Galileo Galilei: differenze tra le versioni
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{{nd||Galileo (disambigua)|Galileo|titolo2=Galilei (disambigua)|redirect2=Galilei}}
{{Bio
|Nome = Galileo
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|GiornoMeseMorte = 8 gennaio
|AnnoMorte = 1642
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività = fisico
|Attività2 = astronomo
|Attività3 = filosofo
|AttivitàAltre = , [[matematico]] e [[
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , considerato il padre della [[Storia della scienza|scienza moderna]]
|Immagine = Justus Sustermans - Portrait of Galileo
|Didascalia = ''[[Ritratto di Galileo Galilei]]'' di [[Justus Sustermans]] ([[
}}
[[File:Galileo_Galilei_Signature_2.svg|min|Firma di Galileo Galilei]]
Uno dei personaggi chiave della [[rivoluzione scientifica]]<ref name="Abbagnano391">{{cita|Abbagnano|Vol. III, Cap. VII, § 391}}.</ref><ref>[[Albert Einstein]], [[Leopold Infeld]], ''L'evoluzione della fisica. Sviluppo delle idee dai concetti iniziali alla relatività e ai quanti'', Torino, Editore Boringhieri, 1965, p. 19.</ref><ref name="Klinepar3">{{cita|Kline| Vol. I, Cap. XVI, § 3}}.</ref><ref>{{cita|Kline| Vol. I, Cap. XVI, § 1}}.</ref> per aver esplicitamente introdotto il [[metodo scientifico]] (detto anche "metodo galileiano" o "metodo sperimentale"),<ref name="Abbagnano391"/><ref>{{cita|Kline| Vol. I, Cap. XVI, § 3, p. 391}}.</ref> il suo nome è associato a importanti contributi in [[fisica]]<ref group=N>Per testuali parole di [[Luigi Puccianti]]: «Galileo fu veramente cultore e propugnatore della ''Natural Filosofia'': in effetti egli fu matematico, astronomo, fondatore della Fisica nel senso attuale di questa parola; e queste varie discipline considerò sempre e trattò come intimamente connesse tra loro, e insieme ad altri studi opera su ciascuno di essi, ma con ritorni successivi sempre più approfonditi e più generali, e in fine risolutivi» (da: Luigi Puccianti, ''Storia della fisica'', Firenze, Felice Le Monnier, 1951, Cap. I, pp. 12-13).</ref><ref group=N>Fondamentali furono inoltre le sue idee e riflessioni critiche sui concetti fondamentali della [[Meccanica (fisica)|meccanica]], in particolare quelle sul [[Moto (fisica)|movimento]]. Tralasciando l'ambito prettamente filosofico, dopo la morte di [[Archimede]], avvenuta nel 212 a.C., il tema del movimento cessò di essere oggetto di analisi quantitativa e discussione formale allorché [[Gerardo di Bruxelles]], vissuto nella seconda metà del XII secolo, nel suo ''Liber de motu'' riprese la definizione di [[velocità]], già peraltro considerata dal matematico del III secolo a.C. [[Autolico di Pitane]], avvicinandosi alla moderna definizione di [[Velocità|velocità media]] come rapporto fra due quantità non omogenee quali la distanza e il tempo (cfr. {{en}}Gerard of Brussels, "The Reduction of Curvilinear Velocities to Uniform Rectilinear Velocities", edito da Marshall Clagett, in: Edward Grant (ed.), ''A Source Book in Medieval Science'', Cambridge (MA), Harvard University Press, 1974, § 41, pp. 232-237, e {{en}}Joseph Mazur, ''Zeno's Paradox. Unraveling the Ancient Mystery Behind the Science of Space and Time'', New York/London, Plume/Penguin Books, Ltd., 2007, pp. 50–51, trad. it.: ''Achille e la tartaruga. Il paradosso del moto da Zenone a Einstein'', a cura di Claudio Piga, Milano, Il Saggiatore, 2019).</ref><ref name="Klinepar3"/><ref>[[Mario Gliozzi]], "Storia del pensiero fisico", in: [[Luigi Berzolari]] (a cura di), ''[[Enciclopedia delle matematiche elementari e complementi]]'', Vol. III, Parte II, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 1972, Art. LX, Cap. III, § 15.</ref><ref>[[Paolo Straneo]], ''Le teorie della fisica nel loro sviluppo storico'', Brescia, Morcelliana, 1959, Cap. III, § 33, p. 105.</ref><ref>[[Giuliano Toraldo di Francia]], ''L'indagine del mondo fisico'', Torino, Giulio Einaudi editore, 1976, Cap. I.</ref> e in [[astronomia]].<ref group=N>Grazie al perfezionamento del [[telescopio]], che gli permise di effettuare notevoli studi e osservazioni astronomiche, fra cui quella delle [[macchie solari]], la prima descrizione della [[Luna|superficie lunare]], la scoperta dei [[Satellite naturale|satelliti]] di [[Giove (astronomia)|Giove]], delle fasi di [[Venere (astronomia)|Venere]] e della composizione stellare della [[Via Lattea]]. Per maggiori notizie, si veda: Luigi Ferioli, ''Appunti di ottica astronomica'', Milano, Editore Ulrico Hoepli, 1987, pp. 11-20. Cfr. pure [[Vasco Ronchi]], ''Storia della luce'', II edizione, Bologna, Nicola Zanichelli Editore, 1952.</ref><ref>[[George Gamow]], ''Biografia della fisica'', Biblioteca della EST, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1963, Cap. II.</ref> Di primaria importanza fu anche il ruolo svolto nella [[rivoluzione astronomica]], con il sostegno al [[sistema eliocentrico]]<ref group=N>Dal punto di vista storico, un'ipotesi autenticamente "eliocentrica" fu quella di [[Aristarco di Samo]], poi sostenuta e dimostrata da [[Seleuco di Seleucia]]. Il modello copernicano invece, contrariamente a quanto generalmente ritenuto, è "eliostatico" ma non "eliocentrico" (vedi nota seguente). Il sistema di [[Keplero]], poi, non è né "eliocentrico" (il Sole occupa infatti uno dei fuochi dell'orbita ellittica di ciascun pianeta che gli ruota attorno) né "eliostatico" (a causa del moto di rotazione del Sole attorno al proprio asse). La descrizione [[Isaac Newton|newtoniana]] del sistema solare, infine, eredita le caratteristiche [[Cinematica|cinematiche]] (i.e., orbite ellittiche e moto rotatorio del Sole) di quella kepleriana ma spiega [[Causa (filosofia)|causalmente]], tramite la [[Legge di gravitazione universale|forza di gravitazione universale]], la [[Dinamica (fisica)|dinamica]] planetaria.</ref> e alla [[teoria copernicana]].<ref group=N>A proposito del modello copernicano: «È da notare che, sebbene il Sole sia immobile, tutto il sistema [solare] non ruota intorno a esso, ma intorno al centro dell'orbita della Terra, la quale conserva ancora un ruolo particolare nell'Universo. Si tratta cioè, più che di un sistema eliocentrico, di un sistema eliostatico.» (da {{cita web|url=http://ppp.unipv.it/PagesIt/6Dif/6Videoconf/1VideoC.htm|titolo=G. Bonera, Dal sistema tolemaico alla rivoluzione copernicana|accesso=9 agosto 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150501070621/http://ppp.unipv.it/PagesIT/6Dif/6Videoconf/1VideoC.htm|urlmorto=no}})</ref><ref>[[Max Born]], ''La sintesi einsteiniana'', Torino, Editore.</ref> Galileo Galilei utilizzò il telescopio per osservare le fasi di Venere, fornendo prove fondamentali per il modello eliocentrico.<ref>{{Cita pubblicazione|data=2007-12-01|titolo=Dodge, John Vilas, (25 Sept. 1909–23 April 1991), Senior Editorial Consultant, Encyclopædia Britannica, since 1972; Chairman, Board of Editors, Encyclopædia Britannica Publishers, since 1977|rivista=Who Was Who|editore=Oxford University Press|accesso=2025-05-30|url=https://doi.org/10.1093/ww/9780199540884.013.u172122}}</ref>
I
== Biografia ==
{{
=== La giovinezza (1564-1588) ===
{{Immagine multipla
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|immagine2 = Maison natale galilee Pise.jpg
|didascalia2 = Abitazione in via Giusti
|sotto = Dal libretto di battesimo di Galileo riportante come luogo "in Chapella di S.to Andrea", si credeva fino alla fine dell'800 che Galileo potesse essere nato vicino alla cappella di Sant'Andrea in Kinseca nella [[Cittadella Nuova|fortezza San Gallo]] a [[Pisa]], il che presumeva, erroneamente, che il padre Vincenzo fosse un militare. In seguito fu identificata casa Ammannati, vicino alla [[Chiesa di Sant'Andrea Forisportam]], come la vera casa natale.<ref>{{cita web
}}
==== La famiglia d'origine e la nascita ====
Galileo Galilei nacque il 15 febbraio
La famiglia di Vincenzo e di Giulia, contava oltre Galileo: [[Michelangelo Galilei|Michelangelo]], che fu musicista presso il [[granduca]] di [[Baviera]], Benedetto, morto in fasce, e tre sorelle,
==== Primi studi e scoperte ====
Dopo un tentativo fallito di inserire Galileo tra i quaranta studenti toscani che venivano accolti gratuitamente in un convitto dell'
A [[Pisa
[[File:Ostilio Ricci.gif|
Vincenzo, il 5 settembre
Nonostante il suo interesse per i progressi sperimentali di quegli anni
[[File:Pendologal.jpg|
Durante la sua permanenza a
Dopo quattro anni il giovane Galileo rinunciò a proseguire gli studi di medicina
Galileo cercava intanto una regolare sistemazione economica: oltre a impartire lezioni private di matematica a Firenze e a [[Siena]], nel
=== L'insegnamento a Pisa (1589-1592) ===
[[File:Guidobaldo-del-Monte.jpg|verticale|min|Guidobaldo Del Monte]]
Galileo Galilei si rivolse allora all'influente amico [[Guidobaldo Del Monte]], matematico conosciuto tramite uno scambio epistolare su questioni matematiche. Guidobaldo fu fondamentale nell'aiutare Galilei a progredire nella carriera universitaria, quando, superando l'inimicizia di [[Don Giovanni de' Medici|Giovanni de' Medici]], un figlio naturale di [[Cosimo I de' Medici|Cosimo de' Medici]],<ref group=N>Giovanni de Medici aveva progettato una draga per il porto di Livorno. Su questo progetto il granduca Ferdinando aveva chiesto una consulenza a Galilei che dopo aver visto il modellino affermò che non avrebbe funzionato. Giovanni de Medici volle comunque costruire la draga che in effetti non funzionò. (Giovan Battista de Nelli, ''Vita e commercio letterario di Galileo Galilei'', Losanna, 1793, Vol. I, Cap. III, p. 47)</ref> lo raccomandò al fratello cardinale [[Francesco Maria Del Monte]], che a sua volta parlò con il potente Duca di Toscana, [[Ferdinando I de' Medici]]. Sotto la sua protezione, Galileo ebbe nel 1589 un contratto triennale per una cattedra di matematica all'Università di Pisa, dove espose chiaramente il suo programma pedagogico, procurandosi subito una certa ostilità nell'ambiente accademico di formazione aristotelica:
{{Citazione|Il metodo che seguiremo sarà quello di far dipendere quel che si dice da quel che si è detto, senza mai supporre come vero quello che si deve spiegare. Questo metodo me l'hanno insegnato i miei matematici, mentre non è abbastanza osservato da certi filosofi quando insegnano elementi fisici... Per conseguenza quelli che imparano, non sanno mai le cose dalle loro cause, ma le credono solamente per fede, cioè perché le ha dette Aristotele. Se poi sarà vero quello che ha detto Aristotele, sono pochi quelli che indagano; basta loro essere ritenuti più dotti perché hanno per le mani maggior numero di testi aristotelici [...] che una tesi sia contraria all'opinione di molti, non m'importa affatto, purché corrisponda alla esperienza e alla ragione.<ref>{{cita|Paschini, 1965|p. 70}}.</ref>}}
[[File:Palazzo della Sapienza 1.jpg|min|sinistra|Cortile dello Studio di Pisa]]
Frutto dell'insegnamento pisano è il manoscritto ''De motu antiquiora'', che raccoglie una serie di lezioni nelle quali egli cerca di dar conto del problema del [[Moto (fisica)|movimento]]. Base delle sue ricerche è il trattato, pubblicato a [[Torino]] nel 1585, ''Diversarum speculationum mathematicarum liber'' di [[Giovanni Battista Benedetti (matematico)|Giovanni Battista Benedetti]], uno dei fisici sostenitori della teoria dell'«impeto» come causa del «moto violento». Benché non si sapesse definire la natura di un tale impeto impresso ai corpi, questa teoria, elaborata per la prima volta nel VI secolo da [[Giovanni Filopono]] e poi sostenuta dai fisici parigini, pur non essendo in grado di risolvere il problema, si opponeva alla tradizionale spiegazione aristotelica del movimento come prodotto del mezzo nel quale i corpi stessi si muovono.
A Pisa Galilei non si limitò alle sole occupazioni scientifiche: risalgono infatti a questo periodo le sue ''Considerazioni sul [[Torquato Tasso|Tasso]]'' che avrebbero avuto un seguito con le ''Postille all'[[Ariosto]]''. Si tratta di note sparse su fogli e annotazioni a margine nelle pagine dei suoi volumi della [[Gerusalemme liberata|''Gerusalemme'' ''liberata'']] e dell{{'}}''[[Orlando furioso]]'' dove, mentre rimprovera al [[Torquato Tasso|Tasso]] «la scarsezza della fantasia e la monotonia lenta dell'immagine e del verso, ciò che ama nell'Ariosto non è solo lo svariare dei bei sogni, il mutar rapido delle situazioni, la viva elasticità del ritmo, ma l'equilibrio armonico di questo, la coerenza dell'immagine l'unità organica – pur nella varietà – del fantasma poetico.»<ref name=Banfi59>{{cita|Banfi, 1949|p. 59}}.</ref>
Nell'estate del 1591 il padre Vincenzo morì, lasciando a Galileo l'onere di mantenere tutta la famiglia: per il matrimonio della sorella Virginia, sposatasi quello stesso anno,<ref group=N>con tale Benedetto Landucci che Galilei raccomandò a [[Cristina di Lorena]] (1565-1636) riuscendo a fargli ottenere nel 1609 il posto di pesatore al saggio; il lavoro, consistente nel pesare gli argenti che venivano venduti, procurava un guadagno di circa 60 fiorini. Lettera a Cristina di Lorena del 19 dicembre 1608 (''Ed. Naz.'', Vol. X, Lettera N. 202, p. 175.)</ref> Galileo dovette provvedere alla dote, contraendo dei debiti, così come avrebbe poi dovuto fare per le nozze della sorella Livia nel 1601 con Taddeo Galletti,<ref group="N">Alla dote per la sorella Livia avrebbe dovuto contribuire anche il fratello Michelangelo. (Lettera a Michelangelo Galilei del 20 novembre 1601. In: ''Ed. Naz.'', Vol. X, Lettera N. 74, pp. 67-68).</ref> e altri denari avrebbe dovuto spendere per soccorrere le necessità della numerosa famiglia del fratello Michelangelo.<ref group=N>«Michelangelo [...] fu versatissimo nella musica e la esercitò per professione; essendo stato buon liutista non v'è dubbio che fosse allievo egli pure di suo padre Vincenzo. Fra gli anni 1601-1606 visse in Polonia al servizio di un conte palatino; nel 1610 era a Monaco di Baviera ove insegnava musica, e in una lettera datata del 16 agosto di quell'anno, egli pregava il fratello Galileo, di acquistargli grosse corde di Firenze per suo bisogno et dei suoi scolari...» (''Dizionario universale dei musicisti'', Milano, Casa Editrice Sonzogno, 1937). Le spese per i viaggi in Polonia e Germania furono sostenute da Galileo. Michelangelo appena sistematosi in Germania volle sposarsi con Anna Chiara Bandinelli e, anziché saldare il debito per la dote che aveva con il cognato Galletti, spese tutto il denaro che aveva in un lussuoso ricevimento nuziale.</ref>
Guidobaldo Del Monte intervenne ad aiutare nuovamente Galilei nel 1592, raccomandandolo al prestigioso [[Studio di Padova]], dove era ancora vacante la cattedra di matematica dopo la morte, nel 1588, di [[Giuseppe Moleti]].<ref group=N>«Mi dispiace ancora di veder che V.S. non sia trattata second'i meriti suoi, e molto più mi dispiace che ella non habbi buona speranza. Et s'ella vorrà andar a Venetia questa state, io l'invito a passar di qua, che non mancarò dal canto mio di far ogni opera per aiutarla e servirla; chè certo io non la posso veder in questo modo. Le mie forze sono deboli, ma, come saranno, io le spenderò tutte in suo servitio. [...] ]» (Lettera di Guidobaldo Del Monte a Galilei del 21 febbraio 1592. In: ''Ed. Naz.'', Vol. X, Lettera N. 35, pp. 37-38).</ref>
Il 26 settembre 1592 le autorità della [[Repubblica di Venezia]] emanarono il decreto di nomina, con un contratto, prorogabile, di quattro anni e con uno stipendio di 180 [[fiorino|fiorini]] l'anno.<ref>Lettera di Giovanni Uguccioni al Granduca di Toscana (''Ed. Naz.'', Vol. X, Lettera N. 40, p. 40).</ref> Il 7 dicembre Galilei tenne a Padova il discorso introduttivo e dopo pochi giorni cominciò un corso destinato ad avere un grande seguito presso gli studenti. Vi sarebbe restato per diciotto anni, che avrebbe definito «li diciotto anni migliori di tutta la mia età».<ref>Lettera a Fortunio Liceti, 23 giugno 1640. (''Ed. Naz.'', Vol. XVIII, Lettera N. 4025, pp. 164-165).</ref> Galilei arrivò nella Repubblica di Venezia solo pochi mesi dopo l'arresto di [[Giordano Bruno]] (23 maggio 1592) avvenuto nella medesima città.
=== Il periodo padovano (1592-1610) ===
[[File:Galileo Galilei 2.jpg|
[[File:Paolo Sarpi 1.jpg|
Nel dinamico ambiente dello Studio di Padova
{{Citazione|gli spazii passati dal moto naturale<ref group=N>Per moto «naturale» s'intende quello di un grave, ossia di un corpo in caduta libera, diversamente dal moto «violento», che è quello di un corpo che sia soggetto
Galileo aveva tenuto a Padova lezioni di [[Meccanica (fisica)|meccanica]] dal
Nello Studio di Padova Galileo attrezzò, con l'aiuto di [[Marcantonio Mazzoleni]], un artigiano che abitava nella sua stessa casa, una piccola officina nella quale eseguiva esperimenti e fabbricava strumenti che vendeva per arrotondare lo stipendio. È del
==== Le critiche di Antonio Lorenzini e di Baldassarre Capra a proposito della Supernova (1604) ====
[[File:Keplers supernova.jpg|
[[File:Copertina "Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in Perpuosito de la stella Nuova".jpg|
Una "[[Supernova|nuova stella]]" fu osservata il 9 ottobre
Su quel fenomeno astronomico Galileo tenne tre lezioni, il cui testo
Da loro sappiamo che Galileo aveva interpretato il fenomeno come prova della mutabilità dei cieli
A favore della tesi di Galilei fu pubblicato nel 1605 un caustico libretto in [[dialetto pavano]] intitolato ''[[Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova]]''
==== Le accuse di plagio di Baldassarre Capra a proposito del compasso (1607) ====
[[File:Le operazioni del compasso geometrico et militare di Galileo Galilei (Padova, 1606).tif|
Verso il
==== Galilei astrologo ====
L'apparizione della [[supernova]] creò grande sconcerto
«La sua fama come autore di oroscopi gli portò richieste, e senza dubbio pagamenti più sostanziosi, da parte di cardinali, principi e patrizi, compresi Sagredo, Morosini e qualcuno che si interessava a Sarpi. Scambiò lettere con l'astrologo del granduca, Raffaello Gualterotti, e, nei casi più difficili, con un esperto di Verona, Ottavio Brenzoni.»<ref>{{cita|Heilbron, 2013|p. 109}}.</ref> Tra i temi natali calcolati e interpretati da Galileo figurano quelli delle sue due figlie, [[Virginia Galilei|Virginia]] e Livia, e il suo proprio, calcolato tre volte: «Il fatto che Galileo si dedicasse a questa attività anche quando non era pagato per farlo suggerisce che egli vi attribuisse un qualche valore.»<ref>{{cita|Heilbron, 2013|p. 110}}.</ref>
C'è da dire che la parola ''mathematicus'' designava una persona «con conoscenze in matematica, astronomia e astrologia (...) tra la fine del Medio Evo e l'età moderna». Le due figure dell'astronomo e dell'astrologo cominciano a distinguersi tra «fine Cinquecento e inizio Seicento».<ref>{{cita pubblicazione |nome=[[Dava Sobel]] (intervista di Roberto Festa) |titolo=Alla conquista dei segni del cielo |editore=Gruppo Editoriale L'espresso S.p.A. |città=Roma |volume=[[La Repubblica (quotidiano)|Diario di Repubblica]] |anno=2007 |mese=dicembre |pp=44-45}}</ref> L'uso del cannocchiale, che era stato già inventato, fu usato da Galileo a fini scientifici ridando la vista all'umanità, come dice [[Vasco Ronchi]], nel senso che «ha distrutto quella regola filosofica che ha dominato la filosofia di tutto il mondo dal IV secolo avanti Cristo fino al 1600 anche al 1700. (...) La teoria era che non si dovesse credere a quello che si vedeva se non era confermato dal tatto».».<ref>{{cita pubblicazione |nome=Vasco |cognome=Ronchi |titolo=Italia – Conclusione del quarto centenario della nascita di Galilei |rivista=La settimana Incom del 25 settembre 1964 |editore=Archivio Storico Luce |url=https://www.youtube.com/watch?v=-2kAoJM-qLU|accesso=28 giugno 2025 }}</ref>
==== Galileo e il cannocchiale ====
{{citazione|Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.|Galileo Galilei<ref>Cesare Lucarini, ''La porta magica di Roma: Le epigrafi svelate'', Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2017, p. 95.</ref>}}[[File:Cannocchiale galileiano Museo scienza e tecnologia Milano 05.jpg|min|sinistra|Riproduzione di un cannocchiale galileiano (dettaglio) del [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci|Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano]] di cui l'originale è conservato presso il [[Museo Galileo|Museo Galileo-Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze]]]]
Non sembra che, negli anni della polemica sulla "nuova stella", Galilei si fosse già pubblicamente pronunciato a favore della teoria copernicana: si ritiene <ref>{{cita|Geymonat, 1957|p. 37}}.</ref> che egli, pur intimamente convinto copernicano, pensasse di non disporre ancora di prove sufficientemente forti da ottenere invincibilmente l'assenso della universalità degli studiosi. Aveva, tuttavia, espresso privatamente la propria adesione al copernicanesimo già nel 1597: in quell'anno, infatti, a Keplero – che aveva recentemente pubblicato il suo ''Prodromus dissertationum cosmographicarum'' – scriveva « ''Ho già scritto molte argomentazioni e molte confutazioni degli argomenti avversi, ma finora non ho osato pubblicarle, spaventato dal destino dello stesso Copernico, nostro maestro'' ». Questi timori, però, svaniranno proprio grazie al [[cannocchiale]], che Galileo punterà per la prima volta verso il cielo nel 1609.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Giovanni Reale, Dario Antiseri|titolo=Manuale di filosofia. Vol. 2|anno=2014|editore=Editrice La Scuola}}</ref> Di ottica si erano occupati già [[Giovanni Battista Della Porta]] nella sua ''[[Magia naturalis]]'' (1589) e nel ''De refractione'' (1593), e [[Keplero]] negli ''Ad Vitellionem paralipomena'', del 1604, opere dalle quali era possibile pervenire alla costruzione del [[cannocchiale]]: ma lo strumento fu costruito per la prima volta, indipendentemente da quegli studi nei primi anni del XVII secolo dall'artigiano [[Hans Lippershey]], un [[ottico]] [[tedeschi|tedesco]] naturalizzato [[Repubblica delle Sette Province Unite|olandese]]. Galileo decise allora di preparare un tubo di piombo, applicandovi all'estremità due lenti, « ''ambedue con una faccia piana e con l’altra sfericamente convessa nella prima lente e concava nella seconda; quindi, accostando l’occhio alla lente concava, percepii gli oggetti abbastanza grandi e vicini, in quanto essi apparivano tre volte più prossimi e nove volte maggiori di quel che risultavano guardati con la sola vista naturale'' ». Il 25 agosto 1609 Galilei presenta l'apparecchio come sua costruzione al governo di [[Venezia]] che, apprezzando l'«invenzione», gli raddoppiò lo stipendio e gli offrì un contratto vitalizio d'insegnamento.
L'invenzione, la riscoperta e la ricostruzione del cannocchiale non è un episodio che possa destare grande ammirazione. La novità sta nel fatto che Galileo è stato il primo a portare dentro la [[scienza]] questo strumento, usandolo in maniera prettamente scientifica e concependolo come un potenziamento dei nostri sensi.
La grandezza di Galileo nei riguardi del [[cannocchiale]] è stata proprio questa: egli superò tutta una serie di ostacoli epistemologici, di idee e pregiudizi, utilizzando suddetto strumento per rafforzare le proprie tesi.
Grazie al cannocchiale Galilei propone una nuova visione del mondo celeste:
# Giunge alla conclusione che, alle [[stella|stelle]] visibili a occhio nudo, si aggiungono altre innumerevoli stelle mai scorte prima d’ora. L'[[Universo]], dunque, diventa più grande;
# Non c’è differenza di natura fra la [[Terra]] e la [[Luna]]. Galileo arreca così un duro colpo alla [[sistema geocentrico|visione aristotelico-tolemaica]] del [[mondo]], sostenendo che la superficie della [[Luna]] non è affatto liscia e levigata bensì ruvida, rocciosa e costellata di ingenti prominenze. Quindi, tra gli [[astri]], almeno la [[Luna]] non possiede i caratteri di “assoluta perfezione” che a essa erano attribuiti dalla tradizione. Inoltre, la [[Luna]] si muove, e allora perché non dovrebbe muoversi anche la [[Terra]] che è simile dal punto di vista della costituzione?<ref group=N>Secondo la ''[[Fisica (Aristotele)|Fisica]]'' aristotelica, la terra non poteva muoversi di moto circolare e uniforme, poiché questa era una caratteristica esclusiva dei corpi celesti che, in quanto ''[[Etere (elemento classico)|eterei]]'', erano incorruttibili.</ref>;
# Vengono scoperti i ''[[satelliti di Giove]]'', che Galileo denominerà “stelle medicee” in onore di [[Cosimo II de' Medici|Cosimo II de’ Medici]]. Questa consapevolezza offre al pisano l'insperata visione in [[cielo]] di un modello più piccolo dell'[[sistema eliocentrico|universo copernicano.]]<ref name=":0" />
=== A Firenze (1610) ===
Il 7 maggio 1610 Galileo chiede a [[Belisario Vinta]], Primo Segretario di Cosimo II, di essere assunto allo Studio di Pisa, precisando: «quanto al titolo et pretesto del mio servizio, io desidererei, oltre al nome di Matematico, che S. A. ci aggiugnesse quello di Filosofo, professando io di havere studiato più anni in filosofia, che mesi in matematica pura».<ref
Il 6 giugno 1610 il governo fiorentino comunicava allo scienziato l'avvenuta assunzione come «Matematico primario dello Studio di Pisa et di Filosofo del Ser.mo Gran Duca, senz'obbligo di leggere e di risiedere né nello Studio né nella città di Pisa, et con lo stipendio di mille scudi l'anno, moneta fiorentina»<ref
Qui giunto si premurò di regalare a [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II]], figlio del granduca Cosimo, la migliore lente ottica<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/agosto/13/cannocchiale_manoscritti_Milano_tesoro_Galileo_co_9_040813031.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110716110049/http://archiviostorico.corriere.it/2004/agosto/13/cannocchiale_manoscritti_Milano_tesoro_Galileo_co_9_040813031.shtml|titolo=Il cannocchiale e i manoscritti A Milano il tesoro di Galileo|urlmorto=sì
[[File:Costa san giorgio, casa di galileo 02.JPG|
In occasione del trasferimento a Firenze Galilei lasciò la sua convivente, la veneziana [[Marina Gamba]] (
In seguito, resasi difficile la convivenza delle due bambine con Giulia Ammannati, Galileo fece entrare le figlie nel convento di [[San Matteo]], ad
[[File:Cesare Cremonini.jpg|
La pubblicazione del ''[[Sidereus Nuncius]]'' suscitò apprezzamenti ma anche diverse polemiche. Oltre all'accusa di essersi impossessato, con il cannocchiale, di una scoperta che non gli apparteneva, fu messa in dubbio anche la realtà di quanto egli asseriva di aver scoperto. Sia il celebre aristotelico patavino [[Cesare Cremonini (filosofo)|Cesare Cremonini]], sia il matematico bolognese [[Giovanni Antonio Magini]], che sarebbe l'ispiratore del libello antigalileiano ''Brevissima peregrinatio contra Nuncium Sidereum'' scritto da [[Martin Horký]], pur accogliendo l'invito di Galilei a guardare attraverso il telescopio che egli aveva costruito, ritennero di non vedere alcun supposto satellite di Giove.
Solo più tardi Magini si ricredette e con lui anche l'astronomo vaticano [[Christoph Clavius]], che inizialmente aveva ritenuto che i satelliti di Giove individuati da Galilei fossero soltanto un'illusione prodotta dalle lenti del telescopio. Era, quest'ultima, un'obiezione difficilmente confutabile nel 1610-
Poiché i gesuiti docenti presso il [[Collegio Romano]] erano considerati tra le maggiori autorità scientifiche del tempo, il 29 marzo del
==== I primi sospetti della Chiesa (1611) ====
Galilei, però, a quel tempo non sapeva ancora che l'entusiasmo con il quale egli andava diffondendo e difendendo le proprie scoperte e teorie avrebbe suscitato resistenze e sospetti
Il
Nel
==== La polemica sulle macchie solari ====
[[File:Galileo Macchie solari.jpg|
Nel suo ''Discorso'' Galilei accennava anche alle [[macchie solari]], che egli sosteneva di aver già osservate a Padova nel
L'osservazione delle macchie consentì, quindi, a Galileo la determinazione del periodo di rotazione del Sole e la dimostrazione che il cielo e la terra non erano due mondi radicalmente diversi, il primo solo perfezione e immutabilità e il secondo tutto variabile e imperfetto. Il 12 maggio del 1612, infatti, ribadì a Federico Cesi la sua visione copernicana scrivendo come il Sole si rivolgesse «in sé stesso in un mese lunare con rivoluzione simile all'altre de i pianeti, cioè da ponente verso levante intorno a i poli dell'eclittica: la quale novità dubito che voglia essere il funerale o più tosto l'estremo e ultimo giudizio della pseudofilosofia, essendosi già veduti segni nelle stelle, nella luna e nel sole; e sto aspettando di veder scaturire gran cose dal Peripato per mantenimento della immutabilità de i cieli, la quale non so dove potrà esser salvata e celata». Anche l'osservazione del moto di rotazione del Sole e dei pianeti era molto importante: rendeva meno inverosimile la rotazione terrestre, a causa della quale la velocità di un punto all'equatore sarebbe di circa {{M|1700|ul=km/h}} anche se la Terra fosse immobile nello spazio.
==== La difesa dell'eliocentrismo ====
La scoperta delle fasi di Venere e di Mercurio, osservate da Galileo, non era compatibile con il modello geocentrico di Tolomeo, ma solo con quello [[sistema ticonico|geo-eliocentrico]] di [[Tycho Brahe]], che Galileo non prese mai in considerazione, e con quello eliocentrico di Copernico. Galileo, scrivendo a [[Giuliano de' Medici (vescovo)|Giuliano de' Medici]] il 1º gennaio 1611, affermava che «Venere necessarissimamente si volge intorno al sole, come anche Mercurio e tutti li altri pianeti, cosa ben creduta da tutti i Pitagorici, Copernico, Keplero e me, ma non sensatamente<ref group=N>Cioè con i sensi, con l'osservazione diretta.</ref> provata, come ora in Venere e in Mercurio».<ref>Francesco Iovine, ''Galilei e la Nuova Scienza'', Firenze, La Nuova Italia, 1987, p. 2.</ref>
Fra il
==== L{{'}}''horror vacui'' ====
{{vedi anche|Vuoto (filosofia)}}
Secondo la dottrina aristotelica in natura il vuoto non esiste poiché ogni corpo terreno o celeste occupa uno spazio che fa parte del corpo stesso. Senza corpo non c'è spazio e senza spazio non esiste corpo. Sostiene [[Aristotele]] che "la natura rifugge il vuoto" (''[[natura abhorret a vacuo]]''), e perciò lo riempie costantemente; ogni gas o liquido tenta sempre di riempire ogni spazio, evitando di lasciarne porzioni vuote. Un'eccezione però a questa teoria era l'esperienza per la quale si osservava che l'acqua aspirata in un tubo non lo riempiva del tutto ma ne rimaneva inspiegabilmente una parte che si riteneva fosse del tutto vuota e perciò dovesse essere colmata dalla Natura; ma questo non si verificava. Galilei rispondendo a una lettera inviatagli nel 1630 da un cittadino ligure Giovan Battista Baliani confermò questo fenomeno sostenendo che «la ripugnanza del vuoto da parte della Natura» può essere vinta, ma parzialmente, e che, anzi, «lui stesso ha provato che è impossibile far salire l’acqua per aspirazione per un dislivello superiore a 18 braccia, circa 10 metri e mezzo.» <ref>{{Cita web |url=https://www.museogalileo.it/images/impara/online/video_storia_scienza/testo_vuoto.pdf |titolo=Museo Galileo |accesso=26 novembre 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200924223426/https://www.museogalileo.it/images/impara/online/video_storia_scienza/testo_vuoto.pdf |urlmorto=no }}</ref> Galilei quindi crede che l{{'}}''horror vacui'' sia limitato<ref group="N">«Egli pensava infatti che una colonna d’acqua troppo alta tendeva a spezzarsi sotto l’azione del suo stesso peso, così come si spezza una fune di materiale poco resistente quando, fissata in alto, viene tirata dal basso. Fu quindi proprio questa analogia fondata sull’esperienza osservativa a portare il Galilei fuori strada.» (in {{cita testo|url=http://www.elisagaragnani.it/LinkClick.aspx?fileticket=Tz95mMMAeWs%3D&tabid=109&language=it-IT|titolo=IL VUOTO – Prof.ssa Elisa Garagnani – Isis Archimede|urlmorto=sì}})</ref> e non si chiede se in effetti il fenomeno fosse collegato al peso dell'aria, come dimostrerà [[Evangelista Torricelli]].
=== La disputa con la Chiesa ===
{{
==== La denuncia del domenicano Tommaso Caccini (1614) ====
[[File:Saint Robert Bellarmine.png|
Il 21 dicembre
Il cardinale [[Roberto Bellarmino]], già giudice nel processo di [[Giordano Bruno]],
Il rifiuto, da parte di Galileo, di accettare la proposta di Bellarmino di sostituire la teoria tolemaica con quella copernicana - a patto che Galileo la riconoscesse come una mera "ipotesi matematica" atta a "salvare le apparenze" - era un invito, seppur non intenzionale, a far condannare la teoria copernicana.<ref>{{Cita libro|titolo=Copernico, Galileo, Cartesio. Aspetti della rivoluzione scientifica|autore=William R. Shea|editore=Armando|città=Roma|p=125}}</ref>
L'anno dopo il Foscarini verrà, per breve tempo, incarcerato e la sua ''Lettera'' proibita. Intanto il Sant'Uffizio stabilì, il 25 novembre
Il 25 febbraio 1616 il papa ordinò al cardinale Bellarmino di «convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla».
==== Controversia sulle comete e ''Il Saggiatore'' ====
{{vedi anche|Il Saggiatore (
[[File:Il saggiatore di Galileo Galilei (Roma, 1623).tif|
{{Citazione|La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.|Galileo Galilei, ''[[Il Saggiatore (trattato)|Il Saggiatore]]'', Cap. VI}}
A novembre del 1618 comparvero nel cielo tre [[cometa|comete]], fatto che attirò l'attenzione e stimolò gli studi degli astronomi di tutta [[Europa]]. Fra essi il gesuita [[Orazio Grassi]], matematico del Collegio Romano, tenne con successo una lezione che ebbe vasta eco, la ''Disputatio astronomica de tribus cometis anni MDCXVIII'': con essa, sulla base di alcune osservazioni dirette e di un procedimento logico-scolastico, egli sosteneva l'ipotesi che le comete fossero corpi situati oltre al «cielo della Luna» e la utilizzava per avvalorare il modello di Tycho Brahe, secondo il quale la Terra è posta al centro dell'universo, con gli altri pianeti in orbita invece intorno al Sole, contro l'ipotesi eliocentrica.
Galilei decise di replicare per difendere la validità del modello copernicano. Rispose in modo indiretto, attraverso lo scritto ''Discorso delle comete'' di un suo amico e discepolo, [[Mario Guiducci]], ma in cui la mano del maestro era probabilmente presente. Nella sua replica Guiducci sosteneva erroneamente che le comete non erano oggetti celesti, ma puri effetti ottici prodotti dalla luce solare su vapori elevatisi dalla Terra, ma indicava anche le contraddizioni del ragionamento di Grassi e le sue erronee deduzioni dalle osservazioni delle comete con il cannocchiale. Il gesuita rispose con uno scritto intitolato ''Libra astronomica ac philosophica'', firmato con lo pseudonimo anagrammatico di Lotario Sarsi, attaccava direttamente Galilei e il copernicanesimo.
Galilei a questo punto rispose direttamente: solo nel 1622 fu pronto il trattato ''[[s:Il Saggiatore|Il Saggiatore]]''. Scritto in forma di lettera, fu approvato dagli accademici dei Lincei e stampato a Roma nel maggio 1623. Il 6 agosto, dopo la morte del [[papa Gregorio XV]], con il nome di Urbano VIII saliva al soglio pontificio Maffeo Barberini, da anni amico ed estimatore di Galileo. Questo convinse erroneamente Galileo che «risorge la speranza, quella speranza che era ormai quasi del tutto sepolta. Siamo sul punto di assistere al ritorno del prezioso sapere dal lungo esilio a cui era stato costretto», come scritto al nipote del papa [[Francesco Barberini (cardinale 1623)|Francesco Barberini]].
''Il Saggiatore'' presenta una teoria rivelatasi successivamente erronea delle comete come apparenze dovute ai raggi solari. In effetti, la formazione della chioma e della coda delle comete, dipendono dall'esposizione e dalla direzione delle radiazioni solari, dunque Galilei non aveva tutti i torti e Grassi ragione, il quale essendo avverso alla teoria copernicana, non poteva che avere un'idea sui generis dei corpi celesti. La differenza tra le argomentazioni di Grassi e quella di Galileo era tuttavia soprattutto di metodo, in quanto il secondo basava i propri ragionamenti sulle esperienze. Nel Saggiatore, Galileo scrisse infatti la celebre metafora secondo la quale «la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo)»<ref>G. Galilei, ''Il Saggiatore'', VI, p. 232.</ref>, mettendosi in contrasto con Grassi che si richiamava all'autorità dei maestri del passato e di Aristotele per l'accertamento della verità sulle questioni naturali.
==== Gli incontri con Urbano VIII (Roma, 1624) e la ''Lettera a Francesco Ingoli '' ====
[[File:Urban VIII.jpg|
Il 23 aprile
==== ''Dialogo'' ====
{{vedi anche|Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo}}
Nello stesso 1624 Galilei cominciò il suo nuovo lavoro, un ''Dialogo'' che, confrontando le diverse opinioni degli interlocutori, gli avrebbe consentito di esporre le varie teorie correnti sulla cosmologia
Nel ''Dialogo'' i due massimi sistemi messi a confronto sono quello tolemaico e quello copernicano
==== Il processo, l'abiura e la condanna (Roma, 1633) ====
{{vedi anche|
[[File:Galileo before the Holy Office.jpg|
Il ''Dialogo'' ricevette molti elogi, tra i quali quelli di [[Benedetto Castelli]], di [[Fulgenzio Micanzio]], collaboratore e biografo di [[Paolo Sarpi]], e di [[Tommaso Campanella]], ma già nell'agosto 1632 si diffusero le voci di una proibizione del libro: il Maestro del Sacro Palazzo Niccolò Riccardi aveva scritto il 25 luglio all'inquisitore di Firenze Clemente Egidi che per ordine del Papa il libro non doveva più essere diffuso; il 7 agosto gli chiedeva di rintracciare le copie già vendute e di sequestrarle. Il 5 settembre, secondo l'ambasciatore fiorentino Francesco Niccolini, il Papa adirato accusò Galileo di aver raggirato i ministri che avevano autorizzato la pubblicazione dell'opera. Urbano VIII esternò tutto il suo risentimento in quanto una sua tesi era stata trattata, secondo lui, maldestramente ed esposta al ridicolo. Discutendo della teoria sulle maree, sostenuta dal copernicano Salviati - e che avrebbe dovuto essere la prova definitiva della mobilità della Terra - Simplicio propugna "una saldissima dottrina, che già da persona dottissima ed eminentissima appresi, e alla quale è forza quietarsi" (chiaro riferimento a Urbano), secondo la quale Dio, grazie alla sua "infinita sapienza e potenza", avrebbe potuto causare le maree in modi diversissimi tra loro, e non si poteva essere sicuri che quello proposto da Salviati fosse l'unico corretto. Ora, a prescindere dal fatto che la teoria galileiana delle maree era errata, sarà parso sicuramente oltraggioso il commento ironico di Salviati, il quale definisce la proposta di Simplicio "una mirabile e veramente angelica dottrina".<ref>{{cita pubblicazione|autore=Enrico Bellone|titolo=Galileo|pubblicazione=I grandi della scienza|numero=1|volume=anno I|curatore=Le Scienze|città=Milano|anno=1998|p=87}}</ref> Infine l'opera si chiudeva con l'affermazione che agli uomini si "concede il disputare intorno alla costituzione del mondo" a patto di non "ritrovare l'opera fabbricata" da Dio. Questa conclusione non era altro che un espediente diplomatico escogitato pur di andare in stampa. La qual cosa aveva fatto infuriare il Pontefice. Il 23 settembre l'Inquisizione romana sollecitava quella fiorentina
Il processo cominciò il 12 aprile, con il primo interrogatorio di Galileo, al quale il commissario inquisitore, il domenicano [[Vincenzo Maculani|Vincenzo Maculano]], contestò di aver ricevuto, il 26 febbraio
[[File:Laurent Galileo in prigione.jpg|
Il 22 giugno
Imposta l'[[abiura]] «con cuor sincero e fede non finta» e proibito il ''Dialogo'', Galilei venne condannato al «carcere formale ad arbitrio nostro» e alla «pena salutare» della recita settimanale dei sette salmi penitenziali per tre anni,<ref group=N>Salmi che la figlia di Galileo, suor Maria Celeste, s'incaricò di recitare, con il consenso della Chiesa.</ref> riservandosi l'Inquisizione di «moderare, mutare o levar in tutto o parte» le pene e le penitenze.<ref>
Se la leggenda della frase di Galileo, «[[E pur si muove]]»,<ref group=N>Nel
=== Gli ultimi anni (1633-1642) ===
[[File:Systema cosmicum di Galileo Galilei (Lione, 1641).tif|
La sentenza di condanna prevedeva un periodo di carcere a discrezione del Sant'Uffizio e l'obbligo di recitare per tre anni, una volta alla settimana, i [[salmi penitenziali]]. Il rigore letterale fu mitigato nei fatti: la prigionia consistette nel soggiorno coatto per cinque mesi presso la residenza romana dell'ambasciatore del [[Granduca di Toscana]], [[Pietro Niccolini]], a [[Trinità dei Monti]] e di qui, nella casa dell'arcivescovo [[Ascanio II Piccolomini|Ascanio Piccolomini]] a [[Siena]], su richiesta di questi. Quanto ai salmi penitenziali, Galileo incaricò di recitarli, con il consenso della Chiesa, la figlia [[Virginia Galilei|Maria Celeste]]<ref>
Poté tuttavia mantenere corrispondenza con amici ed estimatori, anche fuori d'Italia: a [[Elia Diodati]], a [[Parigi]], scrisse il 7 marzo
==== I ''Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze'' (1638) ====
{{vedi anche|Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze}}
[[File:Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno à due nuoue scienze di Galileo Galilei (Leida, 1638).tif|
Dopo il processo del 1633 Galilei scrisse e pubblicò nei [[Paesi Bassi]]<ref group=N>A Galileo era infatti proibito stampare qualunque opera in un paese cattolico.</ref> nel
Nella prima giornata, Galileo tratta della resistenza dei materiali: la diversa resistenza deve essere legata alla struttura della particolare materia e Galileo, pur senza pretendere di pervenire a una spiegazione del problema, affronta l'interpretazione atomistica di [[Democrito]], considerandola un'ipotesi capace di rendere conto di fenomeni fisici. In particolare, la possibilità dell'esistenza del [[vuoto (fisica)|vuoto]] – prevista da Democrito – viene ritenuta una seria ipotesi scientifica e nel vuoto – ossia nell'inesistenza di un qualunque mezzo in grado di opporre resistenza
Dopo aver trattato della [[statica]] e della [[leva (fisica)|leva]] nella seconda giornata, nella terza e nella quarta si occupa della [[dinamica (fisica)|dinamica]], stabilendo le leggi del moto uniforme, del moto naturalmente accelerato e del [[moto uniformemente accelerato]] e delle oscillazioni del [[pendolo]].
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==== Un'affettuosa corrispondenza ====
{{vedi anche|Corrispondenza tra Galileo Galilei e Alessandra Bocchineri}}
Negli ultimi anni di vita, Galilei intraprende un'affettuosa corrispondenza con [[Alessandra Bocchineri]].<ref group=N>Fonti di questa corrispondenza si trovano in: Paolo Scandaletti, ''Galilei privato'', Udine, Gaspari editore, 2009
Quando Galilei, nel 1630, ormai sessantaseienne, incontra Alessandra,<ref group=N>«Galileo fu invitato alla villa di
Nella corrispondenza Alessandra e Galilei si scambiano numerosi inviti per incontrarsi e Galilei non manca di elogiare l'intelligenza della donna dato che «sì rare si trovano donne che tanto sensatamente discorrino come ella fa».<ref>Eugenio Albèri, ''Commercio epistolare di Galileo Galilei'',
L'ultima lettera mandata ad Alessandra nel 20 dicembre del
=== Dopo la morte ===
[[File:Galileos tomb.jpg|
{{citazione|Vide / sotto l'etereo padiglion rotarsi / più mondi, e il Sole irradïarli immoto,<br />
onde all'[[Isaac Newton|Anglo]] che tanta ala vi stese / sgombrò primo le vie del firmamento.|[[Ugo Foscolo]], ''[[Dei sepolcri]]'', vv. 165-169}}
Galilei venne tumulato nella [[
La Chiesa mantenne la sorveglianza anche nei confronti degli allievi di Galileo: quando questi diedero vita all'''[[Accademia del Cimento]]'', essa intervenne presso il Granduca, e l'Accademia fu sciolta nel 1667.<ref>
Per completezza giova ricordare che solo nel 1992, dopo undici anni di studio di un'apposita commissione pontificia voluta dal [[papa Giovanni Paolo II]], dopo quasi 360 anni dalla condanna la Chiesa ha riconosciuto come ingiusta la pena inflitta allo scienziato, ritenendola tuttavia motivata dal fatto che Galileo avesse introdotto nuove tesi "senza averne fornito adeguate prove" (relazione Card. Poupard,<ref>[https://liceoberchet.edu.it/ricerche/galileo/riabilitazione.htm#:~:text=Il%2031%20ottobre%201992%2C%20dopo,quel%20tempo%2C%20dal%20Cardinale%20Bellarmino La riabilitazione di Galileo].</ref> )
==Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Galileo Galilei
|2 = [[Vincenzo Galilei]]
|3 = [[Giulia Ammannati]]
|4 = Michelangelo Galilei
|5 = Maddalena di Carlo
|6 = Cosimo Ammannati
|7 = Lucrezia
|8 = Giovanni Galilei
}}
== Eliocentrismo, scienza e teologia ==
=== La dottrina galileiana delle due verità ===
[[File:Benedetto Castelli.jpg|
{{Citazione|Dal che seguita, che qualunque volta alcuno, nell'esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono litterale, potrebbe, errando esso, far apparire nelle Scritture non solo contraddizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani e occhi, e non meno affetti corporali
[[File:Nikolaus Kopernikus.jpg|
Il noto episodio biblico della richiesta di Giosuè a Dio di fermare il Sole per prolungare il giorno era usato in ambito ecclesiastico a sostegno del sistema geocentrico. Galileo sostenne invece che in quel modo il giorno non si sarebbe allungato, in quanto nel sistema tolemaico la rotazione diurna (giorno/notte) non dipende dal Sole, ma dalla rotazione del ''[[Primo mobile|Primum Mobile
Galileo fece analoghe considerazioni in lettere indirizzate al fiorentino monsignor Piero Dini e alla granduchessa [[Cristina di Lorena]], le quali destarono preoccupazione negli ambienti conservatori per le idee innovative, il carattere polemico e l'ardimento
Per Galileo le Sacre Scritture si occupano di Dio; il metodo per condurre le indagini sulla Natura deve fondarsi su «sensate esperienze» e «necessarie dimostrazioni». La Bibbia e la Natura non possono contraddirsi perché derivano entrambe da Dio; di conseguenza, in caso di discordia apparente, non sarà la scienza a dover fare un passo indietro, bensì gli interpreti del testo sacro che dovranno cercare al di là del significato superficiale di quest'ultimo. In altri termini, come spiega lo studioso di Galilei [[Andrea Battistini]], «il testo biblico è conforme soltanto "al comun modo del volgo", ossia si adatta non già alle competenze degli "intendenti", ma ai limiti conoscitivi dell'uomo comune, velando così con una sorta di allegoria il senso più profondo degli enunciati. Se il messaggio letterale può divergere dagli enunciati della scienza, non lo può mai il suo contenuto "recondito" e più autentico, ricavabile dall'interpretazione del testo biblico oltre i suoi significati più epidermici».<ref>{{cita|Battistini, 2011| p. 75}}.</ref>
Circa il rapporto tra scienza e teologia, celebre è la sua frase: «intesi da persona ecclesiastica costituita in eminentissimo grado, l'intenzione dello Spirito Santo essere d'insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo
Deriva invece proprio da tale criterio la visione galileiana secondo la quale esistono due sorgenti di conoscenza ("libri"), che sono in grado di rivelare la stessa verità che proviene da Dio. Il primo è la ''Bibbia'', scritta in termini comprensibili al
[[File:Santi di Tito, Ritratto di Cristina di Lorena.jpg|
{{Citazione|[...] nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalla autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio [...].|Galileo Galilei, ''[[s:Lettere (Galileo)/XIV#nelle dispute|Lettera a Madama Cristina di Lorena granduchessa di Toscana]]''}}
Sempre nella lettera alla granduchessa Cristina di Lorena del
Secondo la dottrina galileiana delle due verità non vi può essere, in definitiva, disaccordo tra vera scienza e vera fede essendo, per definizione, entrambe vere. Ma, in caso di apparente contraddizione su fatti naturali, occorre modificare l'interpretazione del testo sacro per adeguarla alle conoscenze scientifiche più aggiornate.
La posizione della Chiesa al riguardo non differiva sostanzialmente da quella di Galileo: con molte più cautele, anche la Chiesa cattolica ammetteva la necessità di rivedere l'interpretazione delle sacre scritture alla luce di fatti nuovi e nuove conoscenze solidamente comprovate.<ref>{{cita|Koestler, 1982|pp. 425-429}}.</ref> Ma nel caso del sistema copernicano, il cardinal [[Roberto Bellarmino]] e molti altri teologi cattolici sostennero, ragionevolmente, che non vi fossero prove conclusive a suo favore:<ref>{{cita|Koestler, 1982|pp. 429-431}}.</ref>
{{Citazione|Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel 3° cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l'intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata.|
Lettera del cardinal Bellarmino a [[Paolo Antonio Foscarini|padre Foscarini]] (Lettera XII, N. 1110 del 12 aprile 1615)<ref name="web.infinito.it"/>}}
La mancata osservazione, con gli strumenti allora disponibili, della [[parallasse stellare]] (che si sarebbe dovuta riscontrare come effetto dello spostamento della Terra rispetto al cielo delle stelle fisse) costituiva invece, all'epoca, evidenza contraria alla teoria eliocentrica.<ref group=N>L'effetto di parallasse stellare, che dimostra la rivoluzione della Terra attorno al Sole, sarà misurato da [[Friedrich Wilhelm Bessel]] solo nel 1838.</ref> In tale contesto, la Chiesa ammetteva quindi che si parlasse del modello copernicano solo ''ex suppositione'' (come ipotesi matematica). La difesa di Galileo ''[[ex professo]]'' (con cognizione di causa e competenza, di proposito e intenzionalmente) della teoria copernicana quale reale descrizione fisica del sistema solare e delle orbite dei corpi celesti si scontrò quindi, inevitabilmente, con la posizione ufficiale della Chiesa cattolica. Secondo Galileo la teoria copernicana non poteva essere considerata una semplice ipotesi matematica per il semplice fatto che era l'unica spiegazione perfettamente accurata e non utilizzava quelle "assurdità" costituite dagli eccentrici e epicicli. In realtà, diversamente da quanto si diceva a quel tempo, per mantenere un livello di precisione paragonabile a quello del sistema tolemaico, erano stati necessari a Copernico più eccentrici e epicicli di quelli utilizzati da Tolomeo.<ref>{{Cita libro|titolo=I sonnambuli. Storia delle concezioni dell'universo|autore=Arthur Koestler|editore=Jaca Book|città=Milano|anno=1982|pp=192-193}}</ref> Il numero esatto di quest'ultimi è inizialmente di 34 (nella sua prima esposizione del sistema, contenuta nel ''Commentariolus''), ma raggiunge la cifra di 48 nel ''De revolutionibus'', secondo i calcoli di Koestler. Invece, il sistema tolemaico non ne utilizzava 80, come affermato da Copernico, bensì solamente 40, secondo la versione aggiornata del 1453 del sistema tolemaico da parte di [[Georg von Peurbach|Peurbach]]. Lo storico della scienza Dijksterhuis fornisce altri dati, ritenendo che il sistema copernicano utilizzasse solo cinque "cerchi" in meno di quello tolemaico. L'unica differenza sostanziale, pertanto, consisteva esclusivamente nell'assenza degli [[Equante|equanti]] nella teoria copernicana.<ref>{{Cita libro|titolo=Il meccanicismo e l'immagine del mondo (dai presocratici a Newton)|autore=Eduard Jan Dijksterhuis|editore=Giangiacomo Feltrinelli|anno=1971|p=391}}</ref> Il sopracitato Koestler si è chiesto se questo errore di valutazione sia da attribuirsi alla mancata lettura da parte di Galileo dell'opera di Copernico, oppure alla sua disonestà intellettuale.<ref>A. Koestler, op. cit., p. 471.</ref> Questa contrapposizione sfociò inizialmente nella messa all'Indice del ''De revolutionibus'', e infine, molti anni dopo, nel [[processo a Galileo Galilei]] del 1633, che si concluse con la condanna<ref group=N>Per il testo della condanna, vedi: {{cita web|url=https://it.wikisource.org/wiki/Sentenza_di_condanna_di_Galileo_Galilei|titolo=Sentenza di condanna di Galileo Galilei (Wikisource)|accesso=22 aprile 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201114001847/https://it.wikisource.org/wiki/Sentenza_di_condanna_di_Galileo_Galilei|urlmorto=no}}</ref> per "veemente sospetto di [[eresia]]" e l'[[abiura]]<ref group=N>Per il testo dell'abiura, vedi: {{cita web|url=https://it.wikisource.org/wiki/Abiura_di_Galileo_Galilei|titolo=Abiura di Galileo Galilei (Wikisource)|accesso=22 aprile 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201114003419/https://it.wikisource.org/wiki/Abiura_di_Galileo_Galilei|urlmorto=no}}</ref> forzata delle sue concezioni astronomiche.
=== Riabilitazione da parte della Chiesa cattolica ===
Al di là dal [[giudizio storico]], giuridico e morale sulla condanna a Galilei, le questioni di carattere [[Epistemologia|epistemologico]] e di [[ermeneutica biblica]] che furono al centro del processo sono state oggetto di riflessione da parte di innumerevoli pensatori moderni, che spesso hanno citato la vicenda di Galileo per esemplificare, talora in termini volutamente paradossali, il loro pensiero in merito a tali questioni.
{{Citazione|La Chiesa dell'epoca di Galilei si attenne alla ragione più che lo stesso Galilei, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galilei fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione.<ref group=N>Questa frase è stata citata in un intervento molto criticato di [[Joseph Ratzinger]] (cfr. "La crisi della fede nella scienza" in ''Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti'', Roma, Edizioni Paoline, 1992, pp. 76-79). Ratzinger aggiunge da parte sua che: «Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.»</ref>|P. Feyerabend, ''Against Method'', 3rd Edition, London, Verso Books, 1993, Part XIII, p. 125.}}
Questa provocazione sarà poi ripresa dal cardinale [[Joseph Ratzinger]], dando luogo a contestazioni da parte dell'opinione pubblica<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_16/feyerabend_galileo_galilei_1f7f4b4c-c3ff-11dc-8fe5-0003ba99c667.shtml|titolo=Quella citazione di Feyerabend - l'epistemologo che smitizzò Galileo|accesso=22 novembre 2019|pubblicazione=Corriere della Sera|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200920212300/https://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_16/feyerabend_galileo_galilei_1f7f4b4c-c3ff-11dc-8fe5-0003ba99c667.shtml|urlmorto=no}}</ref>. Ma il vero scopo per cui Feyerabend aveva espresso tale provocatoria affermazione era "solo mostrare la contraddizione di coloro che approvano Galileo e condannano la Chiesa, ma poi verso il lavoro dei loro contemporanei sono rigorosi come lo era la Chiesa ai tempi di Galileo".<ref>{{Cita web |url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/gennaio/25/Feyerabend_Galileo_testo_mai_letto_co_9_080125076.shtml?refresh_ce-cpP. |titolo=Paul Feyerabend, ''Corriere della Sera'', pp. 56-57, (25 gennaio 2008) |accesso=22 aprile 2021 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210422213448/https://fonts.googleapis.com/css?family=PT+Serif:400,700 |urlmorto=no }}</ref>
Nel corso dei secoli che seguirono la Chiesa modificò la propria posizione nei confronti di Galilei: nel 1734 il Sant'Uffizio concesse l'erezione di un [[mausoleo]] in suo onore nella [[Basilica di Santa Croce|chiesa di Santa Croce in Firenze]]; Benedetto XIV nel 1757 tolse dall'Indice i libri che insegnavano il moto della Terra, con ciò ufficializzando quanto già di fatto aveva fatto il [[papa Alessandro VII]] nel 1664 con il ritiro del Decreto del 1616.
La definitiva autorizzazione all'insegnamento del moto della Terra e dell'immobilità del Sole arrivò con un decreto della Sacra Congregazione dell'inquisizione approvato dal [[papa Pio VII]] il 25 settembre 1822.
Particolarmente significativo risulta un contributo del 1855 del teologo e cardinale britannico [[John Henry Newman]], a pochi anni dalla abilitazione dell'insegnamento dell'eliocentrismo e quando le teorie di Newton sulla gravitazione risultavano ormai affermate e provate sperimentalmente. Innanzitutto il teologo riassume il rapporto dell'eliocentrismo con le Scritture:
{{Citazione|[...] Quando il sistema copernicano cominciò a diffondersi, quale uomo religioso non sarebbe stato tentato dall'inquietudine, o almeno dal timore dello scandalo, per l'apparente contraddizione che esso implicava con una certa autorevole tradizione della Chiesa e con l'enunciato della Scrittura? Generalmente si accettava, come se gli Apostoli lo avessero espressamente annunciato sia oralmente che per iscritto, come verità della Rivelazione, che la terra fosse immobile e che il sole, fissato in un solido firmamento, ruotasse intorno alla terra. Dopo un po' di tempo, tuttavia, e un'analisi completa, si scoprì che la Chiesa non aveva deciso quasi niente su questioni come questa e che la scienza fisica poteva muoversi in questa sfera di pensiero quasi a piacere, senza timore di scontrarsi con le decisioni dell'autorità ecclesiastica. | J. H. Newman, VIII: ''Il Cristianesimo e la ricerca scientifica'', in ''Scritti sull'università'' (1855)<ref>{{Cita web |url=http://www.disf.org/newman-ricerca-scientifica |titolo=tr. it a cura di M. Marchetto, Bompiani, Milano 2008, pp. 853-893. (fonte autorizzata: Disf.org) |accesso=3 novembre 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191103101404/http://www.disf.org/newman-ricerca-scientifica |urlmorto=no }}</ref>}}
Interessante è la lettura che il Cardinale compie della vicenda Galileo come conferma, e non negazione, dell'origine divina della Chiesa:
{{Citazione| [...] è certamente un fatto molto significativo, considerando con quanta ampiezza e quanto a lungo fosse stata sostenuta dai cattolici una certa interpretazione di queste affermazioni fisiche della Scrittura, che la Chiesa non l'abbia formalmente riconosciuta (la teoria del geocentrismo, ndr). Guardando alla questione da un punto di vista umano, era inevitabile che essa dovesse far propria quell'opinione. Ma ora, accertando la nostra posizione rispetto alle nuove scienze di questi ultimi tempi, troviamo che malgrado gli abbondanti commenti che fin dall'inizio essa ha sempre fatto sui testi sacri, com'è suo compito e suo diritto fare, tuttavia, è sempre stata indotta a spiegare formalmente i testi in questione o a dar loro un senso di autorità che la scienza moderna può mettere in discussione.|ibid.}}
Nel
Dopo ben tredici anni di dibattimento, il 31 ottobre
{{Citazione|[...] come la maggior parte dei suoi avversari, Galileo non fa distinzione tra quello che è l'approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di ordine filosofico, che esso generalmente richiama. È per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un'ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili. Era quella, peraltro, un'esigenza del metodo sperimentale di cui egli fu il geniale iniziatore. [...] Il problema che si posero dunque i teologi dell'epoca era quello della compatibilità dell'eliocentrismo e della Scrittura.
== Galilei e la scienza ==
«La storia del pensiero scientifico del Medioevo e del Rinascimento, che si comincia ora a comprendere un po' meglio, si può dividere in due periodi, o meglio, perché l'ordine cronologico corrisponde solo molto approssimativamente a questa divisione, si può dividere, grosso modo, in tre fasi o epoche, corrispondenti successivamente a tre differenti correnti di pensiero: prima la fisica aristotelica; poi la fisica dell{{'}}''[[impetus]]'', iniziata, come ogni altra cosa, dai Greci ed elaborata dalla corrente dei ''[[Nominalismo|nominalisti]]'' parigini del XIV secolo; e infine la fisica moderna, archimedea e galileiana.»<ref>Alexandre Koyré, ''Introduzione alla lettura di Platone'', Firenze, Vallecchi Editore, 1973; Paolo Marazzini Elisa M. Guzzi, Francesca Bonicalzi, ''Che cos'è la fisica'', Milano, Editoriale Jaca Book, 1976, p. 372.</ref>
Fra le maggiori scoperte che Galilei fece, guidato dagli esperimenti, si annoverano
Compì anche studi sul moto di caduta dei gravi e riflettendo sui moti lungo i piani inclinati scoprì il problema del
Nell'ambito delle sue ricerche di [[matematica]] si avvicinò alle proprietà dell'[[infinito (matematica)|infinito]] introducendo il celebre [[Paradossi dell'infinito|paradosso di Galileo]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|url=http://philsci-archive.pitt.edu/4276/|titolo=Philosophical Method and Galileo's Paradox of Infinity|autore=
=== La nascita della scienza moderna ===
==== Il metodo scientifico ====
[[File:Galileo moon phases.jpg|
{{Citazione|Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare all’aria un peso che egli stesso sapeva già uguale a quello di una colonna d’acqua conosciuta [...] fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori della natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che [...] essa deve costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per dir così, colle redini; perché altrimenti le nostre osservazioni, fatte a caso e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria.|[[Immanuel Kant]],
Galileo Galilei fu uno dei protagonisti della fondazione del metodo scientifico espresso con linguaggio matematico e pose l'esperimento come strumento a base dell'indagine sulle leggi della natura, in contrasto con la tradizione aristotelica e la sua analisi qualitativa del cosmo:<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Galileo-Galilei|titolo=Galileo|autore=Albert Van Helden|lingua=en|accesso=16 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171117003825/https://www.britannica.com/biography/Galileo-Galilei|urlmorto=no}}</ref>
{{Citazione|Hanno sin qui la maggior parte dei filosofi creduto che la superficie [della Luna] fosse pulita tersa e assolutissimamente sferica, e se qualcuno disse di credere, che ella fusse aspra e muntuosa fu reputato parlare più presto favolusamente, che filosoficamente. Ora io questo istesso corpo lunare [...] asserisco il primo, non più per immaginazione, ma per ''sensata esperienza e necessaria dimostrazione'', che egli è di superficie piena di innumerevoli cavità ed eminenze, tanto rilevate che di gran lunga superano le terrene montuosità.|
Già nella terza lettera del 1611 a [[Mark Welser]] a proposito della polemica sulle macchie solari, Galilei si domandava che cosa l'uomo nella sua ricerca vuole arrivare a conoscere.
{{Citazione|O noi vogliamo specolando tentar di penetrar l'essenza vera
{{Citazione| Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari che nelle remotissime e celesti: e a me pare essere egualmente ignaro della sustanza della Terra che della Luna, delle nubi elementari che delle macchie del Sole; né veggo che nell'intender queste sostanze vicine aviamo altro vantaggio che la copia de' particolari, ma tutti egualmente ignoti, per i quali andiamo vagando, trapassando con pochissimo o niuno acquisto dall'uno all'altro.<ref>G. Galilei, ''Op. cit.
La ricerca dei [[essenzialismo|principi primi essenziali]] comporta dunque una serie infinita di domande poiché ogni risposta fa nascere una nuova domanda: se noi ci chiedessimo quale sia la sostanza delle nuvole, una prima risposta sarebbe che è il vapore acqueo ma poi dovremo chiederci che cos'è questo fenomeno e dovremo rispondere che è acqua, per chiederci subito dopo che cos'è l'acqua, rispondendo che è quel fluido che scorre nei fiumi ma questa «notizia dell'acqua» è soltanto «più vicina e dependente da più sensi», più ricca di informazioni particolari diverse, ma non ci porta certo la conoscenza della sostanza delle nuvole, della quale sappiamo esattamente quanto prima. Ma se invece vogliamo capire le «affezioni», le caratteristiche particolari dei corpi, potremo conoscerle sia in quei corpi che sono da noi distanti, come le nuvole, sia in quelli più vicini, come l'acqua.<ref>G. Galilei, ''Op. cit.'', V. 187-188.</ref>
Occorre dunque intendere in modo diverso lo studio della natura. «Alcuni severi difensori di ogni minuzia peripatetica», educati nel culto di Aristotele, credono che «il filosofare non sia né possa esser altro che un far gran pratica sopra i testi di Aristotele» che portano come unica prova delle loro teorie. E non volendo «mai sollevar gli occhi da quelle carte» rifiutano di leggere «questo gran libro del mondo» (cioè dall'osservare direttamente i fenomeni), come se «fosse scritto dalla natura per non esser letto da altri che da Aristotele, e che gli occhi suoi avessero a vedere per tutta la sua posterità».<ref>G. Galilei, ''Op. cit.'' Vol. V, p. 190.</ref>
Invece « [...] i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta.»<ref>G. Galilei, ''Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo'',
A fondamento del metodo scientifico quindi ci sono il rifiuto dell'[[essenzialismo]] e la decisione di cogliere solo l'aspetto [[quantità (filosofia)|quantitativo]] dei fenomeni nella convinzione di poterli tradurre tramite la misurazione in numeri così che si abbia una conoscenza di tipo matematico, l'unica perfetta per l'uomo che la raggiunge gradatamente tramite il ragionamento così da eguagliare lo stesso perfetto conoscere divino che la possiede interamente e intuitivamente:
{{Citazione|Però...quanto alla verità di che ci danno cognizione le dimostrazioni matematiche, ella è l'istessa che conosce la sapienza divina.<ref>G. Galilei, ''I due massimi sistemi del mondo'', in: G. Galilei, ''La prosa'', Firenze, G.C. Sansoni, 1978, pp. 361-62.</ref>}}
Il metodo galileiano si dovrà comporre quindi di due aspetti principali:<ref group=N>Già chiaramente indicati nella ''[[s:Lettere (Galileo)/XIV#nelle dispute|Lettera a Madama Cristina di Lorena granduchessa di Toscana]]'' del 1610.</ref>
* sensata esperienza, ovvero l'esperimento distinto dalla comune osservazione della natura, che deve infatti seguire a un'attenta formulazione teorica, ovvero a ipotesi (metodo ipotetico-sperimentale) che siano in grado di guidare l'esperienza in modo che essa non fornisca risultati arbitrari. Galileo non ottenne la legge di caduta dei gravi dalla mera osservazione, altrimenti ne avrebbe dedotto che un corpo cade più rapidamente tanto più è pesante (un sasso nell'aria arriva prima a terra di una piuma per via dell'attrito). Studiò invece il moto dei corpi in caduta controllandolo con un piano inclinato, costruendo cioè un esperimento che gli permettesse di ottenere risultati più precisi.<ref>A. Koyré, ''cit.'', Firenze, Vallecchi, 1973, Cap. II e Conclusione, p. 156 e sgg.</ref> Anche l'[[esperimento mentale]] può essere un utile strumento di dimostrazione e permise a Galileo di confutare le dottrine aristoteliche sul moto.<ref>{{en}}[[Ernst Mach]], {{cita testo|url=https://www.tufts.edu/~skrimsky/PDF/On%20Thought%20Experiments.PDF|titolo=On Thought Experiments|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305005918/http://www.tufts.edu/~skrimsky/PDF/On%20Thought%20Experiments.PDF }}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=E. Brendel|anno=2004|titolo=Intuition Pumps and the Proper Use of Thought Experiments|rivista=Dialectica|volume=58|numero=|pp=89-108|lingua=en|url=http://course.sdu.edu.cn/G2S/eWebEditor/uploadfile/20121224172323635.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305131212/http://course.sdu.edu.cn/G2S/eWebEditor/uploadfile/20121224172323635.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
* necessaria dimostrazione, ovvero un'analisi matematica e rigorosa dei risultati dell'esperienza, che sia in grado di trarre da questa risultati universali e ogni conseguenza in modo necessario e non opinabile espressi dalla legge scientifica. In questo modo Galileo concluse che tutti i corpi nel vuoto precipitano con una velocità proporzionale al tempo di caduta, anche se chiaramente non aveva effettuato esperimenti considerando tutti i possibili corpi con differenti forme e materiali. La dimostrazione va ulteriormente verificata, con ulteriori esperienze, ovvero il cosiddetto cimento<ref group=N>L'[[Accademia del Cimento]], fra le più antiche associazioni scientifiche al mondo, fu la prima a riconoscere ufficialmente, in Europa, il metodo sperimentale galileano. Fu fondata a Firenze nel 1657 da alcuni allievi di Galileo, [[Evangelista Torricelli]] e [[Vincenzo Viviani]].</ref> che è l'esperimento concreto con cui va sempre verificato l'esito di ogni formulazione teorica.<ref>{{cita libro|autore=Barry Gower|titolo=Scientific Method|url=https://books.google.it/books?id=D3rV2t2XkWYC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=falsef|lingua=en|accesso=17 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201020123259/https://books.google.it/books?id=D3rV2t2XkWYC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=falsef|urlmorto=no}}</ref>
Sintetizzando la natura del metodo galileiano, [[Rodolfo Mondolfo]] infine aggiunge che:
{{Citazione|Il vincolo stabilito da Galileo tra osservazione e dimostrazione … le esperienze fatte mediante i sensi e le dimostrazioni logico-matematiche della loro necessità – era un vincolo reciproco, non unilaterale: né le esperienze sensibili dell’ osservazione potevano valere scientificamente senza la relativa dimostrazione della loro necessità, né la dimostrazione logica e matematica poteva raggiungere la sua "assoluta certezza oggettiva" come quella della natura senza appoggiarsi all’ esperienza nel suo punto di partenza e senza trovare la sua conferma in essa nel suo punto d’ arrivo.<ref>Rodolfo Mondolfo,
È questa l'originalità del metodo galileiano: avere collegato esperienza e ragione, induzione e deduzione, osservazione esatta dei fenomeni e elaborazione di ipotesi e questo, non astrattamente ma, con lo studio di fenomeni reali e con l'uso di appositi strumenti tecnici.
==== La terminologia scientifica in Galilei ====
Fondamentale è stato il contributo di Galileo al linguaggio scientifico, sia in campo matematico, sia, in particolare, nel campo della fisica. Ancora oggi in questa disciplina molto del [[linguaggio settoriale]] in uso deriva da specifiche scelte dello scienziato pisano. In particolare, negli scritti di Galileo molte parole sono tratte dal linguaggio comune e vengono sottoposte
Un esempio del modo in cui Galileo nomina gli oggetti geometrici è in un brano dei ''[[Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze]]'':
{{citazione|Voglio che ci immaginiamo
Come si vede, nel testo
=== Fisica, matematica e filosofia ===
====Galilei filosofo naturale====
La figura di Galileo Galilei è ricordata nella storia anche per le sue riflessioni sui fondamenti e sugli strumenti dell'analisi scientifica della natura. Celebre la sua metafora riportata nel Saggiatore, dove la matematica viene definita come il linguaggio in cui è scritto il libro della natura:
{{Citazione|La [[filosofia]] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'[[universo]]), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua [[matematica]], e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure [[Geometria|geometriche]], senza i quali mezzi è impossibile a intenderne [[homo sapiens|umanamente]] parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro [[Labirinto|laberinto]].|Galileo Galilei, ''[[Il Saggiatore (trattato)|Il Saggiatore]]'', [[s:Il Saggiatore/6#La filosofia|Cap. VI]]}}
In questo brano Galilei mette in collegamento le parole "matematica", "filosofia" e "universo", dando così inizio a una lunga disputa fra i filosofi della scienza in merito a come egli concepisse e mettesse in relazione fra loro questi termini. Per esempio quello che qui Galileo chiama "universo" si dovrebbe intendere, modernamente, come "realtà fisica" o "mondo fisico" in quanto Galileo si riferisce al mondo materiale conoscibile matematicamente. Quindi non solo alla globalità dell{{'}}universo inteso come insieme delle galassie, ma anche di qualsiasi sua parte o sottoinsieme inanimato. Il termine "natura" includerebbe invece anche il mondo biologico, escluso dall'indagine galileiana della realtà fisica.
Per quanto riguarda l'universo propriamente detto, Galilei, seppur nell'indecisione, sembra propendere per la tesi che sia infinito:
{{Citazione|Grandissima mi par l’inezia di coloro che vorrebbero che Iddio avesse fatto l’universo più proporzionato alla piccola capacità del loro discorso che all’immensa, anzi infinita, sua potenza.<ref>G. Galilei, ''Dialogo dei massimi sistemi'', in: ''Opere di Galileo Galilei'',
Egli non prende una posizione netta sulla questione della finitezza o infinità dell'universo; tuttavia, come sostiene Rossi, «c'è una sola ragione che lo inclina verso la tesi dell'infinità: è più facile riferire l'incomprensibilità all'incomprensibile infinito che al finito che non è comprensibile».<ref>{{cita|Rossi, 2000|p. 173}}.</ref>
Ma Galilei non prende mai esplicitamente in considerazione, forse per prudenza, la dottrina di [[Giordano Bruno]] di un universo illimitato e infinito, senza un centro e costituito di infiniti mondi tra i quali Terra e Sole che non hanno alcuna preminenza cosmogonica. Lo scienziato pisano non partecipa al dibattito sulla finitezza o infinità dell'universo e afferma che a suo parere la questione è insolubile. Se appare propendere per l'ipotesi della infinitezza lo fa con motivazioni filosofiche in quanto, sostiene, l'infinito è oggetto di incomprensibilità mentre ciò che è finito rientra nei limiti del comprensibile.<ref>Francesco Bertola,
====Tra Platone, Archimede e Aristotele====
Il rapporto fra la matematica di Galileo e la sua [[filosofia della natura]], il ruolo della [[deduzione]] rispetto all'[[induzione]] nelle sue ricerche, sono stati riportati da molti filosofi al confronto fra [[aristotelismo|aristotelici]] e [[platonismo|platonici]], al recupero dell'antica tradizione greca con la concezione [[archimede]]a o anche all'inizio dello sviluppo nel XVII secolo del metodo sperimentale.
La questione è stata così ben espressa dal filosofo medievalista Ernest Addison Moody (
{{Citazione|Quali sono i fondamenti filosofici della fisica di Galileo e quindi della scienza moderna in genere? Galileo è sostanzialmente un platonico, un aristotelico o nessuno dei due? Si limitò, come sostiene Duhem, a rilevare e perfezionare una scienza meccanica che aveva avuto origine nel Medioevo cristiano e i cui principi fondamentali erano stati scoperti e formulati da Buridano, da Nicola Oresme e dagli altri esponenti della cosiddetta "fisica dell’ impetus" del XIV secolo? Oppure, come sostengono Cassirer e Koyré, voltò le spalle a questa tradizione dopo averla brevemente processata nella sua dinamica pisana e ripartì ispirandosi ad Archimede e Platone? Le controversie più recenti su Galileo sono consistite in larga misura in un dibattito circa il valore fondamentale e
=====
Galileo viveva in un'epoca in cui le idee del platonismo si erano diffuse nuovamente in tutta Europa e in Italia e probabilmente anche per questa ragione i simboli della matematica vengono da lui identificati con entità geometriche e non con numeri. L'uso dell'[[algebra]] derivato dal mondo arabo nel dimostrare relazioni geometriche era invece ancora insufficientemente sviluppato ed è solo con [[Leibniz]] e [[Isaac Newton]] che il [[calcolo differenziale]] divenne la base dello studio della [[meccanica classica]]. Galileo infatti nel mostrare la legge di caduta dei gravi si servì di relazioni e similitudini geometriche.
Da una parte, per alcuni filosofi come [[Alexandre Koyré]], [[Ernst Cassirer]], Edwin Arthur Burtt (
Oggi la matematica nella fisica moderna è utilizzata per costruire [[modello fisico|modelli]] del mondo reale, ma ai tempi di Galileo questo tipo di approccio non era affatto scontato. Secondo Koyré, per Galileo il linguaggio della matematica gli permette di formulare domande [[a priori]] prima ancora di confrontarsi con l'esperienza, e così facendo orienta la stessa ricerca delle caratteristiche della natura attraverso gli esperimenti. Da questo punto di vista, Galileo seguirebbe quindi la tradizione platonica e pitagorica, dove la teoria matematica precede l'esperienza e non si applica al mondo sensibile ma ne esprime la sua intima natura.<ref>A. Koyré,
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Altri studiosi di Galilei, come [[Stillman Drake]], [[Pierre Duhem]], John Herman Randall Jr., hanno invece sottolineato la novità del pensiero di Galileo rispetto alla filosofia platonica classica. Nella metafora del Saggiatore la matematica è un linguaggio e non è direttamente definita né come l'universo né come la filosofia, ma è piuttosto uno strumento per analizzare il mondo [[Organi di senso|sensibile]] che era invece visto dai platonici come illusorio. Il linguaggio sarebbe il fulcro della metafora di Galileo, ma l'universo stesso è il vero obbiettivo delle sue ricerche. In questo modo secondo Drake, Galileo si allontanerebbe definitivamente dalla concezione e dalla filosofia platonica,
===== La sintesi tra platonismo e aristotelismo =====
Secondo [[Eugenio Garin]] Galileo invece, con il suo metodo sperimentale, vuole identificare nel fatto osservato "aristotelicamente" una necessità intrinseca, espressa matematicamente, dovuta al suo legame con la causa divina "platonica" che lo produce facendolo "vivere":
{{Citazione|Alla radice di gran parte della nuova scienza, da Leonardo a Galileo, accanto al desiderio tutto rinascimentale di non lasciare intentata via alcuna, è viva la certezza che il sapere ha aperta innanzi a sé la possibilità di una salda cognizione. Se noi ripercorriamo la Teologia platonica, vi troviamo al centro questa tesi, largamente e minutamente discussa nel libro secondo: alla mente di Dio sono presenti tutte le essenze; la divina volontà, che poteva non creare, ha manifestato la sua generosità
====L'atomismo di Galilei====
Nel corso del '600 si assistette a una rinascita dell'[[atomismo]], riproposto da vari pensatori quali [[Pierre Gassendi]], [[Daniel Sennert]],
[[Johann Chrysostom Magnenus]], [[Cartesio]], [[Isaac Newton|Newton]] e [[Robert Boyle]].
L'atomismo di Galilei non si basava su evidenze sperimentali, all'epoca non disponibili. Era invece una radicata convinzione filosofica, che unificava la sua visione di tutti gli elementi del mondo naturale. Dalla [[luce]], per lui costituita dagli atomi più leggeri, fino alla [[Via Lattea]], per Galilei tutta la realtà naturale era costituita di atomi.
Galileo nelle conferenze tenute a Roma nel 1611, nel ''Discorso sulle cose che stanno sull'acqua o che in quella si muovono'' (1612) e ne [[Il Saggiatore (trattato)|''Il Saggiatore'']] (1623) aveva sostenuto l'atomismo corpuscolare [[Democrito|democriteo]], interpretando in tale senso i fenomeni luminosi e termici.<ref name=morpurgo>{{cita web|url= https://www.jstor.org/stable/44023510 |titolo= Galileo: quale eresia? (a proposito del libro di P. Redondi, "Galileo eretico") |autore= Guido Morpurgo-Tagliabue |anno=1984 |accesso=11 agosto 2023}}</ref> Viceversa anni dopo, nel 1640, non solo lo ripudia - cosa in sé lecita e comprensibile quale esito di un approfondimento teorico - ma nega l'evidenza, sostenendo di non averlo mai sostenuto (Lettere a [[Fortunio Liceti]], agosto e settembre 1640).<ref name=morpurgo/>
In quegli anni egli era passato a una diversa concezione, non più corpuscolare ma [[Fenomenismo|fenomenistica]], suggerita anche da un diverso approccio a problemi di natura [[matematica]].<ref name=morpurgo/> Da una parte, molte qualità degli oggetti fisici non vengono ritenute esistenti in sé, ma solamente fenomeni percettivi o stimoli sensoriali (per esempio il colore, la durezza, la dolcezza, ecc.); dall'altra, l'introduzione di quantità [[Infinitesimo|infinitesime]] per risolvere il problema del calcolo di [[Area|aree]] o [[Volume|volumi]] curvilinei fa sorgere in Galileo il dubbio che il processo di suddivisione fisica possa continuare all'[[Infinito (matematica)|infinito]], senza mai trovare un elemento atomico indivisibile.<ref>{{cita libro|autore= Amir Alexander |titolo= Infinitamente piccoli. La teoria matematica alla base del mondo moderno |editore=Codice |anno=2015 |isbn= 978-8875785444}}</ref>
Lo storico della scienza [[Pietro Redondi]], nel suo libro<ref>{{cita libro|autore= Pietro Redondi |titolo= Galileo eretico |editore= Einaudi |anno=1983 |isbn= 978-8806056322}}</ref> ''Galileo eretico'' del 1983, ha avanzato l'ipotesi che la ragione del [[processo a Galileo]],
conclusosi con la sua condanna come "veementemente sospetto d'[[eresia]]", non vada ricercata nella sua difesa della [[Teoria copernicana|visione copernicana]] del [[cosmo]], quanto piuttosto nel suo sostegno alla teoria atomistica. Tale teoria, del resto, era fin dal [[medioevo]] sospetta per la [[Chiesa cattolica]]: la sua prima condanna, emessa contro [[Nicola di Autrecourt]], risaliva al 1347.<ref name=morpurgo/> L'atomismo, in particolare, andava contro l'[[aristotelismo]] su cui si basava la dottrina cattolica della [[transustanziazione]] delle [[Eucaristia|specie eucaristiche]], ribadita come [[dogma]] dal [[concilio di Trento]] in antitesi ai [[protestanti]], che sostenevano il valore meramente simbolico e commemorativo dell'[[eucaristia]].
Redondi ha trovato negli archivi [[vaticani]] una denuncia anonima al [[Sant'Uffizio]] contro Galileo per atomismo, risalente al 1624. Tale denuncia venne archiviata, ma avrebbe potuto essere utilizzata per riaprire un insidioso processo per eresia, nell'ambito della campagna confessionale-politica condotta dai [[gesuiti]] contro Galileo. Secondo Redondi, autore della denuncia fu il gesuita [[Orazio Grassi]], con cui Galileo aveva avuto forti polemiche. ''[[Il Saggiatore (trattato)|Il Saggiatore]]'' era stato, l'anno prima, la risposta di Galileo Galilei al testo del Grassi ''Libra astronomica ac philosophica qua Galilaei Galilaei opiniones de cometis a Mario Guiducio in Florentina Academia expositae examinantur'', pubblicato con lo pseudonimo di Lotario Sarsi nel 1619. Ne ''Il Saggiatore'' Galileo confutava il modello astronomico di [[Tycho Brahe]] difeso dai gesuiti e ribadiva la [[teoria copernicana]], facendo altresì intendere, parlando della natura corpuscolare della luce, di sostenere l'[[atomismo]]. Successivi confronti calligrafici hanno tuttavia escluso che l'autore della denuncia anonima sia stato Orazio Grassi.<ref>{{cita libro|autore= Pietro Redondi |titolo= Galileo eretico |url= https://archive.org/details/galileoeretico0000redo |editore= Einaudi |anno=2004 |edizione= 2 |isbn= 9788806167288}}</ref>
=== Studi sul moto ===
==== La descrizione quantitativa del movimento ====
[[File:Velocity vs time graph.svg|
[[Wilhelm Dilthey]] vede Keplero e Galilei come le massime espressioni nel loro tempo di "pensieri calcolatori" che si disponevano a risolvere, tramite lo studio delle leggi del movimento, le esigenze della moderna società borghese:
{{Citazione|Il lavoro degli opifici urbani, i problemi sorti dall’invenzione della polvere da sparo e dalla tecnica delle fortificazioni, i bisogni della navigazione relativamente ad apertura di canali, a costruzione e armamento di navi, avevano fatto della meccanica la scienza preferita del tempo. Specialmente in Italia, nei Paesi Bassi e in Inghilterra, questi bisogni erano assai vivaci, e provocarono la ripresa e continuazione degli studi di statica degli antichi e le prime ricerche nel nuovo campo della dinamica, specialmente per opera di Leonardo, del Benedetti e
Galilei fu infatti uno dei protagonisti del superamento della descrizione aristotelica della natura del moto. Già nel medioevo alcuni autori, come [[Giovanni Filopono]] nel VI secolo, avevano osservato contraddizioni nelle leggi aristoteliche, ma fu Galileo a proporre una valida alternativa basata su osservazioni sperimentali. Diversamente da Aristotele, per il quale esistono due moti "naturali", cioè spontanei, dipendenti dalla sostanza dei corpi, uno diretto verso il basso, tipico dei corpi di terra e d'acqua, e uno verso l'alto, tipico dei corpi d'aria e di fuoco, per Galileo qualunque corpo tende a cadere verso il basso nella direzione del centro della Terra.<ref>{{cita web|url=http://fromdeathtolife.org/cphil/mech1.html|titolo=Mechanics|
Per raggiungere questo risultato, uno dei primi problemi che Galileo e i suoi contemporanei dovettero risolvere fu quello di trovare gli strumenti adatti a descrivere quantitativamente il moto. Ricorrendo alla matematica, il problema era quello di capire come trattare eventi dinamici, come la caduta dei corpi, con figure geometriche o numeri che in quanto tali sono assolutamente statici e sono privi di alcun moto.<ref name="koyreplato">{{cita pubblicazione|autore=Alexandre Koyré|titolo=Galileo and Plato|rivista=Journal of the History of Ideas|anno=1943|volume=IV (4)|pp=400-428|lingua=en|url=https://www.jstor.org/stable/2707166|accesso=1º maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200202042415/https://www.jstor.org/stable/2707166|urlmorto=no}}</ref> Per superare la fisica aristotelica, che considerava il moto in termini qualitativi e non matematici, come allontanamento e successivo ritorno al luogo naturale, bisognava dunque prima sviluppare gli strumenti della geometria e in particolare del [[calcolo differenziale]], come fecero successivamente fra gli altri Newton, Leibniz e Cartesio. Galileo riuscì a risolvere il problema nello studio del moto dei corpi accelerati disegnando una linea
Sulla base degli studi sul moto, di esperimenti mentali e delle osservazioni astronomiche, Galileo intuì che è possibile descrivere sia gli eventi che accadono sulla Terra
==== Il principio d'inerzia e il moto circolare ====
[[File:Piano inclinato.svg|
Studiando il piano inclinato
Galileo pose due piani inclinati dello stesso angolo di base
[[File:Thought-experiment-on-inertia.svg|min|Rappresentazione dell'esperimento di Galileo sul principio d'inerzia]]
Si immagini ora di diminuire l'angolo ''θ<sub>2</sub>'' del piano inclinato di DX (''θ<sub>2 </sub><'' ''θ<sub>1</sub>'') e di ripetere l'esperimento. Per riuscire a risalire - come impone il [[principio di conservazione dell'energia]] - alla medesima quota ''h''<sub>2 </sub>di prima, la sfera dovrà ora percorrere un tratto ''l<sub>2</sub>'' più lungo sul piano inclinato di DX. Se si riduce progressivamente l'angolo ''θ<sub>2</sub>'', si vedrà che ogni volta aumenta la lunghezza ''l<sub>2</sub>'' del tratto percorso dalla sfera, per risalire all'altezza ''h<sub>2</sub>''. Se si porta infine l'angolo ''θ<sub>2</sub>'' a essere nullo (''θ<sub>2</sub>'' = 0°), si è di fatto eliminato il piano inclinato di DX. Facendo ora scendere la sfera dall'altezza ''h<sub>1</sub>'' del piano inclinato di SN, essa continuerà a muoversi indefinitamente sul piano orizzontale con velocità ''v<sub>max</sub>'' ([[principio d'inerzia]]) in quanto, per l'assenza del piano inclinato di DX, non potrà mai risalire all'altezza ''h<sub>2</sub>'' (come prevederebbe il principio di conservazione dell'energia meccanica).
Si immagini infine di spianare montagne, riempire valli e costruire ponti, in modo da realizzare un percorso rettilineo assolutamente piano, uniforme e senza attriti. Una volta iniziato il moto inerziale della sfera che scende da un piano inclinato con velocità costante ''v<sub>max</sub>'', questa continuerà a muoversi lungo tale percorso rettilineo fino a fare il giro completo della Terra, e ricominciare quindi indisturbata il proprio cammino. Ecco realizzato un (ideale) [[inerzia|moto inerziale]] perpetuo, che avviene lungo un'orbita circolare, coincidente con la circonferenza terrestre. Partendo da questo "esperimento ideale", Galileo
Probabilmente per questo motivo considerò, per i moti planetari da lui (arbitrariamente) ritenuti inerziali, sempre e solo orbite circolari, rifiutando invece le orbite ellittiche dimostrate da Keplero
==== Misura dell'accelerazione di gravità ====
[[File:Isocronismo.webm|
Galileo riuscì a determinare il valore che egli credeva costante dell'[[accelerazione di gravità]] ''g'' alla superficie terrestre, cioè della grandezza che regola il moto dei corpi che cadono verso il centro della Terra, studiando la caduta di sfere ben levigate lungo un piano inclinato, anch'esso ben levigato. Poiché il moto della sfera dipende dall'angolo di inclinazione del piano, con semplici misure ad angoli differenti riuscì a ottenere un valore di ''g'' solamente di poco inferiore a quello esatto per Padova (''g'' = 9,8065855
Detta ''a'' l'accelerazione della sfera lungo il piano inclinato, la sua relazione con ''g'' risulta essere ''a'' = ''g'' sin
==== Misura della velocità della luce ====
Guidato dalla similitudine con il suono, Galileo fu il primo a tentare di misurare la [[velocità della luce]]. La sua idea fu quella di portarsi su una collina con una lanterna coperta da un drappo e quindi toglierlo lanciando così un segnale luminoso
La prima stima della velocità della luce fu opera, nel 1676, dell'astronomo danese [[Olaus Roemer|Rømer]] basata su misure astronomiche.<ref>{{cita web|url=http://online.scuola.zanichelli.it/studiamolamateria2ed/files/2009/03/h_velocitaluce.pdf
=== Apparati sperimentali e di misura ===
[[File:Galileo Thermometer Full View.jpg|sinistra|
Gli apparati sperimentali furono fondamentali nello sviluppo delle teorie scientifiche di Galileo, che costruì diversi strumenti di misura originalmente o rielaborandoli sulla base di idee preesistenti. In ambito astronomico costruì da sé alcuni esemplari di cannocchiale, provvisti di [[Micrometro di Galileo|micrometro]] per misurare quanto distasse una luna dal suo pianeta.<ref>{{cita libro|
Per studiare il moto dei corpi si servì invece del piano inclinato con il pendolo per misurare intervalli temporali. Riprese anche un
rudimentale modello di termometro, basato sulla dilatazione dell'aria al
==== Il pendolo ====
[[File:
Galileo scoprì nel
Questo strumento è semplicemente composto da un grave, come una sfera metallica, legato
:<math>T = 2 \pi \sqrt \frac {l}{g}</math>
dove <math>g</math> è l'accelerazione di gravità. Se
==== La bilancia idrostatica ====
Galileo nel
{{Citazione|Per fabricar dunque la bilancia, piglisi un regolo lungo almeno due braccia, e quanto più sarà lungo più sarà esatto l'istrumento; e dividasi nel mezo, dove si ponga il perpendicolo [il fulcro]; poi si aggiustino le braccia che stiano nell'equilibrio, con l'assottigliare quello che pesasse di più; e sopra l'uno delle braccia si notino i termini
Viene anche descritto come si ottiene il [[peso specifico]] ''P<sub>S</sub>'' di un corpo rispetto all'acqua:
: <math>P_S = \frac {\operatorname {
Ne ''La Bilancetta'' si trovano poi due tavole che riportano trentanove pesi specifici di [[metallo|metalli]] preziosi e genuini, determinati sperimentalmente da Galileo con precisione confrontabile con i valori moderni.<ref>{{cita web|url=http://www.fisicamente.net/FISICA_1/index-1835.htm|titolo=Il giovane Galileo|autore=Roberto Renzetti|accesso=16 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130514080423/http://www.fisicamente.net/FISICA_1/index-1835.htm|
==== Il compasso proporzionale ====
[[File:Use of compasses by Galileo Galilei.jpg|min|verticale|Una descrizione dell'uso del compasso proporzionale fornita da Galileo Galilei (1656)]]
Il compasso proporzionale era uno strumento utilizzato fin dal medioevo per eseguire operazioni anche algebriche per via geometrica, perfezionato da Galileo e in grado di estrarre la [[radice quadrata]], costruire poligoni e calcolare aree e volumi. Fu utilizzato con successo in campo militare dagli artiglieri per calcolare le traiettorie dei proiettili.<ref>{{cita web|url=https://portalegalileo.museogalileo.it/igjr.asp?c=17433|titolo=Le operazioni del compasso|accesso=22 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130928225130/http://portalegalileo.museogalileo.it/igjr.asp?c=17433|urlmorto=no}}</ref>
== Galilei e l'arte ==
=== Letteratura ===
==== Gli interessi letterari di Galilei ====
Durante il periodo pisano (1589-1592), Galileo non si limitò alle sole occupazioni scientifiche: risalgono infatti a questi anni le sue ''Considerazioni sul
==== Galilei scrittore ====
{{Citazione|D'altro più non si cura fuorché d'essere inteso.|[[Giuseppe Parini]]}}
{{Citazione|Uno stile tutto cose e tutto pensiero, scevro di ogni pretensione e di ogni maniera, in quella forma diretta e propria in che è l'ultima perfezione della prosa.|[[Francesco De Sanctis]], ''[[Storia della letteratura italiana (De Sanctis)|Storia della Letteratura Italiana]]''}}
Dal punto di vista letterario, ''[[Il Saggiatore (
==== L'uso della lingua volgare ====
L'uso del [[volgare]] servì a Galileo per un duplice scopo. Da una parte era finalizzato all'intento divulgativo dell'opera: Galileo intendeva rivolgersi non solo ai dotti e agli intellettuali ma anche a classi meno colte, come i tecnici che non conoscevano il latino ma che potevano comunque comprendere le sue teorie. Dall'altro si contrappone al latino della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] e delle diverse [[Accademie]] che si basavano sul principio di ''[[auctoritas]]'', rispettivamente [[
Galileo, inoltre, dimostrò atteggiamenti diversi nei confronti delle terminologie esistenti:
* terminologia meccanica: cauto accoglimento;
* terminologia astronomica: non respinge i vocaboli che l'uso abbia già accolto o tenda ad accogliere. Li utilizza, però, come strumenti, insistendo sul loro valore convenzionale ("le parole o imposizioni di nomi servono alla verità, ma non si devono sostituire a essa"<ref>{{Cita libro|autore=
* terminologia peripapetica: rifiuto totale che si manifesta con la sua messa in ridicolo, servendosene come puri suoni in un gioco di alternanze e rime.
=== Arti figurative ===
«L'[[Accademia delle
Galilei, infatti, prese pure parte alle complesse vicende riguardanti le arti figurative del suo periodo, soprattutto la [[Pittura ritrattistica|ritrattistica]], approfondendo la prospettiva [[Manierismo|manieristica]] ed entrando in contatto con illustri artisti dell'epoca (come il [[Cigoli (pittore)|Cigoli]]), nonché influenzando in modo consistente, con le sue scoperte astronomiche, la corrente [[Naturalismo (arte)|naturalistica]].<ref>Chrysa Damianaki, ''Galileo e le arti figurative'', Roma, Vecchiarelli Editore, 2000.</ref>
==== Superiorità della pittura sulla scultura ====
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{{Citazione|Perciocché quanto più i mezzi, co' quali si imita, son lontani dalle cose da imitarsi, tanto più l'imitazione è maravigliosa.|Opere XI}}
[[Ludovico Cardi]], detto il Cigoli, fiorentino, fu pittore al tempo di Galileo;
{{Citazione|A quello poi che dicono gli scultori, che la natura fa gli uomini di scultura e non di pittura, rispondo che ella gli fa non meno dipinti che scolpiti, perché ella gli scolpe e gli colora, ...|Opere XI}}
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{{vedi anche|Galilei e la musica}}
Il padre di Galileo era un musicista (liutista e compositore) e teorico musicale molto noto ai suoi tempi. Galileo fornì un contributo fondamentale alla comprensione dei fenomeni acustici, studiando in modo scientifico l'importanza dei fenomeni oscillatori nella produzione della musica.<ref>{{cita web|url=http://www.vivoscuola.it/us/rsigpp3202/suono/discorsi.htm|titolo=Galileo: 'Sopra alcuni problemi attenenti alla musica'|accesso=
Nella lettera a Lodovico Cardi, Galileo scrive:
{{Citazione|Non ammireremmo noi un musico, il quale cantando e rappresentandoci le querele e le passioni d'un amante ci muovesse a compassionarlo, molto più che se piangendo ciò facesse? ... E molto più lo ammireremmo, se tacendo,
mettendo sullo stesso piano la musica vocale e quella strumentale, dato che nell'arte sono importanti solo le emozioni che si riescono a trasmettere.<ref>{{cita libro|titolo=L'ultima creatività
== Dediche ==
[[File:Lire 2000 Galileo Galilei.JPG|
[[File:€2 Galilei 2014 Italia.jpg|
A Galileo sono stati dedicati innumerevoli tipi di oggetti ed enti, naturali o creati dall'uomo:
* la [[Galileo Regio]], una regione della superficie del satellite [[Ganimede (astronomia)|Ganimede]];<ref>{{Cita testo|lingua=en
* l'asteroide [[697 Galilea]];
* una sonda spaziale, la [[Sonda Galileo|Galileo]];
* un sistema di posizionamento spaziale, il [[Sistema di posizionamento Galileo|sistema Galileo]];
* il [[
* il [[Telescopio Nazionale Galileo]] (TNG), situato sull'isola di [[La Palma]] (Spagna);
* l'[[Aeroporto di Pisa-San Giusto|aeroporto internazionale "Galileo Galilei" di Pisa]];
* un gruppo musicale giapponese, ''[[Galileo Galilei (gruppo musicale)|Galileo Galilei]]'';
* un album degli [[Haggard (gruppo musicale)|Haggard]] dal titolo
* una canzone scritta e interpretata dal cantautore pugliese [[Caparezza]] intitolata
* il
* una nave da guerra italiana, la [[Galileo Galilei (avviso)|Galileo Galilei]];
* la banconota da [[2.000 lire]], dal
* una canzone ''Messer Galileo'' cantata da Edoardo Pachera durante la 52ª edizione dello ''[[Zecchino d'Oro 2009|Zecchino d'Oro]]'';
* una società, fondata nel 1864, produttrice di strumenti scientifici, ottici
* una [[2 euro commemorativi|moneta commemorativa da 2 euro]] nel
* un supercomputer di potenza di calcolo pari a circa 1 PetaFlop, installato presso il consorzio interuniversitario CINECA dal 2015 al 2017 e classificato per diverso tempo fra le prime 500 strutture di calcolo al mondo;
* una cattedra di [[storia della scienza]] dell'[[Università di Padova]], detta appunto ''cattedra galileiana'',<ref>{{cita pubblicazione|autore=Angelo Bassani
*L'[[Massoneria|obbedienza massonica]] del [[Grande Oriente d'Italia|Grande Oriente d’Italia]] ha istituito, dal 1995, la cosiddetta [[Onorificenza Galileo Galilei]] che rappresenta il più alto conferimento massonico italiano destinato ai "non massoni" che si siano distinti “per l’impegno nella ricerca del vero e del giusto, nell’attuazione e nella difesa dei principi e degli ideali massonici, nel perseguimento dei valori tesi alla realizzazione di un’Umanità migliore e scevra da pregiudizi”.
==Galileo Day==
Galileo Galilei viene ricordato con celebrazioni presso istituzioni locali il 15 febbraio, il "Galileo Day", giorno della sua nascita.<ref>{{Cita web |url=http://www.galileoday.org/ |titolo=Galileo Day |accesso=11 febbraio 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200227171507/http://www.galileoday.org/ |urlmorto=no }}</ref>
== Opere ==
* ''La bilancetta'' (scritta nel 1586, ma pubblicata postuma nel 1644) ([[s:La bilancetta|su Wikisource]])
* ''Tractatio de praecognitionibus et precognitis''
* ''Le mecaniche'', 1599 ([[s:Le mecaniche|su Wikisource]])
* "Considerazioni astronomiche", 1606, pubblicate sotto lo pseudonimo di Alimberto Mauro (https://www.scinexx.de/news/kosmos/galileo-galilei-schrieb-unter-pseudonym/)
* ''Le operazioni del compasso geometrico et militare'', 1606 ([[s:Le operazioni del compasso geometrico e militare|su Wikisource]])
** {{Cita libro|titolo=Operazioni del compasso geometrico et militare|editore=Karl Kieffer|città=Strasbourg|anno=1613|lingua=la|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=11289403}}
* ''[[Sidereus Nuncius]]'', 1610 ({{cita testo|url=https://www.liberliber.it/online/autori/autori-g/galileo-galilei/sidereus-nuncius/|titolo=su LiberLiber|accesso=6 novembre 2019|dataarchivio=17 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171117001926/https://www.liberliber.it/online/autori/autori-g/galileo-galilei/sidereus-nuncius/|urlmorto=sì}})
* ''
* ''Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti'' (pubblicato dall'Accademia dei Lincei), 1613 ({{cita testo|url=https://archive.org/details/ita-bnc-pos-0000074-001|titolo=su archive.org}}, {{cita testo|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=167903|titolo=BEIC}})
* ''Discorso sopra il flusso e il reflusso del mare'', Roma, 1615
* ''Il Discorso delle Comete'', 1619
* ''[[Il Saggiatore (
* ''[[Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo]]'', Firenze, 1632 ([[s:Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo|su Wikisource]];
** {{Cita libro|titolo=Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano|editore=Bonaventura Elzevier & Abraham Elzevier (1.)|città=Strasbourg|anno=1635|lingua=la|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=214578}}
**
** {{Cita libro|titolo=Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano|editore=Vigo|città=Livorno|anno=1674|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3137714}}
* ''Trattato della sfera'', Roma 1656 ({{cita testo|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=879083|titolo=su BEIC}})
* [[Lettere copernicane]]:
** ''Lettera al [[Benedetto Castelli|Padre Benedetto Castelli]]'', 1613 ([[s:Lettere (Galileo)/XI|su Wikisource]])
** ''Lettera a [[Cristina di Lorena|Madama Cristina di Lorena]]'', 1615 ([[s:Lettere (Galileo)/XIV|su Wikisource]])
** ''Lettere a Pietro Dini'', 1615 ([[s:Lettere (Galileo)/XII|su Wikisource]] e [[s:Lettere (Galileo)/XIII|su Wikisource]])
===
* ''Opere di Galileo Galilei, [[Edizione
** ''Le opere di Galileo Galilei. Edizione nazionale sotto gli auspicii di Sua Maestà il Re d'Italia''.
* [https://www.museogalileo.it/it/biblioteca-e-istituto-di-ricerca/pubblicazioni-e-convegni/altre-pubblicazioni/496-aggiornamento-dell-edizione-nazionale-delle-opere-di-galileo-galilei.html
** Vol. 1: ''Iconografia galileiana'', a cura di F. Tognoni (2013)
** Vol. 2: ''Carteggio'', a cura di M. Camerota e P. Ruffo, con la collaborazione di M. Bucciantini (2015)
** Vol. 3: ''Testi'', a cura di A. Battistini, M. Camerota, G. Ernst, R. Gatto, M. Helbing e P. Ruffo (2017)
** Vol. 4: ''Documenti'', a cura di M. Camerota e P. Ruffo (previsto entro il 2019).
*
== Letteratura e teatro ==
* ''[[Vita di Galileo]]'' è il titolo di un'opera teatrale di [[Bertolt Brecht]] in più versioni, a partire dalla prima risalente agli anni 1938-39.
* ''Gli ultimi anni di Galileo Galilei'' è il titolo di un'opera teatrale giovanile di [[Ippolito Nievo]], del 1854.<ref>
* ''[[ITIS Galileo]]'' è uno spettacolo teatrale del 2010 di Francesco Niccolini e [[Marco Paolini]].<ref>{{Cita web |url=https://www.jolefilm.com/spettacolo-teatrale/itis-galileo |titolo=ITIS Galileo su JoleFilm |accesso=25 settembre 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190925102152/https://www.jolefilm.com/spettacolo-teatrale/itis-galileo/ |urlmorto=no }}</ref>
== Film ==
* ''[[Galileo Galilei (film)|Galileo Galilei]]'' è un cortometraggio sullo scienziato pisano del 1909.
* ''[[Galileo (film 1968)|Galileo]]'' è un film del
* ''[[Galileo (film 1975)|Galileo]]''
==Onorificenze==
=== Medaglia Galileo Galilei ===
La Medaglia Galileo Galilei è un premio assegnato ogni due anni dall'[[Istituto nazionale di fisica nucleare]] con il [[Galileo Galilei Institute for Theoretical Physics|Galilei Institute]], il suo Centro nazionale per la fisica teorica in partnership con l'[[Università di Firenze]], a ricercatori che hanno dato un contributo eccezionale al progresso della [[fisica teorica]].<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/fisica_matematica/2025/02/16/la-medaglia-galilei-ai-fisici-del-micro-e-macrocosmo-_a6288d87-9c24-4dd5-81f1-7094aae4a3c3.html|titolo=La medaglia Galilei ai fisici del micro e macrocosmo - Fisica e Matematica - Ansa.it|sito=Agenzia ANSA|data=2025-02-16|accesso=2025-02-16}}</ref>
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=[[Nicola Abbagnano]]|titolo=Storia della filosofia|città= Torino/Milano|editore= UTET/TEA|anno=1995-96|cid=Abbagnano}}
* {{cita libro|autore=[[Antonio Aliotta]]|autore2=Cleto Carbonara|titolo=Galileo Galilei|editore=F.lli Bocca Editori|città=Milano|anno=1949|isbn=no|cid=Aliotta e Carbonara}}
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|autore=
*
|cid=camerota}}
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|autore=[[Morris Kline]]|titolo= Storia del pensiero matematico|traduttore=Alberto Conte|città= Torino|editore=Giulio Einaudi editore|anno=1991|cid=Kline}}
* {{cita libro|autore=Arthur Koestler|wkautore=Arthur Koestler|titolo=I sonnambuli. Storia delle concezioni dell'universo|città=Milano|editore=Editoriale Jaca Book|anno=1982|isbn=no|cid=Koestler, 1982}}
* {{cita libro|autore=Pio Paschini|wkautore=Pio Paschini|titolo=Vita e Opere di Galileo Galilei|editore=Casa Editrice Herder|città=Città del Vaticano|anno=1965|cid= Paschini, 1965|isbn=no}}
* [[Giovanni Reale]], [[Dario Antiseri]], ''Manuale di filosofia''. (Vol. 2), Editrice La Scuola, 2014.
* {{cita libro|autore=Paolo Rossi Monti|wkautore=Paolo Rossi Monti|titolo=La nascita della scienza moderna in Europa|anno=2000|editore=Roma-Bari, [[Editori Laterza]]|isbn=978-8842061205|cid=Rossi, 2000}}
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Cannocchiali di Galileo]]
* [[Casa di Galileo Galilei (Padova)]]
* [[Casa di Galileo Galilei (Firenze)]]
* [[Domus Galilaeana]]
* [[La favola dei suoni]]
* [[Meccanica (fisica)|Meccanica]]
* [[Metodo scientifico]]
* [[Micrometro di Galileo]]
* [[Niccolò Copernico]]
* [[Rivoluzione scientifica]]
* [[Termometro galileiano]]
* [[Trasformazione galileiana]]
{{div col end}}
== Altri progetti ==
{{Interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{SEP|galileo|Galileo Galilei|Peter Machamer}}
* {{cita web|url=http://galileo.rice.edu/|titolo=The Galileo Project|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://disf.org/Galileo-Galilei|titolo=Galileo Galilei sul Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede}}
* {{cita web|url=https://
* {{cita web|url=https://
* {{cita web|url=http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/content/scientific_revolution/galilei_texts|titolo=European Cultural Heritage Online (ECHO)}}
* {{cita web|url=http://www.adcrusca.it/galileo/accademico.html|titolo=Scheda su Galileo Galilei accademico della Crusca sul sito dell'Accademia|accesso=7 giugno 2009}}
* {{cita web|url=http://www.domusgalilaeana.it/index.php?id=666|titolo=Fondo "Antonio Favaro"|accesso=28 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200711052525/http://www.domusgalilaeana.it/index.php?id=666|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.illaboratoriodigalileogalilei.it/scrittigalileo.html|titolo=Laboratorio storico "G. Galilei"}}
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{{Universo}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Galileo Galilei| ]]
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[[Categoria:Accademici dei Lincei]]
[[Categoria:Vittime dell'Inquisizione]]
[[Categoria:GLAM/Museo Galileo]]
[[Categoria:Uomini universali]]
[[Categoria:Studenti dell'Università di Pisa]]
[[Categoria:Professori
[[Categoria:Accademici della Crusca]]
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