Emanuele Tesauro: differenze tra le versioni

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|Immagine = Ritratto di Emanuele Tesauro.png
|Didascalia = [[Charles Dauphin]], Ritratto di Emanuele Tesauro, olio su tela, 1670 circa, Torino, [[Musei Reali]], [[Galleria Sabauda]].
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In esso il Tesauro, muovendo dal terzo libro della ''[[Retorica (Aristotele)|Retorica]]'' aristotelica, studiò la natura propria dell'arguzia e le figure del linguaggio, offrendo una trattazione sistematica del [[concettismo]] profonda e coerente, superiore a quella, pur celebrata, di [[Baltasar Gracián]], che egli certamente conobbe. Essa contiene già come un abbozzo o presentimento di quello che doveva poi essere l'[[estetica]] moderna. Scrisse in prosa, oltre a una ''Filosofia morale'' (Torino 1670) tipicamente secentesca, che fu più volte ristampata e tradotta in varie lingue<ref>{{cita|Denise Aricò (1982)|p. 64|citazione=Se la fortuna di un'opera si può misurare, oltre che dalle ristampe, anche dalle traduzioni che ne vennero fatte, si deve supporre che la ''Filosofia morale'' incontrò un consenso superiore persino a quello del ''Cannocchiale''. Oltre a una traduzione francese approntata da P. Thomas Croset col titolo ''Introduction aux vertus morales et héroiques'', edita a Bruxelles nel 1712, e ad una latina, adespota, edita a Wurzburg, Francoforte e Lipsia nel 1731, ne fu fatta, anni dopo, una in [[lingua russa]] per l'educazione del futuro [[zar]] [[Paolo I di Russia|Paolo I]]. Sono testimonianze preziose che in pieno XVIII secolo l'opera del Tesauro non solo era un classico adottato nei collegi della Compagnia per un'educazione globale e mondana dei convittori, ma era anche un prontuario di "prudenza" politica per futuri regnanti. Particolare importanza […] assume, peraltro, la traduzione spagnola di Don Gomez de la Rocha y Figueroa, edita per la prima volta a Lisbona nel 1682, la cui fortuna è testimoniata dalle numerose ristampe fattene fino al 1770.}}.</ref>, opere di storia come i ''Campeggiamenti, o vero Istoria del Piemonte'' (1ª ed. completa, Torino 1674, sulle guerre del Piemonte contro gli Spagnoli), ''Del regno d'Italia sotto i Barbari'' (ivi 1663), e una ''Historia della città di Torino'' (ivi 1679, continuata da Francesco Maria Ferrero, ivi 1712), e fu autore di poesie e tragedie.
In esso il Tesauro, muovendo dal terzo libro della ''[[Retorica (Aristotele)|Retorica]]'' aristotelica, studiò la natura propria dell'arguzia e le figure del linguaggio, offrendo una trattazione sistematica del [[concettismo]] profonda e coerente, superiore a quella, pur celebrata, di [[Baltasar Gracián]], che egli certamente conobbe. Essa contiene già come un abbozzo o presentimento di quello che doveva poi essere l'[[estetica]] moderna.<ref>{{cita libro|citazione=Il Cannocchiale aristotelico è sicuramente la trattazione più completa, anzi più minuziosa e largamente esemplificata di quel canone d'arte che fu il ''concettismo''..., vi s'intravede l'aspirazione alla conquista dell'estetica moderna, che è l'autonomia della creazione artistica|autore1=Umberto Renda|autore2=[[Piero Operti]]|titolo= Dizionario storico della letteratura italiana|città=Torino|editore=Paravia|anno=1952|pagine=1145-1146|edizione=3}}</ref> Scrisse in prosa, oltre a una ''Filosofia morale'' (Torino 1670) tipicamente secentesca, che fu più volte ristampata e tradotta in varie lingue<ref>{{cita|Denise Aricò (1982)|p. 64|citazione=Se la fortuna di un'opera si può misurare, oltre che dalle ristampe, anche dalle traduzioni che ne vennero fatte, si deve supporre che la ''Filosofia morale'' incontrò un consenso superiore persino a quello del ''Cannocchiale''. Oltre a una traduzione francese approntata da P. Thomas Croset col titolo ''Introduction aux vertus morales et héroiques'', edita a Bruxelles nel 1712, e ad una latina, adespota, edita a Wurzburg, Francoforte e Lipsia nel 1731, ne fu fatta, anni dopo, una in [[lingua russa]] per l'educazione del futuro [[zar]] [[Paolo I di Russia|Paolo I]]. Sono testimonianze preziose che in pieno XVIII secolo l'opera del Tesauro non solo era un classico adottato nei collegi della Compagnia per un'educazione globale e mondana dei convittori, ma era anche un prontuario di "prudenza" politica per futuri regnanti. Particolare importanza […] assume, peraltro, la traduzione spagnola di Don Gomez de la Rocha y Figueroa, edita per la prima volta a Lisbona nel 1682, la cui fortuna è testimoniata dalle numerose ristampe fattene fino al 1770.}}.</ref>, opere di storia come i ''Campeggiamenti, o vero Istoria del Piemonte'' (1ª ed. completa, Torino 1674, sulle guerre del Piemonte contro gli Spagnoli), ''Del regno d'Italia sotto i Barbari'' (ivi 1663), e una ''Historia della città di Torino'' (ivi 1679, continuata da Francesco Maria Ferrero, ivi 1712), e fu autore di poesie e tragedie.
 
== Biografia ==
=== Il periodo gesuitico ===
[[File:Van dyck tomaso 1634 1635.jpg|thumb|[[Antoon van Dyck]], ''[[Ritratto del principe Tommaso Francesco di Savoia Carignano]]'']]
[[File:Dal Re, Marc'Antonio (1697-1766) - Vedute di Milano - 51 - Collegio di Brera de' pp. Gesuiti - ca. 1745.jpg|thumb|upright=1.4|[[Marc'Antonio Dal Re]], ''Il Collegio di Brera dei padri Gesuiti'', 1745 circa]]
 
Discendente dall'illustre famiglia piemontese dei conti di [[Salmour]], nacque a Torino il 283 gennaio 1592 dal conte [[Alessandro, letterato [[Fossano|fossaneseTesauro]], poeta e architetto, autore dell'elegante [[Poesia didascalica|poema didascalico]] ''La Sereide'' (1585)<ref>{{Cita libro|autore=Andreina Griseri|titolo=Le metamorfosi del Barocco|anno=1967|editore=[[Giulio Einaudi editore]]|p=168}}</ref><ref>Cfr. anche: {{Cita libro|autore=Alessandro Tesauro|titolo=La sereide|anno=1994|editore=Edizione RES|curatore=Domenico Chiodo|isbn=9788885323148978-88-85323-14-8}}</ref> e da Margherita Mulazzi, nobildonna astigiana. Ultimo di sette fratelli, Emanuele fu affidato in particolare alle cure del secondogenito Lodovico, lettore di diritto all'[[Università degli Studi di Torino|Università]] e amico di [[Giovan Battista Marino]].<ref>{{cita pubblicazione |p=97 |pubblicazione=Aprosiana |volume=9|anno=2001|autore=P. Frare|titolo=Marino al cannocchiale}}</ref>. Allievo neldel collegio dei gesuiti a Torino (1605-1611), entrò ventenne nella [[Compagnia di Gesù]]. Dopo il biennio di probazione, Tesauro fu ammesso ai voti semplici, e inviato nel [[Palazzo di Brera#Il collegio della Compagnia di Gesù|Collegio di Brera]] a [[Milano]] per proseguire gli studi di retorica e filosofia (1613-1615). Fu ''Magister rhetoricae'' a [[Cremona]] nell'anno scolastico 1618-19 e i due anni successivi (1619-20 e 1620-21) nel Collegio milanese, dove insegnavano «i migliori maestri».<ref name=GZ2002>{{cita libro|autore=Giovanna Zanlonghi|titolo=Teatri di formazione: actio, parola e immagine nella scena gesuitica del Sei-Settecento a Milano|anno=2002|editore=Vita e Pensiero|p=17|isbn=9788834306789978-88-343-0678-9}}</ref> «Per i suoi allievi scrive, tra il 1619 e il 1621, secondo i moduli tipici del teatro gesuitico, la tragedia cristiana ''Hermenegildus'', in versi latini, rappresentata nel Collegio di Brera il 26 agosto 1621, ampiamente mutata e «trasposta» in italiano molti anni più tardi, e stampata nel 1661 con il titolo ''Ermenegildo'' insieme all’all{{'}}''Edipo'' e all’all{{'}}''Ippolito''.»<ref>{{Cita| Barbara Zandrino (2003)|p. 117}}.</ref> Il 7 giugno 1621 Tesauro predispose il maestoso apparato funebre per le esequie solenni in onore del re [[Filippo III di Spagna]], morto il 31 marzo di quell'anno.<ref name=GZ2002/><ref>{{cita pubblicazione|pubblicazione=Papato e politica internazionale nella prima età moderna|editore=[[Viella Libreria Editrice]]|autore=Gianvittorio Signorotto|titolo=La percezione delle frontiere nel cuore d'Italia. Milano e la mobilitazione religiosa e politica (1600-1659)|pagina=220|isbn=8867281550|citazione=Per le esequie solenni di Filippo III viene allestito nel [[Duomo di Milano]] un apparato impressionante, sulla base di un percorso retorico, ideato da Emanuele Tesauro.|anno=2013}}</ref>
 
=== Al servizio di Tommaso di Savoia ===
[[File:Van dyck tomaso 1634 1635.jpg|thumb|[[Antoon van Dyck]], ''[[Ritratto del principe Tommaso Francesco di Savoia Carignano]]'']]
Nel giugno del 1635, all'età di 44 anni, uscì dalla Compagnia di Gesù per dissensi disciplinari, rimanendo [[Clero secolare|sacerdote secolare]] al servizio dei principi di [[Savoia-Carignano]]. L'esperienza religiosa gli fornì una solida cultura umanistico-filosofica e gli consentì inoltre di esprimersi come oratore e come insegnante.<ref>{{cita|Cannavacciuolo (1986)|p. 52}}.</ref> Al periodo gesuitico risalgono i ''Panegirici sacri'' (1633), tra i quali spicca il discorso accademico ''Il giudicio'', breve ma importante trattato sugli stili dell'oratoria sacra, riproposto all'attenzione degli studiosi da Ezio Raimondi nella storica antologia ricciardiana dei ''Trattatisti e narratori del Seicento'' (1960).<ref>{{cita libro|titolo=Storia della civiltà letteraria italiana: Manierismo e barocco|curatore=[[Giorgio Barberi Squarotti]]|editore=UTET|anno=1991|autore=[[Marziano Guglielminetti]]|p=59}}</ref> Con ''La metafisica del niente''<ref>Emanuele Tesauro, ''La Metafisica del Niente, Discorso sacro'' [...], in ''Panegirici e Ragionamenti'', Torino, appresso Bartolomeo Zavatta, 1659-1660, vol. III, pp. 217-241. Mario Zanardi situa all'altezza del biennio 1633-1634 – in data dunque coeva alla ''querelle'' degli Incogniti – la composizione del ragionamento sacro del Tesauro, che fino al 1635, data della sua uscita dalla Compagnia, tenne a corte l'incarico di "Concionator Serenissimae" (ossia della duchessa [[Cristina di Francia]]).</ref> Tesauro partecipò alla «querelle de nihilo» scatenata dal discorso accademico ''Il niente'' pronunciato da Luigi Manzini presso l'[[Accademia degli Incogniti]] l'8 maggio 1634.<ref>{{cita pubblicazione|titolo=La forza dello zero|autore=[[Harald Weinrich]]|pubblicazione=Lettere Italiane|volume=54|numero=4|anno=2000|pp=513-529|jstor=26266636}}</ref> Dopo aver lasciato la Compagnia Tesauro fu al seguito del principe [[Tommaso Francesco di Savoia]] prima nelle [[Contea delle Fiandre|Fiandre]] e poi in [[Piemonte]] (1635-42), e ne divenne lo storiografo ufficiale.<ref name="y">{{Cita libro|autore=[[Alberto Asor Rosa]]|titolo=Letteratura italiana. Storia e geografia: Volume secondo. Età moderna|anno=1988|editore=Giulio Einaudi editore|p=825|ISBN=978-88-06-11380-3}}</ref> Durante il soggiorno nelle Fiandre fu apprezzato predicatore a Bruxelles, alla corte del principe Tommaso (i ''Panegirici'' contengono ''L'Aurora, panegirico sacro sopra il giorno natale della beatissima Vergine detto nella cappella regale di Brusselles al regio infante cardinale ed al serenissimo principe Tomaso di Savoia l'anno 1635'').<ref>{{cita| Pierantonio Frare (1998)|p. 16}}.</ref>
 
Nel periodo intercorrente tra le campagne di Fiandra e la [[Guerra civile piemontese]] (1635-1642), Tesauro svolse delicate missioni diplomatiche per il principe Tommaso di Carignano. Quando morì il duca [[Vittorio Amedeo I di Savoia|Vittorio Amedeo I]] [7-8 ottobre 1637] fu inviato dal principe al [[cardinale]] [[Maurizio di Savoia|Maurizio]], che da Roma si era affrettato a risalire in [[Piemonte]] e sostava a [[Genova]]. Quasi certamente in questa occasione il Tesauro conobbe [[Agostino Mascardi]], da [[Sarzana]], già membro dell'[[Accademia dei Desiosi (Roma)|Accademia romana dei Desiosi]] ed autore di un famoso ''Trattato dell'arte historica''.<ref>{{cita|Vigliani (1936)|p. 235}}.</ref>
Nel giugno del 1635, all'età di a 44 anni, uscì dalla Compagnia di Gesù per dissensi disciplinari, rimanendo [[Clero secolare|sacerdote secolare]] al servizio dei principi di [[Savoia-Carignano]]. L'esperienza religiosa gli fornì una solida cultura umanistico-filosofica e gli consentì inoltre di esprimersi come oratore e come insegnante.<ref>{{cita|Cannavacciuolo (1986)|p. 52}}.</ref> Al periodo gesuitico risalgono i ''Panegirici sacri'' (1633), tra i quali spicca il discorso accademico ''Il giudicio'', breve ma importante trattato sugli stili dell'oratoria sacra, riproposto all'attenzione degli studiosi da Ezio Raimondi nella storica antologia ricciardiana dei ''Trattatisti e narratori del Seicento'' (1960).<ref>{{cita libro|titolo=Storia della civiltà letteraria italiana: Manierismo e barocco|curatore=[[Giorgio Barberi Squarotti]]|editore=[[UTET]]|anno=1991|autore=[[Marziano Guglielminetti]]|p=59}}</ref> Dopo aver lasciato la Compagnia Tesauro fu al seguito del principe [[Tommaso Francesco di Savoia]] prima nelle [[Fiandre]] e poi in [[Piemonte]] (1635-42), e ne divenne lo storiografo ufficiale.<ref name="y">{{Cita libro|autore=[[Alberto Asor Rosa]]|titolo=Letteratura italiana. Storia e geografia: Volume secondo. Età moderna|anno=1988|editore=[[Giulio Einaudi editore]]|p=825|ISBN=978-88-06-11380-3}}</ref> Durante il soggiorno nelle Fiandre Tesauro fu apprezzato predicatore a Bruxelles, alla corte del principe Tommaso (i ''Panegirici'' contengono ''L'Aurora, panegirico sacro sopra il giorno natale della beatissima Vergine detto nella cappella regale di Brusselles al regio infante cardinale ed al serenissimo principe Tomaso di Savoia l'anno 1635'').<ref>{{cita| Pierantonio Frare (1998)|p. 16}}.</ref>
 
=== Il ritorno in patria e la consacrazione definitiva ===
Nel 1642 rientrò in patria come precettore dei principi di Carignano<ref name="y" /> e del futuro duca [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] e coordinò il monumentale progetto del ''[[Theatrum Statuum Sabaudiae]]'' (Amstelodami 1682).<ref>{{DBI|pietro-gioffredo|Pietro Gioffredo|autore=Andrea Merlotti|accesso=16 maggio 2019}}</ref> Guadagnatosi una fama europea, operò alla corte sabauda per oltre tre decenni (da [[Carlo Emanuele I di Savoia|Carlo Emanuele I]] a [[Carlo Emanuele II di Savoia|Carlo Emanuele II]], che lo colmò di onori e lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]). Tesauro era ormai diventato il letterato più prestigioso della corte; aveva composto e continuava a comporre [[Epigrafe|epigrafi]], elogi, insegne, orazioni, [[Panegirico|panegirici]] per i membri della Casa reale e per le personalità più importanti.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Anna Cantaluppi|titolo=Sull'«Istoria della Compagnia di San Paolo» di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Studi piemontesi|volume=21|numero=1|anno=1992|p=146}}</ref> Le principali testimonianze di questa attività svolta da Tesauro presso la corte sabauda si trovano raccolte nel libro delle ''Inscriptiones'' (''Inscriptiones quotquot reperiri potuerunt opera et diligentia Emanuelis Philiberti Panealbi'', Taurini, Typis Bartolomaei Zapatae, 1670).<ref>{{cita|Valeria Merola (2006)|p. 404}}.</ref> «Con gli anni Sessanta, al riconoscimento, sia da parte della corte, sia del municipio, del ruolo di regista e concertatore delle grandi celebrazioni pubbliche, fino al matrimonio ducale del 1663 e ai festeggiamenti per la nascita del principe di Piemonte tre anni dopo, vennero ad aggiungersi le sempre più frequenti attestazioni di stima e di ossequio ufficialmente decretate dai decurioni; e la decisione di collocare nel Palazzo municipale un ritratto dell'abate «con qualche inscrittione in memoria de' posteri di sua persona» rappresentò una novità degna di rilievo per una città non avvezza a tributare simili onori a personaggi estranei alla dinastia.»<ref>C. Rosso, ''Uomini e poteri nella Torino barocca'', in ''Storia di Torino: La città fra crisi e ripresa, 1630-1730'', a cura di G. Ricuperati, Torino, vol. IV, pp. 187-188</ref> Nel 1666 la Municipalità di Torino approvò il progetto di un'edizione di tutte le sue opere e conferì al Tesauro il compito di scrivere una storia della città, alla quale egli attese però solo parzialmente. Tra il 1669 e il 1674 cominciarono così ad apparire, per l'editore Zavatta, i sontuosi volumi dell'[[opera omnia]], tra cui bisogna soprattutto ricordare la ristampa, finalmente sotto il controllo dell'autore, del ''Cannocchiale aristotelico''.<ref>{{Cita libro|titolo=La Letteratura Italiana. Storia e Testi|volume=36|autore=Ezio Raimondi|editore=[[Riccardo Ricciardi]]|anno=1960}}</ref> [[Domenico Piola]] realizzò il disegno dei [[Frontespizio|frontespizi]] incisi da Georges Tasnière e da Antoine De Pienne.<ref>{{DBI|piola|Piola|autore=Daniele Sanguineti}}</ref>
Nel 1642 rientrò in patria come precettore dei principi di Carignano<ref name="y" /> e del futuro duca [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] e coordinò il monumentale progetto del ''[[Theatrum Statuum Sabaudiae]]'' (Amstelodami 1682).<ref>{{DBI|pietro-gioffredo|Pietro Gioffredo|autore=Andrea Merlotti|accesso=16 maggio 2019}}</ref> Guadagnatosi una fama europea, operò alla corte sabauda per oltre tre decenni (da [[Carlo Emanuele I di Savoia|Carlo Emanuele I]] a [[Carlo Emanuele II di Savoia|Carlo Emanuele II]], che lo colmò di onori e lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]). Tesauro svolse in questi anni un'attività intensa, componendo [[Epigrafe|epigrafi]], elogi, insegne, orazioni, [[Panegirico|panegirici]] per i membri della Casa reale e per le personalità più importanti.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Anna Cantaluppi|titolo=Sull'«Istoria della Compagnia di San Paolo» di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Studi piemontesi|volume=21|numero=1|anno=1992|p=146}}</ref> Fu anche [[Iconologia|iconologo]] e autore dell'intero programma decorativo della [[Reggia di Venaria Reale|Venaria Reale]], palazzo di caccia costruito dall'[[architetto]] [[Amedeo di Castellamonte]] per Carlo Emanuele II.<ref>Il complesso programma figurativo, i soggetti, il contesto iconografico di «emblematicae historiae», iscrizioni, imprese, pitture, fregi, decorazioni della «Reggia di Caccia» è minutamente descritto dal Tesauro nella seconda edizione delle ''Inscriptiones'' (Torino 1666), nel capitolo intitolato ''Regiarum aedium ornamenta''. Cfr. M. L. Doglio, ''Latino e ideologia cortigiana di Emanuele Tesauro'', cit., pp. 567-573; e, in specie, sull'insieme decorativo, A. GRISERI, ''La Venaria Reale: il Principe e la Caccia'', in ''Studi in onore di G. C. Argan'', Roma 1984, pp. 343-348.</ref> Le principali testimonianze di questa attività svolta da Tesauro presso la corte sabauda si trovano raccolte nel libro delle ''Inscriptiones'' (''Inscriptiones quotquot reperiri potuerunt opera et diligentia Emanuelis Philiberti Panealbi'', Taurini, Typis Bartolomaei Zapatae, 1670).<ref>{{cita|Valeria Merola (2006)|p. 404}}.</ref> «Con gli anni Sessanta, al riconoscimento, sia da parte della corte, sia del municipio, del ruolo di regista e concertatore delle grandi celebrazioni pubbliche, fino al matrimonio ducale del 1663 e ai festeggiamenti per la nascita del principe di Piemonte tre anni dopo, vennero ad aggiungersi le sempre più frequenti attestazioni di stima e di ossequio ufficialmente decretate dai decurioni; e la decisione di collocare nel Palazzo municipale un ritratto dell'abate «con qualche inscrittione in memoria de' posteri di sua persona» rappresentò una novità degna di rilievo per una città non avvezza a tributare simili onori a personaggi estranei alla dinastia.»<ref>Claudio Rosso, ''Uomini e poteri nella Torino barocca'', in ''Storia di Torino: La città fra crisi e ripresa, 1630-1730'', a cura di G. Ricuperati, Torino, vol. IV, pp. 187-188</ref> Nel 1666 la Municipalità di Torino approvò il progetto di un'edizione di tutte le sue opere e conferì al Tesauro il compito di scrivere una storia della città, alla quale egli attese però solo parzialmente. Tra il 1669 e il 1674 cominciarono così ad apparire, per l'editore Zavatta, i sontuosi volumi dell'[[opera omnia]], tra cui bisogna soprattutto ricordare la ristampa, finalmente sotto il controllo dell'autore, del ''Cannocchiale aristotelico''.<ref>{{Cita libro|titolo=La Letteratura Italiana. Storia e Testi|volume=36|autore=Ezio Raimondi|editore=Riccardo Ricciardi|anno=1960}}</ref> [[Domenico Piola]] realizzò il disegno dei [[Frontespizio|frontespizi]] incisi da Georges Tasnière e da Antoine De Pienne.<ref>{{DBI|piola|Piola|autore=Daniele Sanguineti}}</ref>
 
Tesauro morì improvvisamente a Torino nel febbraio 1675, più che ottuagenario.<ref>{{Cita libro|autore=[[Carlo Ossola]]|titolo=Le antiche memorie del nulla|anno=2007|editore=[[Edizioni di Storia e Letteratura]]|p=225|ISBN=978-88-8498-382-4|url=https://books.google.it/books?id=kpKkPb6P7K4C&pg=PA225&dq}}</ref>
 
== Opere ==
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{{Citazione|L'arte dello scrivere è così antica, così nobile e maravigliosa, ch'io non ne veggo altro inventore che Iddio.|Emanuele Tesauro, “Il Commentario,” in ''Panegirici sacri'' (Venezia, Tramontin, 1682), pt. 2, 84.}}
 
Emanuele Tesauro deve la fama di massimo teorico barocco al ''Cannocchiale aristotelico'', trattato fondamentale sullo stile e sulla concezione retorica, emblematica ed allegorica del XVII secolo.<ref>{{EI|neologismo|Neologismo|autore=Giovanni Adamo, [[Valeria Della Valle]]|anno=2007|accesso=26 marzo 2020}}</ref> Grazie alla sistemazione teorica compiuta da Tesauro, il Barocco cessò di essere una moda per proporsi come espressione della mentalità del tempo. «Autorevoli studiosi hanno dimostrato, dalda [[Ezio Raimondi]] a [[Franco Croce]], dal [[Mario Praz|Praz]] all'[[Luciano Anceschi|Anceschi]], dal [[Cesare Vasoli|Vasoli]] al Costanzo, al Buck, che ci troviamo di fronte alla più ampia e organica opera sull'estetica del barocco - segnatamente sotto il profilo della lingua e dello stile - non solo italiano ma europeo.»<ref>{{Cita|Tuscano (1977)|p. 572}}.</ref> Il Tesauro è stato studiato, in una prospettiva di poetiche europee da H. Hatzfeld, ''Three national deformations of Aristotle: Tesauro, Gracián, Boileau'', in «Studi Secenteschi», 2, 1961, pp.&nbsp;3–21.
 
Come il [[sistema geocentrico|modello geocentrico]] esce distrutto dalla sperimentazione che [[Galileo Galilei]] conduce con il suo [[cannocchiale]], così i principi fondamentali del fare artistico sono modificati dall'opera di Tesauro, che alla [[Galileo Galilei|rivoluzione galileiana]] rimanda fin dal titolo.<ref>Sappiamo da una lettera inviata il 5 settembre 1674 dal matematico Donato Rossetti al cardinale [[Leopoldo de' Medici]], che il Tesauro aveva una grande ammirazione per lo scienziato pisano, «discorre[va] del Galileo e della di lui abiura, e si dichiara[va] inclinato al [[Sistema eliocentrico|Sistema Copernicano]]». {{Cita libro|curatore=[[Angelo Fabroni]]|titolo=Lettere inedite di huomini illustri|anno=1773|editore=F. Moucke|città=Firenze|pagina=249|volume=2}}</ref> Nel trattato, l'attenzione è rivolta soprattutto alla [[metafora]] che per Tesauro è la [[figura retorica]] per eccellenza, in quanto riesce a collegare fenomeni lontani attraverso l'[[analogia (retorica)|analogia]] che le sta alla base.<ref>«Ed eccoci alla fin pervenuti grado per grado al più alto colmo delle figure ingegnose, a paragon delle quali tutte le altre figure fin qui recitate perdono il pregio, essendo la metafora il più ingegnoso e acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell'umano intelletto. Ingegnosissimo veramente, però che, se l'ingegno consiste (come dicemmo) nel ligare insieme le remote e separate nozioni degli propositi obietti, questo apunto è l'officio della metafora, e non di alcun'altra figura: perciò che, traendo la mente, non men che la parola, da un genere all'altro, esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso, trovando in cose dissimiglianti la simiglianza.»</ref>
 
Tesauro distingue tre ordini di figure retoriche: armoniche, patetiche e ingegnose, corrispondenti alle funzioni dell'anima, cioè senso, affetto e intelletto. La disposizione dei tre generi di figure è in ordine gerarchico: le figure ingegnose infatti sono le più lodate come «nobilissimo fiore dell'intelletto che non più nell'armonico suono e nelle patetiche figure ma nella significazione ingegnosa ripon la gloria dell'arte» (''Cannocchiale'', p. &nbsp;145). Definita da Tesauro il “più alto colmo delle Figure Ingegnose”, la metafora è vista come argomentazione arguta ed ingegnosa da cui scaturiscono piacere e meraviglia. La rottura della convenzione che regola i rapporti tra significanti e significati ad opera dell'invenzione metaforica apre la strada al rinnovamento e all'arricchimento della potenzialità significativa dei singoli termini. «Tesauro elabora una teoria della Metafora come principio universale della coscienza sia umana sia divina. Alla sua base c'è l'Acutezza, il pensiero fondato sull'accostamento di ciò che è dissimile, sull'unificazione dell'inunificabile. La coscienza metaforica è eguagliata a quella creativa, e perfino l'atto della creazione divina appare a Tesauro come una sorta di Acutezza suprema che crea il mondo mediante metafore, analogie e concetti. Tesauro obietta contro chi nelle figure retoriche vede degli ornamenti: tali figure sono per lui il fondamento del meccanismo del pensiero, di quella Genialità suprema che anima l'uomo e l'universo» <ref>{{Cita libro|editore=[[Meltemi Editore]]|autore1=[[Paolo Fabbri (semiologo)|Paolo Fabbri]]|autore2=[[Gianfranco Marrone]]|titolo=Semiotica in nuce|volume=2|città=Roma|anno=2002|p=153|isbn=9788883530654978-88-8353-065-4|url=https://books.google.it/books?id=me_pe3S63B8C&pg=PA153&lpg=PA153&dq=Tesauro#v=onepage&q&f=false}}.</ref>
 
Tesauro è considerato, insieme allo spagnolo [[Baltasar Gracián]] (1601-1658), il «maggior rappresentante che ebbe mai la [[critica letteraria]] secentistica».<ref name=a/><ref>L'opera di Tesauro rappresenta l'apice di una lunga riflessione sul concettismo, cominciata dal precoce intervento sul tema di [[Camillo Pellegrino (poeta)|Camillo Pellegrino]] del 1598 e proseguita lungo tutto il secolo, dal ''De acuto et arguto liber unicus sive Seneca et Martialis'' (1619) di [[Maciej Kazimierz Sarbiewski]] al trattato ''Delle acutezze'' (1639) di [[Matteo Peregrini]], all{{'}}''Argudeza y arte de ingenio'' di Gracián.</ref> Pubblicato nel 1654 (Torino: Sinibaldo), il ''Cannocchiale aristotelico'' ebbe un enorme successo in Italia e in Europa per tutto il secolo. Ripubblicato da Tesauro in una seconda edizione ampliata (Venezia: Baglioni, 1665), fu riedito quattordici volte prima del 1702<ref>{{Cita libro|editore=Garland Publishing, Inc.|lingua=en|curatore=Brendan Maurice Dooley|titolo=Italy in the Baroque: Selected Readings| città=New York & London|data=1995|url=https://books.google.it/books?id=q2doAAAAMAAJ&pg=PA460&dq|p=460|citazione=Published in 1654 (Turin: Sinibaldo), the treatise was an immediate success, establishing Tesauro's authority in the field. Considerably expanded by Tesauro in his second edition (Venice: Baglioni, 1665), it went through fourteen reprintings before 1702}}</ref>, e ne fu realizzata una traduzione [[Lingua latina|latina]], opera di Caspar Cörber (1658-1700), pubblicata nel 1698 e riedita nel 1714.<ref name=a>{{harvnbcita|Benedetto Croce (1911)|p=. 2}}.</ref><ref>{{Cita libro|lingua=la|cognome=Tesauro|nome=Emanuele|titolo=Idea argutæ et ingeniosæ dictionis|editore=Süstermann|anno=1698|città=Francofurti et Lipsiae|url=https://books.google.it/books?id=dYlFAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}</ref><ref>{{Cita libro|editore=apud Thomam Fritsch|lingua=la|cognome=Tesauro|nome=Emanuele|titolo=Idea argutæ et ingeniosæ dictionis|edizione=2|città=Coloniae|data=1714|url=https://books.google.it/books?id=lIdYAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}</ref> La pubblicazione della traduzione latina assicurò al ''Cannocchiale aristotelico'' un'ampia circolazione, come testimoniano i numerosi esemplari presenti nelle biblioteche di tutta Europa.<ref>Marco Maggi, introduzione a ''Vocabulario italiano: testo inedito'' di Emanuele Tesauro ([[Leo S. Olschki]], 2008) p. XXVI.</ref> La fama del Tesauro era del resto già ben consolidata se un gesuita tedesco, Jakob Masen, nella sua ''Ars nova argutiarum'', Colonia 1660, dedicata all'[[epigramma]] e alle iscrizioni argute, lo proponeva a modello, come «non inepte versatus» (p. &nbsp;1). Più tardi, nel giugno del 1698, sugli ''[[Acta eruditorum]]'' di Lipsia, «la più autorevole fra le pubblicazioni scientifiche in lingua latina», tra Sei e Settecento, «il dotto relatore», annunciando la traduzione latina del ''Cannocchiale aristotelico'', così scriveva: «Emanuel Thesaurus, non magis stemmatum gloria et comitis dignitate ac insignibus, quam eleganti eruditione illustris, eam sibi famam ''Inscriptionibus'' suis comparavit, ut unicus quasi, praestantissimus certe artifex in arguto hoc scribendi genere suspiciatur, ad cuius opera velut ad Polycleti regulam scripta sua exigere solent, qui in concinnandis huiusmodi ingenii foetibus elaborant»<ref>cit. in Denise Aricò, ''Il Tesauro in Europa. Studi sulle traduzioni della «Filosofia morale»'', Bologna, CLUEB 1987, p. 153.</ref><ref>Cfr.: {{cita pubblicazione|titolo=Recensione di: Emanuelis Thesauri Idea argutae et ingeniosae dictionis|pubblicazione=[[Acta eruditorum]]|mese=giugno|anno=1698|città=Lipsia|url=https://books.google.it/books?id=SKWTHTpVSVgC&pg=PA255&dq|p=255}}</ref> Negli ultimi decenni sempre più studi sono stati dedicati al ''Cannocchiale aristotelico'', in cui si è giustamente vista una delle introduzioni più complete agli aspetti formali della cultura barocca.<ref name=q>{{harvnbcita|Mercedes Blanco (1992)|p=. 345}}.</ref><ref>Rivestono una particolare importanza gli studi dedicati al Tesauro da [[Ezio Raimondi]]. Cfr. {{DBI|ezio-raimondi|Ezio Raimondi|autore=[[Andrea Battistini]]|accesso=7 ottobre 2019|citazione=Di particolare rilevanza fu l’attenzione dedicata [dal Raimondi] a Emanuele Tesauro, rivelatosi in nulla inferiore a un Baltasar Gracián o ai massimi intellettuali europei del tempo, nel quale la tradizione retorica è restituita al ruolo di un’antropologia della cultura e a una moderna semiotica alla quale non sono estranee le scoperte della nuova ottica galileiana.}}</ref> Il trattato inedito di Tesauro ''Idea delle perfette imprese'', il nucleo del ''Cannocchiale aristotelico'', è stato pubblicato nel 1975 da Maria Luisa Doglio<ref>{{harvnbcita|Maria Luisa Doglio (1975)}}.</ref> e tradotto in francese da Florence Vuilleumier.<ref>{{cita|Florence Vuilleumier (1992)}}.</ref>
 
Nell'attesa dell'[[edizione critica]], un'elegante [[ristampa anastatica]] del ''Cannocchiale aristotelico'' è stata pubblicata nel 1968 a cura di August Buck, docente di [[filologia romanza]] all'[[Università di Marburgo]]; in quell'occasione lo studioso, oltre a un'introduzione su ''Emanuel Tesauro und die Theorie des Literaturbarock'', si era limitato a intervenire sulle note collocate dall'autore nei ''marginalia'', correggendo gli errori di palese evidenza. Nel 2000 è apparsa una pregevole ristampa del ''Cannocchiale aristotelico'' nell'edizione Zavatta, Torino 1670, con scritti introduttivi di Maria Luisa Doglio, Marziano Guglielminetti ed altri, e con un utile indice delle fonti classiche a cura di Dionigi Vottero.<ref>{{cita libro|titolo=Agostino Mascardi tra "ars poetica" e "ars historica"|autore=Eraldo Bellini|editore=[[Vita e Pensiero (casa editrice)|Vita e Pensiero]]|anno=2002|isbn=9788834308967978-88-343-0896-7|p=21n}}</ref>
 
=== Opere storiche e politiche ===
[[File:Emanuele Tesauro - Giovanni Pietro Giroldi - Francesco Maria Ferrero di Lavriano "Historia dell'Augusta città di Torino". Bartolomeo Zappata, 1679-1712.jpg|thumb|Frontespizio dell{{'}}''Historia dell’Augustissima Città di Torino'', Torino, Bartolomeo Zappata, 1679]]
 
«Filologia e antiquaria in profusa dovizia fanno ritessere l’ordito della ''Historia dell’Augustissima Città di Torino'', commessa al Tesauro dalla municipalità cittadina, sgrossata in otto libri fino all'anno Mille, interrotta, poi rimaneggiata e pubblicata postuma dal segretario Giroldi, ultimata da Francesco Ferrero di Lavriano nel 1712 nel fulgore del Regno di [[Vittorio Amedeo II di Savoia|Vittorio Amedeo II]].»<ref>Maria Luisa Doglio, ''Letteratura e retorica da Tesauro a Gioffredo'', in Giuseppe Ricuperati (a cura di), ''Storia di Torino'', vol. 4, Giulio Einaudi Editore, 1997, p. 615.</ref> La storia iniziata da Tesauro esprimeva un forte sentimento di orgoglio civico; era in parte un panegirico, ma prevalentemente era una cronaca. Narrava il mito patriottico della fondazione di Torino, molti secoli prima di Roma, da parte del principe egiziano Eridano, e la sua rifondazione a opera di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e di [[Augusto]], per poi lanciarsi in un resoconto erudito dei trionfi della città e delle sue vicissitudini da quell'epoca in poi.<ref>Geoffrey Symcox. ''La reggenza della seconda madama reale (1675-1684)'', in Giuseppe Ricuperati (a cura di), ''Storia di Torino'', vol. 4, Giulio Einaudi Editore, 1997, p. 213.</ref>
 
In ambito storiografico Tesauro non si limitò alla storia del Piemonte, ma, riallacciandosi direttamente a [[Giordane]], fu tra i primi a interessarsi della storia medievale dei popoli del Nord Europa, superando la stagione rinascimentale incentrata soprattutto sulle antichità greche e romane. Tesauro può essere a buon diritto considerato un «antesignano degli studi altomedievali, con la lussuosa edizione in folio, con rami a piena pagina, ''Del regno d'Italia sotto i barbari'' (1644), che precedeva di una decina di anni l{{'}}''Historia Gothorum, Vandalorum et Langobardorum'' (1655) di [[Grozio]].»<ref>{{Treccani|dal-post-rinascimento-al-risorgimento_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Storia-e-Politica)|Dal post-Rinascimento al Risorgimento|autore=[[Sergio Bertelli]]}}</ref> Adorno di un'antiporta allegorica, su disegno di [[Jan Miel]] inciso da Jean-Jacques Thourneysen, e di cinquantotto ritratti di sovrani su disegno dei due più accreditati pittori di corte, lo stesso Miel e [[Charles Dauphin]]<ref>{{cita pubblicazione|p=616|pubblicazione=Storia di Torino|volume=4|editore=[[Giulio Einaudi Editore]]|anno=1997|isbn=9788806162115978-88-06-16211-5|curatore=[[Giuseppe Ricuperati]]|autore=[[Maria Luisa Doglio]]|titolo=Letteratura e retorica da Tesauro a Gioffredo,}}</ref>, il volume è corredato di 782 "annotationi" opera di [[Valeriano Castiglione]] «volte all'ampliamento esplicativo del testo e ad irrobustirlo con citazioni e rinvii bibliografici e d'un certo interesse laddove, quasi a gara con le espressioni del Tesauro, il Castiglione parla di [[Arduino d'Ivrea|Arduino]] come di "voce" che "scoté il sonno d'Italia", la cui morte segnò la fine della "libertà" "gloria" e "pace" della penisola, oppure insiste sulla funzione pacificante ed unificante della "casa regale" di [[Casa Savoia|Savoia]]).»<ref>{{DBI|valeriano-castiglione|Valeriano Castiglione|autore=Gino Benzoni}}</ref><ref>Secondo [[Angelico Aprosio]] (''Pentecoste d'altri scrittori'', X , p. 102), il ''Regno d'Italia sotto i barbari'' sarebbe opera del conte [[Filippo San Martino di Agliè]], e non del Tesauro, al quale egli invece attribuisce le a''nnotazioni'' del Castiglione. L'ipotesi di Aprosio è universalmente scartata dagli studiosi (cfr. {{Cita libro|autore=[[Gaetano Melzi]]|anno=1859|editore=Pirola|città=Milano|p=439|opera=Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani}})</ref>
 
[[File:Portret van Ildobaldo, RP-P-1909-6130.jpg|thumb|Il re degli Ostrogoti [[Ildibaldo]] in un'illustrazione tratta dall'opera di Tesauro ''Del Regno d'Italia sotto i barbari'' (Torino, 1664)]]
Nel Tesauro «barbari» ha valore solo generico; egli ci squaderna infatti una galleria di re, senza alcun riferimento culturale e civile, caratterizzati in modo letterario-drammatico tipicamente barocco: [[Alboino]], [[Clefi]], [[Autari]], [[Agilulfo]], [[Rotari]], [[Liutprando]], ecc., spiccano quali grandi personaggi, nel bene e nel male, superando il tradizionale concetto di barbarie. E così il giudizio finale sul regno longobardo: «Regno non men famoso per le malvagie attioni che per le buone: barbaro nel conquistare, et benigno nel conservare: autor delle leggi e distruggitore: insegnator della pietà, et della ferinità: pernicioso ugualmente, et profittevole alla Chiesa; alla quale molto rapì et molto donò; molto scemò di religione, et molto ne accrebbe . . .» (p. 219). In una più ampia prospettiva, provvidenzialistica, sotto l'Impero romano si iniziò la distruzione del paganesimo: sotto i [[Ostrogoti|Goti]], benché [[Arianesimo|ariani]], quest'opera è portata a termine «hauendo intanto Iddio proveduto, che nel seguente Regno de' Longobardi, come più humano, ancor l'Arriana pestilenza fosse purgata» (p. 25).<ref>{{cita pubblicazione|autore=Alessandro Bevilacqua|titolo=L. A. Muratori e l'arte gotica|pubblicazione=L. A. Muratori storiografo: Atti del Convegno Internazionale di Studi Muratoriani|città=Modena|anno=1972|p=185}}</ref><ref>Sul giudizio di Tesauro sui barbari cfr. anche: {{cita libro|titolo=Le antichità germaniche nella cultura italiana da Machiavelli a Vico|autore=Gustavo Costa|editore=[[Bibliopolis]]|anno=1977|p=215|citazione=Il quadro della dominazione longobarda, dipinto da Tesauro con la consueta esuberanza di figure retoriche, non appare completamente negativo. Se Clefi fu un vero e proprio mostro, che «nella stessa Reggia, officina di crudeltà, tanto spargea di sangue quanto di vino», Autari, che assunse il nome di Flavio in omaggio alla romanità, e sposò la virtuosa [[Teodolinda]], figlia di [[Garibaldo I di Baviera|Garibaldo]], duca di Baviera, fu un eccellente monarca, capace di assicurare la felicità ai propri sudditi, come sottolinea Tesauro, ricorrendo al topos encomiastico del ritorno dell'età dell'oro: «a' popoli fortunati parea ritornato in Italia con Flavio il Savio e Teodelinda la Santa il Regno di Saturno e di Astrea». Tesauro non manca di riconoscere l'importanza della legislazione rotariana, additando nel suo promotore «il Solone de' Longobardi che, ricogliendo i precetti della vita Civile in una frale membrana, li fece eterni», e di celebrare, sulle orme di [[Sigonio]], il regno di [[Ariperto I]]: «Barbaro anch'esso di natione, ma non di attione; fedele agli stranieri, provido a' suoi; da niun buono temuto, e di niun cattivo temendo, senza infierir nella guerra, né infeminir nella pace, godé et lasciò altrui godere il dolce frutto delle palme di Rotario».}}</ref>
Nel Tesauro «barbari» ha valore solo generico; egli ci squaderna infatti una galleria di re, senza alcun riferimento culturale e civile, caratterizzati in modo letterario-drammatico tipicamente barocco: [[Alboino]], [[Clefi]], [[Autari]], [[Agilulfo]], [[Rotari]], [[Liutprando]], ecc., spiccano quali grandi personaggi, nel bene e nel male, superando il tradizionale concetto di barbarie. E così il giudizio finale sul regno longobardo: «Regno non men famoso per le malvagie attioni che per le buone: barbaro nel conquistare, et benigno nel conservare: autor delle leggi e distruggitore: insegnator della pietà, et della ferinità: pernicioso ugualmente, et profittevole alla Chiesa; alla quale molto rapì et molto donò; molto scemò di religione, et molto ne accrebbe . . .» (p.&nbsp;219). In una più ampia prospettiva, provvidenzialistica, sotto l'Impero romano si iniziò la distruzione del paganesimo: sotto i [[Ostrogoti|Goti]], benché [[Arianesimo|ariani]], quest'opera è portata a termine «hauendo intanto Iddio proveduto, che nel seguente Regno de' Longobardi, come più humano, ancor l'Arriana pestilenza fosse purgata» (p.&nbsp;25).<ref>{{cita pubblicazione|autore=Alessandro Bevilacqua|titolo=L. A. Muratori e l'arte gotica|pubblicazione=L. A. Muratori storiografo: Atti del Convegno Internazionale di Studi Muratoriani|città=Modena|anno=1972|p=185}}</ref><ref>Sul giudizio di Tesauro sui barbari cfr. anche: {{cita libro|titolo=Le antichità germaniche nella cultura italiana da Machiavelli a Vico|autore=Gustavo Costa|editore=Bibliopolis|anno=1977|p=215|citazione=Il quadro della dominazione longobarda, dipinto da Tesauro con la consueta esuberanza di figure retoriche, non appare completamente negativo. Se Clefi fu un vero e proprio mostro, che «nella stessa Reggia, officina di crudeltà, tanto spargea di sangue quanto di vino», Autari, che assunse il nome di Flavio in omaggio alla romanità, e sposò la virtuosa [[Teodolinda]], figlia di [[Garibaldo I di Baviera|Garibaldo]], duca di Baviera, fu un eccellente monarca, capace di assicurare la felicità ai propri sudditi, come sottolinea Tesauro, ricorrendo al topos encomiastico del ritorno dell'età dell'oro: «a' popoli fortunati parea ritornato in Italia con Flavio il Savio e Teodelinda la Santa il Regno di Saturno e di Astrea». Tesauro non manca di riconoscere l'importanza della legislazione rotariana, additando nel suo promotore «il Solone de' Longobardi che, ricogliendo i precetti della vita Civile in una frale membrana, li fece eterni», e di celebrare, sulle orme di [[Sigonio]], il regno di [[Ariperto I]]: «Barbaro anch'esso di natione, ma non di attione; fedele agli stranieri, provido a' suoi; da niun buono temuto, e di niun cattivo temendo, senza infierir nella guerra, né infeminir nella pace, godé et lasciò altrui godere il dolce frutto delle palme di Rotario».}}</ref>
 
Tra le opere storiche di Tesauro rivestono una particolare importanza, inoltre, una piccola serie di cronache (''Sant'Omero assediato dai Francesi e liberato'', ''Campeggiamenti del Piemonte'', ''Campeggiamenti di Fiandre''), che narrano le vicende militari della storia recente del [[Ducato di Savoia]]. Queste opere nascono dalla viva esperienza del campo di guerra, ma anche dalla persuasione che non ci si può «fidare di penne forestiere che misurano i premi e non la verità, e spesse volte prendono il premio con la manca e scrivono con la diritta a modo loro» (lettera a Giambattista Bruschetti, 9 febbraio 1642). Dettagliati giornali di guerra stesi a caldo, sono una fonte preziosa per la ricostruzione della storia del '600, sebbene vibranti di partigianeria per il protettore di Tesauro, il principe [[Tommaso di Savoia-Carignano|Tommaso di Savoia]].
 
Interessante, infine, l{{'}}''Istoria della Compagnia di San Paolo'', pubblicata a Torino nel 1657, in cui Tesauro traccia la storia della [[Compagnia di San Paolo|Compagnia]] fondata il 25 gennaio 1563 ad opera di «sette zelantissimi cittadini» per rispondere all'infiltrazione del protestantesimo in Piemonte dalla [[Ginevra]] calvinista. Tesauro passa in rassegna la diffusione della [[Protestantesimo|Riforma]] a partire dalla [[Germania]] di [[Martin Lutero|Lutero]] («da quella sola scuola d’iniquità sfarfallò una monstruosa moltitudine di eresiarchi») per estendersi a macchia d'olio in [[Slesia]], [[Svizzera]], [[Boemia]], [[Inghilterra]], e [[Francia]], restringendo via via il campo fino a giungere a Torino, «propugnacolo - minacciato - della catolica fede». Tesauro non risparmia epiteti crudi e ingiuriosi contro i principali leader della riforma, da [[Giovanni Calvino|Calvino]], «il più diabolico e monstruoso parto di tutti gli antipassati», a [[Ulrico Zwingli|Zwingli]]<ref>«Pastor del popolo fattosi lupo rapace» (con probabile eco di un famoso luogo di [[Dante Alighieri|Dante]]).</ref> e [[Guillaume Farel|Farel]], definito, con particolare forza espressiva, «sacerdote sacrilego e predicator perverso». Molto vicino appare il modello della ''Sferza'' di [[Giovan Battista Marino]].<ref>L’operetta, composta in Francia nel 1617 e dedicata a [[Luigi XIII di Francia|Luigi XIII]], rivolgeva agli [[ugonotti]] epiteti ingiuriosi come: «lupi voraci», «scorpioni micidiali», «calabroni immondi», «mostri infernali», «furie maledette» (M. GUGLIELMINETTI, ''Marino e la Francia'', in ''Tecnica e invenzione nell'opera di Giambattista Marino'', Messina, D’Anna, 1964, pp. 162 sgg.).</ref>
 
Particolarmente feroce la messa in ridicolo dello «pseudo papato» di [[Teodoro di Beza]], per descrivere il quale Tesauro ricorre alla celebre ''Vita Caluini'' di Jean Papire Masson:
{{Citazione| A lui dunque [...] – a Calvino, cioè – succedé nella suprema potestà Teodoro Beza, d’ingegno non men guasto, ma di genio più assai piacevole, essendo un buon brigante, amador della taverna più che della lor cena, acclino al dolce riposo, alle crapule, alle facezie, a’ motti ridicoli; onde i Ginevrini (come conta il Massone) solean dire che più volentieri sarìan dimorati con Beza fra’ dannati che con Calvino in paradiso, però che costui con la sua tetricità arebbe loro malinconizzata la beatitudine e Beza con le buffonerie gli arìa tenuti allegri anco in inferno.|Emanuele Tesauro, ''Historia della venerabilissima compagnia della fede catolica, sotto l'inuocatione di San Paolo nell'augusta città di Torino'', vol. I, Sinibaldo, 1657, p. 77.}}
Tesauro fu anche scrittore politico di sentenze: nel libello pubblicato anonimo nel 1646 ''La politica di Esopo Frigio'' raccolse, traducendoli in modo personale e originalissimo da ''Les fables d'Esope phrygien'' del francese [[Jean Baudoin]] (1631), alcuni aforismi politici di commento a una serie di favole. Questo libretto, dedicato al principe Giuseppe Emanuele di Savoia contiene 118 brevi [[Favole (Esopo)|favole]] di [[Esopo]], riadattate dall'autore. Le favolette introducono il lettore in un mondo, quello della società degli animali, ovattato e apparentemente idilliaco. In realtà, sotto la patina aggraziata e rassicurante, operano le stesse leggi del profitto e dell'interesse che regolano, nel bene e nel male, la vita degli uomini. Ogni apologo termina con un aforisma politico. Nel caso della ''Cicogna e dell'orciuolo'', ad esempio, si racconta che una cicogna, avendo sete, trovò, per caso, un orciuolo con un po' d'acqua. Non riuscendo a raggiungerla con il becco gettò dentro al vaso sabbia e sassolini; in tal modo il livello dell'acqua salì e la cicogna poté, finalmente, bere. Allegoria: «Non potendosi ottenere a forza una piazza, porgendo denari facilmente si ottiene».
 
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[[File:Attic red-figure pelike, Oedipus solves the riddle of the Sphinx and frees Thebes, by the Achilleus painter, 450-440 BC, Altes Museum Berlin (13718779634).jpg|thumb|[[Pelike]] attica a figure rosse, Edipo risolve l'enigma della Sfinge e libera Tebe, opera del pittore Achilleo, 450-440 a.C., Berlino, [[Altes Museum]]]]
 
In giovinezza Tesauro mise insieme una raccolta di [[Epigramma|epigrammi]] latini, più volte ristampati, con alcune [[Ode|odi]] di sapore [[Quinto Orazio Flacco|oraziano]].<ref>Sulla produzione latina del Tesauro, cfr. l'importante contributo di M. L. Doglio, ''Latino e ideologia cortigiana di Emanuele Tesauro (con due inediti delle Inscriptiones)'', in ''Filologia e forme letterarie. Studi offerti a Francesco Della Corte'', vol. V, Urbino, Università degli Studi di Urbino, 1987, pp. 567-588.</ref> Gli è attribuita una tragedia musicale, cioè una specie di [[melodramma]], l’l{{'}}''Alcesti o sia l'amor sincero'', stampata adespota a Torino nel 1665 e rappresentata in occasione delle seconde nozze di Carlo Emanuele II con [[Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=[[Giulio Ferroni]]|titolo=Tesauro e Martello: due varianti del mito di Alcesti|url=https://archive.org/details/lascenadelmondos0000unse|anno=2006|pubblicazione=La scena del mondo: studi sul teatro per Franco Fido|p=[https://archive.org/details/lascenadelmondos0000unse/page/n114 113]|ISBN=9788880635086978-88-8063-508-6|editore=[[Angelo Longo Editore]]|curatore=Rena Anna Syska-Lamparska|doi=10.1400/55560}}</ref> La [[tragicommedia]] a lieto fine è costruita da Tesauro sulle orme della mistione tragicomica sperimentata da [[Battista Guarini]], che proprio per le nozze di [[Carlo Emanuele I di Savoia]] e di [[Caterina Michela d'Asburgo]] aveva composto il ''[[Il pastor fido (Guarini)|''PastorIl pastor fido'']]''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Denise Aricò|titolo=Recensione di: Emanuele Tesauro, Alcesti o sia l'amor sincero, a cura di Maria Luisa Doglio|p=223|volume=62|pubblicazione=Studi e problemi di critica testuale|curatore=Silvia Salvi|numero=1|anno=2001}}</ref> «L'invenzione linguistica, l'abile impasto di calchi petrarcheschi e lacerti dei classici, il metro poetico ([[Endecasillabo|endecasillabi]] e [[Settenario|settenari]] a schema fisso di rime, con inserti di quaternari, [[Quinario|quinari]], [[Senario|senari]], [[Ottonario|ottonari]] per l'avvenuta acquisizione, dal [[Gabriello Chiabrera|Chiabrera]] in poi, di un'idea accentuativa e dinamica del ritmo musicale del verso), il ricorso massiccio al dialogo, l'uso frequentissimo di [[Esclamazione (figura retorica)|esclamazioni]], [[Interrogazione (linguistica)|interrogazioni]], lamenti, sentenze, la «mutazione di affetti», la mistione di toni contrastanti e di figure retoriche diverse, la chiarezza e la semplicità del linguaggio, la ricerca di un ritmo facile e piano, di un immediato carattere melodico fanno dell{{'}}''Alcesti'' del Tesauro un esperimento di indubbia attrattiva e forse la prova più alta del suo teatro.»<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Maria Luisa Doglio|titolo=La “tragicommedia” Alcesti di Emanuele Tesauro|p=208|pubblicazione=Barocco in Italia. Barocco in Boemia|curatore1=Sante Graciotti|curatore2=J. Křesálková|ISBN=88 880 3966 X|anno=2003|editore=Il Calamo}}</ref>
 
Al teatro Tesauro diede anche tre tragedie vere e proprie: l’l{{'}}''Hippolito'', e l’l{{'}}''Edipo'' e l’l{{'}}''Ermenegildo'' (pubblicate insieme a Torino nel 1661 ma rielaborate in un lunghissimo arco di tempo, con un «quotidiano ritorno» a [[Sofocle]], a [[Euripide]], a [[Seneca]]). Quest'ultima, che non si attiene strettamente alle regole, è da annoverarsi fra le migliori opere drammatiche del Seicento. «Lungi dall'essere un'attività di contorno, il teatro di Tesauro colpisce il suo lettore per la fitta rete di rimandi alla riflessione teorica, di cui i drammi si rivelano intessuti.»<ref>{{cita|Valeria Merola (2006)|p. 403}}.</ref> Nell'''Ermenegildo'', scritto nel 1621 sulla base di una precedente versione latina, il [[concettismo]] si fonde con un gusto per il macabro tipicamente barocco. Fedele all'intento di suscitare nel lettore meraviglia e stupore, Tesauro utilizza uno stile intriso di concetti raffinati, antitesi e strutture parallele.<ref>{{cita libro|curatore=Peter Brand|titolo=The Cambridge History of Italian Literature|url=https://books.google.it/books?id=6bfZ5O8Vsm4C&pg=PA333&lpg=PA333&dq=Tesauro#v=onepage&q&f=false|anno=1996|editore=[[Cambridge University Press]]|p=333|isbn=9780521434928}}</ref>
 
«Lungi dall'essere un'attività di contorno, il teatro di Tesauro colpisce il suo lettore per la fitta rete di rimandi alla riflessione teorica, di cui i drammi si rivelano intessuti.»<ref>{{cita|Valeria Merola (2006)|p. 403}}.</ref>
Nell’''Edipo'', edito due anni dopo l’''Œdipe'' di [[Pierre Corneille]], Tesauro parte dallo spunto offertogli dall’[[Edipo (Seneca)|Edipo]] senecano per esplorare la questione del [[destino]], del [[libero arbitrio]] e della responsabilità personale. Molto spazio è dato a [[Tiresia]]. Trasformato in sacerdote, in netto contrasto con i suoi antecedenti, in particolare quello senecano, Tiresia è in grado di riconoscere tutti i segni "celesti", abilità che contrasta con il costante fallimento del tentativo di Edipo di interpretarli razionalmente. Il Tiresia di Tesauro è di conseguenza persuaso della responsabilità di Edipo, cosicché, mentre Sofocle propende per l’innocenza di Edipo, Tesauro, adottando la prospettiva di Tiresia, propende decisamente per la sua colpevolezza.<ref>{{cita pubblicazione|pubblicazione=Brill's Companion to the Reception of Sophocles|autore=Rosanna Lauriola|anno=2017|editore=[[Brill Editore]]|titolo=Oedipus the King|p=190|isbn=9789004300941|citazione=On account of his religious credo Tesauro seems to approach the tragedy to explore the issue of fate, free will, and personal responsibility. Much space is given to Tiresias. Turned into a priest, in contrast to his antecedents, in particular the Senecan one, he is able to recognize all the 'celestial' signs—such a skill that contrasts with the consistent failure of Oedipus' rational response to those same signs. This Tiresias is accordingly persuaded of Oedipus' responsibility, so that, whereas in Sophocles the scales tip in favor of innocence, in Tesauro, through Tiresias' lenses, the scales firmly tip in favor of guilt.|lingua=en}}</ref> «L’''Edipo'' del Tesauro, per la sapienza della costruzione, l'ardita capacità di legare i temi dell'inconscio individuale con le ragioni politiche dello stato, le [[anfibologie]] del testo sofocleo e senechiano a un secentesco gusto del concettismo e dell'argutezza, rimane una delle prove più alte del nostro teatro, certamente più suggestivo, ricco, affascinante di quello di Corneille e forse anche del pur pungente ''[[Edipo (Voltaire)|Edipo]]'' di [[Voltaire]].» <ref>{{cita pubblicazione|autore=[[Carlo Ossola]]|titolo=«Edipo e ragion di Stato»: mitologie comparate|pubblicazione=Lettere italiane|volume=34|numero=4|mese= ottobre-dicembre|anno=1982|p=498|jstor=26260739}}</ref>
 
L{{'}}''Ermenegildo'', che non si attiene strettamente alle [[Unità aristoteliche|regole aristoteliche]], è da annoverarsi fra le migliori opere drammatiche del Seicento. La vicenda del [[Ermenegildo (principe visigoto)|principe visigoto]], affrontata due volte da Tesauro a quarant'anni di distanza, era in gran voga nel Seicento grazie all'iniziativa di [[Filippo II di Spagna]], desideroso di contrapporre un re santo spagnolo all'omologo [[Luigi IX di Francia|San Luigi]] venerato dai francesi.
 
Nell{{'}}''Ermenegildo'' di Tesauro la trama si sviluppa intorno al conflitto per l'eredità del [[Regno visigoto|regno]], con un padre imbelle e due aspiranti, Ermenegildo e [[Recaredo I|Recaredo]], rappresentanti rispettivamente bene e male, che si combattono strenuamente. «Per Tesauro è fondamentale il tessuto verbale, le metafore, le arguzie e i concetti, in un teatro di musica e parole che oscura la trama edificante e terribile della lotta tra padre e figlio.»<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Barocco italiano|autore=Franca Angelini|isbn=9788806147501|pubblicazione=Storia del teatro moderno e contemporaneo|volume=1|curatore1=Roberto Alonge|curatore2=Guido Davico Bonino|editore=[[Giulio Einaudi Editore]]|anno=2000|p=243}}</ref> Fedele all'intento di suscitare nel lettore meraviglia e stupore, Tesauro utilizza uno stile intriso di concetti raffinati, antitesi e strutture parallele.<ref>{{cita libro|curatore=Peter Brand|titolo=The Cambridge History of Italian Literature|url=https://books.google.it/books?id=6bfZ5O8Vsm4C&pg=PA333&lpg=PA333&dq=Tesauro#v=onepage&q&f=false|anno=1996|editore=Cambridge University Press|p=333|isbn=978-0-521-43492-8}}</ref>
 
Nell{{'}}''Edipo'', edito due anni dopo l{{'}}''Œdipe'' di [[Pierre Corneille]], Tesauro parte dallo spunto offertogli dall’[[Edipo (Seneca)|Edipo]] senecano per esplorare la questione del [[destino]], del [[libero arbitrio]] e della responsabilità personale. Molto spazio è dato a [[Tiresia]]. Trasformato in sacerdote, in netto contrasto con i suoi antecedenti, in particolare quello senecano, Tiresia è in grado di riconoscere tutti i segni "celesti", abilità che contrasta con il costante fallimento del tentativo di Edipo di interpretarli razionalmente. Il Tiresia di Tesauro è di conseguenza persuaso della responsabilità di Edipo, cosicché, mentre Sofocle propende per l’innocenza di Edipo, Tesauro, adottando la prospettiva di Tiresia, propende decisamente per la sua colpevolezza.<ref>{{cita pubblicazione|pubblicazione=Brill's Companion to the Reception of Sophocles|autore=Rosanna Lauriola|anno=2017|editore=[[Brill (casa editrice)|Brill]]|titolo=Oedipus the King|p=190|isbn=978-90-04-30094-1|citazione=On account of his religious credo Tesauro seems to approach the tragedy to explore the issue of fate, free will, and personal responsibility. Much space is given to Tiresias. Turned into a priest, in contrast to his antecedents, in particular the Senecan one, he is able to recognize all the 'celestial' signs—such a skill that contrasts with the consistent failure of Oedipus' rational response to those same signs. This Tiresias is accordingly persuaded of Oedipus' responsibility, so that, whereas in Sophocles the scales tip in favor of innocence, in Tesauro, through Tiresias' lenses, the scales firmly tip in favor of guilt.|lingua=en}}</ref> «L{{'}}''Edipo'' del Tesauro, per la sapienza della costruzione, l'ardita capacità di legare i temi dell'inconscio individuale con le ragioni politiche dello stato, le [[anfibologie]] del testo sofocleo e senechiano a un secentesco gusto del concettismo e dell'argutezza, rimane una delle prove più alte del nostro teatro, certamente più suggestivo, ricco, affascinante di quello di Corneille e forse anche del pur pungente ''[[Edipo (Voltaire)|Edipo]]'' di [[Voltaire]].»<ref>{{cita pubblicazione|autore=[[Carlo Ossola]]|titolo=«Edipo e ragion di Stato»: mitologie comparate|pubblicazione=Lettere italiane|volume=34|numero=4|mese= ottobre-dicembre|anno=1982|p=498|jstor=26260739}}</ref>
 
«L'Ippolito del Tesauro ha attirato l'ammirata attenzione di André Stegmann, che ha colto tutta una serie di consonanze, disseminate a vari livelli testuali, tra esso e la ''[[Fedra (Racine)|Phèdre]]'' di [[Jean Racine|Racine]]<ref>{{cita pubblicazione|autore=A. Stegmann|titolo=Les métamorphoses de Phèdre|pubblicazione=Actes du Iᵉʳ Congrès International Racinien|città=Uzès|anno=1962|p=46|citazione=Ce retour scrupuleux à l'Antiquité, le sens tragique, une psychologie délicate qui dégage Sénèque de sa luxuriance réaliste annoncent certainement Racine […]. Toute la scène de l'aveu en particulier est traitée chez Tesauro dans le sens que dégagera Racine […]. Dans sa description pourtant si précise du Taureau monstrueux, Sénèque ne parle ni de ''cornes'' ni de ''Dragon''. Les deux mots sont chez Tesauro et chez Racine. Sénèque ne parle que de l'étonnement immobile des chasseurs, Tesauro et Racine de la fuite éperdue de la foule. Les deux Auteurs manient en outre avec la même opportunité les termes de ''chevaux'' et de ''coursiers''. La pièce entière enfin baigne dans un climat mythique dont Tesauro saisit le véritable caractère. Un point téchnique révèle enfin le sens dramatique du piémontais. Comme chez Racine, c'est en plein acte III et immédiatement après l'aveu que Thésée réapparaît. Une brève annonce, et le voici sur la scène. L'effet de surprise ne permet pas à Phèdre ni à la nourrice de préméditer leur attitude. D'emblée la nourrice assume l'accusation devant une Phèdre stupéfaite qui semble mal conscient du crime qui s'accomplit. Si enfin la ''Phèdre'' de Racine est, selon la formule de M. Jean Pommier, une ''tragédie de l'expiation'', elle l'est, plus esplicitement encore peut-être, chez Tesauro.}}</ref>, tanto da concludere, malgrado l'assenza di prove certe, che «Racine l'a probablement connu»<ref>A. Stegmann, ''L'héroïsme cornélien'', A. Colin, 1968, p. 42.</ref>.»<ref>{{cita| Pierantonio Frare (1998)|pp. 160-161}}.</ref> Va, infine, ricordato il dramma in prosa italiana ''Il libero arbitrio'', steso con ogni probabilità nel triennio 1618-1621 e rimasto inedito al suo tempo.<ref>II dramma è stato pubblicato, corredato di note e introduzione, da Maria Luisa Doglio, ''Un dramma inedito di Emanuele Tesauro: Il libero arbitrio'', «Studi secenteschi», X (1969), pp. 163-242.</ref> È possibile che con quest'opera Tesauro intendesse contrapporsi all'omonima tragedia dell'ex benedettino bassanese convertito al protestantesimo [[Francesco Negri (protestante)|Francesco Negri]] (1546).
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|luogo= [[Torino]], 28 giugno 1642
}}
 
== Edizioni ==
* {{Cita libro|editore= appresso gli eredi di Gio. Domenico Tarino|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Panegirici sacri|città= Torino|data= 1633}} Riediti in tre volumi col titolo ''Panegirici. [...]. Dedicati alla Regale Altezza di Madama Cristiana di Francia, Duchessa di Savoia, Reina di Cipri, gloria del nostro secolo'' (il II tomo col titolo ''Panegirici et ragionamenti''). In Torino, appresso Bartolomeo Zavatta, 1659 (t. III 1665).
* {{Cita libro|editore= appresso gli eredi di Gio. Domenico Tarino
|cognome= Tesauro
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|titolo= Panegirici sacri
|città= Torino
|data= 1633
}} Riediti in tre volumi col titolo ''Panegirici. [...]. Dedicati alla Regale Altezza di Madama Cristiana di Francia, Duchessa di Savoia, Reina di Cipri, gloria del nostro secolo'' (il II tomo col titolo ''Panegirici et ragionamenti''). In Torino, appresso Bartolomeo Zavatta, 1659 (t. III 1665).
* ''Memorie storiche della città di Asti compilate dal conte e cavaliere di gran croce Emanuele Thesauro dedicate al principe Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia''; il volume è conservato presso la [[Biblioteca Reale (Torino)|Biblioteca Reale di Torino]], Misc. 44/2, 1650.
* {{Cita libro|editore= apresso San Francesco|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= La politica di Esopo frigio dedicata al Serenissimo Principe Gioseppe Emanuel di Savoia|città= Ivrea|data= 1646}}
* {{Cita libro|editore= per Gio. Sinibaldo, Stampator Regio e Camerale|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Il cannocchiale aristotelico, ossia Idea dell'arguta et ingeniosa elocutione che serve a tutta l'Arte oratoria, lapidaria, et simbolica esaminata co' Principij del divino Aristotele|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1654|url= https://books.google.it/books?id=PzwIo-r5aA0C&printsec=frontcover&hl}}
|cognome= Tesauro
* {{Cita libro|editore= appresso Bartolomeo Zauatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Hippolito, Edipo e Ermenegildo, tragedie, pubblicate insieme|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1661|url= https://books.google.it/books?id=3bPvz1MUrZEC&printsec=frontcover&hl}}
|nome= Emanuele
* {{Cita libro|editore= per Bartolomeo Zavatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Del regno d'Italia sotto i Barbari|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1664|url= https://books.google.it/books?id=EIlDAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}
|titolo= La politica di Esopo frigio dedicata al Serenissimo Principe Gioseppe Emanuel di Savoia
* {{Cita libro|editore= appresso Bartolomeo Zapata|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= La filosofia morale deriuata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita, dal conte, et caualier Gran Croce don Emanuele Tesauro|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1670|url= https://books.google.it/books?id=C9giY0VQeXwC&printsec=frontcover&hl}}
|città= Ivrea
* {{Cita libro|editore= Typis Bartholomaei Zapatae|lingua= la|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= D. Emmanuelis Thesauri Patritii Taurinensi. Comitis et maiorum insignium equitis SS. Mauritii et Lazari, Inscriptiones quotquot reperiri potuerunt operâ, et diligentiâ D. Emmanuelis Philiberti Panealbi, Equitis, et in Augustotaurinensi Almâ Universitate Sacrorum Canonum Interpretis Primarii. Cum eiusque notis et illustrationibus|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1670|url= https://books.google.it/books?id=0UZon6u0d3UC&printsec=frontcover&hl}}
|data= 1646
* {{Cita libro|editore= Bartolomeo Zavatta|lingua= it|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Il cannocchiale aristotelico|città= Torino|accesso= 16 agosto 2020|edizione=5ª ed.|data= 1670|url= https://archive.org/details/ilcannocchialear00tesa}}
}}
* {{Cita libro|editore= Bartolomeo Zavatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Apologie in difesa de' libri del conte & caualier Gran Croce D. Emanuele Tesauro|volume= 1|città= Torino|data= 1673|url= https://books.google.it/books?id=iVpPgF7-rgoC&printsec=frontcover&hl}}
* {{Cita libro|editore= per Gio. Sinibaldo, Stampator Regio e Camerale
* {{Cita libro|editore= appresso Giacomo Pindo|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Origine delle guerre civili del Piemonte|città= Colonia|accesso= 29 gennaio 2020|data= 1673|url= https://books.google.it/books?id=5W9nAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}
|cognome= Tesauro
* {{Cita libro|editore= per Bartolomeo Zapatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= L'arte delle lettere missiue del conte d. Emanuele Tesauro. Vindicata dall'obliuione, et dedicata al serenissimo principe di Piemonte dal conte, & caualiere d. Luigi Francesco Morozzo|città= Torino|accesso= 12 novembre 2019|data= 1674|url= https://books.google.it/books?id=EHfbMiyihX4C&printsec=frontcover&hl}}
|nome= Emanuele
* {{Cita libro|editore= per Bartolomeo Zapatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Campeggiamenti del serenissimo Principe Tomaso di Sauoia descritti dal Conte, e Cauaglier Gran Croce d. Emanuele Tesauro patritio torinese|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1674|url= https://books.google.it/books?id=6kQ4AAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl}}
|titolo= Il cannocchiale aristotelico, ossia Idea dell'arguta et ingeniosa elocutione che serve a tutta l'Arte oratoria, lapidaria, et simbolica esaminata co' Principij del divino Aristotele
* {{Cita libro|editore= per Bartolomeo Zapatta|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= Historia dell'augusta città di Torino|città= Torino|accesso= 15 maggio 2019|data= 1679 (pubblicazione postuma)|url= https://books.google.it/books?id=XMNQAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}
|città= Torino
* {{Cita libro|editore= Giovanni Giacomo Hertz|cognome= Tesauro|nome= Emanuele|titolo= La vergine trionfante, et il capricorno scornato|città= Venezia|accesso= 15 maggio 2019|data= 1680 (pubblicazione postuma)|url= https://books.google.it/books?id=PBnbloGJl0wC&printsec=frontcover&hl}}
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=== Traduzioni francesi ===
* ''Panégyrique de Madame Christine de France, duchesse de Savoie et reyne de Cypre, prononcé pendant sa vie, dans l'Académie de Turin, par le Cte Emmanuel Tesauro, et traduit d'italien en français'', Paris, R. Guignard, 1665.
* {{Cita libro|editore= [[François Foppens]]|titolo= Introduction aux vertus morales et héroiques|autore= Emanuele Tesauro|traduttore=Thomas Croset|volume= 1|città= Bruxelles|anno= 1712|url= https://books.google.it/books?id=GcgPAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl}}
* {{Cita libro|editore= [[François Foppens]]
* {{Cita libro|editore= [[François Foppens]]|titolo= Introduction aux vertus morales et héroiques|autore= Emanuele Tesauro|traduttore=Thomas Croset|volume= 2|città= Bruxelles|anno= 1712|url= https://books.google.it/books?id=vkpGAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl}}
* {{Cita libro|editore= [[Les Belles Lettres]]|titolo= L'Idée de la parfaite devise|url= https://archive.org/details/ideedelaparfaite0000unse|autore= Emanuele Tesauro|traduttore=Florence Vuilleumier|altri= prefazione di F. Vuilleumier e Pierre Laurens|città= Parigi|anno= 1992|isbn= 978-2-251-46000-0|cid= Florence Vuilleumier (1992)}}
|autore= Emanuele Tesauro
* {{Cita libro|editore= [[Éditions du Seuil]]|titolo= La métaphore baroque : d'Aristote à Tesauro. Extraits du Cannocchiale aristotelico et autres textes, édition bilingue français-italien|autore= Yves Hersant|città= Parigi|anno= 2001|isbn= 978-2-02-047688-1}}
|traduttore= Thomas Croset
|volume= 1
|città= Bruxelles
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}}
* {{Cita libro|editore= [[François Foppens]]
|titolo= Introduction aux vertus morales et héroiques
|autore= Emanuele Tesauro
|traduttore= Thomas Croset
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}}
* {{Cita libro|editore= [[Les Belles Lettres]]
|titolo= L'Idée de la parfaite devise
|autore= Emanuele Tesauro
|traduttore= Florence Vuilleumier
|altri= prefazione di F. Vuilleumier e Pierre Laurens
|città= Parigi
|anno= 1992
|isbn= 978-2251460000
|cid= Florence Vuilleumier (1992)
}}
* {{Cita libro|editore= [[Éditions du Seuil]]
|titolo= La métaphore baroque : d'Aristote à Tesauro. Extraits du Cannocchiale aristotelico et autres textes, édition bilingue français-italien
|autore= Yves Hersant
|città= Parigi
|anno= 2001
|isbn= 978-2020476881
}}
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore= [[Benedetto Croce]]|titolo=I trattatisti italiani del Concettismo e Baltasar Gracián|città=Napoli|editore=Stab. tipografico della R. Università|anno=1911|url=https://archive.org/details/itrattatistiital00crocuoft/page/n3|cid=Benedetto Croce (1911)}} Poi in Id., ''Problemi di estetica'', Bari, Laterza, 1923; in Id., ''Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana'', Bari, Laterza, 1940 [terza ed.], pp. 313-348&nbsp;313–348; in Id., ''Problemi di estetica'', Bari, Laterza, 1966, pp. 311-346&nbsp;311–346.
* {{cita pubblicazione|autore=Luigi Vigliani|titolo=Emanuele Tesauro e la sua opera storiografica|pubblicazione=Fonti e studi di storia fossanese|città=Torino|anno=1936|pp=203-277|cid=Vigliani (1936)}}
* {{cite journal |last=Bethel|first=S. L.|date=1953|title=Gracián, Tesauro and the Nature of Metaphysical Wit|language=en|journal=Northern Miscellany of Literary Criticism|volume=1|pages=19-40}}
* {{Cita pubblicazione|cognome=Bethel|nome=S. L.|data=1953|titolo=Gracián, Tesauro and the Nature of Metaphysical Wit|lingua=en|rivista=Northern Miscellany of Literary Criticism|volume=1|pp=19-40}}
* {{cita libro|autore=Gustav René Hocke|titolo=Manierismus in der Literatur. Sprach-Alchemie und esoterische Kombinationskunst|città=Hamburg|editore=Rowohlt|anno=1959|lingua=de}}
* {{cita pubblicazione|autore=Eugenio Donato|titolo=Tesauro's Poetics: Through the Looking Glass|pubblicazione=Modern Language Notes|città=Baltimora|volume=78|anno=1963|lingua=en|jstor=3042940}}
* {{cita libro|autore=Klaus-Peter Lange|titolo=Theoretiker des literarischen Manierismus. Tesauros und Pellegrinis Lehre von der „Acutezza“ oder von der Macht der Sprache|url=https://archive.org/details/theoretikerdesli0000lang|città=München|editore=Fink|anno=1968|lingua=de}}
* Emanuele Tesauro: ''II Cannocchiale Aristotelico''. Hg. und eingeleitet von August Buck. Bad Homburg v. d. H, Berlin, Zürich 1968.
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=Idea delle perfette imprese. Testo inedito|curatore=Maria Luisa Doglio|città=[[Firenze]]|editore=[[Leo S. Olschki]]|anno=1975|cid=Maria Luisa Doglio (1975)}}
* {{cita pubblicazione|autore=Henning Mehnert|titolo=Bugia und Argutezza. Emanuele Tesauros Theorie von Struktur und Funktionweise des barocken Concetto|pubblicazione=Romanische Forschungen|numero=88|anno=1976|lingua=de|JSTOR=27938352|pp=195-209}}
* {{cita pubblicazione|autore=Pasquale Tuscano|titolo=Appunti sulle prime stampe del "Cannocchiale Aristotelico" di Emanuele Tesauro|pubblicazione=[[Giornale storico della letteratura italiana]]|volume=CLIV|anno=1977|pp=562-72|cid=Tuscano (1977)}}
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* {{cita pubblicazione|autore=[[Mario Andrea Rigoni]]|titolo=Il Cannocchiale e l'Idea|pubblicazione=[[Comunità (rivista)|Comunità]]|città=[[Ivrea]]|numero=179|anno=1978}}
* {{cita pubblicazione|autore=Maria Luisa Doglio|titolo=Lettere inedite di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Lettere Italiane|volume=31|numero=3|pp=438-462|anno=1979|jstor=26258848}}
* {{cita libro|autore=Mario Zanardi|titolo=Contributi per una biografia di Emanuele Tesauro. Dalle campagne di Fiandra alla guerra civile del Piemonte (1635-1642)|città=[[Torino]]|editore=[[Centro Studi Piemontesi - Ca dë Studi Piemontèis|Centro Studi Piemontesi]]|anno=1979}}
* {{cita pubblicazione|autore=Pierre Laurens|titolo=«Ars ingenii»: la théorie de la pointe au dix-septième siècle (Baltasar Gracián, Emanuele Tesauro)|pubblicazione=La Licorne|città=Poitiers|numero=3|anno=1979|pp=185-213|lingua=fr}}
* {{cita pubblicazione|autore= Fernand Hallyn |titolo=Port-Royal vs Tesauro : signe, figure, sujet|pubblicazione=''Baroque''|numero=9-10|anno=1980|ppp=76-90|lingua=fr|url=https://journals.openedition.org/baroque/521}}
* [[Ezio Raimondi]], ''Ingegno e metafora nella poetica del Tesauro'', ''Il Verri'' n° II, 1958; ripubblicato in ''Letteratura barocca'', [[Firenze]], Olschki, 1982.
* {{cita pubblicazione|autore=Denise Aricò|titolo=Giunte e capitoli fluttuanti nella tradizione a stampa della filosofia morale di Emanuele Tesauro|pubblicazione=[[Filologia e critica]]|sbn=IT\ICCU\UBO\4393681UBO4393681|anno=1982|cid=Denise Aricò (1982)|pp=42-67}}
* {{cita pubblicazione|autore=Denzil Kelly|titolo=Tradition and Innovation in Il cannocchiale aristotelico of Emanuele Tesauro|pubblicazione=Altro Polo : A Volume of Italian Studies|città=Sydney|editore=[[University of Sydney]]|anno=1984|lingua=en}}
* {{cita pubblicazione|autore=Gianni Mombello|titolo=La politica di Esopo Frigio di Emanuele Tesauro e Les Fables d'Esope Phrygien di Jean Baudoin|pubblicazione=L'arte di interpretare. Studi critici offerti a G. Getto|città=Cuneo|anno=1984|editore=L'Arciere|pp=277-289}}
* {{cita pubblicazione|autore=Judi Loach|titolo=L'Influence de Tesauro sur le père Ménestrier|pubblicazione=La France et l'Italie au temps de Mazarin|curatore=Jean Serroy|città=Grenoble|editore=Presses Universitaires de Grenoble|anno=1986|lingua=fr|pp=167-171}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Cannavacciuolo|nome=Rossana|titolo=La lingua dei "Panegirici" di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Acme|volume=39|anno=1986|pp=51-86|cid=Cannavacciuolo (1986)|ISSN=0001-494X}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=La politica di Esopo frigio|curatore=Denise Aricò|editore=[[Salerno Editrice]]|serie=Minima|anno=1990|isbn=978-88-8402-046-8}}
* {{cita libro|autore=Mercedes Blanco|titolo=Les rhétoriques de la pointe: Baltasar Gracián et le conceptisme en Europe|città=Ginevra|editore=Slatkine|anno=1992|lingua=fr|ISBN=2-85203-251-1|cid=Mercedes Blanco (1992)}}
* {{cita pubblicazione|autore=Jean-Michel Gardair|titolo=Théorie et art du symbole dans Il cannocchiale aristotelico|pubblicazione=Omaggio a [[Gianfranco Folena]]|volume= II|città=[[Padova]]|editore=Editoriale programma|anno=1993|lingua=fr|pp=1229-1239}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Baffetti|titolo=Retorica e Scienza. Cultura gesuitica e seicento italiano|città=Bologna|editore=[[CLUEB]]|anno=1997|ISBN=978-88-8091-501-0}}
* {{cita pubblicazione|autore=Thomas Neukirchen|titolo=Ad aeternam Auctoris celebritatem. Zeitanspruch und Gelehrsamkeit der höfisch-solennen 'Inscriptiones' Emanuele Tesauros|pubblicazione=Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft|volume=24, Kunst als Ästhetisches Ereignis|anno=1997|pp=191-199|lingua=de|JSTOR=1348693}}
* {{cita libro|autore=Pierantonio Frare|titolo=Retorica e verità: le tragedie di Emanuele Tesauro|città=[[Napoli]]|editore=[[Edizioni Scientifiche Italiane]]|anno=1998|ISBN=88-8114-515-4|cid=Pierantonio Frare (1998)}}
* {{cita pubblicazione|autore=Florence Vuilleumier|titolo=Les Conceptismes|pubblicazione=Histoire de la rhétorique dans l'Europe moderne : 1450-1950|curatore=[[Marc Fumaroli]]|città=Parigi|editore=[[Presses universitaires de France]]|anno=1999|lingua=fr|pp=517-537}}
* {{cita pubblicazione|autore=Thomas Neukirchen|titolo="Inscriptio". Rhetorik und Poetik der Scharfsinnigen Inschrift im Zeitalter des Barock|pubblicazione=Studien zur deutschen Literatur|città=Tübingen|editore=[[Walter de Gruyter]]|numero=152|anno=1999|lingua=de}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=Alcesti o sia l'amor sincero|curatore=Maria Luisa Doglio|città=[[Bari]]|editore=Palomar|anno=2000|ISBN=88-87467-21-8}}
* {{cita pubblicazione|autore=MarieMarco Gaille-NikodimovMaggi|titolo=Présentation de La Métaphorebiblioteca baroquedel dTesauro: L'Aristoteinventario àdel Tesauro1675, d'Y.con Hersant|pubblicazione=Laboratoireun saggio di identificazione e un italieninedito|mesevolume=ottobre53|numero=42|annopp=2003193-246|linguapubblicazione=frLettere Italiane|urlanno= http://www.jus.unitn.it/labo/revue/4/lectures/gaille2.html2001|jstor=26266690}}
* {{cita pubblicazione|autore=Marie Gaille-Nikodimov|titolo=Présentation de La Métaphore baroque d'Aristote à Tesauro d'Y. Hersant|pubblicazione=Laboratoire italien|mese=ottobre|numero=4|anno=2003|lingua=fr|url=http://www.jus.unitn.it/labo/revue/4/lectures/gaille2.html|accesso=10 settembre 2019|dataarchivio=11 maggio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220511045225/http://www.jus.unitn.it/labo/revue/4/lectures/gaille2.html|urlmorto=sì}}
* {{Cita pubblicazione|autore= Barbara Zandrino|titolo=La divina retorica: Emanuele Tesauro|anno=2003|editore=Edizioni dell'Orso |pubblicazione=Antitesi barocche|città=Alessandria|pp=117-189|isbn=88-7694-647-0|cid=Barbara Zandrino (2003)}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=Scritti|curatore=Maria Luisa Doglio|città=[[Alessandria]]|editore=[[Edizioni dell'Orso]]|anno=2004|ISBN=88-7694-800-7}}
* {{cita pubblicazione|autore=Armando Maggi|titolo=The Word’s Self‐Portrait in Blood: The Shroud of Turin as Ecstatic Mirror in Emanuele Tesauro's Baroque Sacred Panegyrics|url=https://archive.org/details/sim_journal-of-religion_2005-10_85_4/page/582|pubblicazione=The Journal of Religion|volume=85|numero=4|anno=2005|doi=10.1086/431811|pp=582-608|lingua=en}}
* {{cita pubblicazione|autore=Valeria Merola|titolo=L'«Ippolito» di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Lettere Italiane|volume=58|numero=3|anno=2006|jstor=26267069|pp=403-432|cid=Valeria Merola (2006)}}
* {{cita pubblicazione|autore=Monica Bisi|titolo=«Eloquenze e innocenza e ogni colpa discolpa»: lo scacco del 'parlar bene' nelle tragedie di Emanuele Tesauro|pubblicazione=[[Italianistica (rivista)|Italianistica]]|volume=37|numero=1|anno=2008|jstor=23937860|pp=75-92}}
* {{cita pubblicazione|autore=Marco Maggi|titolo=Un inedito «vocabulario» italiano manoscritto di Emanuele Tesauro|pubblicazione=Lettere Italiane|volume=60|numero=2|anno=2008|jstor=26267206|pp=205-225}}
* {{cita pubblicazione|titolo=«La Vergine trionfante et il Capricorno scornato» (elementi per una lettura emblematico-politica)|autore=Fabrizio Bondi|url=https://www.academia.edu/4432682/_La_Vergine_trionfante_et_il_Capricorno_scornato_._Elementi_per_una_lettura_emblematico-politica|pp=21-34|pubblicazione=Testo. Studi di teoria e storia della letteratura e della critica|volume=XXX|anno=2009|numero=58|issn=1123-4660}}
* {{cita libro|autore=[[Maria Luisa Doglio]]|capitolo=Emanuele Tesauro, Il cannocchiale aristotelico|titolo=L'incipit e la tradizione letteraria italiana, Seicento e Settecento|curatore=Pasquale Guaragnella ''et al.''|città=[[Lecce]]|editore=Pensa MultiMedia|anno=2010|ISBN=978-88-8232-732-3}}
* {{cita libro|autore=Monica Bisi|titolo=Il velo di Alcesti. Metafora, dissimulazione e verità nell'opera di Emanuele Tesauro|città=[[Pisa]]|editore=[[Edizioni ETS]]|anno=2011|ISBN=978-88-467-2805-0}}
* {{cita libro|ISBN=9788862744034|editore=Edizioni dell'Orso|autore=Luisella Giachino|titolo=«Per la causa del Cielo e dello Stato». Retorica, politica e religione nei Panegirici sacri del Tesauro|anno=2012}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=La Tragedia|curatore=Maria Luisa Doglio|città=[[Soveria Mannelli]]|editore=[[Rubbettino]]|anno=2017|ISBN=978-88-498-5264-6}}
* {{cita libro|autore=[[Wilfried Barner]]|titolo=Barockrhetorik: Untersuchungen zu ihren geschichtlichen Grundlagen|città=Tübingen|editore=Walter de Gruyter|anno=2013|lingua=de|pp=38, 39, 44, 45, 52, 62, 186, 357|isbn=978-3-11-095163-9}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=La Tragedia|curatore=Maria Luisa Doglio|città=Soveria Mannelli|editore=Rubbettino|anno=2017|ISBN=978-88-498-5264-6}}
* {{cita libro|autore=Emanuele Tesauro|titolo=Il Commentario. Panegirico sacro sopra la Sacratissima Sindone|curatore=Maria Luisa Doglio|città=Alessandria|editore=Edizioni dell'Orso|anno=2024|ISBN=978-88-3613-447-2}}
 
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