Monetazione del Picenum: differenze tra le versioni
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La '''monetazione del Picenum''' è costituita delle emissioni monetarie delle comunità della zona che, sotto l'[[imperatore romano|imperatore]] [[Augusto]] fu inserita nella [[Regio V Picenum|regio V]] della suddivisione dell'Italia.
Tradizionalmente i numismatici trattano le monete delle comunità del Picenum come parte della [[monetazione greca]].<ref>[[Joseph Hilarius Eckhel|Eckhel]]: ''Doctrina numorum veterum''.</ref>
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Ulteriore conferma del patto militare fra Romani e Piceni venne data da questi ultimi qualche anno dopo, quando i [[Sanniti]], cercando di coinvolgere i Piceni nell'imminente conflitto contro [[Roma]], avvertirono gli alleati Romani della guerra che i Sanniti, coalizzati con i Galli, gli [[Etruschi]] e gli [[Umbri]], avevano intenzione di intraprendere.<ref>Tito Livio, ''op. cit.'', X, 11.</ref><ref name=Naso1>Alessandro Naso, ''I Piceni. Storia e archeologia delle Marche in epoca preromana'', Milano, 2000, Longanesi, p. 271.</ref> Il conflitto sfociò in una serie di scontri fra i Romani e le popolazioni alleate dei Sanniti, dei quali quello decisivo fu la [[battaglia di Sentino]] ([[295 a.C.]]), a seguito della quale si accentuò l'espansione romana verso l'[[Adriatico]]; nel [[290 a.C.]] circa, Roma espanse i propri domini fino ad assorbire il territorio dei [[Pretuzi]], a sud del Picenum.<ref name=Naso1/> Nello stesso periodo, si acuirono anche le tensioni fra i Romani e i Galli Senoni: questi ultimi furono sconfitti grazie anche all'appoggio dei Piceni, che si schierarono contro le popolazioni celtiche acconsentendo al passaggio dell'esercito romano nel Picenum. A seguito della sconfitta dei Senoni, Roma acquisì anche i territori gallici, che confinavano a nord con quelli piceni.<ref name=Naso2>Naso, ''op. cit.'', p. 272.</ref>
Le conquiste romane mutarono sensibilmente il contesto geopolitico nell'[[Italia centrale]]: i domini di Roma si estendevano a nord, ovest e sud del Picenum, circondato dallo Stato romano. La mancanza di autonomia scaturita da ciò indusse i Piceni a rompere l'alleanza con Roma e a rivoltarsi contro l'indiretta dominazione romana. La rivolta, guidata dalla città di [[Ascoli Piceno|Asculum]], non ebbe successo e venne sedata dai Romani in due campagne distinte, nel [[269 a.C.|269]] e nel [[268 a.C.]]. Conseguentemente, una parte della popolazione picena fu deportata in [[Campania]], nei pressi di [[Salerno]];<ref name=Naso2/><ref>Strabone, ''Γεωγραφικά'', 5, 4-12.</ref> il resto dei Piceni fu parzialmente [[romanizzazione (storia)|romanizzato]], mentre Asculum fu considerata ''civitas foederata'', ovvero alleata di Roma; onde tenere sotto controllo Asculum, nel [[264 a.C.]] fu [[deduzione|dedotta]] a [[Firmum]] una colonia di diritto latino.<ref name=Naso2/><ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', 2ª ed. Firenze, Vallecchi, 1951, p. 307.</ref>
=== Contesto storico di Ankón (Ancona) ===
{{vedi anche|Ankón}}
La città di [[Ancona]] (''Ankón'' in greco, ''Ancon'' o ''Ancona'' in Latino) fu fondata, secondo Strabone<ref name=StraboneANKON>[[Strabone]], V. 4. 2.</ref> intorno al [[387 a.C.]] da greci di stirpe dorica, esuli siracusani; la colonia, con il nome di Ankón, fu fondata, come spesso avveniva, in un luogo in cui era già presente un [[emporio]] [[Antica Grecia|greco]].<ref name=ANKON1>Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in AA. VV., ''ANKON'', Vol. I, p. 18.</ref><br />
Il nome deriva dalla parola greca ''ἀγκῶν'' (gomito); riferimenti storici alla collocazione di Ancona e alla conformazione geografica "a gomito", da cui la città prende il nome, sono presenti negli scritti di Strabone,<ref name=StraboneANKON/> [[Pomponio Mela]],<ref>Pomponio Mela, ''Cosmographia'', II 64.</ref> [[Plinio il Vecchio]]<ref>Plinio il Vecchio, ''Naturalis Historia'', III, 111.</ref> e [[Procopio di Cesarea|Procopio]].<ref>Procopio, ''De bello Gotico'', II, 13.</ref> Questa etimologia si rispecchia nel tipo presente sulla moneta, un gomito.<br />
Ad Ancona si trovavano due famosi tempi: un dedicato a [[Diomede]]<ref>A.L. Prosdocimi, G. Baldelli, ''La religione'', in AA. VV., ''Piceni popolo d'Europa'', p. 86.</ref> ed un altro ad [[Afrodite]]<ref>[[Giovenale]], IV. 40</ref>:
{{quote
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=== Contesto storico di Firmum (Fermo) ===
{{Vedi anche|Storia di Fermo}}
A Firmum, che si trovava nel sito della moderna [[Fermo (Italia)|Fermo]], nel [[266 a.C.]] fu dedotta una [[colonia romana]].<ref>Velleio, I.</ref> Lo scopo di questa deduzione, oltre al mantenimento di un forte controllo politico sulla regione, fu anche quello di stabilire degli avamposti fedeli sul versante [[Mare Adriatico|adriatico]] dell'[[Italia centrale]], nel caso di invasioni dal mare. I coloni romani che giunsero nel fermano furono numerosi, in considerazione del fatto che i [[Piceni]] da lì deportati furono inviati a fondare e rimpinguare numerose città italiche; inoltre, il processo di [[romanizzazione (storia)|romanizzazione]] fu piuttosto veloce.<ref>Giuseppe Michetti, ''Fermo nella storia. Fermo nella letteratura latina'', Vol. I, p. 37-38.</ref>
I Romani realizzarono diverse opere [[Urbanistica|urbanistiche]] per rafforzare la posizione strategica di Firmum; situata sul colle Sabulo, la città venne via via ad allargarsi sul versante orientale, dove sorsero le abitazioni dei coloni. Vennero costruiti un [[Foro romano|foro]], delle [[Terme romane|terme]] ed un [[teatro romano (architettura)|teatro]]. La riuscita romanizzazione del territorio è confermata dalla fedeltà che, nel corso del tempo, fu dimostrata in battaglia dagli abitanti di Firmum.
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Nel [[220 a.C.]], molti dei cittadini fermani presero parte alla [[battaglia di Talamone]], in cui [[Roma]] sconfisse i [[Galli]] e ampliò i suoi possedimenti nel [[Italia settentrionale|nord Italia]].<ref>Michetti, ''op. cit.'', pp. 39-40.</ref> Durante la [[Guerra Sociale]], gli eserciti dei [[popoli italici]] insorti che avevano conquistato le numerose colonie romane adriatiche, non riuscirono ad occupare Firmum per la strenua resistenza opposta.<ref>Michetti, ''op. cit.'', p. 42.</ref>
=== Contesto storico di Hatria (Atri) ===
{{Vedi anche|Atri#Storia}}
Hatria ricopre il sito della moderna [[Atri]]; vi fu dedotta una [[colonia latina]] poco dopo il 290 a.C. Le monete, fuse, furono emesse dopo questa data, nella prima metà del III secolo.
Le monete di Hatria furono da prima ritenute le più pesanti e le più antiche d’Italia; poi furono riabbassate di data. Jacopo Mazzocchi, un tipografo e collezionista di monete, {{Senza fonte|si congratulava con gli abitanti di Atri perché le loro monete sorpassavano i tempi italici}}; la datazione scende con {{Senza fonte|il Mommsen che le vuole del V secolo di Roma}}, dopo la deduzione della colonia.<ref>{{Cita libro|cognome=Luigi Sorricchio|titolo=Luigi Sorricchio, ' Hatria = Atri', Roma, Tipografia Del Senato, 1911|url=http://archive.org/details/luigi-sorricchio-hatria-atri-1911|accesso=2020-04-08|data=1911|p=39}}</ref>
== Contesto monetario ==
I contesti monetari più rilevanti del Picenum sono
In particolare le monete fuse presentano una libbra suddivisa in base 10 anziché in base 12. Questa suddivisione è caratteristica di una serie di comunità tutte collocate nella costa adriatica. Oltre a quelle del Picenum hanno questa suddivisione alcune comunità dell'Umbria ([[Monetazione di Ariminum|Ariminum]]), dei [[monetazione dei Vestini|Vestini]] e della Apulia ([[monetazione di Luceria|Luceria]], [[monetazione di Venosa|Venosa]])<ref name=Catalli98>F. Catalli,''Monete dell'Italia antica'', p. 98</ref> La suddivisione decimale fu usata anche da [[monetazione di Capua|Capua]].
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In questo caso le frazioni prendono nomi differenti rispetto a quelli utilizzati nella costa tirrenica. Si parla quindi di [[biuncia]], [[teruncia]], [[quadruncia]], e [[Quincunx|quincuncia]], cioè dal valore di 2, 3, 4 o 5 once<ref>I nomi delle frazioni della libbra suddivisa in 12 once sono dati da frazioni: semisse, (semi asse: 1/2) triente (1/3),quadrante (1/4) sestante (1/16)</ref>. La libbra di riferimento è comunque diversa tra le comunità: circa 379 g ad Ariminum, Hatria, o di circa 341 g in Apulia<ref name=Catalli98/>.
===
{{anchor|Ankón}}
{{Coin image box 1 double
| header = Ancona: bronzo
| hbkg = #abcdef
| image =File:Ancona Æ SNGANS 109.jpg
| caption_left = Testa di Afrodite
| caption_right = Braccio destro con ramo di palma
| width = 300
| footer = Æ, 21mm (9.99 g); ca 300-250 a.C.
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| background = <!-- opzionale-->
}}
Della monetazione di [[Ankón]], l'attuale Ancona<ref>Per
*Sul [[
*Sul [[Rovescio (moneta)|verso]] è presente un braccio destro nudo piegato a gomito, con la mano che stringe un ramoscello, forse di [[myrtus communis|mirto]], o di [[Arecaceae|palma]]; sotto il braccio è presente la scritta ΑΓΚΩΝ (''Ankon'') e sopra ad esso ci sono due stelle ad otto raggi<ref>In alcuni esemplari i raggi sono sette.</ref>, interpretate come la [[Gemelli (costellazione)|costellazione dei Gemelli]], ossia i [[Dioscuri]], protettori dei naviganti. Nel complesso, il verso della moneta è analogo ad uno [[stemma parlante]], dato che l'immagine del braccio richiama il nome della città e le due stelle dei Dioscuri ricordano la funzione protettiva del promontorio a forma di gomito nei confronti dei flutti marini. Anche il bordo del verso è perlato. ▼
{{citazione|La prodigiosa mole di un rombo adriatico capitò davanti al tempio di Venere, che la dorica Ancona innalza, e riempì le reti…|[[Giovenale]], satira 4, 40|Incidit adriaci spatiu admirabile rhombi / Ante domum Veneris, quam dorica sustinet Ancon / Implevitque sinus…|lingua=lat}}
Quella di Ancona era la [[Zecca (moneta)|zecca]] greca più settentrionale dell'Adriatico. La datazione della prima emissione e il periodo di circolazione proposte dai vari autori variano all'interno del III secolo a.C. (dal 290 a.C. al 215 a.C.); tutti concordano nel pensare che l'emissione della moneta greca di Ancona cessò con la romanizzazione della città e l'introduzione massiccia delle monete romane. Le monete di Ankón sono caratterizzate da una notevole variazione di peso, che è stata interpretata come prova di un lungo periodo di emissione<ref>Tra gli studi più antichi, si veda: G. Castellani, ''Numismatica marchigiana'', in ''Atti e memorie R. Deputazione di Storia Patria delle Marche'' 1906, (pagina 240 e seguenti). Per gli studi recenti che propendono per il lungo periodo di emissione, si veda: Marco Dubbinelli, Giancarlo Mancinelli, ''Storia delle monete di Ancona'', edito dal Lavoro editoriale nel 2009, ISBN 978-88-7663-451-2</ref>.▼
{{citazione|Ora, o divina creatura del ceruleo mare, tu che abiti il sacro Idalio e l’esposta Urio, che dimori ad Ancona e a Cnido ricca di canneti, [tu che abiti] ad Amatunte, a Golgi e a Durazzo, taverna dell’Adriatico …|[[Catullo]], carme 36, 11-14|Nunc, o ceruleo creata ponto / Quæ sanctum Idalium, Uriosque apertos, / Quæque Ancona, Cnidumque harundinosam / Colis, quæque Amathunta, quæque Golgos, / Quæque Durachium Adriæ tabernam, / …|lingua=lat}}
▲*Sul [[Rovescio (moneta)|
Acceso è tuttora il dibattito sull'appartenenza della moneta greca di Ancona al [[sistema monetario]] romano o a quello greco. Esiste anche una ipotesi di sintesi: quando la città iniziò a coniare moneta, avrebbe scelto le caratteristiche ponderali che potessero adattarsi sia al sistema siracusano, sia al sistema romano e centro-italico, il che spiegherebbe le incertezze moderne sull'attribuzione all'uno o all'altro sistema. La moneta anconitana sarebbe stata così una [[semioncia|semiuncia]] rispettante il peso della vecchia [[litra]] di Siracusa<ref>Michele Asolati, ''Per la storia di Ancona greca: elementi di datazione della monetazione'', in ''Hesperia 9'', L'Erma di Bretscheneider, 1998 (pagina 149). ISBN 9788882650087. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=a9XI-B449vkC&pg=PA149&dq=moneta+di+agatocle+ancona&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjX9ZSjrufZAhXL1qQKHbHECa4QuwUIKjAA#v=onepage&q=moneta%20di%20agatocle%20ancona&f=false questa pagina].</ref>.▼
▲Quella di Ancona era la [[Zecca (moneta)|zecca]] greca più settentrionale dell'Adriatico. La datazione della prima emissione e il periodo di circolazione proposte
Altrettanto vivo è il dibattito sull'interpretazione della sigla "Σ"; coloro che propendono per la datazione più antica intrerpretano la sigla presente nel [[Dritto|recto]] come iniziale di "[[obolo|semi-obolo]]" o di "emilitron"; secondo questi studiosi la moneta farebbe parte del sistema monetario greco. Gli studiosi che propendono per la datazione più recente interpretano invece il sigma come iniziale di "[[semioncia|semiuncia]]", come è normale nelle monete che seguono il sistema monetario romano, come sarebbe in questo caso. Ci sono altri studi che leggono [[Mi (lettera)|mi]] e non sigma e ritengono che tale iniziale, comune anche in monete della madrepatria Siracusa, non sia relativa al valore della moneta. Infine, altri studiosi ipotizzano che il sigma sia l'iniziale della città di Siracusa<ref name=base>▼
*Stefania Sebastiani, ''Ancona, forma ed urbanistica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996 (pagina 24). Testo consultabile alla seguente [http://books.google.it/books?id=27kHybgo8FoC&pg=PA24&dq=moneta+greca+ancona&hl=en&sa=X&ei=0X1UUcbzLcT6PKDTgegL&ved=0CE4Q6AEwBg#v=onepage&q=moneta%20greca%20ancona&f=false pagina]</ref>. ▼
[[File:Syracusae Dyonisos I drachm 82000308.jpg|miniatura|sinistra|Recto e verso della moneta siracusana emessa all'epoca di Dionisio I, ritrovata ad Ancona.]]▼
▲Acceso è tuttora il dibattito sull'appartenenza della moneta greca di Ancona al [[sistema monetario]] romano o a quello greco. Esiste anche una ipotesi di sintesi: quando la città iniziò a coniare moneta, avrebbe scelto le caratteristiche ponderali che potessero adattarsi sia al sistema siracusano, sia al sistema romano e centro-italico, il che spiegherebbe le incertezze moderne sull'attribuzione all'uno o all'altro sistema. La moneta anconitana sarebbe stata così una [[semioncia|semiuncia]] rispettante il peso della vecchia [[litra]] di Siracusa<ref>
La moneta di Ankón ha caratteristiche prettamente greche, non solo, naturalmente, per la legenda, ma anche per lo stile, la profondità e il rilievo del conio, nonché per la simbologia. Le somiglianze con le coeve monete siracusane sono notevolissime. Inoltre è significativo il fatto che tale moneta è [[conio|coniata]], e la tecnica del conio rappresenta un'eccezione nella monetazione del Picenum e delle zone limitrofe, in cui domina la [[Monetazione fusa|moneta fusa]] ([[aes grave]])<ref>Giorgio Casagrande, ''La monetazione di Ancona all'epoca della colonizzazione greco-siracusana (IV - III secolo a.C.)'', Ancona, 1985.</ref>.▼
▲Altrettanto vivo è il dibattito sull'interpretazione della sigla "Σ"; coloro che propendono per la datazione più antica
A partire dal III e sino al I secolo a.C., la moneta greca di Ancona convive con quella romana, come provano i ritrovamenti anconitani del 2008, in via Barilari e via Podesti<ref>Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'', in Autori vari, Ancona greca e romana e il suo porto, a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 169). ISBN 9788869740039.</ref>. Tra le monete ritrovate in questi siti, comunque, compaiono anche esemplari da [[Neapolis]], [[Taras (Taranto)|Taras]] (Taranto), [[Sicione|Sikyōn]] (Sicione), [[Tespie|Thespiaí]] (Tespie), [[Corcira|Korkyra]] (Corfù), [[Corinto (città antica)|Kórinthos]] (Corinto), [[Durazzo#Età antica|Epidamnos]] (Durazzo), che testimoniano i contatti con i più importanti centri della grecità<ref name=gorini/>. ▼
▲* Stefania Sebastiani, ''Ancona
▲[[File:Syracusae Dyonisos I drachm 82000308.jpg|miniatura|sinistra|
▲La moneta di Ankón ha caratteristiche prettamente greche, non solo,
La moneta greca di Ankón è servita di modello per lo stemma della [[provincia di Ancona]], nel quale il mirto e le due stelle sono sostituiti da un ramo di corbezzolo con due frutti, rappresentante il [[monte Conero]].▼
[[File:Gem.png|miniatura|La costellazione dei Gemelli]]▼
Interessante come testimonianza dei rapporti tra la metropoli Syrakousai e la sua colonia Ankón è la [[dracma]] siracusana presente nella collezione numismatica del [[Museo archeologico nazionale delle Marche]], di provenienza anconitana. Fu emessa circa nel 380 a.C., epoca della fondazione di Ancona; essa nel [[Dritto|recto]] reca la scritta ΣΥΡΑ e la testa di Atena con elmo corinzio decorato da corona; nel [[Rovescio (moneta)|verso]] una stella marina (o Sole a otto raggi) tra due delfini. Oltre alla moneta appena descritta, emessa nel periodo di [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio I]], altra interessante moneta siracusana ritrovata ad Ancona è l'[[litra|emilitra]] con testa di Artemide sul [[Dritto|recto]] e sul [[Rovescio (moneta)|verso]] un fulmine e la scritta Ἀγαθοκλῆς (Agathoklēs), emessa nel periodo del [[Tiranni di Siracusa|tiranno di Siracusa]] [[Agatocle]], che rivitalizzò la politica adriatica siracusana di Dionisio I. Anche questa moneta si trova al [[Museo archeologico nazionale delle Marche]]<ref name=gorini>Giovanni Gorini, ''La moneta greca in area alto e medioadriatica'', in ''Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria delle Marche'', volume 102 (1997), edito nel 2001.</ref>.▼
▲A partire dal III e sino al I secolo a.C., la moneta greca di Ancona convive con quella romana, come provano i ritrovamenti anconitani del 2008, in via Barilari e via Podesti<ref>Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'', in Autori vari, Ancona greca e romana e il suo porto, a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 169). ISBN 9788869740039.</ref>. Tra le monete ritrovate in questi siti, comunque, compaiono anche esemplari da [[Napoli|Neapolis]], [[Taras (Taranto)|Taras]] (Taranto), [[Sicione|Sikyōn]] (Sicione), [[Tespie|Thespiaí]] (Tespie), [[Corcira|Korkyra]] (Corfù), [[Corinto (città antica)|Kórinthos]] (Corinto), [[Durazzo#Età antica|Epidamnos]] (Durazzo), che testimoniano i contatti con i più importanti centri della grecità<ref name=gorini/>.
▲La moneta greca di Ankón è servita di modello per lo stemma della [[provincia di Ancona]], nel quale il mirto e le due stelle sono sostituiti da un ramo di corbezzolo con due frutti, rappresentante il [[monte Conero]].
▲[[File:Gem.png|miniatura|La costellazione dei Gemelli]]
▲Interessante come testimonianza dei rapporti tra la metropoli Syrakousai e la sua colonia Ankón è la [[dracma]] siracusana presente nella collezione numismatica del [[Museo archeologico nazionale delle Marche]], di provenienza anconitana. Fu emessa circa nel 380 a.C., epoca della fondazione di Ancona; essa nel [[
La moneta è catalogata come Historia Numorum Italy 1.
=== Monetazione di Ausculum
{{anchor|Ausculum}}
{{Coin image box 1 double
| header = Ausculum: quadruncia
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Al rovescio è raffigurato un fulmine.
=== Monetazione di Firmum
{{anchor|Firmum}}
Le monete attribuite a Firmum sono due monete di bronzo fuso ([[aes grave]]): una [[teruncia]] che reca la legenda FIR e una [[biuncia]] con la stessa legenda ma sinistrorsa, cioè scritta da destra a sinistra: {{simbolo|Retrograde FIR.svg|16}}
Gli esemplari noti sono pochi e quindi la determinazione del valore ponderale della libra presenta incertezze<ref name= Catalli102>Catalli, ''Monete dell'Italia antica'', p. 102</ref>. La stessa determinazione se il sistema monetario si articoli in forma decimale (asse suddivisa in dieci once) o duodecimale (suddiviso in dodici once) è dubbio, come anche la stessa datazione<ref name= Catalli102/>.
Vecchi
Rutter et al. propendono invece per l'articolazione duodecimale e indicano un asse di circa 289 grammi. Di conseguenza le monete sono indicate come quadrante e sestante<ref name=Rutter18/>.
Riga 142 ⟶ 143:
Il [[sestante (moneta)|sestante]] o [[biuncia]] presenta al dritto un'[[ascia bipenne]] con il segno di valore, costituito da due punti. Al rovescio è raffigurata una punta di lancia e la legenda {{simbolo|Retrograde FIR.svg|14}}
La monete sono catalogate come Vecchi 245 e 247 o
=== Monetazione di Hatria
{{anchor|Hatria}}
{{Coin image box 1 double
| header = Hatria: asse
Riga 173 ⟶ 175:
L'asse è suddiviso in dieci [[oncia (moneta)|once]] e non in dodici come in uso a Roma e in altre popolazioni italiche.
Questo tipo di suddivisione è presente anche, come già visto, ad Ausculum
Le monete sono: [[quincuncia]], [[quadruncia]], [[teruncia]], [[biuncia]], [[oncia (moneta)|oncia]] e [[semioncia]]. La serie si basa su un asse dal peso di circa 372 grammi<ref name=Rutter18>Rutter et al. ''Historia Numorum Italy'', p. 18</ref>.
Queste monete sono catalogate come Vecchi
Le monete recano l'indicazione del valore, come peraltro la monetazione delle altre comunità italiche ed etrusche. Il valore è espresso tramite un numero di punti pari al numero di once che valeva la moneta. Per l'asse si trova può trovare la lettera Ι oppure una L arcaica ({{simbolo|archaic L.svg|10}}). La semioncia è indicata da un sigma arcaico ({{simbolo|Greek Sigma 04.svg|10}}).
Riga 234 ⟶ 236:
== Bibliografia ==
*{{Cita libro|autore=Michele Asolati|contributo=Per la storia di Ancona greca: elementi di datazione della monetazione|url=https://www.academia.edu/2050160/Per_la_storia_di_Ancona_greca_elementi_di_datazione_della_monetazione|opera=Hesperìa. Studi sulla grecità di Occidente|curatore=Lorenzo Braccesi|città=Roma|editore=L'Erma di Bretschneider|anno=1998|volume=9|pp=141-153|ISBN= 88-8265-008-1 |cid=Asolati 1998}}
* {{cita libro|Fiorenzo|Catalli|wkautore = Fiorenzo Catalli|Monete dell'Italia antica|1995|[[Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato|IPZS]]|Roma|ISBN=88-240-3977-4}}
* {{Cita libro|autore=Marco Dubbini|autore2=Giancarlo Mancinelli|capitolo=La monetazione del III secolo a.C.|titolo=Storia delle monete di Ancona|città=Ancona|editore=Il lavoro editoriale|anno=2009|pp=13-24|ISBN=978-88-7663-451-2|cid=Dubbini-Mancinelli 2009}}
* [[Ernst Haeberlin]]: ''Aes Grave, Das Schwergeld Roms und Mittelitaliens einschließlich der ihm vorausgehenden Rohbronzewährung'', Halle 1910
* {{cita libro|cognome= Head|nome= Barclay Vincent|wkautore= Barclay Vincent Head |titolo=Historia Numorum: a Manual of Greek Numismatics |annooriginale=1887 |url= http://www.snible.org/coins/hn/ | ed=2 |anno= 1911 |editore=Oxford |città= Londra |lingua= inglese|cid= Head}}
* [[Edward Allen Sydenham]]: Aes Grave A Study of the Cast Coinages of Rome and Central Italy. London, Spink, 1926
* {{cita libro | autore= Keith N. Rutter et al.| titolo= Historia Nummorum - Italy| url= https://archive.org/details/historianumorumi0000unse| anno=2001 | editore=British Museum Press | città=Londra|ISBN=0-7141-1801-X|cid=HN Italy }}
* {{Numis cite IGCH}}
* {{cita libro | autore= [[Italo Vecchi]]| titolo= Italian Cast Coinage, A descriptive catalogue of the cast coinage of Rome and Italy| anno= 2013 | editore= London Ancient Coins| città= Londra| ISBN= 978-0-9575784-0-1}}
Riga 246 ⟶ 250:
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{Monetazione greca}}
|