Alla sera: differenze tra le versioni

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|annoorig = 1803
|genere = sonetto
|lingua = itavolgare fiorentino
}}
 
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== Testo e parafrasi ==
{{Poesia|titolo=Alla sera / Parafrasi
|Forse perché della fatal quïete / O sera, forse giungi a me così gradita |tu sei l'immago a me sì cara vieni / perché sei l'immagine della morte
|tu sei l'immago a me sì cara vieni / perché sei l'immagine della morte
|o Sera! E quando ti corteggian liete / Sia quando ti accompagnano lietamente
|le nubi estive e i zeffiri sereni, / le nuvole estive e i piacevoli venticelli primaverili,
|*e quando dal nevoso aere inquïete / sia quando dal cielo nevoso,
|tenebre e lunghe all'universo meni / riversi sul mondo tenebre minacciose e lunghe
|sempre scendi invocata, e le secrete / sempre scendi [da me] invocata, e occupi
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|*Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme / Mi fai vagare con i miei pensieri nella direzione
|che vanno al nulla eterno; e intanto fugge / che va [fino] al nulla eterno, e intanto trascorre
|questo reo tempo, e van con lui le torme / questo tempo malvagio,colpevole eche consi luiconsuma passanocon le schiereme,
|*delle cure onde meco egli si strugge; / deglie affannicon perlui cuipassano eglile sischiere distruggedegli insieme a meaffanni;
|e mentre io guardo la tua pace, dorme / e mentre io contemplo la tua pace, si placa
|quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. / quello spirito combattivo che freme dentro di me.}}
 
== Contenuti ==
Pubblicato nell'aprile del 1803 e composto neinel seinovembre mesiprecedente, che precedono questa data,Ugo Foscolo dedica questo sonetto alla [[sera]], momento della giornata che gli induce una profonda meditazione sulla [[morte]].
[[File:Caspar David Friedrich - Abend (1824).jpg|thumb|[[Caspar David Friedrich]], ''Sera'' (1824); olio su cartone, 20 x 27.5 cm, Kunsthalle Mannheim]]
 
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E così prima di lui avevano scritto anche Young nella ''Notte'' (“O notte, o silenzio, o nulla, compagni terribili, indivisibili ed eterni. Ciascuno de’ miei pensieri è un pugnale, che mi trafigge il seno”) e Monti negli ''Sciolti a don Sigismondo Chigi''. Tuttavia i due autori avevano affrontato l’idea del nulla in una concezione spiritualistica contrapponendola invece all’idea di immortalità. Foscolo è dunque il primo, già con ''Al Sole'', a proporre il superamento del nulla con la stessa concezione della morte.
 
Scrive Di Benedetto, il Foscolo scopre la positività di per sé del nulla. La contemplazione della sera, alta esperienza estetica, porta il poeta a “vagar” con i pensieri “su l’orme che vanno al nulla eterno”. L’associazione più forte è dunque quella della sera con il poeta e con il vagare dei suoi pensieri: il pensiero che porta al nulla eterno si associa infatti con una situazione in cui tensioni interne e passioni si placano e trovano riposo.<ref name=":0">{{Cita libro|autore-capitolo=Vincenzo Di Benedetto|titolo=Lo scrittoio di Ugo Foscolo|anno=1990|editore=Giulio Einaudi editore|città=Torino|pp=5-19|capitolo=Il modello rovesciato|ISBN=88-06-11714-9}}</ref>
 
Per pura associazione analogica, evitando ogni collegamento logico, Foscolo fa corrispondere l’alto momento di contemplazione della sera a una situazione serena che in modo diretto e intuitivo è anche il momento della morte, la quale si insinua come percezione, ''imago'', un fantasma mai descritto se non come contemplazione e intuizione del tutto: dell’indefinito e dell’infinito, di ciò che non è tempo ma è poesia. Un annullamento analogo a quello di Saffo nell’ode ''[[All'amica risanata|All’amica risanata]]'', presentata proprio quando si inserisce il motivo apparentemente in contrasto della morte, ma in realtà coerente perché corrispondente - come già ripetuto - al momento della contemplazione più elevata, rappresentando la necessità incombente di uscire dai limiti della finitezza e del tempo.
 
La stessa idea della morte come ''imago'' è citata in [[Omero]] con il termine greco εἴδωλον, riferendosi al momento in cui Ulisse ha cercato invano di abbracciare la madre Proserpina nell’Ade (“tre volte tentai di abbracciarla, l’animo me lo comandava, / e tre volte sfuggì alle mie mani come un’ombra o un sogno / sei forse un’''immagine ingannevole'' inviata da Proserpina / per tormentarmi ancora?”) e nell’''Eneide'' in riferimento all’abbraccio fra AchilleEnea e Anchise (“Così ricordando, insieme rigava il volto di molto pianto: / Tre volte tentò lì di gettargli le braccia al collo; / tre volte l’''immagine'' invano / afferrata sfuggì alle mani, / uguale ai leggeri venti e molto simile al sogno”).
 
=== Il ciclo lucreziano ===
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Resta comunque intatta l’immagine del tempo che fugge, evidentemente ripresa dalle ''Georgiche'' di Virgilio in un passo (“ma fugge intanto, fugge irrecuperabile il tempo” III, 284) poi tradotto anche da Petrarca in ''Rime'' 264 (“e parte il tempo fugge”). Ma anche stavolta in Virgilio e Petrarca il fuggire del tempo è visto con rimpianto: per Virgilio è il rimpianto di non poter portare a termine ogni progetto, per Petrarca il rammarico di non occuparsi adeguatamente di se stesso e della sua anima di cristiano.
 
Foscolo allora rovescia i suoi modelli precedenti caricando il fuggire del tempo di una valenza positiva: il tempo nonostante sia “reo”, malvagio (e non più irrecuperabile come in Virgilio), non è più un motivo di rimpianto a causa del suo dileguarsi, ma corrisponde a un processo di acquetamentoacquietamento delle passioni interne. Foscolo, a differenza degli altri due autori, non ha infatti un disegno progettuale, non ha un futuro davanti a sé, e proprio questo che costituisce il fondamento di un senso nuovo del tempo.
 
Lo stesso scrive ad Antonietta Fagnani Arese: “Ho tante ragioni per fuggire la società, e la vita mi costa ogni dì tante lagrime, ch’io non aspetto se non il momento di dire addio a tutto il mondo e di terminare i miei ''tormenti'' e i miei giorni”. I tormenti citati nella lettera non sono altro che “le torme delle cure” che il tempo porta via con sé nel sonetto: l’insieme degli affanni dunque che secondo Foscolo (commento alla ''Chioma di Berenice'') sono causa dell’ipocondria descritta da Ovidio, per il quale l’angoscia può essere diluita con lo scorrere del tempo. Così anche in Virgilio “il Lutto e gli Affanni” sono troncati dall’arrivo del “Sonno, parente della morte” e della “Guerra, portatrice di morte” (''Eneide'', vv. 274-282).<ref name=":0" />
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Il “sacro ed eterno silenzio” della lettera si può dunque accostare al “nulla eterno” del sonetto; e con un procedimento analogo, anche nella lettera la prospettiva di terminare i propri tormenti e la propria vita è messa a confronto con la guerra interiore nella quale Foscolo è coinvolto.<ref name=":0" />
 
=== Confronto con la bozza poetica ''E tu scendevi o Voluttà'' ===
[[Vincenzo Di Benedetto]] ha fatto notare alcuni potenziali collegamenti fra il presente sonetto e un abbozzo poetico - ''E tu scendevi o Voluttà'' - che si ritiene scritto intorno al 1799-1800.
{{Citazione|E tu scendevi o Voluttà
 
O voluttà madre della natura<br/>
Bella Venere, sola divinità<br/>
Che in Grecia invocava Epicuro<br/>
E che dal Caos cacciando la notte oscura<br/>
Donavi la vita, e la fecondità<br/>
Il sentimento e la felicità<br/>
A questa folla innumerabile cattiva<br/>
D’esseri mortali, a una sola tua voce.<br/>
Tu - - con [uno sguardo] un sorriso [il di]<br/>
Disarmi il dio della [Guerra], e fai tacere<br/>
[La folgore] il tuono e le folgori del<br/>
Re de’ Cieli mentre egli sospira fra le tue braccia.<br/>
Te dea fuggono i venti e le tempeste:<br/>
- - - riverenti allor che passi<br/>
Facendo nascere sotto a tuoi pie’<br/>
tutti i piaceri che consolano la terra.|Ugo Foscolo, E tu scendevi o Voluttà, 1799-1800 c.a., dai manoscritti foscoliani della Biblioteca Nazionale di Firenze}}
L’immagine dello scendere della Voluttà trova un riscontro preciso nello scendere della sera, anzi il frammento permette di approfondire il carattere religioso di “sempre scendi invocata”. Già era comune nella tradizione letteraria l’idea dello “scendere” collegata a quella del piacere, ma in questo caso la novità consiste nel fatto che la Voluttà alla quale è associata l’idea dello scendere è considerata esplicitamente come una “divinità” ed è oggetto di invocazione: la dimensione religiosa è dunque prevalente. Ma il “sempre […] invocata” di ''Alla Sera'' può anche confrontarsi con l’invocazione alla luna nell’''Ortis'': “Ti ho sempre salutata mentre apparivi a consolare la muta solitudine della terra” (271).
 
Il sonetto ''Alla Sera'', per concludere, può considerarsi più maturo del frammento alla Voluttà: nella bozza poetica infatti l’invocazione è affidata ad Epicuro e si svolge dunque nel passato, mentre nel sonetto l’invocazione è del poeta stesso e lo scendere della sera è interiorizzato, riproducendo il ritmo stesso dell’esistere quotidiano.<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=Vincenzo Di Benedetto|titolo=Lo scrittoio di Ugo Foscolo|edizione=Giulio Einaudi editore|data=1990|città=Torino|pp=93-96|capitolo=Un testo poetico inedito|ISBN=88-06-11714-9}}</ref>
 
== Analisi del testo ==
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* numerosi [[enjambement]]: «della fatal quïete / tu sei l'immago» (vv. 1-2); «a me sì cara vieni / o Sera!» (vv. 2-3); «inquïete / tenebre e lunghe» (vv. 5-6); «le secrete / vie del mio cor» (vv. 7-8); «su l'orme / che vanno al nulla eterno» (vv. 9-10); «fugge / questo reo tempo» (vv. 10-11); «le torme / delle cure» (vv. 11-12); «dorme / quello spirto guerrier» (vv. 13-14);
* una [[sineddoche]]: «zeffiri» (v. 4);
* due [[metafora|metafore]], una al v. 1 («fatal quïete») e una al v. 11 («torme»). Di «fatal quïete», connotante la [[morte]], si è già parlato nel paragrafo ''Contenuti''; «torme», vocabolo tipico delle ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'', indica invece gli affanni, descritti come schiere, che hanno logorato la vita deldi Foscolo.<ref name=xi/>
* due [[ossimoro|ossimori]]: «fatal quïete» (v. 1) e «nulla eterno» (v. 10);
* [[allitterazione|allitterazioni]] ai vv. 9-11, con il ripetersi della v, e nei vv. 12-14, con il ripetersi della r.
* un'[[antitesi]] all'ultimo verso: «e mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge»
* un'[[anafora (figura retorica)|anafora]] ai vv. 3 e vv. 5 «E quando».
 
== Note ==
<references/>
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|http://www.italialibri.net/opere/allasera.html|Analisi critica di ''Alla sera''}}