Linguistica romanza: differenze tra le versioni

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[[File:Romance Linguistic Area.png|thumb|Mappa in cui è evidenziata l'area romanza]]
La '''linguistica romanza''' è quella parte della [[linguistica]] che studia i cambiamenti a livello fonetico, morfologico, sintattico e lessicale che hanno portato dal [[lingua latina|latino]] alle moderne [[lingue romanze]].<ref>{{Cita libro|cognome=Charmaine Lee, Sabrina Galano|titolo=Introduzione alla linguistica romanza|url=https://www.worldcat.org/oclc/799607037|accesso=2019-12-16|data=2005|editore=Carocci|OCLC=799607037|ISBN=88-430-3507-X}}</ref>
La linguistica romanza studia ogni versante delle lingue romanze: fonetica, morfologia, sintassi, lessicologia, dialettologia, sociolinguistica, pragmatica e le considera sia sotto l'aspetto sincronico, sia sotto l'aspetto diacronico.
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== Storia della disciplina ==
 
Sin dal Medioevo risultano riflessioni sulle lingue romanze, come nel caso di [[Dante Alighieri]] concol lasuo sua operatrattato ''[[De vulgari eloquentia]]''. Nel Seicento e nel Settecento, in mancanza di un metodo valido per la classificazione delle lingue, ancora non si era stilata una lista completa della grande quantità di varietà europee appartenenti al gruppo di lingue romanze.
Tra il 1836 e il 1843 il linguista tedesco Friedrich Diez scrive la ''Grammatik der romanischen Sprachen'' (Grammatica delle lingue romanze) secondo il metodo comparativo della linguistica indoeuropea e, in seguito, nel 1853 pubblica ''Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen'' (Vocabolario etimologico delle lingue romanze).
Nel 1861, il linguista tedesco August Schleicher pubblica quella che è considerata la sua opera principale ''Compendium der vergleichenden Grammatik der indo-germanischen Sprachen'' (Compendio della grammatica comparativa delle lingue indoeuropee) in cui propone il primo albero genealogico della lingua indoeuropea.<ref>Varvaro 1968, pp.90-91</ref>
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=== La scrittura ===
 
Il latino utilizzava un alfabeto composto da 23 lettere (A-a, B-b, C-c, D-d, E-e, F-f, G-g, H-h, iI-ı, K-k, L-l, M-m, N-n, O-o, P-p, Q-q, R-r, S-s, T-t, vV-u, X-x, Y-y, Z-z) con l'aggiunta di “w”W-w in area anglonormanna, poi adottata anche in ambito tedesco e slavo-occidentale, e che da lingua a lingua può avere e valore consonantico [v] e semiconsonantico [w], o un suono intermedio.
La lettera “v”V-u corrispondeva in origine alla vocale [u] e alla semiconsonante [w] e la “i”U-u corrispondevafu siaderivata alladalla vocaleforma [i]minuscola siacarolina alladella semiconsonanteV-u, [j].nel Gli accenti risalgono all'''apex'' che i latini ponevano sulla vocale per indicare che era lunga;rinascimento, in tutte le lingue romanzeItalia, con l'eccezione del francese, l'accento indica solomodificando la vocaleV-u tonicain e viene fissato solamente quando la posizione non è quella normale. Il franceseV-v, invece,e sidando servea dell'accentoquesta peril unvalore usoconsonantico diacritico[v] (ade esempioalla perU-u distinguerequello trasemiconsonantico [ew] ede vocalico [ɛu]).
La I-ı corrispondeva sia alla vocale [i] sia alla semiconsonante [j].
Gli accenti risalgono all'''apex'' che i latini ponevano sulla vocale per indicare che era lunga; in tutte le lingue romanze, con l'eccezione del francese, l'accento indica solo la vocale tonica e viene fissato solamente quando la posizione non è quella normale. Il francese, invece, si serve dell'accento per un uso diacritico, ad esempio per distinguere tra [ε], [e] ed [ɛ] (ciò avviene anche nelle messe per iscritto più coerenti delle lingue pugliesi, come campano, pugliese propriamente detto e abruzzese).
Oggi, tranne che nel turco, tutte le lingue che usano l'alfabeto latino scrivono sempre la I-ı e la J col punto, quando minuscole (i, j), un segno diacritico generalizzatosi in questa forma durante il medioevo, che non compare solo se sostituito da altri segni diacritici.
Nel turco esistono la I-ı e la İ-i, in quanto lettere distinte.
Nelle lingue romanze, la grafia rimase la stessa del latino ma, in alcuni casi, il cambiamento si ebbe a livello fonetico.
Il latino aveva solamente la “s” sorda, ma nelle lingue romanze era comparsa anche la corrispondente sonora [z] che si trovava solo all'interno della parola. La differenza, laddove specificata, si marcò usando “ss” per indicare la sorda.
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Le consonanti “'''c'''” [k] e “'''g'''” [g] hanno avuto diversi sviluppi; la grafia “ci” o “ce”:
* in italiano e rumeno vale [tʃ];
* in francese, in spagnolo e in portoghese anticoantichi vale [ts];
* in francese e portoghese moderni vale [s];
* in spagnolo moderno vale [θ].
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La “'''x'''”, in latino, era letta [ks] e:
* il francese antico la usò come abbreviazione per ''us'' e ne resta ancora una traccia nei plurali in -''eux'' e -''aux'';
* nella penisola iberica e nel siciliano (e spesso nel pugliese) fu usata per esprimere il suono [ʃ];
* in sardo indica il suono [ʒ];
* in portoghese vale [ʃ], eccetto che in parole di origine straniera dove indica [ks].
In latino, la lettera "'''h'''" era aspirata se si trovava all'inizio della parola o in ''ph'', ''th'' e ''ch'' e muta se si trovava all'interno della parola<ref>http://www2.classics.unibo.it/Didattica/LatBC/Pronuncia.pdf</ref>. Nelle lingue romanze fu usata combinandola con altre lettere per indicare suoni estranei al latino:
* “dh” esprime la fricativa [ð];
* “sh” vale [ʃ] in occitano antico;
* “ch” in francese antico vale [tʃ] e poi [ʃ];
* il toscano e, in seguito, l'italiano, e il rumeno hanno assunto “ch” e gh" per esprimere, rispettivamente, [k] e [g] quando davanti ad "e" ed "i", in opposizione alle altre lingue romanze in cui esprimono rispettivamente le palatali [tʃ] e [dʒ].
Per esprimere le nuove affricate [ts] e [dz], l'italiano scelse la “z” per entrambe, le altre lingue romanze usarono, invece, “ts” e “tz”.
La mancata introduzione di nuovi simboli grafici attesta quanto sia conservatrice la scrittura; i mutamenti fonetici che sono stati apportati nel tempo e la mancata riproduzione di tali cambiamenti anche nella grafia hanno fatto sì che il divario fra grafia e pronuncia risultasse evidente soprattutto in lingue come il francese, dove la differenza è notevole.
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|}
 
Si ha anche “sistema romeno” ([[Penisola balcanica|Balcani]], [[Basilicata]] orientale)
 
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
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| i||Ī
|-
!rowspan="23"|e
| Ǐ
|-
| Ē
|-
| ɛ || Ě
|-
!rowspan="2"| a
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|-
!rowspan="2"| ɔo
|-
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*i fonemi indicati con le grafie SC, SCI (ʃ) e J, ovvero le [[Fricativa palatale sorda|fricative palatali sorde e sonore]]
 
'''Cambiamento consonaticonsonanti in posizione iniziale:'''
le consonanti in posizione iniziale nella maggior parte dei casi rimangono invariate. Sono resistenti quando seguite da [[vocale posteriore]](O-U), per esempio ''corpus'' rimane ''corpo'', invece quelle seguite da [[vocale anteriore]] (E-I) e talvolta la [[vocale centrale]] A (solo per il francese) tendono a [[Palatalizzazione|palatalizzare]], per esempio da ''gentem'' si passa a ''gente'' (dʒ). Altro caso di palatalizzazione si può trovare quando la J è a inizio parola, per esempio da ''iocum'' si passa a ''gioco'' oppure quando la D precede la J, per esempio da ''diurnum'' si passa a ''giorno''. In aggiunta, i nessi consonantici seguiti da L si conservano in [[Lingua francese|francese]], [[Lingua catalana|catalano]] e [[occitano]], invece palatizzano in [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua spagnola|spagnolo]] e [[Lingua portoghese|portoghese]], per esempio ''plenum'' si trasforma in ''pieno''.
 
'''Consonanti in posizione finale''':
le consonanti finali, che già nel latino classico erano poco usate, sono le più deboli e perciò tendono a cadere:
*-M serviva a indicare gran parte degli [[Accusativo|accusativi singolari]], nonché alcune terminazioni verbali della 1ª persona singolare. Della –M non rimane alcuna traccia nelle parole di più sillabe, per esempio amicum diventa amico, invece nei monosillabi, se non scompare, viene sostituita dalla "n", soprattutto nella Romània occidentale.
*-T :si dilegua ma rimane come marchio della 3ª persona singolare dei verbi francesi, ma non si pronuncia.; in molte varianti del sardo rimane ed è pronunciata (tendente a /d/ o /r/ e seguita da vocale paragogica)
*-S è ultima a cadere, perché aveva funzione grammaticale molto forte. La –S era usata in molti [[Nominativo|nominativi]] plurali e in tutti gli accusativi plurali, nonché nelle desinenze verbali della 2ª persona singolare e plurale. Nelle lingue romanze si conserva come marca del plurale e desinenza verbale solo in portoghese, spagnolo, catalano, occitano, francese, [[reto-romanzo]] e [[Lingua sarda|sardo]].
*A causa della caduta di alcune vocali finali di parola, dovuta all'evoluzione del sistema fonetico, si sono trovate al termine della parola le consonanti, che precedevano le vocali cadute, dette ''secondarie''. Quest'Queste ultime, essendo deboli, in un primo momento diventano sorde e poi si dileguano.
 
'''Altri cambiamenti consonantici''':
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*ns diventa s in specifici contesti, per esempio ''pensare'' si trasforma in ''pesare''
 
3)'''[http://www.treccani.it/enciclopedia/spirantizzazione_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ SpiranizzazioneSpirantizzazione]''': fenomeno che porta i fonemi /b/ e /w/ del latino classico a passare in [[latino volgare]] alla pronuncia fricativa labiale sonora . Questo fenomeno avviene in gran parte delle lingue romanze. Per esempio da ''habere'' si passa a ''avere'' oppure da ''caballum'' si passa a ''cavallo''.
 
=== Il sistema morfologico ===
 
I cambiamenti nel sistema morfologico interessano: la '''declinazione''', il '''genere''', il '''sistema verbale''', il '''sistema nominale''' e le '''parole indeclinabili'''.
# '''declinazione''': in latino ci sono cinque declinazioni, al plurale e al singolare, mentre nella maggior parte delle lingue romanze non si trovano declinazioni, ma si ha una forma per il plurale e il singolare derivata frequentemente dall'accusativo latino. Una declinazione bicasuale, la si trova, invece, in epoca medievale, nel gallo-romanzo francese e nell'occitano con la distinzione fra caso retto, con funzione di soggetto e vocativo, e caso obliquo, comprendente tutte le altre funzioni. Nella seconda parte del medioevoMedioevo, anche il gallo-romanzo francese e l'occitano hanno eliminato la declinazione per usare, in gran parte, il caso obliquo.
# '''genere''': in latino, oltre al maschile e al femminile, si trova anche il genere neutro, eliminato da tutte le lingue romanze con l'eccezione del romeno. Al singolare, il neutro latino spesso prevede la terminazione in ''-um'' sia al nominativo sia all'accusativo (sempre uguali per il genere neutro), quindi, con la perdita della consonante finale, la forma va a coincidere con il maschile; al plurale, invece, i neutri sono marcati sempre dalla terminazione in ''-a'' e coincidono con il singolare femminile. In qualcheitaliano dialettoil dell'Italiagenere centraleneutro siè trovarimasto ancoracome qualchefossile traccialinguistico delin una serie di parole che, pur essendo maschili al singolare, hanno un plurale di genere femminile, erede dell’antico neutro in -a (ad esempio ciglio-ciglia, infattilenzuolo-lenzuola, uovo-uova). Ne restano delle tracce anche in qualche dialetto dell'Italia centrale, in cui si distinguono sostantivi terminanti in ''-u'' che in latino erano maschili e sostantivi terminanti in ''-o'' che in origine erano neutri.
#'''sistema verbale''': il sistema verbale nelle lingue romanze è molto diverso da quello del latino, anche se le due lingue coincidono per alcuni tratti, come per esempio il verbo coniugato. Per questo, si utilizzano desinenze diverse per esprimere le varie funzioni delle voci verbali. Tra i principali cambiamenti troviamo così [[Metaplasmo|metaplasmi]] di coniugazione: nel passaggio alle lingue romanze alcuni verbi possono cambiare coniugazione (''dicere''→''dire''), infatti le [[Coniugazione (linguistica)|coniugazioni]] in latino erano quattro: -are, -ēre, -ĕre, -ire e nelle lingue romanze diventano tre: -are, -ere, -ire (''cantare, habēre, vendĕre, dormire''). È importante evidenziare che alcune forme latine spariscono: i [[verbi deponenti]], ossia quei verbi che hanno forma passiva ma significato attivo, ad esempio ''sequor → *sequo → seguo'', il congiuntivo imperfetto e l'indicativo piuccheperfetto in quasi tutta la Romània, l'infinito perfetto e l'infinito passivo. Tra le forme che cambiano in modo radicale possiamo trovare il futuro e il condizionale. Il futuro presentava due forme: la prima veniva utilizzata per la 1ª-2ª coniugazione (''canta'''bo'''-habe'''bo'''''), ma poteva essere facilmente confusa con l'imperfetto, la seconda era usata per la 3ª-4ª (''vend'''am'''-aud'''iam''''') e poteva essere fraintesa con il congiuntivo. Per evitare errori le lingue romanze adottano strategie diverse: o l'utilizzo del presente con avverbio temporale oppure della [http://www.treccani.it/vocabolario/perifrasi/ perifrasi], come ''habeo cantare''. Con il passare del tempo ''habeo'' perde il suo significato [[Lessico|lessicale]] pieno e viene reinterpretato come morfema grammaticale. Si crea così una nuova forma verbale sintetica, per esempio ''canterò''. Il condizionale in latino si esprimeva attraverso il congiuntivo. Le lingue romanze creano quindi una nuova forma che segue lo stesso meccanismo del futuro, per esempio da ''cantare+*hebŭi'' si forma ''canterei''. C'è però da precisare che tra le forme verbali latine che sopravvivono alcune cambiano funzione: il congiuntivo ''[[piuccheperfetto]]'' assume le funzioni del congiuntivo imperfetto nelle lingue occidentali e nell'indicativo ''piuccheperfetto'' in romeno. Come il latino, anche le lingue romanze hanno forme irregolari dei verbi, ma non sempre i verbi irregolari della lingua dei romani sono gli stessi di quella romanza, come il verbo ''avere'' che tende a essere irregolare anche se deriva dal verbo ''habere''.
#'''sistema nominale''': Come ogni sistema nominale delle lingue romanze moderne, anche quello latino riguardava i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi e i numerali. Ma le parole appartenenti a queste categorie nel sistema latino erano declinate, pertanto la parola assumeva un caso (funzione svolta dalla parola nella frase), un genere e un numero diverso a seconda della propria uscita: la [[Declinazione (linguistica)|declinazione]] era quindi determinante. Nello specifico il latino prevedeva sei casi: il nominativo (soggetto), il genitivo (complemento di specificazione), l'accusativo(complemento oggetto), il dativo (complemento di termine) il vocativo (indicante la persona o la cosa a cui ci si rivolge) e l'ablativo (complemento d'agente, origine, mezzo, modo, luogo). I sostantivi latini, pertanto, si dividevano in cinque declinazioni, ciascuna con forma singolare e plurale con specifiche desinenze a seconda dei casi.
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|Nom.||rosae||lupi||duces||manus||res
|-
|Gen.||rosarum||luporum||ducum||manuum||resrerum
|-
|Dat.||rosis||lupis||ducibus||manibus||rerumrebus
|-
|Acc.||rosas||lupos||duces||manus||res
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A ciò si aggiungono le forme del neutro, appartenenti alla seconda, alla terza e alla quarta declinazione e limitate alla nominativo singolare e plurale e al vocativo e accusativo plurale.
Nel passaggio alle lingue romanze anche il sistema nominale segue la “ratio” della riduzione, della semplificazione. Si evidenziano, per questo, alcuni tra i principali cambiamenti:
*La riduzione delle declinazioni: da cinque passano a tre poiché già nel latino classico la quarta e la quinta erano considerate improduttive. Quel che rimane può essere quindi così riassunto:
 
1) Sostantivi femminili terminanti in -a (prima declinazione)
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*Il cambiamento di genere: la riduzione delle declinazioni ha inevitabilmente portato, per alcune parole, a un cambiamento di genere, al fine di farlo corrispondere alla forma. I nomi degli alberi, ad esempio, che in latino classico erano femminili (desinenza in -us), sono diventati maschili (pinus-->pino)
*La perdita del neutro: in generale i sostantivi neutri sono diventati maschili, ma durante il lungo processo di eliminazione alcuni plurali neutri in -A sono passati come femminili singolari di prima declinazione e hanno così creato una serie di doppioni, spesso di diverso significato: es: Foglio/foglia , Legno/legna
*La riduzione dei casi: contribuiscono a ciò la perdita di -M finale, giagià attestata nelle iscrizioni pompeiane, che rese identiche, nella prima e nella terza declinazione, la forma di ablativo e accusativo singolare, e la perdita della quantità vocalica che rese impossibile distinguere, nella prima declinazione, le forme del nominativo e dell'ablativo singolare della prima declinazione (Rosa, rosā).
*Il sistema casuale viene dunque sostituito (definitivamente tra il V-VII secolo) per evitare la ridondanza che questi cambiamenti avevano provocato nella lingua: a fronte di due casi non più distinguibili, e quindi di due sostantivi simili, la desinenza non era più rilevante. Era infatti sufficiente l'uso delle preposizioni, che rendevano il caso prevedibile.
*Il caso che sopravvive nelle lingue romanze è l'accusativo, da cui derivano i sostantivi delle stesse (Rosa<rosam, notte<noctem), in alcune aree, tuttavia, alcune forme del sistema casuale sopravvissero più a lungo: galloromanzo, francese, occitano e retoromanzo adottarono, nella fase medievale, un sistema di tipo bi-casuale che prevedeva unicamente un caso retto e uno obliquo. Sistema che il romeno, in quanto lingua conservatrice, utilizza ancora oggi.
#'''parole indeclinabili''': sono quelle parole che non hanno una forma flessiva e non hanno quindi bisogno di declinazioni; nonostante ciò hanno una funzione grammaticale. Questo gruppo comprende: [[Avverbio (lingua italiana)|avverbi]], [[Preposizione|preposizioni]] e [[Congiunzione (linguistica)|congiunzioni]]. Per quanto riguarda gli avverbi in latino si formavano aggiungendo -e per gli aggettivi di 1ª classe (per esempio ''certus→certe''), mentre con -iter per quelli della 2ª classe (per esempio fortis→fortiter). Un altro modo per formare avverbi era usare l'aggettivo all'accusativo singolare del neutro. Quest'ultima forma si usa tutt'oratuttora in romeno e nei dialetti italiani meridionali, invece le altre desinenze sono state sostituite dal suffisso tonico -mente, aggiunto all'aggettivo femminile, per esempio ''*lenta mente'' diventa ''lentamente'' in italiano. Altra categoria di parole indeclinabili sono le preposizioni: alcune sono sopravvissute nelle lingue romanze, come per esempio ''contra→contro, inter→tra, super→sopra, cum→con''. Altre invece si sono trasformate in avverbi come per esempio ''pos(t)=dietro→poi''; a sua volta qualche avverbio si è trasformato in preposizione, ad esempio ''su(r)sum=in su→su''. Ultima categoria è quella delle congiunzioni, le quali molte spariscono e quelle sopravvissute rimangono nella lingua parlata. Si prediligevano infatti forme [[Paratassi|paratattiche]], ovvero congiunzioni di coordinazione e non di subordinazione. Tra le forme che rimangono, possiamo trovare la congiunzione copulativa ''et''→''e'', la congiunzione negativa ''nec→né'', la disgiunzione ''aut→o'', la congiunzione avversativa ''magis→ma'' e in alcune aree ''per hoc→però'', la congiunzione temporale ''quando→quando'' e la congiunzione *''que'' (derivato dalla fusione ''quo, quod, quid'')→''che''.
 
=== Il sistema sintattico ===
Il [[Sintassi|sistema sintattico]] è molto vario, per questo è molto difficile studiarlo e dare delle regole universali. Nonostante ciò, si possono dare delle linee guida generali a partire dal latino fino alle lingue romanze.
*'''ordine della frase''': il latino è una lingua orientata a sinistra e l'ordine delle parole era [[soggetto (linguistica)|soggetto]]-[[oggetto (linguistica)|oggetto]]-[[verbo]] (SOV). Tuttavia quest'ordine non era obbligatorio, grazie alla presenza dei [[Declinazione (linguistica)|casi]]. Per esempio [[Virgilio]] scrisse: "''Tacita per amicae silentiae lunae''", ovvero "''per i taciti silenzi dell'amica luna''"; in questo caso l'autore divide il soggetto dal nome. Nel [[latino tardo]] si tende a passare a un sistema soggetto-verbo-oggetto (SVO).
*'''subordinazione''': il sistema del latino classico era ricco di subordinazioni ([[ipotassi]]), invece quello del latino volgare prediligeva per la [[paratassi]], cioè frasi brevi e riduzione di subordinazioni. In latino, inoltre, la preposizioneproposizione subordinatacompletiva era costruita con il soggetto in accusativo e il verbo all'infinito; nelle lingue romanze, questo tipo di costruzione è stata sostituita da ''quod'' seguito dal verbo in modo finito (esempio: le frasi italiane costruite con ''che'' + ''indicativo'' o ''congiuntivo'').
* '''articolo''' e '''dimostrativi''': nel sistema latino non c'è la presenza di articoli. Le lingue romanze, invece, posseggono tutte articoli sia ''definiti'' sia ''indefiniti''. L'articolo determinativo romanzo proviene, quasi nella totalità dei casi, dalle forme del pronome dimostrativo latino ''ille'' (forme italiane: ''ille'' → il, ''illum'' → lo; ''illa'' → la; ''illi'' → i, gli; ''illae'' → le). C'è da aggiungere che vi sono alcune lingue romanze come le parlate relative all'[[Maiorca|isola di Maiorca]], all'area della [[Guascogna]], e il Sardo che posseggono un articolo determinativo originato da ''ipse'' (''ipsum'' → so,''ipsa''→ sa), pertanto per parlare della casa i sardi diranno ''sa domu''. L'articolo indeterminativo, proviene, invece, da ''unu''. Unica eccezione è il rumeno, che presenta l'articolo determinativo [[enclitico]], per esempio ''il lupo'' si scrive ''lupul''. I [[Pronome dimostrativo|pronomi dimostrativi]] conservano il sistema a tre gradi di vicinanza (vicino al parlante, vicino all'interlocutore, lontano da entrambi) del latino solo in spagnolo, portoghese, catalano, sardo, toscano e alcuni dialetti dell'Italia meridionale, nonostante il secondo grado di vicinanza sia ancora raccomandabile nei registri più alti della lingua Italiana.
*'''pronomi personali atoni''': nel sistema latino il pronome rimandava a qualcosa già citato e la maggior parte delle volte si trovava a inizio frase. Con l'avvento delle lingue romanze si forma una doppia serie di pronomi, tonici e atoni, detti anche [[Clitico|clitici]] che quindi occupano un posto fisso nella frase e tendono a precedere le forme finite del verbo.
*'''posizione del soggetto''': come visto in precedenza, il sistema delle lingue romanze è SVO. Il soggetto, a differenza del latino, si trova a inizio frase, poiché dotato di maggior importanza. Questo processo non si trova in tutte le lingue romanze, ad esempio in italiano l'ordine è più libero e si possono avere frasi come "ieri è arrivato Pietro".
*'''l'interrogazione''': nel sistema latino per introdurre una frase interrogativa si utilizzavano morfemi come ''quis?'' (''chi?''), ''quid?'' (''che cosa?''), ''ubi?'' (''dove?'') oppure con il suffisso -''ne'' o -''nonne''. Nelle lingue romanze questo schema viene mantenuto, infatti molto spesso si usano i morfemi interrogativi come "''che''", "''che cosa''". In assenza di questi morfemi si ricorre all'inversione, come nella frase "è arrivato Pietro?"
*la '''negazione''': il latino e le lingue romanze presentano un analogo sistema di negazione e usano lo stesso termine : ''non'', per esempio ''non cantat'' corrisponde all'italiano ''non cantocanta''. Anche se il latino prevedeva la particella negativa dopo il verbo, con il tempo si è spostata davanti: questo è un segnale dell'avvicinarsi del latino alle lingue romanze.
 
===Il sistema lessicale===
 
Il [[lessico]] è la parte della lingua più esposta al cambiamento, alle influenze esterne e alle mode. A questo si intrecciano fattori psicologici e sociali che lo rendono non sistematico.
La base lessicale delle [[lingue romanze]] è il [[Lingua latina|latino]], che a sua volta proviene dall'[[Lingua protoindoeuropea|indoeuropeo]], tuttavia la maggior parte delle parole diffusesi nelle lingue romanze deriva non dal latino classico, ma dal [[latino volgare]], variazione di registro più informale.
 
La rapidità del cambiamento lessicale si denota ogni qualvolta una parola, dopo essere stata assunta da una lingua, cade in disuso perché sostituita da un altro termine.
Le ragioni di questa evoluzione sono differenti. In generale questo avviene quando un termine è [[Semantica|semanticamentesemantica]]mente più produttivo, ovvero quando sostituisce una parola, esprimendone meglio il significato o rendendo regolari le forme verbali che non lo sono.
Il cambiamento linguistico è costituito anche dalla creazione di nuove parole. Queste possono derivare da:
* la necessità di allargare o ridurre il significato di parole già esistenti (cambiamento semantico), come ''verde'' che oltre a essere un aggettivo, passa a indicare anche un ambiente naturale;
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Viceversa può capitare che un termine non marcato venga sostituito o perché caduto in disuso o perché soggetto a un cambio di significato. Il termine ''domus'', ad esempio, scompare con il significato di ''casa'' e passa a significare solamente ''casa di Dio'', da cui ''duomo'', mentre per indicare la dimora si usa ''casa'' che si riferiva a capanna, casupola, termine con cui i contadini indicavano la propria dimora. In alcune varietà regionali invece permane ''domus'', in [[Lingua sarda|sardo]] ad esempio ''domu'' continua a significare ''casa''.
 
Va ricordato che l'evoluzione lessicale non è uguale in tutte le [[Area linguistica|aree]], ma varia da una all'altra sulla base della [[teoria delle onde]].
 
Un termine può essere abbandonato per cambi fonetici: nel passaggio da un sistema all'altro i segmenti assumono diversi suoni e, conseguentemente, alcune parole si assimilano ad altre. Questo porta a un'ambiguità nell'identificazione dei due termini e, per motivi pratici, alla scomparsa di una delle parole in questione. Esplicativo è il caso di ''auris'', che in latino significa "orecchia". Poiché in latino volgare il dittongo ''au''→''o'', da ''auris'' si è passati a ''oris'', che si è poi evoluto in ''os'', indicante già "bocca" in latino classico. Per necessità si è quindi assunto il termine ''bucca'' (lat.volg.=guancia) per indicare appunto la bocca.
 
Parole nuove già in latino venivano create attraverso l'aggiunta di [[suffissi]] e [[Prefisso (linguistica)|prefissi]].
Spesso è da queste parole [[Affissazione|affissate]] che derivano gli odierni termini romanzi, ad esempio ''giorno'' deriva da ''diurnum'' e non dall'originale ''dies''.
*i '''prefissi''' latini corrispondono per lo più a [[preposizioni]] (ad, cum, de, ex, in, re) e si attaccano soprattutto ai verbi che poi li trasmettono a sostantivi e aggettivi. Un esempio rilevante può essere quello inerente ilal verbo ''flare'' al quale possono essere aggiunti i prefissi ''sub'' e ''cum'' creando rispettivamente i verbi ''subflare'' (soffiare) e ''cumflare'' (gonfiare).
*i '''suffissi''' hanno principalmente due funzioni: creare parole nuove per [[Suffisso di derivazione|derivazione]] oppure esprimere l'atteggiamento di chi parla. Si possono avere diverse tipologie di suffissi tra cui accrescitivi e peggiorativi, ma i più diffusi sono i [[Diminutivo|diminutivi]], che passando alle lingue romanze perdono il significato diminutivo creando una nuova parola. Questo fenomeno si riscontra anche nell{{' }}''[[Appendix Probi]]'', dove è riportato il seguente esempio: "''auris'' non ''oricola''", a indicare come già nel latino volgare venissero preferite le parole derivanti dai diminutivi latini; infatti ''oricola'', da cui anche l'italiano ''orecchia'', proviene dal latino classico ''auriculum'', forma diminutiva di ''auris''.
 
Inoltre sono preferite, nell'evoluzione linguistica romanza, le parole più concrete e marcate. Ecco che il termine classico ''equus'' viene sostituito il volgare ''caballus'', e ''magnus'' viene abbandonato in favore di ''grandis''. Allo stesso modo passano anche le voci espressive, come le [[onomatopee]] (come ''cloppus'', che evolve in ''cibo'').
In questa prospettiva evoluzionistica si può notare un auna generale avversione al monosillabo tonico poiché troppo breve e inconsistente. A conseguenza di ciò le parole si ampliano o vengono sostituite da sinonimi più lunghi. Esemplificative sono le forme ''ver'' che diventa ''prima ver'' (primavera) e ''vir'' che viene sostituito con ''homo'' (uomo).
In generale si può comunque osservare che vengono preferite le parole più sociologicamente usate.
 
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=== Arabo ===
 
L'Impero Romano, grazie alla conquista di una striscia settentrionale di deserto, ebbe contatti lievi anche con la lingua araba. Quando gli arabi conquistarono la penisola iberica nel 711 e la Sicilia nell'827, però si venne a creare una Romània arabica costituita principalmente da Spagna e Sicilia tra le quali la città di Siviglia rimase sotto il dominio arabo per 536 anni e Palermo per quasi 250 anni; la popolazione di questi territori, arricchitainvasa da immigrati arabi e di altre province orientali, apprese e interiorizzò la lingua araba: in queste zone l'arabo è un vero e proprio sostrato della lingua romanza. Oltre ciò, sia il commercio, sia l'interesse per la cultura araba, determinarono un influsso di questa lingua nel romanzo. La Spagna possiede un elevatissimo numero di parole di origine araba come ''alcalde'' (sindaco) che proviene da ''al-qâdî'', ''arroz'' (riso) da ''ae-ruzz'', in Sicilia si trovano arabismi come ''[[Calatafimi Segesta|Calatafimi]]'' (forte di Eufemio), ''[[Buscemi]]'', ''[[Favara]]'', ''[[Marsala]]'' (porto di Alì).
 
=== Tedesco e inglese ===
 
Durante le invasioni, l'influenza germanica fu molto forte; lo è stata molto meno, invece, dal Medioevo in poi in cui le influenze si limitavano solamente alle zone limitrofe e ai dialetti. Le parole tedesche più comuni entrate a far parte del lessico delle lingue romanze sono: ''dollaro'' (da ''Thaler'' mutato in ''daaler'' dal neerlandese e cambiato in ''dollar'' negli USA), ''blitz'', ''panzer''. La lingua germanica che ha avuto più contatti con quelle romanze dal medioevo in poi è l'inglese<ref>Varvaro 2001, p. 178</ref>: anche se in epoca medievale era il francese a fare molti prestiti all'inglese, la situazione si inverte a partire dal XVIII secolo dove si contano già 123 anglicismi entrati a far parte nel lessico francese, che diverranno poi 578 nel XX secolo. Dal Settecento in poi, tutte le lingue romanze eccetto il romeno accoglieranno non pochi anglicismi, tanto che, oggigiorno è facile confondere parole in realtà latine, come ''item'' o ''media'', con parole inglesi. Al giorno d'oggi, solamente la Francia tenta di opporsi a ulteriori insediamenti delle parole inglesi utilizzando i corrispondenti termini francesi. In Italia, uno studio prodotto su un campione di duecento aziende, rivela che, dal 2000 a oggi, l'uso di termini inglesi nel settore finanziario è aumentato del 773%.<ref>[{{Cita web |url=http://www.agostiniassociati.it/UserFiles/File/CS_Agostini_Associati_itanglese.pdf |titolo=Comunicato Stampa Agostini Associati - Itanglese<!-- Titolo generato automaticamente -->] |accesso=9 luglio 2012 |dataarchivio=28 luglio 2021 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210728162311/http://www.agostiniassociati.it/UserFiles/File/CS_Agostini_Associati_itanglese.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
 
== Note ==
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*{{Cita libro|autore=Alberto Varvaro|titolo=Storia, problemi e metodi della linguistica romanza|annooriginale=1992|editore=Liguori|città=Napoli|ISBN=9788820706975}}
*{{Cita libro|autore=Alberto Varvaro|titolo=Linguistica romanza. Corso introduttivo|dataoriginale=2001|editore=Liguori|città=Napoli|ISBN=9788820732714}}
*{{Cita libro|autore=Charmaine Lee|autore2=Sabrina Galano|titolo=Introduzione alla linguistica romanza|anno=2005|editore=Carocci|città=Roma|ISBN=9788843035076}}
*{{Cita libro|autore=Charmaine Lee|titolo=Linguistica romanza|annooriginale=2017|editore=Roma, Carocci editore|ISBN=9788843082759}}
*{{Cita libro|autore=Lorenzo Renzi, Alvise Andreose|titolo=Manuale di linguistica e filologia romanza|annooriginale=2015|editore=Il Mulino|ISBN=9788815258861}}
*{{Cita libro|autore=Roger Wright|titolo=Late Latin and Early Romance in Spain and Carolingian France|annooriginale=1982|editore=Francis Cairns|città=Liverpool|ISBN=9780905205120}}
 
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