Crisi del Congo: differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Crisi del Congo
|Parte_di = della [[guerra fredda]] e della [[decolonizzazione]]
|Immagine = Congo Crisis Swedish Soldiers.jpg
|Didascalia = Una postazione di caschi blu della [[ONUC]] dispiegati in [[Katanga (stato)|Katanga]] nel novembre del 1961
|Data = giugno 1960 - novembre 1965
|Luogo = [[Repubblica Democratica del Congo]]
|Casus = indipendenza del [[Congo Belga|Congo]] dal [[Belgio]]
|Esito = ristabilimento dell'unità nazionale da parte del governo centrale congolese,<br />presa del potere da parte di [[Mobutu Sese Seko|Mobutu]]
|Schieramento1 = {{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Repubblica Democratica del Congo (Léopoldville)|Congo]]<br />([[Kinshasa|Léopoldville]])<br />{{bandiera|ONU}} [[ONUC]] (1960-1963)<br />'''supporto da''':<br />{{USA}}<br />{{BEL}}<br />(dal 1964)
|Schieramento2 = {{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Repubblica Democraticalibera del Congo|Congo]]<br />([[Kisangani|Stanleyville]])<br />'''supporto da:'''<br />{{URS}}<br />{{CUB}}<br />{{EGY}}<br />{{DZA}}<br />{{CHN}}<br />{{TZA}}<br />{{BDI}}<br />{{COG}}
|Schieramento3 = '''1960-1963''':<br />[[File:Flag of Katanga.svg|20px|border]] [[Katanga (stato)|Katanga]]<br />{{simbolo|Flag of South Kasai.svg}} [[Sud Kasai]]<br />'''supporto da:'''<br />{{BEL}}<br />{{bandiera|ZAF 1928-1994|nome}}<br />{{RHO 1964}}
|Comandante1 = {{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Joseph Kasa-Vubu]]<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Mobutu Sese Seko|Joseph-Désiré Mobutu]]<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Cyrille Adoula]]<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Moise Ciombe]] (1964-1965)
|Comandante2 = {{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Patrice Lumumba]] †<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Antoine Gizenga]] {{simbolo|White flag icon.svg|16}}<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Christophe Gbenye]]<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Gaston Soumialot]]<br />{{bandiera|CKN 1960-1963}} [[Pierre Mulele]] †
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|Perdite1 =
|Perdite2 =
|Perdite3 =
|Perdite4 = Tra 100.000{{formatnum:100000}} e 200.000{{formatnum:200000}} morti totali
}}
{{Campagnabox Conflitti nella RDC}}
 
La "'''crisi del Congo'''" fu una fase della storia del Congo caratterizzata dadi perdurante instabilità politica e di tumulti che interessò il territorio dell'attuale [[Repubblica Democratica del Congo]] tra il giugno del 1960 e il novembre del 1965. Iniziato subito dopo la proclamazione dell'indipendenza della nazione dal dominio coloniale [[Belgio|belga]] il 30 giugno 1960, questo periodo fu caratterizzato da un lato da una forte instabilità politica rappresentata dallo scontro tra i sostenitori del presidente del Congo [[Joseph Kasa-Vubu]] e quelli del primo ministro [[Patrice Lumumba]], e dall'altro da una estesa serie di disordini e sommosse nella maggior parte del paese, sfociate in aperte rivolte armate e tentativi di secessione da parte di varie province in opposizione al governo centrale.
 
Iniziato subito dopo la proclamazione dell'indipendenza della nazione dal dominio coloniale [[Belgio|belga]] il 30 giugno 1960, questo periodo fu caratterizzato da un lato da una forte instabilità politica rappresentata dallo scontro tra i sostenitori del presidente del Congo [[Joseph Kasa-Vubu]] e quelli del primo ministro [[Patrice Lumumba]], e dall'altro da una estesa serie di disordini e sommosse nella maggior parte del paese, sfociate in aperte rivolte armate e tentativi di secessione da parte di varie province in opposizione al governo centrale. Gli eventi della crisi del Congo finirono con il coinvolgere più o meno direttamente diverse nazioni estere, inserendosi nell'ambito del più ampio [[Guerraguerra fredda|confronto mondiale]] tra il blocco occidentale capitanato dagli [[Stati Uniti d'America]] e quello orientale guidato dall'[[Unione Sovietica]]: il primo appoggiò il governo centrale di [[Kinshasa|Léopoldville]] spalleggiando Kasa-Vubu e, successivamente, il generale [[Mobutu Sese Seko|Joseph-Désiré Mobutu]], il secondo sostenne Lumumba e, dopo il suo assassinio nel gennaio del 1961, il suo successore [[Antoine Gizenga]], che cercò di instaurare un [[Repubblica libera del Congo|governo parallelo]] a [[Kisangani|Stanleyville]]. L'ex potenza coloniale del Belgio sostenne con aiuti militari e invii di contingenti di [[mercenario|mercenari]] europei i tentativi secessionisti delle provincie del [[Sud -Kasai]] e soprattutto del [[KatangaStato (stato)del Katanga|Katanga]]: questi tentativi trovarono la ferma opposizione delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]], che sostennero la riconquista delle regioni secessioniste da parte del governo centrale tramite l'invio di una missione militare nel paese ([[ONUC]]).
 
La caduta di Gizenga e della sua [[Repubblica libera del Congo]] nel gennaio del 1962 e la riconquista delle regioni separatiste nel febbraio del 1963 non arrestò la crisi: [[Pierre Mulele]] e il suo movimento di ispirazione [[maoismo|maoista]] diedero il via a una rivolta popolare poi estesasi a gran parte delle regioni orientali del paese, culminata con la costituzione di un nuovo governo parallelo ("Repubblica popolare del Congo")concorrente a [[Stanleyville]] sotto [[Christophe Gbenye]] e [[Gaston Soumialot]]; questo tentativo fu infine soffocato dalle truppe governative entro la fine del 1965. Lo stato di crisi, che provocò un totale stimato tra 100.000{{formatnum:100000}} e 200.000{{formatnum:200000}} morti in tutto il paese, viene fatto convenzionalmente cessare nel novembre del 1965 con il [[colpo di statoStato]] e la presa del potere da parte del generale [[Mobutu Sese Seko|Mobutu]], anche se disordini e conflitti continuarono anche dopo; Mobutu instaurò un regime dittatoriale sul Congo - che perduròvenne rinominato in ''[[Zaire]]'' - fino alla sua morte nel 1997.
 
== La colonizzazione belga ed il contesto politico ==
{{vedi anche|Stato Libero del Congo|Congo Belgabelga}}
Con la [[Conferenza di Berlino (1884)|conferenza di Berlino del 1884]] Ilil territorio corrispondente all'odierna [[Repubblica Democratica del Congo]] divenne un possedimento personale del re [[Leopoldo II del Belgio|Leopoldo II]] fin dal 1885 come "[[Stato Libero del Congo]]", cheper esercitava un controlo ferreo e una dura repressione tramite la ''"[[Force Publique]]"'', divennedivenire poi formalmente perteparte dell'[[Impero coloniale belga]] il 15 novembre 1908 dopo la rinuncia del sovrano. Le autorità mantennero un forte controllo sulla [[colonia]], cercando di contenere le spinte verso l'indipendenza che iniziarono ad affermarsi nel periodo successivo alla [[seconda guerra mondiale]]; fu comunque inevitabile che il movimento della [[decolonizzazione]], che a partire dal 1945 iniziò a interessare i possedimenti in [[Africa]] e in [[Asia]] delle principali potenze europee, prendesse piede anche nel Congo. Il Belgio sottoscrisse il 26 giugno 1945 lo [[Statuto delle Nazioni Unite]], atto fondativo dell'ONU, che all'articolo 73 riconosceva il diritto all'[[Autodeterminazione dei popoli|autodeterminazione]] per le popolazioni sottoposte a dominio coloniale, ma nonostante le pressioni da parte di Stati Uniti e Unione Sovietica perché rivedesse le sue posizioni il paese si mantenne indifferente a qualsiasi interferenza con la sua politica coloniale. Gli stessi affari della colonia erano inoltre gestiti con scarso interesse da parte del governo di [[Bruxelles]], e solo con la salita al trono del re [[Baldovino I del Belgio|Baldovino I]] nel 1951 la questione del Congo ricevette maggiore attenzione.
 
Nel 1955 il professor Antoine van Bilsen dell'[[Università Cattolica di Lovanio]] propose un primo piano per la creazione di uno stato congolese indipendente, da realizzarsi in circa trent'anni onde consentire la formazione di una élite locale capace di sostituire l'amministrazione belga nella guida del paese<ref>Jules Gerard-Libois, "Vers l'Indépendance: une accélération imprévue" in ''Congo-Zaïre'', Bruxelles, GRIP, 1989, pp. 43–56.</ref>. Il processo di formazione di una classe dirigente e istruita composta da locali, benché avviato da tempo, aveva del resto dato scarsi frutti: fin dagli [[anni 1940|anni quaranta]] le autorità coloniali belghe avevano riconosciuto lo status di ''évolué'' (letteralmente "evoluto" in [[lingua francese|francese]]) a quegli indigeni locali che avessero ricevuto una educazione di stampo europeo, dimostrato meriti civili e accettato i valori culturali occidentali, condizione che garantiva diritti legali identici a quelli della popolazione bianca; ancora alla metà degli [[anni 1950|anni cinquanta]], tuttavia, solo poche migliaia di congolesi, principalmente residenti nei maggiori centri urbani, avevano ricevuto lo status di ''évolué'', mentre la parificazione legale con i coloni bianchi si era dimostrata più teorica che altro per via della ferma opposizione di questi ultimi<ref>Isidore Ndaywel è Nziem, ''Histoire générale du Congo'', De Boeck & Larcier, 1998, pp. 456–63.</ref>.
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A partire dal 1950 tra i circoli di ''évolué'' presero a formarsi organizzazioni che gradualmente evolvettero nei primi partiti politici congolesi; sebbene tutti questi partiti concordassero sulla richiesta di indipendenza dal Belgio, erano per il resto divisi su base etnica, linguistica e religiosa: tra i primi ad essere formati vi fu la "Alliance des Bakongos" (ABAKO) di [[Joseph Kasa-Vubu]], rappresentante dell'etnia maggioritaria dei [[Kongo (popolo)|bakongo]] e dei seguaci del [[Kimbanguismo]] e quindi molto forte nelle regioni occidentali del paese. Tra i pochissimi partiti che si proponevano come inter-etnici e diffusi in tutto il paese il principale era il [[Mouvement National Congolais]] (MNC), fondato nel 1958 da [[Patrice Lumumba]], [[Joseph Iléo]] e [[Cyrille Adoula]]; già un anno dopo, tuttavia, il MNC andò incontro a una scissione interna, con l'ala facente capo a [[Albert Kalonij]] posta su idee moderate e favorevole a uno Stato federalista mentre l'altra guidata da Lumumba si spostava su posizioni più di sinistra e miranti a uno Stato congolese unitario e centralista.
 
Nel 1957, anche come forma di esperimento, le autorità coloniali concessero per la prima volta libere elezioni municipali in tre importanti centri urbani del paese ([[Kinshasa|Léopoldville]], [[Lubumbashi|Elisabethville]] e [[Likasi|Jadotville]]); in conseguenza di ciò e degli altri eventi che accadevano nelle regioni vicine (l'indipendenza del [[Ghana]] il 6 marzo 1957 e la visita di [[Charles de Gaulle]] a [[Brazzaville]] nel 1958 durante la quale promise l'autonomia alle colonie dell'Africa francese), la domanda di indipendenza dal Belgio si fece più intensa e radicale<ref>Zana Aziza Etambala, ''De teloorgang van een modelkolonie, Belgisch Congo 1958–1960'', Acco, 2008, pp. 105–110.</ref>. Tra il 4 e il 7 gennaio 1959 il divieto posto dalle autorità coloniali a una manifestazione della ABAKO a Léopoldville sfociò in violenti scontri che causarono 34 morti tra i manifestanti congolesi<ref>{{cita web |url=http://select.nytimes.com/gst/abstract.html?res=F50A12FD3E59107B93C5A9178AD85F4D8585F9&scp=6&sq=leopoldville&st=p |sito=The New York Times |titolo=Order Restored in Congo Capital After Riots Fatal to 34 Africans |accesso=28 marzo 2013}}</ref>; Kasa-Vubu fu arrestato il 12 gennaio, ma venne poi rilasciato il 13 marzo seguente. Il re Baldovino e il governo belga si fecero promotori di un piano graduale per il trasferimento dei poteri ai congolesi e il conseguimento di una piena indipendenza entro la metà degli [[anni 1960|anni sessanta]]<ref>Crawford Young, ''Politics in the Congo, Decolonization and independence'', Princeton University Press, 1965, pp. 140–161.</ref>, ma incontrarono il boicottaggio da parte delle autorità coloniali e l'opposizione della numerosa comunità di residenti belgi, che ancora nel 1959 ammontava a quasi 89.000{{formatnum:89000}} persone<ref>Guy Vanthemsche, ''La Belgique et le Congo'', Editions Complexe, 2007, pp. 353–4.</ref>. La crescita esponenziale delle organizzazioni politiche congolesi (con più di cinquanta partiti registrati entro il 1959) portò a un ulteriore incremento e radicalizzazione delle richieste dei nazionalisti: il 31 ottobre 1959, in seguito all'arresto di Lumumba al termine di una manifestazione dello MNC a [[Kisangani|Stanleyville]], violenti scontri con le truppe belghe causarono 24 morti tra i manifestanti congolesi<ref>{{cita web |url=http://select.nytimes.com/gst/abstract.html?res=F60711FF3E551B7B93C3A9178AD95F4D8585F9&scp=2&sq=Stanleyville&st=p |sito=The New York Times |titolo=24 KILLED IN RIOT IN BELGIAN CONGO; Troops Sent to Stanleyville to Quell Outbreak Laid to African Nationalists |accesso=28 marzo 2013}}</ref>.
 
La paura di andare incontro a una sanguinosa guerra coloniale come era accaduto alla [[Francia]] [[guerra d'Algeria|in Algeria]] e ai [[Paesi Bassi]] durante la [[guerra d'indipendenza indonesiana]] spinse il governo belga ad agire rapidamente: a partire dal 20 gennaio 1960 i principali leader politici congolesi (tra cui Lumumba, da poco scarcerato) furono convocati a Bruxelles per una conferenza sul destino del Congo; la richiesta belga di un periodo di transizione di quattro anni fu respinta, e al termine della conferenza il 20 febbraio si giunse a un accordo circa l'indizione di elezioni politiche in Congo per il 22 maggio 1960 e la proclamazione formale dell'indipendenza della nazione per il 30 giugno seguente<ref>{{cita web |url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/polit_0032-342x_1960_num_25_2_6134 |titolo= L'avènement du Congo belge à l'indépendance |sito=persee.fr |accesso=28 marzo 2013}}</ref>.
 
== La crisi ==
=== L'indipendenza e leLe prime elezioni dopo l'indipendenza ===
{{Vedi anche|Repubblica Democratica del Congo}}
[[File:Joseph Kasa-Vubu in Israel.png|thumb|left|upright|[[Joseph Kasa-Vubu]], primo presidente del Congo indipendente]]
 
Il 22 maggio 1960 si svolsero le prime libere elezioni generali del Congo per nominare i 137 membri dell'assemblea nazionale congolese, mentre il Senato di 87 membri sarebbe stato formato con i rappresentanti delle singole province; in un clima di notevole frammentazione politica dettato dalle divisioni etniche, solo due partiti si presentarono in più di un distretto elettorale: il ''Mouvement National Congolais'' (MNC) di [[Patrice Lumumba]] e il ''Parti Solidaire Africain'' (PSA) di [[Antoine Gizenga]], movimento di stampo [[socialismo|socialista]] creato nel febbraio del 1959. Il L'MNC ottenne una maggioranza relativa con poco più del 24% dei suffragi e, in coalizione con il PSA e altri partiti minori, portò [[Patrice Lumumba]] alla carica di Primo ministro con Gizenga come suo vice; il parlamento a camere riunite elesse invece il 24 giugno seguente Kasa-Vubu come Presidente della Repubblica del Congo<ref>{{cita web |url=http://www.eisa.org.za/WEP/drc1960results.htm |titolo=DRC: 1960 National Assembly results |sito=eisa.org.za |accesso=28 marzo 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130307181455/http://www.eisa.org.za///WEP/drc1960results.htm |dataarchivio=7 marzo 2013 }}</ref>.
 
Il 30 giugno 1960 il re Baldovino si recò a [[Léopoldville]] per presiedere alla formale cerimonia di proclamazione dell'indipendenza, in una visita funestatasegnata dalle reciproche mancanze di rispetto: poco dopo l'arrivo del sovrano la sua spada da cerimonia fu trafugata e portata via in trionfo da un militante congolese,<ref>
{{cita web|url = http://www.africagoodnews.com/africa/newsletters/item/2099-reclaiming-the-sword-50-years-later-a-brief-account-of-africas-road-to-independence.html|titolo = Reclaiming the Sword: 50 years later, a brief account of Africa's road to independence|sito = africagoodnews.com|accesso = 28 marzo 2013|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120119042837/http://www.africagoodnews.com/africa/newsletters/item/2099-reclaiming-the-sword-50-years-later-a-brief-account-of-africas-road-to-independence.html}}
</ref>, mentre nel suo discorso al parlamento Baldovino si lanciò in un elogio del colonialismo belga e del suo bisnonno Leopoldo II, particolarmente odiatomalvisto dai congolesi per il duro regime coloniale da lui istituito nel paese, fatto che provocò launa secca risposta di Lumumba.<ref>{{cita web |url=http://www.guardian.co.uk/world/1960/jul/01/congo |titolo=Marred - M. Lumumba's offensive speech in King's presence |sito=guardian.co.uk |accesso=28 marzo 2013}}</ref>.
 
Il 30 giugno 1960 il re Baldovino si recò a Léopoldville per presiedere alla formale cerimonia di proclamazione dell'indipendenza, in una visita funestata dalle reciproche mancanze di rispetto: poco dopo l'arrivo del sovrano la sua spada da cerimonia fu trafugata e portata via in trionfo da un militante congolese<ref>
{{cita web
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|dataarchivio = 19 gennaio 2012
}}
</ref>, mentre nel suo discorso al parlamento Baldovino si lanciò in un elogio del colonialismo belga e del suo bisnonno Leopoldo II, particolarmente odiato dai congolesi per il duro regime coloniale da lui istituito nel paese, fatto che provocò la secca risposta di Lumumba<ref>{{cita web |url=http://www.guardian.co.uk/world/1960/jul/01/congo |titolo=Marred - M. Lumumba's offensive speech in King's presence |sito=guardian.co.uk |accesso=28 marzo 2013}}</ref>.
[[File:PatricelumumbaIISG.jpg|thumb|upright|[[Patrice Lumumba]], primo ministro congolese dal giugno al settembre del 1960]]
 
La transizione si rivelò subito difficile, in particolare per quanto riguardava le forze armate: nella [[Force Publique]], l'esercito deldell'ex Congo Belgabelga incaricato anche delledei funzionicompiti di [[gendarmeria]], tutti i ranghi degli ufficiali e gran parte di quelli dei [[sottufficiale|sottufficiali]] erano ricoperti da militari belgi, mentre i congolesi non potevano andare oltre il grado di [[sergente]]; nessuno sforzo era stato fatto dai belgi per formare una classe di ufficiali locali se non nella immediata imminenza dell'indipendenza, con appena una ventina di cadetti ancora in fase di addestramento. Il 5 luglio 1960, durante una riunione con i sottufficiali congolesi convocata presso la principale guarnigione della Force Publique a [[Mbanza-Ngungu|Thysville]], il comandante della forza (il belga [[Émile Janssens]]) fece intendere che nulla sarebbe cambiato nella gestione dei ranghi<ref>Forse nel tentativo di ricordare ai sottoposti i doveri di obbedienza e lealtà ai superiori, durante la riunione Janssens scrisse su una lavagna "Prima dell'indipendenza = dopo l'indipendenza". Vedi David Van Reybrouck, ''Congo. Een geschiedenis'', Amsterdam, De Bezige Bij, 2010, p. 304. ISBN 978-90-234-5663-6.</ref>, provocando un immediato ammutinamento dei congolesi<ref>David Van Reybrouck, ''Congo. Een geschiedenis'', Amsterdam, De Bezige Bij, 2010, p. 304. ISBN 978-90-234-5663-6.</ref>. Kasa-Vubu, Lumumba e diversi ministri giunsero dalla vicina Léopoldville l'8 luglio per riportare la calma, ma Lumumba in particolare era malvisto dai soldati per la sua recente decisione di bloccare le paghe dei militari, e solo dopo lunghi negoziati gli ammutinati accettarono di cessare la sommossa; venne immediatamente proclamata l'"africanizzazione"la trasformazione della Force Publique, che cambiò nome in "[[Armée Nationale Congolaise]]" (ANC): gli ufficiali belgi furono licenziati o ridotti al rango di consiglieri, mentre i due ex sergenti [[Victor Lundula]] e [[Joseph-Désiré Mobutu]] furono automaticamente promossi al grado di [[colonnello]] e nominati rispettivamente comandante in capo e [[capo di stato maggiore]] dell'esercito.<ref>Jules Gerald-Libois, ''Katanga Secession'', University of Wisconsin Press, 1966, p. 95.</ref>.
 
=== L'intervento dell'ONU e le secessioni del Katanga e del Kasai ===
La partenza degli ufficiali belgi lasciò gran parte dei {{formatnum:30000}} uomini della ex [[Force Publique]] senza alcun controllo.<ref name=Mockler-172>{{cita|Mockler 2012|p. 172}}.</ref> Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1960, una forza di militari congolesi acquartierata a Camp Massart nella provincia meridionale del [[Katanga]] si ammutinò e prese a saccheggiare la vicina [[Elisabethville]], uccidendo tra cinque e sette cittadini europei<ref name=Libois-96>Jules Gerard-Libois, ''Katanga Secession'', University of Wisconsin, 1966, p. 96.</ref>; nel tentativo di proteggere un gruppo di connazionali, perdeva la vita anche il console italiano a [[Elisabethville]] Tito Spoglia.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/congo_res-96f07bbd-87e7-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Enciclopedia Italiana]</ref>
 
La partenza degli ufficiali belgi lasciò gran parte dei 30.000 uomini della ex [[Force Publique]] senza alcun controllo.<ref name=Mockler-172>{{cita|Mockler 2012|p. 172}}.</ref>Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1960, una forza di militari congolesi acquartierata a Camp Massart nella provincia meridionale del [[Provincia di Katanga|Katanga]] si ammutinò e prese a saccheggiare la vicina Elisabethville, capitale provinciale, uccidendo tra cinque e sette cittadini europei<ref name=Libois-96>Jules Gerard-Libois, ''Katanga Secession'', University of Wisconsin, 1966, p. 96.</ref>; prendendoPrendendo a pretesto questo e altriquesti episodi simili che stavano avvenendo in tutto il paese, il Belgio dislocò un gruppo navale al largo delle coste congolesi e prese a inviare unità di paracadutisti nei principali centri urbani: Elisabethville e [[Kananga (Repubblica Democratica del Congo)|Luluabourg]] (10 luglio), [[Matadi]] (11 luglio) e Léopoldville (13 luglio)<ref name=Libois-96 />. Benché ufficialmente motivato con l'esigenza di proteggere l'evacuazione dei residenti europei, l'intervento militare belga venne vissuto dal governo di Lumumba come un tentativo di restaurare l'antico dominio coloniale e soffocare l'appena acquisita indipendenza; Lumumba si rivolse quindi alle Nazioni Unite: il 14 luglio 1960 il [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di Sicurezza]] adottò la [[Risoluzione 143 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|risoluzione n.numero 143]], con la quale si chiedeva l'immediato ritiro delle truppe di Bruxelles e si autorizzava il [[Segretario generale delle Nazioni Unite|Segretario generale]] [[Dag Hammarskjöld]] a fornire assistenza militare al Congo<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/143%281960%29 |titolo=UN Resolution 143 |sito=un.org |accesso=28 marzo 2013}}</ref>. Già il 15 luglio le prime unità della "Operazione delle Nazioni Unite in Congo" (dell'[[ONUC|Opération des Nations Unies au Congo]] o("Operazione ONUCdelle Nazioni Unite in Congo"), trasportate da aerei [[stati Uniti|statunitensi]], iniziarono ad affluire nel paese, mentre il ritiro dei contingenti belgi venne completato il 23 luglio seguente.
=== L'intervento dell'ONU e le secessioni ===
{{Vedi anche|Operazione delle Nazioni Unite in Congo}}
La partenza degli ufficiali belgi lasciò gran parte dei 30.000 uomini della ex [[Force Publique]] senza alcun controllo.<ref name=Mockler-172>{{cita|Mockler 2012|p. 172}}.</ref>Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1960, una forza di militari congolesi acquartierata a Camp Massart nella provincia meridionale del [[Provincia di Katanga|Katanga]] si ammutinò e prese a saccheggiare la vicina Elisabethville, capitale provinciale, uccidendo tra cinque e sette cittadini europei<ref name=Libois-96>Jules Gerard-Libois, ''Katanga Secession'', University of Wisconsin, 1966, p. 96.</ref>; prendendo a pretesto questo e altri episodi simili che stavano avvenendo in tutto il paese, il Belgio dislocò un gruppo navale al largo delle coste congolesi e prese a inviare unità di paracadutisti nei principali centri urbani: Elisabethville e [[Kananga (Repubblica Democratica del Congo)|Luluabourg]] (10 luglio), [[Matadi]] (11 luglio) e Léopoldville (13 luglio)<ref name=Libois-96 />. Benché ufficialmente motivato con l'esigenza di proteggere l'evacuazione dei residenti europei, l'intervento militare belga venne vissuto dal governo di Lumumba come un tentativo di restaurare l'antico dominio coloniale e soffocare l'appena acquisita indipendenza; Lumumba si rivolse quindi alle Nazioni Unite: il 14 luglio 1960 il [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di Sicurezza]] adottò la [[Risoluzione delle Nazioni Unite|risoluzione n. 143]], con la quale si chiedeva l'immediato ritiro delle truppe di Bruxelles e si autorizzava il [[Segretario generale delle Nazioni Unite|Segretario generale]] [[Dag Hammarskjöld]] a fornire assistenza militare al Congo<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/143%281960%29 |titolo=UN Resolution 143 |sito=un.org |accesso=28 marzo 2013}}</ref>. Già il 15 luglio le prime unità della "Operazione delle Nazioni Unite in Congo" ([[ONUC|Opération des Nations Unies au Congo]] o ONUC), trasportate da aerei [[stati Uniti|statunitensi]], iniziarono ad affluire nel paese, mentre il ritiro dei contingenti belgi venne completato il 23 luglio seguente.
 
[[File:Swedish UN-soldier in Congo.jpg|thumb|left|Un soldato svedese della [[ONUC]] in Congo nei primi anni '60]]
 
Il disarmo ad opera dei belgi dei contingenti ammutinati del neonato [[esercito nazionale congolese]] (dei 2.800{{formatnum:2800}} militari presenti a Camp Massart solo 300 furono lasciati in armi)<ref name=Mockler-173>{{cita|Mockler 2012|p. 173}}.</ref> lasciò un vuoto di potere in diverse regioni del paese, vuoto che fu colmato dalle autorità politiche locali. Nella [[provincia del Katanga]], la più ricca del paese grazie alle sue abbondanti risorse minerarie dove operava la [[Union Minière du Haut Katanga]], le elezioni avevano visto affermarsi la "Confédération des associations tribales du Katanga" (CONAKAT) di [[Moise Ciombe]], contrastata solo dal partito rappresentativo delle genti [[baluba]] ("Association Générale des Baluba de Katanga" o BALUBAKAT) residenti nella parte settentrionale della regione, con cui già si erano avute scaramucce e disordini<ref name=Mockler-173 />; davanti alla disgregazione delle autorità centrali, l'11 luglio 1960 Ciombe proclamò la secessione del Katanga dal Congo e la sua costituzione in una entità statale autonoma, lo [[Stato autonomodel Katanga]]. Benché non vi siano prove concrete che la secessione sia stata promossa da potenze estere, il Belgio si trovò in prima fila nello spalleggiare il regime di Ciombe, in particolare tramite la fornitura di ufficiali dell'esercito regolare per addestrare e guidare la costituenda forza armata della nazione, la [[Gendarmerie du Katanga]]<ref name=Mockler-173 />; aiuti europei arrivarono anche per altre vie: la [[Union Minière du Haut Katanga]], ricca compagnia privata belga che controllava lo sfruttamento minerario della regione, finanziò il regime di Ciombe tramite generose donazioni, mentre di sua iniziativa il governo katanghese prese ad assumere, di fatto come mercenari, militari stranieri (principalmente belgi, francesi e altri di lingua inglese) per rafforzare le sue forze armate<ref name=Mockler-177>{{cita|Mockler 2012|p. 177}}.</ref>, spesso tramite l'appoggio dei governi bianchi di [[Sudafrica]] e poi [[Rhodesia]]<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 178}}.</ref>.
 
Un processo analogo si ebbe nella [[provincia del Kasai]], ricca di giacimenti di [[diamante|diamanti]] e lacerata dagli scontri etnici tra le genti baluba e quelle [[lulua]]: alle elezioni la provincia aveva visto l'affermazione dell'ala scissionista dello MNC facente capo a Kalonij, ormai in rotta di collisione con Lumumba, che l'8 agosto 1960 proclamò l'indipendenza della regione come "Stato minerario del Sud Kasai" o semplicemente [[Sud -Kasai]]; Kalonij, un baluba, assunse la carica di presidente, ma il 12 aprile 1961 fu insignito del titolo tradizionale di ''Mulopwe'' ("imperatore"), governando di fatto come un monarca<ref name=SudKasai>{{cita web |url=http://www.imperial-collection.net/southkasai01.html |titolo=South Kasai (Autonomous State of) |sito=imperial-collection.net |accesso=29 marzo 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://archive.is/20121209023934/http://www.imperial-collection.net/southkasai01.html |dataarchivio=9 dicembre 2012 }}</ref>.
 
Forte della [[Risoluzione 145risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Risoluzione n. 145]] del 22 luglio 1960 che riconosceva e garantiva l'integrità territoriale del Congo<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/145%281960%29 |titolo=UN Resolution 145 |sito=un.org |accesso=29 marzo 2013}}</ref>, Lumumba richiese che le truppe della ONUC fossero immediatamente impiegate contro i regimi secessionisti, mentre il Segretario generale Hammarskjöld si dimostrò restio a far coinvolgere i caschi blu in quella che considerava una questione interna congolese: reparti ONU furono dislocati nelle zone strategiche del Katanga (tra cui la capitale Elisabethville, raggiunta da un contingente [[Svezia|svedese]] il 12 agosto) ma fecero poco per contrastare la secessione della regione, cercando di rimanere estranei ai combattimenti in corso<ref name=Mockler-174>{{cita|Mockler 2012|p. 174}}.</ref>.
[[File:Kongo 1961 map en.png|thumb|Le provincie del Congo e la situazione politica alla fine del 1960:<br />{{legend|blue|Governo nazionale ([[Léopoldville]])}} {{legend|red|Governo rivale ([[Stanleyville]])}} {{legend|yellow|[[Sud -Kasai]]}} {{legend|#00E000|[[Katanga (stato)|Katanga]]}} ]]
Insoddisfatto dall'atteggiamento dei caschi blu, il 17 agosto 1960 Lumumba si rivolse ufficialmente all'Unione Sovietica perché fornisse assistenza militare al Congo, trovando la risposta positiva del governo di [[Mosca (Russia)|Mosca]]<ref name=Church>{{cita web |url=http://www.history-matters.com/archive/church/reports/ir/pdf/ChurchIR_3A_Congo.pdf |titolo=Assassination planning and the plots - Congo |sito= atti della [[Commissione Church]] su history-matters.com|accesso= 29 marzo 2013}}</ref>: armi, equipaggiamenti militari di vario tipo (tra cui camion e aerei da trasporto, di vitale importanza per gli spostamenti vista la primitiva rete stradale congolese) e tecnici specialistici sovietici furono forniti allo ANC, il quale fu in grado di organizzare una prima offensiva contro il Sud Kasai riuscendo a occupare la capitale [[Mbuji-Mayi|Bakwanga]] il 27 agosto, mentre un'analoga spedizione in Katanga non ottenne risultati apprezzabili<ref>Ludo de Witte, ''The assassination of Lumumba'', Verso, 2001, p.16. ISBN 1-85984-618-1.</ref>. L'assistenza sovietica al Congo destò preoccupazione nel governo statunitense, preoccupato dal fatto che questo potesse essere il preludio per il passaggio del paese nell'orbita sovietica: la [[Central Intelligence Agency|CIA]] iniziò a elaborare piani per l'assassinio di Lumumba, anche se non sembra che l'amministrazione del presidente [[Dwight D. Eisenhower]] li abbia mai approvati<ref name=Church />.
 
=== Il collasso politico e il governo di Stanleyville ===
Insoddisfatto dall'atteggiamento dei caschi blu, il 17 agosto 1960 Lumumba si rivolse ufficialmente all'Unione Sovietica perché fornisse assistenza militare al Congo, trovando la risposta positiva del governo di [[Mosca (Russia)|Mosca]]<ref name=Church>{{cita web |url=http://www.history-matters.com/archive/church/reports/ir/pdf/ChurchIR_3A_Congo.pdf |titolo=Assassination planning and the plots - Congo |sito= atti della [[Commissione Church]] su history-matters.com|accesso= 29 marzo 2013}}</ref>: armi, equipaggiamenti militari di vario tipo (tra cui camion e aerei da trasporto, di vitale importanza per gli spostamenti vista la primitiva rete stradale congolese) e tecnici specialistici sovietici furono forniti allo ANC, il quale fu in grado di organizzare una prima offensiva contro il Sud Kasai riuscendo a occupare la capitale [[Mbuji-Mayi|Bakwanga]] il 27 agosto, mentre un'analoga spedizione in Katanga non ottenne risultati apprezzabili<ref>Ludo de Witte, ''The assassination of Lumumba'', Verso, 2001, p.16. ISBN 1-85984-618-1.</ref>. L'assistenza sovietica al Congo destò preoccupazione nel governo statunitense, preoccupato dal fatto che questo potesse essere il preludio per il passaggio del paese nell'orbita sovietica: la [[Central Intelligence Agency|CIA]] iniziò a elaborare piani per l'assassinio di Lumumba, anche se non sembra che l'amministrazione del presidente [[Dwight D. Eisenhower]] li abbia mai approvati<ref name=Church />.
Il 5 settembre 1960, durante un discorso alla radio, il presidente Kasa-Vubu annunciò di aver revocato l'incarico di primo ministro a Lumumba e di aver nominato al suo posto Joseph Iléo, compagno di partito del secondo ma schierato su posizioni più moderate; Lumumba rifiutò tale decisione e a sua volta, durante un discorso alla radio, annunciò la rimozione di Kasa-Vubu dalla carica di presidente della repubblica, mentre il parlamento si dimostrava incapace di trovare una soluzione. Lo stallo politico si risolse solo il 14 settembre seguente, quando il colonnello Mobutu, ormai saldamente al comando dellodell'[[esercito ANCnazionale congolese]], condusse un colpo di statoStato sostanzialmente incruento a Léopoldiville: Mobutu, che dichiarò di prendere il potere solo per un periodo di sei mesi<ref name=Mockler-172 />, sciolse il parlamento, sospese la costituzione e "neutralizzò" i due contendenti; Kasa-Vubu fu lasciato in carica sebbene praticamente senza poteri, mentre Lumumba fu posto agli arresti domiciliari sotto la protezione però dei caschi blu. La ONUC chiuse gli aeroporti congolesi e agli specialisti sovietici venne ordinato di lasciare il paese<ref>Larry Devlin, ''Chief of Station Congo'', Public Affairs, 2007. ISBN 1-58648-405-2.</ref>.
 
Il colpo di statoStato di Mobutu provocò la reazione dei fedelissimi di Lumumba: il vice-primo ministro Antoine Gizenga formò subito ununa governo[[Repubblica parallelolibera del Congo]] a Stanleyville, prendendo il controllo delle regioni orientali del paese grazie a reparti ammutinati dello ANC. Il 27 novembre 1960 Lumumba evase dagli arresti domiciliari e cercò di raggiungere Stanleyville, ma il 1º dicembre fu ricatturato a [[Ilebo|Port-Francqui]] da militari fedeli a Mobutu; l'ex primo ministro fu riportato a Léopoldville, mentre un tentativo, promosso dai sovietici, di far approvare una risoluzione ONU contro il colpo di statoStato e il suo arresto si risolse in nulla. Il 17 gennaio 1961 Lumumba e due ministri del suo governo scissionista ([[Maurice Mpolo]] e [[Joseph Okito]]) furono portati a Elisabethville, capitale del Katanga: picchiati e torturati dai gendarmi katanghesi, i tre furono fucilati quella notte stessa su ordine di Ciombe<ref>Ludo De Witte, ''The Assassination of Lumumba'', Verso Books, 2001, p. 136. ISBN 1-85984-410-3.</ref>; la notizia della morte dell'ex primo ministro fu resa pubblica solo tre settimane più tardi, quando la radio katanghese annunciò la sua uccisione durante un tentativo di fuga.
=== Il collasso politico ===
[[File:Kongo 1961 map en.png|thumb|Le provincie del Congo e la situazione politica alla fine del 1960:<br />{{legend|blue|Governo nazionale ([[Léopoldville]])}} {{legend|red|Governo rivale ([[Stanleyville]])}} {{legend|yellow|[[Sud Kasai]]}} {{legend|#00E000|[[Katanga (stato)|Katanga]]}} ]]
 
Il 5 settembre 1960, durante un discorso alla radio, il presidente Kasa-Vubu annunciò di aver revocato l'incarico di primo ministro a Lumumba e di aver nominato al suo posto Joseph Iléo, compagno di partito del secondo ma schierato su posizioni più moderate; Lumumba rifiutò tale decisione e a sua volta, durante un discorso alla radio, annunciò la rimozione di Kasa-Vubu dalla carica di presidente della repubblica, mentre il parlamento si dimostrava incapace di trovare una soluzione. Lo stallo politico si risolse solo il 14 settembre seguente, quando il colonnello Mobutu, ormai saldamente al comando dello ANC, condusse un colpo di stato sostanzialmente incruento a Léopoldiville: Mobutu, che dichiarò di prendere il potere solo per un periodo di sei mesi<ref name=Mockler-172 />, sciolse il parlamento, sospese la costituzione e "neutralizzò" i due contendenti; Kasa-Vubu fu lasciato in carica sebbene praticamente senza poteri, mentre Lumumba fu posto agli arresti domiciliari sotto la protezione però dei caschi blu. La ONUC chiuse gli aeroporti congolesi e agli specialisti sovietici venne ordinato di lasciare il paese<ref>Larry Devlin, ''Chief of Station Congo'', Public Affairs, 2007. ISBN 1-58648-405-2.</ref>.
 
Il colpo di stato di Mobutu provocò la reazione dei fedelissimi di Lumumba: il vice-primo ministro Antoine Gizenga formò subito un governo parallelo a Stanleyville, prendendo il controllo delle regioni orientali del paese grazie a reparti ammutinati dello ANC. Il 27 novembre 1960 Lumumba evase dagli arresti domiciliari e cercò di raggiungere Stanleyville, ma il 1º dicembre fu ricatturato a [[Ilebo|Port-Francqui]] da militari fedeli a Mobutu; l'ex primo ministro fu riportato a Léopoldville, mentre un tentativo, promosso dai sovietici, di far approvare una risoluzione ONU contro il colpo di stato e il suo arresto si risolse in nulla. Il 17 gennaio 1961 Lumumba e due ministri del suo governo scissionista (Maurice Mpolo e Joseph Okito) furono portati a Elisabethville, capitale del Katanga: picchiati e torturati dai gendarmi katanghesi, i tre furono fucilati quella notte stessa su ordine di Ciombe<ref>Ludo De Witte, ''The Assassination of Lumumba'', Verso Books, 2001, p. 136. ISBN 1-85984-410-3.</ref>; la notizia della morte dell'ex primo ministro fu resa pubblica solo tre settimane più tardi, quando la radio katanghese annunciò la sua uccisione durante un tentativo di fuga.
 
Per la fine del 1960 il Congo era andato incontro a una totale disgregazione territoriale e politica<ref>Jean-Claude Willame, ''Patrimonialism and political change in the Congo'', Stanford University Press, 1972, pp. 64-72.</ref><ref>Gordon McDonald et al, ''U.S. Army Area Handbook for the Republic of the Congo (Leopoldville)'', Foreign Area Studies Division of American University, 1962, p. 620.</ref>:
* le regioni occidentali facenti capo alla capitale nazionale Léopoldiville si trovavano sotto il controllo delle forze dello ANC di Mobutu, ammontanti a circa 12.000{{formatnum:12000}} uomini; il regime di Mobutu poteva contare sul sostegno di Kasa-Vubu e delle potenze del blocco occidentale, con gli Stati Uniti in prima fila;
* le regioni orientali erano sotto il controllo del governo parallelo e pro-Lumumba di Antoine Gizenga, di base a Stanleyville, il quale poteva mettere in campo circa 8.000{{formatnum:8000}} miliziani, disertori dello ANC; Gizenga poteva contare sul supporto dell'Unione Sovietica e del blocco orientale, e il suo governo ricevette il riconoscimento dai principali Stati africani indipendenti all'epoca come il Ghana, l'[[Algeria]], l'[[Egitto]] e la [[Tanzania]];
* il Katanga a sud era controllato dai secessionisti di Moise Ciombe tranne che per la zona settentrionale abitata dai baluba, insorti contro il regime di Elisabethville con il sostegno dei lumumbisti di Gizenga; la gendarmeria katanghese, ormai una forza militare vera e propria, ammontava a circa 10.000{{formatnum:10000}} uomini, guidati e sostenuti da contingenti di mercenari europei (il cui numero, inizialmente stimato in 500 uomini, oscillò poi tra i 200 e i 300<ref name=Mockler-183>{{cita|Mockler 2012|p. 183}}.</ref>) e riforniti dai belgi;
* nonostante la perdita della capitale, Albert Kalonij continuava a controllare parte del [[Sud-Kasai|Sud Kasai]] con circa 3.000{{formatnum:3000}} miliziani, anche se la sua posizione era debole a causa della mancanza di sostegno estero.
 
=== IL'intensificarsi primidelle tumulti,ostilità e il ruolo dei mercenari e la secessione del Katanga ===
{{vedi anche|Assedio di Jadotville}}
[[File:Moise Tshombe cropped.jpg|thumb|left|upright|[[Moise Ciombe]], leader indipendentista del [[Katanga (stato)|Katanga]] ]]
 
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L'uccisione di Lumumba, resa pubblica il 12 febbraio 1961, scatenò un movimento di indignazione internazionale e di proteste anti-coloniali, che consentirono all'Unione Sovietica di spingere le Nazioni Unite a un intervento più deciso: il 21 febbraio 1961 il Consiglio di sicurezza approvò la [[Risoluzione 161 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|risoluzione 161]] con la quale si chiedeva alle forze ONU di prendere tutte le misure necessarie, compreso l'uso della forza, per prevenire il dilagare della guerra civile congolese e per allontanare dal paese tutto il personale militare, paramilitare e mercenario straniero<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/161%281961%29 |titolo=UN Resolution 161 |sito=un.org |accesso=30 marzo 2013}}</ref>. Fu avviata una serie di conferenze tra i principali leader per cercare di trovare una soluzione allo stallo politico, ma con scarsi effetti: l'incontro di [[Antananarivo]] del marzo 1961 fu boicottato dai lumumbisti di Gizenga, mentre al termine di quello di [[Mbandaka|Coquilhatville]] dell'aprile seguente Ciombe fu arrestato e posto agli arresti domiciliari per ordine di Kasa-Vubu fino a che non si impegnò formalmente a porre fine alla secessione del Katanga, accordo che fu immediatamente sconfessato dopo il ritorno di Ciombe a Elisabethville. Il fatto che Mobutu avesse come promesso restituito il potere all'amministrazione civile e la nomina il 2 agosto 1961 di Cyrille Adoula, un moderato del MNC, alla carica di primo ministro del governo di Léopoldville non ebbero parimenti alcun effetto sulla crisi.
[[File:Dag-hammarskjold 2.jpg|thumb|[[Dag Hammarskjöld]], Segretario generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961, anno in cui morì in un incidente aereo in Africa]]
 
Il 7 aprile 1961 mercenari bianchi al soldo del Katanga si scontrarono per la prima volta contro i reparti della ONUC quando un contingente di caschi blu [[etiopia|etiopi]], dislocati a presidio di un posto di controllo vicino Manono, fu assalito subendo diverse perdite<ref name=Mockler-177 />. Per il luglio del 1961 l'organico della ONUC era ormai cresciuto a più di 19.800{{formatnum:19800}} uomini<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/past/onucF.html |titolo=ONUC - Facts and Figures |sito=un.org |accesso=31 marzo 2013}}</ref> e il suo comandante, il generale irlandese [[Sean MacEoin]], decise quindi di passare all'azione: il 28 agosto 1961 le forze ONU lanciarono l'operazione Rumpunch, catturando in lungo e in largo per il Katanga senza alcuno spargimento di sangue circa 400 militari e paramilitari stranieri al servizio dei katanghesi, espellendoli poi dal paese<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 182}}.</ref>; l'operazione ebbe successo nell'allontanare dal Katanga gli ultimi ufficiali regolari belgi ivi dislocati, ma si dimostrò poco efficace contro i principali leader mercenari, molti dei quali semplicemente rientrarono nel paese via Rhodesia nei giorni seguenti<ref name=Mockler-183 />.
 
Forse sovrastimando l'esito di Rumpunch, il 9 settembre seguente MacEoin, d'accordo con l'inviato di Hammarskjöld in Congo, [[Conor Cruise O'Brien]], ma senza consultarsi con il Consiglio di sicurezza, lanciò la più aggressiva operazione Morthor: le truppe della ONUC occuparono i centri strategici del Katanga e della capitale Elisabethville cercando anche di catturare i principali leader secessionisti katanghesi; benché lo stesso Ciombe fosse riuscito a fuggire rifugiandosi a [[Ndola]], nella [[Rhodesia settentrionaleSettentrionale]] (l'odierno [[Zambia]]), O'Brien annunciò ufficialmente il 13 settembre che "la secessione del Katanga è finita"<ref name=Mockler-183 />. Il giorno seguente, tuttavia, le forze katanghesi lanciarono una massiccia controffensiva, cogliendo impreparati i caschi blu: la piccola aviazione militare katanghese, che poteva allineare due vecchi aerei da attacco al suolo [[Fouga CM-170 Magister]], un elicottero e qualche altro velivolo leggero<ref name=Mockler-215>{{cita|Mockler 2012|p. 215}}.</ref>, causò diversi problemi alle forze ONU, prive di qualsiasi copertura aerea<ref name=Mockler-183 />; pesanti combattimentocombattimenti ebbero luogo a Elisabethville, mentre a le truppe del Katanga e alcuni mercenari belgi posero [[Assedioassedio di Jadotville|assedio a Jadotville]] attaccando una [[compagnia (unità militare)|compagnia]] di caschi blu irlandesi fu circondata e assediata dai gendarmi katanghesi arrendendosi poi il 17 settembre a causa della penuria di acqua e munizioni, lasciando 184 prigionieri nelle mani del nemico<ref name=Mockler-183 />.
 
Davanti al peggiorare della situazione Hammarskjöld si recò a Ndola per negoziare un [[cessate il fuoco]] con Ciombe, ma nella notte tra il 17 e il 18 settembre l'aereo su cui viaggiava il Segretario generale si schiantò al suolo nelle vicinanze della città, causando la morte di tutti gli occupanti; benché siano state avanzate varie teorie sulle cause dello schianto, compresa quella dell'abbattimento, le commissioni di inchiesta rhodesiane e delle Nazioni Unite non riuscirono a stabilire alcun risultato definitivo<ref>{{cita web |url=http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N62/091/74/PDF/N6209174.pdf?OpenElement |titolo=Rapporto ufficiale delle Nazioni Unite sulla morte di Hammarskjöld |sito=un.org |accesso=31 marzo 2013 |urlmorto=sì }}</ref>. Solo il 21 settembre le due parti riuscirono a negoziare una cessazione delle ostilità<ref name=Mockler-183 />: le truppe della ONUC abbandonarono le zone occupate e ritornarono sulle posizioni di partenza, mentre i caschi blu catturati furono infine liberati il 25 ottobre dopo essere stati scambiati con un gruppo di katanghesi prigionieri di guerra del governo centrale.
 
=== La controffensiva governativa e la riconquista del Katanga ===
=== La fine delle secessioni ===
[[File:Dragonrouge2.jpg|thumb|left|Mercenari bianchi e gendarmi katanghesi impegnati in combattimento]]
 
Il 2 novembre 1961 il [[birmania|birmano]] [[U Thant]] fu nominato successore di Hammarskjöld alla carica di Segretario generale; la situazione in Congo continuava a rimanere critica e al di fuori di ogni controllo: il 12 novembre 1961 tredici aviatori [[italia]]ni della [[46ª Brigata aerea "Silvio Angelucci"]] su due aerei da trasporto in missione per conto dell'ONU furono sequestrati e successivamente trucidati a [[Kindu]] da milizie lumumbiste fedeli al governo di Stanleyville, che li avevano scambiati per mercenari europei al soldo dei katanghesi (episodio noto come l'[[eccidio di Kindu]]).<ref>Sergio Carlesi (a cura di), ''Oltre l'azzurro - L'aviazione a Pisa'', Pacini Editore Pisa, 1983, pp. 271-275.</ref> Il 24 novembre il Consiglio di sicurezza ribadì, con la [[Risoluzione 169 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|risoluzione 169]], la condanna della secessione del Katanga e l'attribuzione al Segretario generale e alle forze ONU di ogni strumento, anche l'uso della forza, per riportare l'ordine nella regione<ref>{{cita web |url=http://daccess-dds-ny.un.org/doc/RESOLUTION/GEN/NR0/171/76/IMG/NR017176.pdf?OpenElement |titolo=UN Resolution 169 |sito=un.org |accesso=31 marzo 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120421223730/http://daccess-dds-ny.un.org/doc/RESOLUTION/GEN/NR0/171/76/IMG/NR017176.pdf?OpenElement |dataarchivio=21 aprile 2012 }}</ref>; le unità della ONUC furono preparate in vista di un nuovo intervento, e una componente aerea per la forza ONU venne assemblata con uno squadrone di quattro caccia [[Saab 29 Tunnan]] svedesi, uno di quattro caccia [[North American F-86 Sabre]] etiopi e uno di sei bombardieri [[English Electric Canberra]] [[india]]ni<ref name=Mockler-184>{{cita|Mockler 2012|p. 184}}.</ref>. Prendendo a pretesto la scoperta di un piano di difesa katanghese che prevedeva una serie di attacchi contro le postazioni ONU in caso di nuova invasione, il 5 dicembre 1961 la ONUC lanciò l'operazione Unokat: l'aviazione katanghese fu distrutta al suolo con un attacco aereo a sorpresa all'aeroporto di [[Kolwezi]], mentre una [[brigata]] di caschi blu indiani iniziò ad aprirsi la strada verso Elisabethville grazie a un massiccio supporto di artiglieria; pesanti combattimenti ebbero luogo nella capitale katanghese prima che i 5.000{{formatnum:5000}} caschi blu potessero prenderne il controllo il 15 dicembre<ref name=Mockler-184 />. Il 18 dicembre Ciombe avanzò la proposta di un nuovo cessate il fuoco, poi entrato in vigore il 21 dicembre seguente<ref name=Mockler-184 />.
[[File:Swedish UN troops in Congo. Major Sture Fagerström, orients his platoon leaders before the attack on Kaminaville in Katanga, Congo 1963.jpg|thumb|Ufficiali svedesi della ONUC in Katanga nel 1963]]
 
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Mentre Ciombe era intento a riorganizzare le sue forze, la rivolta si propagò con estrema rapidità favorita dallo stato di caos e dal vuoto di potere nelle regioni orientali<ref name=globalsecurity />: [[Kirungu|Baudoinville]], nel nord del Katanga, cadde in mano ai simba il 19 luglio 1964, seguita da Kindu e [[Uvira]] entro la fine del mese, mentre i ribelli subirono una battuta d'arresto davanti [[Bukavu]], difesa con successo da un'unità dello ANC sotto il comando del colonnello [[Léonard Mulamba]]<ref name=Mockler-188 />. Se nelle prime fasi della rivolta la massa dei guerrieri simba era dotata solo di armi improvvisate, gli armamenti catturati ai reparti dello ANC sconfitti e quelli pervenuti dagli alleati cinesi rendevano ora i ribelli una forza molto più temibile: il 5 agosto i simba espugnarono Stanleyville e, mentre Gaston Soumialot proclamava la nascita dell'Armée Nationale de Libération (ANL) con sé stesso come comandante, altri contingenti si infiltrarono lungo il corso superiore del [[Congo (fiume)|fiume Congo]] andando a catturare [[Lisala]] e [[Mbandaka|Coquilhatville]], nel nord-ovest<ref name=globalsecurity />. Il 5 settembre 1964 il CNL proclamò a Stanleyville la nascita della "Repubblica popolare del Congo" con Christophe Gbenye come presidente, estesa su quasi metà del paese: il suo governo ottenne quasi subito il riconoscimento ufficiale di un gran numero di nazioni africane come Algeria, Egitto e [[Tanzania]]<ref>Jon Lee Anderson, ''Che: A Revolutionary Life'', New York, Grove Press, 1997, pp. 610-11. ISBN 0-8021-1600-0.</ref>.
 
=== La riconquista dei governativi e la sconfitta dei Simbaribelli ===
[[File:Dragonrouge1.jpg|thumb|left|Soldati belgi all'aeroporto di Stanleyville durante l'operazione Dragon Rouge]]
A dispetto dei molti successi sul campo di battaglia e del riconoscimento internazionale, il governo alternativo di [[Stanleyville]] fallì totalmente nel proporsi come autorità alternativa a quella di Léopoldville: spazzato via il già debole sistema amministrativo preesistente, Gbenye non fu in grado di ricostruirne uno adeguato epoiché [[corruzione]], inefficienzeinefficienza amministrativa e rivalità etniche tra le varie tribù che avevano aderito alla rivolta provocarono malcontento e un rapido declino di popolarità del movimento dei simbaSimba; la stessa leadership del CNL si spaccò al suo interno tra dispute personali e contrasti sul miglior modo di portare avanti la rivolta.<ref name=globalsecurity />.
 
[[File:Dragon Rouge hostage.jpg|thumb|Civili europei sono evacuati da Stanleyville al termine dell'operazione di soccorso belga-statunitense]]
 
Il momento di crisi del movimento dei simba giunse proprio mentre le riorganizzate forze dell'[[Forces Armées de la République Démocratique du Congo|esercito congolese]] davano inizio alla riconquista delle regioni orientali: con alla testa i mercenari del Commando 5 e sostenuti da uno schiacciante supporto aereo, i governativi ripresero Lisala e Coquilhatville il 15 settembre 1964 e [[Boende]] il 24 ottobre seguente, allontanando la minaccia dei ribelli dalle regioni occidentali; la controffensiva si spinse verso est, e il 6 novembre anche Kindu fu riconquistata<ref name=globalsecurity />. Vanderwalle trasferì per via aerea una notevole forza a Bukavu, e a metà novembre iniziò la sua marcia verso [[Stanleyville]]; preso dal panico, il governo rivoluzionario ordinò di arrestare tutti gli europei ancora presenti nel Congo orientale (principalmente missionari e belgi ivi residenti) e di trattenerli come ostaggi nella sua capitale<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 191}}.</ref>. Per tutta risposta i governi occidentali si fecero promotori di un nuovo intervento militare in Congo: il 24 novembre 1964, 350 paracadutisti della "[[Brigata Para-Commando]]" al comando del colonnello [[Charles Laurent]], trasportati da aerei della [[322d Airlift Division]] statunitense, si lanciarono sull'aeroporto di Stanleyville (operazione Dragon Rouge), mentre un'analoga missione (operazione Dragon Noir) aveva luogo a [[Isiro|Paulis]], più a nord; quando infine la colonna terrestre di Vanderwalle, ritardata da numerose imboscate dei simba, raggiunse Stanleyville il 25 novembre, trovò la città già in mano alle forze belghe e gran parte degli ostaggi liberati.<ref name=Mockler-192>{{cita|Mockler 2012|p. 192}}.</ref>
 
Per tutta risposta i governi occidentali si fecero promotori di un nuovo intervento militare in Congo: il 24 novembre 1964, 350 paracadutisti belgi della "[[Brigata Para-Commando]]" al comando del colonnello [[Charles Laurent]], trasportati da aerei della [[322d Airlift Division]] statunitense, si lanciarono sull'aeroporto di Stanleyville (operazione Dragon Rouge), mentre un'analoga missione (operazione Dragon Noir) aveva luogo a [[Isiro|Paulis]], più a nord; quando infine la colonna terrestre di Vanderwalle, ritardata da numerose imboscate dei simba, raggiunse Stanleyville il 25 novembre, trovò la città già in mano alle forze belghe e gran parte degli ostaggi liberati.<ref name=Mockler-192>{{cita|Mockler 2012|p. 192}}.</ref>
La missione ebbe successo nel salvare circa 2.000{{formatnum:2000}} ostaggi stranieri presi dai Simba, ma scatenò violente polemiche: 22 nazioni arabe e africane si fecero promotrici a partire dal 9 dicembre 1964 di una mozione di condanna davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, accusando Belgio e Stati Uniti di aver portato avanti un'azione di stampo [[Neocolonialismo|neo-colonialista]] e contraria al diritto internazionale<ref>{{cita web |url=http://web.idrc.ca/openebooks/963-1/#rch4fn19 |titolo=The responsibility to protect |sito=idrc.ca |accesso=5 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115174323/http://web.idrc.ca/openebooks/963-1/#rch4fn19 |dataarchivio=15 novembre 2014 }}</ref>; il dibattito, molto acceso, durò fino al 30 dicembre, anche se la risoluzione finale ([[Risoluzione 199 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|la numero 199]]) non contenne particolari misure se non un generico appello al ritiro dei mercenari stranieri dal Congo<ref>{{cita web |url=http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/199%281964%29 |titolo=UN Resolution 199 |sito=un.org |accesso=5 aprile 2013}}</ref>.
 
La caduta di Stanleyville in mano ai governativi rappresentò comunque il colpo di grazia alla rivolta: dalla città colonne motorizzate di truppe dell'esercito congolese si sparsero per tutte le provincie orientali, riuscendo infine a chiudere entro la fine dell'anno lo strategico confine con il [[Sudan]], principale via di rifornimento dei ribelli; combattimenti anche molto aspri e una [[guerriglia]] endemica perdurarono ancora per diversi mesi, in particolare nella regione di Fizi, lungo il [[lago Tanganika]], ma per l'ottobre del 1965 la [[rivolta dei simbaSimba]] poté dirsi domata<ref name=Mockler-192 />. Gbenye e Soumialot andarono in esilio a [[Il Cairo]], mentre Mulele trovò rifugio a [[Brazzaville]]: quest'ultimo rientrò in patria nell'ottobre del 1968 dietro promessa di una [[amnistia]], ma fu immediatamente arrestato, processato sommariamente e infine pubblicamente giustiziato, fatto che provocò la rottura delle relazioni diplomatiche tracon Léopoldvillela e[[Repubblica Brazzavilledel Congo]].<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/mulele/ |titolo= Mulele, Pierre |sito=treccani.it |accesso=5 aprile 2013}}</ref>.
 
== Le conseguenze ==
=== Il colpo di Stato di Mobutu ===
{{vedi anche|Zaire|Rivolta dei mercenari (1967)}}
[[File:Mobutu.jpg|thumb|left|upright|[[Mobutu Sese Seko]], presidente-dittatore dello [[Zaire]] dal 1965 al 1997]]
Tra il 18 marzo e il 30 aprile 1965 il Congo sostenne le sue seconde elezioni generali per la nomina dei 167 rappresentati dell'assemblea generale: problemi vari e accuse di brogli portarono la corte d'appello nazionale a disporre l'annullamento e la ripetizione delle elezioni in sei distretti elettorali (tutti nelle regioni orientali), ripetizione che si svolse tra l'8 e il 22 agosto seguenti con solo poche differenze nei risultati rispetto alla precedente tornata<ref name=elez-1965-1>{{cita web |url=http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election2.htm |titolo=DRC: Electoral Operation of the 1965 election |sito=eisa.org.za |accesso=6 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100902212153/http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election2.htm |dataarchivio=2 settembre 2010 }}</ref>. A dispetto di quelle del 1960, in queste elezioni si assistette a un tentativo di riunire i frammentati partiti congolesi in grandi coalizioni, e la [[Convention Nationale Congolaise]] (CONACO, formata da 49 partiti riuniti attorno alla vecchia CONAKAT di Ciombe) guidata dal primo ministro [[Moise Ciombe]] si assicurò la maggioranza con 122 seggi<ref name=elez-1965-1 />; all'atto di insediamento del nuovo parlamento nell'ottobre seguente, tuttavia, diversi partiti del CONACO si sfilarono dall'alleanza e formarono un nuovo gruppo ([[Front Démocratique Congolais]], FDC) sotto l'ex ministro degli Interni del governo di Ciombe, [[Victor Nendaka]], che si assicurò la maggioranza al Senato<ref name=elez-1965-2>{{cita web |url=http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election3.htm |titolo=DRC: Constitutional Crisis between Kasavubu and Tshombe |sito=eisa.org.za |accesso=6 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100902212158/http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election3.htm |dataarchivio=2 settembre 2010 }}</ref>. Preoccupato per la crescita di popolarità di Ciombe, unsuo possibile avversario per le imminenti elezioni presidenziali, [[Joseph Kasa-Vubu]] conferì l'incarico di primo ministro a un esponente del FDC, [[Evariste Kimba]]; Kimba si presentò alle camere riunite il 14 novembre 1965 per ricevere il voto di fiducia ma, con il CONACO di Ciombe ancora in maggioranza nell'assembleaAssemblea nazionale, andò incontro ad una bocciatura: Kasa-Vubu, tuttavia, invece di designare un altro candidato rifiutò il voto del parlamento e si limitò a riconfermare l'incarico a Kimba<ref name=elez-1965-2 />.
 
Davanti allo stallo politico, il 25 novembre 1965 il generale [[Mobutu]] condusse un nuovo colpo di Stato incruento a [[Léopoldville]]; imponendo uno [[stato di emergenza]], Mobutu obbligò sia [[Joseph Kasa-Vubu]] che [[Moise Ciombe]] a lasciare il potere: il primo fu posto agli arresti domiciliari nella sua casa di [[Boma (Repubblica Democratica del Congo)|Boma]], mentre il secondo lasciò nuovamente il paese alla volta della Spagna.<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 193}}.</ref>
Tra il 18 marzo e il 30 aprile 1965 il Congo sostenne le sue seconde elezioni generali per la nomina dei 167 rappresentati dell'assemblea generale: problemi vari e accuse di brogli portarono la corte d'appello nazionale a disporre l'annullamento e la ripetizione delle elezioni in sei distretti elettorali (tutti nelle regioni orientali), ripetizione che si svolse tra l'8 e il 22 agosto seguenti con solo poche differenze nei risultati rispetto alla precedente tornata<ref name=elez-1965-1>{{cita web |url=http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election2.htm |titolo=DRC: Electoral Operation of the 1965 election |sito=eisa.org.za |accesso=6 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100902212153/http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election2.htm |dataarchivio=2 settembre 2010 }}</ref>. A dispetto di quelle del 1960, in queste elezioni si assistette a un tentativo di riunire i frammentati partiti congolesi in grandi coalizioni, e la [[Convention Nationale Congolaise]] (CONACO, formata da 49 partiti riuniti attorno alla vecchia CONAKAT di Ciombe) si assicurò la maggioranza con 122 seggi<ref name=elez-1965-1 />; all'atto di insediamento del nuovo parlamento nell'ottobre seguente, tuttavia, diversi partiti del CONACO si sfilarono dall'alleanza e formarono un nuovo gruppo ([[Front Démocratique Congolais]], FDC) sotto l'ex ministro degli Interni del governo di Ciombe, [[Victor Nendaka]], che si assicurò la maggioranza al Senato<ref name=elez-1965-2>{{cita web |url=http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election3.htm |titolo=DRC: Constitutional Crisis between Kasavubu and Tshombe |sito=eisa.org.za |accesso=6 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100902212158/http://www.eisa.org.za/WEP/drc1965election3.htm |dataarchivio=2 settembre 2010 }}</ref>. Preoccupato per la crescita di popolarità di Ciombe, un possibile avversario per le imminenti elezioni presidenziali, Kasa-Vubu conferì l'incarico di primo ministro a un esponente del FDC, [[Evariste Kimba]]; Kimba si presentò alle camere riunite il 14 novembre 1965 per ricevere il voto di fiducia ma, con il CONACO di Ciombe ancora in maggioranza nell'assemblea nazionale, andò incontro ad una bocciatura: Kasa-Vubu, tuttavia, invece di designare un altro candidato rifiutò il voto del parlamento e si limitò a riconfermare l'incarico a Kimba<ref name=elez-1965-2 />.
 
Intanto i reparti di [[mercenario|mercenari]] europei al servizio della [[Repubblica Democratica del Congo]] si ammutinarono contro il governo del generale [[Mobutu Sese Seko]], da poco insediatosi alla guida del paese dopo il [[colpo di Stato]], insieme ad altri reparti di soldati congolesi, composti in maggioranza da membri delle ex forze armate dello stato secessionista del [[Katanga (stato)|Katanga]].
Davanti al nuovo stallo politico, il 25 novembre 1965 il generale Mobutu condusse un nuovo colpo di stato incruento a [[Léopoldville]]; imponendo uno [[stato di emergenza]], Mobutu obbligò sia Kasa-Vubu che Ciombe a lasciare il potere: il primo fu posto agli arresti domiciliari nella sua casa di [[Boma (Repubblica Democratica del Congo)|Boma]], dove poi morì il 24 marzo 1969, mentre Ciombe lasciò nuovamente il paese alla volta della Spagna<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 193}}.</ref>. Mobutu ben presto instaurò un regime dittatoriale sul paese, e il suo [[Movimento Popolare della Rivoluzione]], fondato nell'aprile del 1967, divenne l'unico partito legale; in ossequio alla politica della ''Authenticité'', tendente a cancellare ogni traccia del passato coloniale della nazione, il paese fu rinominato "[[Zaire]]" e diverse città cambiarono toponimo. La nuova costituzione, approvata nel giugno del 1967, conferì a Mobutu la carica di [[capo di stato]] e [[capo di governo|di governo]], il comando delle forze armate e della polizia, notevoli funzioni legislative, le principali funzioni di politica estera e la possibilità di nominare e rimuovere dal loro incarico i governatori delle province e i giudici anche delle supreme magistrature. Lo Zaire di Mobutu divenne un esempio di "[[cleptocrazia]]": le ricche risorse naturali del paese e i cospicui aiuti internazionali servirono in gran parte ad accrescere le finanze personali del presidente-dittatore e dei suoi accoliti, mentre il grosso della popolazione visse in uno stato di miseria e di corruzione dilagante<ref>{{cita web|url= http://www.guardian.co.uk/world/2004/mar/26/indonesia.philippines |titolo=Suharto, Marcos and Mobutu head corruption table with $50bn scams |sito=guardian.co.uk |accesso=6 aprile 2013}}</ref>.
 
=== La rivolta dei mercenari ===
La presa del potere da parte di Mobutu non fu senza opposizione. Il 23 luglio 1966 un reggimento dello ANC composto da ex gendarmi katanghesi si ammutinò a Stanleyville sotto la guida di un capitano belga, Wauthier: gli ammutinati si impossessarono di parte della città ma fallirono nel convincere le unità di mercenari europei ivi presenti (in particolare il Commando 6 di Denard) a unirsi alla rivolta. Dopo confusi negoziati i mercenari europei scelsero di rimanere fedeli al governo di Léopoldville, Wauthier fu ucciso e la rivolta domata nel giro di pochi giorni; Ciombe, incolpato del tentativo di golpe, fu condannato in [[contumacia]] alla pena di morte<ref>{{cita|Mockler 2012|pp. 195-196}}.</ref>. Il ruolo ambiguo tenuto dai mercenari, oltre che il desiderio di migliorare la sua immagine presso i governi africani, spinse Mobutu a progettare lo scioglimento dei reparti formati da stranieri<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 197}}.</ref>; il 30 giugno 1967 l'aereo su cui Ciombe stava viaggiando fu dirottato e costretto ad atterrare ad [[Algeri]], dove l'ex primo ministro fu posto agli arresti: per tutta risposta il 5 luglio seguente le principali unità di mercenari stranieri e i rimanenti reparti di ex gendarmi katanghesi si ammutinarono sotto la guida di Schramme e Denard. I ribelli si impossessarono di diverse città nelle regioni orientali, tra cui Stanleyville e Bukavu, ma con Ciombe agli arresti il movimento era privo di una credibile guida politica e fu ben presto sconfitto dalla controffensiva dei mobutisti: il 5 novembre 1967 Schramme e i resti delle sue truppe si ritirarono in Burundi, mentre un tentativo di Denard di sobillare la rivolta in Katanga si concluse senza troppi risultati entro il 7 novembre seguente<ref>{{cita|Mockler 2012|pp. 200-205}}.</ref>. Agli europei sopravvissuti fu concesso di rientrare nei paesi di origine mentre i katanghesi furono rimpatriati e quasi tutti giustiziati nei mesi seguenti; Ciombe morì ad Algeri il 29 giugno 1969, e sebbene le autorità affermarono che si trattò di un decesso per cause naturali forti sono i sospetti di un suo assassinio<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 204}}.</ref>
{{Vedi anche|RepubblicaRivolta Democraticadei delmercenari in Congo}}
La presa del potere da parte di Mobutu non fu senza opposizione: il 23 luglio 1966 un reggimento dello ANC composto da ex gendarmi katanghesi si ammutinò a [[Stanleyville]] sotto la guida di un capitano belga, Wauthier: gli ammutinati si impossessarono di parte della città ma fallirono nel convincere le unità di mercenari europei ivi presenti (in particolare il Commando 6 di Denard) a unirsi alla rivolta. Dopo confusi negoziati i mercenari europei scelsero di rimanere fedeli al governo di Léopoldville, Wauthier fu ucciso e la rivolta domata nel giro di pochi giorni; Ciombe, incolpato del tentativo di golpe, fu condannato in [[contumacia]] alla [[pena di morte]].<ref>{{cita|Mockler 2012|pp. 195-196}}.</ref>
 
Il ruolo ambiguo tenuto dai mercenari, oltre che il desiderio di migliorare la sua immagine presso i governi africani, spinse Mobutu a progettare lo scioglimento dei reparti formati da stranieri;<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 197}}.</ref> il 30 giugno 1967 l'aereo su cui Ciombe stava viaggiando fu dirottato e costretto ad atterrare ad [[Algeri]], dove l'[[Moise Ciombe|ex primo ministro]] fu posto agli arresti,
Mobutu continuò a governare lo Zaire con metodi dittatoriali fino al maggio del 1997, quando dovette lasciare il paese a seguito della sconfitta contro i ribelli della "[[Alliance des Forces Démocratiques pour la Libération du Congo-Zaïre]]" di [[Laurent-Désiré Kabila]] al termine della cosiddetta "[[prima guerra del Congo]]"; malato di cancro, Mobutu morì a [[Rabat]] il 7 settembre 1997.
 
Per tutta risposta il 5 luglio seguente le principali unità di mercenari stranieri e i rimanenti reparti di ex gendarmi katanghesi si ammutinarono sotto la guida di Schramme e Denard.
I ribelli si impossessarono di diverse città nelle regioni orientali, tra cui [[Stanleyville]] e [[Bukavu]], ma con Ciombe agli arresti il movimento era privo di una credibile guida politica e fu ben presto sconfitto dalla controffensiva dei mobutisti: il 5 novembre 1967 Schramme e i resti delle sue truppe si ritirarono in Burundi, mentre un tentativo di Denard di sobillare la rivolta in Katanga si concluse senza troppi risultati entro il 7 novembre seguente<ref>{{cita|Mockler 2012|pp. 200-205}}.</ref>. Agli europei sopravvissuti fu concesso di rientrare nei paesi di origine mentre i katanghesi furono rimpatriati e quasi tutti giustiziati nei mesi seguenti.
 
=== Lo Zaire e la nuova costituzione ===
{{Vedi anche|Zaire}}
Davanti al nuovo stallo politico, il 25 novembre 1965 il generale Mobutu condusse un nuovo colpo di stato incruento a [[Léopoldville]]; imponendo uno [[stato di emergenza]], Mobutu obbligò sia Kasa-Vubu che Ciombe a lasciare il potere: il primo fu posto agli arresti domiciliari nella sua casa di [[Boma (Repubblica Democratica del Congo)|Boma]], dove poi morì il 24 marzo 1969, mentre Ciombe lasciò nuovamente il paese alla volta della Spagna<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 193}}.</ref>. Mobutu ben presto instaurò un regime dittatoriale sul paese, e il suo [[Movimento Popolare della Rivoluzione]], fondato nell'aprile del 1967, divenne l'unico partito legale; in ossequio alla politica della ''Authenticité'', tendente a cancellare ogni traccia del passato coloniale della nazione, il paese fu rinominato "[[Zaire]]" e diverse città cambiarono toponimo. La nuova costituzione, approvata nel giugno del 1967, conferì a Mobutu la carica di [[capo di stato]] e [[capo di governo|di governo]], il comando delle forze armate e della polizia, notevoli funzioni legislative, le principali funzioni di politica estera e la possibilità di nominare e rimuovere dal loro incarico i governatori delle province e i giudici anche delle supreme magistrature. Lo Zaire di Mobutu divenne un esempio di "[[cleptocrazia]]": le ricche risorse naturali del paese e i cospicui aiuti internazionali servirono in gran parte ad accrescere le finanze personali del presidente-dittatore e dei suoi accoliti, mentre il grosso della popolazione visse in uno stato di miseria e di corruzione dilagante.<ref>{{cita web|url= http://www.guardian.co.uk/world/2004/mar/26/indonesia.philippines |titolo=Suharto, Marcos and Mobutu head corruption table with $50bn scams |sito=guardian.co.uk |accesso=6 aprile 2013}}</ref> Intanto Ciombe morì ad Algeri il 29 giugno 1969, e sebbene le autorità abbiano affermato trattarsi di un decesso per cause naturali forti sono i sospetti di un suo assassinio.<ref>{{cita|Mockler 2012|p. 204}}.</ref>
 
Nella seconda metà degli anni '70 il sud del Paese fu attraversato da due conflitti denominati [[Prima guerra dello Shaba|guerra dello Shaba]], con il secondo che vide anche l'intervento francese e belga.
Mobutu continuò a governare lo Zaire con metodi dittatoriali fino al maggio del 1997, quando dovette lasciare il paese a seguito della sconfitta contro i ribelli della "[[Alliance des Forces Démocratiques pour la Libération du Congo-Zaïre]]" di [[Laurent-Désiré Kabila]] al termine della cosiddetta "[[prima guerra del Congo]]"; malato di cancro, Mobutu morì a [[Rabat]] il 7 settembre 1997.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro |autore=Anthony Mockler |titolo=Storia dei mercenari |editore=Odoya |anno=2012 |ISBN = 978-88-6288-153-1 |cid=Mockler 2012}}
* {{cita libro |autore=LarryIppolito DevlinEdmondo Ferrario |titolo=ChiefMercenari. ofGli station,italiani in Congo : a memoir of 1960-67 |editore=New YorkMilano: PublicAffairsMursia|anno=20072009 |ISBN = 1-58648-405-29788842541097}}
* {{cita libro |autore=Larry Devlin |titolo=Chief of station, Congo : a memoir of 1960-67 |url=https://archive.org/details/chiefofstationco0000devl |città=New York|editore=[[PublicAffairs]]|anno=2007 |ISBN = 1-58648-405-2}}
 
== ;Filmografia ==
* ''Cuba, une odyssée africaine'', di Jihan El Tahri, Francia, 2007
* ''La battaglia di Jadotville'', di Richie Smith, USA, 2016
 
== Voci correlate ==
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* [[Congo Belga]]
* [[Eccidio di Kindu]]
* [[GuerrePrima civiliguerra indel Congo]]
* [[RepubblicaSeconda Popolareguerra del Congo]]
* [[Mike Hoare]]
* [[Repubblica Popolare del Congo]]
* [[Repubblica Democratica del Congo]]
* [[Rivolta dei mercenari (1967)]]
* [[Rivolta dei Simba]]
* [[Stato del Katanga]]
* [[Prima guerra dello Shaba]]
* [[Seconda guerra dello Shaba]]
 
== Altri progetti ==
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{{Conflitti in Africa}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|africaAfrica Centrale|guerra fredda|storia}}
 
[[Categoria:Guerre in Africa]]
[[Categoria:Storia della Repubblica Democratica del Congo]]
[[Categoria:Crisi del Congo| ]]