Aaron Burr: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
| nome = Aaron Burr
| immagine = John Vanderlyn - Official Portrait of Vice President Aaron Burr.jpg
|immagine= AaronBurr.jpg
| didascalia =
| carica = 3º [[Vicepresidente degli Stati Uniti d'America]]
|mandato mandatoinizio = 4 marzo [[1801]] - 4 marzo [[1805]]
| mandatofine = 4 marzo 1805
|presidente= [[Thomas Jefferson]]
|predecessore presidente = [[Thomas Jefferson]]
| predecessore = Thomas Jefferson
|successore= [[George Clinton (politico)|George Clinton]]
| successore = [[George Clinton (politico)|George Clinton]]
|partito= [[Partito Democratico-Repubblicano]]
| partito = [[Partito Democratico-Repubblicano]]
|tendenza=
| titolo di studio =
| professione =
| firma = Aaron Burr Signature2.svg
}}
{{Bio
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|Epoca2 = 1800
|Attività = politico
|Attività2 = banchiere
|Nazionalità = statunitense
|PostNazionalità = , membro del [[Partito Democratico-Repubblicano]]. Nel corso della sua carriera politica ricoprì sia la carica di deputato dello stato di New York chesia di senatore, prima di essere eletto [[vicepresidente degli Stati Uniti d'America]] sotto la presidenza di [[Thomas Jefferson]] dal [[1801]] al [[1805]]
}}
 
Dapprima membro del [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|partito federalista]], Burr passò nel [[1791]], grazie all'influenza esercitata dall'allora [[Governatore di New York|governatore dello Stato di New York]] [[George Clinton (politico)|George Clinton]], al [[Partito Democratico-Repubblicano]]. In seguito duranteDurante il suo mandato di vicepresidente divenne famoso per avere ucciso in un [[duello]] il suo rivale politico [[Alexander Hamilton]] e per essere stato in seguito accusato di [[alto tradimento]], a causa di unaun presuntapresunto piano di secessione di alcuni dei territori dell'ovest. Rilasciato nel [[1807]] per assenza di prove, rimane a tutt'oggi uno dei personaggi più controversi della [[storia degli Stati Uniti d'America]].
 
== Biografia ==
=== Infanzia e adolescenza ===
[[File:Jonathan Edwards.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|uprightverticale|[[Jonathan Edwards (teologo)|Jonathan Edwards]], il nonno di Burr]]
Burr nacque a [[Newark]], nel [[New Jersey]], dal reverendo [[Aaron Burr Senior]], ministro [[presbiteriano]] e secondo presidente del College of New Jersey, nel frattempo divenuta la [[Princeton University]], e sua madre, Esther Edward, figlia di [[Jonathan Edwards (teologo)|Jonathan Edwards]], un famoso teologo [[calvinismo|calvinista]]. Nel [[1757]] morì improvvisamente suo padre ed un anno più tardi anche sua madre, rimanendo, all'età di due anni, orfano di entrambi genitori. Il giovane Burr fu quindi adottato dallo zio Timothy Edwards che si prese cura sia di lui che di sua sorella Sally, impartendo ad entrambi i bambini una educazione idonea al loro ceto sociale e assumendo come insegnante personale per entrambi lo studioso [[Tapping Reeve]].
 
Burr nacque a [[Newark]], nel [[New Jersey]], nel 1756 dal reverendo [[Aaron Burr Senior]], ministro [[Presbiterianesimo|presbiteriano]] e secondo presidente del College of New Jersey, e da Esther Edward, figlia di [[Jonathan Edwards (teologo)|Jonathan Edwards]], un celebrato teologo [[calvinismo|calvinista]]. Nel 1757 morì improvvisamente suo padre e un anno più tardi anche sua madre. Il piccolo Burr e sua sorella Sally, di due anni più grande, furono quindi affidati in custodia a diversi parenti, trasferendosi tra [[Massachusetts]], [[Pennsylvania]] e New Jersey, fino a quando vennero adottati dallo zio Timothy Edwards, che si prese cura della loro crescita ed educazione.<ref name="Elkins744">{{Cita|Elkins, 1993|p. 744}}.</ref><ref name="Britannica">{{cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Aaron-Burr|titolo=Aaron Burr|sito=[[Enciclopedia Britannica]]|accesso=21 dicembre 2021|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211019065102/https://www.britannica.com/biography/Aaron-Burr|urlmorto=no}}</ref>
All'età di undici anni lo zio lo iscrisse presso il College of New Jersey, che però rifiutò l'iscrizione di Burr a causa della sua età. Burr proseguì quindi i suoi studi per ulteriori due anni a casa dello zio. Nel [[1769]] fu infine accettata la sua iscrizione e nel giro di tre anni concluse i suoi studi. Il periodo trascorso presso il college influenzò in maniera decisiva il modo di pensare del giovane Burr per il resto della sua vita. Durante il periodo in cui Burr fu studente, il College of New Jersey, sotto la direzione dell'allora preside [[John Witherspoo]], divenne una delle istituzioni più radicali nel nuovo mondo, che non esitava in seguito all'aumentare delle tensioni tra le colonie inglesi e la madrepatria a criticare apertamente la [[politica del Regno Unito]] in nord America.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|pp. 81-85}}.</ref> Tale posizione fu infine anche una delle causa per le quali questo college vantò in seguito, nel corso della [[rivoluzione americana]], il più ampio numero di ex studenti a cui furono assegnate cariche istituzionali in quello che sarebbe divenuto più tardi il primo governo statunitense. Tra i 13 studenti che nel 1771 completarono i loro studi presso il College of New Jersey vi erano infatti [[James Madison]], [[Gunning Bedford, Jr.]], [[Philip Freneau]] e [[Hugh Henry Brackenridge]] mentre un anno dopo, quando anche Burr terminò gli studi, assieme a lui vi erano [[Aaron Ogden]], [[Henry Lee]] e [[William Bradford (1755–1795)|William Bradford]].
 
All'età di undici anni lo zio lo iscrisse al [[Università di Princeton|College of New Jersey]], che però lo rifiutò a causa della sua giovane età. Burr proseguì quindi i suoi studi per ulteriori due anni a casa dello zio. Nel 1769 fu infine accettata la sua iscrizione e nel giro di tre anni concluse i suoi studi. Il periodo trascorso presso il college influenzò in maniera decisiva il modo di pensare del giovane Burr: sotto la direzione dell'allora preside [[John Witherspoon (politico)|John Witherspoon]], l'istituto si era infatti affermato come una delle istituzioni più radicali nel nuovo mondo, che non esitava, in seguito all'aumentare delle tensioni tra le colonie inglesi e la madrepatria, a criticare apertamente la [[politica del Regno Unito]] in Nord America.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|pp. 81-85}}.</ref>
Terminati gli studi presso il College of New Jersey, Burr iniziò i suoi studi in [[teologia]], ma abbandonò due anni dopo iniziando i suoi studi in legge a [[Litchfield (Connecticut)|Litchfield]] seguendo i corsi tenuti da [[Tapping Reeve]], che precedentemente lo aveva avuto come studente in casa di suo zio. Interruppe gli studi allo scoppio della [[rivoluzione americana]], arruolandosi sotto il comando di [[Benedict Arnold]], [[George Washington]] e [[Israel Putnam]].
 
Dopo aver conseguito la laurea, Burr continuò i suoi studi in [[teologia]], inizialmente ancora al College of New Jersey e in seguito presso il pastore [[presbiterianesimo|presbiteriano]] Joseph Bellamy, che però abbandonò dopo due anni. Iniziò quindi a studiare legge a [[Litchfield (Connecticut)|Litchfield]], seguendo i corsi tenuti da suo cognato Tapping Reeve,<ref name="Elkins744"/><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 9-16}}.</ref> ma interruppe gli studi nel 1775 allo scoppio della [[rivoluzione americana]].<ref name="Britannica"/>
=== Guerra di Indipendenza ===
{{vedi anche|Guerra di indipendenza americana}}
[[File:The Death of General Montgomery in the Attack on Quebec December 31 1775.jpeg|thumb|upright=1.4|''The Death of General Montgomery in the Attack on Quebec'', questo dipinto di [[John Trumbull]] del 1786 divenne una delle icone della rivoluzione americana. Il pittore non ha ritratto Burr ma il suo amico Matthias Ogden, anche se egli all'epoca era ricoverato in un ospedale da campo e non poteva aver partecipato alla battaglia.<ref name=Isenberg2728>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 27–28}}.</ref>]]
Quando, nel [[1775]], scoppiò la guerra di indipendenza, Burr si arruolò insieme al suo amico [[Matthias Ogden]] come volontario nell'[[Esercito Continentale]]. Nel settembre dello stesso anno partecipò alla campagna militare organizzate da [[Benedict Arnold]] nel [[Maine]] per attaccare la fortezza britannica nella città di [[Québec (città)|Québec]]. Lo scopo di tale operazione era quella di inviare rinforzi alle truppe di [[Richard Montgomery]] che fino ad allora nel corso dell'invasione americana del [[Canada]] erano state vittoriose. Dopo avere raggiunto le truppe di Montgomery, Burr fu promosso da Benedict Arnold "aiutante di campo". Sempre lo stesso anno, il 31 dicembre, Burr si fece notare per la sua eroica impresa di aver tentato di recuperare la salma del generale Montgomery che era caduto nel corso della [[Battaglia di Québec (1775)|Battaglia di Québec]]. Tali gesta furono in seguito descritte da [[Samuel Spring]] in un'opera intitolata ''The Death of General Montgomery at the Siege of Quebec'' pubblicata nel [[1777]]. Tale impresa gli valse nel [[1776]] anche l'elogio da parte del [[Congresso Continentale]], ma ciò nonostante Burr non ricevette nessuna promozione.<ref name=Isenberg2728/><ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 41-42}}.</ref>
 
=== Guerra di indipendenza ===
Al termine della campagna militare in Canada, Burr ritornò nella primavera del [[1776]] a [[New York]], dove all'epoca vi si trovava anche [[George Washington]]. Qui fu assegnato, su raccomandazione di [[Joseph Reed]], a servire sotto il comando di Washington, ma fu successivamente riassegnato sotto il comando del generale [[Israel Putnam]]. Durante l'attacco inglese all'[[Manhattan|isola di Manhattan]] nel corso dello stesso anno, Burr si fece nuovamente notare, quando grazie alla sua prontezza riuscì ad evitare che le truppe dell'esercito continentale potessero essere accerchiate. Ciò nonostante l'azione di Burr non venne menzionata il giorno seguente da Washington, fatto che spinse Burr a ritenere l'atteggiamento di Washington ostile nei suoi confronti.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 49-50}}.</ref>
{{vedi anche|Guerra d'indipendenza americana}}
Nel luglio del 1776 Burr fu promosso al grado di [[tenente colonnello]] e gli fu assegnata la difesa dei confini dei territori di New York e del New Jersey, assumendo di fatto il comando del reggimento di [[William Malcolm]]. Il successo più importante che riuscì ad ottenere ricoprendo questa carica fu la cattura di un piccolo contingente britannico nel settembre [[1777]] che era stato inviato in esplorazione presso [[Hackensack (New Jersey)|Hackensack]].<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 50-55}}.</ref> Successivamente fu trasferito insieme al suo reggimento in [[Pennsylvania]] per partecipare alla liberazione delle città di [[Filadelfia]], dove pare che in tale occasione sia anche riuscito a prevenire un [[ammutinamento]] tra le proprie truppe.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 55-56}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 43}}.</ref>
[[File:The Death of General Montgomery in the Attack on Quebec December 31 1775.jpeg|miniatura|''The Death of General Montgomery in the Attack on Quebec''; questo dipinto di [[John Trumbull]] del 1786 divenne una delle icone della rivoluzione americana. Il pittore non ha ritratto Burr, ma il suo amico Matthias Ogden, anche se egli all'epoca era ricoverato in un ospedale da campo e non poteva aver partecipato alla battaglia<ref name=Isenberg2728>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 27-28}}.</ref>]]
 
Quando nel 1775 scoppiò la guerra di indipendenza, Burr si arruolò insieme al suo amico [[Matthias Ogden]] come volontario nell'[[esercito continentale]]. Nel settembre dello stesso anno partecipò alla campagna militare organizzata da [[Benedict Arnold]] nel [[Maine]] per attaccare la fortezza britannica nella città di [[Québec (città)|Québec]]. Lo scopo di tale operazione era quella di inviare rinforzi alle truppe di [[Richard Montgomery]] che, fino ad allora, nel corso dell'invasione americana del [[Canada]], erano state vittoriose. Dopo aver raggiunto le truppe di Montgomery, Burr fu promosso da Arnold [[aiutante di campo]]. Sempre lo stesso anno, il 31 dicembre, Burr si fece notare per il tentativo eroico di recuperare la salma del generale Montgomery, che era caduto nel corso della [[Battaglia di Québec (1775)|battaglia di Québec]]. Tale impresa gli valse nel 1776 anche l'elogio da parte del [[Congresso continentale]], ma, ciò nonostante, Burr non ricevette nessuna promozione.<ref name=Isenberg2728/><ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 41-42}}.</ref>
L'ultima azione militare alla quale prese parte fu la [[battaglia di Monmouth]] il 25 giugno [[1778]], dove fu, come molti, vittima di un [[ipertermia|colpo di sole]] che gli fu poi, per molti anni, causa di disturbi. Sempre in tale occasione il suo reggimento venne decimato dall'artiglieria britannica; ad inasprire ulteriormente le relazioni tra Burr e Washington, si aggiunse la condotta del futuro primo presidente nel corso della battaglia che Burr ritenne non appropriata e il processo che si tenne in seguito nei confronti del generale [[Charles Lee]].<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 56-59}}.</ref> Nel gennaio 1779 venne infine trasferito nella [[Contea di Westchester]], a nord di Manhattan, dove dall'inizio del conflitto passava il confine tra i due schieramenti. Come ufficiale responsabile della difesa della Westchester County, Burr riuscì a reclutare nuovi sostenitori tra la popolazione che viveva in quelle terre e sempre grazie all'appoggio della popolazione fu anche in grado di organizzare una rete di spie che lo informavano sui movimenti del nemico. In seguito però, a causa delle sue condizioni fisiche che erano peggiorate in maniera vistosa nel corso degli ultimi mesi, fu costretto, nel marzo del 1779, a dare le dimissione per poi essere congedato dall'esercito continentale.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 59-63}}.</ref>
 
Al termine della campagna militare in Canada, Burr ritornò nella primavera del 1776 a [[New York]], dove all'epoca si trovava anche [[George Washington]]. Qui fu assegnato, su raccomandazione di [[Joseph Reed]], a servire sotto il comando di Washington, ma fu successivamente riassegnato al generale [[Israel Putnam]]. Durante l'attacco inglese all'[[Manhattan|isola di Manhattan]] nel corso dello stesso anno, Burr si fece nuovamente notare quando, grazie alla sua prontezza, riuscì a evitare che le truppe dell'esercito continentale venissero accerchiate. Tuttavia l'azione di Burr non venne menzionata il giorno seguente da Washington, fatto che spinse Burr a ritenere l'atteggiamento di Washington ostile nei suoi confronti.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 49-50}}.</ref> Nel luglio del 1776 Burr fu promosso al grado di [[tenente colonnello]] e gli fu assegnata la difesa dei territori di New York e del New Jersey, assumendo di fatto il comando del reggimento di [[William Malcolm]]. Il successo più importante che riuscì a ottenere ricoprendo questa carica fu la cattura di un piccolo contingente britannico che era stato inviato in esplorazione presso [[Hackensack (New Jersey)|Hackensack]], nel settembre 1777.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 50-55}}.</ref> Successivamente fu trasferito, insieme al suo reggimento, in Pennsylvania per partecipare alla liberazione delle città di [[Filadelfia]], dove pare che sia anche riuscito a scongiurare un [[ammutinamento]] tra le proprie truppe.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 55-56}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 43}}.</ref>
Terminata la sua carriera militare riprese quindi i suoi studi in legge, anche se continuò a partecipare occasionalmente a missioni per i generali dell'esercito continentale, come fece ad esempio in più di una occasione per [[Arthur St. Clair]]. Il 5 luglio [[1779]] partecipò ad una azione contro gli inglesi assieme ad un gruppo di studenti dell'[[Università di Yale]] nei pressi di [[New Haven]], la quale guidata dal Capitano [[James Hillhouse]] riuscì a respingere l'avanzata inglese. Nonostante le missioni a cui ha partecipato, Burr fu in grado di finire i suoi studi e ad entrare in un'agenzia di avvocati a [[Albany (New York)|Albany]] nel [[1782]]. Dopo la guerra, cominciò una carriera legale e politica che lo portò fino alla carica di vicepresidente. Cominciò a praticare la sua professione a [[New York]], dopo l'allontanamento delle truppe inglesi l'anno seguente.
 
L'ultima azione militare alla quale prese parte fu la [[battaglia di Monmouth]] il 28 giugno 1778, dove fu, come molti, vittima di un [[ipertermia|colpo di sole]] che gli creò disturbi per molti anni. Sempre in tale occasione il suo reggimento venne decimato dall'artiglieria britannica. A inasprire ulteriormente le relazioni tra Burr e Washington si aggiunsero la condotta del futuro primo presidente nel corso della battaglia, che Burr ritenne non appropriata, e il processo che si tenne in seguito nei confronti del generale [[Charles Lee]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 46}}.</ref><ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 56-59}}.</ref> Nel gennaio 1779 venne infine trasferito nella [[Contea di Westchester]], a nord di Manhattan, dove dall'inizio del conflitto passava il confine tra i due schieramenti. Come ufficiale responsabile della difesa della Westchester County, Burr riuscì a reclutare nuovi sostenitori tra la popolazione locale e ad organizzare una rete di spie per monitorare i movimenti del nemico. In seguito, però, a causa del vistoso peggioramento delle sue condizioni di salute, fu costretto, nel marzo del 1779, a dare le dimissioni, per poi essere congedato dall'esercito continentale.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 59-63}}.</ref>
 
Terminata la sua carriera militare, Burr riprese i suoi studi in legge, anche se continuò a partecipare occasionalmente a missioni per i generali dell'esercito continentale, come fece ad esempio in più di un'occasione per [[Arthur St. Clair]]. Il 5 luglio 1779 partecipò agli ordini del capitano [[James Hillhouse]], assieme a un gruppo di studenti dell'[[Università Yale]], a un'azione contro gli inglesi nei pressi di [[New Haven]], che sortì l'effetto di respingere l'avanzata nemica.<ref>{{Cita|Parton, 1861|pp. 124-125}}.</ref> Terminati gli studi, nel 1782 Burr entrò a far parte di uno [[studio legale]] ad [[Albany (New York)|Albany]] e l'anno seguente, dopo l'allontanamento delle truppe inglesi e la fine della guerra, cominciò a praticare l'avvocatura a New York.<ref name="Hecht57">{{Cita|Hecht, 1967|p. 57}}.</ref>
 
=== Carriera politica ===
==== I primi anni ====
[[File:Aaron Burr.jpg|thumbminiatura|verticale|Aaron Burr]]
 
Nel [[1778]] Burr incontrò per la prima volta Theodosia Prevost, la quale sarebbe divenuta in seguito sua moglie, anche se all'epoca quest'ultima era ancora sposata con un ufficiale inglese; questo però non impedì che Prevost nutrisse una profonda simpatia per la causa rivoluzionaria, tanto che in seguito alla battaglia di Monmouth ella organizzò in presenza di George Washington una festa presso la sua tenuta ''The Hermitage'' nel New Jersey per celebrare l'evento. Nel [[1781]], dopo essere stato inviato in [[Giamaica]], il marito di Theodosia Prevost morì di [[febbre gialla]] e neanche un anno dopo, il 2 luglio [[1782]], Theodosia si risposò con Aaron Burr. La coppia ebbe due figlie delle quali però solo una raggiunse l'età adulta. Nonostante le apparenze il matrimonio fu più volte funestato dalle fin troppo fragili condizioni di salute di Theodosia che morì infine nel [[1794]] all'età di 48 anni. Ciò nonostante sorprendentemente emancipata per l'epoca era la condizione femminile in casa Burr, tanto che dopo la morte di sua moglie, Burr volle la migliore istruzione possibile per la figlia e fece appendere un dipinto di quest'ultima fatto da [[Mary Wollstonecraft]] nel suo studio.
Nel 1778 Burr incontrò per la prima volta Theodosia Prevost, la quale sarebbe divenuta in seguito sua moglie, anche se all'epoca era ancora sposata con un ufficiale inglese.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edward G. Williams|titolo=The Prevosts of the Royal Americans|rivista=Western Pennsylvania Historical Magazine|volume=56|numero=1|data=gennaio 1973|pp=16-17|lingua=en}}</ref> Questo però non impediva che la donna nutrisse una profonda simpatia per la causa rivoluzionaria, tanto che la sua tenuta "The Hermitage" nel New Jersey era diventata un punto di ritrovo per molti membri di spicco della rivoluzione e soldati.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 64-66}}.</ref> Nel 1781, dopo essere stato inviato in [[Giamaica]], il marito di Theodosia morì di [[febbre gialla]]<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 70}}.</ref>; neanche un anno dopo, il 2 luglio 1782, ella si risposò con Aaron Burr.<ref name="Hecht57"/> La coppia ebbe due figlie, delle quali però solo una raggiunse l'età adulta.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 75-76}}.</ref> Il matrimonio fu più volte funestato dalle fin troppo fragili condizioni di salute di Theodosia, che morì infine nel 1794 all'età di 48 anni.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 197}}.</ref>
 
Nel 1781 lo Stato di [[New York (stato)|Stato di New York]] approvò un'ordinanza che proibiva a tutti gli avvocati che si erano schierati a favore degli inglesi o che avevano apertamente dimostrato simpatie nei confronti del [[Regno Unito]] di esercitare la professione. Dal momento che alla maggior parte deglidei avvocatilegali in città era stata sospesa la licenza, per deii giovani avvocati, quali potevano essereerano Burr o il suo futuro rivale [[Alexander Hamilton]], si offrirono quindiaprirono diverse possibilità per mettere alla prova le proprie capacità.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 75-82}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 88}}.</ref> Burr divenne ben presto membro dell'élite nel suo campo e spiccò tra i suoi colleghi avvocati per i suoi clienti illustri e per gli alti onorari. Sia lui sia Hamilton raggiunsero una tale fama a New York da aggiudicarsi quasi tutti i maggiori processi.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 93}}.</ref>
 
[[File:GeorgeClinton.png|miniatura|sinistra|[[George Clinton (politico)|George Clinton]], primo governatore dello stato di New York]]
Come avvenne per Hamilton anche Burr divenne ben presto membro di una élite nel suo campo e spiccò tra gli avvocati che potevano vantare il maggiore numero di clienti illustri e di conseguenza essere anche tra quelli meglio retribuiti. Sia Hamilton che Burr divennero tanto famosi a New York che nessun processo di rilievo si poteva tenere senza che almeno uno dei due fosse presente.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 93}}.</ref> Degno di nota fu certamente il caso ''"Popolo contro Levi Weeks"'', nel corso del quale entrambi furono assunti dallo stesso mandante per assumere la sua difesa.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 85-93}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 189–196}}.</ref>
 
La carriera politica di Burr ebbe invece inizio con la sua nomina a deputato nello Stato di New York nel 1784, dove si fece prevalentemente notare per le sue assenze e la scarsa partecipazione alle discussioni politiche. Questo non impedì però che venisse rieletto nel 1785. Il suo secondo mandato come deputato fu segnato da un maggiore impegno, che gli valse in diverse occasioni la nomina in alcune commissioni d'inchiesta istituite in quel periodo. Di rilievo durante il suo secondo mandato fu una sua proposta di legge per l'immediata [[abolizionismo|abolizione della schiavitù]] nello Stato di New York, anche se, in aperta contraddizione a questa sua mozione per l'epoca radicale, lo stesso Burr continuava a tenere alcuni schiavi per le faccende domestiche.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 120}}.</ref> Fu infine proposto nel 1788 come membro della delegazione con il compito di ratificare per conto dello Stato di New York la [[costituzione degli Stati Uniti d'America]], ma rifiutò l'incarico.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 131-132}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 100}}.</ref>
[[File:GeorgeClinton.png|thumb|left|[[George Clinton (politico)|George Clinton]], primo governatore dello stato di New York]]
La carriera politica di Burr ebbe invece inizio con la sua nomina di deputato nello Stato di New York nel [[1784]], dove si fece prevalentemente notare per le sue assenze. Questo non poté però impedire che egli fosse rieletto nel [[1785]]. Rispetto al suo primo mandato, che lo aveva visto solo di rado partecipare alle discussioni politiche, il suo secondo mandato come deputato fu certamente segnato da un maggiore impegno che gli valse in diverse occasioni la nomina per fare parte di alcune commissioni di inchiesta istituite in quel periodo. Di rilievo durante il suo secondo mandato fu certamente una proposta di legge avanzata da Burr stesso per l'immediata [[abolizione della schiavitù]] nello Stato di New York. Nonostante questa sua proposta, per l'epoca radicale, questo non poté impedire che Burr, come d'altronde anche Hamilton, continuasse a tenere alcuni [[schiavo|schiavi]] per le faccende domestiche.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 120}}.</ref> Sorprendente è invece il fatto per il quale Burr decise di astenersi nel modo più assoluto dal partecipare alla redazione della costituzione degli Stati Uniti. Fu infine proposto nel [[1788]] come membro della delegazione con il compito di ratificare per conto dello Stato di New York la costituzione ma rifiutò l'incarico.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 131-132}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 100}}.</ref>
 
LeIn accesequesto periodo le discussioni riguardo a diversi aspetti della costituzione furonoerano alla base di intensi confronti politici nei diversi stati comeStati. anche nello Stato diA New York, e furono per qualche tempo anche alla base di scontri al livello politico tra le famiglie più influenti. Inin particolare, asi Newerano York questa situazione aveva delineato una società divisa informati tre schieramenti contrapposti che facevano a capo a tre tra le più importanti ede influenti famiglie della città.: Il potere che all'epoca era spartito tra le famigliei Clinton, i Livingston e gli Schuyler. L'egemonia era inizialmente concentratoesercitata nellodallo schieramento dei sostenitori della famiglia Clinton, che potevano contare sull'appoggio del [[Governatore di New York|governatore dello stato di New York]] [[George Clinton (politico)|George Clinton]] a favore di una posizione antifederalista. Per prevaricarecontrastare lo strapotere di questoquesta schieramentofazione, Burr ede Hamilton diedero il via ada una campagna per sostenere il loro candidato [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|federalista]] [[Robert Yates]], che però non riuscì a vincere le elezioni per divenire governatore. PerClinton mitigareoffrì quindiallora la rivalità traa Burr ela Clinton quest'ultimo decisecarica di nominarlo [[Attorneyprocuratore Generalgenerale]] dello Stato di New York, nella speranza di poterloriconciliare convincerele inparti futuroe di convincerlo a sostenere in futuro la causa antifederalista.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 134-135}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 104–105104-105}}.</ref>
 
==== Il periodo da senatore ====
[[File:Burr.jpg|miniatura|verticale|Aaron Burr ritratto nel 1793, probabile opera di [[Gilbert Stuart]], New Jersey Historical Society, Newark]]
Nel [[1791]] il già fragile rapporto che vi era tra Burr ed Alexander Hamilton, che nel frattempo era divenuto segretario del tesoro, venne completamente compromesso dalle divergenze che vi furono tra i due. Sempre lo stesso anno il governatore Clinton propose Burr come senatore dello Stato di New York per sostituire l'allora senatore in carica [[Philip Schuyler]], suocero di Hamilton e forte sostenitore della causa federalista. Pertanto Burr si alleò con l'allora cancelliere dello Stato di New York [[Robert R. Livingston]], che fino ad allora risultava tra i principali sostenitori di Hamilton. Livingston decise infatti, in seguito al complotto che aveva tramato Hamilton nei confronti di [[Thomas Duane]], il marito di una cugina di terzo grado di Livingston, per favorire nell'elezione del 1789 il suo candidato al senato [[Rufus King]] al posto di Duane, di rompere qualsiasi rapporto con i federalisti e di sostenere la causa antifederalista di Clinton. Grazie all'appoggio sia di Clinton che di Livingston Burr riuscì ad essere eletto senatore e nel marzo del 1791 lasciò quindi la sua carica di ''attoney general'' dello Stato di New York nella quale gli succedette [[Morgan Lewis]] per essere nominato senatore dello Stato di New York.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 139-144}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 105–106}}.</ref><ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 187–192}}.</ref>
[[File:Burr.jpg|thumb|Aaron Burr, ritratto nel 1793. Probabile opera di [[Gilbert Stuart]].<br />New Jersey Historical Society, Newark.]]
Poco dopo la sua nomina a senatore Burr partecipò insieme ad altri due tra i principali esponenti della causa antifederalista, [[James Madison]] e [[Thomas Jefferson]], ad un incontro segreto. Per evitare ogni sospetto i tre si incontrarono nei boschi di New York con il pretesto di volere partecipare ad una raccolta di erbe officinali. Se pure in seguito la notizia di tale incontro sia trapelata, resta tuttora un mistero su cosa i tre abbiano discusso in tale occasione e non si può escludere che in tale occasione possano aver gettato le basi di quello che sarebbe poi divenuto il [[Partito Democratico-Repubblicano]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 107}}.</ref><ref>{{Cita|Young, 1967|p. 197–198}}.</ref>
 
Nel 1791 il già fragile rapporto tra Burr e Hamilton, che nel frattempo era divenuto [[Segretario al tesoro degli Stati Uniti d'America|segretario al tesoro]], venne definitivamente compromesso da una serie di divergenze. Il governatore Clinton propose infatti Burr come senatore dello Stato di New York per sostituire l'allora senatore in carica [[Philip Schuyler]], suocero di Hamilton e forte sostenitore della causa federalista. Pertanto Burr si alleò con l'allora cancelliere di New York [[Robert R. Livingston]], che fino ad allora risultava tra i principali sostenitori di Hamilton. Grazie all'appoggio di Clinton e di Livingston, nel marzo 1791 Burr riuscì a sconfiggere Schuyler e ad essere eletto senatore.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 139-144}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 105-106}}.</ref><ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 187-192}}.</ref> Poco dopo Burr partecipò insieme ad altri due tra i principali esponenti della causa antifederalista, [[James Madison]] e [[Thomas Jefferson]], a un incontro segreto. Per evitare ogni sospetto, i tre si incontrarono nei boschi di New York con il pretesto di raccogliere erbe officinali. Se pure in seguito la notizia di tale incontro sia trapelata, resta tuttora un mistero su cosa i tre abbiano discusso e non si può escludere che in tale occasione possano aver gettato le basi di quello che sarebbe poi divenuto il [[Partito Democratico-Repubblicano]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 107}}.</ref><ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 197-198}}.</ref>
Ben presto, potendo contare su un gruppo di fedeli elettori, di notevoli appoggi sia negli Stati del sud che nello Stato di New York e di molti simpatizzanti nel partito repubblicano, Burr riuscì a consolidare ed ampliare rapidamente il suo potere.<ref>{{Cita|Young, 1967|p. 329}}.</ref> Tra i suoi più fedeli sostenitori vi erano certamente alcuni dei più convinti sostenitori di Clinton, quali [[Marinus Willett]], [[Melancton Smith]] e [[Peter Van Gaasbeck]], ai quali in seguito si aggiunsero anche [[Matthew L. Davis]], [[John Swartwout]], [[Robert Swartwout]], [[Samuel Swartwout]] e [[Peter Irving]].<ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 278–279, 430–431}}.</ref> Nel 1792 poi, in seguito allo scandalo elettorale che travolse Clinton durante le elezioni per un nuovo governatore dello Stato di New York, molti proposero Burr come suo successore. Ciò nonostante Burr si batté in tribunale per fare riconoscere la vittoria elettorale di Clinton nei confronti di [[John Jay]] nonostante nel corso del processo fossero state dimostrate diverse irregolarità e vi fosse il sospetto di un broglio elettorale.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 109-113}}.</ref> Nel 1792 Burr si candidò come vicepresidente degli Stati Uniti ma la sua candidatura fu respinta sia da [[James Monroe]] che da [[James Madison]] che candidarono invece al suo posto George Clinton, anche se poi alla fine il posto di vicepresidente andò a [[John Adams]].<ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 324–330}}.</ref> Pare inoltre probabile come alcune lettere dimostrano, che anche in tale occasione Hamilton abbia tramato un complotto nei confronti di Burr cercando di discreditarlo, motivando che il suo gesto di volersi opporre in maniera tanto ostinata all'elezione di Burr non fosse solo un dovere morale e politico ma persino religioso.<ref>Lettera di Hamilton ad una persona ignota, 21 settembre 1792. {{Cita|Lomask, 1979|p. 174}}.</ref>
 
Ben presto, potendo contare su un gruppo di fedeli elettori, di notevoli appoggi sia negli Stati del sud sia nello Stato di New York e di molti simpatizzanti nel partito repubblicano, Burr riuscì a consolidare e ampliare il suo potere.<ref>{{Cita|Young, 1967|p. 329}}.</ref> Tra i suoi più convinti sostenitori vi erano alcuni dei maggiori alleati di Clinton, quali [[Marinus Willett]], [[Melancton Smith]] e [[Peter Van Gaasbeck]], ai quali in seguito si aggiunsero anche [[Matthew L. Davis]], John Swartwout, [[Robert Swartwout]], [[Samuel Swartwout]] e [[Peter Irving]].<ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 278-279, 430-431}}.</ref> Pertanto nel 1792, in seguito allo scandalo elettorale che travolse Clinton durante le elezioni per un nuovo governatore dello Stato di New York, molti proposero Burr come suo successore; ciò nonostante, Burr si batté in tribunale per far riconoscere la vittoria elettorale di Clinton nei confronti di [[John Jay]], sebbene nel corso del processo fossero emerse diverse irregolarità e vi fosse il sospetto di brogli elettorali.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 109-113}}.</ref> Nello stesso anno Burr si candidò come vicepresidente degli Stati Uniti, ma la sua nomina fu respinta sia da [[James Monroe]] sia da [[James Madison]], che candidarono invece al suo posto George Clinton, anche se alla fine il posto di vicepresidente andò a [[John Adams]].<ref>{{Cita|Young, 1967|pp. 324-330}}.</ref> Pare inoltre probabile che in tale occasione Hamilton abbia tramato un complotto nei confronti di Burr per cercare di screditarlo, come sembra emergere da alcune lettere in cui Hamilton motiva la sua opposizione tanto ostinata all'elezione di Burr come un dovere non solo morale e politico, ma persino religioso.<ref>Lettera di Hamilton a una persona ignota, 21 settembre 1792. {{Cita|Lomask, 1979|p. 174}}.</ref>
A favorire ulteriormente la carriera di Burr vi furono certamente anche il provvisorio ritiro dalle scena politica di Thomas Jefferson e la nomina di James Monroe ad ambasciatore a Parigi, che privò di due dei più importanti esponenti di quel periodo il senato americano.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 156-157}}.</ref> Di conseguenza spettò a Burr l'onere di assumere la difesa di [[Albert Gallatin]] la cui carica di segretario del tesoro era stata messa a rischio dalla maggioranza federalista al Congresso ed al senato.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 132-134}}.</ref> Nel 1794 fece parte di una piccola minoranza che si oppose alla ratifica del trattato con l'Inghilterra.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 135-137}}.</ref> Contrariamente alla maggioranza dei deputati e senatori Burr era favorevole ad un trattato con la [[Francia]] piuttosto che con il [[Regno Unito]]. Sempre nello stesso periodo il rapporto tra Burr e Washington che aveva già risentito delle loro divergenze nel corso della guerra di indipendenza peggiorò ulteriormente. Il rapporto fu infine definitivamente compromesso nel 1794 quando a Burr su ordine di Washington fu proibito l'accesso agli archivi della guerra di indipendenza, di fatto precludendogli la possibilità di realizzare un libro sugli eventi storici che lo avevano visto protagonista in quel periodo.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 158}}.</ref>
 
A favorire ulteriormente la carriera di Burr vi furono anche il provvisorio ritiro dalla scena politica di Thomas Jefferson e la nomina di James Monroe ad ambasciatore a Parigi, che privò il senato americano di due dei più importanti esponenti di quel periodo.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 156-157}}.</ref> Di conseguenza spettò a Burr l'onere di assumere la difesa di [[Albert Gallatin]], la cui carica di segretario del tesoro era stata messa a rischio dalla maggioranza federalista al Congresso e al senato.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 132-134}}.</ref> Nel 1794 fece parte di una piccola fazione che si oppose alla ratifica del trattato con l'Inghilterra.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 135-137}}.</ref> Contrariamente alla maggioranza dei deputati e senatori Burr era favorevole a un trattato con la [[Francia]] piuttosto che con il [[Regno Unito]]. Sempre nello stesso periodo il rapporto tra Burr e Washington, che aveva già risentito delle loro divergenze nel corso della guerra di indipendenza, si ruppe definitivamente quando a Burr, su ordine di Washington, fu proibito l'accesso agli archivi della guerra di indipendenza, di fatto precludendogli la possibilità di realizzare un libro sugli eventi storici che lo avevano visto protagonista.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 158}}.</ref>
Sempre lo stesso anno, quando la Francia respinse la nomina di ambasciatore degli Stati Uniti di Morris, Monroe e Madison proposero Burr come alternativa, ma Washington respinse la sua nomina motivando che non avrebbe affidato un incarico tanto delicato ad una persona della cui integrità morale non si fidava. Come era avvenuto per la sua candidatura a vicepresidente pare che anche in tale occasione il contributo di Hamilton sia stato determinante per influenzare la decisione di Washington. Ciò nonostante Burr riuscì nell'intento di rafforzare la sua posizione politica e ritenne che avrebbe avuto buone possibilità nel corso della elezione presidenziale del 1796 per potere ambire al posto di vicepresidente. Forte del sostegno di [[John James Beckley]] e sapendo che il suo rivale alla vicepresidenza George Clinton non rappresentava più una minaccia per lui, Burr decise di recarsi a [[Monticello (Mississippi)|Monticello]] per incontrare Thomas Jefferson e sottoporgli la sua candidatura. Tuttavia nell'intento di cercare di ottenere voti anche da parte dei suoi avversari Burr diede l'impressione a Beckley che egli fosse più interessato al suo interesse personale di quanto non gli stesse a cuore il bene del partito, motivo per il quale quest'ultimo decise di ritirare il suo appoggio.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 183}}.</ref>
 
Lo stesso anno, quando la Francia respinse la nomina di ambasciatore degli Stati Uniti di Morris, Monroe e Madison proposero Burr al suo posto, ma Washington negò l'assegnazione, motivando che non avrebbe affidato un incarico tanto delicato a una persona della cui integrità morale non si fidava. Come era avvenuto per la sua candidatura a vicepresidente, pare che anche in tale occasione il contributo di Hamilton sia stato determinante per influenzare la decisione di Washington. Ciò nonostante, Burr riuscì nell'intento di rafforzare la sua posizione politica e riteneva di avere buone possibilità di ottenere il posto di vicepresidente all'[[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1796|elezione presidenziale del 1796]]. Forte del sostegno di [[John James Beckley]] e sapendo che il suo rivale alla vicepresidenza George Clinton non rappresentava più una minaccia per lui, Burr decise di recarsi a [[Monticello (Mississippi)|Monticello]] per incontrare Thomas Jefferson e sottoporgli la sua candidatura. Tuttavia, nell'intento di cercare di ottenere voti anche da parte dei suoi avversari, Burr diede l'impressione a Beckley di essere più preoccupato dei suoi interessi di quanto non gli stesse a cuore il bene del partito, motivo per il quale quest'ultimo decise di ritirare il suo appoggio.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 183}}.</ref> Nelle elezioni Burr venne quindi sconfitto, finendo per raccogliere soli 30 voti e piazzandosi al quarto posto.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 153}}.</ref>
 
==== Il periodo da deputato ====
[[File:RichmondHill.jpg|thumbminiatura|left|upright=1.4sinistra|Nel 1797 Burr acquisì la tenuta di "Richmond Hill".<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|ppp. 158-159}}.</ref>]]
Il mandato da senatore di Burr terminò nel [[1797]], quando grazie alla maggioranza federalista nel parlamento dello Stato di New York fu eletto senatore Philip Schuyler. Burr si candidò quindi come deputato nel parlamento dello Stato di New York dove fu eletto per due mandati consecutivi ciascuno della durata di un anno, prima nel [[1798]] e successivamente nel [[1799]]; in questo periodo cercò di convincere alcuni dei deputati federalisti a sostenere la causa repubblicana, come avvenne ad esempio con [[Jedediah Peck]], che passò in quel periodo al partito repubblicano. Sempre in quel periodo riuscì anche a fare approvare un disegno di legge per la progressiva abolizione della schiavitù nello Stato di New York. Il periodo da deputato fu però anche segnato da costanti difficoltà economiche, che portarono Burr in diverse occasioni sull'orlo del fallimento e che certamente lo devono avere spinto ad avanzare proposte di legge per modificare l'allora procedimento fallimentare che era in vigore nello Stato di New York. Ciò non poté però impedire che Burr partecipasse all'acquisto di nuovi terreni negli ancora selvaggi territori occidentali dello Stato di New York permettendogli di partecipare in maniera significativa alla speculazione del terreno che avveniva in quel periodo.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 209-213}}.</ref><ref>{{Cita|Wood, 2009|p. 288}}.</ref>
 
Il mandato da senatore di Burr terminò nel 1797, quando grazie alla maggioranza federalista nel parlamento dello Stato di New York fu eletto senatore Philip Schuyler. Burr si candidò quindi come deputato nel parlamento dello Stato di New York, dove fu eletto per due mandati consecutivi, ciascuno della durata di un anno, nel 1798 e nel 1799. In questa veste cercò di convincere alcuni dei deputati federalisti a sostenere la causa repubblicana, come avvenne ad esempio con [[Jedediah Peck]], che passò in quel periodo al partito repubblicano. Sempre in questo periodo riuscì anche a fare approvare un disegno di legge per la progressiva abolizione della schiavitù nello Stato di New York. Il periodo da deputato fu però anche segnato da costanti difficoltà economiche, che portarono Burr in diverse occasioni sull'orlo del fallimento e che certamente lo devono aver spinto ad avanzare proposte di legge per modificare l'allora procedimento fallimentare che era in vigore nello Stato di New York. Ciò non gli impedì tuttavia di investire nell'acquisto di nuovi terreni negli ancora selvaggi territori occidentali dello Stato di New York.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 209-213}}.</ref><ref>{{Cita|Wood, 2009|p. 288}}.</ref>
Con grande stupore di molti dei suoi concittadini Burr riuscì nonostante le sue condizioni economiche relativamente precarie a fondare una banca, opponendosi di fatto al monopolio che fino ad allora era stato segnato dalle uniche due banche presenti nello Stato di New York, la [[Bank of New York]] e la [[First Bank of the United States]], ponendo di fatto fine ad una situazione che fino ad allora non aveva certamente favorito i repubblicani, visto il ferreo controllo esercitato da parte dei federalisti su questi due istituti di credito. Per riuscire però nel suo intento Burr dovette usare l'inganno, proponendo al Congresso di acconsentire alla creazione di una società per azioni con partecipazione pubblica per la costruzioni di un nuovo [[acquedotto]] per la città di New York per migliorare le disastrose condizioni igienico sanitarie della città. La proposta fu sottoposta all'attenzione del Congresso nel marzo del [[1799]] nel corso dell'ultima seduta utile prima che il Congresso sospendesse per diverse settimane tutte le prossime sedute, giustificando il suo inserimento nell'ordine del giorno della seduta affermando che si trattasse di una decisione da prendere con urgenza.
 
SempreNel lo1799 stessoBurr, giornononostante Burrle fecesue poicondizioni aggiungereeconomiche allarelativamente suaprecarie, propostariuscì a fondare una clausolabanca, superando il duopolio degli unici due istituti di credito presenti nello Stato di New York, la [[Bank of New York]] e la [[Prima banca degli Stati Uniti d'America|First Bank of the United States]], su cui i federalisti esercitavano un ferreo controllo che permettevapenalizzava i repubblicani. Per riuscire però nel suo intento, Burr dovette usare l'inganno, proponendo al Congresso di acconsentire alla creazione di una società per azioni con partecipazione pubblica per la costruzioni di reinvestireun glinuovo esuberi[[acquedotto]] edper iNew profittiYork, al fine di fattomigliorare permettendole adisastrose condizioni igienico-sanitarie della città. La proposta fu sottoposta questall'attenzione del Congresso nel marzo del 1799 nel corso dell'ultima seduta utile prima di fondareuna altresospensione società.dei Vistalavori ladi scarsadiverse presenzasettimane, deigiustificando deputatiil esuo loinserimento scarsonell'ordine interessedel chegiorno questicon ultimil'urgenza dimostraronodel neiprovvedimento. confrontiLo distesso talegiorno Burr fece aggiungere alla sua proposta una clausola che permetteva alla società di leggereinvestire gli esuberi e i profitti, ladi propostafatto consentendole di fondare unaaltre compagniasocietà. perVisti azionila conscarsa lapresenza qualedei costruiredeputati e il nuovoloro acquedottodisinteresse per tale mozione, la proposta fu approvata celermente dal Congresso. Già a settembre dello stesso anno la [[Manhattan Company]], la società incaricata della costruzione dell'acquedotto, disponeva delle risorse necessarie per fondare il nuovo istituto di credito, che in seguito divenne la [[Chase Manhattan Bank]], uno degli istituti di credito più grandi al mondo. Ciò nonostante i lavori dell'acquedotto andarono a rilento e non furono completati prima di 40 annisolo nel [[1839]]. Nel frattempo, invece, Burr, la cui situazione finanziaria era sempre stata segnata da condizioni precarie, risultava già nel [[1802]] in debito di {{formatnum:65000}} dollari nei confrontoconfronti della neo fondatanuova banca.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 221-230}}.</ref>
 
Di rilievo divenne la figura di Burr nel 1800, quando, ormai prossimi alla [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800|quarta elezione della carica presidenziale nella storia degli Stati Uniti]], parve ormai inevitabile che lo Stato di New York fosse destinato a divenire l'ago della bilancia didella questa elezionevotazione. La nomina dei deputati e dei due senatori per lo Stato di New Yorknewyorkesi divenne quindi di centrale importanza per il partito repubblicano. Grazie alla sua influenza Burr riuscì a convincere alcuni dei più importanti esponenti della città di New York, quali il ministro delle poste [[Samuel Osgood]], [[Horatio Gates]], [[Henry Brockholst Livingston|Brockholst Livingston]] e George Clinton a candidarsi per il partito repubblicano. Sempre in tale occasione fece anche trasformare la tenuta di Richmond Hill nel quartier generale della sua campagna elettorale,. daPer dove poteva dirigere l'intera campagna politica. Inoltre,valutare al fine di valutare meglio qualipossibili potevanoalleati essere potenzialie rivali ed alleati Burr, fece stilare per ogni potenziale candidato al Congresso un dossier nelinformativo qualeche sine valutava la possibile corrente politica alla quale potesse appartenere il soggetto in questione ed eventuali sue simpatie e tendenze politiche. Burr organizzòOrganizzò persino una squadra di aiutantiattivisti che avevano il compito di accompagnare lagli popolazione anzianaanziani alle urne, convincendolaconvincendoli a votare a favore di Burr. Grazie a questi suoi sforzi, tutti e 13 i seggi dello Stato di New York al Congresso andarono al partito repubblicano e anche Burr venne eletto deputato per conto della [[Contea di Orange (New York)|Contea di Orange]] dello Stato di New York.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 237}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 196-200}}.</ref>
 
=== Vicepresidenza ===
==== L'elezione del 1800 ====
[[File:Thomas-Jefferson.jpg|thumbminiatura|verticale|[[Thomas Jefferson]]<br />ritratto da [[Rembrandt Peale]] nel [[1805]].]]
Dopo il successo della campagna elettorale nello Stato di New York parve a tutti ormai inevitabile che anche il candidato alla vicepresidenza dovesse appartenere al partito repubblicano e sembrava altrettanto opportuno sceglierlo tra i deputati al Congresso che rappresentavano lo Stato di New York. Così tra i possibili candidati alla vicepresidenza che avrebbero dovuto affiancare il candidato alla presidenza [[Thomas Jefferson]] vi furono oltre a Burr, Clinton e Robert R. Livingston. Quali siano stati i motivi per i quali si sia deciso di proporre Burr come candidato alla vicepresidenza non sono noti, ma sembra che l'influenza di [[Albert Gallatin]], che aveva in precedenza ottenuto in diverse occasioni l'appoggio di Burr nel [[1794]] quando era al senato, abbia giocata un ruolo decisivo affinché Burr venisse proposto come candidato alla vicepresidenza. Con stupore di molti dei repubblicani entrambi i candidati repubblicani avevano vinto l'elezione con lo stesso numero di 73 voti, di fatto rendendoli entrambi potenziali candidati alla presidenza. L'allora legge elettorale in vigore prevedeva che in tale caso un ballottaggio da effettuare nella [[Camera dei Rappresentanti (Stati Uniti d'America)|Camera dei Rappresentanti]] avrebbe deciso su chi dei due candidati sarebbe divenuto presidente. Tuttavia, nonostante per vincere l'elezione bastasse una maggioranza semplice, il partito repubblicano aveva solo 8 dei 16 seggi, mentre gli altri erano in mano ai federalisti.
 
Dopo il successo della campagna elettorale, il partito repubblicano diede inizio ai dibattiti per scegliere i propri candidati alle elezioni. Appariva a tutti chiaro che [[Thomas Jefferson]] sarebbe stato il candidato presidente, mentre per la vicepresidenza sembrava opportuno individuare un rappresentante tra i deputati al Congresso dello Stato di New York. Così tra i possibili candidati vi furono, oltre a Burr, Clinton e Robert R. Livingston, ma infine la scelta ricadde sul primo.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 201-202}}.</ref> Sorprendentemente sia Burr sia Jefferson vinsero l'elezione con lo stesso numero di 73 voti, di fatto rendendoli entrambi potenziali candidati alla presidenza.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|pp. 740-741}}.</ref> La legge elettorale allora in vigore prevedeva in tal caso un ballottaggio da effettuare alla [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]], che avrebbe deciso quale dei due candidati sarebbe divenuto presidente. Tuttavia per vincere l'elezione serviva una maggioranza semplice, e il partito repubblicano aveva solo 8 dei 16 seggi, mentre gli altri erano in mano ai federalisti, rendendo necessari dei negoziati politici.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 208-209}}.</ref>
Molti federalisti colsero quindi l'opportunità, supponendo di convincere Burr all'ultimo momento a cambiare schieramento in cambio della presidenza. Questa situazione estremamente precaria favorì sicuramente la circolazione di supposizioni e accuse di possibili complotti ed intrighi da parte di Burr, anche se mai nessuna di queste accuse poté essere dimostrata. Per molti storici infatti, il fatto che Burr non abbia mai negato pubblicamente il fatto che si sia rifiutato di accettare l'appoggio che gli era stato offerto dai federalisti, è la prova che Burr abbia quantomeno tentato di tramare un complotto elettorale a discapito di Jefferson.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|p. 748}}.</ref> Vista quindi la situazione precaria nella quale si trovavano entrambi i candidati, si dovette per ben 35 volte ripetere la votazione prima di riuscire a raggiungere una maggioranza semplice, che fu solo possibile quando i delegati dello Stato del [[Vermont]] e [[Maryland]] dopo 6 giorni consecutivi di votazioni decisero di astenersi. Pare che come diverse volte in passato, anche in questa occasione il ruolo di Hamilton, che originariamente si era opposto in modo deciso alla nomina di Jefferson, abbia giocato un ruolo decisivo nella sconfitta di Burr, dal momento che riteneva tra Burr e Jefferson, quest'ultimo il male minore.<ref>{{Cita|Wood, 2009|p. 280-298}}.</ref> Come conseguenza di questa elezione tanto turbolenta, nel 1804 fu modificato l'iter elettorale presidenziale, stabilendo nell'articolo 12 della costituzione che le elezioni di presidente e vicepresidente siano svolte in due sedute separate.
 
Nelle negoziazioni che seguirono molti in seno al partito rinfacciarono a Burr il non volersi fare da parte per favorire l'elezione di Jefferson, ovvero il candidato su cui tutti erano d'accordo. I federalisti inoltre fiutarono l'opportunità per sostenere Burr e tentare così di incrinare l'opposizione e di convincerlo all'ultimo momento a cambiare schieramento in cambio della presidenza. Questo contesto estremamente precario favorì la circolazione di supposizioni e accuse di possibili complotti e intrighi da parte di Burr, anche se mai nessuna di queste accuse poté essere dimostrata. Per molti storici, infatti, il fatto che Burr non abbia mai negato pubblicamente di essersi rifiutato di accettare l'appoggio che gli era stato offerto dai federalisti è la prova che Burr abbia quantomeno tentato di tramare un complotto elettorale a discapito di Jefferson.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|p. 748}}.</ref> Vista quindi la situazione di stallo nella quale si trovavano entrambi i candidati, si dovette ripetere la votazione per ben 35 volte prima di riuscire a raggiungere una maggioranza semplice, che fu possibile solo quando i delegati federalisti degli Stati di [[Vermont]], [[Maryland]], [[Delaware]] e Carolina del Sud, dopo sei giorni consecutivi di votazioni, decisero di astenersi. Jefferson fu quindi eletto presidente e Burr vicepresidente.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 219-220}}.</ref> Pare che anche in questa occasione il ruolo di Hamilton, che originariamente si era opposto in modo deciso alla nomina di Jefferson, abbia giocato un ruolo decisivo nella sconfitta di Burr, dal momento che riteneva Jefferson il male minore tra i due.<ref>{{Cita|Wood, 2009|pp. 280-298}}.</ref> Come conseguenza di questa elezione tanto turbolenta, nel 1804 fu modificato l'iter elettorale presidenziale, stabilendo nell'articolo 12 della costituzione che le elezioni di presidente e vicepresidente si svolgessero in due sedute separate.<ref name="Britannica"/>
 
==== Il mandato da vicepresidente ====
[[File:Albert Gallatin.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|verticale|[[Albert Gallatin]], [[Segretario al Tesorotesoro degli Stati Uniti d'America|segretario delal tesoro]] di Jefferson]]
Burr venne nominato vicepresidente il 4 giugno [[1801]], lo stesso giorno nel corso del quale prestò il giuramento Jefferson. I primi mesi furono caratterizzati da una profonda sfiducia da parte di Jefferson nei confronti di Burr, che fu certamente alimentata dalle voci che lo accusavano di aver tramato durante l'elezione presidenziale contro Jefferson. Ciò nonostante Jefferson si sforzò di mantenere quantomeno un'apparenza di normalità, ma già nel corso delle prime settimane fu evidente che le rivalità che si erano create durante la presidenza avrebbero ben presto portato a posizioni non più riconciliabili.<ref>{{cita libro|cognome=Bernstein|nome=R.B.|titolo=Thomas Jefferson|anno=2005|editore=Oxford University Press|città=New York|isbn=0-19-518130-1|p=163}}.</ref> Tale situazione divenne infine palesemente chiara, quando in ottemperanza alla prassi in uso dello ''[[spoil system]]'', nonostante Burr avesse presentato la lista più corta di suoi fedeli che proponeva ufficialmente per delle cariche, solo 2 dei 5 candidati ricevettero una carica. Evidente divenne infine l'atteggiamento di Jefferson nei confronti di Burr, quando Jefferson si rifiutò ad assegnare una carica a [[Matthew L. Davis]]. Tale atteggiamento indusse persino l'allora segretario del tesoro [[Albert Gallatin]], a chiedere ufficialmente in una lettera indirizzata al presidente Jefferson, se egli intendesse continuare ad appoggiare Burr nella sua carica. Nonostante l'insistenza della richiesta, Gallatin non ricevette mai una risposta. Appare però probabile che il piano per ostacolare la carriera di Burr non fosse stato ideato da Jefferson, ma che avesse avuto origine a New York, dove le famiglie Clinton e Livingston, originariamente rivali politiche, temendo di poter perdere troppo potere, decisero di allearsi per orchestrata il complesso complotto politico nei confronti di Burr.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 307}}.</ref> Questo conflitto politico ebbe in seguito nel corso degli anni tra il 1802 ed il 1804 il suo periodo più intenso nel corso del cosiddetto ''Pamphlet war''.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 314–322}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 247–252}}.</ref>
 
Burr venne nominato vicepresidente il 4 marzo 1801, lo stesso giorno nel corso nel quale prestò giuramento Jefferson. I primi mesi furono caratterizzati da una profonda sfiducia da parte di Jefferson nei confronti di Burr, che fu certamente alimentata dalle voci che lo accusavano di aver tramato durante l'elezione presidenziale contro di lui. Ciò nonostante, Jefferson si sforzò di mantenere quantomeno un'apparenza di normalità, ma già nel corso delle prime settimane fu evidente che le rivalità che si erano create durante la presidenza avrebbero ben presto portato a posizioni non più riconciliabili.<ref name="Britannica"/><ref>{{cita libro|cognome=Bernstein|nome=R.B.|titolo=Thomas Jefferson|anno=2005|editore=Oxford University Press|città=New York|isbn=0-19-518130-1|p=163|lingua=en}}</ref> Tali attriti divennero infine palesi quando, in ottemperanza alla prassi in uso dello ''[[spoils system]]'', nonostante Burr avesse presentato la lista più corta di suoi fedeli che proponeva ufficialmente per delle cariche, solo 2 dei 5 candidati ricevettero un posto, e quando Jefferson si rifiutò di assegnare una carica a [[Matthew L. Davis]]. Tale atteggiamento indusse persino l'allora segretario del tesoro [[Albert Gallatin]] a chiedere ufficialmente in una lettera indirizzata al presidente Jefferson se egli intendesse continuare ad appoggiare Burr nella sua carica. Nonostante l'insistenza della richiesta, Gallatin non ricevette mai una risposta. Appare però probabile che il piano per ostacolare la carriera di Burr non fosse stato ideato da Jefferson, ma che avesse avuto origine a New York, dove le famiglie Clinton e Livingston, originariamente rivali politiche, temendo di poter perdere troppo potere, decisero di allearsi per orchestrare un complesso complotto politico nei confronti di Burr.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 307}}.</ref>
[[File:Alexander Hamilton.jpg|thumb|[[Alexander Hamilton]]]]
L'intenzione dei federalisti era quella di pubblicare un [[pamphlet]] scritto da John Wood, nel quale si criticava apertamente e senza mezzi termini l'operato di Burr. L'articolo che rasentava la diffamazione era stato scritto con toni talmente accesi, che lo stesso Burr ritenne necessario evitare una sua pubblicazione, tanto che propose a [[James Cheetham]], l'allora editore del ''American Citizen'', un quotidiano di stampo federalista, di acquistare l'intera edizione per risarcirlo dei costi da lui sostenuti per stampare l'edizione e allo stesso tempo di prevenire la sua pubblicazione. Cheetham però, dopo essere stato informato delle intenzioni di Burr, lo accusò di censura, dando vita ad un conflitto ancora più spietato. A questo punto per evitare che la situazione potesse scappare di mano Burr decise di astenersi dal rispondere alle accuse dei federalisti e decise bensì di promuovere grazie all'aiuto di [[Peter Irving]], la fondazione di un proprio giornale intitolato il ''[[Morning Chronicle (New York)|Morning Chronicle]]''. Negli anni successivi il Morning Chronicle pubblicò diverse lettere scritte da lettori anonimi che prendevano le difese di Burr. Non è però escluso che molte di queste lettere siano state scritte da suoi sostenitori o persino da lui stesso. Di rilievo fu un pamphlet pubblicato con lo pseudonimo di ''Aristides'' scritto da [[William P. Van Ness]] che prendeva le difese di Burr e che si intitolava ''An Examination of the Various Charges Exhibited against Aaron Burr and a Development of the Characters and Views of his Political Opponents''. Questo testo dai contenuti polemici divenne grazie anche alla sua qualità letteraria talmente popolare che il numero di copie vendute fu persino superiore al numero di copie che nello stesso periodo furono vendute del ''[[Senso comune (Paine)|Senso comune]]''.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 323}}.</ref>
 
[[File:Alexander Hamilton A17950.jpg|miniatura|verticale|[[Alexander Hamilton]]]]
Nonostante le apparenze, sia da parte del partito repubblicano che da quello federalista vi erano seri dubbi sulla lealtà di Burr e su quali fossero le sue reali intenzioni. Questa situazione fu poi accentuata ancora più fortemente quando in seguito alle "nomine di mezzanotte" avvenute nelle ultime ore del mandato di [[John Adams]] per conto dei federalisti, il neoeletto governo fu chiamato a votare per annullare le decisioni prese dall'amministrazione uscente. Come era avvenuto anche per l'elezione presidenziale del 1800, i repubblicani disponevano di una maggioranza risicata e il voto di Burr divenne quindi decisivo. Con lo stupore di molti dei suoi sostenitori egli non approvò il disegno di legge,<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 309-312}}.</ref> fatto che da molti fu interpretato come un avvertimento. Quando poi il clima nei suoi confronti divenne ancora più ostile Burr in segno di protesta in occasione della ricorrenza del compleanno di George Washington, che era morto tre anni prima, si presentò ad un banchetto organizzato dai federalisti, dove brindò all'alleanza di tutti gli uomini onesti.<ref>{{cita libro|cognome=Adams|nome=Henry|titolo=History of the United States|anno=1890|editore=|città=New York|isbn=no|pagine=p.192}}.</ref>
 
Questo conflitto politico ebbe in seguito, nel corso degli anni tra il 1802 e il 1804, il suo periodo più intenso nel corso della cosiddetta ''Pamphlet war''.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 314-322}}.</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 247-252}}.</ref> L'intenzione dei federalisti era quella di pubblicare un [[pamphlet]] scritto da John Wood, nel quale si criticava apertamente e senza mezzi termini l'operato di Burr. L'articolo era stato scritto con toni talmente accesi e diffamatori che lo stesso Burr ritenne necessario evitare una sua pubblicazione, tanto che propose a [[James Cheetham]], l'allora editore del quotidiano di stampo federalista ''American Citizen'', di acquistare l'intera edizione per risarcirlo dei costi di stampa e allo stesso tempo per prevenire la sua pubblicazione. Cheetham, però, dopo essere stato informato delle intenzioni di Burr, lo accusò di censura, ravvivando ancor più il dibattito. A questo punto, per evitare che la situazione potesse scappare di mano, Burr decise di astenersi dal rispondere alle accuse dei federalisti e di promuovere invece, grazie all'aiuto di [[Peter Irving]], la fondazione di un proprio giornale, intitolato ''[[Morning Chronicle (New York)|Morning Chronicle]]''. Negli anni successivi il ''Morning Chronicle'' pubblicò diverse lettere scritte da lettori anonimi che prendevano le difese di Burr. Non è però escluso che molte di queste siano state scritte da suoi sostenitori o persino da lui stesso. Di rilievo fu un pamphlet pubblicato con lo pseudonimo di Aristides, scritto da [[William P. Van Ness]], che prendeva le difese di Burr e che si intitolava ''An Examination of the Various Charges Exhibited against Aaron Burr and a Development of the Characters and Views of his Political Opponents''. Questo testo dai contenuti polemici divenne, grazie anche alla sua qualità letteraria, talmente popolare che il numero di copie vendute superò quelle nello stesso periodo del ''[[Senso comune (Thomas Paine)|Senso comune]]''.<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 323}}.</ref>
Verso la fine del suo primo mandato da vicepresidente Burr si rese conto che una sua rielezione fosse alquanto improbabile e decise di candidarsi alle elezioni per divenire governatore dello Stato di New York, sperando che l'opposizione federalista lo appoggiasse nella campagna elettorale. Secondo alcuni però, con il pretesto di volersi candidare come governatore Burr stava tramando qualche oscuro complotto. Tale ipotesi fu fortemente appoggiata da Henry Adams che accusò Burr di essersi alleato con [[Timothy Pickering]], un membro della ''[[Essex Junto]]'', un movimento politico il cui fine era quello di raggiungere la secessione del [[New England]] dall'unione. Più di recente tale ipotesi si rivelò però poco probabile e anche l'influenza e la dimensione di questo movimento che intendeva raggiungere la secessione del New England fu rivalutata.<ref>{{cita libro|cognome=Wills|nome=Garry|titolo=Negro President: Jefferson and the Slave Power|anno=2003|editore=Houghton Mifflin|città=Boston |lingua=inglese|isbn=0-7862-6119-6|pp=127–139}}.</ref>
 
Sia da parte del partito repubblicano sia di quello federalista vi erano seri dubbi sulla lealtà di Burr e sulle sue reali intenzioni. Questo clima di sospetto si accentuò ancor di più quando, in seguito alle "nomine di mezzanotte" avvenute nelle ultime ore del mandato di [[John Adams]] per conto dei federalisti, il neoeletto governo fu chiamato a votare per annullare le decisioni prese dall'amministrazione uscente. Come era avvenuto anche per l'elezione presidenziale del 1800, i repubblicani disponevano di una maggioranza risicata e il voto di Burr divenne quindi decisivo. Con lo stupore di molti dei suoi sostenitori egli non approvò il disegno di legge,<ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 309-312}}.</ref> fatto che da molti fu interpretato come un avvertimento. Quando poi il clima nei suoi confronti divenne ancora più ostile, in occasione della ricorrenza del compleanno di George Washington, che era morto tre anni prima, Burr si presentò in segno di protesta a un banchetto organizzato dai federalisti, dove brindò all'alleanza di tutti gli uomini onesti.<ref>{{cita libro|cognome=Adams|nome=Henry|titolo=History of the United States|url=https://archive.org/details/historyunitedst37adamgoog|anno=1890|editore=|città=New York|isbn=|p=[https://archive.org/details/historyunitedst37adamgoog/page/n201 192]|lingua=en}}</ref>
 
Verso la fine del proprio mandato da vicepresidente Burr si rese conto che una sua rielezione era alquanto improbabile e decise pertanto di candidarsi alle elezioni per divenire governatore dello Stato di New York, sperando che l'opposizione federalista lo appoggiasse nella campagna elettorale.<ref name="Elkins745">{{Cita|Elkins, 1993|p. 745}}.</ref> Secondo alcuni, però, con il pretesto di volersi candidare come governatore Burr stava tramando qualche oscuro complotto. Tale ipotesi fu fortemente sostenuta da Henry Adams, il quale accusò Burr di essersi alleato con [[Timothy Pickering]], un membro della [[Essex Junto]], un movimento politico il cui fine era quello di raggiungere la secessione del [[Nuova Inghilterra|New England]] dall'Unione. La storiografia più recente tende però a giudicare poco probabile tale ipotesi e anche l'influenza e la dimensione di questo movimento che intendeva raggiungere la secessione del New England è stata rivalutata.<ref>{{cita libro|cognome=Wills|nome=Garry|titolo=Negro President: Jefferson and the Slave Power|url=https://archive.org/details/negropresidentje00will_0|anno=2003|editore=Houghton Mifflin|città=Boston|lingua=en|isbn=0-7862-6119-6|pp=[https://archive.org/details/negropresidentje00will_0/page/127 127]-139}}</ref>
 
==== Il duello con Hamilton ====
{{vedi anche|Duello Burr-Hamilton}}
 
Nell'elezione del 1804 Burr subì una clamorosa sconfitta nei confronti del candidato repubblicano Morgan Lewis e immediatamente sospettò che l'artefice di tale ''debacle'' potesse essere Hamilton. Quest'ultimo, infatti, aveva trascorso la maggior parte degli ultimi mesi a inviare lettere ai diversi esponenti del partito federalista, mettendoli in guardia da Burr affinché non lo sostenessero nella campagna elettorale; inoltre Hamilton fece alcune pesanti affermazioni riguardo al suo rivale in occasione di una cena tenutasi ad [[Albany (New York)|Albany]], che divennero in seguito di dominio pubblico. Burr, a questo punto, si sentì talmente ferito nell'onore che sfidò Hamilton a [[duello]], nonostante l'allora legge in vigore nello [[New York (stato)|stato di New York]] proibisse tale attività. Pertanto gli sfidanti si incontrarono sull'altra sponda del fiume [[Hudson]], nello stato del [[New Jersey]], dove la legge in materia di duelli era più permissiva.<ref name="Britannica"/>
Burr sfidò a duello Hamilton al culmine di una aspra battaglia politica tra i due, legata alle elezioni governatorali di [[New York (stato)|New York]] in cui lo sconfitto Burr accusò Hamilton di averlo diffamato per metterlo in cattiva luce rispetto all'altro candidato [[Morgan Lewis]].
L'11 luglio 1804 i due si affrontarono a [[Weehawken]], nel [[New Jersey]], e Burr uccise Hamilton.
Essendo proibiti i duelli in entrambi gli stati, Burr fu accusato e processato, risultando però innocente; tuttavia le ripercussioni sull'opinione pubblica furono tali che la sua carriera politica ne fu gravemente compromessa e di fatto terminò con l'episodio del duello.
 
L'incontro si tenne la mattina dell'11 luglio 1804; nel corso del duello Hamilton venne ferito a morte con un colpo di pistola all'addome.<ref name="Britannica"/> Burr, temendo di poter essere arrestato, si rifugiò per un periodo negli stati del sud e a [[Filadelfia]], ma fece infine ritorno a [[Washington]], riassumendo la sua carica pubblica di vicepresidente. In seguito all'incidente, lo stato del New Jersey avviò un processo nei suoi confronti per omicidio, da cui fu però pienamente assolto. L'ultimo periodo del suo mandato fu dedicato a condurre la commissione d'inchiesta contro le "nomine di mezzanotte" in quello che in seguito divenne famoso come il caso [[Marbury contro Madison]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 272-279}}.</ref><ref>{{Cita|Lomask, 1979|pp. 362-366}}.</ref> Il 2 marzo 1805 Burr tenne il suo ultimo discorso prima che il giorno dopo terminasse il suo mandato.<ref>{{Cita web|url=http://memory.loc.gov/cgi-bin/ampage?collId=llac&fileName=014/llac014.db&recNum=33|titolo=A Century of Lawmaking for a New Nation: U.S. Congressional Documents and Debates, 1774 - 1875|autore=|editore=Memory.loc.gov|lingua=en|accesso=9 settembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100210053638/http://memory.loc.gov/cgi-bin/ampage?collId=llac&fileName=014%2Fllac014.db&recNum=33|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 279-282}}.</ref>
=== Il complotto tramato da Burr ===
==== Il complotto ====
[[File:Louisiana1804a.jpg|thumb|Mappa dei territori della Louisiana nel 1804.]]
Nel 1805 sembrò che la carriera politica di Burr dopo innumerevoli alti e bassi fosse definitivamente conclusa, anche perché ormai sembrava sull'orlo della bancarotta. Burr si dedicò quindi ad un progetto che entrò nella storia come la ''"Burr Conspiracy"''. Se pure a tutt'oggi non siano note quali fossero state le intenzioni di Burr, sembra che volesse creare nei territori governati dalla corona spagnola un esercito rivoluzionario con il quale rendere indipendenti queste regioni. A partire dall'autunno 1807 iniziò a costruire una flotta di imbarcazioni che avrebbero dovuto trasportare lui ed alcuni dei suoi fedelissimi a sud navigando sul fiume Mississippi. Se pure avesse dichiarato che le sue intenzioni fossero quelle di raggiungere le terre lungo l'[[Ouachita River]], le cosiddette ''Bastrop lands'', che alcuni anni addietro aveva acquisito, molti dei suoi contemporanei sospettarono immediatamente che Burr stesse tramando qualche oscuro piano e lo accusarono di volere conquistare un regno nell'ancora selvaggio occidente. Infine quando si temette che potesse persino volere estendere i suoi presunti domini su territori del [[Tennessee]] e del [[Kentucky]] fu accusato di alto tradimento e fu spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per conto del governo federale.<ref>{{Cita|Elkins, 1993|p. 745}}.</ref>
 
==== CronologiaComplotto e processo ====
==== Il complotto tramato da Burr ====
[[File:James Wilkinson.jpg|thumb|left|James Wilkinson, nella veste di „agente 13“ era uno dei presunti cooperatori di Burr e allo stesso tempo una spia della corona spagnola.]]
[[File:James Wilkinson.jpg|miniatura|sinistra|verticale|James Wilkinson era uno dei presunti cooperatori di Burr e allo stesso tempo una spia della corona spagnola]]
Secondo la testimonianza fornita da [[John Jay]] l'intenzione di Burr di strappare il Messico al controllo della corona spagnola risalirebbe ancora all'anno [[1796]], ma sembrerebbe che questa sua idea si fosse concretizzata solamente a partire dal [[1803]], quando in seguito all'[[acquisto della Louisiana]] nel cosiddetto ''"Louisiana Purchase"'', a causa di una disputa sui confini dei nuovi territori si era creato un contenzioso tra Stati Uniti e Messico. L'intenzione di Burr era quindi quella di emergere in un potenziale conflitto come leader dei territori liberati a prescindere dal fatto di ottenere dagli Stati Uniti un appoggio o meno. Pertanto si consultò con l'allora [[Comandante generale dell'esercito statunitense]] [[James Wilkinson (politico)|James Wilkinson]] che nel frattempo dal 1805 era diventato, su raccomandazione di Burr, governatore dei Louisiana Territory. La sua intenzione era quella di nominare Wilkinson secondo in comando della sua spedizione. Burr non sapeva però che Wilkinson era una spia che operava per conto della corona spagnola e che inviava regolarmente informazioni al ministero degli esteri spagnolo.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|p. 17}}.</ref> Per riuscire a finanziare il suo progetto, Burr tentò di convincere il Regno Unito a finanziare la sua impresa, che all'epoca era in uno stato quasi di conflitto con la Spagna. Pertanto Burr contattò il delegato inglese [[Anthony Merry]] per metterlo al corrente del suo piano. Secondo alcuni documenti di Merry rinvenuti a Londra Burr avrebbe chiesto un ingente finanziamento per organizzare una rivolta della popolazione creola della Louisiana.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 49-52}}.</ref> Ciò nonostante Burr non riuscì a ottenere nessun appoggio e ben presto alcune informazioni sul piano di Burr giunsero anche all'attenzione di [[Carlos Martínez de Irujo y Tacón]], che sospettò immediatamente che Burr potesse essere una spia degli inglesi.
 
Nel 1805 sembrava che la carriera politica di Burr, dopo innumerevoli alti e bassi, fosse definitivamente conclusa, con la fine del mandato da vicepresidente, la mancata elezione a governatore e una situazione finanziaria sull'orlo della bancarotta. Burr si spostò quindi a ovest e cominciò a delineare i piani di un ambizioso progetto che passò alla storia come ''Burr conspiracy''.<ref name="Elkins745"/> Infatti, in seguito all'[[acquisto della Louisiana]] e a una disputa sui confini dei nuovi territori, si era creato un contenzioso tra Stati Uniti e Messico. La probabile intenzione di Burr era quella di emergere in un potenziale conflitto, guidando un esercito rivoluzionario che avrebbe reso indipendenti queste regioni sotto la sua guida. Pertanto si consultò con l'allora [[comandante generale dell'esercito statunitense]] [[James Wilkinson (politico)|James Wilkinson]], che dal 1805 era diventato, su raccomandazione di Burr, governatore del [[Territorio della Louisiana]] e che voleva nominare secondo in comando della sua spedizione. Burr non sapeva però che Wilkinson era una spia che operava per conto della Spagna e che inviava regolarmente informazioni al ministero degli esteri spagnolo.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|p. 17}}.</ref>
Nell'aprile del [[1804]] Burr si recò in Ohio per supervisionare la costruzione di un canale che era stato finanziato anche grazie a lui; in tale occasione dichiarò pubblicamente di volere liberare il Messico, fatto che venne successivamente riportato da diversi giornali. In tale occasione ebbe anche la possibilità di conoscere il nobile di origine irlandese [[Harman Blennerhassett]] che aveva fatto costruire su di un'isola sul [[Ohio (fiume)|fiume Ohio]] la sua tenuta. Secondo le idee di Burr, [[Blennerhassett Island]], l'isola sulla quale si trovava la tenuta di Blennerhassett, avrebbe potuto fungere da campo base per le sue operazioni. Sfruttando l'assenza di Burr, un quotidiano di matrice federalista, il ''[[Gazette of the United States]]'' pubblicò un articolo anonimo nel quale si accusava Burr di voler organizzare la secessione dei territori occidentali. Secondo molti l'autore di tale articolo potrebbe essere stato il marchese Casa Yrujo nell'intento di far passare Burr come traditore del proprio paese, in modo da prevenire una possibile rivolta in [[Messico]].<ref>{{Cita|Lomask, 1982|p. 72}}.</ref> A questo punto, per screditare Yrujo Burr, diede luogo ad un bluff, offrendo al marchese di informarlo dei suoi piani in cambio di una cospicua somma di denaro. Tramite il senatore [[Jonathan Dayton (Politico)|Jonathan Dayton]], Burr fece sapere al marchese che il suo piano era quello di attaccare la capitale Washington, in modo da derubare tutte le banche e l'arsenale in modo da finanziare la creazione di un nuovo Stato nei territori della Louisiana. Ma dal momento che Wilkinson aveva già informato la corona spagnola delle intenzioni di Burr, dopo un primo pagamento di 2 500 dollari i diplomatici spagnoli non diedero più alcun valore alle informazioni che forniva loro Burr e si rifiutarono di pagare altro denaro.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 100-105}}.</ref>
[[File:Blennerhassett Mansion retouched.jpg|thumb|Ricostruzione di Blennerhassett Island presso il [[Blennerhassett Island Historic State Park]]]]
Ciò nonostante Burr continuò a portare avanti il suo progetto. Sull'isola di Blennerhassett fece costruire una piccola flotta con la quale raggiungere la città di [[New Orleans]]. Contemporaneamente si prodigò anche nella ricerca di sostenitori e seguaci, che però tenne all'oscuro dei suoi piani. Allo stesso tempo circolavano anche innumerevoli voci sulle presunte intenzioni di Burr.
In ogni caso le attività di Burr furono attentamente monitorate dal [[United States Attorney]], [[Hamilton Daveiss]], che tenne informato il presidente Jefferson sulle attività di Burr, inviandogli con cadenza regolare dei dispacci. Daveiss riuscì anche ad arrestare in due occasioni Burr, nei pressi di [[Frankfort (New York)|Frankfort]] ma in entrambi i processi che seguirono il suo arresto il [[Grand jury]] non riuscì ad individuare nessuna infrazione della legge da parte di Burr e lo rilasciò. In seguito Burr fece ritorno a Blennerhassetts Island; tuttavia nel trambusto che i processi a Frankfort avevano causato, la flotta di Burr lasciò in maniera rocambolesca l'isola di Blennerhassetts, dopo che [[Edward Tiffin]], in seguito ad una serie di dispacci allarmistici nei quali lo si informava che Burr stesse preparando un attacco con oltre 4000 uomini, preso dal panico, fece mobilitare la milizia per perquisire l'isola dove Burr in precedenza aveva costruito la sua flotta.
[[File:Burrohio.png|thumb|left|"Le truppe di Burr" – illustrazione di un testo scolastico del 1880.]]
Nel frattempo però anche Wilkinson cominciò ad opporsi a Burr. Nell'ottobre del [[1806]] le truppe spagnole avevano sferrato un attacco sul suolo americano che rischiò di divenire un [[casus belli]], se non fosse stato che Wilkinson riuscì a pervenire ad un accordo con il governatore spagnolo su quale fosse il confine provvisorio nel cosiddetto ''[[Neutral Ground Treaty]]''.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 168-169}}.</ref> Scongiurato il pericolo di una guerra con la Spagna, Wilkinson decise di sfruttare l'occasione ed informò il presidente Jefferson che Burr avesse intenzione di attaccare la città di New Orleans; Wilkinson si recò qui, dove fece rafforzare le difese e mise una taglia su Burr. Nonostante la mobilitazione generale, Wilkinson fallì nell'intento di proclamare la legge marziale a causa di [[William Charles Cole Claiborne]] che si oppose fermamente ad una precauzione simile. Wilkinson infatti sperava che questo gli avrebbe permesso di assumere il pieno controllo sulla città. La situazione sembrò infine sfuggire di mano quando Wilkinson mise nuovamente in guardia il presidente Jefferson da una possibile invasione organizzata da Burr. Jefferson di conseguenza informò tutti i governatori di aumentare il livello di guardia e tenne un discorso dinanzi al Congresso nel quale affermò di non avere dubbi sulle oscure intenzioni di Burr.<ref>{{Cita web|url=http://millercenter.org/scripps/archive/speeches/detail/3497|titolo=Special Message to Congress on the Burr Conspiracy (January 22, 1807)|autore=|editore=Millercenter.org|lingua=en|accesso=9 settembre 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110812005457/http://millercenter.org/scripps/archive/speeches/detail/3497|dataarchivio=12 agosto 2011}}</ref>
 
Burr si prodigò per cercare supporto e finanziamenti alla sua causa, intessendo trattative con spagnoli, inglesi e americani.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 49-52}}.</ref> Iniziò a costruire una flotta di imbarcazioni che avrebbero dovuto trasportare lui e alcuni dei suoi fedelissimi a sud, navigando sul fiume [[Mississippi (fiume)|Mississippi]]. Se pure avesse dichiarato che le sue intenzioni fossero quelle di raggiungere le terre lungo l'[[Ouachita River]], che alcuni anni addietro aveva acquisito, molti dei suoi contemporanei sospettarono che Burr stesse tramando qualche oscuro piano e lo accusarono di voler conquistare un regno nell'ancora selvaggio occidente, o di cospirare per far secedere alcuni Stati o impadronirsi del potere con la forza.<ref name="Elkins745"/>
Dopo aver fatto credere a tutti di avere scongiurato un attacco di Burr, Wilkinson incassò la somma di 121&nbsp;000 dollari dal [[Viceré della Nuova Spagna]] per le informazioni che fino ad allora gli aveva fornito e per avere evitato una guerra tra Stati Uniti e Spagna. Nel frattempo Burr salpò con la sua flotta di 4 imbarcazioni e circa 100 uomini alla volta di [[New Orleans]]; in molte località la notizia dell'arrivo di Burr fu comunque motivo di panico tanto che nel Kentucky fu anche allarmata la milizia. Nel gennaio del [[1807]], Burr giunse a [[Washington (Mississippi)|Washington]] nel Mississippi; qui Burr fu nuovamente arrestato e processato, ma come anche in precedenza fu trovato innocente. Tuttavia in tale occasione il giudice diede disposizione che Burr non venisse rilasciato e per evitare di cadere nelle mani di Wilkinson non gli rimase altro che fuggire. Ciò nonostante fu arrestato alcune settimane dopo a [[Fort Stoddert]] in [[Alabama]]. In seguito fu quindi trasferito a [[Richmond (Virginia)|Richmond]], dove venne processato dal governo federale.
 
D'altro canto Burr stesso rilasciò molte dichiarazioni, tra di loro contrastanti, sulle sue reali intenzioni.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|p. 36}}.</ref> Henry Adams fu il primo a visionare gli atti depositati presso gli archivi inglesi e spagnoli, nei quali si riportava l'intenzione di Burr di attaccare la capitale Washington, dando credito a tali informazioni. Negli anni '90 e 2000, però, gli storici hanno messo in dubbio tali affermazioni, sostenendo che molto probabilmente Burr abbia raccontato tale bugia al diplomatico britannico Anthony Merry per poter finanziare la sua spedizione. Ciò nonostante, molti degli storici ritennero Burr colpevole delle accuse che gli furono ascritte, come ad esempio fecero Thomas Abernathy nel 1954 e Francis F. Beirne nel 1959.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 199-206}}.</ref> Anche [[Sean Wilentz]] nel 2005 ritenne probabile che le intenzioni di Burr fossero state quelle di organizzare una secessione di alcuni dei territori, anche se secondo Wilentz tale complotto non rappresentò mai un pericolo per l'integrità degli Stati Uniti.<ref>{{cita libro|cognome=Wilentz|nome=Sean|titolo=The Rise of American Democracy|url=https://archive.org/details/riseofamericande0000wile|anno=2005|editore=Norton|città=New York|isbn=0-393-05820-4|pp=[https://archive.org/details/riseofamericande0000wile/page/128 128]-130|lingua=en}}</ref>
==== Il processo per tradimento nel 1807 ====
[[File:Va State Capitol retouched.jpg|thumb|Per permettere al maggiore numero di spettatori di partecipare al processo questo si tenne nel [[Campidoglio (Richmond)|Campidoglio di Richmond]].]]
Dopo essere stato catturato e portato a Washington D.C. Burr venne accusato, a causa del suo presunto attacco alla città di New Orleans e delle sue intenzioni di attaccare il Messico, azione che avrebbe costituito di fatto una violazione del [[Neutrality Act]] in vigore dal [[1794]], di condotta disonorevole e di [[alto tradimento]]. A causa di queste pesanti accuse Burr rischiava persino la [[pena di morte]] o quantomeno l'[[ergastolo]]. Il processo fu quindi celebrato in Virginia dinanzi ad una corte federale. Ben presto l'accusa si trovò però di fronte allo stesso problema che avevano dovuto affrontare le tre corti nelle quali fu processato Burr in precedenza. Come nei tre casi precedenti anche durante questo processo l'accusa non riuscì a dimostrare nessuna infrazione della legge federale per la quale si potesse processare Burr. L'unico comportamento che la corte ritenne eventualmente sanzionabile fu la fuga della sua flotta. Pertanto, visto che Blennerhassett Island si trovava all'interno dei confini della Virginia e non trattandosi di un reato federale, il caso fu passato nel dicembre del 1806 alla corte di Richmond dove fu in seguito celebrato il processo contro Burr. Il compito di giudicarlo fu infine assegnato al [[Chief Justice of the United States]] [[John Marshall]] presso cui sei anni prima sia Jefferson che Burr avevano prestato il loro giuramento.
[[File:CJMarshall.jpg|thumb|left|[[John Marshall]] primo giudice della corte suprema durante il primo mandato di Jefferson]]
Tuttavia in seguito al [[caso Marbury contro Madison]], i rapporti tra l'amministrazione Jefferson ed il giudice Marshall erano molto tesi; ciò nonostante, dalla corrispondenza inviata al District Attorney, George Hay, si apprese che la maggiore pressione politica affinché Burr venisse condannato non proveniva dal giudice Marshall, ma da Jefferson, che suggerì ripetutamente i capi d'accusa per i quali intendeva condannare Burr. Se pure Jefferson non si sia mai recato di persona al processo durante i 4 mesi nei quali Burr fu sotto accusa, Jefferson inviò durante questo periodo più di una lettera al giorno a Hay, nelle quali gli suggeriva quali misure prendere nei confronti di Burr.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 123–125, 142–143}}.</ref>
 
[[File:Burrohio.png|miniatura|"Le truppe di Burr", illustrazione di un testo scolastico del 1880]]
Il processo iniziò il 22 maggio [[1807]] a Richmond e l'evento ebbe una portata tale che durante i quattro mesi la popolazione della piccola città raddoppiò a causa della folla di curiosi che si era recata sul posto. Il processo fu da ogni punto di vista un evento che non aveva fino ad allora avuto precedenti negli Stati Uniti. Lo Stato spese oltre 100&nbsp;000 dollari per l'accusa e fece deporre oltre 140 testimoni provenienti da tutti gli stati federali dell'epoca. Burr a sua volte assunse 6 dei migliori avvocati dell'epoca, tra i quali vi era anche [[Charles Lee (Attorney General)|Charles Lee]] e [[Luther Martin]], che accettarono di difenderlo in tribunale senza pretendere nessuna ricompensa. Per dimostrare l'innocenza di Burr, lo staff di avvocati che egli aveva assoldato ritenne necessario fare deporre anche il presidente Jefferson, incaricandolo di portare con sé alcuni documenti che avrebbero potuto provare l'innocenza di Burr. Nonostante Jefferson non si sia mai presentato sul banco dei testimoni, egli informò Hay di aver ordinato una ricerca negli archivi federali dei documenti richiesti, gesto che da molti storici fu però in seguito valutato come una insubordinazione di Jefferson nei confronti della corte.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 134-140}}.</ref>
 
Secondo Nancy Isenberg, invece, le intenzioni di Burr erano quelle di preparare una spedizione militare verso i territori controllati dalla corona spagnola, in vista di una possibile guerra con la Spagna, che gli avrebbe permesso di partecipare ai saccheggi. Tali intenzioni non sarebbero state nulla di inusuale per quel periodo, dal momento che i capitani si erano dati alla pirateria e attaccavano le navi nemiche saccheggiandole.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 282-283}}.</ref> Secondo un'ipotesi avanzata da Peter Charles Hoffer nel 2008, Burr avrebbe, invece, con i suoi presunti piani di conquista, organizzato una delle più grandi frodi della storia, riuscendo a convincere molti dei suoi finanziatori a spendere ingenti somme nei suoi piani. Le notizie false che in seguito circolarono su presunti eserciti sotto il comando di Burr avrebbero reso solo più facile raggirare i suoi finanziatori che, venuti a conoscenza di tali notizie, potevano convincersi del successo di Burr.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 189-193}}.</ref>
La prova chiave dell'accusa, intorno alla quale di fatto ruotava l'intero processo, era una lettera criptata, la cosiddetta ''cipher letter'', che Burr avrebbe scritto a Wilkinson nel [[1806]] e nella quale lo avrebbe informato di una imminente rivoluzione nei territori occidentali. Quando fu chiamato a testimoniare Wilkinson, egli dovette però ammettere di aver volutamente manipolato il contenuto della sua lettera in modo da poter nascondere il fatto che egli stesso era coinvolto nella faccenda. Ciò nonostante la corte non fu in grado di appurare chi sia stato l'autore di tale lettera, anche se in seguito fu avanzata l'ipotesi che la lettera potesse essere stata opera di [[Jonathan Dayton (Politico)|Jonathan Dayton]], uno dei collaboratori di Burr. A questo punto l'accusa tentò di provare il presunto colpo di Stato di Burr, basandosi su delle testimonianze che risalivano alla notte del 10 dicembre e che avrebbero dovuto dimostrare la colpevolezza di Burr. Tuttavia il giudice Marshall ritenne tali prove insufficienti e poco attendibili e chiese alla giuria di esprimere il proprio verdetto ancora prima che tutti i testimoni avessero testimoniato. A causa delle sole prove indiziarie la giuria ritenne Burr non colpevole dei reati dei quali fu accusato e lo dichiarò innocente, fatto che gli permise di essere rilasciato.
 
Ad ogni modo, scongiurato il pericolo di una guerra con la Spagna, Wilkinson decise di sfruttare l'occasione per ingraziarsi gli Stati Uniti e informò il presidente Jefferson della cospirazione di Burr, che prevedeva di attaccare la città di [[New Orleans]]. Jefferson di conseguenza informò tutti i governatori di aumentare il livello di guardia e tenne un discorso dinanzi al Congresso nel quale affermò di non avere dubbi sulle oscure intenzioni di Burr.<ref>{{Cita web|url=http://millercenter.org/scripps/archive/speeches/detail/3497|titolo=Special Message to Congress on the Burr Conspiracy (January 22, 1807)|lingua=en|accesso=9 settembre 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110812005457/http://millercenter.org/scripps/archive/speeches/detail/3497}}</ref> Venuto a conoscenza di essere ricercato dalle autorità, Burr cercò di fuggire nei territori spagnoli, ma fu infine catturato e arrestato.<ref name="Britannica"/>
==== Le reali intenzioni di Burr ====
[[File:United States 1805-07-1809.png|thumb|upright=1.8|I Territori ed i confini degli [[Stati Uniti d'America]] nel [[1807]]]]
Nel corso degli anni Burr rilasciò molte dichiarazioni, tra di loro contrastanti, sulle sue reali intenzioni.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|p. 36}}.</ref> Henry Adams fu il primo a visionare gli atti depositati presso gli archivi inglesi e spagnoli, nei quali si riportava l'intenzione di Burr di attaccare la capitale Washington, dando credito a tali informazioni. Negli anni 90 e 2000 però gli storici hanno messo in dubbio tali affermazioni, sostenendo che molto probabilmente Burr abbia raccontato tale bugia ad Anthony Merry per poter finanziare la sua spedizione. Ciò nonostante molti degli storici ritennero Burr colpevole delle accuse che gli furono ascritte come ad esempio fecero Thomas Abernathy nel [[1954]] e Francis F. Beirne nel [[1959]].<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 199-206}}.</ref> Anche [[Sean Wilentz]] nel [[2005]] ritenne probabile che le intenzioni di Burr fossero state quelle di organizzare una secessione di alcuni dei territori, anche se secondo Wilentz tale complotto non rappresentò mai un pericolo per l'integrità degli Stati Uniti.<ref>{{cita libro|cognome=Wilentz|nome=Sean|titolo=The Rise of American Democracy|anno=2005|editore=Norton|città=New York|isbn=0-393-05820-4|pp=128–130}}.</ref>
 
==== Il processo per tradimento ====
Secondo Nancy Isenberg invece le intenzioni di Burr erano quelle di preparare una spedizione militare verso i territori controllati dalla corona spagnola in vista di una possibile guerra con la Spagna, che gli avrebbe permesso di partecipare a saccheggi.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 282–283}}.</ref> Tali intenzioni sarebbero state infine nulla di inusuale per quel periodo dal momento che numerosi capitani si erano dati alla pirateria e attaccavano le navi nemiche saccheggiandole. Secondo Roger G. Kennedy invece Burr intendeva occupare i territori controllati dalla Spagna per annetterli agli Stati Uniti. A questo proposito pare ironico che l'annessione del [[Texas]] sia avvenuta 30 anni più tardi in maniera quasi identica ai piani che aveva tramato Burr per annettere questi territori, proclamando prima l'indipendenza del Texas e poi annettendo questi territori agli Stati Uniti. Contrariamente alla sorte di Burr però personaggi quali [[Sam Houston]] e [[Davy Crockett]] divennero eroi nazionali.
[[File:CJMarshall.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[John Marshall]], primo giudice della corte suprema durante il primo mandato di Jefferson]]
 
Burr venne accusato di condotta disonorevole e di [[alto tradimento]], crimini per i quali erano previsti la [[pena di morte]] o quantomeno l'[[ergastolo]]. Il processo fu affidata alla corte di [[Richmond (Virginia)|Richmond]], in Virginia, e il compito di giudicarlo assegnato al [[presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America]] [[John Marshall]]. L'udienza iniziò il 22 maggio 1807 ed ebbe una portata tale che, durante i quattro mesi di durata, la popolazione della piccola città raddoppiò a causa della folla di curiosi che si era recata sul posto. Il processo fu da ogni punto di vista un evento senza precedenti nella storia degli Stati Uniti: lo Stato spese oltre {{formatnum:100000}} dollari per l'accusa e fece deporre oltre 140 testimoni, provenienti da tutti gli stati federati dell'epoca.<ref name="Hofer234">{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 134-140}}.</ref>
Secondo una ipotesi avanzata da Peter Charles Hoffer nel [[2008]], Burr avrebbe invece con i suoi presunti piani di conquista, organizzato una delle più grandi frodi della storia, riuscendo a convincere molti dei suoi finanziatori a spendere ingenti somme nei suoi piani. Le notizie false che in seguito circolarono su presunti eserciti sotto il comando di Burr avrebbero reso solo più facile raggirare i suoi finanziatori, che venuti a conoscenza di tali notizie potevano convincersi del successo di Burr.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 189-193}}.</ref> Infine secondo Joseph Wheelan il processo contro Burr fu un complotto orchestrato dai giudici federalisti organizzato principalmente per mettere in difficoltà l'amministrazione di Jefferson e per vendicare la debacle subita qualche anno prima sempre dalla stessa amministrazione.
 
In seguito al caso Marbury contro Madison, i rapporti tra l'amministrazione Jefferson e il giudice Marshall erano molto tesi; ciò nonostante, dalla corrispondenza inviata al District Attorney George Hay, si apprese che la maggiore pressione politica affinché Burr venisse condannato non proveniva dal giudice Marshall, ma dallo stesso presidente. Infatti, se pure Jefferson non si sia mai recato di persona al processo durante i quattro mesi nei quali Burr fu sotto accusa, egli inviò durante questo periodo più di una lettera al giorno a Hay, suggerendogli i capi d'accusa e quali misure prendere nei confronti di Burr.<ref>{{Cita|Hoffer, 2008|pp. 123-125, 142-143}}.</ref>
 
Burr a sua volte assunse sei dei migliori avvocati dell'epoca, tra i quali vi erano anche [[Charles Lee (politico)|Charles Lee]] e [[Luther Martin]], che accettarono di difenderlo in tribunale senza pretendere nessun compenso. Per dimostrare l'innocenza di Burr, lo staff di avvocati ritenne necessario far deporre anche il presidente Jefferson, incaricandolo di portare con sé alcuni documenti che avrebbero potuto provare l'innocenza di Burr. Nonostante Jefferson non si sia mai presentato sul banco dei testimoni, egli informò Hay di aver ordinato una ricerca negli archivi federali dei documenti richiesti, gesto che da molti storici fu però in seguito valutato come un'insubordinazione di Jefferson nei confronti della corte.<ref name="Hofer234"/> In ogni caso la giuria ritenne Burr non colpevole dei reati dei quali fu accusato per insufficienza di prove, fatto che gli permise di essere rilasciato.<ref name="Britannica"/>
 
=== Esilio in Europa ===
[[File:Talleyrand 02.jpg|thumbminiatura|leftverticale|L'influente ministro degli esteri francese [[Charles -Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]] rifiutò di ricevere Burr a causa dell'omicidio di Hamilton]]
Dopo il processo, Burr si vide confrontato con una opinione pubblica ostile nei suoi confronti, tanto che durante il suo viaggio di ritorno verso New York nella città di [[Baltimora]], alla notizia del suo arrivo, la popolazione organizzò un blocco stradale ed una dimostrazione nel corso della quale furono bruciati dei pupazzi di paglia che rappresentavano Burr, Blennerhassett, Luther Martin ed il giudice Marshall. Ormai esiliato da molti dei suoi contemporanei e oggetto di frequenti minacce, Burr si rifugiò presso alcuni suoi amici fino a quando nel [[1808]] decise di lasciare gli Stati Uniti alla volta del Regno Unito. La maggiore parte delle informazioni su Burr riguardo a questo periodo le abbiamo dal suo diario che scrisse per sua figlia Theodosia. Accanto ad alcune relazioni sentimentali che vengono riportate nel diario, Burr riportò anche l'intenzione di mettere in atto un piano con l'aiuto del Regno Unito che gli avrebbe permesso di divenire imperatore del Messico.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|p. 309}}.</ref> Contattò quindi il ministro degli esteri di sua maestà, [[Robert Stewart, visconte Castlereagh|Robert Stewart]], ma egli non diede alcun appoggio a Burr. Il Regno Unito aveva appena appoggiato una rivolta in Spagna contro il re fantoccio messo sul trono di Spagna da [[Napoleone]] e non intendeva certamente sprecare le proprie risorse in avventure oltre oceano. Le autorità inglesi fecero quindi nel marzo 1809, molto probabilmente su richiesta dell'ambasciatore spagnolo, arrestare Burr il quale dopodiché lasciò la Gran Bretagna alla volta di [[Svezia]] e [[Danimarca]], dove rimase per i successivi sei mesi.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 302-315}}.</ref>
 
Dopo il processo Burr dovette affrontare un'opinione pubblica ostile nei suoi confronti, tanto che durante il suo viaggio di ritorno verso New York, alla notizia del suo arrivo nella città di [[Baltimora]] la popolazione organizzò un blocco stradale e una dimostrazione nel corso della quale furono bruciati dei pupazzi di paglia che rappresentavano Burr, Blennerhassett, Luther Martin e il giudice Marshall. Ormai emarginato da molti dei suoi contemporanei, oggetto di frequenti minacce, assillato dai creditori e con la paura che qualche giudice o tribunale avrebbero potuto riprendere i capi di imputazione, arrestarlo e giudicarlo nuovamente, Burr si rifugiò presso alcuni suoi amici fino a quando, nel 1808, decise di lasciare gli Stati Uniti alla volta del Regno Unito.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 369-371}}.</ref><ref>{{Cita|Hecht, 1967|p. 309}}.</ref> La maggior parte delle informazioni su Burr riguardo a questo periodo provengono dal suo diario, che scrisse per la figlia Theodosia. Accanto alle indicazioni di alcune fugaci relazioni sentimentali, Burr riportò anche l'intenzione di mettere in atto un piano con l'aiuto del Regno Unito che gli avrebbe permesso di diventare imperatore del Messico.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|p. 309}}.</ref> Contattò quindi il ministro degli esteri di sua maestà, [[Robert Stewart, II marchese di Londonderry|Robert Stewart]], che però non diede alcun supporto a Burr. Il Regno Unito aveva appena appoggiato una rivolta in Spagna contro il re messo sul trono da [[Napoleone Bonaparte]], il fratello maggiore [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]], e non intendeva sprecare le proprie risorse in avventure oltre oceano. Nel marzo 1809 le autorità inglesi, molto probabilmente su richiesta dell'ambasciatore spagnolo, fecero quindi arrestare Burr, il quale lasciò la Gran Bretagna alla volta di [[Svezia]] e [[Danimarca]], dove rimase per i successivi sei mesi.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 302-315}}.</ref>
Burr non si perse d'animo e, convinto di poter convincere Napoleone a finanziare i suoi piani, partì alla volta dell'impero francese, ma le autorità gli negarono il visto e Burr dovette soggiornare per due mesi ad Altona prima che il console [[Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne]] gli desse il visto per raggiungere [[Amburgo]] ed in seguito [[Francoforte sul Meno]] e [[Magonza]], dove ottenne il visto per la [[Francia]]. Giunto a [[Parigi]] non riuscì a farsi ricevere da [[Napoleone]] in persona e neanche dal ministro degli esteri francese [[Charles Maurice de Talleyrand-Périgord]], ma ricevette udienza da [[Jean-Baptiste Nompère de Champagny]]. Alcuni documenti provenienti dagli archivi francesi testimoniano che Burr propose a Jean Baptiste di riannettere i territori della Louisiana alla Francia. Burr preparò quindi una relazione dettagliata per Napoleone, anche se non è noto se tale relazione sia mai stata sottoposta all'attenzione dell'imperatore. Dopo qualche tempo però le proposte di Burr furono ignorate, specialmente dopo che iniziò a circolare la notizia che Burr fosse coinvolto nella fuga del ministro della polizia francese [[Joseph Fouché]], che in segreto stava trattando la pace con gli inglesi.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 325-351}}.</ref>
 
Burr non si perse d'animo e, convinto di poter convincere Napoleone a finanziare i suoi piani, partì alla volta dell'impero francese. Le autorità gli negarono tuttavia il visto; così Burr dovette soggiornare per due mesi ad [[Distretto di Altona|Altona]] prima che il console [[Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne]] gli fornisse l'autorizzazione a raggiungere [[Amburgo]] e in seguito [[Francoforte sul Meno]] e [[Magonza]], dove ottenne il visto per la [[Francia]]. Giunto a [[Parigi]], non riuscì a farsi ricevere da Napoleone in persona e neanche dal ministro degli esteri francese [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord]], ma ricevette udienza da [[Jean-Baptiste Nompère de Champagny]]. Alcuni documenti provenienti dagli archivi francesi testimoniano che Burr propose a Nompère di riannettere i territori della Louisiana alla Francia. Burr preparò quindi una relazione dettagliata per Napoleone, anche se non è noto se tale rapporto sia mai stato sottoposto all'attenzione dell'imperatore. Dopo qualche tempo, però, le proposte di Burr furono ignorate, specialmente dopo che iniziarono a circolare voci che fosse coinvolto nella fuga del ministro della polizia francese [[Joseph Fouché]], che in segreto stava trattando la pace con gli inglesi.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 325-351}}.</ref>
Tutti i piani di Burr di conquistare il Messico erano quindi falliti e la situazione finanziaria di Burr andò via via peggiorando. Dopo che le autorità francesi gli proibirono di lasciare il paese Burr si rivolse all'ambasciata americana a Parigi, il cui ambasciatore era Alexander MacRae, uno degli avvocati che avevano condotto l'accusa contro Burr. Dopo che anche l'ambasciata gli negò un passaporto, nel [[1811]] Burr riuscì a raggiungere i [[Paesi Bassi]] dai quali s'imbarcò alla volta dell'Inghilterra. Nonostante in Gran Bretagna Burr fosse [[persona non grata]], Burr riuscì a contattare l'''Alien Office'' dove, dopo aver spiegato la sua situazione, ottenne un passaporto ed il biglietto per imbarcarsi sul primo veliero che partiva alla volta degli Stati Uniti. Il 4 aprile [[1812]] Burr mise piede negli Stati Uniti, sotto falso nome con un passaporto a nome di "Adolphus Arnot", per la prima volta dopo più di tre anni.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 351-357}}.</ref>
 
Tutti i piani di Burr di conquistare il Messico erano quindi falliti e la sua situazione finanziaria andò via via peggiorando. Dopo che le autorità francesi gli proibirono di lasciare il paese, Burr si rivolse all'ambasciata americana a Parigi, il cui rappresentante era Alexander MacRae, uno degli avvocati che avevano condotto l'accusa contro Burr. Dopo che anche l'ambasciata gli negò un passaporto, nel 1811 Burr riuscì a raggiungere i [[Paesi Bassi]], da dove s'imbarcò alla volta dell'Inghilterra. Nonostante in Gran Bretagna Burr fosse ''[[persona non grata]]'', riuscì a contattare l'Alien Office, dove, dopo aver spiegato la sua situazione, ottenne un passaporto e il biglietto per imbarcarsi sul primo veliero che partiva alla volta degli Stati Uniti. Il 4 aprile 1812 Burr mise piede negli Stati Uniti, sotto falso nome, con un passaporto a nome di "Adolphus Arnot", per la prima volta dopo quasi quattro anni.<ref>{{Cita|Lomask, 1982|pp. 351-357}}.</ref>
 
=== Gli ultimi anni ===
Dopo essere tornato negli Stati Uniti ed essere venuto a conoscenza che anche lo Stato dell'[[Ohio]] aveva archiviato il processo nei suoi confronti, Burr non fece più uso del suo passaporto falso, ma si presentò con il suo vero nome. Con l'aiuto degli amici e colleghi di lunga data Timothy Green e Robert Troup aprì un nuovo studio legale a New York, riprese a esercitare la professione e riallacciò i rapporti con alcuni colleghi e con la corte suprema. Ben presto ebbe nuovamente un discreto numero di clienti e ciò gli permise di tornare a un tenore di vita agiato.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 386-388}}.</ref><ref>{{Cita|Hecht, 1967|pp. 328-329, 332}}.</ref>
[[File:Nag's Head Portrait of Theodosia Burr Alston.jpg|thumb|Il ritratto ''Nag's Head Portrait'', per molti l'indizio che Thedosia non sia morta nel naufragio.<ref>{{Cita|Côté, 2002|p. 307}}.</ref>]]
 
Dopo essere tornato negli Stati Uniti ed essere venuto a conoscenza che anche lo Stato dell'[[Ohio]] aveva archiviato il processo nei suoi confronti, Burr non fece più uso del suo passaporto con nome falso ma si presentò sotto il suo vero nome. Si fece quindi imprestare la somma di 10 dollari, con la quale aprì uno studio legale e grazie alle sue indiscusse capacità di avvocato, che nonostante gli scandali non ne avevano risentito, riuscì ad avviare il suo studio con successo. Ben presto aveva nuovamente un discreto numero di clienti che gli permise di godere nuovamente di un tenore di vita agiato.
[[File:Aaron Burr, Vice-President, 1756-1836.jpg|miniatura|sinistra|La tomba di Burr a Princeton]]
 
Tuttavia questi ultimi anni furono caratterizzati da alcuni lutti che lo segnarono profondamente. A luglio morì il nipote di soli 11 anni. Poi, nel gennaio del 1813, non si ebbero più notizie del veliero ''Patriot'', con a bordo sua figlia Theodosia, che nel frattempo si era sposata con il ricco possidente terriero [[Joseph Alston]], eletto nel 1812 [[governatore della Carolina del Sud]].<ref>{{Cita|Côté, 2002|p. 265}}.</ref> Per un certo periodo circolò la notizia non confermata che la nave fosse stata attaccata dai pirati e che Theodosia fosse stata presa ostaggio, o che l'equipaggio avesse deciso di darsi alla pirateria;<ref>{{cita libro|cognome=Stick|nome=David|titolo=Graveyard of the Atlantic: Shipwrecks of the North Carolina Coast|url=https://archive.org/details/graveyardofatlan0000stic_q4h5|anno=1989|editore=The University of North Carolina Press|lingua=en|isbn=0-8078-4261-3|p=[https://archive.org/details/graveyardofatlan0000stic_q4h5/page/7 7]}}</ref> tuttavia la spiegazione più plausibile pare quella che la nave sia affondata durante una tempesta al largo di [[Charleston (Carolina del Sud)|Charleston]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 386}}.</ref><ref>{{Cita|Hecht, 1967|pp. 330-331}}.</ref> La grave perdita subita spinse Burr a interessarsi e prendersi cura di alcuni bambini conoscenti, tra cui le tre figlie di Medcef Eden, uno dei suoi principali clienti.<ref name="Hecht">{{Cita|Hecht, 1967|pp. 332-335}}.</ref> È probabile inoltre che alcuni dei figli che adottò, come in seguito fu dimostrato per [[Aaron Columbus Burr]], fossero suoi.<ref name="Hecht" /><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 388, 396-397}}.</ref>
 
In base ai racconti di alcuni contemporanei,<ref name="pickard">{{Cita libro|curatore=Samuel Pickard|url=https://archive.org/details/lifeandlettersof020966mbp|titolo=Life and Letters of John Greenleaf Whittier, Vol. 1|nome=John Greenleaf|cognome=Whittier|wkautore=John Greenleaf Whittier|anno=1894|editore=George H.Doran Company|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://catto.ushistory.org/catto_people/john-pierre-burr/|titolo=John Pierre Burr|sito=catto.ushistory.org|lingua=en|accesso=27 ottobre 2024}}</ref> alla tradizione orale e alle storie di famiglia, Aaron Burr avrebbe avuto inoltre due figli illegittimi da una governante [[haiti]]ana, che potrebbe essere stata anche un'[[East India|indiana dell'Est]], che lavorava nella sua casa di [[Filadelfia]] durante il suo primo matrimonio.<ref name="elite2">{{Cita libro|curatore=Julie Winch|cognome=Willson|nome=Joseph|titolo=The Elite of Our People: Joseph Willson's Sketches of Black Upper-Class Life in Antebellum Philadelphia|editore=Pennsylvania State University Press|anno=2000|url=https://books.google.com/books?id=W6VNGI_i17UC&pg=PA123|isbn=0-271-04302-4|p=123 n.11|lingua=en}}</ref><ref name="ip4">{{cita news|url=http://www.post-gazette.com/pg/05278/583086.stm|titolo=Aaron Burr fans find unlikely ally in black descendant|pubblicazione=Pittsburgh Post-Gazette|nome=Greg|cognome=Ip|data=5 ottobre 2005|accesso=17 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081203010900/http://www.post-gazette.com/pg/05278/583086.stm|urlmorto=si|lingua=en}}</ref><ref name="maillard">{{Cita pubblicazione|jstor=10.5215/pennmaghistbio.137.3.0261|nome=Mary|cognome=Maillard|titolo='Faithfully Drawn from Real Life': Autobiographical Elements in Frank J. Webb's ''The Garies and Their Friends''|url=https://archive.org/details/sim_pennsylvania-magazine-of-history-and-biography_2013-07_137_3/page/n40|rivista=Pennsylvania Magazine of History and Biography|volume=137|numero=3|anno=2013|pp=261-300|doi=10.5215/pennmaghistbio.137.3.0261|lingua=en}}</ref> [[John Pierre Burr|John (o Jean) Pierre Burr]], il più giovane dei due, nacque nel 1792 nel [[New Jersey]] o a [[Filadelfia]] da Mary Emmons, nota anche come Eugénie Beauharnais, una domestica o governante della famiglia di Aaron Burr e della sua prima moglie Theodosia Bartow Prevost.<ref name="ip4"/> Prima di essere portata a Filadelfia, si dice che Mary/Eugénie abbia vissuto e lavorato ad [[Haiti]]<ref name="ip4"/> o a [[Saint-Domingue]]; una prima fonte afferma che sia nata lì,<ref name="elite2"/> mentre altre fonti suggeriscono che fosse originaria di [[Calcutta]].<ref name="ip4"/><ref name="SherriBurr">{{cita web|titolo=Aaron Burr Jr. and John Pierre Burr: A Founding Father and his Abolitionist Son|nome=Sherri|cognome=Burr|data=2019|sito=Princeton & Slavery Project|editore=Princeton University|url=https://slavery.princeton.edu/stories/john-pierre-burr|urlmorto=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220111032030/https://slavery.princeton.edu/stories/john-pierre-burr|lingua=en}}</ref> {{sf|Potrebbe essere stata portata a Filadelfia dal primo marito di Theodosia, Jacques Marcus Prevost, un ufficiale militare britannico di stanza nelle [[Indie occidentali|Indie Occidentali]] all'inizio del 1770.}}
[[File:Aaron Burr, Vice-President, 1756-1836.jpg|thumb|left|La tomba di Burr a Princeton]]
Tuttavia questi ultimi anni furono caratterizzati da alcuni lutti che lo segnarono profondamente. Nel gennaio del [[1813]] non si ebbero più notizie del veliero ''Patriot'', con a bordo sua figlia Theodosia e suo marito [[Joseph Alston]], che era stato eletto nel [[1812]] [[governatore della Carolina del Sud]].<ref>{{Cita|Côté, 2002|p. 265}}.</ref> Per un certo periodo circolò la notizia non confermata che la nave fosse stata attaccata dal pirata [[Dominique You]] e che forse Theodosia fosse stata presa ostaggio dai pirati.<ref>{{cita libro|cognome=Stick|nome=David |titolo=Graveyard of the Atlantic: Shipwrecks of the North Carolina Coast|anno=1989|editore=The University of North Carolina Press|città=|lingua=inglese|isbn=0-8078-4261-3|p=7}}.</ref> Tuttavia la spiegazione più plausibile pare quella che la nave sia affondata durante una tempesta al largo di [[Charleston (Carolina del Sud)|Charleston]]. La grave perdita subita spinse Burr ad adottare alcuni bambini tra i quali vi erano anche le tre figlie di Medcef Eden, uno dei suoi principali clienti. Tuttavia alcuni dei figli che adottò, come in seguito fu dimostrato per [[Aaron Columbus Burr]], erano suoi. Qualche mese più tardi, a luglio, morì il nipote di soli 11 anni.
 
Nonostante in tutti i processi fosse stato assolto, la nomea di assassino e traditore della patria lo perseguitò ancora per molti anni e non capitava di rado che i genitori, alla vista di Burr, lo indicassero ai propri figli, per mostrar loro la fine che facevano assassini e traditori. Inoltre, in occasione di un suo viaggio, ebbe occasione di visitare una mostra itinerante di figure in cera itinerante, nella quale vide la ricostruzione della scena del duello con Hamilton. Il tutto era infine commentato da un cartello sul quale si leggeva: "«O Burr, o Burr, cosa hai fatto? Hai ucciso il grande Hamilton! Ti nascondi dietro un cespuglio con le spine dopo averlo ucciso con un colpo di pistola!"»<ref>{{cita libro|cognome=Chernow|nome=Ron |titolo=Alexander Hamilton|url=https://archive.org/details/alexanderhamilto00cher|anno=2004|editore=Penguin|città=New York e LondonLondra|isbn=1-59420-009-2|p=[https://archive.org/details/alexanderhamilto00cher/page/721 721]|lingua=en}}.</ref> Il 1º luglio [[1833]], quindi all'età di 77 anni, Burr sposò la cinquantottenne vedova Eliza Bowen Jumel, cheuna durantedonna ladi suaumili gioventùorigini erae rinomatacon essereun passato oscuro (era stata probabilmente anche una prostituta, che era diventata una ricca, ambiziosa ed eccentrica vedova e ''[[prostitutasocialite]]'').<ref name="grave">{{Cita|Isenberg, web2007|url=http://wwwp.findagrave.com/cgi-bin/fg.cgi?page=gr&GRid=6102843|editore=Find-A-Grave|titolo=Eliza Bowen Jumel biography|accesso=7 ottobre 2007400}}.</ref> Molto probabilmente Burr la sposò perperché essereera una delle donne più ricche donne degli Stati Uniti, eche pergli potersiavrebbe garantiregarantito una vecchiaia più che agiata.<ref name="nps">{{Cita web|titolo=Eliza Bowen Jumel (1775-1865), socialite|editore=National Park Service|url=http://www.nps.gov/history/nr/travel/pwwmh/ny23.htm|accesso=727 ottobredicembre 2021|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080208094205/http://www.nps.gov/history/nr/travel/pwwmh/ny23.htm|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita|Hecht, 1967|p. 338}}.</ref> Poco dopo il matrimonio iniziarono però ad affiorare contrasti insanabili tra i due: Burr iniziò a spendere generosamente il denaro della moglie e, dopo solo un anno, la donna chiese il divorzio, accusando il marito di adulterio.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 401-403}}.</ref> Nel conseguente processo Eliza Bowen Jumel si fece rappresentare dall'avvocato [[Alexander Hamilton Jr.]], figlio di Hamilton, suscitando l'attenzione dell'opinione pubblica. Il 1º settembre 1836 il tribunale confermò il divorzio e due settimane più tardi, il 14 settembre 1836, Burr, che all'epoca si trovava nel villaggio di [[Port Richmond]] a [[Staten Island]], morì.<ref name="nps" /><ref>{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 403-404}}.</ref> Venne sepolto presso il cimitero di [[Princeton]].<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 405}}.</ref>
Ben presto dopo averla sposata Burr iniziò a spendere generosamente il suo denaro, motivo per il quale Eliza Bowen Jumel chiese il divorzio. Nel conseguente processo Eliza Bowen Jumel si fece rappresentare dall'avvocato Alexander Hamilton Jr, figlio di Hamilton, fatto che certamente portò tale processo all'attenzione dell'opinione pubblica. Il 1º settembre 1836 il tribunale confermò il divorzio e due settimane più tardi, il 14 settembre [[1836]], Burr, che all'epoca si trovava nel villaggio di [[Port Richmond]] a [[Staten Island]], morì.<ref name="nps" />
Burr venne sepolto presso il cimitero di [[Princeton]].
 
== Aaron Burr nella cultura di massa ==
Inevitabilmente a causa dei suoi trascorsi, Aaron Burr fu frequentemente sottoposto a giudizi da parte dell'opinione pubblica e a tutt'oggi resta una delle figure più controverse della storia degli Stati Uniti;<ref name="Elkins743">{{Cita|Elkins, 1993|pp. 743-744}}.</ref> tanto che lo stesso settimanale ''[[The Times]]'' lo definì nel 2008 il peggior vicepresidente diamericano tuttadi latutti storiai degli Stati Unititempi.<ref>{{Cita web|url=https://time.com/4314491/americas-worst-vice-presidents/|titolo=America's Worst Vice Presidents|editoresito=Times[[Time]]|urldata=21 agosto 2008|accesso=27 dicembre 2021|lingua=en|urlarchivio=httphttps://wwwweb.timearchive.comorg/timeweb/specials20211117235950/packageshttps:/completelist/0,29569,1834600,00time.htmlcom/4314491/americas-worst-vice-presidents/|accessourlmorto=13 settembre 2011no}}</ref> Nonostante sia stato completamente scagionato dall'accusa di alto tradimento nel corso del processo che si tenne nel 1807, l'opinione pubblica lo valuta al pari di [[Benedict Arnold]], e per molti cittadini americani rappresenta ancora, dopo oltre 200duecento anni, il traditore per antonomasia. Tra le maggiori cause della sua pessima immagine pubblica vi sono l'[[arringa]] di [[William Wirt]] successivamente intitolata ''Who is Blennerhassett?'' che fu riportata in innumerevoli testi scolastici come un eccelso esempio di retorica; in essa si paragona Burr ada una serpe che si è introdotta furtivamente nel [[Giardino dell'Eden]] che Harmann Blennerhassett si era creato sulla sua isola lungo il fiume [[Ohio (fiume)|Ohio]].<ref>{{Cita|Lomask, 1979|p. 236}}.</ref> L'immagineAd diaccentuare Burrulteriormente traditorei dellarisentimenti patrianei fuconfronti ulteriormentedella accentuatasua nelpersona [[1931]]influì quandosicuramente peranche lail primafatto voltache fule presentatorelazioni atra BroadwayBurr dae [[Boothmolti Tarkington]] undei [[dramma]]Padri dalfondatori titolodegli Stati Uniti d''ColonelAmerica|padri Satanfondatori]], orquali AWashington, NightJefferson ine theHamilton, Lifefossero ofestremamente Aarontese.<ref Burr''name="Isenberg409">{{Cita|Isenberg, 2007|pp. 409-414}}.</ref>
[[File:Burrdeathmask.jpg|thumb|La [[maschera mortuaria]] di Burr]]
 
[[File:Burrdeathmask.jpg|miniatura|La [[maschera mortuaria]] di Burr]]
Ad accentuare ulteriormente i risentimenti nei confronti della sua persona influì sicuramente anche il fatto che le relazioni tra Burr e molti dei [[Padri fondatori degli Stati Uniti d'America|padri fondatori]], quali Washington, Jefferson e Hamilton, fossero estremamente tese. Inoltre la persona di Burr fu citata in innumerevoli opere minori e quasi sempre fu oggetto di aspre critiche. Non di rado fu paragonato a [[Caino]] e per alcuni rappresentò l'equivalente di [[Lucio Sergio Catilina]].<ref>{{Cita|Monografia di Charles J. Nolan (1980)}}.</ref> La persona di Burr fu umiliata a tal punto che Burr divenne l'eroe di diversi romanzi a sfondo [[erotico]] o [[Pornografia|pornografico]] quale ad esempio il romanzo pubblicato nel [[1861]] intitolato ''The Amorous Intrigues and Adventures of Aaron Burr''. Nonostante le innumerevoli opere nelle quali la figura di Burr assunse un significato negativo, degno di nota è il romanzo ''First Love'' pubblicato nel [[1943]] da [[Eudora Welty]] e [[Gore Vidal]] nel quale gli autori cercarono sia di restituire parte della dignità alla persona di Burr che di ricostruire la verità storica. L'opera che fu il frutto di lunghe ricerche negli archivi storici cercò di fare luce su quali fossero state le cause che spinsero Burr ad affrontare Hamilton in un duello. Secondo queste ricerche fu l'accusa avanzata da Hamilton di avere un rapporto incestuoso con la propria figlia Theodosia che spinse Burr ad accettare il duello.
 
Ciò nonostante ilIl giudizio della maggioremaggior parte degli storici nei confronti di Burr è negativo. [[Henry Brooks Adams|Henry Adams]] nel [[1881]] scrisse una biografia su di lui, ma distrusse l'unica copia esistente dopo che il suo editore si rifiutò di pubblicarla.<ref>[[{{cita libro|autore=Ernest Samuels]]: ''|titolo=Henry Adams''|url=https://archive. org/details/henryadams00erne|editore=The Beklnap Press of Harvard University Press, |città=Cambridge |anno=1989. |pp=[https://archive.org/details/henryadams00erne/page/183 183–185.183]-185|lingua=en|isbn=0-674-38735-X}}</ref> Nonostante Adams non sia riuscito a pubblicare la biografia di Burr, le ipotesi del complotto che presumibilmente Burr avrebbe tramato a discapito del governo federale occupano una buona parte della sua edizione ain nove volumi pubblicata tra il [[1889]] ede il [[1891]] intitolata ''History of the United States During the Administrations of Thomas Jefferson and James Madison''. Nella sua opera Adams descrive Burr come uno spietato opportunista e arriva al punto da definirlo il [[Mefistofele]] della politica.<ref>{{Citacita libro|autore=Henry Adams|p.titolo=History 416of the United States During the Administrations of Thomas Jefferson|volume=2|anno=1889|p=171|lingua=en}}.</ref> Tra le principali opere che invece prendono le difese di Burr, va citata la sua stessa autobiografia pubblicata postuma dal suo amico [[Matthew L. Davis]]. Altre opere chepiù cercaronobenevole dinei minimizzare gli erroriconfronti di Burr furono la biografia di [[James Parton]] pubblicata nel [[1892]], la biografia pubblicata in due volumi tra il [[1979]] ede il [[1982]] di Milton Lomask e la più recente autobiografiabiografia pubblicata nel [[2007]] da Nancy Isenberg.
 
La stessa pubblicazione delle memorie di Burr nel [[1978]] su [[microfilm]] e in seguito nel [[1983]] su carta non poteronoaiutarono a gettare luce susugli moltiaspetti degli aspettipiù controversi di questa figura.<ref>''{{cita pubblicazione|titolo=The Enigma of Aaron Burr''|url=https://archive. In: ''org/details/sim_reviews-in-american-history_1984-09_12_3/page/378|rivista=Reviews in American History'' |volume=12:|numero=3, |anno=1984, p 378–382.|pp=378-382|lingua=en}}</ref> Molti dei documenti che avrebbero potuto gettarefare lucechiarezza su alcune vicende a tutt'oggi ancora oscure andarono infatti persi in seguito al naufragio nel quale sparì anche la figlia Theodosia, mentre la restante parte dei documenti fu distrutta dallo stesso Matthew L. Davis. Mentre per la maggioremaggior parte dei padri fondatori le informazioni raccolte dagli storici comprendono diverse decine di volumi, le uniche informazioninotizie disponibili su Aaron Burr sono raccolte in due volumi. La maggioremaggior parte delle informazioni derivanoderiva inoltre da libri contabili dello stesso Burr, nei quali egli annotò i suoi acquisti e le sue vendite. Secondo alcune ricerche condotte dallo storico [[Gordon S. Wood]], il concetto di politica dal punto di vista di Burr potrebbe essere riassunto nelle tre parole: ''fun, honor & profit''. Sempre secondo Wood questa sarebbe la maggiore differenza con gli altri padri fondatori.: Mentrementre per Jefferson e Hamilton la politica era un servizio alla comunità, secondo Wood per Burr la politica non era altro che un modo per meglio rappresentare i propri interessi.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Gordon S. Wood: ''|titolo=The Real Treason of Aaron Burr.'' In: ''|rivista=Proceedings of the American Antiquarian Society'' |volume=143, |numero=2|anno=1999, |pp=280-295|url=https://www. 280–295jstor.org/stable/3181938|lingua=en|accesso=22 ([httpdicembre 2021|urlarchivio=https://booksweb.googlearchive.deorg/books?idweb/20211222155833/https://www.jstor.org/stable/3181938|urlmorto=sgcNAAAAIAAJ&lpg=PP1&pg=PA280#v=onepage&q=&f=false Digitalisat]).no}}</ref>
 
Anche la narrativa si interessò alla persona di Burr. Esagerando i suoi proverbiali appetiti sessuali,<ref name="Elkins743"/> alcuni autori lo caratterizzarono come l'eroe di diversi romanzi a sfondo [[Erotismo|erotico]] o [[Pornografia|pornografico]], quale ad esempio il romanzo del 1861 ''The Amorous Intrigues and Adventures of Aaron Burr''.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 415, nota 1}}.</ref> L'immagine di Burr traditore della patria e figura diabolica fu ulteriormente accentuata nel 1931, quando per la prima volta fu presentato a Broadway da [[Booth Tarkington]] un [[dramma]] dal titolo ''Colonel Satan, or A Night in the Life of Aaron Burr''.<ref>{{Cita|Isenberg, 2007|p. 408}}.</ref> Inoltre la persona di Burr fu citata in innumerevoli opere minori e quasi sempre fu oggetto di aspre critiche. Non di rado fu paragonato a [[Caino]] e per alcuni rappresentò l'equivalente di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]].<ref>{{Cita|Nolan, 1980|p. 47}}.</ref> Tra i libri che ne offrono un ritratto meno negativo, degno di nota è il romanzo storico ''Burr'', pubblicato nel 1973 da [[Gore Vidal]], che è una rivisitazione degli anni 1775-1808 negli Stati Uniti dal punto di vista di Burr; in esso l'autore cercò sia di restituire parte della dignità alla persona di Burr sia di ricostruire la verità storica, mettendo in discussione l'immagine tradizionale dei padri fondatori.<ref name="Isenberg409"/>
 
== Note ==
{{note strette}}
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Abernathy|nome=Thomas|titolo=The Burr Conspiracy|anno=1954|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-8446-1000-3|cid=Abernathy, 1954}}
* {{cita libro|cognome=Beirne|nome=Francis F.|titolo=The Treason Trials of Aaron Burr|anno=1959|editore=Hastings|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-7006-1591-1|cid=Beirne, 1959}}
* {{cita libro|cognome=Côté|nome=Richard N.|titolo=Theodosia Burr Alston: Portrait of a Prodigy|anno=2002|editore=Corinthian Books|città=Mount Pleasant|lingua=en|isbn=1-929175-31-0|cid=Côté, 2002}}
* {{cita libro|cognome=Davis|nome=Matthew L.|titolo=Memoirs of Aaron Burr. With Miscellaneous Selections from his Correspondence|anno=1971|editore=Harper & Brothers|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-306-70139-1|cid=Davis, 1971}}
* {{cita libro|cognome=Davis|nome=Matthew L.|titolo=The Private Journal of Aaron Burr, During His Residence of Four Years in Europe; With Selections from His Correspondence|anno=2010|editore=Harper & Brothers|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=978-1-141-94800-10|cid=Davis, 2010}}
* {{cita libro|cognome=Elkins|nome=Stanley|titolo=The Age of Federalism|url=https://archive.org/details/ageoffederalism00elki|anno=1993|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=en|isbn=0-19-509381-X|cid=Elkins, 1993}}
* {{cita libro|cognome=Fleming|nome=Thomas|titolo=Duel: Alexander Hamilton, Aaron Burr, and the future of America|url=https://archive.org/details/duelalexanderham00flem|anno=2000|editore=Basic Books|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-465-01737-1|cid=Fleming, 2000}}
* {{cita libro|cognome=Isenberg|nome=Nancy|titolo=Fallen Founder. The Life of Aaron Burr|url=https://archive.org/details/fallenfounderlif0000isen|anno=2007|editore=Viking|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=978-0-670-06352-9|cid=Isenberg, 2007}}
* {{cita libro|cognome=Hecht|nome=Marie B.|coautoriautore2=Herbert S. Parmet|titolo=Aaron Burr: Portrait of an Ambitious Man|url=https://archive.org/details/aaronburrportrai00parm|anno=1967|editore=Macmillan|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=no|cid=Hecht, 1967}}
* {{cita libro|cognome=Hoffer|nome=Peter Charles|titolo=The Treason Trials of Aaron Burr|url=https://archive.org/details/treasontrialsofa0000hoff|anno=2008|editore=University of Kansas Press|città=Lawrence|lingua=ingleseen|isbn=978-0-7006-1591-9|cid=Hoffer, 2008}}
* {{cita libro|cognome=Kennedy|nome=Roger G.|titolo=Burr, Hamilton, and Jefferson: A Study in Character|url=https://archive.org/details/burrhamiltonjeff00kenn_0|anno=2000|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-19-514055-9|cid=Kennedy, 2000}}
* {{cita libro|cognome=Kline|nome=Mary-Jo|coautoriautore2=Joane W. Ryan|titolo=Political Correspondence and Public Papers of Aaron Burr|url=https://archive.org/details/politicalcorresp0000burr|anno=1983|editore=Princeton University Press|lingua=ingleseen|isbn=0-691-04685-9|cid=Kline, 1983}}
* {{cita libro|cognome=KurlandLomask|nome=Michael |wkautore=Michael KurlandMilton|titolo=Aaron Burr - The WhenaboutsYears Offrom BurrPrinceton to Vice President 1756–1805|url=https://archive.org/details/aaronburr0000loma|anno=19751979|editore=Farrar Straus & Giroux|città=FrankfurtNew am Main/Berlin/WienYork|lingua=en|isbn=no0-374-10016-0|cid=Lomask, 1979}}
* {{cita libro|cognome=Lomask|nome=Milton|titolo=Aaron Burr - The YearsConspiracy fromand PrincetonYears toof ViceExile President 1756–18051805–1836|url=https://archive.org/details/aaronburrconspir0000milt|anno=19791982|editore=Farrar Straus & Giroux|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-374571-1001612047-04|cid=Lomask, 19791982}}
* {{cita libro|cognome=LomaskMelton|nome=MiltonBuckner F.|titolo=Aaron Burr - The: Conspiracy andto Years of Exile 1805–1836Treason|url=https://archive.org/details/aaronburrconspir0000melt|anno=19822001|editore=FarrarJohn StrausWiley &and GirouxSons|città=New York|lingua=ingleseen|isbn=0-571471-1204739209-4X|cid=LomaskMelton, 19822001}}
* {{cita libro|cognome=MeltonNolan|nome=BucknerCharles FJ.|titolo=Aaron Burr: Conspiracyand tothe TreasonAmerican Literary Imagination|url=https://archive.org/details/aaronburramerica0000nola|anno=20011980|editore=JohnGreenwood Wiley and SonsPress|città=New YorkWestport|lingua=en|isbn=0-471313-3920921256-X2|cid=MeltonNolan, 20011980}}
* {{cita libro|cognome=NolanParton|nome=Charles J.James|titolo=AaronThe BurrLife and theTimes Americanof LiteraryAaron ImaginatiomBurr|url=https://archive.org/details/lifeandtimesaar02partgoog|anno=19801861|editore=GreenwoodMason PressBrothers|città=WestportNew York|lingua=en|isbn=|cid=NolanParton, 19801861}}
* {{cita libro|cognome=PartonRobertson|nome=JamesDavid|titolo=TheReports Lifeof andthe TimesTrials of Colonel Aaron Burr|anno=18582007|editore=MasonHopkins Brothersand Earle|città=New YorkFiladelfia|lingua=en|isbn=no978-0-548-18443-1|cid=PartonRobertson, 18582007}}
* {{cita libro|cognome=RobertsonRogow|nome=DavidArnold A.|titolo=ReportsA ofFatal theFriendship: TrialsAlexander ofHamilton Coloneland Aaron Burr|url=https://archive.org/details/fatalfriendshipa0000rogo|anno=20071998|editore=HopkinsHill and EarleWang|città=FiladelfiaNew York|lingua=ingleseen|isbn=0-5488090-184431621-74|cid=RobertsonRogow, 20071998}}
* {{cita libro|cognome=RogowSchachner|nome=Arnold A.Nathan|titolo=AAaron Fatal FriendshipBurr: AlexanderA Hamilton and Aaron BurrBiography|url=https://archive.org/details/aaronburr0000unse|anno=19981961|editore=HillA.S. and WangBarnes|città=New York|lingua=en|isbn=|cid=RogowSchachner, 19981961}}
* {{cita libro|cognome=SchachnerYoung|nome=NathanAlfred F.|titolo=AaronThe BurrDemocratic Republicans of New York: AThe BiographyOrigins|url=https://archive.org/details/democraticrepubl00youn|anno=19611967|editore=A.S.University of North Carolina BarnesPress|città=NewChapel YorkHill|lingua=en|isbn=0-8078-1043-6|cid=SchachnerYoung, 19611967}}
* {{cita libro|cognome=YoungWood|nome=AlfredGordon FS.|titolo=TheEmpire Democraticof RepublicansLiberty: A History of Newthe York:Early TheRepublic, Origins1789–1815|url=https://archive.org/details/empireoflibertyh00wood|anno=19672009|editore=Oxford University of North Carolina Press|città=ChapelNew HillYork|lingua=ingleseen|isbn=978-0-807819-1043503914-6|cid=YoungWood, 19672009}}
* {{cita libro|cognome=Wood|nome=Gordon S.|titolo=Empire of Liberty: A History of the Early Republic, 1789–1815|anno=2009|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=inglese|isbn=0-19-503914-9|cid=Wood, 2009}}
* {{cita libro|cognome=Vidal|nome=Gore |wkautore=Gore Vidal|titolo=Burr. A Novel|anno=1973|editore=Random House|città=New York|isbn=0-394-48024-4}}
 
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*{{en}}[http://bioguide.congress.gov/scripts/biodisplay.pl?index=B001133 Informazioni biografiche del Congresso degli Stati Uniti].
 
{{VicePresidentiUSA|predecessore=[[Thomas Jefferson]]|periodo=[[1801]] - [[1805]]|successore=[[George Clinton (politico)|George Clinton]]}}
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[[Categoria:Membri dell'amministrazione Jefferson]]
[[Categoria:Vicepresidenti degli Stati Uniti d'America]]