Mario Botter: differenze tra le versioni

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|Sesso = M
|LuogoNascita = Treviso
|GiornoMeseNascita = 15 luglio
|AnnoNascita = 1896
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 3 settembre
|AnnoMorte = 1978
|Epoca = 1900
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== Biografia ==
Secondogenito del pittore [[Girolamo Botter]] (1855-1929), si formò alternandosi tra la scuola e la bottega di famiglia<ref name=botter>{{Cita web|autore=Guglielmo Botter|url=https://museicivicitreviso.it/public/2020_Memi_pieghevole_media.pdf|capitolo= I Botter, famiglia di artisti|titolo=Omaggio ai Botter, famiglia di artisti e restauratori|accesso=21 settembre 2021}}</ref>.
Figlio del pittore [[Girolamo Botter]], curò il restauro di moltissimi edifici della città natale documentando la sua opera con importanti acquarelli
 
Convinto [[Irredentismo italiano|irredentista]], durante la [[grande guerra]] fu arruolato nei [[Granatieri di Sardegna]] e cadde prigioniero, finendo in un campo [[Ungheria|ungherese]]. Le sue doti artistiche furono però notate dall'ufficiale comandante, che lo inviò a [[Budapest]] per sovrintendere ad alcuni scavi archeologici. Rientrato in Italia al termine del conflitto, il suo fervente patriottismo lo spinse subito a ripartire per prendere parte all'[[Impresa di Fiume]]<ref name=botter/>.
A lui è dedicata la piazzetta prospiciente l'ingresso del [[Complesso di Santa Caterina]], sede principale dei [[Musei civici di Treviso]].
 
Conclusa anche questa esperienza, tornò a Treviso dove fece fortuna come restauratore, inizialmente a fianco del padre. Divenuto ben presto un riferimento del settore, si distinse per la sua capacità nell'individuare antichi affreschi nascosti sotto strati di intonaco successivi - [[Giuseppe Mazzotti]] lo definì "rabdomante degli affreschi". Di grande importanza le sue scoperte nelle chiese cittadine di [[chiesa di San Nicolò (Treviso)|San Nicolò]] (''Annunciazione'' della [[sagrestia]]) e a [[chiesa di San Vito (Treviso)|San Vito]] (ciclo della cappella del Redentore), ma anche i restauri che restituirono il lustro originale alle opere di [[Paolo Veronese]] a [[villa Barbaro]]<ref name=botter/>.
 
Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], fu richiamato alle armi con il grado di capitano. Dopo un breve periodo a [[Genova]], fu posto al comando delle truppe di arresto di stanza sull'isola [[Lussinpiccolo]]. In questa occasione diresse una campagna archeologica ad [[Ossero]] che portò alla luce notevoli reperti di [[epoca romana]]. Dopo l'[[armistizio di Cassibile]] tornò a Treviso, dove riprese la sua attività, sebbene in clandestinità per evitare l'arruolamento nella [[Repubblica Sociale Italiana]]; in particolare, proseguì i restauri commissionatigli prima del conflitto dalla Curia vescovile. Il 7 aprile [[1944]], mentre lavorava a [[Chiesa di Santa Maria Maggiore (Treviso)|Santa Maria Maggiore]], la città fu investita da un [[bombardamento di Treviso|bombardamento alleato]]; uscì quindi allo scoperto e si propose al Comando tedesco come sovrintendente al recupero delle opere d'arte, ottenendo alcuni soldati di supporto. Di questo periodo si ricordano il salvataggio del [[palazzo dei Trecento]] con [[Ferdinando Forlati]] (gravemente danneggiato, stava per essere demolito perché ritenuto irrecuperabile) e la scoperta degli affreschi [[chiesa di Santa Caterina (Treviso)|Santa Caterina]]<ref name=botter/>.
 
Nel [[secondo dopoguerra|dopoguerra]] ebbe la nomina a Ispettore onorario per la conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte per la [[provincia di Treviso]]. Questa attività, unita al suo carattere caparbio e intransigente, lo portò a continui scontri con quanti erano coinvolti nella ricostruzione e temevano che la Soprintendenza potesse bloccare la propria attività<ref name=botter/>.
 
La sua attività fu portata avanti dal figlio Girolamo detto Memi (1930-2010), che collaborava con il padre sin dai tempi dell'ultimo conflitto<ref name=botter/>.
 
A lui è dedicata la piazzetta prospiciente l'ingresso del [[Complesso di Santa Caterina]], sede principale dei [[Musei civici di Treviso]]<ref name=botter/>.
 
== Principali interventi di restauro ==
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*''La Villa Molin di Vincenzo Scamozzi in Padova'', ed. Canova, Treviso, 1961.
 
== Note ==
<references/>
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|arte}}