei Domizi]] lungo la [[via Flaminia]], sotto l'attuale [[basilica di Santa Maria del Popolo]], ai piedi del colle [[Pincio]].
[[File:Vasiliy smirnov 001.jpg|thumb|upright=1.6|Vasiliy Smirnov, ''La morte di Nerone'']]
Il senato decretò per lui la [[damnatio memoriae]] ma permise comunque le esequie private, alla presenza di pochi fedelissimi rimasti, tra i quali l'ex amante e [[concubinato|concubina]] [[Claudia Atte]], liberta della famiglia dell'imperatore, e le sue due nutrici Egloge e Alessandria.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XLIX, L</ref>
Il corpo di Nerone fu cremato, avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro da lui usate alle ultime [[Calende]] di gennaio, e le sue ceneri deposte in un'urna di [[porfido]] sormontata da un altare di [[marmo di Carrara|marmo lunense]], nel mausoleo della famiglia paterna.<ref>Svetonio, ''op. cit.'' L</ref> Il luogo di sepoltura era il [[Sepolcro dei Domizi]] al [[Campo Marzio]], sotto l'attuale [[basilica di Santa Maria del Popolo]], sul colle [[Pincio]].
 
Nel XII secolo, [[papa Pasquale II]] (1099&nbsp;– 11181099–1118), superstizioso e suggestionato dai corvi che volteggiavano sul noce vicino al sepolcro, convinto di vedere in Nerone l’Anticristo descritto dalle profezie, ne fece disperdere le ceneri; in seguito, davanti alle proteste dei romani, fece diffondere la notizia di aver fatto trasferire i resti all’interno di un sarcofago lungo la Via Cassia in una zona che, da allora, prese il nome di “Tomba«Tomba di Nerone”Nerone».
 
La [[plebei|plebe]], favorita da Nerone, rimase in balia dell'aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari, al punto che molti cittadini indigenti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma: nacquero delle leggende sul suo prossimo ritorno come difensore del popolo e dei poveri (ad esempio anche l'imperatore Otone fu acclamato come Nerone redivivo).<ref>[http://www.maat.it/livello2/nerone-1.htm Nerone, un imperatore amato dal popolo]</ref> Si contavano almeno tre "falsi Nerone", tra cui [[Terenzio Massimo]].
 
Ecco le parole di Svetonio, che pure gli era ostile, sulla morte di Nerone:
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{{Vedi anche|Monetazione dei Giulio-Claudii|riforma monetaria di Nerone}}
 
== Nerone nellaNella cultura di massa ==
{{Vedi anche|Nerone nell'eredità storica culturale}}
 
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
<div align="center">
|1=Nerone
{| class="wikitable"
|2=[[Gneo Domizio Enobarbo (console 32)|Gneo Domizio Enobarbo]]
|-
|4=[[Lucio Domizio Enobarbo (console 16 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]]
|-
|8=[[Gneo Domizio Enobarbo (console 32 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]]
| rowspan="16" align="center"| '''Nerone, Imperatore romano'''<br />[[File:Nero_1.JPG|200px]]
| rowspan16="8" align="center"| '''Padre:'''<br />[[GneoLucio Domizio Enobarbo (console 3254 a.C.)|GneoLucio Domizio Enobarbo]]<br />[[File:Domizio_enobarbo,_padre_di_nerone,_busto_di_restauro,_inv._2222.JPG|150px]]
|17=Porcia Catona
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Lucio Domizio Enobarbo (console 16 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]]<br />
| rowspan9="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[GneoEmilia DomizioLepida#Emilia EnobarboLepida, (consolemoglie 32di a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo|Emilia Lepida]]
|5=[[Antonia maggiore]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]]
|10=[[Marco Antonio]]
|-
|20=[[Marco Antonio Cretico]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Porcia Catona
|21=[[Giulia (madre di Marco Antonio)|Giulia Antonia]]
|-
|11=[[Ottavia minore]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Emilia Lepida]]
|22=[[Gaio Ottavio]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Mamerco Emilio Lepido Liviano]]
|23=[[Azia maggiore]]
|-
|3=[[Agrippina minore]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Cornelia Silla
|6=[[Germanico Giulio Cesare]]
|-
|12=[[Druso maggiore]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Antonia maggiore]]
|24=[[Tiberio Claudio Nerone (pretore 42 a.C.)|Tiberio Claudio Nerone]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Marco Antonio]]
|25=[[Livia Drusilla]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Marco Antonio Cretico]]
|13=[[Antonia minore]]
|-
|26=[[Marco Antonio]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Giulia (madre di Marco Antonio)|Giulia Antonia]]
|27=[[Ottavia minore]]
|-
|7=[[Agrippina maggiore]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Ottavia minore]]
|14=[[Marco Vipsanio Agrippa]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Gaio Ottavio]]
|28=Lucio Vipsanio Agrippa
|-
| align15="center"|[[Giulia '''Trisnonnamaggiore paterna:'''<br(figlia />[[Aziadi Augusto)|Giulia maggiore]]
|30=[[Augusto]]
|-
|31=[[Scribonia]]
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Agrippina minore]]<br />[[File:9736 - Museo archeologico di Milano - Agrippina Minore (49-50 d.C.) - Foto Giovanni Dall%27Orto, 13-mar-2012.jpg|150px]]
}}
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Germanico Giulio Cesare]]<br />[[File:Bust_Germanicus_Massimo.jpg|100px]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Druso maggiore]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />[[Tiberio Claudio Nerone (pretore 42 a.C.)|Tiberio Claudio Nerone]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Livia Drusilla|Livia Drusilla, Imperatrice romana]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />[[Antonia minore]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />[[Marco Antonio]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Ottavia minore]]
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Agrippina maggiore]]<br />[[File:Agripina Maior (M.A.N. Madrid) 01.jpg|100px]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Marco Vipsanio Agrippa]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />Lucio Vipsanio Agrippa
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />?
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />[[Giulia maggiore (figlia di Augusto)|Giulia maggiore]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />[[Augusto|Augusto, Imperatore romano]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Scribonia]]
|}
</div>
 
== Note ==
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* {{cita libro|autore=[[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]]|titolo=De Caesaribus|cid=Aurelio Vittore, ''De Caesaribus''}} (testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.caes.html qui])
* {{cita libro|autore=[[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]] (attr.)|titolo=De viris illustribus Urbis Romae|cid=Aurelio Vittore, ''De viris illustribus Urbis Romae''}} (testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.ill.html qui])
* {{Bibliografia|Cassiocita Dione Cocceianolibro|autore=[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''|titolo=[[Storia romana (Cassio Dione)|Historia Romana]]'', libri LXVI-LXVII|cid=Cassio Dione Cocceiano}} (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html qui]).}}
* [[Eutropio]], [[Wikisource:la:Breviarium historiae romanae|''Breviarium historiae romanae'' (testo latino), VII-X]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* {{cita libro|autore=[[Flavio Giuseppe]]|titolo=[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]|cid=Giuseppe Flavio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], [[Wikisource:la:Naturalis Historia|''Naturalis Historia'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* {{Bibliografia|Strabonecita libro|autore=[[Strabone]], ''|titolo=Geografia (testo greco)'' (Γεωγραφικά)|cid=Strabone}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html qui]).}}
* {{Bibliografia|Svetoniocita libro|autore=[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], |titolo=[[Wikisource:la:Vita Neronis|''De vita Caesarum libri VIII: Vita Neronis'' (testo latino)]]|lingua=la|cid=Svetonio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}}}
* [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]].
** [[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|''Annales'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt qui]);
** {{Bibliografiacita libro|Tacito, Historiaeautore=|titolo=[[Wikisource:la:Historiae (Tacitus)|''Historiae'' (testo latino)]]|lingua=la|cid=Tacito, Historiae}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html qui]);}}.
** [[Wikisource:la:De origine et situ Germanorum (Germania)|''De origine et situ Germanorum'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
 
=== Fonti storiografiche moderne ===
;In italiano
* [[Girolamo Cardano]], ''Elogio di Nerone: mansuetudineMansuetudine, acumeAcume politico e saggezzaSaggezza di un esecrato tiranno'', Milano, Gallone Editore, 1998. ISBN 88-8217-015-2
* [[Edward Champlin]], ''Nerone'', Laterza, 2008. ISBN 978-88-58101-72-8
*{{cita libro|autore=Eugen Cizek|titolo=La Roma di Nerone|anno =1986|editore=Ed.Garzanti|città=Milano|cid=Cizek 1986}}
* {{cita libro|autore=[[Massimo Fini]]Eugen Cizek|titolo=La Nerone: duemila anniRoma di calunnieNerone|cittàanno = Milano1986|editore= MondadoriEd.Garzanti|anno città= 1993Milano| ISBNcid=Cizek 88-04-38254-6|cid =Fini1986}}
* {{cita libro|autore=[[Massimo Fini]] |titolo= Nerone: Duemila anni di calunnie|città= Milano|editore= Mondadori|anno = 1993| ISBN= 88-04-38254-6|cid =Fini}}
* [[Dezső Kosztolányi]], ''Nerone'', Roma, Castelvecchi, 2014. ISBN 9788876157950
* [[Albino Garzetti]], ''L'Impero da Tiberio agli Antonini'', Bologna, Cappelli, 1960 (v. pp.&nbsp;153 e ss.: ''Nerone'')
* [[Miriam T. Griffin]], ''Nerone: la fine di una dinastia'', Torino, SEI - Società Editrice Internazionale, 1994. ISBN 88-05-05382-1
* Dimitri[[Dezső LandeschiKosztolányi]], ''Nerone'', il grande incendio di Roma e la congiura di Pisone'', Edizioni SaeculaCastelvecchi, 20152014. ISBN 9788898291-40-3.9788876157950
* [[Mario Attilio Levi]], ''Nerone e i suoi Tempi'', Milano, Rizzoli, 1995 e successive rist.; altra ediz.: RCS Quotidiani-''Corriere della Sera'', Milano, 2006.
*Dimitri Landeschi, "SENECA. Un filosofo al potere", Edizioni Saecula, 2019, ISBN 9788898291-70-0
* [[Santo Mazzarino]], ''L'Impero Romano'', 3 voll., Roma-Bari, Laterza, 1973 e 1976 (v. vol. I); riediz. (due vol.): 1984 e successive rist. (v. vol. I)
* [[Mario Attilio Levi]], ''Nerone e i suoi tempi'', Milano, Rizzoli, 1995 e successive rist.; altra ediz.: RCS Quotidiani-''Corriere della Sera'', Milano, 2006.
* [[Santo Mazzarino]], ''L'Impero romano'', 3 voll., Roma-Bari, Laterza, 1973 e 1976 (v. vol. I); riediz. (due vol.): 1984 e successive rist. (v. vol. I)
* Carlo Palumbo, ''La vita di Nerone'', Le Grandi Biografie, Milano, Peruzzo, 1985
* Mario Pani, ''Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone'' in [[Andrea Schiavone]] e [[Arnaldo Momigliano]] (a cura di), ''Storia di Roma'', Torino, Einaudi, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Milano, Ediz. de ''Il Sole 24 ORE'', 2008 (v. il vol. XVI)
* [[Ernest Renan]], [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6103010r ''L'Antéchrist''], Paris, FréresFrères, 1873; trad. it.: ''L'Anticristo Nerone'', a cura di [[Angelo Treves]], Milano, Edizioni Corbaccio, 1936.
* {{cita libro|autore=Philipp Vandenberg|titolo=Nerone|anno=1984|editore=Rusconi|città=Milano|cid=Vandenberg 1984}}
* [[Brian H. Warmington]], ''Nerone: realtà e leggenda'', Roma-Bari, Laterza 1973; nuova ediz., dal titolo ''Nerone: vita e leggenda'', 1982; ripubblicata anche dalle Ediz. de ''Il Giornale'', Milano (senza data)
 
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* {{cita web|http://www.empereurs-romains.net/emp06.htm|Biographie de Néron|lingua=fr}}
* {{cita web|http://www.fredericweber.com/cotations_neron.htm|Monnaies de Néron|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.historia-nostra.com/index.php?option=com_content&task=view&id=200&Itemid=38|titolo=Néron, l'empereur fou|lingua=fr|accesso=10 dicembre 2006|dataarchivio=14 novembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101114134400/http://www.historia-nostra.com/index.php?option=com_content&task=view&id=200&Itemid=38|urlmorto=sì}}
* {{fr}} L'ouvrage [http://www.editionscomplexe.com/pages/catalog_detail.php?categoryid=9&bookid=17''Néron a tué Agrippine''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070310230326/http://www.editionscomplexe.com/pages/catalog_detail.php?categoryid=9&bookid=17 |datedata=10 marzo 2007 }} de Jean-Michel Croisille aux Editions Complexe.
* {{en}} http://www.romansonline.com/Persns.asp?IntID=5&Ename=Nero {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060329200951/http://www.romansonline.com/ |data=29 marzo 2006 }}
* {{en}} http://www.roman-emperors.org/nero.htm
* {{cita web|url=http://www.sien-neron.fr/?lang=it|titolo=Società Internazionale di Studi Neroniani}}
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| precedente = [[Manio Acilio Aviola (console 54)|Manio Acilio Aviola]]
| successivo = [[Quinto Volusio Saturnino]]
| coreggente = [[Lucio Antistio Vetere (console 55)|Lucio Antistio Vetere]]<br />
Consul suffectus [[Gneo Cornelio Lentulo Getulico]]
| coreggentepre = [[Marco Asinio Marcello (console 54)|Marco Asinio Marcello]]
| coreggentesucc = [[Publio Cornelio Lentulo Scipione]]
| periodo2 = [[57]]
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| coreggentepre4 = [[Gaio Fonteio Capitone (console 59)|Gaio Fonteio Capitone]]
| coreggentesucc4 = [[Lucio Cesennio Peto|Lucio Giunio Cesennio Peto]]
}}
}}{{Storia romana}}{{Domitii Ahenobarbi}}
{{Storia romana}}
{{Domitii Ahenobarbi}}
{{Giulio-Claudi}}
{{Imperatori romani}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie|Storiastoria}}
 
[[Categoria:Nerone| ]]
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[[Categoria:Religione e politica]]
[[Categoria:Storia antica del cristianesimo]]
[[Categoria:Persone colpite da damnatio memoriae]]
[[Categoria:Morti per suicidio]]
[[Categoria:Persone legate ai Campi Flegrei]]
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[[Categoria:Vincitori dei Giochi olimpici antichi]]
[[Categoria:Auguri]]
[[Categoria:Nati ad Anzio]]