Tullio Giordana: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
 
(13 versioni intermedie di 11 utenti non mostrate)
Riga 7:
|GiornoMeseNascita = 5 luglio
|AnnoNascita = 1877
|NoteNascita = <ref>Nonostante qualche autore lo definisca «piemontese» - cfr. ad esempio Onofri, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', riportato da Giovanni Giorgini, Luca Mezzetti e Angelo Scavone (a cura di), ''La Costituzione "vivente", nel cinquantesimo anniversario della sua formazione'', Milano, Franco Angeli (per il Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna), 1999, p. 310. ISBN 88-464-1510-8 (consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=eJX53znyv7QC Google Libri]) - la nascita e l'educazione cremasche sono certe. Gli elementi di "piemontesità" di Giordana si possono far risalire all'origine torinese del padre Pietro e al fatto che lo stesso Tullio si ritrovò in più occasioni a lavorare a Torino e in Piemonte</ref>
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 27 gennaio
Riga 20:
== Biografia ==
=== Da ''La Tribuna'' a ''L'Ora'' ===
Nato a [[Crema (Italia)|Crema]] in una famiglia di origini piemontesi, rimase orfano prima del padre (Pietro Giordana, luogotenente dei [[carabinieri]]) e poi della madre già all'età di dieci anni. Fu cresciuto dai Samarani, parenti della madre Elvira Carniti.
 
A vent'anni seguì [[Ricciotti Garibaldi]] in [[Grecia]] per combattere nella [[Guerra greco-turca (1897)|guerra contro l'Impero ottomano]] del [[1897]] e dove, grazie all'intervento del poco più anziano [[Ugo Ojetti]], fu nominato [[corrispondente]] del [[quotidiano]] romano ''[[La Tribuna]]''. Tuttavia, non esordì allora in quell'incarico, bensì qualche mese dopo, e per ''[[La Stampa]]'' di [[Luigi Roux]] e [[Alfredo Frassati]], che lo spedirono in [[Spagna]] dove, l'8 agosto di quell'anno, l'anarchico pugliese [[Michele Angiolillo]] aveva ucciso il presidente del consiglio iberico [[Antonio Cánovas del Castillo]].
 
Sul finire del secolo si dedicò alla stesura di alcuni romanzi nello stile [[Gabriele D'Annunzio|dannunziano]] allora imperante (''Il patto'' 1897, ''La fiamma e l'ombra'' 1898, ''L'occhio del lago'' 1899) e pubblicò la raccolta di novelle ''Le greche'' (1899), legata alla sua breve esperienza in terra ellenica. Laureatosi poi in [[giurisprudenza]] e divenuto [[avvocato]], il 9 dicembre 1901 si sposò a [[Sanremo]] con Clelia Bertollo, figlia del ricco industriale Giovanni Bertollo. Sull'onda delle proteste degli intellettuali europei provocate negli ultimi anni dell'[[secolo XIX secolo|Ottocento]] dal tentativo di [[russificazione]] del [[Granducato di Finlandia]], nel 1902 scrisse il saggio ''La morte d'una Costituzione (Finlandia 1809-1899)'' con lo [[pseudonimo]] Patrius.<ref>Oltre a Patrius, Giordana utilizzò anche gli pseudonimi P.M. Arese, Triarius ed Enrico Piernera.</ref>
 
Nel 1904 si recò con l'amico Ojetti negli [[Stati Uniti d'America]] a [[Saint Louis (Missouri)|Saint Louis]] in occasione della Louisiana[[Fiera Purchasemondiale Expositiondi Saint Louis]] (l'[[esposizione universale]] organizzata per celebrare il centenario dell'[[acquisto della Louisiana]]) ed ebbe così modo di conoscere da vicino il [[giornalismo]] americano, di cui avrebbe adottato alcuni aspetti caratteristici (come la cronaca degli eventi più importanti scritta sul posto). Nello stesso anno Luigi Roux, passato da [[Torino]] a [[Roma]], lo chiamò a lavorare aalla ''La Tribuna'', di cui fu redattore fino al 31 agosto 1910, quando lasciò il quotidiano romano per andare a dirigere (forse con l'appoggio di [[Vittorio Emanuele Orlando]]) ''[[L'Ora]]'' di [[Palermo]]. A partire dal 1907 fu anche corrispondente del ''[[New York Herald]]'', pubblicò il saggio giuridico ''La proprietà privata nelle guerre marittime secondo il diritto internazionale pubblico'' (1907) e, alla fine del 1908, prese parte come [[infermiere]] volontario a una spedizione di soccorso alle vittime del disastroso [[terremoto di Messina del 1908|terremoto di Messina]].
 
=== Da ''La Tribuna'' a ''L'Epoca'' ===
Dopo aver seguito al fronte i primi mesi della [[Guerra italo-turca|guerra di Libia]], il 29 aprile 1912 Giordana lasciò la direzione del quotidiano siciliano (dove era stato soprannominato il "dirigibile")<ref>Fu nella guerra di Libia infatti che i [[dirigibili]] vennero impiegati per la prima volta a scopo bellico. Cfr. Vercesi, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', p. 107.</ref> per riprendere il lavoro di redattore alla ''Tribuna'', rimanendovi fino al 1918dicembre 1917. Parallelamente procedeva la sua carriera scientifica. Il 17 gennaio 1914 fu nominato presidente della Stazione sperimentale di [[batteriologia]] agraria di Crema (fondata e diretta dal professor Franco Samarani, suo parente e inventore dei "[[silo]] con coperchio" per la conservazione dei [[foraggi]]) e l'anno successivo, dopo aver raccontato ai suoi lettori il catastrofico [[terremoto della Marsica del 1915|terremoto della Marsica]] (15 gennaio 1915),<ref>Il suo resoconto è disponibile anche [http://www.terzaclasse.it/documenti/notteavezzano.htm on line]</ref> partecipò da volontario alla [[prima guerra mondiale]]: ufficiale degli [[alpini]], venne ferito due volte meritandosi due medaglie d'argento.
 
NelDopo 1918la assunse[[battaglia ladi direzioneCaporetto|disfatta di Caporetto]] (ottobre 1917) in Italia cadde il governo. [[Vittorio Emanuele Orlando]] fu nominato capo dell'esecutivo. Sicuro del suo appoggio, Giordana fondò nel dicembre 1917 un nuovo quotidiano romanopolitico a Roma: ''[[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]'',. essendoInsieme con il principe Alberto Giovanelli, «anchericchissimo l'amministratoreproprietario terriero veneto e ildeputato direttoreradicale», generalefondò dellala Societàsocietà editrice del quotidiano, la «Urbs»,. cheGiovanelli possedevaera ilpresidente, giornalementre eGiordana diera, cuioltre acquisìche parteil delladirettore, proprietà«anche graziel'amministratore allee «cospicueil risorsedirettore economichegenerale della moglieSocietà editrice»,. ancheSuccessivamente seil lagiornalista societàacquisì facevaparte capodella alproprietà principe Alberto Giovanelli,della «ricchissimoUrbs» proprietariograzie terrieroalle veneto«cospicue erisorse deputatoeconomiche radicaledella moglie».<ref>Citazioni tratte da Orsina 2001, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]''.</ref> Dal 1918 al 1925 fu proprietario anche del settimanale satirico ''[[Il travaso delle idee]]''.
 
Da tempo Giordana era iscritto al [[Partito Radicale Italiano]] e diede a ''L'Epoca'' un indirizzo liberal-democratico in sintonia sia con le sue posizioni politiche progressiste, già manifestate per altro a ''L'Ora'' palermitana, sia con l'amicizia che lo legava a Vittorio Emanuele Orlando, divenuto capo del governo dopo la disastrosa [[battaglia di Caporetto]], e alla quale forse si deve l'accentuarsi dei toni patriottici del giornale. Al termine della guerra l'impegno politico di Giordana si concretizzò nelle sue candidature come radicale nelle coalizioni dei cosiddetti [[Blocchi Nazionali]] alle [[elezioni politiche italiane del 1919|elezioni politiche del 19 novembre 1919]] e a quelle di poco successive del [[elezioni politiche italiane del 1921|15 maggio 1921]], ma con scarso successo. Il 26 aprile 1922 partecipò anche alla fondazione del [[Partito Democratico Sociale Italiano]].
 
=== Da ''La Tribuna'' alla ''Gazzetta del Popolo'' ===
Nel frattempo aveva portato ''L'Epoca'' a una discreta affermazione [[Diffusione (editoria)|diffusionale]] ma, essendone passata di mano la proprietà (settembre 1921), ne lasciò la direzione. Le attenzioni di Giordana e del principe Giovanelli si volsero allora a ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Il Giornale d'Italia]]'', dove però si scontrarono da un lato con l'opposizione di [[Antonio Salandra]], suo fondatore con [[Sidney Sonnino]] nel 1901, e di [[Alberto Bergamini]], suo direttore e [[socio accomandante]] pure dal 1901, e dall'altro con quella di [[Benito Mussolini]] interessato a sua volta all'acquisizione del prestigioso quotidiano. Sfumato così il progetto, i due ripiegarono sulla ''Tribuna'', di cui rilevarono la proprietà e di cui Giordana assunse la direzione nel dicembre 1923, riservando al neonato [[governo Mussolini]] un occhio di favore non disgiunto però da critiche alle violenze e faziosità del [[fascismo]].<ref>Tullio Giordana viene definito «portavoce di un gruppo finanziario filofascista che aveva acquistato la proprietà del giornale» da Anna Nozzoli, "La cultura e il fascismo", in Antonio Balduino (a cura di), ''Storia letteraria d'Italia'', Padova, Piccin - Milano, Vallardi, 1993, vol. 11º (Il Novecento), tomo 2º ("Dagli anni Venti agli anni Ottanta"), p. 926. ISBN 88-299-1020-1 (consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=I1nP2Q6piDkC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Google Libri]). Più categorico Carlo Chevallard, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', p. 91, per il quale era «un fervente seguace del nuovo regime». Decisamente più favorevole invece il giudizio di [[Giorgio Candeloro]] che, nella sua ''Storia dell'Italia moderna. Il fascismo e le sue guerre'', Milano, Feltrinelli, 2002, p. 132 (ISBN 88-07-81378-5, consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=i0B0pptCs4oC Google Libri]), attende fino all'uscita di scena di Giordana da ''La Tribuna'' per parlare della "fascistizzazione" del giornale.</ref> Critiche

Le chesue critiche al regime si accentuarono dopo il [[delitto Matteotti]] (10 giugno 1924), trasformandosi in aperto dissenso in seguito al discorso mussoliniano del 3 gennaio 1925 e infine nella sceltatestimonianza all'[[Alta Corte di Giustizia]], in cui sostenne che «il sistema della [[violenza]] illegale, come mezzo rivoluzionario, non era cessato col successo della [[Marcia su Roma|rivoluzione]]; ma si continuava in uno stillicidio che il [[Emilio De Bono|De Bono]] aveva il torto di permettere per naturale indulgenza a tutto quanto si commetteva dai fascisti»<ref>[[Archivio storico del Senato della Repubblica]], [https://patrimonio.archivio.senato.it/tify/SUB01/SER02/VOL01/UACGSL_01SBF_02SR_0257UA_01VL_044DO_01?tify=%7B%22pages%22%3A%5B5%5D%7D ASSR, Ufficio dell'apoliticismoAlta corte di giustizia e degli studi legislativi, 1.2.257.1.44, Verbale della testimonianza del giornalista Tullio Giordana (27 gennaio 1925), pp. 4-5].</ref>. La presa di distanza dalla politica - con la scelta dell'apoliticismo - non lo salvò, a settembre, dall'aggressione di [[Telesio Interlandi]], direttore del quotidiano fascista ''[[Il Tevere]]'',<ref>Il caso, finito in tribunale (cfr. Orsina 2001, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]''), è accennato nel romanzo '''25 nero'' di Domenico Gangemi, liberamente ispirato agli scontri di [[Palmi]] nella notte fra il 30 e 31 agosto 1925 (Cosenza, Pellegrini, 2004, p. 53. ISBN 88-8101-219-7, consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=BY0gv6y4dsEC Google Libri]).</ref> e poi da un vero e proprio assalto alla sua abitazione.<ref>Ferdinando Cordova, "Le disavventure di un fiancheggiatore. Alberto Bergamini e il fascismo", in ''[[Nuova Antologia]]'', luglio-settembre 2003, pp. 284-321.</ref>
 
Alla fine del 1925 Giordana decise di lasciare la direzione del quotidiano e di ritirarsi dalla professione emarginandosi più o meno "volontariamente" a [[Spoleto]], dove si occupò dell'amministrazione della propria tenuta di Colle Montano realizzando anche un volumetto sulla coltivazione del grano, ''Oro in chicchi. Culture attuali del frumento'' (1929). Falliti diversi tentativi di imporsi come autore della [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] (1932), pubblicò invece, con lo pseudonimo Enrico Piernera, alcuni scritti sul settimanale umoristico-sportivo ''Il Settebello'' e, allo scoppio della [[guerra d'Etiopia]] (2 ottobre 1935 - 5 maggio 1936), partì ancora una volta volontario per il fronte. Dovette però rientrare in Italia un mese prima della conclusione della campagna d'Africa in seguito a un incidente automobilistico. Frutto di quell'esperienza furono la promozione a [[tenente colonnello]] e due pubblicazioni: ''Adi Abò e Scirè: misteri svelati. Note di un combattente'' (1936, pubblicato con lo pseudonimo di Triarius) e il romanzo ''Settimo piano dell'obelisco'' (1937).
 
Pochi anni dopo non rinunziò a partecipare nemmeno alla [[seconda guerra mondiale]] facendosi richiamare in servizio tra gli [[Alpini]] ma, una volta dato il proprio apporto alla cosiddetta "[[battaglia delle Alpi Occidentali]]" (10-25 giugno 1940), venne poi congedato per raggiunti limiti d'età; fu comunque premiato con la nomina a cavaliere dell'[[Ordine militare di Savoia]] e la promozione a [[colonnello]]. Nel 1941 riebbe la tessera del Partito Nazionale Fascista e poté rientrare nel mondo giornalistico. Lavorò come capo dell'Ufficio Propaganda nell'amministrazione della Società Editrice Torinese, proprietaria della ''[[Gazzetta del Popolo]]''. Dopo la [[Caduta del fascismo]] ne assunse la direzione, con l'approvazione del [[Ministero della Culturacultura Popolarepopolare]] badogliano, fino all'8 settembre 1943.<ref>A quanto pare, la sua nomina fu una proposta azzardata di Pitigrilli. Cfr., fra gli altri: "Dino Segre, alias Pitigrilli (1893-1975)", sul sito [http://www.italialibri.net/autori/segred.html Italia Libri]; [[Nello Ajello]], "Pitigrilli i pentimenti di una spia", su ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/13/pitigrilli-pentimenti-di-una-spia.html la Repubblica]'' del 13 novembre 1999, p. 41; [[Umberto Eco]], ''Il superuomo di massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare'', Milano, Bompiani, 2005, p. 120. ISBN 88-452-4785-6 (consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=EvOxqX1fAbUC Google Libri]). Secondo Carlo Chevallard, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', pp. 91-92, invece, l'iniziativa sarebbe partita dallo stesso Giordana che all'epoca si sarebbe trovato ancora sotto le armi.</ref>
 
=== ''il Resto del Carlino'' ===
Iscrittosi al [[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|Partito Democratico del Lavoro]], dal maggio 1944 partecipò (nome di battaglia ''Delfino'') alla [[Resistenza italiana|resistenza]] in [[Val Chisone]] entrando nella Brigata autonoma "Val Chisone" guidata dal sergente Maggiorino Marcellin (nome di battaglia ''Bluter'') e costituita in gran parte da alpini che avevano già combattuto sotto il suo comando; il 10 agosto, pressoché accerchiati dai tedeschi, i partigiani riuscirono a disimpegnarsi a piccoli gruppi e trovarono rifugio in territorio [[Francia|francese]]. Qui Giordana cercò di riorganizzare le formazioni della resistenza, scontrandosi però con l'ostilità delle autorità transalpine. Dopo la Liberazione collaborò con ''[[La Stampa]]'' di Torino (allora ''La Nuova Stampa'') e il ''Corriere del Popolo'' di [[Genova]], prima di assumere, dal 17 marzo 1946, la direzione al ''[[Resto del Carlino]]'' ribattezzato ''Giornale dell'Emilia'', cui diede la propria tradizionale impostazione progressista, moderata e patriottica.
 
Fu lui ad esempio, il 26 maggio 1946, a scrivere l'articolo "Castelfranco-Manzolino-Piumazzo. Un triangolo tracciato col sangue", in cui coniò la locuzione "[[Triangolo della morte (Emilia)|triangolo della morte]]" per indicare la zona sull'[[Appennino settentrionale|Appennino emiliano]] fra Modena e Reggio teatro, anche dopo la Liberazione, di numerose esecuzioni di ex fascisti da parte dei partigiani comunisti. Il che gli valse una critica "diffamatoria" da parte del deputato comunista [[Arturo Colombi]], contro il quale sporse poi querela.<ref>[http://archivio.camera.it/resources/atc04/pdf/CD1700000318.pdf l'autorizzazione a procedere in giudizio] contro il Colombi concessagli dalla competente commissione dell'Assemblea Costituente il 6 febbraio 1947. Fra le carte della pratica figurano anche le dimissioni dalla commissione del futuro presidente [[Oscar Luigi Scalfaro]], contrario a tale decisione.</ref> Qualche mese dopo, a dicembre, avviò un'aspra campagna di stampa contro la [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana(Italia)|Costituente]] (con gli editoriali ''Assemblea in frigorifero'' e ''Balorda iniziativa''), invischiatasi nel «miserando spettacolo di una congiuretta parlamentare per una sorprendente improvvisazione»: «l'assurda frattura» proposta dal ministro [[Giuseppe Micheli (politico)|Giuseppe Micheli]] di creare la regione ligure-emiliana [[Lunezia]]. All'inizio del 1947 lanciò il giornale in un'altra campagna a sostegno dell'indipendenza, soprattutto economica, della magistratura (''Giudici alla fame''). Probabili contrasti politici con la proprietà del giornale, che pare lo giudicasse troppo a sinistra,<ref>Come sostiene Orsina 2001, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]''.</ref> lo convinsero a dimettersi il 1º ottobre 1947.
 
Con lo pseudonimo Enrico Piernera scrisse ancora nel 1948 per ''[[Gazzetta del Popolo#Durante il Regno d'Italia|L'illustrazione del Popolo]]'', supplemento illustrato della ''Gazzetta del Popolo'', prima di spegnersi a [[Milano]] un anno e mezzo dopo.
Riga 104 ⟶ 106:
* Nazario Sauro Onofri, ''I giornali della liberazione a Bologna, 1945-1947'', Bologna, Istituto storico provinciale della Resistenza, 1996.
* Giovanni Orsina, ''Senza Chiesa né classe. Il partito radicale nell'età giolittiana'', Roma, Carocci, 1998. ISBN 88-430-1145-6.
* Giovanni Orsina, "Giordana, Tullio (Carlo Tullio)", in ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/tullio-giordana_(Dizionario_BiograficoDizionario-Biografico)/ Dizionario Biografico degli Italiani]'', Roma, [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana]], 2001, vol. 55.
* Carlo Chevallard, ''Diario 1942-1945. Cronache del tempo di guerra'' (a cura di Riccardo Marchis), Torino, Blu, 2005. ISBN 88-7904-002-2 (consultabile anche su [http://books.google.it/books?id=6CqeSHa6yvUC Google Libri]).
* Franco Contorbia (a cura di), ''Giornalismo italiano'', Milano, Mondadori, 2007, 2º vol. ("1901-1939"). ISBN 978-88-04-56238-2. 2ª ed.: 2009, ISBN 978-88-04-59411-6.
Riga 114 ⟶ 116:
{{Box successione
|carica= Direttore dell'[[L'Ora|Ora]]
|periodo= [[1910]] - [[1912]]
|precedente = Giovanni Bellezza
|successivo = Bonaretto Bonaretti
Riga 120 ⟶ 122:
{{Box successione
|carica= Direttore de [[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]
|periodo= [[1918]] - settembre [[1921]]
|precedente = ...
|successivo = ...
Riga 126 ⟶ 128:
{{Box successione
|carica= Direttore della [[La Tribuna|Tribuna]]
|periodo= 4 dicembre [[1923]] - 28 dicembre [[1925]]
|precedente = [[Olindo Malagodi]]
|successivo = [[Roberto Forges Davanzati]]
Riga 144 ⟶ 146:
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie}}
 
[[Categoria:Fondatori di quotidiani]]
[[Categoria:Direttori di quotidiani italiani]]
[[Categoria:Direttori della Gazzetta del Popolo]]