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[[File:Allat Palmyra RGZM 3369.jpg|right|thumb|Bassorilievo di AllatAl-lat da [[Palmira]]. La dea è raffigurata con in mano un ramo di palma e un leone ai suoi piedi.]]
Numerose'''Al-lat''' furonoera le varianti antiche dellauna divinità panaraba femminile '''Allat''':preislamica, Deadea degli inferi e della guerra., Condi cui si riscontrano diverse varianti: con il nome Allatu'''Alatu''' presso i [[Babilonesi]], '''Allatum''' tra gli [[Accadi]] ed '''Elat''' per i [[fenici]] e i [[cartaginesi]].
 
== Culto ==
La così vasta distribuzione di questo nome dimostra la vastità del suo culto. C'è chi ha ipotizzato che questa dea, con la caratteristica di Luna infera, si sia spostata presso i [[Greci]] assumendo il nome di Ellotis, sì da far conoscere le feste di questa Dea - che avevano una forma orgiastica - come '''Ellotie''', ma [[Erodoto]] (V secolo a.C.) non esita a considerare Allāt l'equivalente di [[Afrodite]]. '''Ellotia'''' era anche un nome con cui si identifica [[Europa]], principessa della [[Fenicia]], trasformata da [[Zeus]] a [[Creta (Grecia)|Creta]].
 
Nel periodo ellenico e romano troviamo che a livello panarabo la divinità femminile più venerata è Allāt'''Al-lāt''' (al-Lāt letteralmente significa "la dea") che viene identifica come Atena e contemporaneamente accomunata con la Dea siriana Atargatis.<br/>
Nella città-stato di [[Palmira]], in [[Siria]], riscontriamo assomiglianza con la Dea Venere Urania e la Dea Artemide e si ricorda come il tempio della Dea a [[Palmira]], venisse distrutto dai cristiani tra gli anni [[378]] e [[386]].
Elemento tipico del culto della Dea sembra fosse il ricorso consistente all'[[incenso]] e che come animale sacro alla Dea fosse il [[leone]], raffigurato in effetti nel tempio di Palmira.
Un particolare importante di quest'ultima raffigurazione è il grande rilievo del [[leone]], che tiene e protegge, tra le sue zampe un'[[antilope]].
 
Questo simbolo è stato interpretato come un rifiuto della Dea ad ogni [[sacrificio umano]].
Sempre su questo rilievo è stata rinvenuta la seguente iscrizione: "Allat benedice chi non versa sangue nel tempio".
 
Nella [[Penisola araba]] il luogo principale di venerazione di Allāt o al-Lāt ({{arabo|اللات}}) - che secondo Julius Wellhausen sarebbe stata considerata la madre di [[Hubal]] (e quindi suocera di [[Manat|Manāt]]) - era la città [[Hijaz|higiazena]] di [[Ta'if|Ṭāʾif]], a sud di [[La Mecca|Mecca]]. Qui, venerata dai Banū Thaqīf che costituivano la popolazione della città, e custodita in un suo santuario dai Banū ʿAttāb ibn Mālik dei Thaqīf, era adorata sotto forma di un grande e squadrato masso bianco che, con la vittoria dell'[[Islam]], fu destinato a fungere da gradino della [[moschea]] ivi fatta erigere da [[Maometto|Muḥammad]], una volta che il suo santuario fu su suo ordine incendiato da [[Al-Mughira ibn Shu'ba|al-Mughīra ibn Shuʿba]].
 
Il suo nome era usato nell'onomastica d'età araba [[Jāhiliyya|preislamica]] e sono attestati termini quali Zayd Allāt o Taym Allāt.
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[[Categoria:Divinità arabe]]