Callistene: differenze tra le versioni

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[[File:Spangenberg - Schule des Aristoteles Detail.jpg|thumb|''La scuola di Aristotele'', [[affresco]] ottocentesco di Gustav Spangenberg. Il personaggio a destra è Callistene]]
[[File:Alexander-Helios Capitolini.jpg|thumb|Alessandro Magno ritratto come il dio [[Elio (mitologia)|Elio]]]]
{{Bio
|Nome = Callistene
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Olinto
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 370 a.C.
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 327 a.C.
|Epoca = IV a.C.
|Attività = storico
|Nazionalità = greco antico
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== Biografia ==
Nipote di quel Prosseno di Atarneo, che era stato il tutore di [[Aristotele]] dopo la morte dei suoi genitori e ne aveva sposato la sorella Arimneste,<ref>[[Arriano]], ''[[Anabasi di Alessandro|Anabasi]]'', IV 10, 1.</ref>, nel [[336 a.C.]] seguì [[Alessandro Magno]] nella sua spedizione contro l'[[Impero persiano]], come [[storiografia|storico]] e segretario del sovrano [[Regno di Macedonia|macedone]], posizione raggiunta anche grazie anche all'influenza didello Aristotele stessozio.<br>
 
Rifiutatosi di prostrarsi davanti al sovrano (come prevedeva l'usanza persiana della ''[[proskýnesis]]'' adottata dal re macedone), nel [[327 a.C.]] divenne l'ispiratore morale dell'opposizione macedone alla [[politica]] [[cosmopolitismo|cosmopolita]] di Alessandro. Intanto, veniva sventata la Congiura dei paggi, che mirava a eliminare Alessandro e che coinvolse proprio Callistene<ref>[[Plutarco]], ''Alessandro'', 52-55.</ref>.<br>
AccusatoRifiutatosi di prostrarsi davanti al sovrano (come prevedeva l'usanza persiana della ''[[proskýnesis]]'' adottata dal re macedone), nel [[327 a.C.]] divenne l'ispiratore morale dell'opposizione macedone alla [[politica]] [[cosmopolitismo|cosmopolita]] di Alessandro. Intanto, veniva sventata la "congiura dei paggi" che mirava a eliminare Alessandro, in cui sarebbe stato coinvolto lo stesso Callistene.<ref>[[Plutarco]], ''Alessandro'', 52-55.</ref> Direttamente accusato da alcuni dei congiurati, Callistenelo storico sarebbe morto in carcere, secondo la versione ufficiale, in carcere per [[ftiriasi]],<ref>Arriano, ''Anabasi'', IV 14, 3; Plutarco, ''Alessandro'', 55, 9.</ref>, mentre altre versioni non filomacedoni ritengono di sapere che fu torturato ed impiccato nello stesso 327 a.C.<ref>''RE'', X/2, coll. 1684-85.</ref>: questa morte per coerenza ispirò l'amico filosofo [[Teofrasto]], successore di Aristotele alla [[scuola peripatetica]], che avrebbe scritto un trattato, ''Callistene, o sul dolore'', perduto.
 
La coerenza spinta fino alla morte di Callistene ispirò l'amico filosofo [[Teofrasto]], successore di Aristotele alla [[scuola peripatetica]], che avrebbe scritto un trattato, ''Callistene, o sul dolore'', perduto.
 
== Opere ==
Le fonti attribuiscono a Callistene numerose opere, di cui, tuttavia, non restano che frammenti.<ref>In ''[[FGrHist]]'' 124.</ref>.<br>
 
Al periodo precedente il 336 risalgono opere che si situano nel solco degli interessi del Peripato. Con lo zio, scrisse i ''Pitionici'', una lista dei vincitori nei [[Giochi Pitici]] di [[Delfi]], per poi comporre un ''Encomio di Ermia''<ref>Ne restano due frammenti.</ref>, un elogio del re della città [[asia]]tica di [[Atarneo]]. Anche Aristotele, che aveva sposato una parente di Ermia, alla morte del re compose un [[encomio]] in versi. Tipicamente peripatetici erano la ''Descrizione della terra''<ref>Ne restano quattro frammenti.</ref> e gli ''Apoftegmi'', una raccolta di massime celebri di tipo retorico, forse ispirata alla ''[[Retorica (Aristotele)|Retorica]]'' aristotelica.<br>
=== Opere minori ===
Come storico, Callistene deve aver esordito con le ''Elleniche''<ref>Ne restano sei frammenti.</ref>, una storia in 10 libri che andava dal [[387 a.C.]] al [[357 a.C.]] terminando all'inizio del regno di [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]]. In quest'opera Callistene si occupava anche di [[mitologia]], [[geografia]] ed [[etnografia]]. Inoltre, a complemento dell'opera precedente, ''Sulla guerra sacra'', una [[monografia]]<ref>[[Strabone]], XVII 1, 43.</ref>.<br>
Al periodo precedente il 336 risalgono opere che si situano nel solco degli interessi tipici del Peripato. Con lo zio, scrisse i ''Pitionici'', una lista dei vincitori nei [[Giochi Pitici]] di [[Delfi (città antica)|Delfi]], per poi comporre un ''Encomio di Ermia'',<ref>Ne restano due frammenti (FF 1-2 Jacboy).</ref>, un elogio del re della città [[asia]]ticaasiatica di [[Atarneo]]. Ancheper cui anche Aristotele, che aveva sposato una parente di Ermia, allaaveva morte del re composecomposto un [[encomio]] in versi. Tipicamente peripatetici erano la ''Descrizione della terra''<ref>Ne restano quattro frammenti.</ref> e gli ''Apoftegmi'', una raccolta di massime celebri di tipo retorico, forse ispirata alla ''[[Retorica (Aristotele)|Retorica]]'' aristotelica.<br>
Il capolavoro di Callistene erano, tuttavia, le incompiute ''Gesta di Alessandro''<ref>''FGrHist'' 124, F 14, 28-38.</ref>, un'opera propagandistica voluta da Alessandro, che giungeva fino alla [[battaglia di Arbela]] ([[331 a.C.]]). L'opera fece dello storico di Olinto uno dei più importanti [[storici di Alessandro Magno]].<br>
 
Callistene pubblicava l'opera man mano che la componeva, immediatamente dopo le [[wikt:vittoria|vittorie]] di Alessandro, che narrava con stile vivo e con toni apologetico-propagandistici, presentando il giovane macedone come il condottiero scelto dalla [[Lega panellenica]] per abbattere la ''[[ùbris]]'' ({{polytonic|ὕβρις}}) persiana e vendicare l'invasione che due [[secolo|secoli]] prima il Grande Re [[Serse]] aveva compiuto ai danni della [[Grecia]]<ref>''FGrHist'' 124, F 14.</ref>.<br>L'opera, rimasta, come detto, incompiuta per la morte dello storico greco, venne in vario modo integrata, riscritta e tradotta da più autori (le versioni più antiche in greco vengono attribuite convenzionalmente ad un anonimo Pseudo-Callistene) venendo a creare nel tempo il ''corpus'' letterario-mitologico conosciuto come ''[[romanzo di Alessandro]]'' che ebbe molta fortuna in epoca [[medioevo|medioevale]] nella traduzione latina del [[X secolo]] di [[Leone Arciprete]], e nella successiva versione in francese realizzata nel [[XII secolo]], attribuita ad [[Alexandre de Bernay]].
Tipicamente peripatetica era anche la ''Descrizione della terra'', di cui restano quattro frammenti, conservati dallo scoliaste di [[Apollonio Rodio]]. Il primo<ref>F 6.</ref> allude alla sosta degli [[Argonauti]] a [[Cizico]] e riferisce che gli abitanti li attaccarono in un'imboscata notturna. Nel secondo frammento<ref>F 7.</ref> Callistene nomina la selva di Thynia (in [[Bitinia]]) e la regione omonima, che i Barbari chiamavano Thynias e dove gli Argonauti sbarcarono e incontrarono [[Apollo]]. Un terzo frammento<ref>F 40.</ref> menziona il fiume Partenio, in [[Paflagonia]], e spiega che il suo nome - il "Virginale" - era dovuto ad Artemide che venne lì a fare il bagno; secondo altri per via del suo andamento tranquillo. Nel quarto frammento,<ref>F 39.</ref> infine, si racconta del mito di [[Borea]] e [[Orizia]].
 
Gli ''Apoftegmi'', infine, erano una raccolta di massime celebri di tipo retorico, forse ispirata alla ''[[Retorica (Aristotele)|Retorica]]'' aristotelica.
 
=== Elleniche ===
Come storico, Callistene deve aver esordito con le ''Elleniche'',<ref>Ne restano sei frammenti.</ref> una storia in 10 libri che andava dal [[387 a.C.]] al [[357 a.C.]], ovvero dalla [[pace di Antalcida]] allo scoppio della [[terza guerra sacra]]. La struttura del lavoro ci è sconosciuta, anche se dai frammenti possiamo intuire alcune divisioni interne: ad esempio, la parte introduttiva contenuta nel libro I era relativa alla [[battaglia dell'Eurimedonte]] (469 a.C.), sicché probabilmente la narrazione vera e propria era preceduta da un ''excursus'' riassuntivo sui rapporti tra Grecia e Persia nell'ottantennio precedente alla pace di Antalcida. Il libro II raccontava il tentativo fallito di [[Sfodria]] contro il [[Pireo (demo)|Pireo]] nel [[378 a.C.|378]].<ref>F 9.</ref> Leggiamo dal libro III la storia della battaglia di Tegira vinta da [[Pelopida]] sugli Spartani nel 375.<ref>F 11.</ref> Il libro IV conteneva poi la campagna del [[satrapo]] [[Farnabazo II]] contro l'[[XXX dinastia egizia|Egitto ribelle ai persiani]] (373), racconto in cui lo storico proponeva la sua spiegazione delle piene del [[Nilo]].<ref>F 12.</ref>
 
Gli storici hanno sostenuto che Callistene scrisse con un forte pregiudizio a favore di [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], ma non vi sono prove sufficienti di tale pregiudizio: infatti i frammenti suggeriscono semplicemente una forte ammirazione personale per [[Pelopida]] e il suo [[Battaglione sacro]] e, certamente, un notevole interesse per l'[[egemonia tebana]], con digressioni sulla [[mitologia tebana]] e sulla geografia ed etnografia della [[Beozia]]. Inoltre, a complemento dell'opera precedente, avrebbe scritto anche ''Sulla guerra sacra'', una [[monografia]] che descriveva appunto la terza guerra sacra, ove si erano arrestate le ''Elleniche''.<ref>[[Strabone]], XVII 1, 43.</ref>
 
Le ''Elleniche'' - nonostante i frammenti non permettano di distinguerle da altre opere coeve -, così come la monografia sulla guerra sacra, erano sicuramente opere prettamente storiografiche, preoccupate di descrivere gli eventi all'interno di un periodo ristretto: conservano solo rare allusioni a conflitti locali tra Stati greci, come la guerra degli [[Arcadia|Arcadi]] contro [[Elide]] e Sparta nel [[364 a.C.|364]]<ref>F 13.</ref> e lo scontro tra Sparta e [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] per l'egemonia,<ref>A tal proposito, sembra che per primo scrisse un riassunto di storia [[Messenia|messenica]] per illustrare meglio l'azione di [[Epaminonda]]: cfr. FF 23-24.</ref> con le battaglie di [[battaglia di Leuttra|Leuttra]]<ref>F 22.</ref> e [[Battaglia di Mantinea (362 a.C.)|Mantinea]].<ref>F 26.</ref>
 
Pare inoltre che Callistene si allontanasse dalla dottrina aristotelica accordando grande importanza a presagi ed oracoli: ad esempio, prima del disastro di [[Elice (Grecia)|Elice]] e Bura,<ref>FF 19-21.</ref> riporta l'aspetto di una colonna di fuoco e il fatto eccezionale del terremoto a Delo. Menzionava poi non meno di otto prodigi che annunciarono la battaglia di Leuttra, con la vittoria di Tebe e la sconfitta di Sparta. Nel citare, infine, l'oracolo di Apollo a Tegira menzionava altri oracoli del dio: quelli di Tebe, di [[Lebadea|Lebadeia]], di Abai e Delfi. Riferì che Bardyllis aveva vinto in [[Illiria]] seguendo un sogno. Questo spirito religioso, attento ai segni soprannaturali, avrebbe trovato sbocco anche nell'opera maggiore.
 
=== ''Gesta di Alessandro'' ===
Il capolavoro di Callistene erano, tuttavia, le incompiute ''Gesta di Alessandro'':<ref>''FGrHist'' 124, F 14, 28-38.</ref>, si trattava di un'opera [[Propaganda|propagandistica]], voluta da Alessandro stesso, che giungeva fino alla [[battaglia di Arbela]] ([[331 a.C.]]).<ref>FF 36-37.</ref> L'opera fece dello storico di Olinto uno dei più importanti [[storici di Alessandro Magno]].<br> Alessandro vi appariva come la figura di un eroe omerico: come [[Achille]] o [[Patroclo]], affrontava i combattimenti con un equipaggiamento sontuoso e gesta epiche, come appare dalle descrizioni delle sue battaglie, che facevano emergere i suoi meriti a fini propagandistici.
 
Callistene pubblicava l'opera man mano che la componeva, immediatamente dopo le vittorie macedoni, da lui narrate con stile vivo e toni apologetici, presentando il giovane macedone come il condottiero scelto dalla [[Lega panellenica]] per abbattere la [[hybris]] persiana e vendicare l'[[Seconda guerra persiana|invasione della Grecia voluta due secoli prima da Serse]].<ref>''FGrHist'' 124, F 14.</ref>
 
Dell'opera abbiamo due storie di battaglia: quella della [[battaglia di Isso]], nota da un esame critico di [[Polibio]], incompleto perché Polibio ne tratta solo alcuni aspetti; e quella della [[battaglia di Gaugamela]], trasmessa da [[Plutarco]], altrettanto frammentaria.<ref>Polibio, XII, 17-22; Plutarco, ''Alessandro'', 32-33.</ref> Ancora, la suprema consacrazione del Macedone doveva venire dal racconto della visita all'[[oracolo di Ammone]]. Per fortuna [[Strabone]]<ref>F 14.</ref> ha conservato - sia pure in forma abbreviata - questo racconto di Callistene, che sicuramente fu composto non senza l'approvazione di Alessandro:
{{q|Alessandro desiderava moltissimo la salita verso l'oracolo, poiché aveva imparato che già Perseo ed Eracle vi erano andati. Partito da Paretonion, nonostante i venti meridionali, tenne duro; perduto nella polvere, fu salvato dall'arrivo delle piogge e da due corvi che guidarono il suo cammino. [...] Il sommo sacerdote lasciava entrare soltanto il re nel tempio con l'abito ordinario, gli altri si cambiarono i vestiti e tutti ascoltarono al di fuori il responso dell'oracolo, ad eccezione di Alessandro, che era dentro; le risposte non sono state restituite oralmente come a Delfi e tra i Branchidi, ma in gran parte da gesti e segni, come in Omero: "Disse, e il Cronide diede un suo segno con le nere sopracciglia", con l'indovino nel ruolo di Zeus. L'uomo, però, aveva espressamente detto al re che lui era il figlio di Zeus. [..] Mentre Apollo aveva abbandonato l'oracolo dei Branchidi poiché il suo santuario era stato saccheggiato dai Branchidi, che all'epoca si erano schierati dalla parte dei Persiani di Serse, e che, invece, la fontana aveva cessato di zampillare, riprese poi, e deputati da Mileto portarono molti oracoli a Menfi relativi alla filiazione di Alessandro da Zeus, alla futura vittoria di Arbela, alla morte di Dario e alla rivolta di Sparta. Anche la Sibilla Eritrea proclamò la sua nobile origine. | trad. A. D'Andria}}
 
Sembra, ancora, a testimonianza del gusto per l'epico e l'esotico di Callistene, che un breve passaggio della ''[[Historia plantarum|Storia delle piante]]''<ref>II 2, 7.</ref> teofrastea potrebbe benissimo derivare dalla sua storia di Alessandro: [[Teofrasto]] descrive una pianta che chiama ''rhoa'', il cui frutto, normalmente acido, diventa dolce quando viene coltivato in Egitto; e aggiunge che «in Cilicia, sulle rive del Pinaros, dove fu combattuta la battaglia contro Dario, questo frutto è senza nocciolo». Questa collocazione ben precisa accompagnata dall'evocazione storica in effetti fa venire in mente Callistene.
 
Poiché Callistene era stato uno degli editori, insieme allo zio Aristotele, che prepararono una speciale edizione omerica per Alessandro<ref>Strabone, XIII 1, 27 = T 10 Jacoby.</ref> - l'"edizione della cassetta", così detta perché egli l'avrebbe sempre portata con sé in un piccolo scrigno - dai frammenti risulta spesso che tenesse presente l'appassionato interesse del re per i [[poemi omerici]], e sembra che il legame tra mitologia e storia avesse un ruolo importante nel suo commento sul significato delle gesta di Alessandro. L'opera, di fatto, si situava così all'inizio della leggenda sul sovrano, venendo a creare nel tempo il ''corpus'' letterario-mitologico conosciuto come ''[[romanzo di Alessandro]]'' (le versioni più antiche in greco vengono attribuite convenzionalmente ad un anonimo, detto appunto "Pseudo-Callistene") che ebbe molta fortuna in epoca [[medioevo|medioevale]] nella traduzione latina del [[X secolo]] di [[Leone Arciprete]], e nella successiva versione in francese realizzata nel [[XII secolo]], attribuita ad [[Alexandre de Bernay]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Paul Péedech, ''Historiens compagnons d'Alexandre. Callisthène - Onésicrite - Néarque - Ptolémée - Aristobule'', Paris, Les Belles Lettres, 1984, pp. 15-70.
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* 'Callistene e Alessandro', di Alina Veneri, ΠΡΑΚΤΙΚΑ 24-30/8, 1999 (ΑΘΗΝΑΙ 2002), pp.966-976; in Academia.edu .{{Collegamenti esterni}}
* {{Collegamenti esterni}}
 
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