Monaca di Monza: differenze tra le versioni
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{{Aristocratico
|nome =
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|legenda = ''La Signora di Monza'': dipinto di fantasia di [[Giuseppe Molteni]] (1847), basato sul personaggio de ''[[I promessi sposi]]'' di [[Alessandro Manzoni]]
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|titolo = [[
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|inizio reggenza = [[1580]] -<br />[[1607]]
|predecessore = [[Martino de Leyva]]
|successore = [[Antonio II de Leyva|Antonio II]] e [[Gerolamo de Leyva|Gerolamo]]
|nome completo = Marianna de Leyva y Marino
|prefisso onorifico = [[
|data di nascita = 4 dicembre [[1575]]
|luogo di nascita = [[Milano]]
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|luogo di morte = [[Milano]]
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|dinastia = [[De Leyva]]
|padre = [[Martino de Leyva]]
|madre = [[Virginia Maria Marino]]
|figli =
|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
|firma =
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|Nome = Marianna
|Cognome = de Leyva
|PostCognomeVirgola = divenuta '''Suor Virginia Maria''', ma meglio nota come la '''Monaca di Monza'''
|ForzaOrdinamento = Monaca
|Sesso = F
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|GiornoMeseMorte = 17 gennaio
|AnnoMorte = 1650
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività = religiosa
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità = , protagonista di un famoso scandalo che sconvolse [[Monza]] agli inizi del [[XVII secolo]]
}}
Figlia primogenita di un nobile spagnolo, il [[
L'amante di suor Virginia, che già in precedenza era stato condannato per omicidio, uccise tre persone per nascondere la tresca, ma fu scoperto, condannato a morte in [[contumacia]] e poi assassinato il giorno prima della sua condanna da un uomo che egli riteneva suo amico. L'[[arcivescovo di Milano|arcivescovo]] [[Federico Borromeo]], messo al corrente della vicenda, ordinò un [[processo canonico]] nei confronti della monaca di Monza: al termine del procedimento suor Virginia fu condannata a essere "murata viva" nel [[Ritiro di Santa Valeria]], dove trascorse quasi quattordici anni chiusa in una stanzetta (
Fu [[
La sua notorietà è dovuta soprattutto al romanzo ''[[I promessi sposi]]'', nel quale [[Alessandro Manzoni]] si ispirò alla storia di questa
== Biografia ==
=== Famiglia e giovinezza ===
[[File:IMG 7000 - Milano - Pal. Marino - Facciata P.za S. Fedele - Foto Giovanni Dall'Orto - 8-Mar-2007.jpg|thumb|upright=1.4|left|Palazzo Marino, a Milano, dove nacque Marianna de Leyva y Marino]]
Marianna de Leyva era figlia di [[Martino de Leyva]] e di Virginia Maria Marino; Martino era per diritto ereditario conte di Monza, quindi bisnipote di quell'[[Antonio de Leyva]] distintosi nella [[Battaglia di Pavia (1525)|battaglia di Pavia]] del 1525 per i cui meriti fu investito del feudo di Monza da Carlo V. Martino de Leyva era a sua volta figlio di Luigi de Leyva, primo governatore spagnolo di [[Milano]]. La madre di Marianna, Virginia Maria, era figlia di [[Tommaso Marino (banchiere)|Tommaso Marino]]. Virginia Maria Marino, vedova dal 1573 del conte Ercole Pio di Savoia, signore di Sassuolo, da cui ebbe un solo figlio maschio, [[Marco Pio di Savoia (Sassuolo)|Marco]], e quattro femmine, il 22 dicembre 1574 sposò Martino de Leyva, portandogli una cospicua dote fra cui i fondi delle cascine "Mirabello" e dei "Pomi" di Monza.
Neanche un anno dopo aver dato alla luce la figlia, Virginia Maria Marino morì di
Da qui nacque una serie di controversie legali e malversazioni finalizzate a privare la piccola Marianna dell'eredità materna e anche per questo la ragazza fu indotta a entrare nel monastero di Santa Margherita in Monza, decisione a cui non fu certo estranea l'algida e bigotta zia paterna, marchesa Marianna Stampa-Chiari, alle cui cure era stata affidata dal padre assente. L'alternativa proposta
Martino de Leyva si risposò a
=== Monacazione ===
[[File:Suor Virginia Maria de Leyva.jpg|thumb|Presunto ritratto di Suor Virginia Maria de Leyva]]
Entrò, dunque, nel monastero urbano [[Ordine di San Benedetto|benedettino]] di Santa Margherita a Monza, che oggi non esiste più in quanto demolito verso il 1890 (ne resta solo la chiesa, antistante la piazzetta Santa Margherita, oggi reintitolata a San Maurizio). Suo padre l'aveva accompagnata il 15 marzo 1589 per depositare la dote alla badessa Beatrice Castiglioni: il 12 settembre 1591, compiuto il noviziato, Marianna pronunciava i voti. È significativo che Marianna abbia assunto il nome materno, Virginia, per affrontare la sua nuova vita monastica. Nei tempi precedenti agli scandali tenne una corrispondenza con il noto uomo di scienze [[Bartolomeo Zucchi]] ([[1570]]-[[1630]]) che si vantava di avere una lontana parentela con i de Leyva<ref>Giuseppe Marimonti, ''Memorie storiche della città di Monza'', 1841, p. 277</ref>.
Nella comunità la nobildonna aveva una posizione privilegiata: risiedeva in un piccolo appartamento separato, assistita da quattro suore ausiliarie e dame di compagnia, oltre ad una conversa per le mansioni di servizio. Riscuoteva i tributi e s'informava sui problemi dei monzesi. Il temperamento di suor Virginia, in quanto feudataria di Monza e appartenente ad una delle più influenti famiglie del ducato spagnolo di Milano, era altezzoso e arrogante: malmenava alcune consorelle non obbedienti e perseguitò la sospettosa priora Francesca Imbresaga, destituendola dall'incarico e assegnandole umili lavori da svolgere. La causa predominante di tale comportamento era la relazione che aveva intrecciato con il nobile monzese [[Gian Paolo Osio]], la cui abitazione confinava con il monastero.
=== Relazione con Gian Paolo Osio ===
[[File:Gian Paolo Osio.jpg|thumb|left|Ritratto ideale di [[Gian Paolo Osio]] (1850 circa)]]
Il monastero urbano di Santa Margherita, dove risiedeva suor Virginia, confinava con la casa di Gian Paolo Osio. Si è certi del fatto che l'Osio prese la cattiva abitudine di osservare, dalla sua tenuta, le educande che passeggiavano e giocavano nel cortile del monastero. Un giorno ne adocchiò una e cominciò ad amoreggiare con lei. L'educanda in questione si chiamava Isabella, figlia di Giovanni Maria e di Isabella degli Hortensi, ricca famiglia di Monza.
Venuta a conoscenza della relazione, Suor Virginia (contessa di Monza e maestra delle educande) riprese aspramente l'educanda e fece letteralmente una scenata all'Osio.<ref>Farinelli-Paccagnini, p. 58</ref>
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La faccenda non si limitò solo ad una sgridata: il fatto fu riportato ai genitori di Isabella e questi la portarono via dal monastero.
Dopo qualche giorno in Monza venne ucciso da un colpo di archibugio un certo Molteno, agente fiscale dei de Leyva. Circolarono voci che il mandante dell'omicidio fosse l'Osio al fine di vendicarsi del rabbuffo subito e dell'allontanamento dell'oggetto delle sue concupiscenze, così egli restò a lungo chiuso in casa o nel proprio giardino, da lì riprendendo le osservazioni verso le finestre del monastero.
[[File:Portale ingresso convento santa margherita, Monza.jpg|thumb|right|Portale d'ingresso del [[Chiesa di San Maurizio (Monza)|monastero urbano di Santa Margherita]]]]
Con sfrontata spavalderia l'Osio volle quindi osare riprendere la tresca, ma stavolta con una monaca di alto lignaggio, ovvero proprio colei che l'aveva ostacolato. Tuttavia, la Signora più di una volta declinò i suoi approcci.<ref>Farinelli-Paccagnini, p. 62</ref>
{{Citazione|"Retirato nel suo giardino quale è contiguo alla muraglia del monastero"|Dalla dichiarazione processuale rilasciata da suor Virginia}}
{{Citazione|"Ritrovandomi a caso nella camera di sor Candida Brancolina vicino alla mia quale aveva una finestra che rispondeva in detto giardino vedendomi lui a quella finestra mi salutò, et
La feudataria di Monza, tuttavia, reagì duramente e ne chiese l'arresto:
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tanto che l'Osio sarebbe restato latitante da Monza per circa un anno. Qualche tempo dopo il bel Gian Paolo, impetrato il perdono della Signora grazie alla mediazione dei fratellastri di lei suoi amici, iniziò a presentarsi assiduamente alla Messa e continuò le osservazioni dalla finestra, che continuavano a procurar turbamento all'autorevole suora, ma ne scalfivano le resistenze.
Secondo la testimonianza di suor Ottavia, avendo visto dalla finestra della sua camera l'Osio passeggiare nel giardino, ella avrebbe detto: "si potria mai vedere la più bella cosa..?".<ref>Farinelli-Paccagnini, p. 68</ref>
In un giorno imprecisato della primavera del
{{Citazione|Stando a ragionare tutti noi fra l'una porta e l'altra, ragionammo di varie cose e finalmente stando io allentata sopra il basello di detta porta esso Osio mi violentò gettandomi a terra... Subito io presi a riavermi e levata su corsi via e lo piantai lì. Né Suor Ottavia né Suor Benedetta non mi diedero nessun aiuto, non so perché...|''La Monaca di Monza'', p. 69}}
[[File:Chiostro convento santa margherita, Monza.jpg|thumb|right|Il chiostro, demolito nel [[1890]], del [[Chiesa di San Maurizio (Monza)|monastero urbano di Santa Margherita]]]]
I due ripresero a frequentarsi solo dopo che l'Osio le inviò numerose lettere che attestavano il suo pentimento. Suor Ottavia, nella sua deposizione del 4 dicembre [[1607]], rivelò che i due amanti spesso s'incontravano nel monastero ed esattamente nella camera della Signora; sempre secondo lei la coppia aveva rapporti sessuali anche in sua presenza e di suor Benedetta, in quanto le tre monache avevano la camera in comune. La tresca intanto continuò assumendo carattere quasi consuetudinario con scambi di regali reciproci fra i due amanti.<ref>Farinelli-Paccagnini, p. 152</ref>
Una notte dei primi mesi del
L'8 agosto 1604 suor Virginia diede alla luce la figlia Alma Francesca Margherita, che l'Osio portò a Milano perché fosse battezzata solennemente nella chiesa di Sant'Andrea, con un padrino all'altezza delle sue origini aristocratiche ovvero il conte Francesco D'Adda. Inoltre la bambina frequentava spesso il monastero di Santa Margherita in compagnia del padre. Ciò ha fatto ritenere che la relazione tra suor Virginia e l'Osio fosse ormai pressoché di dominio pubblico e non si facessero molti sforzi per nasconderla.<ref>{{Cita web|url=http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=191&id_n=5414 |titolo=Alma Francesca: amatissimo frutto di un amore proibito |
=== Scandalo ===
[[File:Monaca di monza by Mosè Bianchi.JPG|thumb|left|La monaca di Monza, dipinto di [[Mosè Bianchi]] (1865).]]
La situazione precipitò nel 1606, quando la giovane [[Converso|conversa]] Caterina Cassini da [[Meda (Italia)|Meda]], di povere origini e diventata monaca solamente per motivi economici, scoperta la storia, minacciò di rendere pubblica la relazione. Ormai era diventata un elemento scomodo in quanto continuava a ricattarli; così una sera Gian Paolo Osio la uccise con tre colpi sulla testa, usando un piede di porco, e poi, con l'aiuto di suor Virginia (di solito poco collaborativa), suor Benedetta e suor Ottavia, ne nascose il corpo nel pollaio del monastero e fece un buco nella muraglia per dare ad intendere che fosse scappata; successivamente rimosse il cadavere.<ref>Marazza, p. 205</ref>
In seguito Osio tentò di eliminare due suore complici, Ottavia Ricci e Benedetta Homati, già coinvolte nella relazione a vario titolo (probabilmente sorveglianti e, prima o in seguito, amanti dello stesso Osio e quindi complici attive), per assicurarsi che non parlassero l'uomo affogò l'una nel Lambro e gettò l'altra in un pozzo poco distante. La prima si salvò, l'altra sopravvisse per poco tempo ma sufficiente per denunciare tutto alle autorità.<ref>Marazza, p. 167</ref>
Suor Virginia, malgrado un'animata resistenza (pare che la monaca si difendesse dall'arresto brandendo una lunga spada), fu arrestata il 15 novembre 1607 a Monza. Gian Paolo Osio invece, condannato a morte in [[contumacia]] e ricercato, si rifugiò a Milano presso i nobili [[Taverna (famiglia)|Taverna]] suoi amici, ma essi lo tradirono e lo uccisero a bastonate nei sotterranei del loro palazzo in corso Monforte, non tanto per incassare la taglia che era stata offerta per la sua cattura, ma piuttosto per opportunità politica. La sua testa mozzata fu poi gettata ai piedi del governatore spagnolo Fuentes. La morte di Osio lasciò la madre a mendicare l'interesse e le sovvenzioni del governo per sé e la nipotina.
Il 15 novembre del 1607, dopo l'arresto a Monza, suor Virginia de Leyva venne trasferita a Milano nel monastero delle benedettine di Sant'Ulderico, dette monache del Bocchetto. Il processo a suo carico si concluse il 17 ottobre [[1608]] con la condanna alla reclusione a vita in una cella murata. Ella così per ordine del cardinale [[Federico Borromeo]] fu trasferita nella casa delle [[Ritiro di Santa Valeria|Convertite di Santa Valeria]] a Milano nei pressi della chiesa di [[Basilica di Sant'Ambrogio|Sant'Ambrogio]]. Tale luogo non era un monastero ma un ritiro, inospitale e abbietto in Milano, dove veniva dato ricovero alle prostitute non più attive, per punizione e per tentare di redimerle.<ref>Guarneri, p. 73</ref>
=== Redenzione e morte ===
Il 25 settembre 1622 avvenne la sua liberazione per volere del cardinale Borromeo<ref>Fonte: Mario Mazzucchelli, ''La monaca di Monza'', p. 351.</ref>. Dopo quasi quattordici anni trascorsi in una celletta di circa 1,50 mt per 2,50 mt, murata la porta e la finestra «in modo che non vedesse se non tanto spiracolo bastante a pena per dire l'Ofitio», suor Virginia fu esaminata dal cardinale Borromeo e trovata redenta: le fu quindi concesso il perdono, ma ella volle rimanere nello stesso malfamato ritiro di Santa Valeria.
Attirata l'attenzione di Borromeo per i suoi atti di pietà, fu presa ad esempio come peccatrice pentita e incoraggiata dallo stesso cardinale a scrivere lettere che venissero in aiuto alle religiose bisognose di conforto o talora monache incerte sulla propria vocazione o vacillanti. Visse a Santa Valeria per altri ventotto anni, fino alla morte, avvenuta il 17 gennaio 1650 all’età di settantaquattro anni<ref>Lo scandalo che nella persona di suor Virginia de Leyva vide coinvolta una delle più potenti famiglie spagnole dell'epoca ebbe un riflesso immediato a livello europeo, seppur volutamente oscurato per ovvi motivi, nella pubblicistica dell'epoca che per forza di cose era religiosa con fini moraleggianti e edificanti. Nel libro [[s:Scola della Patienza|''Scola della Patienza'']] pubblicato dal [[Compagnia di Gesù|gesuita]] [[Geremia Dressellio]] ([[1581]]-[[1638]]) in [[Roma]] nel [[1643]] per i tipi di Hermanno Scheus, ma che per sua stessa ammissione stava ancora scrivendo nel [[1630]], appena otto anni dopo la liberazione di suor [[Virginia de Leyva]], viene narrato l'episodio di tale Pecchio Cisalpino che adombra l'ultima parte della vicenda di suor Virginia de Leyva, cioè la sua liberazione, il pentimento e la redenzione dopo l'espiazione.
L'episodio di Pecchio Cisalpino era stato narrato da Simon Maiol in ''Dies caniculari'' e citato anche dal [[Compagnia di Gesù|gesuita]] [[Jacob Balde]] ([[1604]]-[[1668]]) nel ''Solatium Podagricorum Monachii'' ([[1661]]), che però mette l'accento sulla vicenda di [[Antonio de Leyva]] sofferente di [[podagra]]. Vedi: [https://www.uni-mannheim.de/mateo/camena/bald5/jpg/s122.html Capitolo XLIX, pagine 99]-[https://www.uni-mannheim.de/mateo/camena/bald5/jpg/s123.html 100]-[https://www.uni-mannheim.de/mateo/camena/bald5/jpg/s125.html 101]</ref>.
== La monaca di Monza nella cultura di massa ==
=== ''I promessi sposi'' ===
[[File:I promessi sposi - Monaca di Monza.jpg|thumb|La monaca di Monza in un'illustrazione di fantasia di [[Francesco Gonin]] ne ''[[I promessi sposi]]'' (edizione del 1840)]]
Nel romanzo
Era la figlia del secolo (il [[Seicento]]), che obbediva in tutto e per tutto ai precetti della religione adottata e alle cieche leggi dell'orgoglio del casato. Il padre-principe le aveva detto: "Il sangue si porta per tutto dove si va"; "comanderai a bacchetta"; "farai alto e basso" (capitolo IX). Manzoni scriveva ancora nel IX capitolo: "Ma la religione, come l'avevano insegnata alla nostra poveretta, e come essa l'aveva ricevuta, non bandiva l'orgoglio, anzi lo santificava e lo proponeva come un mezzo per ottenere una felicità terrena. Privata così della sua essenza, non era più la religione, ma una larva come l'altre". Era condotta fatalmente a sentire e accettare la logica dei suoi torturatori; antagonista del padre, cresceva formata della stessa sostanza spirituale di lui. Non sognava l'amore, ma, come scrisse il critico [[Eugenio Donadoni]], l'amore-pompa, l'amore-vassallaggio. In monastero si sentiva la figlia del principe; da educanda godeva di distinzioni e privilegi, da monaca era la "Signora".<ref>[[Luigi Russo]], ''Ritratti e disegni storici'', seconda serie, Bari, Laterza, 1946, pp. 7-13.</ref>
Educata alla religione dell'orgoglio di casta e di famiglia, Gertrude era una creatura debole: "per decidere della sua sorte non occorre il suo consenso, ma solo la sua presenza" (cap. IX). La giovane non agisce, agiscono gli altri per lei. Indice di fiacchezza morale erano sia il suo orgoglio, frutto dell'educazione familiare, sia il suo ritiro interiore dove le era piacevole ritirarsi dalle lotte che non sapeva affrontare per vivere le sue illusioni e idolatrare le sue passioni. Tornare alla vita era per lei rientrare in balìa degli altri. Non aveva neppure la forza della malvagità, non aveva coscienza del delitto, ma mancanza di coscienza. Non aveva l'energia necessaria per operare la propria salvazione. Manzoni provava pietà per lei (chiamandola "Gertrudina", "poveretta", "innocentina") ma come giudice era inesorabile: ''[[La sventurata rispose]]'' (cap. X).<ref>Angelandrea Zottoli, ''Umili e potenti nella poetica del Manzoni'', Roma, Tumminelli, 1942, pp. 63-71.</ref>
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=== La monacazione forzata nella letteratura ===
Il racconto manzoniano è la ripresa di un [[topos]] letterario della letteratura europea dal Seicento all'Ottocento. Alcuni esempi sono i seguenti:
* le opere autobiografiche di suor [[Elena Cassandra Tarabotti|Arcangela Tarabotti]] (1605-1652) il cui titolo è ''Inferno monacale'' e ''Tirannide paterna''<ref>
* le famose ''[[Lettere di una monaca portoghese]]'' (1669) attribuite alla suora portoghese [[Mariana Alcoforado]], molto popolari nella sua epoca e nel Settecento;
* ''[[La monaca]]'' (''La Religieuse'', 1796), opera certamente nota al Manzoni, scritta dall'intellettuale francese [[Denis Diderot]], uno dei massimi esponenti dell'[[Illuminismo]].
Posteriori al romanzo manzoniano sono: ''[[Misteri del chiostro napoletano]]'' (1864) di [[Enrichetta Caracciolo]], ''[[Storia di una capinera]]'' (1871) di [[Giovanni Verga]] e, nel Novecento italiano, ''[[Lettere di una novizia]]'' di [[Guido Piovene]] e ''La suora giovane'' (1959) di [[Giovanni Arpino]].
=== I luoghi della monaca di Monza ===
* Ai [[de Leyva]] è dedicata una via centrale di
* Via
* Vicolo della Signora, si accede da porta Lodi
* Molti, erroneamente, identificano lo storico collegio delle suore [[Suore del Preziosissimo Sangue|preziosine]] in via Lecco, sede di un Liceo Artistico, con il monastero del romanzo manzoniano.
* In via Marsala n. 44 a Monza si trova l'ex-convento dei frati cappuccini, ora in fase di riconversione residenziale, citato nel romanzo ''[[I promessi sposi]]'', dove Agnese e [[Lucia Mondella|Lucia]] furono inviate dal [[padre Cristoforo]] dovendo fuggire da [[Lecco]].<br />La lapide murata in loco recita:'' «Questo luogo già convento dei Cappuccini fu immortalato dall'arte dei Promessi sposi. Rifugio di deboli difesa di oppressi esaltazione di umili su prepotenze e tempi vindice la benefica fede ai trionfi avvezza.»''
<gallery>
Immagine:Stemma-De-Leyva.jpg|Stemma dei [[de Leyva]]
Immagine:
Immagine:X8 Monza San Maurizio via della Signora.jpg|<div align="center"> Via '''della Signora''' in Monza </div>
Immagine:
Immagine:016 Monza via della Signora targa.jpg|<div align="center"> Targa via '''della Signora''' in Monza<br />da via Moriggia, Porta Lodi</div>
Immagine:Monza-vicolo-della-Signora-00.jpg|<div align="center">Vicolo della Signora a Monza </div>
Immagine:Monza-targa-via-De-Leyva.jpg|<div align="center">via [[De Leyva]] a Monza </div>
Immagine:01 Monza San Maurizio.jpg|<div align="center"> Portico di ingresso all'ex convento di Santa Margherita<br />a sinistra della facciata della<br />[[Chiesa di San Maurizio (Monza)|chiesa di San Maurizio]] in Monza<br />che prospetta sulla piazzetta di Santa Margherita</div>
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Immagine:021 Monza via Marsala edicola votiva bis.jpg|<div align="center"> Via Marsala n.44 in Monza<br />[[santella]] sul muro di cinta dell'ex convento dei Cappuccini<br />con il supposto ritratto di suor Virginia Maria de Leyva</div>
Immagine:002 Monza via De Leyva santella.jpg|<div align="center">[[santella]] in via de Leyva a [[Monza]]</div>
Immagine:Santa Maria delle Grazie Monza 01.JPG|<div align="center">[[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Monza)|Santuario delle Grazie vecchie]]<br />in Monza<br /><small>qui sostarono a pregare l'Osio, suor Benedetta e suor Ottavia, le due monache complici scomode in fuga dal convento di Santa Margherita per evitare l'arresto</
Immagine:005 Monza Parco ponte delle Catene.jpg|<div align="center">Monza Parco ponte delle catene al trivio del viale dei Sospiri<br /><small>qui l'Osio in fuga tentò di annegare suor Ottavia, una delle due monache complici fuggite con lui dal convento di Santa Margherita in Monza per evitare che potesse testimoniare, in un pozzo di una cascina allora poco distante gettò invece suor Benedetta</small></div>
</gallery>
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=== Adattamenti teatrali ===
* ''[[La monaca di Monza (opera teatrale)|La monaca di Monza]]'' opera teatrale di [[Giovanni Testori]]
* ''[[La monaca di Monza una storia lombarda]]'' uno spettacolo di Mara Gualandris e Loredana Riva
* ''La monaca di Monza'' regia di Biribò Toloni
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* ''La monaca di Monza'' Castello Sforzesco Milano dal 25 novembre 2009 al 21 marzo 2010
* La Monaca di Monza dal romanzo al cinema e al fumetto Monza dal 23 settembre 2016 all'8 gennaio 2017
* La Monaca di Monza la mostra, Serrone della Villa Reale della reggia di Monza dal 1º ottobre 2016 al 19 febbraio 2017
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
| 1 = Marianna (Virginia) de Leyva
| 2 = Martino de Leyva y de la Cueva-Camera
|
| 8 = [[Antonio de Leyva]]
|16 = Juan Martinez de Leyva
|17 = Constanza de Mendoza y Guzman
| 9 = Castellana Fabra
| 5 = Marianna de la Cueva y Cabrera
| 3 = Virginia Marino
| 6 = [[Tommaso Marino (banchiere)|Tommaso Marino]]
|12 = Luchino Marino
|24 = Tobia Marino
|13 = Clara Spinola
|26 = Giovanni Francesco Spinola
|27 = Maria Lomellini
| 7 = Bettina Doria
}}
== Note ==
Riga 238 ⟶ 207:
== Bibliografia ==
* [[Ettore Bonora]], ''La monaca di Monza nella storia'', in
* Giuseppe Farinelli-Ermanno Paccagnini (a cura di), ''Vita e processo di suor Virginia Maria de Leyva, Monaca di Monza'', Garzanti, Milano 1985.
* {{cita libro | autore = [[Giuseppe Farinelli (storico della letteratura)|Giuseppe Farinelli]] | titolo = La monaca di Monza nel tempo, nella vita e nel processo originale rivisto e commentato | anno = 2008 | editore = [[Otto/Novecento|Edizioni Otto/Novecento]] | città = Milano | isbn = 978-88-87734-21-8}}
* {{cita libro|nome=Roberto|cognome=Gervaso|titolo=La monaca di Monza. Venere in convento|annooriginale=1984|editore=Bompiani|città=Bergamo|isbn=no}}
* Enrico Guarneri, ''Monaca per sempre. Marianna de Leyva tra romanzo e documento'', Sellerio, Palermo 2003.
* {{DBI |autore=Massimo Carlo Giannini |nome=Leyva Virginia Maria de |anno=2004 |nomeurl=virginia-maria-de-leyva |volume=LXV vol.}}
* {{Cita libro|autore=Achille Locatelli
* [[Giuseppe Marimonti]], ''Memorie storiche della città di Monza'', tipografia Luca Corbetta, Monza 1842.
* Marina Marazza, ''Il segreto
* Mario Mazzucchelli, ''La monaca di Monza'', dall'Oglio editore, Milano 1962.
* [[Luigi Russo]], ''I promessi sposi. Commento critico'', La Nuova Italia, Venezia 1967.
* Raffaello Maggi, ''La Monaca di Monza all'esame psicoanalitico'', Giuffrè, Milano, 1960.
== Voci correlate ==
Riga 253 ⟶ 224:
* [[De Leyva]]
* [[Federigo Borromeo]]
* [[Gian Paolo Osio]]
* [[Ritiro di Santa Valeria]]
* [[Omicidio di Lelio Buonvisi]]
== Altri progetti ==
Riga 260 ⟶ 232:
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web
* {{cita web|url=http://www.ambrosiana.it/newsito/monaca.asp|titolo=Lettere autografe della Monaca di Monza sul sito della Biblioteca Ambrosiana|accesso=26 marzo 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080311101328/http://www.ambrosiana.it/newsito/monaca.asp|dataarchivio=11 marzo 2008|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.sardimpex.com/articoli/Virginia%20de%20Leyva.pdf|titolo=Una donna protagonista del suo tempo - Marianna de Leyva; di Lucia Lopriore}}
* {{Treccani|de-leyva-virginia-maria|De Leyva (o De Leiva), Virginia Maria, detta la "Signora di Monza"|accesso=30 dicembre 2020}}
{{Box successione
Riga 272 ⟶ 246:
|immagine = Stemma-De-Leyva.jpg
}}
{{Personaggi de I promessi sposi}}
{{Controllo di autorità}}
Riga 280 ⟶ 253:
[[Categoria:Scandali religiosi]]
[[Categoria:De Leyva|Marianna]]
[[Categoria:Conti di Monza]]
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