4 mosche di velluto grigio: differenze tra le versioni
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{{Film
|titolo
|immagine = Quattro mosche
|didascalia =
|titolo originale = 4 mosche di velluto grigio
|paese = [[Italia]]
|paese 2 = [[Francia]]
|anno uscita =
|durata = 102 min
|aspect ratio =
|genere = Giallo <!--https://www.cinematografo.it/film/4-mosche-di-velluto-grigio-fb8ugeih -->
|genere 2 = Thriller <!--&https://www.davinotti.com/film/4-mosche-di-velluto-grigio/989 -->
|regista = [[Dario Argento]]
|soggetto =
|sceneggiatore =
|produttore = [[Salvatore Argento]]
|produttore esecutivo =
|casa produzione = [[Seda Spettacoli]], [[Universal
|casa distribuzione italiana = [[
|attori = * [[Michael Brandon (attore 1945)|Michael Brandon]]: Roberto Tobias▼
▲* [[Michael Brandon (attore 1945)|Michael Brandon]]: Roberto Tobias
* [[Mimsy Farmer]]: Nina Tobias
* [[Jean-Pierre Marielle]]: Gianni Arrosio▼
* [[Bud Spencer]]: Diomede
▲* [[Jean-Pierre Marielle]]: Gianni Arrosio
* [[Stefano Satta Flores]]: Andrea▼
* [[Marisa Fabbri]]: Amelia, la domestica
* [[Francine Racette]]: Dalia
* [[Laura Troschel|Costanza Spada]]: Maria Pia▼
* [[Calisto Calisti]]: Carlo Marosi
* [[Oreste Lionello]]:
▲* [[Stefano Satta Flores]]: Andrea
▲* [[Laura Troschel|Costanza Spada]]: Maria Pia
* [[Fabrizio Moroni]]: Mirko
* [[Aldo Bufi Landi]]:
* [[Tom Felleghy]]:
* [[Guerrino Crivello]]: Rampanti, il vicino di casa zoppo
* [[Corrado Olmi]]:
* [[Gildo Di Marco]]:
* [[Leopoldo Migliori]]:
* [[Fulvio Mingozzi]]:
* [[Dante Cleri]]:
* [[Pino Patti]]: inserviente alla mostra funeraria
* [[Ada Pometti]]:
* [[Jacques Stany]]:
* [[Renzo Marignano]]: becchino
|doppiatori originali = * [[Massimo Turci]]: Roberto Tobias
* [[
* [[Pino Locchi]]: Gianni Arrosio
* [[Sergio Graziani]]: Diomede
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* [[Arturo Dominici]]: inserviente alla mostra funeraria
* [[Pino Colizzi]]: Psichiatra
* [[Carlo Alighiero]]: padre dell'assassino
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|effetti speciali = [[Cataldo Galliano]]
|musicista = [[Ennio Morricone]] (dirette da [[Bruno Nicolai]])
|scenografo = [[Enrico Sabbatini]]
|costumista =
|truccatore = [[Paolo Borselli]], [[Giuliano Laurenti]]
}}
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== Trama ==
Roberto Tobias è un [[batterista]] in un complesso [[rock]]. È pedinato da alcuni giorni da un misterioso individuo con impermeabile scuro. Una sera, finite le prove con la band decide di affrontare direttamente il proprio persecutore: accortosi nuovamente della sua presenza, lo segue fino all'interno di un teatro
L'omicidio viene fotografato da una persona che, con il volto nascosto da una maschera carnevalesca dalle sembianze infantili, si trovava già sul loggione del teatro e che da quel momento comincia a perseguitare il batterista; essa si introduce di nascosto in casa sua, gli invia fotografie del delitto avvenuto e oggetti personali dell'individuo deceduto tra cui la sua carta d'identità, dalla quale si evince che quest'ultimo si chiamava Carlo Marosi.
Nel frattempo, la domestica di Roberto, venuta a conoscenza dell'identità del persecutore e messasi in contatto con quest'ultimo per ricattarlo, viene uccisa nel parco dove aveva fissato l'appuntamento. Si scopre, frattanto, che Carlo Marosi, l'uomo che pedinava originariamente Roberto, in realtà non è morto, che il pugnale con cui è stato colpito era del tipo usato nelle finzioni cinematografiche: egli ha accettato di collaborare con l'assassino per mettere in scena la propria falsa morte. Dopo l'omicidio della domestica però decide di rompere ogni accordo con l'assassino e quando lo comunica al persecutore di Roberto finisce a sua volta ucciso, colpito al volto e strozzato con un filo di ferro.▼
Roberto, preso dai sensi di colpa e braccato dal ricattatore, non fa parola della vicenda né agli amici più stretti, né alla moglie Nina, che si accorge però del suo nervosismo. Il musicista è da tempo afflitto da un incubo ricorrente: la [[decapitazione]] di un individuo (di cui ignora l'identità) da parte di un boia armato di scimitarra, in una affollata piazza dell'[[Arabia Saudita]]
Le minacce continuano: Roberto, in piena notte, viene aggredito e minacciato dal proprio persecutore. Solo a questo punto mette al corrente la moglie di quanto gli è appena accaduto e dell'omicidio di cui è stato protagonista. In un secondo tempo Roberto si rivolge ad un suo amico eccentrico che vive in una baracca, Diomede, soprannominato Dio, che gli consiglia di rivolgersi ad un [[Investigatore privato (ordinamento italiano)|investigatore privato]] economico ma affidabile, Gianni Arrosio.
L'investigatore privato Arrosio è un personaggio stravagante con alle spalle ben 84 casi falliti da quando ha iniziato la sua carriera di detective; in seguito si rivelerà un segugio dotato di fiuto fino, capace di avvicinarsi molto all'identità dell'assassino. Egli, analizzando alcune foto familiari fornitegli da Roberto, viene a capo di una notevole circostanza: scopre che il persecutore era stato chiuso anni prima in un manicomio a causa di una grave paranoia omicida provocata dal padre adottivo, cessata dopo la morte di quest'ultimo. L'investigatore Arrosio non fa in tempo a riferire quest'ultima scoperta a Roberto: mentre è alle calcagna del persecutore nei sotterranei della città, viene da questi ucciso in un bagno della metropolitana con un'iniezione micidiale al torace dopo essere stato stordito per mezzo di una bastonata sulla fronte. Emblematica la sua morte con il ''sorriso'', felice di aver risolto il suo primo caso. In seguito è la volta di Dalia, che viene aggredita in casa di Roberto e uccisa a coltellate dopo aver iniziato ad avere dei sospetti sull'identità del persecutore.▼
▲Nel frattempo Amelia, la domestica di Roberto, venuta a conoscenza dell'identità del persecutore e messasi in contatto con quest'ultimo per ricattarlo, viene uccisa nel parco dove aveva fissato l'appuntamento. A questo punto il persecutore mette in chiaro le sue intenzioni di uccidere Roberto: dopo l'omicidio di Amelia, gli lascia un biglietto con scritto "è stato facile" e gli ruba anche il gatto, che in seguito il batterista troverà morto. Si scopre, frattanto, che Carlo Marosi, l'uomo che pedinava originariamente Roberto, in realtà non è morto
È a questo punto che la polizia, incapace di identificare il colpevole, decide di fare ricorso a una moderna tecnologia: esaminando la retina della defunta Dalia si ritiene possibile ricavare l'ultima immagine impressa su di essa prima della morte e, si spera, il volto dell'aggressore. Il tentativo, tecnicamente riuscito, risulta tuttavia vano, in quanto l'unica confusa immagine che emerge dalla retina di Dalia è quella di quattro mosche, sfocate e sgranate, che, poste l'una dietro l'altra, formano una specie di arco.▼
Venuto a conoscenza di quest'ultimo fatto, con l'assassino che gli lascia un altro biglietto dicendogli che ora tocca a lui, Roberto tuttavia non cede alle insistenze della moglie che lo sollecita ad allontanarsi da casa con lei, e lasciatala libera di partire, rimane solo con Dalia, cugina della consorte, con cui allaccia una relazione clandestina.
A fronte del mistero, a Roberto non resta che aspettare a casa, armato di pistola, il proprio aggressore. In una notte di vento, ecco la soluzione del caso: sua moglie ritorna inaspettatamente cercando di convincerlo ad andare via insieme a lei, ma Roberto rifiuta dicendole di prendere l'automobile e allontanarsi da lì. Mentre spinge Nina fuori di casa, Roberto nota il suo ciondolo, uscito accidentalmente dalla camicetta: una mosca. L'ultima immagine vista da Dalia era quindi il ciondolo di Nina che oscillava: il persecutore assassino, quindi, è proprio sua moglie. La donna, dopo averlo ferito a un braccio con la sua stessa pistola, confessa a Roberto di volerlo uccidere per vendicarsi di suo padre, a cui lui somiglia molto. Nina racconta che il padre, volendo ad ogni costo un figlio maschio, l'aveva fatta soffrire picchiandola, facendola vestire da uomo e mortificandola. Per questo motivo, accecata dalla follia e dalla rabbia, era finita in manicomio. Per tre anni, aveva progettato di uccidere suo padre, per liberarsi della sua paranoia; alla morte di quest'ultimo, avvenuta proprio mentre la ragazza si trovava in manicomio, aveva cercato invano qualcuno che gli somigliasse per potersi vendicare. E l'incontro con Roberto era stato per lei un miracolo. Mentre tenta di uccidere Roberto sparandogli, Nina viene messa in fuga da Diomede, ma l'auto finisce contro un grosso camion ed ella muore decapitata: il condannato decapitato protagonista dell'incubo ricorrente di Roberto era proprio Nina.▼
▲L'investigatore privato Arrosio è un personaggio effeminato e stravagante con alle spalle ben 84 casi falliti da quando ha iniziato la sua carriera di detective;
▲È a questo punto che la polizia, incapace di identificare il colpevole, decide di fare ricorso a una moderna tecnologia: esaminando la [[retina]] della defunta Dalia si ritiene possibile ricavare l'ultima immagine impressa su di essa prima della morte e, si spera, il volto dell'aggressore. Il tentativo, tecnicamente riuscito, risulta tuttavia vano, in quanto l'unica confusa immagine che emerge dalla retina di Dalia è quella di quattro mosche, sfocate e sgranate, che, poste l'una dietro l'altra, formano una specie di arco.
A fronte del mistero, Diomede consiglia a Roberto di aspettare a casa, armato di una pistola che lui stesso gli fornisce, il proprio aggressore. In una notte di vento, ecco la soluzione del caso: la luce va via e il batterista si prepara ad affrontare l'assassino, ma ad entrare in casa, inaspettatamente, è sua moglie Nina che cerca di convincerlo ad andare via insieme a lei, ma Roberto rifiuta dicendole di prendere l'automobile e allontanarsi da lì. Mentre spinge Nina fuori di casa, Roberto nota il suo ciondolo, uscito accidentalmente dalla camicetta: una mosca. L'ultima immagine vista da Dalia era quindi il ciondolo di Nina che oscillava: il persecutore assassino, quindi, è proprio sua moglie.
▲
== Produzione ==
Il film, nel descrivere il
Il personaggio di Diomede, interpretato da [[Bud Spencer]], è originariamente presente nel romanzo ''[[La statua che urla (romanzo)|La statua che urla]]'' di [[Fredric Brown]], da cui è ispirato il primo film di Argento, ''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]''.
La magistrale sequenza finale del film, girata a 18.000 [[Fotogrammi per secondo|fps]] fu un'idea suggerita ad Argento dall'organizzatore generale Angelo Jacono.
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=== Scenari ===
* La scena in cui Roberto, Nina e i familiari sono all'obitorio presso il corpo senza vita di Dalia è girata all'interno del [[Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi]], edificio del quartiere [[Europa (Roma)|EUR]] di [[Roma]];
* La casa di Roberto è, nella storia del film, in via [[Fritz Lang]], evidente omaggio al maestro del cinema espressionista tedesco, ma nella realtà si tratta del viale dell'Esperanto nel quartiere [[Europa (Roma)|EUR
* L'ufficio di Arrosio è situato nella [[Galleria Subalpina]] di [[Torino]], a due passi da [[piazza Castello (Torino)|piazza Castello]] e [[via Po]]; la sua uccisione si verifica nei bagni pubblici della [[Metropolitana di Milano]] (Linea 1 - Rossa). Nella finzione scenica la fermata è ''Lotto'', ma in realtà la stazione dove fu effettivamente girato è ''Duomo''; in una sequenza in cui i passeggeri scendono dal vagone si legge il nome vero della stazione sulla parete di fondo. La toilette della metropolitana corrispondeva a quella vera solo per l'esterno (internamente, infatti, il bagno pubblico fu ricostruito per intero in un teatro di posa a Roma);<ref name="A"/>
* Il parco dove viene uccisa la domestica di Roberto è quello di [[Villa d'Este (Tivoli)|Villa d'Este]], a [[Tivoli]];<ref name="A"/>
* L'interno in cui avviene la finta morte di Carlo Marosi è il Teatro Nuovo di [[Spoleto]], ma la facciata è quella del Conservatorio ''Giuseppe Verdi'' di Torino.<ref name="A"/>
* La baracca che funge da abitazione del clochard Diomede interpretato da Bud Spencer era situata sul Tevere, vicino ponte Marconi.<ref name="A"/>
* La scena che vede Carlo Marosi pedinare Roberto Tobias, mentre un ragazzino di passaggio gli getta alcuni coriandoli sugli occhiali, è stata realizzata al giardino pubblico ''Lamarmora'' in [[via Cernaia]], a Torino.<ref name="A"/>
* Nel finale, l'incontro tra Andrea e Maria Pia si svolge davanti alla fontana di piazza dei Quiriti a Roma.<ref name="A"/>
* La moschea che fa da sfondo all'incubo è la [[Grande moschea di Qayrawan]] in Tunisia.<ref name="A"/>
==
Secondo i ricordi di [[Claudio Simonetti]], il regista, essendo un grande appassionato di
== Distribuzione ==
''4 mosche di velluto grigio'' esce nelle sale il 24 dicembre [[1971]] ed è l'unico film di Argento a non essere stato trasmesso per lungo tempo (dal [[1992]] al [[2008]]) dalle emittenti televisive italiane e a non essere uscito nel mercato italiano home video prima del [[2009]], né in VHS e né in DVD a causa di problemi legati ai diritti d'autore. Benché fossero state annunciate ipotetiche uscite video nel [[1999]], nella seconda metà del [[2000]] e nel [[2003]], e si fossero dimostrati interessati sia la [[Filmauro]] di [[Aurelio De Laurentiis]] che la [[Dragon Entertainment]], la prima uscita in DVD risale al febbraio [[2009]].
I diritti del film per l'Italia erano detenuti dalla [[
Del film esiste una versione stampata e distribuita in [[super 8 millimetri|super 8]], alla fine degli [[Anni 1970|anni settanta]]. La qualità è tuttavia mediocre. Altri film di Argento con le stesse caratteristiche, prodotti privi di autorizzazione, furono nella stessa epoca: ''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]'', ''[[
=== Edizione in DVD ===
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== Opere derivate ==
La
Il personaggio Roberto Tobias ha ispirato il nome del gruppo musicale olbiese Tobias Crime Quartet, autori di un EP autoprodotto "[https://tobiascrimequartet1.bandcamp.com/album/meet-the-tobias-crime-quartet Meet the Tobias Crime Quartet]" (2016).
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Luigi Cozzi]] ''Quattro mosche di velluto grigio. Il film più raro di Dario Argento'', Mondo Ignoto, 2003. ISBN 88-89084-10-3
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Dario Argento}}
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[[Categoria:Film diretti da Dario Argento]]
[[Categoria:Film girati all'Eur]]
[[Categoria:Film girati a Roma]]▼
[[Categoria:Film girati a Torino]]
[[Categoria:Film girati in Tunisia]]
[[Categoria:Film con composizioni originali di Ennio Morricone]]
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