Eugenio Colorni: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica}}
{{Bio
|Nome = Eugenio
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}}
 
Oltre che per le sue opere filosofiche, Colorni è noto come uno dei massimi promotori del [[federalismo]] europeo]]: mentre era [[confino|confinato]], in quanto [[Partito socialista italiano|socialista]] e [[antifascismo in Italia|antifascista]], nell'[[isola di Ventotene]], partecipò con [[Altiero Spinelli]] ed [[Ernesto Rossi]], anch'essi lì confinati, alla scrittura del ''[[Manifesto di Ventotene|Manifesto per un’Europaun'Europa libera e unita]]'', che poi da quel luogo prese il nome.
 
In seguito, nella [[Occupazione tedesca di Roma|Roma]] occupata dai [[nazismo|nazisti]], curò l'introduzione e la pubblicazione clandestina di questo documento fondamentale per lo sviluppo dell'idea federalista europea.
 
== Biografia ==
Colorni nacque a [[Milano]] il 22 aprile del [[1909]] da una famiglia [[Ebrei|ebraica]]. Il padre, Alberto Colorni, era un commerciante originario di [[Mantova]], mentre la madre, Clara Pontecorvo, [[Milano|milanese]] di famiglia [[pisa]]na, era zia del fisico nucleare [[Bruno Pontecorvo]], del regista [[Gillo Pontecorvo|Gillo]], del genetista [[Guido Pontecorvo|Guido]] e del giurista [[Tullio Ascarelli]].

Si sposò con [[Ursula Hirschmann]], un'[[Ebreiebrei tedeschi|ebrea]] [[Germania|tedesca]], sorella dell'[[economista]] [[Albert O. Hirschman|Albert O. Hirschmann]]n, e da cui ebbe 3tre figlie: EvaSilvia, [[Renata Colorni|Renata]] eed SilviaEva Colorni.
 
=== Formazione ===
Colorni frequentò il [[Liceoliceo Ginnasioginnasio Statalestatale Alessandro Manzoni]] di Milano. Durante gli anni del liceo, si appassionò al ''[[Breviario di estetica]]'' di [[Benedetto Croce]]. La sua formazione adolescenziale - come raccontò egli stesso nella ''Malattia filosofica'' - fu influenzata dal rapporto intrattenuto con i cugini Enrico, [[Enzo Sereni]] ed [[Emilio Sereni]], tutti più grandi di lui. Fu Enzo, che era un convinto [[Sionismo socialista|socialista sionista]], ada esercitare su di lui una forte influenza ideale e religiosa, tanto da far avvicinare il quattordicenne Eugenio, seppur per breve tempo, al [[sionismo]].<ref>Numerosi sono i riferimenti a Colorni nel carteggio tra i fratelli Sereni: Cfr. Enzo Sereni, Emilio Sereni, ''Politica e utopia. Lettere 1926-1943'', a cura di D. Bidussa e M. G. Meriggi, La Nuova Italia, 2000.</ref>.
 
Nel [[1926]] si iscrisse presso la facoltà milanese di Letterelettere e filosofia. [[Giuseppe Antonio Borgese]] e [[Piero Martinetti]] furono suoi insegnanti prediletti. Col secondo dei due si laureò in [[filosofia]] nel [[1930]], discutendo una tesi su ''Sviluppo e significato dell'individualismo leibniziano''; a [[Gottfried Leibniz|Leibniz]] dedicherà poi gran parte dei suoi studi.
 
Durante il periodo universitario, strinse amicizia con [[Guido Piovene]], che sarà [[giornalista]] e [[scrittore]], amicizia che però verrà interrotta nel [[1931]] per via di certi articoli [[antisemitismo|anti-semitici]] scritti dallo stesso Piovene su ''[[L'Ambrosiano]]''. In quel periodo, Colorni partecipò all'attività dei [[Gruppi goliardici per la libertà]] di [[Lelio Basso]] e [[Rodolfo Morandi]].
 
Nel [[1928]], sotto lo pseudonimo di G. Rosenberg, pubblicò su ''Pietre'', la rivista di Basso, un articolo sull'[[estetica]] di [[Roberto Ardigò]]. Nel [[1930]] si accostò alla divisione milanese del movimento [[antifascismo in Italia|anti-fascistaantifascista]] [[Giustizia e Libertà]]; collaborò in seguito col nucleo [[giellista]] torinese, che fece capo prima a [[Leone Ginzburg]] e poi a [[Vittorio Foa]].
 
Nel [[1931]] incontrò [[Benedetto Croce]], con il quale discusse a lungo.<ref>Stefano Miccolis, ''Eugenio Colorni ventenne e Croce'', Relazione tenuta al convegno su «Eugenio Colorni e la cultura italiana fra le due guerre» (Milano, 15-16 ottobre 2009), organizzato dal [[Consiglio Nazionale delle Ricerche]], pubblicata in ''[[Belfagor (rivista)|Belfagor]]: rassegna di varia umanità'', anno LXV, n. 4, 31 luglio 2010 (n. 388), 2010 (Firenze: L. S. Olschki, 2010), p. 416.</ref>.
 
Nello stesso anno, compì un viaggio di studi in [[Germania]], a [[Berlino]], dove conobbe la futura compagna [[Ursula Hirschmann|Ursula]], che sposò nel [[1935]].
 
Dal [[1931]], cominciò a scrivere recensioni ede articoli per ''[[Il Convegno]]'', ''[[La Cultura (rivista)|La Cultura]]'', ''[[Civiltà Moderna]]'', ''[[Solaria]]'' e la ''[[Rivista di filosofia]]'' di Martinetti. Nel [[1932]] pubblicò, presso la società editrice "La Cultura" di Milano, uno studio critico su ''L'estetica'' di Croce.
 
Tra il [[1932]] ede il [[1933]], fu [[lettorato (università)|lettore]] d'italiano presso l'[[Università di Marburgo]]; con l'avvento del [[nazismo]] in [[Germania]], fu costretto a tornare in [[Italia]].
 
Nel [[1933]], conclusa la tesi di perfezionamento sulla filosofia giovanile di Leibniz, vinse il concorso per l'insegnamento di storia e filosofia nei licei; dopo una prima assegnazione al liceo Grattoni di [[Voghera]], nel [[1934]] ottenne la cattedra di filosofia e pedagogia all'istituto magistrale "Giosuè Carducci" di [[Trieste]]; qui conobbe e frequentò, fra gli altri, [[Umberto Saba]] (ritratto poi in ''Un poeta'') ede anche [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]], [[Bruno Pincherle]] ed [[Eugenio Curiel]].
 
Nel [[1934]], nella collana scolastica che [[Giovanni Gentile]] diresse per [[Sansoni]], pubblicò una traduzione della ''[[Monadologia]]'' di Leibniz, preceduta da una lunga introduzione intitolata ''Esposizione antologica del sistema leibniziano''. Come scrisse [[Eugenio Garin]], «Leibniz lo costrinse ad affrontare studi di logica e di matematica, a rimettere in discussione il modo stesso di concepire la scienza, e i rapporti fra scienza e filosofia. [...] Ripartì da [[Kant]] e dalla problematica kantiana, e meditò sulle conseguenze che la [[fisica teorica]] e la [[psicanalisi]] potevano avere per la dissoluzione di impostazioni filosofiche tradizionali».
 
Quando, come si legge in ''Un poeta'', [[Umberto Saba]] gli domanderà «Perché fa filosofia?», Colorni concluse: «Da quel giorno, io non faccio più filosofia», o come ebbe a dire lo stesso Garin, «In realtà non era la filosofia che rifiutava, ma un orientamento legato a quell'idealismo di cui erano seguaci [...] Croce come Gentile e Martinetti».
 
=== Attività politica ===
A partire dal [[1935]], Colorni intensificò il proprio impegno politico contro il regime fascista.
 
Quando una riuscita operazione di polizia, nel maggio del [[1935]], portò all'arresto di quasi tutto il direttivo giellista torinese, prese contatto con il [[Centro interno socialista]], costituito clandestinamente a [[Milano]] nell'estate del [[1934]] da [[Rodolfo Morandi]], [[Lelio Basso]], [[Lucio Mario Luzzatto]], [[Bruno Maffi]] e altri, come organismo di collegamento dei [[Socialismo|socialisti]] in [[Italia]].
 
Nell'aprile del [[1937]], dopo gli arresti di LuzzatoLuzzatto e Morandi, Colorni divenne, di fatto, il responsabile del Centro.
 
Nell'estate del [[1937]], in occasione del "IX Congresso internazionale di filosofia" di [[Parigi]], ebbe modo d'incontrare di persona [[Carlo Rosselli]], [[Angelo Tasca]], [[Pietro Nenni]] ede altri esponenti della direzione del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], del quale entrò poi a far parte, mantenendosi su un'originale posizione [[Socialismo autonomista|autonomista]]. Con vari pseudonimi, ma soprattutto con quello di Agostini, tra il [[1936]] ede il [[1937]], pubblicò importanti articoli su ''Politica socialista'' e sul ''[[Nuovo Avanti]]''.
 
L'8 settembre del [[1938]], all'inizio della campagna [[Leggi razziali fasciste|razziale]] promossa dal regime, fu arrestato dall'[[OVRA]] a [[Trieste]], in quanto [[ebreo]] ede anti-fascistaantifascista militante, venendo pertanto rinchiuso nel carcere di [[Varese]]. I giornali pubblicarono la notizia con gran risalto, sottolineando che egli «di razza ebraica, manteneva rapporti di natura politica con altri ebrei residenti in Italia e all'estero»; in questa campagna giornalistica contro di lui si distinsero, con articoli di particolare livore anti-semitaantisemita, ''[[Il Piccolo]]'' di Trieste ede il ''[[Corriere della Sera]]''<ref>cfr. [http://www.anpi.it/donne-e-uomini/484/eugenio-colorni la biografia di Eugenio Colorni nel sito web dell'ANPI].</ref>. La sottolineatura sul "complotto ebraico" serviva a giustificare la legislazione anti-semitaantisemita appena varata in Italia dal regime, per potersi così allineare alla linea politica seguita dagli alleati [[Nazismo|nazisti]]. Il [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale]] non riuscì però a imbastire un formale processo nei suoi confronti. Venne quindi assegnato al [[confino]] per la durata massima, ovvero cinque anni.<ref>cfr. Commissione di Trieste, ordinanza del 21.12.1938 contro Eugenio Colorni ("Attività antifascista"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. II, p. 620.</ref>
Il [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale]] non riuscì però ad imbastire un formale processo nei suoi confronti. Venne quindi assegnato al [[confino]] per la durata massima, ovvero cinque anni<ref>cfr. Commissione di Trieste, ordinanza del 21.12.1938 contro Eugenio Colorni ("Attività antifascista"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. II, p. 620</ref>.
 
=== Il confino a Ventotene ===
Dal gennaio del [[1939]] all'ottobre del [[1941]], Colorni fu confinato nell'[[isola di Ventotene]], dove proseguì i suoi studi filosofico-scientifici e discusse intensamente con gli altri compagni confinati, [[Ernesto Rossi]], [[Manlio Rossi Doria]] e [[Altiero Spinelli]]: un'eco fedele di quelle discussioni si ritrova nei sette ''Dialoghi di Commodo'', scritti in collaborazione con Spinelli e pubblicati postumi.
 
Risale a questo periodo la sua adesione alle idee [[Federalismo europeo|federaliste europee]] propugnate da Spinelli e Rossi, con i quali, nel [[1941]], partecipò alla stesura del ''[[Manifesto di Ventotene|Manifesto per un’Europaun'Europa libera e unita]]'', meglio noto come ''Manifesto di Ventotene''. Nel [[1944]], a [[Roma]], nel mezzo della lotta partigiana, Colorni riuscì a pubblicare clandestinamente un volumetto dal titolo ''Problemi della Federazione Europea'', che raccoglieva il ''Manifesto'' ede altri scritti sul tema dello stesso Spinelli. Nella sua "Prefazione" al ''Manifesto'', auspicò la nascita di una politica federalista europea di respiro universalista, come scenario democraticamente praticabile dopo la catastrofe della guerra. In tale ottica, la creazione di una federazione di Stati europei era da lui considerata come condizione indispensabile per un profondo rinnovamento sociale, anche per iniziativa popolare, che partendo dagli enti territoriali avrebbe coinvolto tutta l’l'[[Italia]] e, quindi, l’interal'intera [[Europa]].
 
Circa le dinamiche che portarono alla stesura del ''Manifesto'', è generalmente ricondotto ai soli Spinelli e Rossi il contributo maggioritario del testo, sebbene, alcuni recenti studi storiografici, abbiano seriamente rivalutato il suo ruolo:
{{Citazione|Di trinità si tratta, e lo spirito santo della situazione è Eugenio Colorni, che partecipò alle discussioni preparatorie alla stesura del ''Manifesto'' assieme a poche altre persone, ed ebbe una parte di rilievo, soprattutto nella funzione di stimolo e di critica, dal suo punto di vista di [[Socialismo autonomista|socialista autonomista]], verso i due autori del documento, fino al suo trasferimento a [[Melfi]], nell'ottobre del [[1941]], benché comunque i contatti non cessassero del tutto.|Pietro S. Graglia<ref>cfr. Pietro S. Graglia, ''Colorni, Spinelli e il federalismo europeo'', in ''Eugenio Colorni dall'antifascismo all'europeismo socialista e federalista'', a cura di Maurizio Degl'Innocenti, Lacaita, 2010, p. 215.</ref>.}}
 
Nell'ottobre del [[1941]], grazie anche all'intervento di [[Giovanni Gentile]], riuscíriuscì ada essere trasferito a [[Melfi]], in [[provincia di Potenza]], dove, nonostante lo stretto controllo della polizia, riuscì ad avere contatti con alcuni degli anti-fascistiantifascisti locali.
 
Nel [[1942]], assieme con [[Ludovico Geymonat]], elaborò il progetto di una rivista di metodologia scientifica.
 
=== La resistenza romana e l'assassinio ===
Il 6 maggio del [[1943]] riuscì a fuggire da Melfi, rifugiandosi a [[Roma]], dove visse da [[latitanza|latitante]].
 
Dopo la [[caduta del fascismo|capitolazione di Mussolini]], avvenuta il 25 luglio del [[1943]], si dedicò all'organizzazione del [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria – PSIUP|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], nato nell'agosto dalla fusione del PSI col giovane gruppo del [[Movimento di Unità Proletaria]].
 
Tra il 27 e il 28 agosto partecipò, assieme ad [[Altiero Spinelli]], [[Ernesto Rossi]], [[Ursula Hirschmann]], [[Manlio Rossi Doria]], [[Giorgio Braccialarghe]] e [[Vittorio Foa]], in casa dello scienzatoscienziato [[Partito d'Azione|azionista]] [[Mario Alberto Rollier]] a [[Milano]], alla riunione che diede vita al [[Movimento Federalista Europeo]].<ref>{{Cita web |url = http://portale.democraticinelmondo.eu/culturastoria/mfe4345 |titolo = Intervista di Sonia Schmidt ad Altiero Spinelli |editore = Democratici Nel Mondo |data = 1982 |accesso = 21 agosto 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160304105328/http://portale.democraticinelmondo.eu/culturastoria/mfe4345 |dataarchivio = 4 marzo 2016 |urlmorto = no }}</ref>. Il movimento adottò come proprio programma il "Manifesto di Ventotene".
 
A seguito dell'[[armistizio di Cassibile|8 settembre]], svolse nella capitale un'intensissima attività nelle file della [[resistenza italiana|Resistenza]]: prese parte alla direzione del PSIUP e s'impegnò a fondo nella ricostruzione della [[Federazione Giovanile Socialista Italiana]] e nella formazione partigiana della prima [[brigata Matteotti]].
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{{Citazione|[...] io ero da poco stato nominato segretario della Federazione Giovanile Socialista per suggerimento e per decisione di [[Sandro Pertini]], che era membro della segreteria del partito in quell'epoca. Avevamo organizzato una... chiamiamola brigata, anche se era un gruppo armato che era comandato da Eugenio Colorni che poi è stato assassinato alla vigilia della liberazione di Roma [...]|[[Matteo Matteotti]]<ref>cfr. Enzo Cicchino, ''Dopo mezzo secolo l'incontro con i protagonisti'', [[1994]], in [http://www.larchivio.com/matteotti.htm Adattamento ed elaborazione dall'intervista originale a], [[Matteo Matteotti]], partigiano, figlio del defunto [[Giacomo Matteotti|Giacomo]], realizzata dal regista Enzo Cicchino e andata in onda durante una puntata del programma televisivo della [[RAI]] ''[[Mixer (programma televisivo)|Mixer]]'' di [[Giovanni Minoli]].</ref>}}
 
Fu redattore capo dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Avanti!]]'' clandestino; così [[Sandro Pertini]] ricordò il suo impegno per la stampa del giornale socialista:
 
{{Citazione|Ricordare l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' clandestino di [[Roma]] vuol dire ricordare prima di tutto due nostri compagni che a forte ingegno univano una fede purissima, entrambi caduti sotto il piombo [[fascismo|fascista]]: Eugenio Colorni e Mario Fioretti. Ricordo come Colorni, mio indimenticabile fratello d'elezione, si prodigasse per far sì che l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' uscisse regolarmente. Egli in persona, correndo rischi di ogni sorta, non solo scriveva gli articoli principali, ma ne curava la stampa e la distribuzione, aiutato in questo da Mario Fioretti, anima ardente e generoso apostolo del Socialismo. A questo compito cui si sentiva particolarmente portato per la preparazione e la capacità della sua mente, Colorni dedicava tutto se stesso, senza tuttavia tralasciare anche i più modesti incarichi nell'organizzazione politica e militare del nostro Partito. Egli amava profondamente il giornale e sognava di dirigerne la redazione nostra a Liberazione avvenuta e se non fosse stato strappato dalla ferocia fascista, egli sarebbe stato il primo redattore capo dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' in Roma liberata e oggi ne sarebbe il suo direttore, sorretto in questo suo compito non solo dal suo forte ingegno e dalla sua vasta cultura, ma anche dalla sua profonda onestà e da quel senso di giustizia che ha sempre guidato le sue azioni. Per opera sua e di Mario Fioretti, l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' era tra i giornali clandestini quello che aveva più mordente e che sapeva porre con più chiarezza i problemi riguardanti le masse lavoratrici. La sua pubblicazione veniva attesa con ansia e non solo da noi, ma da molti appartenenti ad altri partiti, i quali nell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' vedevano meglio interpretati i loro interessi.<ref>cfr. Sandro Pertini, ''Cinquantenario dell'Avanti!'', numero unico del 25 dicembre [[1946]], riprodotto nel [http://www.pertini.it/cesp/doc_60.htm sito web del Centro Espositivo "Sandro Pertini" di Firenze].</ref>.}}
 
Il 22 gennaio del [[1944]], nella [[Roma]] occupata dalle forze naziste, in una tipografia nascosta di [[Monte Mario]], fece stampare 500 copie di un libriccino di 125 pagine intitolato ''Problemi della Federazione Europea'', contenente il "Manifesto di Ventotene".<ref name= "intini">cfr.{{Cita [[Ugo Intini]], ''L’unità europea e i pericoli del post fascismo'', in ''[[Il Mattino]]'' del 23 marzo [[2017]], riprodotto in [httpweb|url=https://www.avantionline.it/lunita-europea-e-i-pericoli-del-post-fascismo-il-mattino-di-ugo-intini/ ''Avanti!online'|titolo=L'unità europea e i pericoli del 23post marzofascismo di Ugo Intini - Il Mattino|sito=Avanti|data=2017]-03-23|lingua=it-IT|accesso=2024-04-24}}</ref>.
 
Il 28 maggio del [[1944]], pochi giorni prima della [[liberazione di Roma|liberazione della capitale]], venne fermato in via Livorno<ref>vicino [[piazza Bologna]], nela [[Nomentano|quartierepoca Nomentano]]distanza dida [[Romapiazza Bologna]]</ref>, da una pattuglia di militi fascisti della famigerata [[banda Koch]]: tentò di fuggire, ma fu raggiunto e ferito gravemente da tre colpi di pistola. Trasportato all'[[Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata|Ospedale San Giovanni]], morì il 30 maggio, a soli 35 anni, sotto la falsa identità di Franco Tanzi.
 
Nel [[1946]] gli fu conferita la [[medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria.
 
È sepolto al [[Cimiterocimitero Monumentalemonumentale di Milano]], nella tomba di famiglia.<ref>{{Cita news|autore=Comune diSepolture Milano|titolo=App di ricerca defunti Not 2 4get|pubblicazione=|data=}}</ref>.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'oro al valor militare
|collegamento_onorificenza = Valor militare
|motivazione = Indomito assertore della libertà, confinato durante la dominazione fascista, evadeva audacemente dedicandosi quindi a rischiose attività cospirative. Durante la lotta antinazista, organizzato il centro militare del Partito Socialista Italiano, dirigeva animosamente partecipandovi, primo fra i primi, una intensa, continua e micidiale azione di guerriglia e di sabotaggio. Scoperto e circondato da nazisti li affrontò da solo, combattendo con estremo ardimento, finché travolto dal numero, cadde nell'impari gloriosa lotta.
|luogo = [[Roma]], 28 maggio [[1944]].<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=14140 Quirinale.it].</ref>
}}
 
== Commemorazioni ==
Nel [[2014]], in occasione del 70º anniversario della morte, il Comune di [[Melfi]], la locale Sezione [[ANPI]] e l'Associazione "[[Francesco Saverio Nitti]]" hanno celebrato la Festa della Liberazione dedicando la ricorrenza del 25 aprile al ricordo della figura e dell'opera di Eugenio Colorni.<ref>cfr.{{Cita [httpweb|url=https://www.anpi.it/articoli/1177/il-7070deg-della-morte-di-eugenio-colorni-giornalista-patriota-eroe-della-resistenza|titolo=Il ''70° della morte di Eugenio Colorni''], nelgiornalista, sitopatriota, weberoe della Resistenza {{!}} dell'[[ANPI]]|sito=www.anpi.it|accesso=2024-04-24}}</ref>.
 
In via Livorno a Roma, luogo dove Colorni venne ferito a morte, una lapide commemora l'accaduto.<ref>{{Cita web|url=http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=5221|titolo=Chi era Costui - Scheda di Eugenio Colorni|sito=www.chieracostui.com|accesso=2024-04-24}}</ref>
In via Livorno a Roma, luogo dove Colorni venne ferito a morte, vennero poste tre lapidi in suo ricordo, che furono distrutte da atti vandalici. Delle tre lapidi esistenti, una, posta nel [[1982]] dalla III Circoscrizione del [[Comune di Roma]] è semilleggibile perché scurita dal tempo, un'altra, posta nel [[1978]] dal [[Partito Socialista Italiano]], è spaccata in due e un'ultima, posta nel [[2004]] sempre dalla III Circoscrizione del Comune di Roma, contiene persino un errore<ref>
'''I° LAPIDE'''<br />
<br />
8 MAGGIO 1944<br />
IN QUESTO LUOGO FU UCCISO DAI FASCISTI AL<br />
SERVIZIO DEL TEDESCO EUGENIO COLORNI<br />
CHE DEDICO' LA VITA AGLI IDEALI DI LIBERTA'<br />
E DI GIUSTIZIA A FAVORE DI TUTTI GLI UOMINI<br />
LA PRESENTE LAPIDE PIU' VOLTE DISTRUTTA<br />
DAI NEOFASCISTI IL CONSIGLIO DELLA<br />
III CIRCOSCRIZIONE PER LA QUARTA VOLTA POSE<br />
8 MAGGIO 1982<br />
<br />
'''II° LAPIDE'''<br />
<br />
] LUOGO FU UCCISO<br />
] SERVIZIO DEL TEDESCO<br />
]IO COLORNI<br />
]A LA VITA DEDICÒ<br />
]I LIBERTÀ E GIUSTIZIA<br />
]TI GLI UOMINI<br />
]__________
 
== NoteOpere ==
]TTA TRE VOLTE DAI NEOFASCISTI
]ATA DAI COMPAGNI<br />
]SOCIALISTA ITALIANO<br />
] ROMA 28 - 7 - 1978<br />
<br />
'''III° LAPIDE'''<br />
<br />
1944 - 2004<br />
EUGENIO COLORNI<br />
Filosofo dirigente socialista impiegato nella lotta contro il Fascismo e nella Resistenza<br />
Condannato al confino per la sua opposizione al regime fascista
Antesignano dell'unificazione europea e coautore del Manifesto di Ventotene<br />
Ferito a morte dalla polizia fascista, aveva 35 anni<br />
A SESSANTA ANNI DALLA MORTE IL MUNICIPIO ROMA III POSE<br />
Roma 30 maggio 2004<br />
<br />
Alla terza riga è scritto "impiegato" invece che "impegnato".<br />
<br />
Tratto dal sito web [http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=5221 chieracostui.com], nel quale è anche possibile visionare le foto delle tre lapidi.</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* ''Scritti'', a cura di [[Norberto Bobbio]], la Nuova Italia, [[Firenze]], 1975
* ''Il coraggio dell'innocenza'', a cura di [[Luca Meldolesi]], La Città del Sole (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), [[Napoli]], 1998
* ''Un poeta e altri racconti'', con prefazione di [[Claudio Magris]], Il Melangolo, [[Genova]], 2002
* ''La malattia della metafisica. Scritti filosofici e autobiografici'', a cura di [[Geri Cerchiai]], [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], [[Torino]], 2009
* ''Microfondamenta. Passi scelti dell'epistolario'', a cura di Luca Meldolesi, [[Rubbettino]], [[Soveria Mannelli]], 2016.
* ''La scoperta del possibile. Scritti politici'', a cura di Luca Meldolesi, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2017.
 
== FontiNote ==
<references/>
* Elvira Gencarelli, ''Profilo politico di Eugenio Colorni'', in «Mondo Operaio», n. 7, luglio 1974, pp.&nbsp;49–54
 
* Elvira Gencarelli, ''Eugenio Colorni'', voce in ''Il Movimento Operaio Italiano''. Dizionario Biografico, Editori Riuniti, Roma, 1976, vol. II, pp.&nbsp;74–81
== Bibliografia ==
* [[Leo Solari]], ''Eugenio Colorni. Ieri e sempre'', Marsilio, Venezia, 1980
* Elvira Gencarelli, ''Profilo politico di Eugenio Colorni'', in «Mondo Operaio», n. 7, luglio 1974, pp.&nbsp;49–54.
* Eugenio Garin, ''Colorni, Eugenio'', in «Dizionario Biografico degli Italiani», XXVII, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma, 1982
* Elvira Gencarelli, ''Eugenio Colorni'', voce in ''Il Movimento Operaio Italiano''. Dizionario Biografico, Editori Riuniti, Roma, 1976, vol. II, pp.&nbsp;74–81.
* Norberto Bobbio, ''Maestri e compagni'', Passigli Editori, Firenze, 1984
* Nunzio[[Leo Dell'ErbaSolari]], ''L'itinerario politico di Eugenio Colorni'', in Id., ''Il socialismo riformista tra politicaIeri e culturasempre'', Franco AngeliMarsilio, Milano 1990Venezia, pp1980.&nbsp;135–150
* Eugenio Garin, ''Colorni, Eugenio'', in «Dizionario Biografico degli Italiani», XXVII, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma, 1982.
* Massimo Orlandi, ''Il socialismo federalista di Eugenio Colorni'', tesi di laurea (inedita), Università degli studi di Firenze, Anno Accademico 1991-1992
* Norberto Bobbio, ''Maestri e compagni'', Passigli Editori, Firenze, 1984.
* Gaetano Arfé, ''Eugenio Colorni, l'antifascista, l'europeista'', in AA. VV., ''Matteotti, Buozzi, Colorni. Perché vissero, perché vivono'', Franco Angeli, Milano, 1996, pp.&nbsp;58–77
* Nunzio Dell'Erba, ''L'itinerario politico di Eugenio Colorni'', in Id., ''Il socialismo riformista tra politica e cultura'', Franco Angeli, Milano 1990, pp.&nbsp;135–150.
* Sandro Gerbi, ''Tempi di malafede. Una storia italiana tra fascismo e dopoguerra. Guido Piovene ed Eugenio Colorni'', Einaudi, Torino 1999 e Hoepli, Milano, 2012.
* GeriMassimo CerchiaiOrlandi, ''L'itinerarioIl filosoficosocialismo federalista di Eugenio Colorni'', in «Rivistatesi di Storialaurea della Filosofia»(inedita), n.Università 3degli studi di Firenze, 2002Anno Accademico 1991-1992.
* StefanoGaetano MiccolisArfé, ''Eugenio Colorni, ventenne el'antifascista, Crocel'europeista'', in «Belfagor»AA. VV., 4''Matteotti, LXVBuozzi, 31Colorni. luglioPerché 2010vissero, perché vivono'', Franco Angeli, Milano, 1996, pp.&nbsp;415–43458–77.
* [[Sandro Gerbi]], ''Tempi di malafede. Una storia italiana tra fascismo e dopoguerra. Guido Piovene ed Eugenio Colorni'', Einaudi, Torino 1999 e Hoepli, Milano, 2012.
* Geri Cerchiai, ''L'itinerario filosofico di Eugenio Colorni'', in «Rivista di Storia della Filosofia», n. 3, 2002.
* Stefano Miccolis, ''Eugenio Colorni ventenne e Croce'', in «Belfagor», 4, LXV, 31 luglio 2010, pp.&nbsp;415–434.
* Geri Cerchiai, ''Alcune riflessioni su Eugenio Colorni'', in «Rivista di Storia della Filosofia», LXVII 2012, pp.&nbsp;351–360.
* Michele Strazza, ''Melfi terra di confino. Il confino a Melfi durante il fascismo'', Melfi, Tarsia, 2002.
* Maurizio Degl'Innocenti (a cura di), ''Eugenio Colorni dall'antifascismo all'europeismo socialista e federalista'', Lacaita, 2010, ISBN 9788889506899.
* Antonio Tedesco, ''Eugenio Colorni: un partigiano dell'unità europea'' in Id., ''Morire per l'Europa. Le storie dimenticate di cinque pionieri dell'unità europea durante il fascismo'', Arcadia Edizioni, Roma 2024, pp.&nbsp;201–281.
 
== Voci correlate ==
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