Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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<noinclude>{{protetta}}</noinclude>{{nota disambigua||Manzoni (disambigua)|Manzoni}}
'''Alessandro Francesco Tommaso Manzoni''' ([[Milano]], [[7 marzo]] [[1785]] - [[Milano]], [[22 maggio]] [[1873]]), grande [[scrittore]] e [[poeta]] [[Italia|italiano]]. Il romanzo ''[[I Promessi Sposi]]'' è la sua opera più conosciuta.
{{Carica pubblica
|nome = Alessandro Manzoni
|immagine = Ritratto di Alessandro Manzoni by Francesco Hayez.jpg
|didascalia = ''[[Ritratto di Alessandro Manzoni]]'', [[Francesco Hayez]] (1841), [[Pinacoteca di Brera]]
|carica = [[Senatore del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio = 8 giugno 1860
|mandatofine = 22 maggio 1873
|legislatura = {{NumLegRegno|S|VII|29 febbraio 1860}} all'{{NumLegRegno|A|XI}}
|tipo nomina = {{Categoria Senatori|20}}
|incarichi =
|sito = {{Senatori Regno}}
|carica2= [[Deputato del Regno di Sardegna]]
|mandatoinizio2= 17 ottobre 1848
|mandatofine2= 21 ottobre 1848
|legislatura2= {{NumLegRegno|D|I}}
|gruppo parlamentare2=
|coalizione2=
|circoscrizione2=
|collegio2= [[Collegio elettorale di Arona|Arona]]
|incarichi2=
|sito2= {{Deputati Regno}}
|partito =
|titolo di studio =
|alma mater =
|professione = [[Possidente]], [[scrittore]]
|firma =
}}
{{Bio
|Nome = Alessandro
|Cognome = Manzoni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita = 7 marzo
|AnnoNascita = 1785
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 22 maggio
|AnnoMorte = 1873
|Epoca = 1800
|Attività = scrittore
|Attività2 = poeta
|Attività3 = drammaturgo
|Nazionalità = italiano
}}
 
Considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il celeberrimo romanzo ''[[I promessi sposi]]'', caposaldo della [[letteratura italiana]]<ref name="Treccani">{{Treccani|alessandro-manzoni|Manzóni, Alessandro|accesso=18 gennaio 2020}}</ref>, Manzoni ebbe il merito principale di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l'unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell'[[Illuminismo italiano]].
Don Pietro, suo padre, sulla cinquantina quando egli nacque,
rappresentava una antica famiglia che si era stabilita vicino a Lecco,
ma che in origine esercitava il controllo feudale su [[Barzio]], in Valsassina,
dove le memorie delle loro violenza è ancora ricordata in un proverbio locale, paragonata a quella di un torrente di montagna. Il nonno materno [[Cesare, marchese di Beccaria-Bonesana|Cesare Beccaria]], era un autore ben conosciuto, e anche la madre Giulia era una donna con abilità letterarie.
 
Passato dalla temperie [[neoclassica]] a quella [[romanticismo|romantica]], il Manzoni, divenuto fervente cattolico dalle tendenze [[Cristianesimo liberale|liberali]], lasciò un segno indelebile anche nella [[storia del teatro italiano]] (per aver rotto le tre [[unità aristoteliche]]) e in quella poetica (nascita del pluralismo vocale con gli ''Inni Sacri'' e della poesia civile).
La maturazione intellettuale di Manzoni fu lenta, tanto che nei vari collegi che frequentò nell'infanzia era considerato tra i meno svegli. Daltronde a quindici anni sviluppò una sincera passione per la poesia e scrisse due notevoli sonetti. Alla morte del padre nel [[1805]], raggiunse la madre ad [[Auteuil]], dove passò due anni, partecipando al circolo letterario dei cosidetti "[[ideologi]]", filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fece molti amici, in particolare [[Claude Fauriel]]. Anche li imbevuto di idee volteriane. Solo dopo il matrimonio, sotto l'influenza della moglie, passò al fervente [[cattolicesimo]] che colorò la sua vita successiva.
 
Il successo e i numerosi riconoscimenti pubblici e accademici (fu [[senatore del Regno d'Italia]]) si affiancarono a una serie di problemi di salute ([[nevrosi]], [[agorafobia]]) e famigliari (i numerosi lutti che afflissero la vita domestica dello scrittore) che lo ridussero in un progressivo isolamento esistenziale. Nonostante quest'isolamento, Manzoni fu in contatto epistolare con la migliore cultura intellettuale francese, con [[Goethe]], con intellettuali di primo ordine come [[Antonio Rosmini]] e, seppur indirettamente, con le novità estetiche romantiche britanniche (influsso di [[Walter Scott]] per il genere del romanzo).
Nel [[1806]]-[[1807]], mentre era ad Auteuil, apparve per la prima volta in pubblico come poeta, con due pezzi, uno intitolato ''[[Urania]]'', in stile classico, del quale poi lui stesso divento il più strenuo avversario, l'altro invece una elegia in versi liberi, sulla morte del conte Carlo Imbonati, dal quale, attraverso la madre ereditò un patrimonio considerevole, compresa la villa di Brusuglio, da allora sua principale residenza.
 
== Biografia ==
Nel [[1808]] il Manzoni si sposa a Milano con Henriette Blondel, figlia di un banchiere genovese, si rivelò felice, ed egli condusse molti anni di ritirata vita domestica, dividendosi tra la letteratura e la gestione delle risorse familiari. La sua energia intellettuale in questo periodo fu impegnata nella composizione degli ''Inni sacri'', una serie di liriche sacre, ed un trattato sulla moralità cattolica, compito intrappreso sotto guida religiosa, in riparazione alla sua iniziale lontananza dalla fede.
=== Origini familiari ===
==== Famiglia ====
{{Vedi anche|Manzoni (famiglia)}}
[[File:Pietro Manzoni.jpg|sinistra|min|Pietro Manzoni, ''Casa Manzoni'', [[Brusuglio]]<ref>{{cita|Ginzburg|p. 345}}.</ref>.]]
Dal lato materno Alessandro Manzoni proveniva dall’illustre famiglia dei [[Beccaria]]; il nonno era [[Cesare Beccaria]], autore del trattato ''[[Dei delitti e delle pene]]'' e uno dei principali animatori dell'[[Illuminismo in Italia|illuminismo lombardo]]. A detta del Manzoni stesso, lui e il nonno si videro soltanto una volta, in occasione della visita della madre presso il celebre genitore<ref>Manzoni rievoca così l'incontro, in {{cita|Fabris|p. 94}}:
 
{{citazione|Mi rammento di averlo veduto una sola volta, e ne ricordo la figura. Mia madre, prima di mettermi in collegio, mi condusse a salutarlo; ed egli andò a prendere dei cioccolatini per me. Mi pare ancora di vedere il nonno e l'armadio.}}
Nel [[1818]] dovette vendere il patrimonio ereditato dal padre, dal momento che gli affari erano andati molto male a causa di un agente disonesto. La sua generosità si vide in questa occasione da come si comportò con i paesani, che erano fortemente indebitati con lui. Non solo cancellò sui due piedi la registrazione di tutte le somme che gli erano dovute, ma disse anche che tenessero per sè l'intero raccolto di granoturco che ci sarebbe stato.
</ref>. La parentela coi Beccaria lo rendeva inoltre lontano cugino dello scrittore [[scapigliatura|scapigliato]] [[Carlo Dossi]]<ref>{{Cita|Lioce}}.</ref>.
 
Più modesta era invece la famiglia paterna<ref group="N">Per un quadro generale della storia della famiglia Manzoni da Giacomo (inizio XVI secolo) ad Alessandro Manzoni, si veda: {{Cita|Pensa}}</ref>: don [[Pietro Manzoni|Pietro Antonio Pasino Manzoni]] (1657-1736), il padre di Alessandro, discendeva da una nobile famiglia di [[Barzio]], in [[Valsassina]], stabilitasi nel [[1612]] a [[Lecco]] (nella località del [[Caleotto]]) in seguito al matrimonio di [[Giacomo Maria Manzoni]] con Ludovica Airoldi del 1611<ref>{{Cita|Pensa}}.</ref>. Sebbene Pietro Manzoni avesse poi ricevuto il feudo di Moncucco nel [[Provincia di Novara|Novarese]] nel 1691<ref>{{Cita web|http://www.storiadimilano.it/Repertori/cronologia_manzoni.htm|Cronologia della vita di A. Manzoni e degli edifici da lui abitati|8 agosto 2015|autore=Paolo Colussi|editore=Storia di Milano|data=9 aprile 2012}}</ref><ref>{{Cita|Parenti|p. 12}}:{{Citazione|Il feudo di Moncucco apparteneva ai Manzoni, che lo avevano acquistato dalla Regia Camera di Milano, con l'assenso di Carlo II re di Spagna, fin dal 23 febbraio 1691, per opera di Don Pietro Antonio.}}</ref><ref>{{Cita|Bonfiglioli|p. 8}}.</ref><ref>{{Cita|Casalis|p. 600}}:{{Citazione|Moncucco, dipendenza di Mirasole nel basso Novarese: trovasi sull'Arbogna: fu signoria dei Manzoni del luogo di Caleotto nel territorio di Lecco.}}</ref> e in virtù di ciò fossero conti, a Milano il titolo non era valido perché "straniero"<ref name=":5">{{DBI|autore=Piero Floriani|nomeurl=alessandro-manzoni|accesso=18 luglio 2015}}</ref><ref name="group" group="N">Alcuni autori, come {{Cita|de Feo|p. 27}} e {{Cita|Bonfiglioli|p. 8}} riportano il 1773 come anno di infeudazione di Moncucco ai Manzoni: ciò si tratta di un evidente errore, in quanto [[Carlo II di Spagna]] era morto nel 1700, e il novarese, prima della [[guerra di successione spagnola]], faceva parte del [[Ducato di Milano]], all'epoca sotto l'egida di [[Madrid]].</ref>. Inizialmente don Pietro presentò al governo austriaco una richiesta ufficiale di riconoscimento, ma poi preferì non insistere<ref>{{cita|De Gubernatis|p. 21, nota 4}}.</ref>. In ogni caso, quando Roma attribuirà molto più tardi la cittadinanza al Manzoni, il titolo comitale apparirà sull'atto ufficiale e verrà mantenuto dalla sua discendenza.
Nel [[1819]] Manzoni pubblico la sua prima tragedia, ''[[Il Conte di Carmagnola]]'', che, violando coraggiosamente tutte le convenzioni classiche, generò una viva controversia. Un articolo pubblicato su di una importante rivista letteraria lo criticò severamente, daltronde fu addirittura [[Goethe]] che replicò in sua difesa.
 
==== Manzoni e Giovanni Verri ====
La morte di [[Napoleone]] nel [[1821]] ispirò a Manzoni il noto componimento lirico ''[[Il cinque maggio]]''. Gli eventi politici di quell'anno, uniti all'imprigionamento di molti dei suoi amici, pesarono molto sulla mente di Manzoni, ed il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici in cui cercò distrazione dopo essersi ritirato a [[Brusuglio]].
Anche se il padre legittimo era Pietro Manzoni, è molto probabile che il padre naturale di Alessandro fosse un amante di Giulia, [[Giovanni Verri]] (fratello minore di [[Alessandro Verri|Alessandro]] e [[Pietro Verri]])<ref name=":5"/><ref name=":0">{{cita|Tellini|pp. 16-17}}: {{citazione|Il padre naturale è però Giovanni Verri - già amante di Giulia dal 1780…}}</ref>. Con Giovanni, uomo attraente e libertino, di diciassette anni maggiore di lei, Giulia aveva avviato una relazione già nel 1780, proseguendola anche dopo il matrimonio<ref name=":0"/><ref>{{Cita web|http://archiviostorico.corriere.it/2001/dicembre/15/Verri_Manzoni_Beccaria_tre_famiglie_co_0_0112159088.shtml|Verri, Manzoni, Beccaria: tre famiglie per Giulia|1 gennaio 2016|autore=Giulia Beccaria e Ermanno Paccagnini}}</ref>. Dalle parole del [[Niccolò Tommaseo|Tommaseo]] pare che Verri fosse il vero padre dello scrittore e che questi ne fosse pienamente a conoscenza: «Anco di Pietro Verri [Manzoni] ragiona con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello»<ref>{{Cita|Tommaseo|p. 54}}.</ref>.
 
=== L'infanzia e l'adolescenza ===
Intanto attorno all'episodio dell'[[Innominato]], storicamente identificabile come [[Bernardiono Visconti]], iniziò a prendere forma il romanzo ''[[I promessi sposi]]'', che fu completato nel settembre [[1822]]. Dopo la revisione da parte di amici tra il [[1825]] ed il [[1827]], esso fu pubblicato, un volume per anno, portando ad un tratto una grande fama letteraria all'autore.
==== Galbiate e la separazione dei genitori ====
Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni<ref>{{cita|De Gubernatis|p. 18, nota 2}}: {{citazione|Al fanciullo furono imposti i nomi di Alessandro, Francesco, Tommaso, Antonio Il primo nome era quello del padre di Don Pietro, ossia del nonno del Manzoni, allora già morto; il secondo il nome del padrino Don Francesco Arrigoni. Il nome di Tommaso gli fu imposto, senza dubbio, perché la Chiesa il dì 7 marzo festeggia San Tommaso. Antonio era il nome di un cugino canonico in San Nazaro; ma potrebbe pure esser venuto al Manzoni da una madrina Antonietta, intorno alla quale tuttavia, per ora, non sappiamo proprio nulla.}}</ref> nacque a Milano, allora parte dell'[[impero asburgico]], al n. 20 di via San Damiano<ref name=":9">{{cita|Tonelli|p. 5}}.</ref> (oggi via Visconti di Modrone nº 16)<ref>{{Cita web|url=http://www.storiadimilano.it/Repertori/cronologia_manzoni.htm|titolo=Cronologia Manzoni|autore=Colussi}}</ref><ref>{{Cita web|url = https://www.comune.milano.it/documents/76991511/269691898/36+Via+Visconti+di+Modrone.pdf/b3df31d2-89cc-e78d-dc19-d70c02d850b3?t=1627550354266|titolo = 36 Via Visconti di Modrone|autore = Comune di Milano|sito = comune.milano.it/municipio1|data = 2020|lingua = IT|formato = PDF|p = 2|accesso = 27 dicembre 2023}}</ref>, il 7 marzo 1785 da [[Giulia Beccaria]] e, ufficialmente, da don [[Pietro Manzoni]]<ref>{{cita|Tellini|p. 16}}.</ref>. Trascorse i primi anni di vita prevalentemente nella ''[[cascina]] Costa'' di [[Galbiate]], tenuto a balia da Caterina Panzeri, una contadina del luogo<ref name=":1">{{cita|Boneschi|p. 172}}.</ref><ref>{{cita|Tellini|p. 17}}.</ref>, circostanza attestata dalla targa tuttora affissa nella cascina. Successivamente passò alcuni periodi alla [[Villa Manzoni|villa rustica]] di [[Caleotto]], di proprietà della famiglia paterna, dimora in cui amerà tornare da adulto e che venderà, non senza rimpianti, nel 1818. In seguito alla separazione dei genitori<ref group=N>La separazione avvenne, legalmente, il 23 febbraio 1792; successivamente, dal 1795 - ma la relazione cominciò molto prima, forse nel 1790, anno in cui sembra si siano conosciuti - Giulia Beccaria andò a convivere col colto e ricco [[Carlo Imbonati]], prima in Inghilterra, poi in Francia, a Parigi ({{cita|Tellini|p. 17}}).</ref>, Manzoni venne educato in collegi religiosi.
 
==== L'educazione religiosa a Merate e a Lugano ====
Nel [[1822]], Manzoni pubblico la sua seconda tragedia ''[[Adelchi]]'', che tratta del rovesciamento da parte di [[Carlo Magno]] della dominazione longobarda in Italia, e che contiene molte velate allusioni all'occupazione [[austria|austriaca]]. In seguito Manzoni laboriosamente rielaborò ''I promessi sposi'' facendo uso dell'italiano in forma toscana, e nel [[1840]] pubblicò questa riscrittura, assieme all'opera ''[[La storia della colonna infame]]'', che riprende e sviluppa il tema degli untori e della peste, che già tanta parte aveva avuto nel romanzo precedente. Scrisse anche un breve trattato sulla lingua italiana.
[[File:Appiani Giulia Beccaria Alessandro Manzoni.jpg|min|[[Andrea Appiani]], ''Ritratto di Giulia Beccaria e suo figlio Alessandro Manzoni bambino'', 1790. Il ritratto fu donato da Giulia al Verri, evento che rafforza la supposta illegittimità di Alessandro<ref>{{cita|Ginzburg|p. 9}}: {{citazione|Il pittore Andrea Appiani fece un ritratto a Giulia col bambino. Nel ritratto, Giulia è vestita da amazzone. Ha una faccia dura, ossuta e stanca. Guarda nel vuoto. Nessuna visibile tenerezza per quel bambino che le sta appoggiato al ginocchio. Il bambino ha quattro anni. Giulia regalò il ritratto a Giovanni Verri.}}</ref>.]]
Il 13 ottobre 1791<ref name=":2">{{Cita web|1=http://www.casadelmanzoni.it/content/la-vita|2=Cronologia della vita e delle opere di Alessandro Manzoni|3=19 luglio 2015|editore=Casa del Manzoni|data=2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151011153809/http://www.casadelmanzoni.it/content/la-vita|dataarchivio=11 ottobre 2015|urlmorto=sì}}</ref> fu accompagnato dalla madre a [[Merate]] al collegio San Bartolomeo dei [[Somaschi]], dove rimase cinque anni. Fu un periodo duro; il piccolo Alessandro risentiva della mancanza della madre<ref group=N>Manzoni ricordò sempre di come la madre, per facilitare la separazione dal figlio, se ne andò via di nascosto approfittando di un attimo di distrazione di quest'ultimo (si veda: {{cita|Trombatore 1957|p. 250}}).</ref> e soffriva del difficile rapporto sia con i suoi compagni di scuola, violenti,<ref group=N>Tra i motivi di dileggio ci poteva essere anche quella forma di [[balbuzie]] che cominciò a manifestarsi proprio in quegli anni (si veda: {{cita|Trombatore 1957|pp. 250-251}}).</ref> sia con gli insegnanti, che lo punivano di frequente<ref>{{cita|Tonelli|p. 9}}.</ref>. La letteratura in quegli anni era già per lui una consolazione e una passione: durante la ricreazione, racconterà lo scrittore, «…mi chiudevo […] in una camera, e lì componevo versi»<ref>{{cita|Fabris|p. 86}}.</ref>. Nell'aprile del 1796 passò al [[Chiesa di Sant'Antonio Abate (Lugano)|collegio di Sant'Antonio]] a [[Lugano]], gestito ancora dai Somaschi, per rimanervi fino al settembre del 1798<ref name=":2"/>. Nello stesso 1796 giungeva sul [[lago di Lugano]] il somasco [[Francesco Soave]], celebre erudito e pedagogista; per quanto sia del tutto improbabile che Manzoni l'abbia avuto come maestro (se non per qualche giorno), la sua figura esercitò sul bambino una notevole influenza<ref>{{cita|Trombatore 1957|p. 252}}.</ref>. Vecchio e prossimo alla morte, l'autore de ''[[I promessi sposi]]'' ricordava: «Io volevo bene al padre Soave, e mi pareva di vedergli intorno al capo un'aureola di gloria»<ref>{{cita|Fabris|p. 95}}.</ref>.
 
Alla fine del 1798 passò al collegio Longone di Milano, gestito dai [[Barnabiti]]<ref name=":10">{{cita|Tonelli|p. 15}}.</ref> e quindi si trasferì a [[Castellazzo de' Barzi]], dove l'istituto aveva stabilito provvisoriamente la propria sede a causa delle manovre belliche<ref name=":2" /> per poi tornare il 7 agosto [[1799]] a Milano<ref name=":10" />. Non è chiaro quanto l'adolescente fosse rimasto dai Barnabiti; l'ipotesi più accreditata lo fa supporre allievo della scuola fino al giugno [[1801]]<ref>{{cita|Tonelli|p. 16}}.</ref>. Nonostante l'isolamento cui era costretto per colpa dell'ambiente chiuso e bigotto, Alessandro riuscì a stringere alcune amicizie, che dureranno poi nel corso degli anni a venire, con i compagni di classe Giulio Visconti e [[Federico Confalonieri]]. Un giorno imprecisato dell'anno scolastico 1800-1801, poi, gli scolari ricevettero una visita che suscitò nel giovane Alessandro una grande emozione: l'arrivo di [[Vincenzo Monti]], che leggeva avidamente e considerava il più grande poeta vivente, «fu per lui come un'apparizione di un Dio»<ref>{{cita|Carcano|pp. 7-8}}.</ref>.
La fine della vita di Manzoni fu rattristata da molti dispiaceri. La perdita della moglie nel [[1833]] fu seguita da quella di molti dei suoi figli, e della madre. Nel [[1837]] sposò la seconda moglie, Teresa Born, vedova del Conte Stampa. Egli sopravvisse pure a quest'ultima, mentre dei nove bambini nati dai due matrimoni solo due morirono successivamente al padre. La morte del figlio maggiore, Pier Luigi, il [[28 aprile]] [[1873]], fu il colpo finale che accelerò la fine; egli cadde ammalato immediatamente e morì di meningite cerebrale, il [[22 maggio]]. Ci fu grandissima partecipazione al solenne funerale tenutosi a Milano, erano presenti anche i principi e tutti i grandi ufficiali di stato. Nel 1874 [[Verdi]] compose [[Messa di requiem]], nell'anniversario della morte, per onorare la sua memoria.
 
==== La formazione culturale ====
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cantò ([[1885]]), Angelo de Gubernatis ([[1879]]), Arturo Graf ([[1898]]). Una parte delle lettere di Manzoni furono pubblicate da Giovanni Sforza nel [[1882]].
[[File:VincenzoMonti.jpg|min|sinistra|Andrea Appiani, ''Vincenzo Monti'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]], 1809, [[Pinacoteca di Brera]].]]
La formazione culturale di Manzoni è imbevuta di mitologia e letteratura latina, come appare chiaramente dalle poesie adolescenziali. Due, in particolare, sono gli autori classici prediletti, [[Virgilio]] e [[Orazio]]<ref name=":3">{{cita|Tellini|p. 18}}.</ref>, ma notevole è anche l'influsso di [[Dante]] e [[Petrarca]]<ref>Nel sonetto ''Alla Musa'', Manzoni elenca quali glorie poetiche Dante e Petrarca ({{cita|Trombatore 1961|p. 198}}.)</ref>; tra i contemporanei, invece, assieme al Monti svolgono un ruolo importante [[Giuseppe Parini|Parini]] e [[Vittorio Alfieri|Alfieri]]<ref>{{cita|Fabris|p. 86}}: {{citazione|Quel giorno recitavo da me la ''Caduta'' del Parini; e, uscito poi di stanza, ebbi la notizia che poi il Parini era morto: e fu una delle più forti e dolorose impressioni della mia vita.}}</ref><ref>{{cita|Tonelli|p. 18}}.</ref><ref>{{cita|Trombatore 1957|p. 286}}.</ref><ref>{{cita|Langella|p. 14}}.</ref>. Se si escludono gli esercizi di stile precedenti<ref group=N>Manzoni cominciò a scrivere versi all'età di nove anni ({{cita|Fabris|p. 94}}.)</ref>, le sue primissime esperienze poetiche risalgono alla metà del 1801, quando cominciò a stendere ''[[Del trionfo della libertà]]''<ref>{{cita|Trombatore 1957|pp. 270-271}}.</ref>, in cui si può riscontrare una vena satirica e polemica che avrà un ruolo non trascurabile nel Manzoni adolescente, pur venendo mitigata già a metà del decennio. Ci restano inoltre le traduzioni, in endecasillabi sciolti, di alcune parti del libro quinto dell{{'}}''[[Eneide]]'' e della ''[[Satire (Orazio)|Satira]]'' terza (libro primo) di Orazio, accanto a un epigramma mutilo in cui attacca un certo fra' Volpino che, sotto mentite spoglie, raffigura il vicerettore del collegio padre Gaetano Volpini<ref>{{cita|Giordano|p. 45}}.</ref>.
 
==== Un giovane scapestrato ====
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[[File:Manzoni a Venezia.jpg|sinistra|min|Lapide ricordo di Manzoni a Venezia, Campo San Maurizio, Palazzo Bellavite.]]
Uscito dall'angusto mondo del Longone, dall'estate 1801 al 1805 visse con l'anziano padre, alternando i soggiorni alla tenuta di [[Caleotto]]<ref name=":3" /> alla vita di città<ref>Don Pietro risiedeva, insieme a una sorella ex monaca e a uno zio monsignore, nei pressi di [[Porta Vittoria (Milano)|Porta Tosa]] ({{cita|Carcano|p. 8}}).</ref>, dove frequentava l'ambiente illuministico dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese, dedicando buona parte del suo tempo al divertimento e in particolare al gioco d'azzardo; giocava nel [[Ridotto (architettura)|ridotto]] del [[Teatro alla Scala]], finché, sembra, un rimprovero del Monti lo convinse a rinunciare al vizio<ref>{{cita|Momigliano|p. 5}}.</ref>. Fu anche l'epoca del primo amore, quello per Luigina Visconti, sorella di [[Ermes Visconti|Ermes]]; di questa esperienza sappiamo quanto il poeta stesso rivelò nel 1807 in una lettera a [[Claude Fauriel]]: a [[Genova]], infatti, l'aveva casualmente rivista, ormai sposata al marchese [[Gian Carlo Di Negro]], e l'episodio aveva risvegliato in lui la nostalgia e il dispiacere di averla perduta<ref>«''Je vous ai peut-être dejà conté que j'eus dans mon adolescence (1801), une très-forte et très-pure passion pour une jeune fille''», scriveva il 19 marzo 1807 a Fauriel, «[…] ''Ce qui me donne un peu de torture, c'est la pensée que c'est un peu de ma faute que je l'ai perdue''» (forse vi ho già detto che ebbi, nell'adolescenza, una passione molto forte e pura per una fanciulla […] Ciò che mi tormenta un poco, è pensare che se l'ho persa è un po' colpa mia); {{cita|Sforza|p. 33|cidSfoGal}}.</ref>. Oltre a questi svaghi, la giovinezza del Manzoni è contrassegnata anche da un soggiorno a [[Venezia]] (dall'ottobre 1803 al maggio 1804<ref name=":2" /><ref name=":4">{{cita|Tellini|p. 19}}.</ref>) presso il cugino Giovanni Manzoni, durante il quale ebbe modo di conoscere la nobildonna [[Isabella Teotochi Albrizzi]], a suo tempo musa di [[Foscolo]]<ref name=":4"/>, e di scrivere tre dei quattro ''[[Opere di Alessandro Manzoni|Sermoni]]''<ref>{{cita|Tellini|pp. 37 e ss.}}</ref>. Non è chiaro il motivo del soggiorno veneziano, del quale Alessandro conservava anche in tarda età un bellissimo ricordo<ref>{{cita|Venosta|p. 55}}.</ref>, ma non sembrano esserci state ragioni politiche, quanto piuttosto il desiderio del padre di allontanarlo da uno stile di vita dissipato<ref name=":4"/>.
 
==== La Milano illuminista ====
Vedi anche:
[[File:Manzoni 1805.jpg|min|Anonimo inglese, ''Alessandro Manzoni nel 1805'', olio su tela, attualmente nella [[Casa Manzoni]] di via del Morone, [[Milano]]. [[Natalia Ginzburg]], con molta probabilità, descrive questo ritratto, quando dice: «Altrove ha una folta chioma scompigliata, gli occhi nuvolosi e rassomiglia a [[Ugo Foscolo]]»<ref>{{cita|Ginzburg|p. 23}}.</ref>.]]
* [[Scrittori Italiani]]
Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispirò le prime composizioni di un qualche rilievo, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento; oltre a lui, Manzoni si volge a Parini, portavoce degli ideali [[illuministi]] nonché dell'esigenza di moralizzazione, al poeta [[Ugo Foscolo]], a [[Francesco Lomonaco]], un esule [[Basilicata|lucano]]<ref>{{cita|Trombatore 1957|p. 277}}.</ref><ref group=N>Il rapporto con Lomonaco fu alquanto stretto. Se Manzoni dimostrava di aver gran stima di lui, Lomonaco accluse in epigrafe alle sue ''Vite degli eccellenti Italiani'' il [[sonetto]] manzoniano ''Per la vita di Dante'' del 1802. A diciassette anni, quindi, il giovane poeta vedeva pubblicato per la prima volta un proprio testo ({{cita|Tellini|pp. 52-53, nota 5}}).</ref>, e a [[Vincenzo Cuoco]], assertore delle teorie [[Giambattista Vico|vichiane]]<ref>{{cita|Tellini|pp. 18-19}}.</ref>, anche lui esule da Napoli dopo la restaurazione borbonica del 1799 e considerato il «primo vero maestro del Manzoni»<ref>{{cita|Langella|p. 16}}.</ref>. La vicinanza all'ambiente neoclassico, e al suo campione Vincenzo Monti in particolare, spinsero il giovane a frequentare alcuni corsi di eloquenza tenuti dal poeta romagnolo all'[[università di Pavia]] tra il 1802 e il 1803<ref name=":5"/>. Nei registri dell'ateneo il nome di Alessandro non risulta, ma è quasi certo che egli seguiva le lezioni montiane<ref name=":5"/>. Oltre alla nota ammirazione per il Monti e all'opinione di illustri studiosi<ref>Di questa idea, ad esempio, {{cita|Piumati|p. 3}} e {{cita|De Gubernatis|p. 60}}.</ref>, sembra convalidare l'ipotesi il carteggio del periodo. I corrispondenti di Manzoni, infatti, sono quasi tutti studenti (o vecchi studenti) dell'università, da [[Andrea Mustoxidi]] a [[Giovan Battista Pagani]], da Ignazio Calderari a [[Ermes Visconti]] e a Luigi Arese<ref name=":5" /><ref group="N">Arese e Pagani erano già amici di Manzoni dal tempo del Collegio Longone ({{cita|Nigro|p. 3}}). Per quanto riguarda le figure di Luigi Arese e Ignazio Calderari, {{Cita|Sforza|p. 5, n° 3 e 5}} ci delinea i seguenti ritratti: «Il conte Luigi Arese Lucini di Milano, del quale più volte e con affetto caldissimo parla il Manzoni nelle sue lettere. Ebbe la sventura di perdere il padre nel fiore degli anni, e di cadere nelle mani di raggiratori, che lo avrebbero spogliato, se spontaneamente il 5 luglio del 1805 non si fosse messo sotto la tutela del dott. Gaetano Garbagnati, rinunziando al maneggio delle proprie sostanze. Il I settembre del 1806 fece testamento; istituiì eredi i fratelli; legò l'orologio d'oro a Giovambattista Pagani» (nº3); «Il conte Ignazio Calderari, altro degli amici giovanili del Nostro; che gli indirizzò varie lettere [...] Nacque nel 1793; cessò di vivere nel dicembre del 1838» (nº4).
</ref><ref>{{cita|Tonelli|p. 25}}.</ref>.
 
Il contesto accademico lo dovette mettere in contatto anche con due professori [[giansenisti]], [[Giuseppe Zola (teologo)|Giuseppe Zola]] e [[Pietro Tamburini]], docenti rispettivamente di «storia delle leggi e dei costumi» e di «filosofia morale, diritto naturale e pubblico»<ref group=N>Per un'analisi complessiva di Tamburini e Zola, si vedano: Paola Vismara, ''Pietro Tamburini e il "dispotismo pontificio"'', in {{Cita|Negruzzo|pp. 95-114}}; Annibale Zambarbieri, ''Le goût de l'histoire. Giuseppe Zola agli esordi del suo insegnamento pavese'', in {{Cita|Negruzzo|pp. 115-132}}.</ref>; le loro idee in difesa della morale lo influenzarono molto, oltre a introdurlo per la prima volta al pensiero giansenista. Tamburini condannava la [[Curia romana]] per le sue deformazioni, ma vedeva nel cattolicesimo un imprescindibile modello. Per l'elevatezza delle sue dissertazioni parve a Manzoni un punto di riferimento al pari di Zola, definito «sommo» in una lettera al Pagani del 6 settembre 1804<ref>{{cita|Sforza|p. 9}}; l'epiteto fu espresso in occasione di un ''Sermone'' composto qualche mese prima a Venezia. Manzoni pregava l'amico di sottoporlo al giudizio dello Zola.</ref>. Dal punto di vista letterario, a questo periodo risalgono ''[[Del trionfo della libertà]]'', ''[[Opere di Alessandro Manzoni|Adda]]'' e ''I quattro sermoni,'' che recano l'impronta di Monti e di Parini, ma anche l'eco di Virgilio e Orazio.
 
=== Il soggiorno parigino (1805-1810) ===
==== La morte di Carlo Imbonati e il ricongiungimento con la madre ====
[[File:Carlo Imbonati.png|min|sinistra|[[Cameo]] del XIX secolo raffigurante il profilo di Carlo Imbonati.]]
Nel 1805 Manzoni venne invitato dalla madre e da [[Carlo Imbonati]] a [[Parigi]], a quanto pare dietro suggerimento del Monti<ref>{{cita|Ginzburg|p. 16}}.</ref>. Alessandro accettò con entusiasmo, ma non fece in tempo a conoscere il conte, alla cui missiva rispose con parole di calore e riconoscimento che Imbonati non lesse mai, in quanto morì il 15 marzo, lasciando la Beccaria ereditiera universale del suo patrimonio<ref>{{cita|Boneschi|p. 219}}.</ref><ref name=":6">{{cita|Tellini|p. 20}}.</ref> ma anche affranta e bisognosa dell'amore filiale<ref>{{cita|Boneschi|p. 218}}: {{citazione|Il vuoto lasciato da Carlo le appare una voragine che presto inghiottirà anche lei. In giugno scrive al fedele amico [[Francesco Melzi d'Eril]]: "Caro Melzi, se vedeste la micidiale tristezza che mi consuma, o caro Melzi, avreste pietà di me. Il pensare che devo avere un indomani è una pena sempre rinascente per me eppure sono costretta a implorarlo questo indomani e tremare che mi sfugga… e a voi lo posso dire: l'universo intero è spento per me".}}</ref>. Il giovane, allora ventenne, giunse nella capitale francese il 12 luglio<ref name=":2"/><ref name=":6"/>, giorno in cui la polizia locale gli rilasciava il permesso di soggiorno<ref>{{cita|Bonghi, ''Opere inedite o rare''}}.</ref>. Manzoni, che per lo scomparso scrisse l'ode ''[[In morte di Carlo Imbonati]]'', scoprì di avere una madre, e da quel momento le loro strade, divise sino ad allora, si incrociarono per non lasciarsi più. Fino al 1841, anno della morte della Beccaria, i due instaurarono un rapporto strettissimo la cui profondità emerge dalle lettere dello scrittore in numerosissime occasioni; già il 31 agosto 1805 rivelava a [[Vincenzo Monti]] di aver trovato «la mia felicità […] fra le braccia d'una madre», e di non vivere che «per la mia Giulia»<ref>{{Cita|Sforza|p. 12}}.</ref>.
 
==== Il circolo parigino: gli ''Idéologues'' e Claude Fauriel ====
{{Vedi anche|Idéologues}}
[[File:Claude Fauriel.jpg|min|''Claude Fauriel'', Castello di Bignon, Francia.]]
Con la madre soggiornò al numero 3 di [[place Vendôme]]. Molto spesso madre e figlio si recavano ad Auteuil<ref group=N>Il comune di Auteuil, che faceva parte del dipartimento della Senna, cessò di esistere nel 1860, e il suo territorio fu spartito tra Parigi e Boulogne-Billancourt.</ref>, cittadina ove si riuniva il circolo intellettuale sotto il patronato della vedova del filosofo [[Helvétius]]<ref name=":2"/>, e alla ''Maisonnette'' di [[Meulan]], dove Manzoni passò due anni, partecipando al circolo letterario dei cosiddetti ''[[Idéologues]]'': filosofi di scuola ottocentesca, eredi dell'illuminismo settecentesco ma orientato verso questioni concrete nella società, anticipatori per questo di tematiche [[romanticismo|romantiche]] (quali l'attenzione alle classi povere e alle emozioni)<ref name=":7"/>.
 
Un ruolo importante nel gruppo degli ''Idéologues'' (costituito, tra gli altri, da [[Volney]], [[Dominique-Joseph Garat|Garat]], [[Destutt de Tracy]] e il danese [[Jens Baggesen|Baggesen]]<ref>{{cita|Carcano|pp. 8-9}}.</ref>) era ricoperto da [[Claude Fauriel]]<ref name=":7">{{cita|Tellini|p. 60}}.</ref><ref group=N>Fauriel ebbe un ruolo significativo nell'evoluzione della poetica manzoniana: il colto francese inculca ad Alessandro, infatti, un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve scrivere seguendo modelli rigidi e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli permettano di scrivere in modo più "vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore: {{Citazione|Il Vero storico rimane il cardine dell'opera, ma arretra in posizione di scrupoloso supporto funzionale che rende credibile e verosimile l'invenzione|{{cita|Tellini|p. 152}}}}</ref>, col quale Alessandro strinse un’amicizia durata per molti anni; la frequentazione fu facilitata dal legame che c'era tra Giulia e l'amante di Fauriel, [[Sophie de Condorcet]]<ref>{{cita|Ginzburg|p. 13}}.</ref>, e dal più anziano [[Pierre Cabanis]]<ref>Manzoni conobbe e ammirò, ricordando dopo la morte con affetto «…''cet homme rare''…» (questo uomo raro), non potendo rammentare «…''les promenades d'Auteuil sans souffrir''» (le passeggiate di Auteuil senza provarne sofferenza). {{cita|Sforza|pp. 72-73}}.</ref>, autore della ''Lettre sur les causes premières'', testo orientato in senso [[spiritualista]] e impregnato di spirito religioso, per quanto l'[[Essere supremo]] di cui si ammette l'esistenza non coincida completamente con il Dio cristiano secondo la concezione della [[Chiesa (comunità)|Chiesa]]<ref>{{Cita libro|autore=Pierre Jean Georges Cabanis|titolo=Lettre, posthume et inédite de Cabanis à M. F*** sur les causes premières, avec des notes par F. Bérard|url=https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5426351q.texteImage#|accesso=2 aprile 2024|anno=1824|editore=Gabon et Compagnie, Libraires|città=Parigi|lingua=Fr|OCLC=555572949}}</ref>.
 
A Parigi, dunque, Alessandro entrò in contatto con la cultura francese classicheggiante, assimilando il [[sensismo]], le teorie [[Voltaire|volterriane]] e l'evoluzione del razionalismo verso posizioni [[Romanticismo|romantiche]]. Ci sono rimaste poche lettere relative agli anni 1805-1807, e non è pertanto possibile definire con precisione la rilevanza per Manzoni di tutti i testi e gli autori che conobbe o approfondì nei primi anni francesi; Fauriel e Cabanis emergono tuttavia come i due principali punti di riferimento; una certa importanza dovette inoltre avere [[Ponce-Denis Écouchard-Lebrun|Lebrun]], riconosciuto, in una lettera al Pagani del 12 marzo 1806, «grand'uomo», «poeta sommo» e «lirico trascendente»<ref>{{Cita|Sforza|p. 15}}.</ref>. Potrebbero essere anche parole di circostanza, dettate da un'amicizia ancor fresca e dalla riconoscenza per le parole di elogio che «Pindare Lebrun»<ref group=N>Così veniva chiamato dai contemporanei per lo stile modellato su quello del poeta greco (si veda {{cita|Bognetti|p. 109}}).</ref> gli aveva rivolto, omaggiandolo di un suo componimento. Lo stile del poeta francese, improntato a un classicismo enfatico e di maniera, non pare in effetti conciliarsi con la poetica manzoniana, ma il poemetto ''[[Opere di Alessandro Manzoni|Urania]]'' (ideato tra il 1806 e il 1807 e poi stancamente portato a compimento negli anni successivi) ne recherà parzialmente l'impronta<ref>Per l'intero paragrafo cfr. {{cita|Tonelli|pp. 65 e ss.}}</ref>.
 
==== L'intermezzo italiano (1806-1807) e la morte di don Pietro ====
[[File:Sophiedecondorcet.jpg|sinistra|min|''Sophie de Condorcet''. Il suo salotto fu uno dei punti di ritrovo degli ''Idéologues''.]]
Nel giugno 1806 madre e figlio lasciarono una prima volta Parigi, per sistemare le ultime pratiche legali relative all'eredità dell'Imbonati, nella quale figurava anche la [[Brusuglio|villa di Brusuglio]]<ref name=":5"/><ref>{{cita|Tellini|pp. 20-21}}.</ref>; a settembre erano comunque già di ritorno in Francia, come dimostra una lettera di Manzoni a Ignazio Calderari<ref>La lettera, del 7 settembre, è in {{cita|Sforza|pp. 23-25}}.</ref>. Al febbraio 1807 risale un secondo spostamento: una lettera al Fauriel, scritta il 17<ref>{{Cita|Sforza|pp. 30-31}}.</ref>, conferma che quel giorno il Manzoni era a [[Susa (Italia)|Susa]] e aveva passato il [[Moncenisio]], mentre da altre testimonianze epistolari sappiamo che il mese successivo si trovava a [[Genova]]<ref>{{cita|Sforza|pp. 32-36}}.</ref>.
 
Il 20 marzo, in procinto di partire per [[Torino]], venne a sapere che il padre era gravemente malato<ref name=":5"/> (anche se in realtà era morto già da due giorni<ref name=":2"/>), e durante il tragitto che lo conduceva a Milano apprese della sua morte; sembra però che Giulia e Alessandro non siano entrati in città né preso parte ai funerali, preferendo trascorrere alcuni giorni nella nuova proprietà di Brusuglio, per poi riattraversare le [[Alpi]]<ref name=Ginz>{{cita|Ginzburg|p. 19}}.</ref>. Le parole con cui affronta nelle lettere la scomparsa del padre paiono piuttosto fredde; nella missiva al Fauriel dell'8 aprile, venti giorni dopo il [[funerale]], rivolge a Pietro un ultimo augurio: «''Paix et honneur à sa cendre''» (pace e onore alle sue ceneri)<ref>''Carteggio Manzoni-Fauriel'' (a cura di I. Botta), Milano, Centro Nazionale Studi Manzoniani, 2003, p. 26.</ref>; nella lettera a Pagani del 24 marzo, giorno in cui apprese la notizia del decesso, fa riferimento al motivo «ben doloroso» che lo aveva chiamato a Milano, per poi proseguire con altri argomenti, come la soddisfazione di rivedere l'amico Calderari e l'affetto per la madre, «parlando della quale troverò sempre più ogni espressione debole e monca»<ref>{{cita|Sforza|p. 37}}.</ref>. A maggio Alessandro, nominato dal padre erede universale<ref name=Ginz/>, era nuovamente a Parigi.
 
==== Il matrimonio e la nascita della figlia Giulia ====
[[File:Famiglia Manzoni.jpg|min|La famiglia Manzoni all'epoca del viaggio a Firenze, disegno di [[Ernesta Legnani Bisi]].]]
Da tempo Giulia Beccaria andava cercando una sposa per il figlio; anche il viaggio primaverile del 1807 era stato fatto anche con questo obiettivo, divenuto preminente. Dopo il fallimento del progetto di fidanzare Alessandro con Augustine, figlia del filosofo [[Destutt de Tracy]], a causa del basso grado di nobiltà dei Manzoni<ref name=":8">{{cita|Ginzburg|p. 24}}.</ref>, la Beccaria conobbe a Parigi Charlotte Blondel<ref name=":11">{{cita|Tonelli|p. 85}}.</ref>, imparentata con la famiglia [[calvinista]] del banchiere [[ginevrino]] François Louis Blondel, il quale viveva a Milano con la moglie Marie e la figlia sedicenne [[Enrichetta Blondel|Enrichetta]] nel [[palazzo Imbonati]], che il conte gli aveva venduto anni addietro<ref name=":11"/>. I contatti furono avviati tramite Charlotte, e a settembre i Manzoni partirono alla volta della città meneghina per fare la conoscenza di Enrichetta - di cui erano state fornite ottime referenze - e dei genitori.
 
L'incontro, avvenuto a [[Blevio]] nel tardo settembre del 1807<ref name=":8" />, non disattese le speranze; Manzoni rimase incantato dalla dolcezza e purezza della fanciulla, e il matrimonio, che si rivelerà molto felice e sarà coronato dalla nascita di dieci figli, fu celebrato il 6 febbraio 1808 a Milano<ref name=":2"/><ref name=":12">{{cita|Tellini|p. 22}}.</ref>, prima con rito civile presso il municipio e, quarantacinque minuti più tardi, con rito calvinista in via del Marino, dove si trovava la casa dei Blondel<ref name=":12"/>. Sistemate le ultime questioni legate all'eredità dell'Imbonati, i novelli sposi, accompagnati da Giulia, si stabilirono al numero 22 del Boulevard des Bains Chinois, a Parigi<ref>{{Cita|Parenti|pp. 70-71}}.</ref><ref group=N>-
 
La motivazione della partenza da Milano per Parigi era dovuta, soprattutto, allo scandalo del matrimonio tra un cattolico (soltanto di nome) e una protestante, cosa che suscitò l'ostilità della buona società e del clero milanese ({{cita|Ginzburg|p. 25}}.)</ref>. Il 23 dicembre dello stesso anno nacque Giulia Claudia<ref name=":12"/><ref name=":13">{{cita|Ginzburg|p. 26}}.</ref> (futura prima moglie di [[Massimo d'Azeglio]]), che fu battezzata il 23 agosto del 1809 nella chiesa [[giansenista]] di San Nicola in località [[Meulan]], secondo il rito cattolico e con Fauriel come [[padrino]]<ref name=":13"/><ref name="Tel24">{{Cita|Tellini|p. 24}}.</ref>. La decisione di battezzare con rito cattolico la primogenita, presa da un padre indifferente dal punto di vista religioso e da una madre calvinista, è l'indice di un cambiamento radicale nella sensibilità spirituale della famiglia Manzoni.
 
=== La conversione: un dibattito aperto ===
[[File:Manzoni Blondel.jpg|min|Miniatura di Alessandro ed Enrichetta nel giorno delle nozze.|sinistra]]
La conversione al cattolicesimo di Manzoni è un tema su cui non solo i critici, ma anche i conoscenti e i famigliari del Manzoni hanno sempre discusso, ottenendo dall'autore de ''I promessi sposi''<ref>{{cita|Tonelli|p. 96}}:{{citazione|…il Manzoni evita sempre di discorrere, anche coi congiunti più intimi, sulle cause, o circostanze particolari, che avevano determinato il suo ritorno alla fede; e una volta che il figliastro [[Stefano Stampa]] glielo aveva apertamente richiesto, si contentò di rispondere assai vagamente: "È stata la grazia di Dio, mio caro, è stata la grazia di Dio"; e alla stessa domanda della figlia Vittoria, analoga risposta.}}</ref> risposte aleatorie, riserbo che rende ogni studio critico inevitabilmente opinabile e incompleto. L'importanza della conversione, fondamentale per comprendere l'evoluzione tematica e spirituale del Manzoni del «quindicennio creativo», è dettata soprattutto dalla leggenda agiografica che vorrebbe una sua conversione repentina, attribuita allo smarrimento di Enrichetta nel 1810. In realtà, il percorso che ricondusse il giovane Alessandro e la sua famiglia alla pratica religiosa cattolica fu ben più lungo, dovuto a una serie di fattori combinati fra di loro.
 
==== Le due lettere al Calderari (1806) ====
[[File:Jacques-Louis David 018.jpg|min|[[Jacques-Louis David]], ''Pio VII'', [[olio su tavola]], 1805, [[Louvre]]. La concessione da parte del pontefice al Manzoni di poter celebrare con Enrichetta Blondel le nozze con rito cattolico era fondamentale perchè ciò avvenisse.]]
Una certa importanza rivestono due lettere che Manzoni inviò a Ignazio Calderari in merito alla malattia che condusse alla morte il loro comune amico Luigi Arese. Nella prima, del 17 settembre 1806, si duole che al posto delle persone care il morituro debba avere al capezzale «l'orribile figura di un prete»<ref>{{cita|Sforza|p. 26}}.</ref><ref>{{cita|De Gubernatis|p. 125}}.</ref>, ma il 30 ottobre, dopo la morte dell'Arese, sempre al Calderari esclama: «Oh sì! ci rivedremo! Se questa speranza non raddolcisse il desiderio dei buoni e l'orrore della presenza dei perversi, che sarebbe la vita?»<ref>{{cita|Sforza|p. 29}}.</ref>. Da un lato, viene confermata la reazione anticlericale ravvisata nelle prime opere, ma al tempo stesso, come emerge ugualmente dalle prime opere, Manzoni dimostra di conformarsi allo spirito cristiano, prefigurando un'esistenza dopo la morte.
 
==== La supplica a Pio VII ====
Dopo il battesimo cattolico di Giulia nell'agosto del 1809, Manzoni, d'accordo con la moglie, indirizzò una supplica a [[papa Pio VII]] affinché, «pentito del fallo commesso», l'autorità pontificia ponesse «un opportuno riparo, capace di rendere tranquilla la di lui coscienza [del supplicante, cioè del Manzoni]»<ref>{{Cita|Manzoni cent'anni dopo|p. 49}}.</ref>, rendendo possibile celebrare nuovamente il matrimonio, questa volta secondo il rito cattolico<ref name="Tel24"/>. A novembre giunse l'autorizzazione papale con un rescritto del [[Michele Di Pietro|cardinale Di Pietro]] datato al 30 ottobre<ref>{{cita|Parenti|pp. 72-73}}.</ref>, e il 15 febbraio [[1810]], nella casa di [[Ferdinando Marescalchi]], il curato della [[chiesa della Madeleine]] officiava la funzione<ref>{{cita|Tonelli|p. 103}}.</ref>.
 
==== Degola e San Rocco (1809-1810) ====
[[File:Manzoni - Chiesa St.Roch.jpg|min|Lapide posta sul primo pilastro sinistro della navata laterale della chiesa parigina di Saint-Roch, che commemora la conversione di Alessandro Manzoni.]]
 
All'inizio del [[1809]] i Manzoni avevano fatto conoscenze importanti, forse decisive nell'orientare Alessandro verso la pratica religiosa. Pierre Jean Agier, presidente della Corte d'appello parigina, Giambattista Somis, già consigliere della Corte di appello di [[Torino]], [[Ferdinando Marescalchi]], ministro delle Relazioni estere del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] [[napoleonico]]<ref>{{Treccani|ferdinando-marescalchi_(Dizionario-Biografico)|Marescalchi, Ferdinando|accesso=22 dicembre 2015}}</ref>, e Anne Marie Caroline Geymüller, una donna di [[Basilea]] rimasta vedova di un ufficiale della guardia svizzera del re [[Luigi XVI]], facevano parte di un ambiente fortemente cattolico e [[giansenista]]<ref>{{cita|Boneschi|p. 246}}.</ref>. Quest'ultima, inoltre, aveva [[Atto di abiura|abiurato]] il [[calvinismo]] nel [[1805]] per opera di un [[abate]] genovese giansenista che i Manzoni conosceranno proprio nell'autunno del 1809, [[Eustachio Degola]]<ref>{{cita|Tonelli|pp. 102-103}}; per l'influenza della Geymüller e del Degola si vedano A. Gazier, ''Manzoni à Port-Royal'', in ''Revue Bleue'', 1º marzo 1908, e A. de Gubernatis, ''Eustachio Degola, il clero costituzionale e la conversione della famiglia Manzoni'', Firenze, Barbera, 1882. Talvolta, il cognome si trova anche nella forma con l'accento tonico (Dègola, come riportato anche sulla [http://www.treccani.it/enciclopedia/eustachio-degola/ pagina omonima della treccani]).</ref>, il quale rivestì un'enorme importanza per la conversione di Alessandro e della famiglia.
 
La conversione del Manzoni, però, è ben più nota per il cosiddetto "miracolo di San Rocco"<ref>{{Cita web|1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a9.html|2=La conversione religiosa|3=22 luglio 2015|autore=Massimiliano Mancini|editore=Internet Culturale|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130623103016/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a9.html|dataarchivio=23 giugno 2013|urlmorto=sì}}</ref>. Il 2 aprile 1810, durante i festeggiamenti per le nozze di Napoleone I e [[Maria Luisa d'Austria]], improvvisamente scoppiarono dei mortaretti e la folla che riempiva le strade, presa dal panico, separò dalla moglie il Manzoni, il quale<ref>{{cita|Ginzburg|p. 29}}.</ref><ref>{{cita|Boneschi|p. 248}}.</ref>, sospinto dalla gente, si ritrovò sui gradini della [[Chiesa di San Rocco (Parigi)|chiesa di San Rocco]], in rue Saint-Honoré, e si rifugiò in essa. Nel silenzio e nella serenità di quel tempio implorò la grazia di ritrovare la consorte e all'uscita, convertito, poté riabbracciarla<ref>{{cita|Tonelli|p. 96}}.</ref>.
[[File:Alessandro Manzoni, incisione di Ardinghi.jpg|min|Alessandro Manzoni intorno ai 25 anni in un'incisione di Ardinghi, in ''Lettere di Alessandro Manzoni'', a cura di [[Angelo de Gubernatis]], Paolo Carrara, Milano 1881.]]
Un'altra versione, riportata da [[Giulio Carcano]], racconta invece di un Manzoni frustrato che, assillato da dubbi spirituali, si sarebbe recato in San Rocco gridando: «O Dio! Se tu esisti, rivelati a me!»<ref>{{cita|Carcano|p. 11}}.</ref>, uscendone poi credente.
 
==== Degola e i rapporti con i Manzoni ====
Inizialmente il sacerdote ebbe il compito di preparare Enrichetta Blondel all'abiura del calvinismo<ref>{{cita|Boneschi|p. 247}}:{{citazione|Il 9 aprile 1810 inizia formalmente l'istruzione cattolica di Enrichetta.}}</ref>. Le chiese di scrivere dei riassunti delle lezioni di religione cattolica (chiamati ''ristretti''), per correggerli poi egli stesso<ref>{{cita|Ginzburg|p. 28}}.</ref>. L'abiura fu sottoscritta in un atto ufficiale il 3 maggio 1810 e celebrata solennemente il 22 maggio nella [[chiesa di Saint-Séverin]], alla presenza del circolo giansenista e dell'abate Degola<ref name="ReferenceB">{{cita|Ginzburg|p. 30}}.</ref>. L'ascendenza del prete giansenista è innegabile: rimane a testimoniarlo il pluriennale carteggio che il sacerdote genovese intrattenne con Manzoni, con la moglie e con Giulia Beccaria<ref>{{cita|Tonelli|pp. 115 e ss.}}</ref>. È relativamente facile ricostruire i passaggi attraverso cui la Blondel si convertì al cattolicesimo, ma non ne è chiaro il motivo. Probabilmente il Manzoni, che era «un animo non veramente ribelle», accettava con fastidio un matrimonio non benedetto, e questa situazione, quando la figlia fu iscritta nel registro dei battesimi, dovette metterlo a disagio<ref>{{cita|Momigliano|p. 16}}.</ref>.
 
=== Il ritorno in Italia (1810-1812) ===
==== Tra via del Morone e Brusuglio. La famiglia ====
[[File:8862 - Milano - P.za Belgiojoso - Casa del Manzoni - Foto Giovanni Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|sinistra|min|La [[Casa Manzoni]], vista da piazza Belgioioso a [[Milano]]. Acquistata nel 1813 dallo scrittore, sarà la residenza cittadina del poeta e della sua famiglia fino al 1873, anno della morte del Manzoni. Oggi vi risiedono il "Museo manzoniano" (con cimeli del Manzoni), il "Centro di studi manzoniani" e la "[[Società Storica Lombarda|Società Storica lombarda]]"<ref>{{Cita web|http://www.casadelmanzoni.it|Casa del Manzoni|3 agosto 2015|editore=Casa del Manzoni}}</ref>.]] Quanto lo spirito del Manzoni fosse cambiato negli ultimi mesi della permanenza parigina, o meglio, quanto fosse in contraddizione con i valori e i modelli precedenti, è difficile dire.
 
Sicuramente la grande città francese, capitale del bel mondo e degli intellettuali del momento, non esercitava più alcun fascino su di lui<ref name="ReferenceB"/><ref>Ciò emerge da {{cita|Sforza|p. 90}}:{{citazione|Solo la vostra presenza mi lega ancora a questa città, che per il resto non esercita su di me alcuna attrattiva.|Lettera al Fauriel (29 maggio 1810)|Il n'y a que vous qui m'attachez encore à ce Paris que je n'aime point du tout pour tout le reste.|lingua=fr}}</ref>. Bisognoso di tranquillità, Manzoni lasciò [[Parigi]] con la famiglia il 2 giugno, diretto a [[Brusuglio]], dove giunse, nonostante alcuni inconvenienti<ref>{{cita|Ginzburg|p. 31}}:{{citazione|Arrivati a Lione, s'ammalò Giulia e s'ammalò la bambina [Giulia Claudia].
 
Enrichetta era incinta, o credeva di esserlo; soffriva di disturbi che le sembravano segni di gravidanza. Manzoni dovette farsi togliere un dente.}}</ref>, qualche settimana più tardi. Lì, però, incontrò la collera della famiglia Blondel, adirata per la conversione di Enrichetta al cattolicesimo, un risentimento che non diminuì con il passare degli anni<ref>{{cita|Ginzburg|pp. 30-31}}.</ref>. I Manzoni alternarono periodi a Brusuglio e in città, dimorando durante la bella stagione nella villa fuori porta, ove Alessandro si dedicava all'agricoltura. A Milano si stabilirono per quasi due anni al numero 3883 di via S. Vito al Carobbio<ref>{{cita|Boneschi|p. 251}}.</ref>, per poi trascorrere un anno nel [[Casa Beccaria|palazzo dei Beccaria]], in [[via Brera]], finché il 2 ottobre 1813 il poeta acquistò una casa in via del Morone, al numero 1171 (oggi 1)<ref name=Par97>{{cita|Parenti|p. 97}}.</ref>. Manzoni era sempre stato abituato a vivere in mezzo al verde: la nuova dimora, che dava su piazza Belgioioso, aveva «un giardino proprio interno, con certo quale sentore di chiostro, assolutamente quel che ci voleva per l'indole del Manzoni»<ref>{{cita|Radius|p. 55}}.</ref>.
 
In via del Morone l'autore avrebbe trascorso il resto della propria vita. Nel corso degli anni seguenti i membri della famiglia, che alternavano la loro residenza tra il palazzo cittadino e la villa di Brusuglio, crebbero di numero<ref name="Family">{{Cita web|1=http://www.casadelmanzoni.it/content/la-famiglia-manzoni#n10|2=La Famiglia Manzoni|3=23 luglio 2015|editore=Casa del Manzoni|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160311035010/http://www.casadelmanzoni.it/content/la-famiglia-manzoni#n10|dataarchivio=11 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref>. Dopo Luigia, nata e morta nello stesso giorno (5 settembre 1811), il 21 luglio 1813 vide la luce in via Brera il primo figlio maschio, [[Pietro Luigi Manzoni|Pietro Luigi]] (sposatosi poi con Giovannina Visconti). Il 25 luglio 1815 la casa di via del Morone fu allietata dalla nascita di Cristina<ref name=":5"/><ref name=Par97/>, in seguito moglie di Cristoforo Baroggi. Nel giro di pochi anni vennero al mondo anche Sofia (12 novembre 1817), moglie di Lodovico Trotti; [[Enrico Manzoni|Enrico]] (7 giugno 1819) maritatosi poi a Emilia Radaelli; Clara, vissuta due anni, nell'agosto 1821; 13 mesi dopo, Vittoria (moglie dal 1846 del politico e giurista [[Giovanni Battista Giorgini (1818-1908)|Giovanni Battista Giorgini]]), nel marzo 1826 [[Filippo Manzoni|Filippo]], sposo di Erminia Catena; Matilde nel maggio 1830, quest'ultima morta nubile<ref name=":5"/>.
 
==== Da Degola a Luigi Tosi: la nuova guida spirituale ====
[[File:Luigi Tosi.jpg|min|Luigi Tosi.]]
Prima di partire, i Manzoni avevano chiesto al sacerdote giansenista di indicar loro una persona degna di fiducia che potesse continuare la sua opera di assistenza spirituale<ref>{{cita|Parenti|p. 81}}.</ref>. Il 30 maggio Degola scriveva una lettera di raccomandazione per don [[Luigi Tosi (vescovo)|Luigi Tosi]], canonico di [[Basilica di Sant'Ambrogio|Sant'Ambrogio]] e anch'egli giansenista<ref>{{cita|Tonelli|p. 120}}.</ref>. Sia Giulia che Alessandro ebbero del Tosi un'ottima impressione, come s evince dalle parole di Alessandro: «Il degnissimo Canonico Tosi fu visitato da mia madre e me […], e fu trovato un degno amico del Degola; e questo basti per suo elogio»<ref>{{cita|Sforza|p. 98}}.</ref>. Il sacerdote si recava anche a Brusuglio, quando la famiglia vi soggiornava, e mantenne la sua funzione di [[guida spirituale]] per molti anni, anche dopo la sua elezione a [[vescovo di Pavia]], avvenuta nel 1823.
 
Ad Alessandro, come alla moglie e alla madre, non era ancora stata somministrata l'[[eucaristia]]. Dopo una breve preparazione, Manzoni si [[Penitenza (sacramento)|confessò]] il 27 agosto e il 15 settembre, assieme a Giulia ed Enrichetta, si accostò per la prima volta alla Comunione<ref>{{cita|Tellini|pp. 24-25}}.</ref>, anche se il percorso di conversione completa fu ancora molto lungo. Infatti, nell'agosto 1811, il neofita inviava a Degola e Tosi lettere in cui chiedeva rispettivamente di pregare «perché piaccia al Signore scuotere la mia lentezza nel suo servizio e togliermi da una tepidezza che mi tormenta, e mi umilia», e affermava che «malgrado la mia profonda indegnità sento quanto possa in me operarne la Onnipotenza della Divina Grazia»<ref>{{cita|Sforza|p. 127}}.</ref>.
 
=== Il quindicennio creativo (1812-1827) ===
{{vedi anche|Opere di Alessandro Manzoni}}
[[File:Molteni Giuseppe, Alessandro Manzoni.jpg|sinistra|min|[[Giuseppe Molteni]], ''Alessandro Manzoni'', olio su tela, 1835, Pinacoteca di Brera.]]
 
==== Introduzione ====
Espressione ormai adottata dalla critica letteraria<ref>{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 229}}; {{Cita|Marchese|p. 28}}.</ref>, il ''quindicennio creativo'' suole indicare quell'arco temporale in cui Manzoni, ormai convertito al cattolicesimo e alle idee romantiche, si prodigò nella stesura delle sue opere letterarie principali, spaziando dalla poesia sacra a quella civile, dai saggi filosofico-religiosi alle tragedie, per giungere infine alla stesura del primo grande romanzo della storia della letteratura italiana. In tutti questi generi, Manzoni apportò elementi nuovi e rivoluzionari rispetto alla tradizione letteraria: gli ''Inni Sacri'' rivelano la coralità della poesia cristiana manzoniana<ref name="GG230">{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 230}}.</ref>; le tragedie, in nome della verosimiglianza, si slegano dalle unità aristoteliche e rivelano quell'interesse progressivo per i sentimenti umani che troveranno piena espressione nel romanzo.
 
==== Gli ''Inni Sacri'' ====
{{Vedi anche|Inni sacri}}
D'ora in avanti la sua vita e la sua arte saranno pienamente conformi alla fede e alla necessità di divulgarla con l'esempio e con le opere. Nel 1812 cominciò la stesura degli ''[[Inni sacri]]''. Voleva scrivere nell'ordine ''Il Natale'', ''L'Epifania'', ''La Passione'', ''La Risurrezione'', ''L'Ascensione'', ''La Pentecoste'', ''Il Corpo del Signore'', ''La Cattedra di San Pietro'', ''L'Assunzione'', ''Il Nome di Maria'', ''Ognissanti'' e ''I Morti''<ref>{{cita|Tonelli|p. 137}}.</ref>, ma ne portò a termine solo cinque: ''La Risurrezione'', ''Il nome di Maria'', ''Il Natale'', ''La Passione'' e ''[[La Pentecoste (Inni sacri)|La Pentecoste]]''. I primi quattro furono scritti tra l'aprile 1812 e l'ottobre 1815 e pubblicati in un volumetto presso l'editore milanese Pietro Agnelli alla fine del 1815<ref>{{cita|Tellini|p. 26}}.</ref>, mentre la stesura de ''La Pentecoste'', iniziata nel 1817, fu completata solo cinque anni più tardi, rallentata da altre opere cui l'autore attese nei medesimi anni, tra cui spiccano le due tragedie e la prima versione del romanzo. L{{'}}''Ognissanti'' (1830-1847) restò in stato di frammento, come altre possibili aggiunte agli ''Inni'' (''[[Il Natale del 1833]]'' e il brevissimo ''Dio nella natura''). La poesia religiosa del Manzoni è completata dalle ''Strofe per una Prima Comunione''. L'intenzione dell'autore è quella di una poesia popolare, da cui lo stile talvolta si allontana perché ancora influenzato dalla formazione [[neoclassica]]<ref>{{cita|Galletti|pp. 105 e ss.}}</ref>, per poi ritornare alla comunità dei credenti (l{{'}}''ecclesia'' cristiana) che innalza, insieme al poeta, un canto di lode a Dio, unica sicurezza contro il male sempre imperante nella Storia<ref>{{cita|Ferroni|p. 46}}:{{citazione|La voce del poeta si immerge in mezzo al popolo che vive il rito, e nello stesso tempo partecipa, con spirito agonistico, allo scontro sempre in atto tra il bene e il male.}}</ref><ref>{{Cita|Guglielmino-Grosser|pp. 229-230}}.</ref>. Questa dimensione corale emerge soprattutto nella ''Pentecoste'', ove i «figli d'Eva» (v. 71), sparsi in tutto il mondo, trovano unità nella fede in Dio<ref name="GG230"/>.
 
==== Il 1814 e le ''Odi'' ''civili'' ====
[[File:Prina lynched.jpg|min|Il linciaggio di Giuseppe Prina in una stampa dell'epoca.]]
Mentre Manzoni elaborava gli ''Inni Sacri'', la situazione politica italiana e internazionale si stava velocemente deteriorando: [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], fortemente debilitato dopo la disastrosa [[campagna di Russia]] del 1812, crollava nella grande [[battaglia di Lipsia]] del 1813. Di conseguenza, anche gli [[Stato satellite|Stati satelliti francesi]], tra cui il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], caddero sotto i colpi della coalizione austro-russa, obbligando [[Eugenio di Beauharnais]] a fuggire da Milano e permettendo così agli austriaci di [[Campagna d'Italia (1813-1814)|rientrare in Lombardia dopo vent'anni di assenza]]. Manzoni vive questi momenti drammatici con grande angoscia, assistendo dal suo palazzo di via del Morone, il 20 aprile 1814, al linciaggio del ministro delle finanze [[Giuseppe Prina]], la cui violenza (deplorata vivamente dal Manzoni) viene narrata dal poeta in una lettera a Fauriel<ref>{{cita|Ginzburg|pp. 43-44}}:{{citazione|La nostra casa per l'appunto è situata molto vicino a quella dov'egli abitava di modo che abbiamo udito per alcun ore le grida di quelli che lo andavano cercando, il che tenne mia madre e mia moglie in angosce crudeli, anche perché pensavano che non si fermassero a questo. E invero alcuni malintenzionati volevano approfittare di quel momento d'anarchia per prolungarlo, ma la guardia civica seppe fermarlo con coraggio, una prudenza e un'operosità quanto mai degni di lode.}}</ref>.
 
A parte l'episodio del Prina, Manzoni partecipò intensamente al [[Caduta del Regno d'Italia (1814)|tentativo di mantenere indipendente l'Alta Italia]] con un regno il cui re sarebbe stato proprio il viceré Eugenio di Beauharnais, sottoscrivendo una petizione presso le grandi potenze vittoriose riunitesi a [[Parigi]]<ref>{{cita|Fabris|p. 98}}.</ref>. Poeticamente contribuì all'effimero sentimento patriottico con la stesura di due [[Canzone (metrica)|canzoni]] entrambe rimaste incompiute<ref>{{cita|Tellini|pp. 83-85}}.</ref>: ''[[Aprile 1814]]'' (sette strofe scritte tra il 22 aprile e il 12 maggio 1814), in cui si rievoca il terremoto politico milanese in chiave patriottica<ref>''Aprile 1814'', [[s:Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/435|p. 405, vv. 75-78]]: «…E il nobil fior de' generosi a scolta / Durar ne l'armi e vigilar, mostrando / Con che acceso voler la patria ascolta / Quando libero e vero è il suo dimando».</ref> e la denuncia verso la politica napoleonica<ref>{{cita|Nigro|p. 44}}:{{citazione|Manzoni ha scritto la canzone antinapoleonica ''Aprile 1814'' nel linguaggio (rivoltato) delle illusioni della rimeria napoleonica, […]}}.</ref>, e ''[[Il proclama di Rimini]]'' (aprile 1815), in cui riflette sull'[[Proclama di Rimini|omonimo discorso]] tenuto dall'ex [[Regno di Napoli (1806-1815)|re di Napoli]] [[Gioacchino Murat]] per la difesa dell'Italia, inquadrandolo come un Liberatore inviato da Dio per sottrarre gli italiani alla schiavitù<ref>''Il proclama di Rimini'', [[s:Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/705|p. 699, vv. 36-44]]: «Egli è sorto, per Dio! Sì, per Colui / Che un dì trascelse il giovinetto ebreo / Che del fratello il percussor percosse; / E fattol duce e salvator de' suoi, / Degli avari ladron sul capo reo / L'ardua furia soffiò dell'onde rosse; / Per quel Dio che talora a stranie posse, / Certo in pena, il valor d'un popol trade;…».</ref>.
 
==== Manzoni e il dibattito tra classicisti e romantici ====
[[File:Sulla maniera e la utilità delle traduzioni.pdf|miniatura|sinistra|Anne Louise Germaine de Staël, ''Sulla maniera e la utilità delle traduzioni'', traduzione di Pietro Giordani nella ''Biblioteca Italiana'' (gennaio 1816). L'articolo suscitò l'inizio del dibattito tra classicisti e romantici.]]
Gli anni successivi alla conversione furono assai significativi per il panorama letterario e culturale italiano. L'Italia, ancorata a una salda tradizione classicista grazie ai magisteri passati di autori quali Parini e Alfieri, e attuali quali quello del Monti, fu costretta a confrontarsi con la nuova temperie romantica europea. Nel gennaio del 1816, infatti, l'intellettuale francese [[Madame de Staël]] pubblicò, tradotto in italiano sul primo numero del giornale letterario la ''[[Biblioteca Italiana]]'', un articolo intitolato ''[[Sulla maniera e la utilità delle traduzioni]]'', in cui attacca gli italiani che si ostinano a rimanere ancorati a una vacua retorica, ignorando le novità letterarie provenienti dalla Germania e dall'Inghilterra<ref>{{cita|Ferroni|p. 27}}.</ref><ref>{{Cita web|1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a11.html|2=Le polemiche romantiche|3=26 luglio 2015|autore=Massimiliano Mancini|editore=Internet Culturale|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924035719/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a11.html|dataarchivio=24 settembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Alla successiva ''querelle'' tra classicisti (capeggiati da [[Pietro Giordani]]) e romantici (tra i quali spiccano [[Ludovico di Breme]] e [[Giovanni Berchet]]) Manzoni non partecipò attivamente. Benché fosse apertamente dalla parte dei romantici (l'ode ''[[Opere di Alessandro Manzoni|L'ira di Apollo]]'' testimonia, in chiave ironica, l'ira del dio della poesia pagano per essere stato escluso dai testi poetici) e partecipasse alla ''Cameretta'' letteraria animata da [[Ermes Visconti]], [[Gaetano Cattaneo]], [[Tommaso Grossi]] e soprattutto dal poeta dialettale [[Carlo Porta]]<ref>{{cita|Ferroni|p. 31}}.</ref><ref>{{Cita web|1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a12.html|2=La Cameretta portiana|3=26 luglio 2015|autore=Massimiliano Mancini|editore=Internet Culturale|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924035721/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/a12.html|dataarchivio=24 settembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>, si rifiutò di collaborare sia alla ''Biblioteca Italiana'' che al successore della prima rivista, ''[[Il Conciliatore]]''<ref name=":5"/>.
 
Oltre all'interesse sempre crescente per la formulazione di una poetica cristiana e l'inizio delle indagini sul genere teatrale, furono determinanti anche la [[nevrosi|nevrosi depressiva]] che colpì Manzoni per la prima volta nel 1810 in occasione dello smarrimento di Enrichetta e, in modo sempre più debilitante, negli anni successivi; questo e la sua difficoltà a parlare in pubblico minarono i suoi rapporti interpersonali, costringendolo a una vita tranquilla e ritirata nei suoi possedimenti di Brusuglio o nella quiete del suo palazzo milanese<ref name=tellini>{{cita|Tellini|pp. 24-27}}.</ref>.
 
==== La produzione teatrale ====
{{Vedi anche|Pensiero e poetica di Alessandro Manzoni}}
Decisiva fu l'impronta che Manzoni lasciò nella [[storia del teatro italiano]]. Dopo la stagione [[Vittorio Alfieri|alfieriana]], intervenne sulla struttura e la finalità stessa del dramma, il quale non deve impegnarsi a descrivere il verosimile (fattore che esclude l'artificiosità delle [[unità aristoteliche]]) e i moti dell'anima dei protagonisti, campo d'indagine proprio del poeta e non degli storici di professione<ref>{{cita|Tellini|p. 88}}.</ref>, come emerge dalla ''[[Lettera a Monsieur Chauvet]]'' del 1820. I frutti di tali riflessioni teoriche si possono cogliere nella tragedia ''[[Il Conte di Carmagnola]]''<ref>Iniziata il 15 gennaio del 1816, fu edita a Milano soltanto nel 1820 presso l'editore Vincenzo Ferrario ({{Cita|Tellini|p. 90}}).</ref>, la cui stesura fu rallentata dai già noti problemi di natura nervosa che affliggevano l'autore<ref>{{Cita|Floriani}}:{{Citazione|A chiusura del biennio, riprendendo i contatti con Fauriel nelle tre lettere del 1816, il M[anzoni] sembrava un altro uomo [...] in quella del 25 marzo rievocò i tempi di Meulan, confessando i disturbi nervosi ma anche l'entusiasmo per il lavoro (una tragedia dedicata a lui, "son meilleur ami").}}</ref> e dall'impegno riversato nelle ''Osservazioni sulla morale cattolica'' e nella ''Pentecoste''<ref>{{Cita|Floriani}}:{{Citazione|Il lavoro sul Carmagnola durò fino al settembre 1819. Mentre lo scriveva il M[anzoni] compose la Pentecoste, iniziata nel giugno 1817 e sospesa alla definizione di 10 strofe, poi rifiutate. Nel 1818 il Carmagnola fu a sua volta sospeso, uscendo poi, per cura di E[rmes] Visconti, all’inizio del 1820, mentre il M[anzoni] si trovava a Parigi.}}</ref>. La seconda tragedia, l{{'}}''[[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]]'', fu edita nel 1822, mentre nella mente di Manzoni cominciava a profilarsi la visione narrativa del romanzo<ref name=":5"/>.
 
==== La crisi del 1817 e le ''Osservazioni sulla morale cattolica'' (1818-1819) ====
{{Vedi anche|Osservazioni sulla morale cattolica}}
[[File:Jean Charles Simonde de Sismondi (1773-1842).png|min|sinistra|[[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi]].]]
 
Nella primavera del 1817 Manzoni ebbe una breve crisi spirituale<ref>{{cita|Tonelli|p. 160}}.</ref>, determinata da più fattori, in particolare dall'appoggio della Chiesa alla Restaurazione: il liberale Manzoni non concepiva il conflitto tra la religione cristiana, in cui fermamente credeva, e l'orientamento politico della Chiesa cattolica che non condivideva<ref>{{cita|Tellini|p. 101}}.</ref>. La delusione che ne derivò portò all'acuirsi della sua malattia nervosa e a un conseguente raffreddamento nella pratica religiosa, come si evince da una lettera di [[Luigi Tosi (vescovo)|Tosi]] al [[Eustachio Degola|Degola]], in cui il padre spirituale dello scrittore comunicava il superamento della crisi (14 giugno 1817)<ref>Per approfondire la questione della crisi spirituale cfr. {{cita|Accame Bobbio}}.</ref>. Anche con il futuro [[vescovo di Pavia]] ci fu un piccolo scontro, presto dimenticato, quando Manzoni gli aveva manifestato il desiderio di tornare per un periodo a Parigi, incontrando un'opposizione che gli parve esagerata<ref name=":15">{{cita|Tonelli|p. 161}}.</ref>. Il sacerdote ravvisava nel trasferimento un pericolo per la fede del discepolo, desideroso invece di rivedere [[Claude Fauriel|Fauriel]] e speranzoso di trarre beneficio per i propri disturbi nervosi. Manzoni chiese ugualmente di poter partire, ma in maggio la polizia gli negò i passaporti<ref>{{cita|Tonelli|pp. 179-180}}.</ref>.
 
Accantonata provvisoriamente l'ipotesi parigina, Manzoni interruppe il ''Conte di Carmagnola'' e si ritirò in campagna, dove si immerse nella lettura di testi filosofici che saranno alla base delle ''Osservazioni sulla morale cattolica''<ref name=":15"/>. Le postille manzoniane agli autori studiati sono utili per scoprire quali libri affrontava in quei mesi e come li giudicava. Le postille a [[John Locke|Locke]], a [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]] e a [[Destutt de Tracy]] provano la distanza di Manzoni dal loro pensiero<ref name=":15"/>. Nel preparare le ''Osservazioni'', la sua attenzione andò soprattutto all{{'}}''Histoire des Républiques Italiennes'' di [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Sismondi]], il cui sedicesimo e ultimo volume uscì a Parigi nel 1818. L'opera, che era stata la fonte principale della tragedia, recava nell'ultimo tomo violente accuse contro il cattolicesimo, il che suscitò una reazione indignata del canonico Tosi che chiese a Manzoni di controbattere<ref group=N>Secondo {{cita|De Gubernatis|pp. 146-147}}, il Tosi obbligò Manzoni, come penitenza per la vita anticlericale e atea della prima giovinezza, a scrivere un trattato in difesa della religione cattolica, giungendo addirittura a «chiude[re] in camera Alessandro Manzoni, perché mandasse innanzi il libro sulla ''Morale cattolica'' che non voleva andare avanti».</ref>: quest'[[apologetica|opera apologetica]] fu pubblicata nel 1819 col titolo ''Sulla Morale Cattolica, osservazioni di Alessandro Manzoni, Parte prima''<ref>{{Cita web|1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/b32.html|2=La ''Morale Cattolica''|3=26 luglio 2015|autore=Massimiliano Mancini|editore=Internet Culturale|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924035735/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/b32.html|dataarchivio=24 settembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
 
==== Il secondo soggiorno parigino (1819-1820) ====
[[File:Thierry, Augustin, BNF Gallica.jpg|min|[[Augustin Thierry]].]]
Già dal 1817 Manzoni pensava di ritornare a Parigi, luogo felice della giovinezza ove sperava di poter guarire dalle sempre più accentuate crisi di nervi<ref>Ciò lo si desume da una lettera che lo zio di Manzoni, [[Giulio Beccaria]], inviò al nipote che non riusciva a rimettersi in salute. {{Cita|Ginzburg|p. 53}}.</ref>. La partenza, però, veniva sempre rimandata a causa della difficoltà di ottenere i passaporti<ref>{{Cita|Ginzburg|p. 49}}.</ref>. Furono rilasciati dalle autorità austriache solamente nel 1819, e l'intera famiglia partì per la Francia il 14 settembre<ref>{{cita|Tonelli|p. 188}}.</ref>. Nella capitale francese Manzoni frequentò lo storico [[Augustin Thierry]] e il filosofo [[Victor Cousin]]<ref>{{cita|Tellini|p. 29}}.</ref>. La conoscenza di Thierry influì in modo importante sulla concezione manzoniana della storia, e una certa rilevanza ebbe anche lo [[spiritualismo]] di Cousin. Benché le idee di quest'ultimo non fossero del tutto eterodosse in materia di religione, affermazioni quali «Sans Dieu, l'homme et la nature restent un mystère»<ref>{{cita|Cousin|p. 31}}; da rilevare come il corso universitario di Cousin avesse luogo proprio durante la permanenza parigina di Manzoni.</ref> (senza Dio, l'uomo e la natura restano un mistero), oppure «La loi suprème, c'est […] la sainteté, le dévouement, la charité, l'amour du prochain; c'est surtout l'amour de Dieu»<ref>{{cita|Cousin|p. 112}}.</ref> («La legge suprema consiste […] soprattutto nella santità, nella devozione, nella carità, nell'amore per il prossimo; si manifesta soprattutto nell'amore di Dio»).
 
Manzoni, però, non trovò giovamento nel soggiorno parigino: le crisi di nervi non erano passate, e cominciava a provare nostalgia di casa. Pertanto, dopo appena un anno, il 25 luglio partì da Parigi con tutta la famiglia per rientrare a Milano l'8 agosto<ref name=":2"/>. Passata l'estate, iniziarono gli anni più frenetici del quindicennio creativo, in cui Alessandro elaborò quei concetti religiosi/provvidenzialistici che troveranno il culmine nell{{'}}''Adelchi'' e nel ''Cinque maggio'', basi fondamentali per l'economia de ''I promessi sposi'', insieme all'inizio della riflessione linguistica, strutturale e artistica del genere del romanzo stesso.
 
==== Il biennio 1820-1822: le basi del romanzo ====
{{Vedi anche|Il cinque maggio|Marzo 1821|Adelchi (Manzoni)}}
[[File:Steuben - Mort de Napoleon.jpg|sinistra|min|[[Charles de Steuben]], ''Morte di Napoleone I a Sant'Elena, il 5 maggio 1821'', olio su tela, 1828.]]
A novembre del 1820 Manzoni cominciò la tragedia dell{{'}}''Adelchi''<ref name=":16">{{cita|Tellini|p. 120}}.</ref>. Concluso un primo abbozzo in primavera del 1821, se ne distolse all'improvviso per riprendere in mano la poesia civile con la stesura di ''Marzo 1821'', celebrante la presunta invasione del [[Lombardo-Veneto]] dalle truppe sardo-piemontesi dopo l'abdicazione di [[Vittorio Emanuele I]]. Scritta tra il 15 e il 17 marzo<ref name=":16"/>, questa ode, rispetto a quelle di sette anni prima, rivela una maggior compattezza strutturale e sicurezza sia nel tono del linguaggio, sia nel trattare gli stati d'animo dei patrioti italiani. Scemata l'euforia generale dopo il fallimento dei [[moti del 1820-1821]], Manzoni rimise mano all{{'}}''Adelchi'', cominciando a leggere, come per il ''Conte di Carmagnola'', varie fonti storiche (rielaborate nel coevo saggio storico intitolato ''[[Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia]]''<ref name=":5"/>) perché ci fosse un'aderenza tra il ''vero storico'' (cioè gli eventi storici realmente accaduti) e il ''vero poetico'' (cioè l{{'}}''inventio'' narrativa dello scrittore), concezione della storia appresa alla scuola di Thierry e degli ''idéologues''.
[[File:Adelchi.jpg|miniatura|Rappresentazione della morte di Adelchi]]
L'anno 1821, però, fu pregno di eventi significativi per la storia italiana ed europea: oltre ai moti sopracitati, il 5 maggio moriva sull'[[isola di Sant'Elena]] l'esiliato [[Napoleone Bonaparte]]. La notizia giunse in Europa soltanto a luglio. Infatti, Manzoni la lesse sulla ''[[Gazzetta di Milano (1816-1875)|Gazzetta di Milano]]'' il 17 luglio 1821<ref name=":17">{{cita|Tellini|p. 138}}.</ref> e ne rimase profondamente turbato: era affascinato dal titanismo, dal carisma e dal genio militare di Napoleone<ref group=N>I vv. [[s:Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/696|31-36]] dell'Ode sono infatti la spia sentimentale che testimonia l'ammirazione di Manzoni per il grande condottiero: «Fu vera gloria? Ai posteri / l'ardua sentenza: nui / chiniam la fronte al Massimo / Fattor, che volle in lui / del creator suo spirito / più vasta orma stampar».</ref>, e immediatamente si accinse a stendere un'ode che ne ripercorresse la vita. Così tra il 18 e il 20 luglio<ref name=":17"/> compose ''[[Il cinque maggio]]'', in cui vede la grandezza di Napoleone non tanto nelle sue imprese terrene, quanto nell'aver compreso, attraverso le sofferenze dell'esilio, la vanità delle glorie passate e l'importanza assoluta della [[Salvezza (religione)|Salvezza]]. Il parallelo con le vicende di ''[[Adelchi (principe)|Adelchi]]'' e di ''[[Desiderata (moglie di Carlo Magno)|Ermengarda]]'' mostra l'intreccio elaborativo di questi mesi e la formulazione di quella ''provvida sventura'' che sarà alla base del romanzo.
 
==== Dal ''Fermo e Lucia'' a ''I promessi sposi'' (1821-1827) ====
{{Vedi anche|I promessi sposi}}
[[File:I promessi sposi-008.jpg|sinistra|min|[[Frontespizio#antiporta|Antiporta]] dell'edizione de ''I promessi sposi'' del 1840, illustrata da [[Francesco Gonin]].]]
 
Manzoni iniziò la stesura del ''Fermo e Lucia'' il 24 aprile 1821{{Efn|name="Manz.B.II"|«24 Ap.le 1821» e «17 7bre 1823» sono le date apposte rispettivamente all'inizio e alla fine del primo manoscritto autografo anepigrafo del ''Fermo e Lucia''<ref>{{Cita manoscritto|autore=Alessandro Manzoni|titolo=[Fermo e Lucia]|url=https://www.alessandromanzoni.org/manoscritti/624|data=24 aprile 1821-17 settembre 1823|città=Milano|ente=[[Biblioteca Nazionale Braidense]]|collocazione=Manz.B.II}}</ref>.}}, ma interruppe il lavoro<ref>Lo si apprende dalla lettera a [[Claude Fauriel]] del 3 novembre 1821, in cui Manzoni dichiara: «mon roman à peine commencé a été mis de côté», "il mio romanzo appena incominciato è stato messo da parte" ({{Cita|Sforza|p. 213}}).</ref>. Nella quiete della villa di Brusuglio, l'aveva cominciato dopo aver letto romanzi europei, specialmente inglesi, in particolare l{{'}}''[[Ivanhoe]]'' di [[Walter Scott]] tradotto in francese<ref name=":18">{{cita|Tonelli||p. 242}}.</ref>, in quanto la [[letteratura italiana]] si era concentrata su altri generi prosaici.
 
Seguendo la metodologia già adottata per le tragedie, l'autore avviò un vero e proprio lavoro di documentazione storica, basato sulla lettura della ''Historia patria'' di [[Giuseppe Ripamonti]] e del saggio ''Sul commercio de' commestibili e caro prezzo del vitto'' di [[Melchiorre Gioia]]<ref>{{Cita|Varotti|p. 26}}.</ref>. La prima minuta del ''Fermo e Lucia'' (titolo suggerito dall'amico Ermes Visconti, come testimoniato in una lettera del 3 aprile 1822 a [[Gaetano Cattaneo]]<ref>{{Cita|Vitale|p. 58}}.</ref>), terminata il 17 settembre 1823<ref group="N" name="Manz.B.II" />, consiste in fogli protocollo divisi in due colonne: a destra il testo, a sinistra le correzioni.
 
La seconda stesura del romanzo con il titolo ''Gli sposi promessi'', dopo l'ultimazione dell{{'}}''Adelchi'' e la composizione de ''Il cinque maggio'', è databile tra il 1823 e il 1825. Fu edita dal 1825 al 1827 con il titolo definitivo ''I promessi sposi''. Il passaggio dal ''Fermo e Lucia'' – la cui struttura narrativa risultava poco armonica a causa della divisione in tomi e di ampie parti narrative dedicate a [[Monaca di Monza|suor Gertrude]]<ref>{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 232}}:{{Citazione|[…] nel caso di Gertrude quel che diventa la "sventurata rispose" era una lunga dettagliata descrizione della caduta nell'abiezione da parte della monaca, […]}}</ref> – a ''I promessi sposi'' fu alquanto travagliato per la ridefinizione dell'architettura dell'opera<ref>{{cita|Tellini|pp. 164-167}}.</ref>. Oltre al problema espositivo, Manzoni si accorse del linguaggio artificioso e letterario da lui usato, elemento non rispondente alle esigenze realistiche cui tendeva la sua poesia<ref>{{cita|Tellini|p. 171}}:{{citazione|…dopo lo studio attento dei classici, la lettura degli stranieri principalmente francesi, la conversazione colta con i propri concittadini, lo scrittore italiano può… accoglie[re] ciò che resta nella cosiddetta "buona lingua" illustre… Di tale fatta è appunto la veste linguistica del ''Fermo e Lucia'': una miscela di laboratorio costruita ''in vitro''…}}</ref>. Scegliendo il [[Dialetti toscani|toscano]] come lingua colloquiale per i suoi personaggi<ref name=":20">{{cita|Ferroni|p. 64}}.</ref>, pubblicò la cosiddetta ''ventisettana'' (nome dato alla prima edizione de ''I promessi sposi'') ma, consapevole della necessità di ascoltare direttamente l'eloquio di quella regione, decise di partire per Firenze.
 
=== Il viaggio in Toscana (1827) ===
==== Il Gabinetto Vieusseux e le basi della ''Quarantana'' ====
[[File:Giovan Pietro Vieusseux.jpg|min|Fotoritratto di Gian Pietro Viesseux, fondatore dell'omonimo ritrovo culturale]]Nel [[1827]] Manzoni si trasferì a [[Firenze]] per procedere alla stesura finale del romanzo, corretta a livello formale e stilistico, in modo da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle persone colte, che rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. Il viaggio, iniziato il 15 luglio, vide l'intera famiglia Manzoni (i figli, l'anziana madre Giulia e la moglie Enrichetta) passare per [[Pavia]] (dove si fermarono per salutare il canonico Tosi, divenuto vescovo della città), [[Genova]], [[Lucca]], [[Pisa]]<ref name=":2" /> e arrivare il 29 agosto nella capitale del [[Granducato di Toscana]]<ref>{{cita|Tellini|p. 234}}.</ref>. [[File:Alessandro Manzoni FI.jpg|miniatura|sinistra|Memoria del periodo fiorentino del Manzoni]]Il soggiorno, che durerà fino a ottobre, fu un trionfo per don Alessandro: i membri del [[Gabinetto Vieusseux]] (con in testa [[Niccolò Tommaseo]], lo stesso [[Giovan Pietro Vieusseux]], [[Giovanni Battista Niccolini]] e [[Gino Capponi]]<ref>{{cita|Tonelli|p. 247}}.</ref><ref>{{cita|Tellini|pp. 234-235}}.</ref>) lo accolsero con tutti gli onori, e anche [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], che non ammirava né condivideva l'ideologia e la poetica del Manzoni, lo salutò cordialmente<ref>I rapporti tra i due massimi esponenti del romanticismo italiano furono improntati a una forzata cordialità, dovuta a un estetismo letterario e morale opposti. Leopardi, da parte sua, non comprendeva l'ammirazione per il romanzo del Manzoni ({{cita|Tortoreto|pp. 322-336}}.)</ref>. La fama de ''I promessi sposi'' superò presto i confini dei circoli letterari, giungendo alla corte granducale, ove [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]] in persona ricevette il romanziere. Durante questi incontri (impegnativi per Manzoni, per via dei suoi problemi nervosi), don Alessandro approfondì la sua indagine linguistica, avvalendosi del contatto diretto sia con la nobiltà fiorentina, sia con il popolo, e notando la somiglianza della terminologia usata dalle due classi. Il frutto di tali osservazioni fu fondamentale per la scelta del fiorentino (in luogo del generico toscano) come lingua quotidiana per i personaggi del suo romanzo<ref name=":20"/>, scelta che lo portò a rivedere i suoi ''promessi sposi'' nel corso degli anni Trenta e a pubblicarli definitivamente nel 1840 (da qui il nome di ''Quarantana'') insieme alla ''[[Storia della colonna infame]]'', un saggio che riprende e sviluppa il tema degli [[untori]] e della [[peste]], che già tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente costituiva un ''excursus'' storico.
 
=== Gli anni del silenzio (1827-1873) ===
[[File:Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri by Francesco Hayez.jpg|min|Francesco Hayez, ''[[Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri|Ritratto di Teresa Manzoni Borri Stampa]]'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]], 1849, [[Pinacoteca di Brera]].]]
==== I primi lutti familiari e il secondo matrimonio ====
La quiete famigliare su cui Manzoni aveva instaurato il proprio regime di vita quotidiana, basato sull'affetto che Enrichetta, la madre e i figli nutrivano per lui, si frantumò a partire dagli anni Trenta, allorché lo colpirono i primi lutti famigliari: il primo fu quello per l'adorata moglie, morta il 25 dicembre [[1833]] di [[Tubercolosi#Altri nomi per la tubercolosi|tabe mesenterica]]<ref>{{cita|Cantù|p. 128}}.</ref>, contratta a seguito delle numerose gravidanze<ref>{{cita|Boneschi|p. 348}}.</ref>. Il dolore di Manzoni fu tale che, quando nel 1834 cercò di scrivere ''[[Il Natale del 1833]]'', non riuscì a completare l'opera<ref>{{cita|Tellini|p. 296}}.</ref>. Dopo Enrichetta vide morire l'amata figlia primogenita Giulia, già moglie di [[Massimo d'Azeglio]], il 20 settembre del 1834<ref>{{Cita|Boneschi|p. 353}}.</ref>. Il 2 gennaio [[1837]]<ref>{{cita|Boneschi|p. 363}}.</ref>, grazie agli uffici della madre e dell'amico Tommaso Grossi<ref>Giulia Beccaria, secondo quanto rievoca [[Marta Boneschi]], era preoccupata della condizione spirituale e psicologica del figlio, preoccupazione che non nasconde a Tommaso Grossi ({{cita|Boneschi|pp. 361-362}}).</ref>, sposò [[Teresa Borri]], vedova del conte Decio Stampa e madre di [[Stefano Stampa|Stefano]], figura cui il Manzoni fu molto legato<ref>Il figliastro del Manzoni, nel 1885, pubblicò un libro ricchissimo di aneddoti, frasi e abitudini del patrigno, nel tentativo di completare e migliorare il ritratto trasmessoci dal Cantù: {{cita|Stampa|p. 292}}.</ref>. La nuova moglie di Manzoni, al contrario di Enrichetta, era dotata di una forte personalità e di una buona cultura letteraria<ref>{{Cita|Tellini|p. 37}}.</ref>. A causa del suo carattere forte e protettivo nei confronti del marito, Teresa entrò presto in conflitto sia con l'anziana suocera, sia con Grossi, che dovette abbandonare il palazzo di via del Morone dove abitava da più di vent'anni<ref>{{cita|Boneschi|p. 365}}.</ref>. Gli anni successivi furono ancora costellati dalla morte di molti dei suoi cari: della figlia Cristina (27 maggio 1841)<ref name=Bon381>{{Cita|Boneschi|p. 381}}.</ref>, seguita due mesi dopo dalla madre Giulia Beccaria (7 luglio<ref name=Bon381/>) e, infine, dell'amico Fauriel (15 luglio 1844)<ref>{{cita|Ginzburg|p. 193}}.</ref>.
 
==== Il 1848 e l'esilio a Lesa: Antonio Rosmini e la critica al romanzo ====
{{Vedi anche|Cinque giornate di Milano|Antonio Rosmini}}
[[File:Giuseppe Garibaldi visiting Alessandro Manzoni on 15 March 1862.jpg|sinistra|min|[[Sebastiano De Albertis]], ''[[Giuseppe Garibaldi]] visita Alessandro Manzoni il 15 marzo 1862'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]], 1863. Garibaldi non fu l'unica personalità politica importante a visitare Manzoni: [[Cavour]], [[Vittorio Emanuele II]], lo statista inglese [[William Gladstone]]<ref name=":2"/>, [[Giuseppe Verdi]] e i [[principi di Piemonte]] [[Umberto I di Savoia|Umberto]] e [[Margherita di Savoia|Margherita]] vollero conoscerlo di persona<ref>{{Cita|Bracalini|pp. 66-67}}.</ref>.]]
 
Milano, come le altre grandi città europee, non fu immune dalle [[Moti del 1848|rivolte che esplosero in tutta Europa]]: durante le famose [[cinque giornate di Milano|cinque giornate]] i patrioti riuscirono a scacciare, seppur momentaneamente, gli austriaci del [[feldmaresciallo]] [[Radetzky]]. Tra questi uomini imbevuti dell{{'}}''epos'' risorgimentale c'era anche il figlio ventiduenne del Manzoni, Filippo, che finì incarcerato all'inizio dei combattimenti<ref>{{Cita|Cantù|p. 284}}.</ref>. Se il figlio combatté sulle barricate, il padre pubblicò quelle odi politiche (''[[Aprile 1814]]'', ''[[Il proclama di Rimini]]'' e ''[[Marzo 1821]]'') che, per timore della rappresaglia austriaca, non aveva mai edito<ref>{{Cita|Tellini|pp. 40-41}}.</ref>. Al momento del rientro di Radetzky, Manzoni, timoroso di subire ripercussioni per il suo sostegno morale alla causa risorgimentale, si rifugiò a [[Lesa]], dove la moglie Teresa aveva una villa<ref>{{cita|Tellini|p. 41}}.</ref>.
 
Il soggiorno di Lesa, durato fino al 1850, non fu un esilio infecondo: a [[Stresa]], non molto lontano, viveva il grande filosofo e sacerdote [[Antonio Rosmini]], conoscente del Manzoni già dal 1827<ref>{{Cita|Bonola, ''Carteggio''|p. XIII}}.</ref>. Il ritiro sul [[lago Maggiore]] servì allo scrittore per conoscere meglio l'animo e il pensiero del Rosmini, del quale apprezzò profondamente la personalità e la pietà (oltre alle discussioni religiose, linguistiche e politiche)<ref>Si veda, per un rapporto tra i due uomini dal punto di vista umano e intellettuale, {{Cita|Riconda|titolo = Manzoni e Rosmini}}.</ref>, come si può desumere dal folto carteggio epistolare fra i due<ref>{{cita|Bonola, ''Carteggio''}}.</ref>.
 
Dal punto di vista strettamente letterario, questi anni videro Manzoni rigettare quell'equilibrio tra il vero storico e il vero poetico impostato nel suo romanzo. Attratto in maniera crescente dagli studi linguistici, storici e filosofici, sentì sempre più necessaria e urgente la ricerca della "verità oggettiva" condannando, nel saggio ''[[Opere di Alessandro Manzoni#Del romanzo storico e, in genere, de' componimenti misti di storia e d'invenzione|Del romanzo storico e, in genere, de' componimenti misti di storia e d'invenzione]]'' e nel dialogo ''[[Opere di Alessandro Manzoni|Dell'Invenzione]]'', pubblicati entrambi del 1850, la commistione tra ''inventio'' e ''historia''<ref>{{cita|Ferroni|pp. 66-68}}.</ref>.
 
==== Gli anni del Risorgimento: lutti privati e simbolo della Patria ====
{{Vedi anche|Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla}}
[[File:Illustrazione popolare 1873 - Funerali di Manzoni.jpg|min|I funerali di Alessandro Manzoni, in un'incisione dell'epoca: {{Citazione|A mezzodì il feretro, preceduto dalle cento bandiere delle scuole e delle associazioni operaie e dalle rappresentanze italiane, avviavasi al Cimitero Monumentale, passando per le vie maggiori.|2 = {{Cita|Venosta|pp. 157-158}}}}]]
Gli anni seguenti furono assai penosi: nel 1853 morì Tommaso Grossi, nel 1855 l'amico Rosmini e l'anno successivo la figlia Matilde, da tempo ammalata di [[tisi]]<ref>{{cita|Tellini|p. 42}}.</ref>; nel 1858 lo zio Giulio Beccaria<ref>{{cita|Boneschi|p. 394}}.</ref> e nel 1861 la moglie Teresa, la cui salute era stata irrimediabilmente compromessa da una difficoltosa gravidanza anni addietro<ref>{{Cita web|http://www.giuliamarucelli.it/teresa-borri-manzoni-vedova-stampa/|Teresa Borri Manzoni (vedova Stampa)|31 luglio 2015|autore=Giulia Marucelli|editore=Giuliamarucelli.it|data=9 luglio 2012}}</ref>. Questa serie di lutti fu alternata dal conferimento di onorificenze da parte del neonato [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e dalle visite di illustri ospiti.
 
Il 29 febbraio [[1860]], ancor prima della proclamazione ufficiale del nuovo Stato unitario, Manzoni fu nominato [[Senatori della VII legislatura del Regno di Sardegna|senatore del Regno di Sardegna]] per meriti verso la patria<ref>{{Cita web|url=http://notes9.senato.it/web/senregno.NSF/4bee8c11a5b4a95ec1256ffc00512823/f2f7825ad61d102dc1257069003186f0?OpenDocument|titolo=Senatore Manzoni Alessandro|accesso=31 luglio 2015|editore=Senato della Repubblica|dataarchivio=26 gennaio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100126122348/http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/4bee8c11a5b4a95ec1256ffc00512823/f2f7825ad61d102dc1257069003186f0?OpenDocument|urlmorto=sì}}</ref>. Con questo incarico votò nel [[1864]] a favore dello spostamento della capitale da [[Torino]] a [[Firenze]] fintanto che [[Roma]] non fosse stata liberata<ref name=":2"/>. Dal punto di vista intellettuale, negli ultimi anni, oltre che conversare col Rosmini, scrisse saggi storici ''([[La Rivoluzione francese del 1789 e la Rivoluzione italiana del 1859: saggio comparativo]])''<ref>{{Cita|Mazza Tonucci|pp. 114-115}}.</ref> e linguistici intorno alla lingua italiana. Come presidente della commissione parlamentare sulla lingua, infatti, Manzoni stilò nel [[1868]] una breve relazione sull'italiano (''[[Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla]]'') indirizzata al ministro Broglio, in cui cercò di trovare una soluzione pratica per diffondere il fiorentino in tutta Italia<ref>{{cita|Tellini|pp. 45-46}}.</ref>. Il 28 giugno [[1872]] fu nominato cittadino onorario di Roma<ref>{{cita|Beltrami|p. 126}}.</ref>.
 
=== La morte e il funerale ===
[[File:Veduta della chiesa di San Fedele con la statua di Manzoni, Milano.jpg|min|sinistra|La chiesa di San Fedele, dai cui gradini Manzoni cadde battendo il capo; di fronte il monumento al poeta, inaugurato nel 1883.]]
Manzoni, a parte i disturbi nervosi da cui era affetto e una malattia che lo colpì nel 1858, godette sempre di ottima salute<ref>{{cita|Cantù|p. 318}}.</ref>. L'anno 1873 fu però l'ultimo della sua vita: il 6 gennaio cadde battendo la testa su uno scalino all'uscita dalla [[Chiesa di San Fedele (Milano)|chiesa di San Fedele di Milano]]<ref name=":5"/><ref>{{cita|Fabris|p. 122}}.</ref>, procurandosi un [[trauma cranico]]. Manzoni si accorse, già dopo qualche giorno, che le sue facoltà intellettive cominciavano lentamente a scemare<ref>{{cita|Fabris|p. 124}}:{{citazione|Ma qualche giorno dopo quel 6 gennaio, egli disse a don Natale Cerioli: "Non si accorge Lei di un decadimento in me? Tutte le idee mi si confondono: non sono più io".}}</ref>, fino a cadere in uno stato [[catatonico]] negli ultimi mesi di vita. Le sofferenze furono acuite dalla morte del figlio maggiore Pier Luigi, avvenuta il 28 aprile<ref name=Family/>, e quasi un mese dopo, il 22 maggio alle ore sei e quindici del pomeriggio, spirò per una [[meningite]] contratta a seguito del trauma<ref>{{Cita|Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni|p. 27}}.</ref>. Il corpo fu poi imbalsamato da sette medici incaricati del processo da parte del Comune di Milano tra il giorno 24 e il 27 maggio<ref>{{Cita|Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni|p. 14; p. 16}}.</ref>. Ai solenni funerali del Senatore, celebrati in Duomo il 29, parteciparono le massime autorità dello Stato<ref name="ReferenceA">{{Cita|Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni|p. 3}}.</ref>, tra cui il futuro re [[Umberto I di Savoia|Umberto I]], il [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|ministro degli esteri]] [[Emilio Visconti Venosta]] e le rappresentanze della [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]], del [[Senato del Regno (Italia)|Senato]]<ref>[[Archivio storico del Senato della Repubblica]], ''Memoriaweb'', newsletter n. 39 (nuova serie), luglio 2023, [https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg19/file/Manzoni.pdf ''Ricordi di Alessandro Manzoni nel Senato del Regno''], pagine 15 e seguenti.</ref>, delle Province e delle Città del Regno<ref name="ReferenceA"/>. Felice Venosta ne narra i particolari descrivendo, non senza note di patetismo, lo stato d'animo in cui versava la città al momento della sua scomparsa:
{{Citazione|Per le strade un gridio di venditori di fotografie del gran poeta, di ritratti d'ogni formato, d'ogni prezzo… Le pareti delle case erano tappezzate di avvisi portanti il nome del Manzoni […] gli uomini erano tutti nelle vie, e metà Milano, a non esagerare, volle seguire il feretro al Cimitero|{{Cita|Venosta|p. 155}}}}
 
== Il dibattito su Manzoni ==
[[File:Tomba Manzoni.jpg|sinistra|min|Tomba del Manzoni al ''Famedio'' del Cimitero monumentale di Milano.]]
 
=== L'attacco dei cattolici reazionari ===
La scomparsa di Alessandro Manzoni non suscitò unanime cordoglio: il mondo cattolico più [[Cattolicesimo intransigente|reazionario e clericale]], per esempio, non ne compianse la morte<ref>Un quadro completo su {{Cita|Azzolin|p. 26 e ss.|cidAzz}}</ref><ref>{{Cita|Badini Confalonieri|p. 165}}:{{Citazione|L'antipatia degli intransigenti [cattolici reazionari] per lo scrittore lombardo ha una lunga storia, com'è noto, e va della stoccate, nell'anno della morte, della ''Civiltà Cattolica'', ai pareri convergenti di [[don Bosco]] e di Davide Albertario...}}</ref><ref>Interessante lo studio di {{Cita|Badini Confalonieri}} sul rapporto tra Manzoni e alcuni cattolici intransigenti, tra cui il "primo" ultramontanista [[Lamennais]].</ref>. Anzi, i gesuiti de ''[[La Civiltà Cattolica]]'' la passarono sotto silenzio, per poi scagliarsi contro il Manzoni scrittore e cristiano nell'articolo del 26 giugno 1873, ''Alessandro Manzoni e Giuseppe Puccianti''<ref>{{cita|''La Civiltà Cattolica''|pp. 77-78}}.</ref><ref group=N>Per un veloce inquadramento del Puccianti, sostenitore del manzonismo in linguistica, si veda: {{Treccani|giuseppe-puccianti|Puccianti, Giuseppe|accesso=31 luglio 2015}}</ref>. Nel grave dissidio tra le due anime del cattolicesimo italiano dell'epoca, Manzoni veniva ritenuto, anche da altri sostenitori dell'ala reazionaria, il vessillo tramite cui i liberali poterono attuare la loro politica laicista e l'abbattimento del potere temporale dei papi<ref group="N">Nel corso dell'[[Ottocento]], il cristianesimo cattolico europeo era spaccato tra il [[cattolicesimo reazionario]], fedele all'alleanza tra trono e altare, e quello [[Cristianesimo liberale|liberale]], che voleva conciliare le aspirazioni del mondo moderno con la fede cattolica. Quest'ultima linea di tendenza era espressa, in Francia da [[Félicité de Lamennais]] e [[Augustin Thierry]], e in Italia da [[Gino Capponi]], [[Antonio Rosmini]], [[Raffaello Lambruschini]] e Manzoni ({{cita|Giudice-Bruni|pp. 206-207}}). Manzoni, difatti, non condivideva il connubio tra il [[potere temporale]] e quello spirituale ({{cita|Cantù|pp. 304-305}}), tanto che votò, in qualità di senatore del Regno d'Italia nel 1861, per il trasferimento della capitale da [[Torino]] a [[Roma]], capitale ancora dello Stato Pontificio; e accettò, nel 1872, la [[cittadinanza onoraria]] dell'appena conquistata città dei Papi ({{cita|Tellini|p. 45}}).</ref>. A tal proposito don [[Davide Albertario]], uno dei più accesi critici della religiosità manzoniana e "paradigma" delle accuse mosse dagli zelanti al liberale Manzoni<ref>Vigorelli, p. 462 nota, in {{Cita|Albertario}}:{{Citazione|Ho voluto riportare integralmente l'articolo di don A[lbertario], perché questa era purtroppo la posizione del clericalismo ufficiale, come comprovano analoghe prese di posizione, allora, della «Civiltà Cattolica»...}}</ref>, non risparmiò dure critiche sull'ambiguità del comportamento di Alessandro:
[[File:Davide Albertario.jpg|min|Don Davide Albertario (1846-1902), uno dei più accaniti oppositori della religiosità e dell'opera manzoniana.]]
{{Citazione|Manzoni non iscorse o non volle iscorgere l'inganno che la rivoluzione nascondeva alle promesse di unità italiana [...] Egli pertanto non si unì ai difensori della fede; lasciò in disparte gli alti interessi del cattolico e fece proprii quelli della rivoluzione; non per questo rinnegò il cattolicismo, ma lo portò seco nel campo nemico, ed i nemici accolsero con plauso lui e il divin prigioniero [il Papa, n.d.a].|{{Cita|Albertario}}, p. 457}}[[Benedetto Croce]], nel 1941, riportò come ancora a distanza di anni dopo la morte di Manzoni i cattolici "intransigenti" facessero sentire la loro voce tramite quella di [[Giovanni Papini]]<ref>{{Cita|Croce 1941|p. 387}}.</ref>:
 
{{Citazione|Alessandro Manzoni, ricco dei più velenosi succhi dell'[[illuminismo|illuminismo francese]], non vede nel Cattolicesimo se non un umanitarismo sociale con dei riti da godere più che da approfondire; aspetta che sian morti tutti i [[giansenismo|giansenisti]] italiani per disdire le sue prime tentazioni di schifiltoso rigorista, e nemmeno le disdice; rappresenta un Vescovo talmente grande che è difficile trovarlo nella vita e nella storia, fuorché nei Santi, mentre il suo santo non è; rappresenta un frate, dissimile troppo dai suoi pari e superiori; una suora omicida, lussuriosa e manutengola; rappresenta un parroco tanto vile che [[san Giovanni Bosco]] non glielo perdonerà mai; non dice una parola, nella sua lunga vita, a difesa del Pontificato romano nell'Ottocento, sfidando condanne autentiche della Santa Sede, a cui obbedivano, pur soffrendo, Vescovi, sacerdoti, laici; e nonostante tutto questo, tutti i cattolici lo considerano lo scrittore cattolico per eccellenza e qualcuno addirittura lo proporrebbe volentieri per santo.|{{Cita|Croce 1941|p. 386}}}}
 
=== La critica letteraria su Manzoni ===
{{Vedi anche|I promessi sposi#Fortuna del romanzo e critica letteraria}}
 
==== Il mito manzoniano: tra luci e ombre ====
[[File:Gadda 1921.jpg|min|Lo scrittore milanese [[Carlo Emilio Gadda]].]]
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da [[Cesare Cantù]] ([[1885]]), [[Stefano Stampa]] (edita anch'essa nel 1885, in risposta a delle inesattezze del Cantù<ref name=":14">Si veda, a tal proposito, l'intera opera di {{Cita|Stampa}}, il cui fine è proprio quello di correggere le inesattezze dei primi biografi del patrigno.</ref>), Cristoforo Fabris, [[Angelo De Gubernatis]] ([[1879]]), mentre una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da [[Giovanni Sforza (storico)|Giovanni Sforza]] nel [[1882]]. La figura enigmatica dello scrittore, costantemente afflitto da sintomi depressivi e relegato ad una vita appartata e isolata dagli eventi mondani, spinsero [[Paolo Bellezza]] a comporre il saggio ''Genio e follia in Alessandro Manzoni'' (1898), in cui si analizzano paure bizzarre dello scrittore, quali l'agorafobia, gli svenimenti continui e la paura delle pozzanghere<ref>{{cita|Albani}}.</ref>. Manzoni non fu però solo oggetto di indagini [[Psicoanalisi|psicoanalitiche]], ma anche di vere e proprie critiche nel campo strettamente letterario: in primo luogo dagli [[Scapigliati]], che videro in Manzoni l'espressione del perbenismo borghese da loro tanto detestato{{Efn|Significativa è la poesia ''Preludio'' di [[Emilio Praga]], in cui lo scapigliato annuncia l'ora degli «antecristi» in contrapposizione al «Casto poeta che l'Italia adora» (vv. 13-16)<ref>{{Cita libro|autore=[[Emilio Praga]]|sezione=Preludio|titolo=Penombre|url=https://archive.org/details/penombre00praggoog/page/n11/mode/2up|città=Milano|editore=Casa editrice degli autori-editori|anno=1864|pp=5-6|SBN=TO00637530}}</ref>.}}; da [[Giosuè Carducci]], estimatore dell{{'}}''Adelchi'' ma implacabile verso il romanzo<ref>{{cita|Tellini|p. 323}}.</ref>; da [[Luigi Settembrini]], autore del ''Dialogo tra Manzoni e Leopardi'' in cui l'anticlericale napoletano si burla della sua fede cattolica<ref>{{Cita web|url=https://www.zibaldoni.it/2015/05/29/i-funerali-del-manzoni-dialogo-tra-giacomo-leopardi-ed-alessandro-manzoni/|titolo=Dialogo tra Giacomo Leopardi ed Alessandro Manzoni|accesso=2 aprile 2024}}.</ref>. Ammirazione incondizionata, invece, venne da [[Francesco de Sanctis]], [[Giovanni Verga]], [[Luigi Capuana]]<ref>{{cita|Tellini|p. 324}}.</ref> e da [[Giovanni Pascoli]], che al suo «immortale romanzo» dedicò il saggio ''L'eco d'una notte mitica'' (1896)<ref>{{cita|Pascoli|pp. 2, 5}}.</ref>.
 
Nel [[Novecento]], a causa dei movimenti anticlassicisti delle [[avanguardie]], dell'evoluzione della lingua e all'edulcoramento della figura del romanziere che veniva insegnata nelle scuole, Manzoni subì varie critiche da parte di letterati e intellettuali: tra questi, il "primo" Croce<ref>Nel 1921 Benedetto Croce col suo saggio {{cita|''Manzoni''}} affossò il romanzo a causa della sua forte impronta religiosa, cosa che non renderebbe ''I promessi sposi'' una vera opera d'arte. Nel 1952, però, riconobbe la vitalità dell'opera manzoniana, ammettendo di essersi sbagliato ({{cita|''Tornando sul Manzoni''}}).</ref> e il marxista [[Gramsci]], che accusò Manzoni di paternalismo. La più importante apologia del Manzoni fu operata dal filosofo [[Giovanni Gentile]], che nel 1923 lo definì, in una conferenza alla [[Teatro alla Scala|Scala]], un «grande maestro nazionale»<ref>{{cita|Gentile|pp. 1-31}}.</ref> come già avevano fatto [[Mazzini]] e [[Gioberti]], ravvisando in lui il promotore di quell'[[idealismo]] [[religione|religioso]], in cui Gentile si riconosceva, che costituiva ai suoi occhi le fondamenta del [[Risorgimento italiano]]<ref>Esempio di azione che prendeva sul serio la vita, Manzoni era per questo ritenuto da Gentile «il grande liberatore del popolo italiano dal secolare servaggio della letteratura, dell’arte pura, dell’indifferentismo e del dilettantismo, della rettorica e del classicismo vuoto e formale» ({{cita|Gentile|op. cit., pp. 21-22}}).</ref>.
In difesa di Manzoni si schiererà anche [[Carlo Emilio Gadda]], che al suo esordio pubblicò nel 1927 l{{'}}''Apologia manzoniana''<ref>{{Cita|Gadda|pp. 333-343}}.</ref>, e nel 1960 attaccò il piano di [[Alberto Moravia]] di affossarne la proposta linguistica<ref>{{cita|Tellini|pp. 330-331}}.</ref>. Soltanto nel Secondo Novecento, grazie agli studi di [[Luigi Russo]], [[Giovanni Getto]], [[Lanfranco Caretti]], [[Ezio Raimondi]] e [[Salvatore Silvano Nigro]] si è riusciti a "liberare" Manzoni dalla patina ideologica di cui era stato rivestito già all'indomani della sua morte, indagandone con occhio più libero di pregiudizi la poetica e, anche, la modernità dell'opera<ref>{{cita|Tellini|pp. 335-336}}.</ref>.
 
== Pensiero e poetica ==
{{Vedi anche|Pensiero e poetica di Alessandro Manzoni}}[[File:Giuseppe Parini.jpg|min|Francesco Rosaspina, ''[[Giuseppe Parini]]'', [[litografia]] del XVIII secolo. Parini, insieme alla tradizione illuminista lombarda, furono fondamentali per lo sviluppo della letteratura civile manzoniana, un apporto che non cessò (ma che si accentuò) dopo la conversione al romanticismo del Manzoni.]]
 
=== Tra illuminismo e romanticismo ===
 
==== Gli esordi neoclassici e illuministi ====
Dopo il periodo della prima giovinezza, caratterizzato da una formazione basata sullo studio dei grandi classici antichi e italiani, il giovane Alessandro entrò in contatto prima col giacobinismo italiano ([[Francesco Lomonaco|Lomonaco]] e [[Vincenzo Cuoco|Cuoco]]) poi, dal 1805 in avanti, con il gruppo degli ''[[Idéologues]]'' francesi ([[Claude Fauriel|Fauriel]], [[Pierre Jean Georges Cabanis|Cabanis]]). Il risultato fu che il giovane Manzoni aderì fino agli ultimi anni del [[anni 1800|primo decennio dell'Ottocento]] a un illuminismo scettico nel campo della religione, in cui predominava il valore per la [[libertà]] propugnata dagli ideali rivoluzionari<ref>{{cita|Ferroni|p. 42}}.</ref><ref>Per una più ampia visione della produzione antimonarchica e giacobina del Manzoni adolescente, si veda {{cita|Langella|pp. 11-20}}.</ref>, filtrandoli con gli apporti paideutico-educativi propri della lezione di [[Giuseppe Parini]], del nonno [[Cesare Beccaria]] e di [[Pietro Verri]]<ref>{{cita|Ferroni|p. 27}}:{{citazione|Rispetto alle linee generali di quello europeo, il Romanticismo italiano… si distingue per la sua cautela e moderazione[…] Soprattutto nelle sue fasi iniziali, conserva una relativa continuità con aspetti dell'Illuminismo (specie quello lombardo), di cui condivide la ricerca di una letteratura "utile", che collabori al "perfezionamento" della civiltà.}}</ref>.
 
==== Dopo la conversione: il Manzoni illuminista ====
Neanche dopo la conversione al Cattolicesimo nel 1810 e il rifiuto dei versi dell{{'}}''Urania'' (1809), Manzoni abbandonò totalmente l'apporto illuminista della ragione, della coscienza individuale, e i valori della sua prima educazione. Riconoscendo il ruolo civile del letterato (apporto proprio dell'illuminismo milanese e dell'Alfieri), Manzoni intervenne più volte, sia in privato che nel circolo dell'azione letteraria, nelle vicende della storia, come attestano le ''Odi civili'' del 1814 e del 1821. Comunque, il manifesto di questa vocazione "civile" è pienamente espresso a più riprese nella lettera ''[[Sul romanticismo]]'' inviata al marchese [[Cesare Taparelli d'Azeglio]] (1823)<ref>{{cita|Ferroni|p. 238}}.</ref>, in cui Manzoni ribadisce il valore sociale che un'opera d'arte letteraria deve avere come principale finalità:
{{Citazione|Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso, mi sembra poter esser questo: che la poesia o la letteratura in genere debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto, e l'interessante per mezzo.|''Sul romanticismo'', Lettera al marchese Cesare Taparelli d'Azeglio, 22 settembre 1823<ref>''Al marchese Cesare Taparelli d'Azeglio'', in {{Cita|''Epistolario''|I, pp. 277-317, in particolare p. 306|Sforza}}. Tale frase è contenuta nella redazione originaria della missiva, non destinata alla pubblicazione, mentre non fu ripetuta nella stesura rielaborata e ridotta del 1870.</ref>}}
 
==== L'affinità col romanticismo ====
L'elemento romantico nella produzione poetica manzoniana emerge negli ''Inni Sacri'', dove per la prima volta l'io del poeta si eclissa a favore di un'universalità corale che eleva il suo grido di speranza e la sua fiducia in Dio<ref>{{cita|Raimondi 1967|p. 443}}:{{citazione|Proprio nel momento che lo scrittore prende consapevolezza dell'io scompare in una poesia del noi per virtù di una riduzione o mortificazione sublimatrice dell'esperienza personale che… postula un ordine misterioso, un vincolo di comunione tra gli uomini e le cose…}}</ref>. La moltitudine degli uomini, il sentimento religioso e l'attenzione ai moti dell'anima nel cuore dei fedeli sono tutti elementi che avvicinano Manzoni al nascente movimento romantico, rendendo il giovane poeta meneghino e la cultura d'oltralpe legati da vincoli estetici e poetici affini.
 
Oltre alla dimensione "ecclesiale" della religiosità manzoniana, non si può dimenticare, per quanto riguarda l'attenzione al popolo, l'apporto fondamentale della storiografia francese di Augustin Thierry e degli ''idéologues'' in generale, che propugnavano di incentrare la storia sugli umili, piccoli personaggi che non scemano nell'oblio del tempo perché non sono oggetto d'interesse da parte dei cronisti loro coevi e che subiscono violenza per le decisioni dei potenti<ref>{{cita|Millefiorini|p. 173}}.</ref>.
 
=== Il cattolicesimo manzoniano ===
==== Il ruolo della Provvidenza e il giansenismo ====
[[File:Jacques-bénigne bossuet.jpg|min|sinistra|Bossuet fu uno dei più importanti predicatori francesi del ''grand siècle'', uno dei modelli fondamentali per la religiosità manzoniana.]]
Persa, alla fine dei primi anni dell'Ottocento, la speranza di raggiungere la serenità per mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano, doloroso, inspiegabile disordine: bisognava trovare un fine salvifico che potesse aiutare l'uomo sia a costituire un codice etico da praticare nella vita terrena, sia a sopportare i mali del mondo in previsione della pace celeste<ref>{{Cita|Macchia|p. 27}}:{{citazione|[Manzoni] abbracciò la fede cristiana non perché lo salvasse dalle sue ossessioni, ma perché su di esse potesse meditare e drammaticamente combattere}}</ref>. Il critico [[Alessandro Passerin d'Entrèves]] sottolinea l'importanza che ebbero [[Blaise Pascal]] e i grandi moralisti francesi del [[Seicento]] ([[Bossuet]]) nella formazione religiosa del Manzoni: da essi l'autore aveva attinto l'ambizione a conoscere l'animo umano e «la convinzione che il [[cristianesimo]] è l'unica spiegazione possibile della natura umana, che è stata la religione cristiana che ha rivelato l'uomo all'uomo»<ref>{{Cita|Passerin d'Entrèves|p. 209}}.</ref>, trovando nei loro insegnamenti quella fiducia nella religione come strumento di sopportazione dell'infelicità umana. La fiducia in Dio è il punto di distacco dal [[Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi|pessimismo]] propugnato da [[Giacomo Leopardi]]<ref group="N">Entrambi gli scrittori sono assertori della violenza che colpisce l'uomo nel corso della sua esistenza, ma la differenza verte sulla speranza ultima cui l'uomo è destinato: se per Leopardi, come esplicato nel ''[[Analisi delle Operette morali|Dialogo della Natura e di un Islandese]]'', il ciclo esistenziale del mondo è destinato a risolversi in un ciclo meccanico di distruzione e morte, Manzoni riesce a non cadere in questo pessimismo "cosmico" grazie alla fiducia che pone nella Provvidenza divina. Si veda, per approfondire, il saggio di {{Cita|Tortoreto}}. Alcuni versi e alcune scelte stilistiche dell{{'}}''Ognissanti'', frammento manzoniano del 1847, sono stati messi in contrapposizione con l'immagine della ''Ginestra''; in particolare: «A Quello domanda, o sdegnoso, / Perché sull’inospite piagge, / All’alito d’aure selvagge, / Fa sorgere il tremulo fior, / Che spiega dinanzi a Lui solo / La pompa del candido velo, / Che spande ai deserti del cielo / Gli olezzi del calice, e muor. / E voi che, gran tempo, per ciechi / Sentier di lusinghe funeste / Correndo all’abisso, cadeste / In grembo a un’immensa pietà» (A. Manzoni, ''Ognissanti'')<br />in opposizione a<br />«E tu, lenta ginestra, / Che di selve odorate / Queste campagne dispogliate adorni, / Anche tu presto alla crudel possanza / Soccomberai del sotterraneo foco,( [...] ) E piegherai / Sotto il fascio mortal non renitente / Il tuo capo innocente: / Ma non piegato insino allora indarno / Codardamente supplicando innanzi /
Al futuro oppressor; ma non eretto /
Con forsennato orgoglio inver le stelle, /
Né sul deserto, dove /
E la sede e i natali /
Non per voler ma per fortuna avesti; /
Ma più saggia, ma tanto /
Meno inferma dell'uom, quanto le frali /
Tue stirpi non credesti /
O dal fato o da te fatte immortali». (G. Leopardi, ''La ginestra'').<br />Il fiore di Leopardi simboleggia l'eroismo senza speranza finale, mentre quello di Manzoni spera sempre l'intervento finale della Grazia risolutrice, nelle vicende storiche (la ''provida sventura'') ed oltre. Cfr. note ai ''Canti'', ed. Garzanti, pag. 324, che citano [[Piero Bigongiari|Bigongiari]], [[Giuseppe De Robertis|De Robertis]] e [[Franco Fortini|Fortini]].</ref>.
 
Su un terreno così impregnato di pessimismo esistenziale, gioca un ruolo fondamentale la Provvidenza, cioè il modo misterioso con cui Dio agisce nella vita umana elargendo la Salvezza ai suoi figli. Appresa alla scuola del moralista seicentesco Bossuet<ref>Si veda in generale il saggio di {{Cita|Parisi}}, la cui introduzione è già eloquente sul tema che si sta per affrontare:{{Citazione|Per studiare Manzoni bisogna prendere in considerazione, oltre alla cultura europea del primo '800, quella dei secoli precedenti, prestando particolare attenzione al cattolicesimo elaborato in Francia da autori seicenteschi come Bossuet, Nicole e Pascal.|{{Cita|Parisi|p. 1}}}}</ref>, la Provvidenza giocherà un ruolo fondamentale non soltanto all'interno de ''I promessi sposi'', ma anche delle altre opere "minori"<ref>{{cita|Tonelli|p. 221}}.</ref>: i vari personaggi manzoniani dovranno subire patimenti e ingiustizie all'interno di un mondo corrotto e dominato da una decadenza civile, morale e culturale<ref group="N">{{Cita|Frare|pp. 147-165}} rievoca, infatti, la condanna culturale, morale e civile degli intellettuali dell'Ottocento nei confronti del [[Barocco]] e quindi del '600, in quanto secolo «sciocco e sfarzoso» (p. 155), «intint[o] di superstizione e di magia, provinciale e attardat[o]» (p. 156) ed espressione, in generale, del malgoverno spagnolo in [[Lombardia]].</ref>, e soltanto l'agire della Provvidenza (chiamata, in questo contesto doloroso, anche con il nome di ''provvida sventura'') permetterà loro di divenire vittime e di ottenere quella giustizia attesa vanamente sulla terra e che sarà invece elargita in Cielo<ref>{{Cita|Parisi|p. 90}}, analizzando la morale di Bossuet, si sofferma sul valore "provido" delle sventure che possono capitare agli uomini giusti:{{Citazione|Dio mira alla salute ultima della coscienza […] Le sofferenze che colpiscono una persona trovano in quest'ottica la loro giustificazione etica: Enrichetta di Francia, che senza le sue sfortune avrebbe peccato d'orgoglio, ha ricevuto grazie ad esse le consolazioni promesse a coloro che piangono. La sventura è stata 'provida' come quella che colpisce l'Ermengarda manzoniana}}</ref>.
 
Questa visione così pessimista del mondo è dovuta, anche, alle venature profondamente [[gianseniste]] che i direttori spirituali di Manzoni, Degola prima e Tosi poi, gli hanno impartito nell'affrontare le vicende umane. In realtà, però, Manzoni rimase sempre, dal punto di vista dogmatico, un cattolico, mantenendo soltanto una severa morale di vita vicina agli ambienti giansenisti. Come sottolinea [[Giuseppe Langella]], sulla questione fondamentale della [[Grazia (teologia)|Grazia]]: «Manzoni si attiene senza riserve all'insegnamento ufficiale della Chiesa, confida nell'esortazione apostolica del [[vangelo secondo Matteo]]<ref>{{Treccani|et-aperietur-vobis-pulsate|Discorso della montagna}}</ref>: "petite, et dabitur vobis"… Nessuna discriminazione, dunque, nell'offerta misericordiosa della grazia. Manzoni è perentorio: l'aiuto divino non è negato a nessuno che lo chieda…»<ref>{{cita|Langella|p. 159}}. Citando il passo del Vangelo, [[Giuseppe Langella|Langella]] intende mettere in risalto la paternità divina che soccorre e viene in aiuto ai suoi figli qualora essi lo richiedano, esplicitando così il concetto della Provvidenza cristiana.</ref>.
=== IL CATTOLICESIMO MANZONIANO COME IDEOLOGIA DI UN DEMOCRISTIANO ANTE-LITTERAM ===
La maturazione di questo punto di vista è, in primis, in Jean-Francois Revel -Egli ne parlò al termine degli anni '50 (in Italia, era il periodo del 'centrismo'); e severamente valutando l'ordine etico Manzoniano, ne sollecitò riflessi cognitivi affini a quelli che, poco più tardi, si proietteranno all'impianto ideologico dei Promessi Sposi dalla critica fatta da Alberto Moravia.
 
" [La 'storia di Gertrude'] Manzoni la riporta semplicemente senza raccontarla. Ciò che lo interessa, in realtà, in questa storia, da buon neo-cattolico qual è, è dimostrare che non bisogna mandare in convento le fanciulle che non ne hanno vocazione. Ma, in sé stessi, i conventi, gli sembrano delle eccellenti istituzioni e riserva loro tutto il proprio intenerimento. La sola manifestazione di emozione femminile che egli ritenga è il fatto che Lucia divenga 'rossa, rossa, rossa,' quando le circostanze la portano a dire a qualcuno, non già che lei ama Renzo, ma che ha scelto di sposarlo. Tutto ''l'oscurantismo'' del mito dell'innocenza della ragazza -molto caratteristico della società in cui la donna è asservita- è presentato nel personaggio di Lucia come l'espressione della poesia più sublime. Manzoni tiene il suo posto in una tradizione letteraria italiana che comporta, da un lato una letteratura ufficiale asessuata, dall'altro una letteratura pornografica (molto spesso dialettale). Reazionario su questo punto, Manzoni lo è ugualmente, in fin dei conti, dal punto divista politico e, evidentemente, religioso. Egli è all'origine di quel falso liberalismo che ritira con una mano ciò che ha dato con l'altra; e lo si può considerare come un autentico avo della Democrazia Cristiana. Se critica una società è la società di due secoli precedenti e, ancora, in quanto patriota italiano contro gli Spagnoli. Ma i grandi romanzieri del XIX secolo, Stendhal, Gogol, Dickens e Flaubert, è ben la società in cui vivono che attaccano e con quale violenza. Si è troppo detto che Manzoni difende i deboli contro i forti; ed è vero; ma lo fa per illustrare che i deboli, grazie alla loro ''rassegnazione'' possono contare sul soccorso della Provvidenza. Disapprova e stigmatizza la rivolta di Milano, cui Renzo assiste per caso. Le sofferenze del popolo sono dovute, secondo lui, non ad altri che a peccatori individuali, ed alle truppe spagnole. Tutto si aggiusta grazie al buon cuore dei Cappuccini virtuosi. Tutti i grandi romanzi sono all'opposizione. L'Italia non ha né le sue ''Anime Morte'' né il suo ''Bel-Ami.'' Non ci voleva nessun coraggio per scrivere i ''Promessi Sposi'' e questo libro passa scrupolosamente sotto silenzio le vere questioni che tormentano l'uomo moderno, ed i veri problemi che posava -e che posa ancora- l'elaborazione di una moderna società italiana. Normale, dunque, che l'Italia ufficiale e conformista non abbia mai cessato di riconoscervisi senza dover sopportare di essere discussa. Eppur normale che gli stranieri difficilmente possano esserne attratti con un qualsiasi interesse" (J.-F. Revel - ''Per un'altra Italia)''.
=== Manzoni drammaturgo e romanziere ===
[[File:Manzoni 1829.jpg|min|Ritratto di Alessandro Manzoni da un [[acquerello]] del 1829, riprodotto in {{cita|Cantù}}.|241x241px]]
==== Tra morale e realismo ====
Il palcoscenico, secondo Manzoni, non deve veicolare passioni e forti emozioni, nell'esasperazione dell'io del protagonista, ma indurre lo spettatore a meditare sulle scene cui assiste: all'«identificazione emozionale» di Racine e del teatro francese bisogna sostituire la «commozione meditata», per dirla con [[Gino Tellini]]<ref>{{cita|Tellini|p. 92}}.</ref>. La vicenda e la rappresentazione devono trasmettere un messaggio cristiano, senza per questo presentare una realtà idilliaca: al contrario, Manzoni va in cerca di personaggi, che, come [[Francesco Bussone]] (il conte di Carmagnola), si oppongano al male che domina la società umana, anche a prezzo della loro vita<ref>{{Cita|Ferroni|p. 47}}.</ref>. L'importante è che il drammaturgo cerchi la verità e si mantenga fedele alla realtà storica (il ''vero storico''), lasciando al poeta il compito di indagare ciò che il cuore umano del protagonista può aver provato in un determinato contingente.
 
Si profila, pertanto, quella forte vena realistica che dominerà anche l'economia del romanzo, dal ''Fermo e Lucia'' fino alla ''Quarantana'' de ''I promessi sposi'', dove il [[realismo (letteratura)|realismo]] emerge proprio dall'ultimo capitolo: non c'è un lieto fine, ma una ripresa della vita quotidiana spezzata però dalle disavventure dei protagonisti<ref>Si vedano, a tal proposito, il saggio di {{Cita|Forti|titolo=Manzoni e il rifiuto dell'idillio}}, e il libro di {{cita|Raimondi, ''Il Romanzo senza idillio''}}.</ref>. L'allontanamento da [[Lecco]] di Renzo e Lucia e la ripresa delle attività giornaliere sono il frutto della scelta, da parte dell'autore, di far continuare, nelle situazioni della vita quotidiana, le vite dei due protagonisti all'interno della quotidianità storica<ref>{{Cita|Ferroni|p. 58}}.</ref>.[[File:7005 - Milano - Monumento al Manzoni in p.zza San Fedele - Foto Giovanni Dall'Orto 8-Mar-2007.jpg|sinistra|min|[[Monumento ad Alessandro Manzoni (Milano)|Monumento ad Alessandro Manzoni]], in [[piazza San Fedele]], a [[Milano]]. Eretto nel 1883 a opera di [[Francesco Barzaghi]], è collocato davanti alla chiesa di San Fedele dai cui gradini lo scrittore cadde riportando il [[trauma cranico]] che lo condusse alla morte.]]
 
=== La ''Questione della lingua'' in Manzoni ===
{{Vedi anche|questione della lingua}}
Manzoni, sulla spinta del romanticismo e della sua necessità di instaurare un dialogo con un vasto pubblico eterogeneo, si prefisse lo scopo di trovare una lingua in cui ci fosse un lessico pregno di termini legati all'uso quotidiano e agli ambiti specifici del sapere, e priva di una grande disparità tra la lingua parlata e quella scritta<ref>{{Cita|Tellini|p. 168}}:{{Citazione|…la riflessione manzoniana intorno al problema della lingua s'è orientata, sul fondamento d'istanze illuministiche e poi romantiche, verso la ricerca d'uno strumento comunicativo capace di superare la secolare frattura che divide, nel nostro costume culturale, la lingua scritta della tradizione letteraria dalla lingua dei parlanti}}</ref>. Questo percorso, iniziato già con la stesura del ''Fermo e Lucia'', vide Manzoni passare, tra il 1821 e il 1827, dal "compromesso" della ''buona lingua'' letteraria all'avvicinamento col [[Dialetti toscani|toscano]]<ref>{{Cita|Tellini|pp. 171-177}}.</ref>, e si concluse dopo anni di studi linguistici (facilitati anche dalla presenza della governante fiorentina [[Emilia Luti]]<ref name="Tel179">{{Cita|Tellini|p. 179}}.</ref>) nel 1840 con la revisione linguistica de ''I promessi sposi'' sul modello del fiorentino colto<ref>{{Cita|Bertini|p. 812}}:{{Citazione|Il romanzo… si inserisce nel percorso generale della ricerca linguistica manzoniana… la realizzazione del modello linguistico fondato sull'uso del fiorentino non vernacolare, in larga parte documentata dalla revisione della ''Ventisettana''}}</ref>, che presentava ancor più del toscano questa dimensione unitaria tra la dimensione orale e quella letteraria<ref>{{cita|''Questione della lingua''}}.</ref>. Infatti, tra l'edizione del 1827 e quella del 1840 vengono eliminati tutti quei lemmi toscani municipali e distanti dall'uso del fiorentino corrente<ref name="Tel179"/>. Tale scelta linguistica, benché approvata dal ministro [[Emilio Broglio]] nella relazione del 1868, non fu accettata da tutti i contemporanei del Manzoni: [[Carlo Tenca]], in un articolo datato 11 gennaio 1851 della rivista «Crepuscolo», si oppose alla soluzione manzoniana<ref>{{Cita|Tellini|p. 303}}.</ref>. Lo stesso varrà per gli [[Scapigliati]] e per [[Carducci]] (ostile al romanzo ma non all{{'}}''Adelchi''), mentre [[Francesco d'Ovidio]], [[Carlo Collodi]], [[Edmondo de Amicis]] e [[Carlo Emilio Gadda]] si rifaranno alla lingua e all'impostazione strutturale del romanzo dando il via al fenomeno del ''[[manzonismo]]''<ref>{{Cita|Bonomi}}.</ref>.
 
== L{{'}}''uomo'' Manzoni ==
=== Una vita a prima vista tranquilla ===
[[File:Alessandro Manzoni 1870.jpg|min|Alessandro Manzoni nel 1870, all'età di ottantacinque anni.]]
Come conseguenza del suo stile di vita estremamente riservato, non è facile inquadrare Manzoni come uomo. Egli visse perlopiù appartato dalla vita pubblica, mantenendosi estraneo ai principali eventi mondani della città (se si eccettua la frequentazione del [[Salotto Maffei|salotto intellettuale tenuto da Clara Maffei]]<ref>Il legame d'amicizia tra Manzoni e Clara Maffei è riportato da {{Cita|Barbiera|p. 90}}.</ref>) e distante dall'impegno politico attivo dei grandi moti [[nazionalismo italiano|nazionalistici]] che stavano sconquassando l'Italia nel pieno del fervore [[risorgimentale]], mantenendo però una posizione culturalmente e moralmente favorevole alla causa dell'Unità (si vedano l{{'}}''Adelchi'' e ''Marzo 1821''), che lo spingerà ad accettare la nomina a senatore a vita durante la vecchiaia. La ragione di questo atteggiamento, oltre che al carattere del Manzoni, è forse da ricercare nei suoi continui disturbi [[nevrosi|nevrotici]] (che curava con lunghissime passeggiate<ref>{{cita|Stampa|p. 336}}:{{citazione|…per cui al suo ritorno [a piedi] in casa a Milano [da Brusuglio] si può calcolare che avrà fatto oltre 30 chilometri!… e ciò gli giovava, come dice lui stesso.}}</ref> e uno stile di vita estremamente regolare) come [[agorafobia]], [[attacchi di panico]], [[ipocondria]], [[Lipotimia|svenimenti]], [[fobie]] varie ([[demofobia|timore della folla]], [[ceraunofobia|dei tuoni]] e [[idrofobia (paura)|delle pozzanghere]]<ref name=tellini/><ref>{{cita|Citati|}}: {{citazione|Vittima di questi traumi, trascorreva giorni e settimane senza far nulla... Con la mente atona e vuota e lo sguardo perduto, spesso dovette temere di precipitare anche lui nel baratro della dissociazione nervosa.}}</ref>).
 
Amante del quieto vivere, condusse apparentemente una vita silenziosa<ref group=N>Manzoni, come sottolinea Gino Tellini nel suo primo capitolo biografico ''Una vita apparentemente tranquilla'', sentì e partecipò molto agli eventi della sua epoca, servendosi più della penna e dell'intelletto che della parola e delle manifestazioni pubbliche.</ref> tra Brusuglio (ove lo scrittore si dilettava di [[botanica]] e [[giardinaggio]], intessendo con Fauriel un ricco epistolario al riguardo<ref>{{cita|Stampa|p. 337}}.</ref>) e via del Morone, dedito ai suoi studi, alla cura della famiglia (anche se, per i complessi di cui era afflitto, era sempre oggetto di cure da parte dei suoi cari<ref>{{cita|Boneschi|p. 333}}:{{citazione|Giulietta del mondo maschile conosce ben poco - oltre al padre-bambino…}}</ref><ref>{{cita|Boneschi|pp. 359-360}}:{{citazione|Mary Clarke, in visita dai Manzoni a Brusuglio nell'estate del 1834, fornisce a Fauriel un vivido quadro di quel che è diventata la famiglia da quando lui l'ha lasciata: […] "La signora Giulia mi ha molto parlato di Enrichetta, mi ha detto che sentiva ogni giorno di più la sua perdita, che non poteva mai lasciare Alessandro, che era come un bambino…}}</ref>) e alla coltivazione delle amicizie più strette<ref group=N>Si ricordi la "Cameretta" riunita intorno a [[Carlo Porta]], all'amicizia con [[Tommaso Grossi]], al nutrito carteggio con [[Claude Fauriel|Fauriel]] e al circolo d'amicizie che si ritrovano in casa di Manzoni. Vedasi: {{cita|Fabris|pp. 7-71}}; {{cita|Boneschi|pp. 310-311}}.</ref><ref>{{cita|Stampa|p. 343}}:{{citazione|Solo non amava molto di fare delle nuove conoscenze, colle quali si trovava imbarazzato, o non del tutto libero.}}</ref>. Nella conversazione usava l'italiano con i visitatori provenienti da altre regioni italiane, ma soprattutto adoperava il [[dialetto milanese]] nella vita quotidiana<ref>{{cita|Stampa|p. 176}}.</ref>.
 
Inetto nell'amministrazione dei suoi beni<ref>{{cita|Boneschi|p. 212}}.</ref>, dimostrava al contrario una grande attenzione nei confronti del mondo che lo circondava, non mancando di giudicare, placidamente e con ironia, gli eventi politici e sociali di cui veniva a conoscenza<ref>{{cita|Cantù|p. 306}}:{{citazione|Così a chi gli faceva riflettere che nel 1848 Pio IX benedisse l'Italia, [Manzoni] replicò: "Sì, ma poi la mandò a farsi benedire".}}</ref>, o di adottare autoironia verso i suoi mali<ref name=gub>{{cita|De Gubernatis|pp. 292-293}}:{{citazione|Nella lettera che scrisse al Briano per rinunciare alla deputazione, il Manzoni fece pure allusione alla sua balbuzie; ad un amico poi che gli domandava perché non avea voluto esser deputato, egli, scherzando, rispondeva: «Poniamo il caso che io volessi parlare e mi volgessi al presidente per domandargli la parola, il presidente dovrebbe rispondermi: — Scusi, onorevole Manzoni, ma a lei la parola io non la posso dare. — » Ho qui solamente toccato di un difetto fisico del Manzoni solamente per mostrare come anche da esso il Manzoni abbia saputo trovar nuovo alimento alle sue inesauribili arguzie.}}</ref>. Le persone a lui più vicine ne sottolineavano la cortesia, la memoria vivacissima, l'ingegno<ref>{{cita|Stampa|p. 497}}.</ref> e una capacità discorsiva elegante<ref>{{cita|Fabris|pp. 22-25}}.</ref>, benché minato dalla [[balbuzie]] di cui lo scrittore era afflitto<ref name=gub/>.
 
=== La descrizione fisica ===
[[File:Alessandro Manzoni - foto.jpg|min|Ritratto fotografico di Alessandro Manzoni (1868)]]
Il figliastro Stefano Stampa, infine, offre un ritratto fisiognomico assai dettagliato del patrigno, delineandone anche i movimenti e quel ''sorriso'' indice del suo carattere ironico:
 
{{Citazione|Manzoni era di [[statura]] media sì, ma media piuttosto alta. Posseggo la misura della sua persona ed era pari a metri 1, cent. 72, m. 3… Egli era di corporatura ''snella'', ma null'affatto ''esile''; piuttosto largo di spalle e ben conformato di torso… Con belle braccia e belle gambe, sarebbe parso un uomo tutto ben fatto, se non avesse avuto, non il collo corto, ma le spalle un po' alte verso il capo, ciò che gli dava l'aria un pochino rannicchiata […] La sua testa era tutt'altro che piccola […] Ave[va] da giovane i capelli castagni […] Gli occhi del Manzoni però non erano piccoli, ma di grandezza ordinaria, di colore cilestre tendente al verdognolo. La fronte alta e che indicava l'intelligenza. La bocca non era ampia, ma di grandezza media, e con ''labbra affilate'', su cui ''ordinariamente'' appariva quel sorriso ben definito dal Cantù, ''di chi scherza e non schernisce'' (p. 161)|{{cita|Stampa|I, pp. 329-331}}}}
 
== Nella cultura di massa ==
{{Vedi anche|I promessi sposi#Nella cultura di massa}}
[[File:Giuseppe Verdi by Giovanni Boldini.jpg|sinistra|min|[[Giovanni Boldini]], ''Ritratto di Giuseppe Verdi'', 1886. Il compositore parmense ricordò Manzoni ad appena un anno della morte con la sua ''Messa da Requiem''.]]
Il giorno stesso della sua morte il Comune di Milano decretò di intitolare allo scrittore scomparso la ''via del Giardino'', nei pressi della quale lo scrittore viveva dal 1813. Alla mattina del 23 maggio erano murate le targhe di marmo con la nuova intitolazione ''Via Alessandro Manzoni'' in sostituzione delle vecchie riportanti ''Via del Giardino''<ref>{{Cita libro|autore=[[Alfredo Comandini]]|titolo=L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata|url=https://archive.org/details/litalianeicentoa05comauoft/mode/2up/|anno=1930-1942|editore=Antonio Vallardi|città=Milano|p=182|volume=V|capitolo=23 maggio 1873|url_capitolo=https://archive.org/details/litalianeicentoa05comauoft/page/182/mode/2up/search/manzoni}}
</ref>.
Analogamente, le principali città italiane gli intitolarono una via o un corso.
Nel [[1874]], nel primo anniversario della morte, [[Giuseppe Verdi]] diresse personalmente nella [[chiesa di San Marco di Milano]] la [[Requiem (Verdi)|Messa di requiem]], composta per onorarne la memoria<ref>{{Cita|Barbiera|p. 274}}.</ref><ref group="N">Verdi provava devozione nei confronti dell'autore de ''I promessi sposi'', non soltanto per la prosa e l'arte, ma anche per l'alto valore morale e civile che il Manzoni propugnava con la sua autorità morale. Lo dimostra una lettera del 1867 che il compositore inviò alla comune amica Clara Maffei, pregna d'emozione e di riverenza verso il Manzoni. Si veda: {{Cita|Verdi|pp. 390-391}}.</ref>.
 
La mattina del 22 maggio [[1883]], a dieci anni esatti dalla morte, in presenza del [[Tommaso di Savoia-Genova|duca di Genova]] e di una rappresentanza parlamentare, con una cerimonia pubblica la salma fu tolta dal Colombario e posta nel [[famedio]] del [[Cimitero monumentale di Milano]] in una tomba di granito rosso con inciso solo il suo nome; nel pomeriggio fu inaugurato il [[monumento ad Alessandro Manzoni (Milano)|monumento in piazza San Fedele]], opera di [[Francesco Barzaghi]]<ref>{{Cita web|http://www.arte.it/opera/tomba-di-alessandro-manzoni-1693|Tomba di Alessandro Manzoni|editore=ARTE.it|31 luglio 2015}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|data=27 maggio 1883|titolo=La festa manzoniana|rivista=Illustrazione Italiana|p=326|accesso=9 dicembre 2017|url=http://teca.bsmc.it/pub/images/materiale_a_stampa/periodico/RAV0070589/RAV0070589_1883_00021/RAV0070589_1883_00021_006.jpg|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171210015712/http://teca.bsmc.it/pub/images/materiale_a_stampa/periodico/RAV0070589/RAV0070589_1883_00021/RAV0070589_1883_00021_006.jpg|dataarchivio=10 dicembre 2017|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Il 29 dicembre [[1923]], in occasione del cinquantesimo anno dalla morte, il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] emise una [[Cinquantenario della morte di Manzoni|serie commemorativa di sei francobolli]] ceduta in parte al comitato promotore della celebrazione<ref>{{Cita web|http://www.mercatofilatelico.com/category/regno-ditalia/1923|Archivi categoria: 1923|editore=mercatofilatelico|3 agosto 2015}}</ref>.
[[File:Sergio Mattarella at the 150th anniversary of Alessandro Manzoni's death - Milan 22 May 2023 - 01.jpg|min|Sergio Mattarella in visita al Famedio il 22 maggio 2023, in occasione del centocinquantesimo anniversario della morte di Manzoni.]]
Anche nella seconda metà del Novecento e nei primi anni 2000 la figura di Manzoni è stata rievocata in occasioni più o meno ufficiali: nel 1973 fu celebrato il primo centenario della sua scompara e a tal proposito [[papa Paolo VI]] inviò al [[cardinale]] e [[arcivescovo di Milano]] [[Giovanni Colombo (cardinale)|Giovanni Colombo]] un messaggio in cui il pontefice bresciano ripercorreva la parabola esistenziale e cristiana del grande romanziere<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1973/may/documents/hf_p-vi_spe_19730519_centenario-manzoni.html|titolo=Nel I centenario della morte di Alessandro Manzoni, 19 maggio 1973 {{!}} Paolo VI|sito=www.vatican.va|accesso=2025-01-02}}</ref>. Inoltre, furono coniate alcune [[500 lire "Manzoni"|lire ritraenti il suo profilo in occasione del bicentenario della nascita]] (1985). Nel centocinquantesimo della sua scomparsa, celebrato nel 2023, Manzoni fu invece ricordato a livello nazionale sia dal [[Parlamento italiano|Parlamento]]<ref>{{Cita web|autore=Pierfranco Bruni|url=https://www.corrierenazionale.net/2024/01/16/manzoni-150-presentato-alla-camera-dei-deputati-a-roma/|titolo=“Manzoni 150” presentato alla Camera dei Deputati a Roma|editore=Il Corriere Nazionale|data=16 gennaio 2024|accesso=2 gennaio 2025}}</ref> che dal [[Presidente della Repubblica Italiana|capo dello Stato]] [[Sergio Mattarella]], il quale venne in visita al [[Cimitero monumentale di Milano|Famedio]] per commemorare il letterato<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Segretariato generale della Presidenza della Repubblica-Servizio sistemi informatici|url=https://www.quirinale.it/elementi/89670|titolo=150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni|sito=Quirinale|accesso=2025-01-02}}</ref>. Inoltre, grazie all'intervento del [[Centro nazionale di studi manzoniani]]<ref>{{Cita web|url=https://www.casadelmanzoni.it/content/manifestazioni-il-150esimo-anniversario-dalla-morte-di-manzoni|titolo=MANIFESTAZIONI PER IL 150ESIMO ANNIVERSARIO DALLA MORTE DI MANZONI {{!}} Casa Manzoni|sito=www.casadelmanzoni.it|accesso=2025-01-02}}</ref> e alla sensibilità dell'arcivescovado milanese<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/omaggio-a-manzoni-nel-duomo-di-milano-1778422.html|titolo=Omaggio a Manzoni nel Duomo di Milano – Chiesa di Milano|accesso=2025-01-02}}</ref>, furono indetti alcuni eventi per commemorare Manzoni: la pubblicazione dell'edizione critica de ''I promessi sposi'' e delle ''[[Osservazioni sulla morale cattolica]]'', per esempio, da parte del primo; e la lettura in Duomo dal 9 maggio al 31 maggio del 2023 del romanzo. Infine, si ricordino le [[parodie]] de ''I promessi sposi'' ([[I promessi sposi (Quartetto Cetra)|quelle ad opera del Quartetto Cetra nel 1985]] e [[I promessi sposi (miniserie televisiva 1990)|de ''Il Trio'' nel 1990]]) e i vari sceneggiati televisivi, da [[I promessi sposi (miniserie televisiva 1967)|quello del 1967]] a [[I promessi sposi (miniserie televisiva 1989)|quello curato da Salvatore Nocita nel 1989]].
 
== Elenco delle opere ==
In ordine di prima pubblicazione.
*''A Francesco Lomonaco. Sonetto per la vita di Dante'', in [[Francesco Lomonaco]], ''Vite degli eccellenti italiani'', I, Italia [Lugano?], s.t., 1802.
*''In morte di Carlo Imbonati. Versi di Alessandro Manzoni a Giulia Beccaria sua madre'', Parigi, Didot, 1806.
*''Urania. Poemetto'', Milano, Stamperia Reale per cura di Leonardo Nardini, 1809.
*''Inni sacri'', Milano, Agnelli, 1815; Milano, Ferrario, 1822; poi in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', edizione riveduta dall'autore, Milano, Redaelli, 1845. (contiene: ''Il Natale'', ''La Passione'', ''La Risurrezione'', ''La Pentecoste'', ''Il Nome di Maria'')
*''Sulla morale cattolica. Osservazioni di Alessandro Manzoni. Parte prima'', Milano, Lamperti, 1819; edizione completa in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', edizione riveduta dall'autore, Milano, Redaelli, 1845.
*''Il Conte di Carmagnola'', Milano, Ferrario, 1820.
*''Adelchi tragedia di Alessandro Manzoni con un discorso sur alcuni punti della storia longobardica in Italia'', Milano, Ferrario, 1822.
*''Il cinque maggio'', in ''Cinque inni sacri ed un'ode di Alessandro Manzoni'', Torino, Marietti, 1823 (ma 1821).
*''Lettre à M. C*** sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie'', in ''Le Comte de Carmagnola, et Adelghis'', tragédies d'Alexandre Manzoni, traduites de l'italien par M.-C. Fauriel, suivies d'un article de Goethe et de divers morceaux sur la théorie de l'art dramatique, Paris, Bossange frères, 1823 (ma 1820-1823).
*''L'Ira d'Apollo. Per la lettera semiseria di Grisostomo'', in "L'Eco, giornale di scienze, lettere, arti, commercio e teatri", anno II, n. 137, 1829, pp.&nbsp;545–546.
*''I promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII'', scoperta e rifatta da, 3 voll., Milano, Ferrario, 1825-1826; Milano, Guglielmini e Redaelli, 1840.
*''Storia della colonna infame'', Milano, Guglielmini e Redaelli, 1840.
*''Del romanzo storico e, in genere, de' componimenti misti di storia e d'invenzione'', in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', edizione riveduta dall'autore, Milano, Redaelli, 1845 (ma 1827-1850).
*''Sulla lingua italiana. Lettera al signor cavaliere consigliere Giacinto Carena'', in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', edizione riveduta dall'autore, Milano, Redaelli, 1845 (ma 1847-1850).
*''Dell'invenzione. Dialogo'', in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', edizione riveduta dall'autore, Milano, Redaelli, 1845 (ma 1850).
*''Lettera inedita di A. Manzoni sul Romanticismo e sul Classicismo'', in "L'Ausonio", 1, 1, marzo 1846, pp.&nbsp;21–46, poi in ''Opere varie di Alessandro Manzoni'', Milano, Rechiedei, 1870.
*''Il proclama di Rimini'' e ''Marzo 1821'', in ''Pochi versi inediti di Alessandro Manzoni'', Milano, Redaelli, 1848 (ma 1815 e 1821).
*''Lettera di Alessandro Manzoni al signor professore Girolamo Boccardo intorno a una questione di cosiddetta proprietà letteraria'', Milano, Redaelli, 1861.
*''Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla'', in "La Perseveranza", 5 marzo 1868.
*''Lettera intorno al libro «De volgari eloquio» di Dante Alighieri'', in "La Perseveranza", 21 marzo 1868.
*''Lettera intorno al Vocabolario'', in "La Perseveranza", 20 aprile 1868.
*''Saggio comparativo del dizionario dell’Accademia francese col Vocabolario degli Accademici della Crusca'', in ''Appendice alla relazione intorno all'unità della lingua e ai mezzi di diffonderla di Alessandro Manzoni'', Milano, Rechiedei, 1869.
*''Le correzioni ai Promessi sposi e l'unità della lingua. Lettera inedita'', con un discorso di [[Luigi Morandi]], Milano, Rechiedei, 1874 (ma 30 marzo 1871).
*''Sermoni'' (''A Giovan Battista Pagani'', ''Sulla Poesia'', ''Panegirico a Trimalcione'', ''Amore a Delia''), in [[Antonio Stoppani]], ''I primi anni di Alessandro Manzoni. Spigolature'', con aggiunta di alcune poesie inedite o poco note dello stesso A. Manzoni, Milano, Tip. Bernardoni, 1874.
*''Adda'', in [[Giuseppe Gallia]], ''Ricordo di G. B. Pagani'', in "Commentari dell'Ateneo di Brescia", 1875 (ma 1803), pp.&nbsp;89–107, note alle pp.&nbsp;203–206.
*''Del trionfo della libertà. Poema inedito di Alessandro Manzoni'', con lettere dello stesso e note, preceduto da uno studio di [[Carlo Romussi]], Milano, Carrara, 1878 (ma 1801).
*''Autoritratto'', in "Gazzetta letteraria", n. 52, 28/12/1878-4/1/1879 (ma 1801), poi in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di [[Pietro Brambilla]] e [[Ruggero Bonghi]], I, Milano, F.lli Rechiedei, 1883.
*''A Parteneide'', in Angelo De Gubernatis, ''Il Manzoni prima della conversione studiato nella sua corrispondenza inedita'', in "Nuova Antologia", 48, 15 dicembre, 1879 (ma 1809-1810), pp.&nbsp;39–644.
*''Aprile 1814'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, I, Milano, F.lli Rechiedei, 1883 (ma 1814).
*''Materiali estetici'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, III, Milano, F.lli Rechiedei, 1883 (ma 1816-1819).
*''Spartaco'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, I, Milano, F.lli Rechiedei, 1883 (ma 1822-1823).
*''Sopra una staffilata del Monti ai Romantici. Dialogo con un amico'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, III, Milano, F.lli Rechiedei, 1883 (ma 1823).
*''Alla sua donna'', in "Revue internationale", a. I, vol. II, 10 giugno 1884 (ma 1802).
*''Della lingua italiana'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, IV, Milano, F.lli Rechiedei, 1891 (ma 1830-1859).
*''Della parte che possa competere agli scrittori nelle lingue'', in ''Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni'', a cura di Pietro Brambilla e Ruggero Bonghi, V, Milano, F.lli Rechiedei, 1898 (ma 1871).
*''La verifica dell'uso toscano'', in ''Scritti postumi'', pubblicati da Pietro Brambilla, a cura di [[Giovanni Sforza]], Milano, Rechiedei, 1900 (ma 1827-1830).
*''La collaborazione del Manzoni alla «Risposta»'', in ''Scritti postumi'', pubblicati da Pietro Brambilla, a cura di [[Giovanni Sforza]], Milano, Rechiedei, 1900 (ma 1835-1836).
*''Alla Musa'', in ''Le tragedie; gl'Inni sacri; e le Odi. Nella forma definitiva e negli abbozzi, con le varianti delle diverse edizioni e con gli scritti illustrativi dell'autore'', a cura di [[Michele Scherillo]], Milano, Hoepli, 1907 (ma 1802-1803).
*''«Sentir messa». Libro della lingua d'Italia contemporaneo ai «Promessi sposi». Inedito'', Milano, Bottega di poesia, 1923 (ma 1835-1836).
*''Epigrafi'', in ''Opere di Alessandro Manzoni '', III, ''Scritti non compiuti. Poesie giovanili e sparse, lettere, pensieri, giudizi'', con aggiunta di testimonianze sul Manzoni e indice analitico, a cura di [[Michele Barbi]] e [[Fausto Ghisalberti]], Milano-Firenze, Casa del Manzoni-Sansoni, 1950.
*''Fermo e Lucia'', in ''Tutte le opere di Alessandro Manzoni'', II, ''I Promessi sposi'', II.3, ''Fermo e Lucia. Prima composizione del 1821-1823; Appendice storica su la colonna infame. Primo abbozzo del 1823'', a cura di [[Alberto Chiari]] e Fausto Ghisalberti, Milano, Mondadori, 1954.
*''Saggio di vocabolario italiano secondo l'uso di Firenze. Compilato in collaborazione a Varramista nel 1856'', con [[Gino Capponi]], saggio introduttivo, testo critico e note a cura di Guglielmo Macchia, Firenze, Le Monnier, 1957 (ma 1856-1857).
*''Saggio di una nomenclatura botanica'', in Fausto Ghisalberti, ''Il Manzoni georgofilo e i suoi appunti inediti sulla nomenclatura botanica'', in "Istituto lombardo scienze e lettere. Rendiconti, Classe di lettere", 91, 1957, pp.&nbsp;1060–1105.
*''Frammenti di un libro d'avanzo'', a cura di [[Angelo Stella]] e Luca Danzi, Pavia, Università-Dipartimento della scienza della letteratura, 1983 (ma 1823-1824).
*''Della moralità delle opere tragiche'', in ''Tutte le opere di Alessandro Manzoni'', V, ''Scritti linguistici e letterari'', V.3, ''Scritti letterari'', a cura di Carla Riccardi e Biancamaria Travi, Milano, Mondadori, 1991 (ma 1817; 1821?).
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona d'Italia
|luogo=22 aprile [[1868]]
|data = <ref name="Sen1">{{Cita web|titolo=Scheda senatore Manzoni Alessandro|url=http://notes9.senato.it/web/senregno.NSF/4bee8c11a5b4a95ec1256ffc00512823/f2f7825ad61d102dc1257069003186f0?OpenDocument|accesso=29 luglio 2015|editore=Senato della Repubblica|dataarchivio=26 gennaio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100126122348/http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/4bee8c11a5b4a95ec1256ffc00512823/f2f7825ad61d102dc1257069003186f0?OpenDocument|urlmorto=sì}}</ref>}}
{{Onorificenze
|immagine=Ord.SanGiuseppe-COM.png
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana)
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Giuseppe
|data = <ref name="Sen1" />}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere SSML BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|data = <ref name="Sen1" />}}
{{Onorificenze
|immagine = Pour_le_Mérite.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine Pour le Mérite (classe di pace)
|collegamento_onorificenza = Pour le Mérite
|data = 1844<ref>{{Cita web|url=https://www.orden-pourlemerite.de/mitglieder/alessandro-conte-manzoni|titolo=Alessandro Conte Manzoni {{!}} ORDEN POUR LE MÉRITE|sito=www.orden-pourlemerite.de|accesso=1º giugno 2022}}</ref>
}}
 
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1=Alessandro Manzoni<ref>{{Cita|Arrigoni|p. 387, nota 2}}:{{Citazione|Suo padre don Pietro Antonio nacque al Caleotto, parrocchia di Castello sopra Lecco, nel 1736; suo avo [cioè ''nonno'', n.d.a] don Alessandro nacque precisamente un secolo prima di lui [cioè di Alessandro Manzoni scrittore, n.d.a], ossia nel 1686, al medesimo luogo del Caleotto da Margherita Arrigoni e dal dottor Pietro Antonio, che dalla Valsassina era ivi venuto ad accasarsi.}}</ref>
|2=[[Pietro Manzoni]]
|3=[[Giulia Beccaria]]
|4=Alessandro Valeriano Manzoni
|5=Maria Margherita Porro<ref>Nello specifico, per la famiglia Porro, si veda: {{Cita|Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano|p. 775}}.</ref>
|6=[[Cesare Beccaria]]<ref>In {{Cita|Calvi|p. 399}}, nell'enumerare i membri del patriziato milanese, ricorda i nomi di Cesare Beccaria Bonesana, figlio del March. Don Gio. Saverio (che ottenne il patriziato il 24 dicembre 1759), figlio a sua volta del defunto March. Don Francesco.</ref>
|7=Teresa de Blasco<ref>Nello specifico, per i de Blasco, si veda: {{Cita|Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano|p. 205}}.</ref>
|8=Pietro Antonio Manzoni
|9=Margherita Arrigoni<ref>{{Cita|Orlandi|Tavola 5°}}.</ref>
|10=Fermo Porro
|11=... Massaroli
|12=Giovanni Saverio Beccaria
|13=Maria Visconti di Saliceto
|14=Domenico de Blasco
|15=Margherita Musci
|16=Alessandro Manzoni
|17=Decia Francesca Piazzoni
|18=Clemente Arrigoni
|19=Vittoria Serponti
|20=Antonio Francesco Porro
|21=Gerolama Crivelli
|22=Antonio Francesco Massaroli
|23=?
|24=Francesco Beccaria
|25=Francesca Paribella
|26=Antonio Visconti di Saliceto
|27=Maria Beccaria
|28=Diego Francesco de Blasco
|29=Maria Koh
|30=Antioco Musci
|31=?
}}
 
== Discendenza ==
{{Vedi anche|Manzoni (famiglia)#Alessandro Manzoni}}
Manzoni, da Enrichetta Blondel, ebbe i seguenti figli<ref name="Family" />:
 
* Giulia (23 dicembre 1808 - 20 settembre 1834), andata in sposa a [[Massimo d'Azeglio]]<ref>{{Cita|Boneschi|p. 338}}.</ref>.
* Luigia Maria Vittoria (5 settembre 1811), nata e morta nello stesso giorno.
*[[Pietro Luigi Manzoni|Pietro Luigi]] (21 luglio 1813 - 28 aprile 1873), sposato con Giovanna Visconti<ref>{{Cita|Boneschi|p. 391}}.</ref>.
* Cristina (23 luglio 1815 - 27 maggio 1841), andata in sposa a Cristoforo Baroggi<ref name=":19">{{Cita|Boneschi|p. 374}}.</ref>.
* Sofia (12 novembre 1817 - 31 marzo 1845), andata in sposa a Ludovico Trotti Bentivoglio, fratello della patriota [[Costanza Trotti Bentivoglio]]<ref name=":19" />.
*[[Enrico Manzoni|Enrico]] (7 giugno 1819 - 28 ottobre 1881), sposato con Emilia Radaelli<ref name=":21">{{Cita|Boneschi|p. 392}}.</ref>.
* Clara (12 agosto 1821 - 1º agosto 1823).
* Vittoria (12 settembre 1822 - 15 gennaio 1892), andata in sposa a [[Giovanni Battista Giorgini (1818-1908)|Giovanni Battista Giorgini]]<ref name=":21" />.
*[[Filippo Manzoni|Filippo]] (18 marzo 1826 - 8 febbraio 1868), sposato con Erminia Catena<ref>{{Cita|Boneschi|p. 393}}.</ref>.
* Matilde (30 maggio 1830 - 30 marzo 1856).
 
Della numerosa prole, ben 8 dei 10 figli premorirono al padre. L'unica discendenza diretta fu quella del figlio scapestrato [[Enrico Manzoni|Enrico]], che fu un noto scialacquatore del patrimonio familiare. Questi tra gli altri ebbe un figlio di nome Alessandro (1846-1910), il quale a sua volta ebbe tale Adelchi. Da quest'ultimo nacque un altro Alessandro<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/11/24/erede-difende-antenato.html|titolo=E l'erede difende l'antenato|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=24 novembre 1988|accesso=2 agosto 2015}}</ref>.
 
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N"/>
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
 
* {{Cita libro|Aurelia|Accame Bobbio|La crisi manzoniana del 1817|1960|Le Monnier|Firenze|SBN=SBL0026916|cid=Accame Bobbio}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Paolo Albani|titolo=Genio e follia di Alessandro Manzoni|rivista=Il caffè illustrato|numero=64-65|data=gennaio-aprile 2012|url=http://www.paoloalbani.it/GeniofolliaManzoni.html|accesso=31 luglio 2015|cid=Albani}}
* {{Cita libro|Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano|2008|Orsini de Marzo|Milano|ISBN=978-88-7531-087-5|curatore=Società Storica Lombarda|cid=Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano}}
* {{Cita libro|Davide|Albertario (don)|Manzoni pro e contro - Ottocento|1975|Istituto propaganda libraria|Milano|capitolo=Il giansenista ha messo alla luce il liberale|pp=443-462|curatore=[[Giancarlo Vigorelli]]|SBN=MOD0138365|cid=Albertario}}
* {{Cita libro|autore=[[Cesare Angelini]]|titolo=Il dono del Manzoni|anno=1924|città=Firenze|editore=Vallecchi|SBN=CUB0021589|cid=AngeliniDono}}
* {{Cita libro|autore=[[Cesare Angelini]]|titolo=Invito al Manzoni|anno=1968|città=Brescia|editore=La Scuola Editrice|SBN=LO10260402|cid=AngeliniInvito}}
* {{Cita libro|autore=[[Cesare Angelini]]|titolo=Capitoli sul Manzoni vecchi e nuovi|anno=1969|città=Milano|editore=Mondadori|SBN=RAV0169488|cid=AngeliniCapitoli}}
* {{Cita libro|Giuseppe|Arrigoni|Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe dalla più remota fino alla presente età|1840|coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola|Milano|SBN=VIA0160905|cid=Arrigoni|url=https://books.google.it/books?id=NTu6A9OFB0MC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=20 ottobre 2015}}
* {{Cita libro|Giovanni|Azzolin|Manzoni e i gesuiti della "Civiltà cattolica"|1992|UCIIM|Roma|SBN=VIA0036861|cid=cidAzz}}
* {{Cita libro|Luca|Badini Confalonieri|Presenza dei cattolici reazionari. Qualche riflessione a partire da Manzoni (con nuovi documenti su Manzoni e Lamennais)|2013|Città del Silenzio Edizioni|Novi Ligure|pp=165-181|ISBN=978-88-97273-05-9|opera = L’officina letteraria e culturale dell’età mazziniana (1815-1870). Giornate di studio|curatore=Q. Marini|etalcuratori=s|cid=Badini Confalonieri|url=https://www.academia.edu/4070255/Presenza_dei_cattolici_reazionari._Qualche_riflessione_a_partire_da_Manzoni_con_nuovi_documenti_su_Manzoni_e_Lamennais_|accesso=22 ottobre 2015}}
* {{Cita libro|Raffaello|Barbiera|Il salotto della contessa Maffei e la società milanese (1834-1886)|1895|Fratelli Treves|Milano|edizione=4|url=https://archive.org/stream/ilsalottodellaco00barb#page/n9/mode/2up|accesso=2 ottobre 2015|cid=Barbiera|SBN=LO10177524}}
* {{Cita libro|Luca|Beltrami|Alessandro Manzoni|1898|Hoepli|Milano|SBN=LO10259568|url=https://archive.org/stream/alessandromanzo00beltgoog#page/n8/mode/2up|accesso=19 luglio 2015|cid=Beltrami}}
* {{Cita pubblicazione|autore= Diego Maria Bertini|titolo= Revisione de 'La lingua di Manzoni. Avviamento alle prose manzoniane'|rivista= Aevum|volume=68|numero=3|anno=1994|editore=Vita e Pensiero|url=https://www.jstor.org/stable/20860448?seq=1#page_scan_tab_contents|accesso=7 settembre 2015|pp=812-818|cid=Bertini|ISSN=0001-9593}}
* {{Cita libro|Gian Piero|Bognetti|Manzoni giovane|1977|Guida Editori|Napoli|SBN=LO10260085|cid=Bognetti}} La ''Nota ai testi'' (pp.&nbsp;VII-VIII) avverte che il volume raccoglie saggi e articoli pubblicati tra il 1948 e il 1955, più un saggio inedito recante in calce la data del 1959
* {{Cita libro|Marta|Boneschi|Quel che il cuore sapeva: Giulia Beccaria, i Verri e i Manzoni|2005|Mondadori|Milano|ISBN=88-04-54779-0|cid=Boneschi}}
* {{Cita libro|Giorgio|Bonfiglioli|Manzoni, la vita e le opere|1949|Genio|Milano|cid=Bonfiglioli|SBN=LO10259106}}
* {{Cita libro|titolo=Carteggio fra Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini|url=https://archive.org/details/carteggiofraale00rosmgoog/page/n9/mode/2up|curatore=Giulio Bonola|città=Milano|editore=L.F. Cogliati|anno=1901|SBN=CUB0396860|cid=Bonola, ''Carteggio''}}
* {{Treccani|manzonismi_(Enciclopedia-dell%27Italiano)|manzonismi|autore=Ilaria Bonomi|data=2011|cid=Bonomi}}
* {{Cita libro|autore=Romano Bracalini|titolo=La regina Margherita|anno=1983|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Bracalini|SBN=RAV0051917}}
* {{Cita libro|Felice|Calvi|Il patriziato milanese|1875|Andrea Mosconi libraio|Milano|SBN=TO01498350|cid=Calvi|url=https://archive.org/stream/ilpatriziatomila00calv#page/n3/mode/2up|accesso=20 ottobre 2015|edizione=2|annooriginale=1865}}
* {{Cita libro|Cesare|Cantù|Alessandro Manzoni. Reminiscenze di Cesare Cantù|1885|Fratelli Treves|Milano|url=https://archive.org/stream/alessandromanzon01cantuoft#page/n7/mode/2up|accesso=9 agosto 2015|SBN=LO10259281|cid=Cantù}}
* {{Cita libro|Giulio|Carcano|Vita di Alessandro Manzoni|1873|Fr.lli Rechiedei|Milano|url=https://books.google.it/books?id=XXfZAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=19 luglio 2015|SBN=LO10261082|cid=Carcano}}
* {{Cita libro|Pietro|Citati|Manzoni|1980|Mondadori|città=Milano|cid=Citati|SBN=LO10036876}}
* {{Cita libro|Victor|Cousin|Cours d'histoire de la philosophie morale, professé à la faculté des lettres en 1819 et 1820|url=https://archive.org/details/coursdhistoired02cousgoog/page/n5/mode/2up|accesso=3 gennaio 2024|1841|Ladrange|Paris|lingua=Fr|cid=Cousin}}
* {{Cita pubblicazione|autore=[[Benedetto Croce]]|titolo=Note sulla poesia italiana e straniera del secolo decimonono. XIV. Manzoni|url=https://rosa.uniroma1.it/rosa00/index.php/la_critica/article/view/7564/7546|rivista=[[La Critica]]|volume=19|numero=5|giorno=20|mese=settembre|anno=1921|pp=257-269|ISSN=0393-7275|cid=''Manzoni''}}
*{{Cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|anno=1941|titolo=Il Manzoni nel cuore dei clericali|rivista=La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia|editore=Direzione della Critica|città=Napoli|volume=39|numero=1|pp=386-387|accesso=6 luglio 2018|url=https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica/article/download/6411/6394|cid=Croce 1941|ISSN=0393-7275}}
* {{Cita libro|Benedetto|Croce|Tornando sul Manzoni|1955|Laterza|Bari|opera = Terze pagine sparse|SBN=MOD0394504|cid=''Tornando sul Manzoni''|annooriginale=1952}}
* {{Cita pubblicazione|autore= |titolo= [https://books.google.it/books?id=UIfNAAAAMAAJ&pg=PA77 Cronaca contemporanea. Roma — (Nostra Corrispondenza) — Alessandro Manzoni e Giuseppe Puccianti]|rivista= La Civiltà cattolica|volume=8|data=26 giugno 1873|cid=''La Civiltà Cattolica''|ISSN=0009-8167}}
* {{Cita libro|Italo|de Feo|Manzoni. L'uomo e l'opera|1971|Arnoldo Mondadori Editori|Milano|SBN=SBL0433214|cid=de Feo}}
* {{Cita libro|Angelo|De Gubernatis|Alessandro Manzoni - Studio biografico|1879|Le Monnier|Firenze|url=https://archive.org/stream/alessandromanzo00gubegoog#page/n10/mode/2up|accesso=6 gennaio 2015|SBN=LO10259158|cid=De Gubernatis}}
* {{Cita libro|Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna|1842|G. Maspero Libraio e Cassone e Marzorati Tipografi|Torino|curatore=Goffredo Casalis|volume=10|cid=Casalis|url=https://books.google.it/books?id=VwgUAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=true|accesso=3 gennaio 2015|SBN=TO00320680}}
* {{Cita libro|Cristoforo|Fabris|Memorie manzoniane|1901|Cogliati|Milano|SBN = UFI0258591|url = https://archive.org/stream/memoriemanzonia00fabrgoog#page/n4/mode/2up|accesso = 19 luglio 2015|cid=Fabris}}
* {{Cita libro|Giulio|Ferroni|Il Romanticismo e Manzoni: Restaurazione e Risorgimento (1815-1861)|2006|Mondadori|Milano|collana=Storia della Letteratura Italiana|curatore=Giulio Ferroni|etalcuratori=s|SBN=CAG1255837|volume=10|cid=Ferroni}}
* {{DBI||Manzóni, Alessandro|alessandro-manzoni|autore=Piero Floriani|accesso=4 gennaio 2016|cid=Floriani}}
* {{Cita pubblicazione|autore= Fiorenzo Forti|titolo= Manzoni e il rifiuto dell'idillio|rivista= Giornale storico della letteratura italiana|data=1º gennaio 1973|volume=150|numero=472|pp=481-514|cid=Forti|ISSN=0017-0496}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Pierantonio Frare|anno=2004|mese=Gennaio/Aprile|titolo=La condanna etica e civile dell'Ottocento nei confronti del Barocco|rivista=Italianistica: Rivista di letteratura italiana|editore=Accademia Editoriale|volume=33|numero=1|pp=147-165|accesso=30 marzo 2024|url=https://www.jstor.org/stable/23935366|cid=Frare|ISSN=0391-3368}}
* {{Cita libro|Carlo Emilio|Gadda|Apologia manzoniana|1975|Istituto propaganda libraria|Milano|opera=Manzoni pro e contro - Novecento, 1|curatore=Giancarlo Vigorelli|wkautore=Carlo Emilio Gadda|pp=333-343|volume=2|SBN=MOD0138368|cid=Gadda}}
* {{Cita libro|Alfredo|Galletti|Alessandro Manzoni|1944|Corticelli|Milano|SBN=RAV0151397|cid=Galletti}}
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Gentile]]|titolo=Alessandro Manzoni|anno=1923|collana=[[Manzoni e Leopardi]]|città=Milano|editore=Fratelli Treves|pp=1-30|cid=Gentile}}
* {{Cita libro|Natalia|Ginzburg|La famiglia Manzoni|1989|Einaudi|Torino|ISBN = 88-06-11568-5|cid=Ginzburg}}
* {{Cita libro|Alberto|Giordano|Manzoni. La vita il pensiero i testi esemplari|1973|Accademia|Milano|SBN=RLZ0206775|cid=Giordano}}
* {{Cita libro|Aldo|Giudice|Ottocento|1973|Paravia|Torino|autore2=Giovanni Bruni|volume=3|collana=Problemi e scrittori della letteratura italiana|SBN=LO11213866|cid=Giudice-Bruni}}
* {{Cita libro|autore1=[[Salvatore Guglielmino]]|autore2=Hermann Grosser|sezione=Alessandro Manzoni|url=https://archive.org/details/ilsistemalettera0000gugl/page/220/mode/2up|titolo=Il sistema letterario. Guida alla storia letteraria e all'analisi testuale|volume=''Ottocento''|edizione=2|città=Milano|editore=Principato|anno=1994|pp=221-237|ISBN=88-416-1354-8|cid=Guglielmino-Grosser}}
* {{Cita libro|Giuseppe|Langella|Studi di letteratura italiana in onore di Francesco Mattesini|2000|Vita e Pensiero|Milano|pp = 141-184|capitolo=Il mistero della Salvezza. Sul primo abbozzo della "Pentecoste"|ISBN=88-343-0400-4|url=https://books.google.it/books?id=ysmZ67cdFKgC&pg=PA141|accesso=3 agosto 2015|curatore=Enrico Elli e Giuseppe Langella|cid=Langella}}
* {{Cita libro|autore=Francesco Lioce|titolo=PISANI DOSSI, Alberto Carlo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pisani-dossi-alberto-carlo_(Dizionario-Biografico)/|accesso=17 marzo 2017|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|anno=2015|editore=Istituto della enciclopedia italiana|città=Roma|volume=84|cid=Lioce|ISBN=978-88-12-00032-6}}
* {{Cita libro|Giovanni|Macchia|Manzoni e la via del romanzo|1994|Adelphi|Milano|ISBN=88-459-1052-0|cid=Macchia}}
* {{Cita libro|autore=Alessandro Manzoni|curatore=[[Giovanni Sforza (storico)|Giovanni Sforza]]|titolo=Epistolario|url=https://books.google.it/books?id=498vAAAAMAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|anno=1882|editore=Libreria di educazione e di istruzione Paolo Carrara editore|città=Milano|volume=vol. 1 (1803-1839)|SBN=TSA0762976|cid=Sforza}}
* Alessandro Manzoni, ''Scritti linguistici'', ora in: {{Cita libro|autore=Alessandro Manzoni|curatore=Maurizio Vitale|titolo=Scritti linguistici|anno=1990|editore=Unione tipografico-editrice torinese|città=Torino|cid=Vitale|SBN=CFI0166991}}
* {{Cita libro|Claudio|Marazzini|Questione della lingua|2011|Istituto dell'Enciclopedia Italiana|Roma|collana=Enciclopedia dell'Italiano|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/questione-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|accesso=31 agosto 2015|ISBN=978-88-12-00040-1|cid=''Questione della lingua''}}
* {{Cita libro|Angelo|Marchese|Guida alla lettura di Manzoni|1987|Mondadori|Milano|ISBN=88-04-29773-5|cid=Marchese}}
* {{Cita libro|autore-sezione=Antonia Mazza Tonucci|sezione=Alessandro Manzoni|autore1=[[Giuseppe Farinelli (storico della letteratura)|Giuseppe Farinelli]]|autore2=Antonia Mazza Tonucci|autore3=Ermanno Paccagnini|titolo=La letteratura italiana dell'Ottocento|città=Roma|editore=Carocci|anno=2002|pp=79-116|ISBN=88-430-2227-X|cid=Mazza Tonucci}}
* {{Cita libro|Pietro|Millefiorini|Provando e riprovando: impegno, politica ed etica nella grande letteratura italiana|2009|Jaca book|Milano|ISBN=978-88-16-40874-6|url=https://books.google.it/books?id=i-MAfg-qdjwC&pg=PA173|accesso=3 agosto 2015|cid=Millefiorini}}
* {{Cita libro|autore=[[Attilio Momigliano]]|titolo=Alessandro Manzoni|città=Messina-Milano|editore=Casa editrice Giuseppe Principato|anno=1933|edizione=3|SBN=RLZ0163861|cid=Momigliano}}
* {{Cita libro|titolo=Il giansenismo e l'Università di Pavia. Studi in ricordo di Pietro Stella (Pavia, 22 maggio 2009)|url=https://www.academia.edu/5069540|curatore=Simona Negruzzo|città=Milano|editore=Cisalpino|anno=2012|ISBN=978-88-205-1034-3|cid=Negruzzo}}
* {{Cita libro|autore=Salvatore S. Nigro|wkautore=Salvatore Silvano Nigro|titolo=Manzoni|url=https://archive.org/details/manzoni0000nigr|collana=Letteratura italiana Laterza|volume=41|edizione=2|città=Roma-Bari|editore=Editori Laterza|anno=1988|ISBN=88-420-0945-8|cid=Nigro}}
* {{Cita libro|Andrea|Orlandi|Le famiglie della Valsassina|1932|Tip. La Grafica|Lecco|SBN=CUB0413974|cid=Orlandi}}
* {{Cita libro|Marino|Parenti|Immagini della vita e dei tempi di Alessandro Manzoni|1973|Sansoni|Firenze|SBN=RLZ0066638|cid=Parenti}}
* {{Cita pubblicazione|autore= Luciano Parisi|titolo= Il tema della Provvidenza in Manzoni|editore= The Johns Hopkins University Press|pubblicazione=MLN|volume=114|numero=1|data=Gennaio 1999|pp=83-105|cid=Parisi|ISSN=0026-7910|url=https://www.jstor.org/stable/3251294|accesso=4 settembre 2015}}
* {{Cita pubblicazione|autore=[[Giovanni Pascoli]]|titolo=L'eco d'una notte mitica|url=https://books.google.it/books?id=HOUaAAAAYAAJ&pg=PA1|rivista=La vita italiana|serie=n.s.|volume=2|numero=7|giorno=25|mese=agosto|anno=1896|pp=1-8|cid=Pascoli}}
* {{Cita libro|Alessandro|Passerin d'Entrèves|Il "nostro" Manzoni|1955|Einaudi|Torino|opera = Dante politico e altri saggi|SBN=RAV0127011|cid=Passerin d'Entrèves}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Pietro Pensa|anno=1985|titolo=Famiglia Manzoni: quel ramo del casato|url=http://pietro.pensa.it/Famiglia_Manzoni:_quel_ramo_del_casato|pp=62-69|accesso=23 luglio 2015|rivista=Broletto|città=Como|volume=2|cid=Pensa|ISSN=2388-1232}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Enzo Pini|titolo=I Manzoni dalla Valsassina alla Martesana|rivista=Storia in Martesana|numero=2|data=2009|cid=Enzo Pini|url=http://www.bibliomilanoest.it/storiainmartesana/pdf/numero02/pini_enzo_i_manzoni.pdf|8=|accesso=11 marzo 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160312003256/http://www.bibliomilanoest.it/storiainmartesana/pdf/numero02/pini_enzo_i_manzoni.pdf|dataarchivio=12 marzo 2016}}
* {{Cita libro|Alessandro|Piumati|La vita e le opere di Alessandro Manzoni|1886|Paravia|Torino|SBN=LO10260227|cid=Piumati|url=https://archive.org/stream/lavitaeleopered00piumuoft#page/n3/mode/2up|accesso=6 gennaio 2015}}
* {{Cita libro|curatore=Provincia di Milano|titolo=Manzoni cent'anni dopo|anno=1974|città=Milano|cid=Manzoni cent'anni dopo|SBN=SBL0573766}}
* {{Cita libro|autore=Emilio Radius|titolo=Vita di Alessandro Manzoni|edizione=2|annooriginale=1959|anno=1960|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Radius|SBN=LO10260477}}
* {{Cita pubblicazione|autore=[[Ezio Raimondi]]|titolo=Alessandro Manzoni e il Romanticismo|rivista=Lettere Italiane|volume=19|numero=4|data=1º ottobre 1967|ISSN=0024-1334|pp=441-456|cid=Raimondi 1967}}
* {{Cita libro|Ezio|Raimondi|Il Romanzo senza idillio|1974|Einaudi|Torino|ISBN=88-06-40246-3|cid=Raimondi, ''Il Romanzo senza idillio''}}
* {{Cita libro|Giuseppe|Riconda|Manzoni e Rosmini|2005|Fondazione nazionale Giuseppe Capograssi - Centro internazionale di studi rosminiani|Roma - Stresa|SBN=TO01460944|cid=Riconda}}
* {{Cita libro|Stefano|Stampa|Alessandro Manzoni: la sua famiglia, i suoi amici|1885|U. Hoepli|Milano|SBN=LO10165992|url=https://archive.org/stream/alessandromanzon00stamuoft#page/n7/mode/2up|accesso=9 agosto 2015|cid=Stampa}}
* {{Cita libro|Gino|Tellini|Manzoni|2007|Salerno Editrice|Roma|ISBN=978-88-8402-572-2|cid=Tellini}}
* {{Cita libro|autore=[[Niccolò Tommaseo]]|curatore2=Giovanni Titta Rosa|titolo=Colloqui col Manzoni di N. Tommaseo, G. Borri, R. Bonghi; seguiti da Memorie Manzoniane di Cristoforo Fabris|anno=1954|editore=Ceschina|città=Milano|cid=Tommaseo|SBN=CSA0056954}}
* {{Cita libro|Luigi|Tonelli|Manzoni|1984|Dall'Oglio|Milano|annooriginale=1928|SBN=RLZ0035040|cid=Tonelli}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Alessandro Tortoreto|titolo= Manzoni e Leopardi|rivista=Aevum|volume=45|numero=3|pp=322-336|data=1º maggio 1971|SBN=RMS2284106|cid=Tortoreto}}
* {{Cita pubblicazione|autore=[[Gaetano Trombatore]]|titolo=L'esordio del Manzoni|rivista=Giornale storico della letteratura italiana|volume=134|numero=406|data=1º aprile 1957|ISSN=0017-0496|cid=Trombatore 1957}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Gaetano Trombatore|titolo=I sonetti e le odi giovanili di Alessandro Manzoni e l'idillio "Adda"|rivista=Giornale Storico della Letteratura Italiana|volume=138|numero=422|data=1º gennaio 1961|cid=Trombatore 1961}}
* {{Cita libro|curatore=Carlo Varotti|titolo=Manzoni. Profilo e antologia critica|url=https://books.google.it/books?id=jwrOcv4UkPoC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|opera=La letteratura italiana diretta da Ezio Raimondi|città=Milano|editore=Bruno Mondadori|anno=2006|ISBN=88-424-9229-9|cid=Varotti}}
* {{Cita libro|Felice|Venosta|Alessandro Manzoni. Cenni sulla vita e le sue opere|1873|Carlo Barbini|Milano|SBN=BVE0587591|url=https://books.google.it/books?id=d_o9AQAAIAAJ&pg=PA154|accesso=3 agosto 2015|cid=Venosta}}
* {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Verdi]]|titolo="Voi siete un santo"|anno=1975|editore=Istituto propaganda libraria|città=Milano|pp=390-391|opera=Manzoni pro e contro - Ottocento |curatore=Giancarlo Vigorelli|SBN=MOD0138365|cid=Verdi}}
* {{Cita libro|curatore=Municipio di Milano|titolo=Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni|url=https://books.google.it/books?id=4JoZAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=16 marzo 2017|anno=1874|città=Milano|cid=Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni|SBN=LO10153890}}
 
== Voci correlate ==
* [[Enrichetta Blondel]]
* ''[[I promessi sposi]]''
* [[Monumento ad Alessandro Manzoni (Lecco)]]
* [[Monumento ad Alessandro Manzoni (Milano)]]
* [[Civico museo manzoniano]]
* [[Villa Manzoni]]
* [[Lecco]]
* [[Luoghi manzoniani]]
* [[Casa Manzoni]]
* [[Centro nazionale di studi manzoniani]]
* [[Pensiero e poetica di Alessandro Manzoni]]
* [[Opere di Alessandro Manzoni]]
* [[Manzoni (famiglia)]]
* [[Risorgimento]]
* [[Romanticismo]]
* [[Storia della colonna infame]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|b=Storia della letteratura italiana/Alessandro Manzoni}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|url=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/index.html|titolo=Alessandro Manzoni|accesso=3 agosto 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150817032959/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/manzoni/index.html|dataarchivio=17 agosto 2015|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=http://www.zibaldoni.it/2015/05/29/i-funerali-del-manzoni-dialogo-tra-giacomo-leopardi-ed-alessandro-manzoni|titolo=I funerali del Manzoni. Dialogo tra Giacomo Leopardi ed Alessandro Manzoni}}
* {{Cita web|url=http://www.museilecco.org/museomanzoniano.htm|titolo=Museo Manzoniano (Caleotto)|accesso=3 agosto 2015|dataarchivio=22 maggio 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230522173223/http://www.museilecco.org/museomanzoniano.htm|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=http://www.villa-manzoni.it/ita/villa-manzoni-eventi/villa-manzoni-eventi.asp|titolo=Villa Manzoni (Brusuglio)|accesso=3 agosto 2015|dataarchivio=22 luglio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150722092031/http://www.villa-manzoni.it/ita/villa-manzoni-eventi/villa-manzoni-eventi.asp|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=https://www.alessandromanzoni.org/|titolo=Manzonionline|accesso=29 novembre 2024}}
 
{{Alessandro Manzoni}}
{{Romanticismo}}
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