San Marzano di San Giuseppe: differenze tra le versioni
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{{Divisione amministrativa
|Nome
|
|Didascalia =
|Bandiera = San Marzano di San Giuseppe-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = San Marzano di San Giuseppe-Stemma.png
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Puglia
|Divisione amm grado 2 = Taranto
|Amministratore locale
|Partito
|Data elezione = [[elezioni comunali in Puglia del 2023#San
|Data istituzione
|Sottodivisioni =
|Divisioni confinanti = [[Fragagnano]], [[Francavilla Fontana]] (BR), [[Grottaglie]], [[Sava (Italia)|Sava]], [[Taranto]]
|Zona sismica = 4
|Gradi giorno = 1247
|Nome abitanti = sammarzanesi
|Patrono = [[san Giuseppe]], [[Maria SS. delle Grazie]] (antica patrona)
|Festivo = 19 marzo, 2 luglio
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of San Marzano di San Giuseppe (province of Taranto, region Apulia, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di San Marzano di San Giuseppe all'interno della provincia di Taranto
}}
'''San Marzano di San Giuseppe''' (''Shën Marcani'' in ''[[Lingua arbëreshe|
San Marzano di San Giuseppe appartiene ai
== Geografia fisica ==
== Origini del nome ==
[[File:San Marzano di San Giuseppe Casa Rossa.jpg|miniatura|sinistra|Masseria Casa Rossa, con il tipico comignolo
Sull'origine del toponimo non esiste una chiara spiegazione. Studi recenti sostengono che il nome ''Marzano'' deriva
Nel [[Medioevo]],
Dopo l'[[Risorgimento|Unità d'Italia]], con un regio decreto, i sindaci dei comuni del [[Regno d'Italia]] con lo stesso nome, vennero invitati ad aggiungere al nome del paese un suffisso che identificasse la vita della popolazione. Il 7 settembre 1866, il sindaco di San Marzano, Francesco Paolo Cavallo, decretò che al nome medioevale ''Sanctus Marzanus'' si aggiungesse ''di San Giuseppe'', dovuto al culto di [[San Giuseppe]], affinché si potesse distinguere da [[San Marzano sul Sarno]] e da [[San Marzano Oliveto]].<ref name="
== Storia ==
=== Dal Neolitico all'Antichità ===
Il territorio intorno a San Marzano era già abitato nel [[Neolitico]] (V millennio a. C.), come confermano numerosi reperti. Ci sono tre aree distinte in cui sono attestate le prime forme di presenza umana; queste sono le contrade la ''Grotte'' e la ''Neviera'' e l'area intorno alla ''Masseria Casa Rossa''. Nella prima contrada, lungo la [[Lama (geologia)|lama]] a forma di Y, è stato rinvenuto materiale [[Età della pietra|litico]] preistorico, come schegge di [[ossidiana]] e numerose lame (coltelli) di [[selce]], mentre nelle pareti della [[Gravina (geologia)|gravina]], nei pressi del [[santuario rupestre]] della Madonna delle Grazie, si osservano delle [[grotte]] scavate ad uso di tombe, risalenti alla tarda [[età del bronzo]] (1300–800 a. C.) e poi riutilizzate in età [[altomedievale]] (500
[[File:Nestoris trozzella MBA Lyon X681.jpg|miniatura|Trozzella del IV secolo a.C.]]
Nella Contrada Neviera (vicino al santuario rupestre) sono stati scoperti resti di un muro massiccio che potrebbe essere stato la linea di confine tra l'area greca (Chora Tarantina) e quella indigena ([[messapi]]ca) di Oria.<ref
Lungo la [[Strada Provinciale]] San Marzano-Grottaglie, a circa due chilometri da San Marzano, nel 1897 furono scoperti gli avanzi di un muro monumentale, chiari indizi di un insediamento fortificato, ben strutturato e risalente probabilmente al V sec. a. C., come testimoniano i corredi tombali in materiale [[Attica|attico]], una [[trozzella]] [[Ceramica messapica|messapica]] e resti di ossa umane.<ref
Meglio documentata è la presenza di capannicoli nei pressi della Masseria Casa Rossa, dove, nel 1990, vennero ritrovati i segni di un villaggio del Neolitico. La zona, disseminata di grumi di intonaco di capanna e di frammenti di ceramica di vario tipo, sembra essere stata intensamente frequentata.<ref name=":3">{{cita web |url=http://www.sanmarzano-ta.gov.it/attachments/article/282/B_Relaz%20cenni%20storici.pdf |titolo=Cenni storici |p=3 |accesso=8 febbraio 2019 |dataarchivio=18 luglio 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180718174352/http://www.sanmarzano-ta.gov.it/attachments/article/282/B_Relaz%20cenni%20storici.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
Nel [[Impero romano|periodo romano]] (VIII secolo a. C.-VII secolo d. C.), il territorio di San Marzano si trovava al confine con l'Oria messapica e si trovava sotto la giurisdizione del territorio di Taranto. Nell'area della Masseria Casa Rossa c'era un
Sono conservati nel [[Museo Archeologico Nazionale di Taranto]] ritrovamenti occasionali di tombe del alto medioevo (476 d. C.-1000 n. C.) con arredi funebri di una [[Fibula (spilla)|fibula]] e un prezioso anello [[Bronzo|bronzeo]], entrambi databili al V-VI sec. d. C. oltre ad alcune monete bizantine.<ref>{{cita
=== San Marzano nel Medioevo ===
È noto che l'area di San Marzano di San Giuseppe era abitata nel [[Medioevo]]. A causa delle continue [[incursioni]] dei [[saraceni]], che durarono dal secolo VIII secolo fino all'anno 1000 ca., gli abitanti si ritirarono nelle vicine grotte sparse e nelle comunità vicine nell'entroterra, dove potevano vivere più tranquilli.<ref name=":52">Casali Albanesi nel Tarentino, p. 52</ref>
Nei secoli precedenti all'arrivo degli [[albanesi]], non c'è quasi nessuna informazione sulla successione [[Feudalesimo|feudale]] di San Marzano.<ref name=":5">Cenni storici, p. 5</ref> Il documento più antico che menziona questa zona è del 1196, quando l'antico ''Castrum Carrellum'' (struttura fortificata) era associato all'adiacente area di ''Caprarica''<ref name="
Nel 1329, il casale venne infeudato a Giovanni Nicola De
[[File:Albania Tarantina.png|miniatura|upright=1.5|Posizione approssimativa dell'Albania Tarantina]]
Più tardi, quando il casale faceva parte del [[Principato di Taranto]], si trovava ai confini del Principato ed era abbandonato cosicché il principe [[Giovanni Antonio Orsini del Balzo]] lo diede in feudo a Ruggero di [[Taurisano]], affinché lo potesse ripopolare. Costui però non si occupò per niente di far riabitare il casale abbandonato, per cui era spopolato quando Roberto da Monterone sposò Delizia (anche: Adelizia), figlia di Ruggero, che lo portava in dote.<ref name=":103" /> Il
Solo suo figlio Roberto ne curò il ripopolamento, fino a che, per le tristi condizioni del tempo in cui viveva, si trovò impigliato nella [[Congiura dei baroni#Il primo scontro (1459-1462)|congiura dei baroni locali]] (1459-1462), attizzato dagli [[Angiò]] francesi contro il Re spagnolo di Napoli, [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]], per cui fu accusato di [[fellonia]] e il feudo gli venne tolto. Nel 1465, il feudo, insieme al Principato di Taranto fu inglobato nel [[Regno di Napoli]], da parte di [[Giovanna di Trastámara (1455-1517)|Giovanna d'Aragona]], vedova di Ferdinando I ed erede del Principato<ref name=":52" /><ref name=":103" /> e parzialmente assegnato in piccoli feudi a famiglie di provata fede aragonese.<ref>{{cita web| autore=Serena Morelli |titolo=Tra continuità e trasformazioni: su alcuni aspetti del Principato di Taranto alla metà del XV secolo |url=http://www.rmoa.unina.it/990/1/RM-Morelli-Taranto.pdf |anno=1996 |accesso=12 marzo 2019}}</ref> === Demetrio Capuzzimati e l'insediamento albanese (1530) ===
{{vedi anche|Giorgio Castriota Scanderbeg#Le imprese militari in Italia}}
Verso la fine del secolo XV e l'inizio del secolo XVI molti casali nell'Albania Tarantina, distrutti dai soldati
Ci sono poche prove del primo insediamento di San Marzano. Solo da un inventario dei beni del [[Università]] di Taranto del 1528 si evince che San Marzano per ''"servicio Cesareo"'' ha dovuto pagare dieci [[Unità di misura storiche della Sicilia|salme]] di paglia.<ref name=":12">Cenni storici, p. 12</ref>
Con disposizione del 24 aprile 1530, il [[re di Napoli]], [[Carlo V d'Asburgo|Carlo IV]], incaricò il [[viceré di Napoli]], [[Filiberto di Chalon]] di mettere all'asta i beni appartenenti al regio demanio e quei feudi devoluti alla corona, per raggiungere la somma di 40.000 [[Ducato (moneta)#Ducato d'oro|ducati d'oro]]. A sua volta, il principe di Chalon delegò per tale operazione il [[luogotenente]] [[Pompeo Colonna]], futuro viceré.<ref>San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia, p. 65</ref> Con dispaccio personale del 1º maggio di quell'anno dispose la delega al Colonna di vendere città, terre, luoghi, castelli ecc.<ref>Francesco Occhinegro, pp. 22-23</ref> Si avviò una serie di negoziati che videro interessato anche il feudo di San Marzano in Terra d'Otranto, situato tra il confine della città di Taranto e quella della città di Oria, per il quale fece richiesta di acquisto il fedele "caballero de armadura ligera" (cavaliere della [[cavalleria leggera]]),<ref>{{cita libro|autore=J. Ernesto Martinez Ferrando, a cura di |titolo=Privilegios otorgados por el emperador Carlos V en el reino de Nápoles |editore= |città=Barcelona |anno=1943 |p=364}}</ref> [[Demetrio Capuzzimati]] (anche: Capuzomano; il cui cognome è stato italianizzato, in quanto letteralmente in lingua albanese significa “scarpa grande”)<ref>{{cita web|url=http://www.salentoacolory.it/san-marzano-san-giuseppe-anima-arbereshe/ |titolo=San Marzano di San Giuseppe, anima arbereshe |accesso=9 febbraio 2019}}</ref> che lo ebbe per 700 ducati insieme al titolo di barone con atto di compravendita, datata 27 luglio 1530.<ref>Francesco Occhinegro, p. 19</ref> All'inizio del '500, i Capuzzimati vivevano a [[San Pietro Vernotico]] e a [[Squinzano]] nel [[Salento]].<ref>{{cita web|autore=Gino Giovanni Chirizzi |url=http://www.vatrarberesh.it/biblioteca/ebooks/albanesiecorfioti.pdf |titolo=Albanesi e Corfioti immigrati a Lecce nei secoli XV-XVII |p=3 |accesso=24 agosto 2019}}</ref>
[[File:San Marzano di San Giuseppe - Palazzo Capuzzimati.jpg|miniatura|upright=1.5|Palazzo Capuzzimati con la chiesa San Gennaro del XVI secolo]]
Con regio assenso di Carlo IV, la [[compravendita]] venne confermata al collocatore<ref>José M. Floristán, p. 134</ref> Demetrio Capuzzimati († 17 febbraio 1557 a San Marzano di San Giuseppe), probabile figlio o fratello del capitano degli stradioti, Giorgio Capozimadi di [[Nauplia]], il 5 febbraio del 1536 affinché "''possit rehabitare de hominibus et incolis ibidem habitare volentibus de exteris lamen et non regnicolis hec numeratis in ulla numeratione''" con il privilegio d'esenzione fiscale per dieci anni. Nello stesso anno, l’8 novembre, il Capuzzimati acquisì in [[enfiteusi]] dal clero di Taranto anche l'adiacente feudo “de li Riezzi” (Rizzi),<ref name=":52" /><ref name="Dalena60" /> dove si trovava il medievale Castrum Carrellum.<ref name="storia">{{cita web|url=http://www.prolocomarciana.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=89:cenni-storici-su-san-marzano&Itemid=178 |titolo=Cenni storici su San Marzano |accesso=8 febbraio 2019}}</ref> Per questa concessione Capuzzimati avrebbe dovuto pagare al clero tarantino annualmente 50 ducati in [[Carlino (moneta)|carlini]] d'argento.<ref name=":66">San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia. p. 66</ref> La fusione dei due feudi creò l'attuale San Marzano.
Pertanto, durante il dominio del Capuzzimati, il territorio si popolò di numerose famiglie epirote che, oltre alla lingua di origine, portarono nella nuova patria gli usi, costumi e la propria fede [[Chiesa ortodossa|orientale]].<ref name="arbitalia" /> Il Capuzzimati iniziò immediatamente la costruzione del palazzo feudale al confine dei due feudi. Il confine era esattamente tra le porte dell'antico cancello d'ingresso.<ref name=":5" /> Da un lato c'era un piccolo gruppo di case dietro le odierne Vie Cisterne, Trozzola e, forse, una parte delle vie Vignale e Garibaldi. Dall'altra parte si trovava la parte principale del centro storico tra le vie Addolorata e Casalini con accesso al Palazzo Capuzzimati da destra e da sinistra.<ref name=":11" /> I due quartieri abitativi furono separati dal parco baronale, dagli uliveti e vigneti che raggiungevano la piazza dell'odierna chiesa madre. Questi boschetti esistevano ancora dopo l'unione d'Italia.<ref name=":12" />
Dopo la morte di Demetrio nel febbraio del 1557, il figlio maggiore, Caesare, ereditò il feudo. Il suo successore fu suo figlio Demetrio junior nel 1595.<ref name=":52" /><ref name=":5" />
Da una relazione del 1630 sul centro storico si evince che le abitazioni, distribuite intorno al palazzo baronale, soprattutto verso parte del feudo Rizzi, "''sono generalmente case matte coverte a tetti, sono sì ben poste con buon ordine''" e ci si può muovere per il paese attraverso "''piane et ample strade nette e d'estate e d'inverno''".<ref name=":12" />
Nello stesso anno, la [[Regia Camera della Sommaria]] espropriò il feudo dell'indebitato Demetrio, lo devolse alla regia corona e lo
Secondo il rapporto del [[tavolario]] Scipione Paterno dell'8 luglio 1633 il Casale di San Marzano confinava ad est con la terra di Francavilla, ad ovest con il Casale Fragagnano e a nord con quello di San Giorgio.<ref name=":13">Cenni storici, p. 13</ref>
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=== Il Marchesato di San Marzano ===
[[File:Marchesi Lopez y Royo.jpg|miniatura|sinistra|I Marchesi Lopez y Royo di San Marzano]]
Il 19 aprile 1645 Francesco Lopez y Royo e i suoi discendenti vennero onorati dal re di Napoli, [[Filippo IV di Spagna|Filippo III]], con il titolo di [[marchese]]. Quando Francesco morì il 30 giugno 1657, il feudo fu ereditato da suo figlio Diego,<ref>San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia. p. 78</ref> a cui seguì il figlio primogenito Francesco nel 1672. Dal momento che quest'ultimo non lasciò eredi, il [[marchesato]] andò al fratello Giuseppe<ref>{{cita web|url=http://www.giovannipanzera.it/dati/alberi/continuo/Castriota.htm |titolo=Famiglia Castriota |accesso=22 agosto 2019}} - a titolo informativo, in questa pagina web sono state mescolate due famiglie, quella dei Castriota e quella dei Branai (Granai) Castriota</ref> che era sposato con Elena Branai (Granai) Castriota, discendente della linea diretta di [[Vrana Conte|Vrana Konti]] (confidente e comandante di Giorgio Castriota Scanderbeg). Dal momento che la coppia non ebbe figli, nel 1699 si estinse la casata dei Lopez y Royo. A questo punto la Regia Corte tentò di espropriare il feudo. Elena Branai (Granai) Castriota si oppose al sequestro del feudo e offrì una transazione di 5.000 ducati, a patto che rimanesse la sua tenutaria. Da Napoli, il 7 luglio 1700, la Camera della Sommaria accettò l’offerta ed Elena, erede universale dei beni del marito, rimase proprietaria del feudo di San Marzano.<ref name=":7" />
[[File:Marchesi Branai Castriota.jpg|miniatura|I Marchesi Branai Castriota di San Marzano]]
Quando Elena morì il 29 novembre del 1709,
Da un documento del 17 agosto del 1745 si evince che il marchesato di San Marzano era stato intestato a Francesco Galluccio, primogenito di Elena Sparano. Alla morte di Francesco, avvenuta il 1º aprile del 1753, non essendoci eredi diretti, il feudo andò alla sorella Caterina (* 28 marzo 1736) che rifiutò il marchesato per diventare monaca “''suor Maria Gaetana''” nel [[Chiesa della Croce di Lucca|monastero della Croce di Lucca]] a Napoli.
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Il feudo passò così al fratello minore Paolo (* 21 ottobre 1747) che morì l'8 ottobre 1753. Il feudo quindi passò alla sorella minorenne Giovanna (* 18 settembre 1749), per la quale il padre e tutore Vincenzo Ugone, inoltrò richiesta alla Regia Camera della Sommaria per l'intestazione nei Cedolari del feudo di San Marzano.<ref name=":7" />
Nel 1755, il feudo andò a Giuseppe Pasquale Capece Castriota (1708-1785), barone di Maglie<ref>{{cita libro |autore=Cosimo Giannuzzi |autore2=Vincenzo D'Aurelio |titolo=[https://www.scribd.com/doc/228745292/La-figura-di-Francesca-Capece-e-l-origine-dell-istruzione-pubblica-a-Maglie?irgwc=1&content=10079&campaign=Skimbit%2C%20Ltd.&ad_group=&keyword=ft750noi&source=impactradius&medium=affiliate La Figura di Francesca Capece e l'Origine dell'Istruzione Pubblica a Maglie] |anno=2009 |editore= |città=Maglie}}</ref> che pagò 11.000 ducati alla famiglia Galluccio.<ref name=":53" /> Nel 1785 gli succedette il nipote Nicola e dopo la sua morte nel 1791, la sorella Francesca Maria Capece Castriota, duchessa di Taurisano.<ref>{{cita web|url=http://www.giovannipanzera.it/dati/alberi/continuo/Lopez.htm |titolo=Famiglia Lopez |accesso=11 febbraio 2019}}</ref> Questa ebbe il marchesato di San Marzano sino al 1806, quando sopraggiunsero le leggi eversive dei feudi.<ref name=":
Ma alla morte del suddetto Nicola nel 1791 il marchese Filippo Bonelli si era opposto alla nomina di Francesca Maria come marchesa di San Marzano ed aveva presentato ricorso presso il [[Sacro Regio Consiglio]] chiedendo la spettanza del feudo, sulla linea ereditaria dei Branai (Granai) Castriota. Alle rivendicazioni di Filippo Bonelli subentrarono i suoi eredi dopo 15 anni. In conclusione, il 14 aprile 1806, su figlio Pasquale ebbe il titolo di marchese di San Marzano che andò a suo figlio Pasquale e a suo nipote Raffaele, l'ultimo marchese di San Marzano. Nel 1929 Raffaele Bonelli vendeva ad Angelo Casalini di Francavilla, il Palazzo marchesale e i beni posseduti nel feudo di San Marzano. I discendenti di Angelo Casalini ancora oggi sono in possesso del palazzo.<ref name=":8">Cenni storici, p. 8</ref>
==== Lista dei Signori di San Marzano ====
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* 1º Barone - Demetrio Capuzzimati († febbraio 1557)
* 2º Barone - Cesare Capuzzimati († 1595), figlio di Demetrio
* 3º Barone - Demetrio Capuzzimati, figlio di
* 4º Barone - Francesco Lopez y Royo (acquista San Marzano nel 1639)
===== I Marchesi di San Marzano =====
* 1º Marchese -
* 2º Marchese – Diego Lopez y Royo († 1672), figlio di Francesco
* 3º Marchese – Francesco Lopez y Royo, figlio di Diego
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[[File:San Marzano di San Giuseppe-Stemma.png|left|80px|Stemma]]
Nello stemma del comune di San Marzano di San Giuseppe, riconosciuto con decreto del capo del governo n. 10947 del 14 luglio 1936<ref>{{cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.detail.html?2692|titolo= San Marzano di San Giuseppe, decreto 1936-07-14 DCG, riconoscimento di stemma }}</ref> è raffigurato, su sfondo azzurro, un albero e un leone rampante armato di spada. Il gonfalone è un drappo di azzurro.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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=== Altro ===
[[File:San Marzano di San Giuseppe-Skanderbegstatue.jpg|miniatura|upright=0.8|
* Centro storico con bronzo di
* [[Trullo]] del [[Brigante]] Cosimo Mazzeo, detto [[Pizzichicchio]] in Contrada Bosco, Strada comunale San Marzano – Oria, in direzione Oria a 2,5 km dal paese, di proprietà privata.
* Palazzo Capuzzimati (anche: Palazzo Marchesale, Palazzo Casalini), situato in Largo Prete, di proprietà privata
* Case antiche con comignolo ''arbëresh'' in Via Giorgio Castriota
* Murales "antichi mestieri del paese"<ref name="AA">https://bari.repubblica.it/cronaca/2019/03/18/foto/murales_antichi_mestieri_san_marzano-221865285/1/#1</ref>
* Masseria Casa Rossa con il tipico comignolo ''arbëresh'' in Contrada Ficone; sulla SP 86 in direzione di Sava, a circa 2 km da San Marzano di Giuseppe
=== Siti archeologici ===
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== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
Qualche decennio dopo l'insediamento albanese, si legge in un manoscritto dell'Atlante, che nel 1575 a San Marzano si registravano 74 [[Fuoco (demografia)|fuochi]] (famiglie), pari a circa 370 persone.<ref name=":8"/>
In un documento del 1581 riguardante un atto di transazione tra il barone Cesare Capuzzimati e i cittadini di San Marzano, è possibile leggere i cognomi delle famiglie albanesi già consolidatesi sul territorio e che ancora oggi sono presenti o riconducibili a forme ammodernate; questi sono: Todarus (oggi Todaro), Preite (Prete), Joannes Caloiarus (Chiloiro), Andreas Araniti, Antonius Sassus, Lazzarus Lascha (Lasca, Via Lasca), Stasius Musciachius, Petrus Talò, Mattheus Papari (Papari), Duca Barci (contrada Barsci), Dima Raddi (grotta Raddi), Guido Borsci, Martinus Rocara, Giorgius Riddi, Antonius Magrisi (grotta Magrisi), Coste (Di Coste), Capuzzimadi (Capuzzimati), Rasi, Borgia (Borgia) ed altri.<ref>San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia, p. 70</ref>
I cognomi italianizzati di origine albanese sono: Airò (trasferitoso a Manduria nella seconda metâ del XVI secolo),<ref name="manduria">{{cita web|url=http://www.pugliadigitallibrary.it/media/00/00/38/1125.pdf |titolo=Le famiglie di Manduria dal XV secolo al 1930 |accesso=12 marzo 2019}}</ref> Bianco (Bianchi; (trasferitoso a Manduria nel XVII secolo)<ref name="manduria" />, Borsci (probabile provenienza da Borsh in Albania), Calagna (Calagni; trasferitoso a Manduria nella seconda metâ del XVI secolo)<ref name="manduria" />, Capuzzimati, Gravile (Gavrilis, Gravili, Gavril in greco-albanese), Lopez (cognome spagnolo; (Lopes, Lops è più probabile una derivazione da soprannomi originati dal termine albanese lopë = vacca), Macripò (origine arbëreshë - più probabilmente greco-albanese)), Malagnino (Magagnino), Massareca (trasferitoso a Manduria nella seconda metâ del XVI secolo),<ref name="manduria" /> Pichierri (origine arbëreshe, provenienza Piqeras in Albania).<ref>{{cita web|url=http://www.ganino.com/cognomi_italiani_a |titolo=Cognomi italiani |accesso=12 marzo 2019}}</ref>
Dalla valutazione del tavolario Salvatore Pinto del 3 dicembre 1630 si evince che a San Marzano c'erano 53 fuochi, pari a circa 250 persone.<ref>Vincenza Musardo Talò, p. 30</ref> Secondo il rapporto del tavolario Scipione Paterno dall'8 luglio 1633<ref>{{cita libro |autore= |titolo=[https://books.google.de/books?id=GA0DZbuFOmYC&hl=it&pg=PA459#v=onepage&q&f=false Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema commissione per le liti fra i già baroni ed i comuni] |anno=1810 |editore=Angelo Trani |città=Napoli |p=459}}</ref> a San Marzano vivevano 75 famiglie<ref name=":13" /> ([[schiavoni]] e albanesi).<ref>Bullettino delle sentenze, p. 461</ref> Un documento del 1736 mostra che il luogo contava 410 persone e nel 1921 c'erano circa 3.000 abitanti.<ref name=":54">Casali Albanesi nel Tarentino, p. 54.</ref>
{{Demografia/San Marzano di San Giuseppe}}
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=== Lingue e dialetti ===
{{vedi anche|Lingua arbëreshe}}
[[File:San Marzano di San Giuseppe Platzschild.jpg|miniatura|Un'insegna
La conservazione della lingua arbëreshe è ciò che differenzia la comunità di San Marzano da tutte le altre della provincia di Taranto.<ref>{{cita web|url=http://lup.lub.lu.se/luur/download?func=downloadFile&recordOId=3800367&fileOId=3800368 |titolo=Shën Marxani San Marzano di San Giuseppe - uno studio sulla lingua e la cultura arbëreshe |p=3 |accesso=12 febbraio 2019}}</ref> La lingua albanese parlata a San Marzano di San Giuseppe, chiamata dai locali ''arbërisht, arbërishtja o gljuha arbëreshe'', è un sub-[[dialetto]] del [[Lingua albanese tosca|tosko]] (alb: ''toskë''), che si parla nel sud dell'[[Albania]], dove ebbe origine la [[diaspora]] di massa.<ref name=lingua>{{cita web|url=http://www.prolocomarciana.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=72:cenni-storici-sulla-comunita-arbereshe-2&Itemid=114 |titolo=Cenni storici sulla comunità Arbëreshe |accesso=12 febbraio 2019}}</ref>
La mancata partecipazione nei cambiamenti culturali ed economici di [[Taranto]], ha fatto
A San Marzano gli ''arbëreshë'' hanno assimilato in pieno la cadenza, il ritmo e l'inflessione della voce del [[dialetto salentino]], anche se si esprimono nella lingua
La lingua
Allo stato attuale, tuttavia, si può osservare una lenta perdita del patrimonio linguistico
La perdita dell'uso quotidiano della lingua abanese tra le nuove generazioni, si fa risalire agli anni 1960-1963 e quindi per i nati successivamente a tale data. Ciò avvenne, principalmente, su pressione e sollecitazione da parte delle istituzioni scolastiche locali, le quali riscontrando in alcuni alunni difficoltà di apprendimento e associandola, erroneamente, all'uso quasi esclusivo, all'interno delle famiglie, della lingua albanese, invitarono i genitori degli alunni di allora ad astenersi dal parlare con i figli la lingua albanese e di rivolgersi a loro nel dialetto salentino.
I genitori ebbero, perciò, timore che i figli non sarebbero stati sufficientemente fluenti nella lingua italiana quando avrebbero iniziato ad andare a scuola, unica fonte, allora, di generale apprendimento della lingua italiana. La TV non aveva ancora avuto quella diffusione che poi ebbe e pertanto non poteva ancora essere di aiuto per i figli delle famiglie monolingue albanesi.
Si è venuta, così, a creare una situazione singolare: le famiglie adottarono una soluzione ibrida rispetto a quella di ''un genitore una lingua.''
In pratica i genitori si rivolgevano ai figli sempre ed esclusivamente usando il dialetto come prima lingua, mantenendo, invece, la lingua albanese nelle loro conversazioni e rapporti personali
La conseguenza è stata che quelli nati successivamente agli anni 1963, comprendevano e comprendono tutt'ora la lingua albanese parlata dai loro genitori, ma non parlandola in famiglia non la parlavano neppure tra i coetanei. Tra di loro utilizzavano esclusivamente il dialetto.
Da allora la lingua albanese, tra gli abitanti del paese, è diventata inesorabilmente minoritaria.
La lingua diventa visibile nei cartelli stradali e nei nomi delle strade, che a San Marzano di San Giuseppe, in parte, sono ancora presenti. Un datato cartello trilingue (italiano, albanese, inglese) vicino all'ingresso del paese, accoglie il visitatore.
Da diversi anni il comune di San Marzano di San Giuseppe ha istituito uno "Sportello Linguistico Comunale" che si occupa a vario titolo di studi, ricerche, distribuzione di materiali, contatti con altre comunità albanofone d'Italia, docenze in lingua minoritaria, e valorizzazione della cultura albanese locale.<ref>{{cita web|url=http://www.grottaglieinrete.it/it/etnia-albanese-san-marzano-san-giuseppe-in-incontro-gli-alunni-dellistituto-comprensivo-casalini-pierfranco-bruni/|titolo=Etnia albanese a San Marzano di San Giuseppe|accesso=12 febbraio 2019}}</ref>
=== Religione ===
{{vedi anche|Arbëreshë#Religione}}
Gli albanesi provenienti dall'Albania meridionale, oltre alla loro lingua, usi e costumi, portarono nella nuova patria anche il loro rito religioso orientale.
Appena arrivati, ogni famiglia cercò di costruire una casa nel feudo Rizzi (ora in via Giorgio Castriota). In prossimità della odierna chiesa di San Carlo Borromeo venne costruita la chiesa del casale dedicata a [[Parasceva di Roma|Santa Parasceva]] secondo l'[[Architettura bizantina|usanza greca]] („more graeco“)<ref name=":
Con la [[Bolla pontificia|bolla]] del 1536 [[Papa Paolo III]] diede agli albanesi in Italia pieno riconoscimento all'interno del [[cattolicesimo]].<ref>Giuseppe Maria Viscardi, p. 377</ref> In un rapporto del 1575 alla [[Santa Sede]] di [[Roma]] emerge che l'arcivescovo di Taranto, [[Lelio Brancaccio (arcivescovo)|Lelio Brancaccio]], chiamò gli albanesi dell'Albania Tarantina "popolo senza fede e senza legge" e durante la sua visita del 1578, "incoraggiò" tutte le comunità dell'Albania Tarantina a passare dal [[rito bizantino]] al [[rito latino]].
Il 4 maggio del 1578, San Marzano, comunità di rito bizantino, ricevette la sua prima visita pastorale da parte dell'arcivescovo Brancaccio che venne ricevuto dal Papas<ref>Sacerdote della chiesa bizantina</ref> Demetrius Cabascia, che era stato ordinato da
[[File:Arbëresh Hochzeit.jpg|miniatura|upright=1.2|
I membri della comunità partecipavano alle pratiche religiose
Lelio Brancaccio esortò la gente affermando che era ora di abbandonare il rito bizantino e adottare quello latino
Solo nel 1617 i sammarzanesi chiesero all'arcivescovo di Taranto, [[Bonifacio Caetani]] di ordinare il chierico Donato Caloiro di San Marzano secondo il rito latino, perché un Papas da solo non era sufficiente a prendersi la cura pastorale della comunità.<ref>Vincenza Musardo Talò, p. 28</ref> La fine del rito bizantino e dei riti religiosi associati ebbe inizio a San Marzano e nelle comunità arbëreshe circostanti con il decreto di soppressione da parte dell'arcivescovo [[Antonio d'Aquino]] nel 1622.<ref name=":6" />
=== Tradizioni e folclore ===
==== I riti persi ====
I due eventi più importanti della vita di San Marzano che ricordavano la patria erano gli antichi riti del matrimonio e del funerale, tuttavia col passare del tempo non sono più stati praticati.<ref name="lingua" />
==== Il matrimonio ====
[[File:Arbëreshë costume (San Paolo Albanese)04.jpg|miniatura|sinistra|Copricapo di una sposa arbëreshe di [[San Paolo Albanese]]]]
[[File:San Marzano di San Giuseppe Arbëreshë costume01.jpg|miniatura|
Il Papas accoglieva gli sposi sulla soglia della chiesa e li accompagnava all'interno della chiesa, dove metteva sulle loro teste le corone decorate con nastri colorati.<ref name=lingua /> L'uso della corona era già attestato dallo scrittore romano [[Tertulliano]], che simboleggiava la grazia. Questa usanza era così importante nelle celebrazioni del matrimonio che, anche se, nei secoli, l'usanza si era attenuata, il termine "corona" continuava a indicare il sacramento del matrimonio.<ref name="bianca">Bianca D'Amore</ref>
Durante l'eucaristia, il Papas consegnava agli sposi un pezzo di pane che entrambi mangiavano a turno per tre volte e un bicchiere di vino dal quale entrambi bevevano un sorso per tre volte. Questa usanza simboleggiava la fedeltà e nessun altro poteva bere dallo stesso bicchiere. Dopo questo rituale, gli sposi giravano tre volte intorno all'altare e il Papas consacrava la riuscita unione. Alla fine, il Papas gettava il bicchiere dal quale
Successivamente, gli sposi venivano lasciati soli nella loro nuova casa per otto giorni. L'ottavo giorno lasciavano la loro casa per fare una visita ai parenti. Per questo evento la sposa indossava il "vestito dell'ottavo giorno".<ref name=lingua /><ref name="albania">{{cita web|url=https://issuu.com/fabiopaparella3/docs/puglia_in_marzo_12|titolo=C’è un po’ di Albania in Puglia in: Puglia, il magazzino delle eccellenze pugliesi|p=39|accesso=17 febbraio 2019}}</ref>
==== Il funerale ====
Un altro rito che è andato perso è quello del funerale. La bara era circondata da donne che indossavano fino al quarto giorno l'abito migliore; solo successivamente veniva indossato l'abito di lutto. Con i capelli sciolti venivano cantati i lamenti funebri mentre, la bara veniva apparecchiata con delle caramelle e del cibo per i visitatori. Come segno di vedovanza, il sopravvissuto o la sopravvissuta tingeva di scuro le due corone di nozze che erano state attaccate alla testa del letto il giorno del matrimonio.<ref name=lingua />
===== Arcipurcium =====
[[File:Frascineto Arbëreshë costume07.jpg|miniatura|upright=1.2|Le Vallje di [[Frascineto]]]]
Una festa importante era
Alla fine, il più anziano beveva alla comune redenzione. La festa anticipava l'astinenza della carne e dei latticini che gli arbëreshë osservavano costantemente durante il periodo dell'Avvento e della Quaresima.<ref name="bianca" />
==== La festa patronale di San Giuseppe ====
La [[festa patronale]] di [[San Giuseppe]] si celebra il 19 marzo e coincide con la [[festa del papà]]. La data cade in una stagione in cui gli [[ulivi]] vengono potati. Il simbolismo ha origini antiche e rappresenta sia la purificazione sia l'inizio della [[primavera]].<ref name="patrono">{{cita web|url=http://www.prolocomarciana.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=82:festa-di-san-giuseppe&Itemid=153 |titolo=Festa di San Giuseppe |accesso=18 febbraio 2019}}</ref>
===== La benedizione del pane =====
[[File:Pane san giuseppe.jpg|miniatura|sinistra|
Il rito della benedizione del pane è legato all'origine del culto di San Giuseppe. Il pane rotondo con le iniziali del santo (S.G., San Giuseppe) o il simbolo della croce è uno degli elementi principali della festa patronale
===== La processione delle fascine =====
[[File:Corteo delle fascine27.jpg|miniatura|upright=1.2|Corteo delle fascine]]
L'origine della processione delle fascine risale a un evento dell'inizio del secolo XIX: a causa delle temperature estremamente basse e delle difficoltà eccessive, i residenti di San Marzano decisero quell'anno di rinunciare ai soliti piccoli falò nelle strade. Ma durante la notte del 18 marzo, un violento nubifragio causò gravi danni al paese e alla campagna con la distruzione di oliveti e vigneti. Tutto ciò venne interpretato come una punizione del santo che non aveva ricevuto i falò rituali.<ref name="patrono" />
Di conseguenza, gli abitanti del paese decisero di offrire a San Giuseppe un unico grande falò
Da allora, la processione dei carri e delle fascine di legno è
===== Le "Tavolate" di San Giuseppe =====
[[File:Mattre (San Marzano di San Giuseppe)04.jpg|miniatura|Le Mattre]]
La tradizione delle tavolate ha le sue origini nell'usanza di organizzare banchetti per i poveri e gli stranieri nella festa di San Giuseppe (19 marzo). Questo in memoria dell'ospitalità che la [[Sacra Famiglia]] ha ricevuto durante la [[fuga in Egitto]] [53]. Questa usanza è praticata non solo nel
===== Le "Mattre" =====
La mattina del 19 marzo, prima della processione del santo, davanti alla chiesa madre di [[San Carlo Borromeo]], vengono preparate le cosiddette "mattre" (tavole per i poveri) con piatti tipici della tradizione culinaria locale
==== La festa della Madonna delle Grazie ====
Ogni sabato i devoti di San Marzano si riuniscono in
[[File:Santuario_Madonna_Delle_Grazie_San_Marzano_01.jpg|miniatura|destra|Chiesa San Giuseppe del [[Santuario Rupestre Madonna delle grazie]]]]
Il 2 luglio, alle ore 5 del mattino, i fedeli vanno in pellegrinaggio dalla chiesa madre di San Carlo Borromeo al [[Santuario della Madonna delle Grazie]], che si trova a circa 3 km da San Marzano. Dopo la messa serale invece segue una processione attorno al santuario roccioso.<ref name="madonna" />
== Cultura ==
* [[Biblioteca San Carlo Borromeo]]
* Casa Museo la nostra storia (foto e raccolta costumi e oggetti)
* Galleria Mostre d'epoca (esposizioni e mostre artisti locali)
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* Nel 2007 vennero girate alcune scene per il documentario "Il Senso degli Altri" regia di Marco Bertozzi<ref>{{cita web|url=https://www.comingsoon.it/film/il-senso-degli-altri/39449/scheda/ |titolo=Il Senso degli Altri |accesso=21 febbraio 2019}}</ref>
*Nel 2011 è stato girato il film drammatico storico "Brigante Pizzichicchio" regia di Tony Zecca e Mino Chetta<ref>{{cita web|url=http://filmpizzichicchio.it.gg/ |titolo=Brigante Pizzichicchio |accesso=21 febbraio 2019}}</ref>
* È ambientato a San Marzano, oltre che in altri centri della provincia jonica, il film «Semina il vento», uscito nel 2020, diretto dal regista pugliese Danilo Caputo.
== Economia ==
[[File:FACCIATA BCC SAN MARZANO.jpg|miniatura|sinistra|BCC San Marzano di San Giuseppe]]
[[File:San Marzano Borsci.png|miniatura|upright=0.5|San Marzano Borsci]]
Economicamente, l'area è caratterizzata dall'agricoltura con la coltivazione di uva da vino e olive. Nel 1962, 19 produttori di vino di San Marzano si unirono e fondarono la 'Cantine San Marzano'. Nel frattempo, alla cooperativa si sono uniti 1200 viticoltori.<ref>{{cita web |url=http://www.cantinesanmarzano.com/azienda/ |titolo=Cantine San Marzano |accesso=20 febbraio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170526114751/http://www.cantinesanmarzano.com/azienda/ |urlmorto=sì }}</ref>
Il 17 settembre 1956 fu fondata la Cassa Rurale di San Marzano di San Giuseppe. Oggi, la Banca di Credito Cooperativo (BCC) ha nove filiali nella provincia di Taranto.<ref>{{cita web|url=https://www.bccsanmarzano.it/ |titolo=BCC San Marzano di San Giuseppe |accesso=20 febbraio 2019}}</ref>
Dal 1840 viene prodotto a San Marzano il liquore "[[Elisir San Marzano Borsci]]".<ref>In epoca medievale i Borsci, originari di [[Borsh]] in [[Albania]], si sposta esule in Puglia a causa dell'avanzata turca nei Balcani. Nel 1840 nel comune di San Marzano di San Giuseppe il liquorista Giuseppe Borsci, ispirandosi ad un'antica ricetta ereditata dai suoi avi, perfeziona e inizia a produrre il suo Elisir ponendo fin dalle origini sulla storica etichetta gialla la dicitura "Specialità Orientale" insieme all'aquila bicipite caratteristica d'Albania.</ref> Nel [[XX secolo]]
== Infrastrutture e trasporti ==
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{{ComuniAmminPrecTitolo}}
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{{ComuniAmminPrec|Nome=[[Giuseppe Tarantino (politico)|Giuseppe Tarantino]]|Inizio=28 maggio 2013|Fine=15 maggio 2023|Partito=[[lista civica]] Per San Marzano|Note=<ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec|15 maggio 2023|''in carica''|Francesco Leo|[[lista civica]] Insieme in comune}}{{ComuniAmminPrecFine}}
== Sport ==
=== Calcio a 5 Femminile ===
L'A.S.D. Atletic San Marzano calcio a 5 femminile venne fondata da
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio è stata la Polisportiva Dilettantistica San Marzano che, dopo aver superato i play-off, è stata promossa in Prima Categoria nell'aprile 2013; militava nel campionato regionale di Seconda Categoria dal 2009, anno in cui vinse il campionato di Terza Categoria. Il traguardo massimo è stato ottenuto con la promozione nel campionato di Prima Categoria nel 1988, nel 2005 e nel 2013. Nella stagione 2013 - 2014 per la prima volta nella storia il San Marzano conquista la permanenza in prima categoria per la stagione successiva.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita web|autore=[[Scipione Ammirato]] |
* {{cita
* {{cita
* {{cita libro |autore=F. Antonio Primaldo Coco |titolo=
* {{cita libro |autore=[[Pietro Dalena]] |titolo=[http://www.vatrarberesh.it/biblioteca/ebooks/insediamenti.pdf Insediamenti albanesi nel territorio di Taranto (Secc. 15-16)]: realtà storica e mito storiografico (PDF) |opera=Miscellanea di Studi Storici-Università della Calabria |anno=1989 |editore=Centro editoriale librario Università della Calabria |
* {{cita libro |autore=Carmine De Padova |titolo=San Marzano di San Giuseppe. Storia, tradizioni, folklore dell’unico paese albanese di Puglia |anno=1998 |editore=Il Coscile |città=Castrovillari}}
* {{cita libro |autore=José M. Floristán |titolo=[https://www.academia.edu/28424259/Sociedad_econom%C3%ADa_y_religi%C3%B3n_en_las_comunidades_griega_y_albanesa_de_N%C3%A1poles_y_Sicilia_nuevos_documentos_in%C3%A9ditos Sociedad, economía y religión en las comunidades griega y albanesa de Nápoles y Sicilia: nuevos documentos inéditos] |opera=Erytheia, Revista de Estudio Bizantinos y Neogriegos
* {{cita libro |autore=Giuseppe Gallo |titolo=San Marzano: una comunità albanofona in decadenza: un patrimonio da salvare |editore=Adriatica Editrice Salentina |città=Lecce |anno=1997}}
* {{cita libro |autore=Marisa Margherita |titolo=[http://www.vatrarberesh.it/biblioteca/ebooks/sanmarzanodisangiuseppe.pdf San Marzano di San Giuseppe, comunità Arbëresh] (PDF)}}
* {{cita
* {{cita web|autore=
* {{cita web|autore=
* {{cita testo|autore=Vincenza Musardo Talò |titolo=San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia |editore=Edizioni del Grifo |città=Lecce|anno=1997}}
* {{cita testo|autore=Vincenzo Bruno, Antonio Trupo |titolo=La chiesa di Santa Maria Assunta, III edizione |editore=Rubinetto print |città=Soveria Mannelli (Catanzaro) |anno=2011}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Maria Viscardi |url=https://books.google.de/books?id=kHx2DcmptJYC&printsec=frontcover&hl=de#v=onepage&q&f=false|titolo= Tra Europa e "Indie di quaggiù". Chiesa, religiosità e cultura popolare nel Mezzogiorno |editore=Storia e Letteratura |città=Roma |anno=2005 |ISBN=88-8498-155-7}}
== Voci correlate ==
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* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://dl.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Taranto/Stato+civile+napoleonico/San+Marzanooggi+San+Marzano+di+San+Giuseppe/ |titolo=Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica |accesso=24 gennaio 2019}}
*
* {{cita web|url=http://www.arbitalia.it/katundet/sanmarzano/sanmarzano.htm|titolo=San Marzano di San Giuseppe (TA) Shën Marcani su ARBITALIA}}
* {{cita web|autore=Bianca D'Amore|url=http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1975/V/art/R75V006.html |titolo=L'Albania di Terra d'Otranto |accesso=17 febbraio 2019}}
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{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:San Marzano di San Giuseppe| ]]
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