Neoplatonismo: differenze tra le versioni

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Il '''neoplatonismo''' è quella particolare interpretazione del pensiero di [[Platone]] che venne data in età [[ellenismoEllenismo|ellenistica]], e che riassume in sé diversi altri elementi della [[filosofia greca]], diventando la principale scuola filosofica antica a partire dal [[III secolo]] d.C..<ref name=platonismo>Il termine "neoplatonismo" è stato coniato solo nel XIX secolo per indicare appunto quelle nuovinuove interpretazioni che si erano andate via via sovrapponendo a partire dall'età ellenistica, ma che erano sempre state identificate col pensiero stesso di Platone, ritenuto quasi un loro capostipite (cfr. {{cita web|url=http://www.parodos.it/filosofia/pst.htm|titolo=Cenni sulla tradizione platonica)|accesso=10 marzo 2020|dataarchivio=13 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160313224520/http://www.parodos.it/filosofia/pst.htm|titolourlmorto=Cenni sulla tradizione platonica)}}</ref>
[[File:Scuola di atene 04.jpg|thumb|upright=1.3|Gruppo di [[Filosofo|filosofi]] e [[Astrologo|astrologi]] ritratti da [[Raffaello]] nella ''[[Scuola di Atene]]'', tra cui in alto a destra si distingue, avvolto nel suo mantello rosso, un personaggio solitario identificato con [[Plotino]].<ref>[[Giovanni Reale]], ''Raffaello: la "Scuola di Atene"'', § XV, pag. 37, Milano, Rusconi, 1997.</ref>]]
Sorto in età [[Impero romano|imperiale romana]], il neoplatonismo andrà poi ad influenzare soprattutto la [[storia della filosofia occidentale|filosofia occidentale]], sia cristiana che moderna, distinguendosi dal [[platonismo]] di marca [[Impero bizantino|bizantina]], rimasto ancorato a una lettura tradizionale di [[Platone]].<ref>Dopo la possente rielaborazione dell'età ellenistica, lo scisma dell'880 d.C. tra la Chiesa greca e la Chiesa romana separò il destino del platonismo greco-bizantino, che avrebbe continuato a conoscere e commentare le opere di Platone e dei suoi epigoni, da quello occidentale, che dopo aver seguito un proprio autonomo itinerario filosofico, a partire dal Rinascimento avrebbe integrato questo suo patrimonio con la riscoperta dell'originaria tradizione neoplatonica.</ref>
 
== Nascita ==
[[File:Description de l'univers (1683) (14783850642).jpg|thumb|Mappa dell'[[geografia dell'antico Egitto|antico Egitto]], vergata nel 1683, dove Lycopolis, l'odierna [[AsyutAsyūṭ]], è rinvenibile nella zona mediana.]]
Il neoplatonismo nacque in un particolare momento storico, in cui l'uomo, spinto da una profonda crisi interiore, avvertiva intensamente la caducità della realtà [[organi di senso|sensibile]].<ref>[[Giuseppe Faggin]], introduzione a ''La presenza divina'' (op. cit. in bibliografia).</ref> Era l'epoca del tardo [[ellenismo]], un periodo di grandi difficoltà e sconvolgimenti, preludio della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], ma culturalmente fecondo per la varietà di correnti filosofiche e religiose da cui fu caratterizzato, e per il fatto che proprio allora stava cominciando a diffondersi il messaggio [[cristianesimoCristianesimo|cristiano]] mescolato con altri culti (specie orientali). Convenzionalmente il neoplatonismo viene fatto iniziare con l'attività di [[Plotino]] di [[Licopoli]], che visse nella prima metà del [[III secolo]] e studiò ad [[Alessandria d'Egitto]], dove fu allievo di [[Ammonio Sacca]]. Qui assimilò i fermenti culturali sia della [[filosofia greca]] chenonché della [[mistica]] orientale, [[antico Egitto|egiziana]] ed [[Medio Oriente antico|asia]]tica. Di fronte alle incertezze del suo tempo, Plotino si rese conto di essere alle soglie di una nuova epoca,<ref>''Ibidem''.</ref> e sentì la necessità di ricorrere alla saggezza e alla sapienza degli antichi quali strumenti per mettere in salvo l'[[anima]], purificandola dalle passioni ed elevandola all'[[intelligenza]].
 
Intorno ai quarant'anni si trasferì quindi a [[Roma]] dove fondò una scuola neoplatonica.<ref>Le notizie biografiche su Plotino provengono quasi totalmente dalla ''Vita di Plotino'' scritta dal suo discepolo [[Porfirio]].</ref> Qui Plotino elaborò un'esegesi del pensiero [[Platone|platonico]] che integrava in esso dottrine [[Aristotele|aristoteliche]] e in parte anche [[StoiciStoicismo|stoiche]], ispirandosi all'opera di filosofi precedenti come [[Numenio di Apamea]], [[Alessandro di Afrodisia]] e [[Filone di Alessandria]]. In primo luogo, tuttavia, egli intendeva rifarsi al pensiero razionalista di [[Parmenide]] e degli [[scuola eleatica|eleati]] basato sull'identità di [[essere]] e [[pensiero|pensare]], a partire dalla quale essi avevano ricondotto l'intera realtà all'[[Uno (filosofia)|unità]].<ref>«Noi siamo gli esegeti delle teorie di tanto tempo fa, la cui antichità ci è testimoniata dagli scritti di [[Platone]]. Prima di lui anche [[Parmenide]] affermava una simile dottrina quando riduceva all'unità l'essere e l'intelligenza, e negava che l'essere consistesse nelle realtà sensibili. Egli diceva che l'[[essere]] e il [[pensiero]] sono la stessa cosa» (''Enneadi'', V, 1, 8, trad. di G. Faggin, ''op. cit.'').</ref> Il metodo di cui costoro si erano serviti era la [[logica formale]] di [[principio di non contraddizione|non-contraddizione]], secondo cui un pensiero evita di contraddirsi solo quando riconosce di avere in sé stesso la verità dell'[[essere]]. Al di fuori di questa suprema unità di essere e pensiero si rimane nella contrapposizione di [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]], i quali secondo logica non possono sussiteresussistere l'uno senza l'altro perché si implicano a vicenda.
[[File:Sarcofago di plotino.jpg|upright=1.5|thumb|Dissertazione tra filosofi, scolpiti in rilievo sul presunto [[sarcofago di Plotino]].]]
Da [[Platone]] egli riprese poi la distinzione tra mondo [[iperuranio]], dove ha sede una tale unità, razionalità e perfezione, e mondo terreno sottoposto alla divisione, alla caducità, e al non-senso. Egli conservò anche la definizione di filosofia come ''[[eros (filosofia)|eros]]'' e come [[dialettica]], con la quale ricucire queste lacerazioni e approdare al regno delle [[idea|idee]], in cui consiste la dimensione eterna del [[verità|vero]], del [[Bene (filosofia)|buono]] e del [[bellezza|bello]].
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* scuola di [[Roma]], fondata da [[Plotino]] e continuata dai suoi discepoli [[Porfirio]] e [[Amelio Gentiliano|Amelio]];
* scuola di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], fondata da [[Ammonio Sacca]] che ebbe tra i suoi esponenti [[Olimpiodoro il Vecchio]], la filosofa [[Ipazia]] e suo padre [[Teone di Alessandria|Teone]];
* scuola [[siria]]ca di [[Apamea]], fondata da [[Giamblico]], discepolo di [[Porfirio]], che si distinse per la sua revisione delle teorie del fondatore, e per il marcato recupero delle tradizioni [[neopitagorismo|neopitagoriche]] e della sapienza contenuta nel cosiddetto ''[[Corpus Hermeticum]]'';
* scuola di [[Atene]],<ref>Si trattava dell'antica [[Accademia platonica]] risalente al [[387 a.C.]], ma rifondata da [[Plutarco di Atene]] alla fine del IV secolo.</ref> legata con quella di Apameasiriaca per il tramite di [[Prisco (filosofo)|Prisco]], i cui maggiori esponenti furono [[Plutarco di Atene]] e [[Siriano di Atene|Siriano]], e i cui risultati sono testimoniati dalle opere di [[Proclo]], alla; qualevi appartenne anche [[Simplicio (filosofo)|Simplicio]], e il cuisuo ultimo [[scolarca]] fu [[Damascio]];<ref>Polymnia Athanassiadi, ''La lutte pour l'orthodoxie dans le néoplatonisme tardif, de Numénius à Damascius'', Parigi, Les Belles Lettres, 2006.</ref>
* scuola di [[Pergamo]], fondata da [[Edesio di Cappadocia]], e che ebbe nell'imperatore [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]] uno dei principali rappresentanti.
 
La [[Accademia di Atene|Scuola di Atene]] cessò la sua attività nel [[529]], in seguito alla chiusura disposta dall'editto [[Giustiniano|giustinianeo]], mentre la scuola di Alessandria continuò fino agli inizi del VII secolo.<ref>G. Reale, ''Il pensiero antico'', pag. 476, Vita e Pensiero, Milano 2001.</ref> Anche in ambito cristiano tuttavia il neoplatonismo conobbe notevole diffusione, soprattutto a partire dal circolo intellettuale che si era formato a [[Milano]] verso la fine del III secolo, attorno alla figura dell'arcivescovo [[Ambrogio da Milano|Ambrogio]]: fu grazie ai contatti con il cenacolo milanese che [[Agostino di Ippona|Agostino]], il futuro vescovo di Ippona e Padre della Chiesa conobbe il pensiero dei "filosofi platonici" che furono così determinanti nel suo allontanamento dal [[manicheismo]].
 
== Filosofia come esegesi ==
{{citazione|Noi siamo gli esegeti delle teorie di tanto tempo fa, la cui antichità ci è testimoniata dagli scritti di [[Platone]].|[[Plotino]], ''[[Enneadi]]'', V, 1, 8}}
[[File:Platon.jpg|thumb|upright=0.7|left|[[Platone]]]]
Come praticamente tutte le scuole filosofiche [[Ellenismo|post-ellenistiche]], anche il neoplatonismo considera la filosofia prima di tutto come [[esegesi]], cioè interpretazione dei testi. I filosofi neoplatonici non si consideravano per nulla degli innovatori, quanto piuttosto dei fedeli lettori dei dialoghi del maestro.<ref>Soprattutto il dialogo ''Parmenide'' era ritenuto la sintesi più efficace del pensiero di Platone (cfr. W. Beierwaltes, ''Il paradigma neoplatonico nell'interpretazione di Platone'', op. cit. in bibliografia, riedito in AA.VV., ''[https://books.google.it/books?id=UbNcPzvi6KgC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Verso una nuova immagine di Platone]'', a cura di Giovanni Reale, pagg. 45-69, Vita e Pensiero, Milano 1994 ISBN 88-343-0815-8).</ref> Il loro compito non era elaborare nuove dottrine, ma portare alla luce il vero messaggio degli scritti platonici.<ref>Plotino ad esempio vedeva già presente in Platone la sua dottrina delle tre ipostasi: Uno, Intelletto e Anima (cfr. ''Enneadi'', V, 1, 8-9).</ref> Anche per questo, le opere che di loro ci sono giunte - e in ogni caso la maggior parte degli scritti che produssero - sono per lo più [[commentario|commenti]] ai testi di coloro che essi consideravano i pensatori più importanti tra quelli che li avevano preceduti: [[Platone]] e [[Aristotele]] in primo luogo, ma anche la tradizione [[Corpus Hermeticum|ermetica]] e [[neopitagorismo|neopitagorica]].
 
Nonostante i loro proclami di assoluta fedeltà, i pensatori neoplatonici non vanno considerati dei semplici ripetitori: il loro pensiero porta notevoli tratti di originalità, e condizionerà fortemente l'interpretazione che della filosofia antica daranno le epoche successive. Quello che si definiva (e spesso si definisce tutt'oggi nei manuali) [[platonismo]] è in realtà la dottrina neoplatonica.<ref name=platonismo/><ref>[[Marsilio Ficino]] giunse ad affermare che «Platone stesso parla nella persona di Plotino», e che «lo stesso spirito ha ispirato la bocca platonica e quella plotiniana» (cit. in {{cita libro|titolo=Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale|url=https://www.edatlas.it/documents/c2be22e8-6512-4538-a8ab-2d1a93a1fbfa|autore=Gabrio Pieranti|altri=vol. 2, cap. 3|pagina=11|editore=Istituto Italiano Edizioni Atlas|opera=«Arte e artisti»|anno=2011|accesso=10 marzo 2020|dataarchivio=4 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181204005704/https://www.edatlas.it/documents/c2be22e8-6512-4538-a8ab-2d1a93a1fbfa|urlmorto=sì}}</ref>
 
== Dottrina ==
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=== Polarità e circolarità ===
{{vedi anche|Uno (filosofia)|Polarità (filosofia)|Coincidentia oppositorum|Rebis}}
Secondo la concezione neoplatonica, il mondo è teso tra due poli: a un'estremità si trova [[Dio]] o l'[[Uno (filosofia)|Uno]], che è la [[metafisica della luce|luce divina]]; all'altra c'è il [[oscurità|buio]] assoluto, dove questa luce non giunge. Il buio però non esiste veramente, perché consiste soltanto in una mancanza di luce. I due estremi, dunque, sono in realtà uno solo. Questo tema della [[polarità]] che si risolve in [[Uno (filosofia)|unità]], permea, come vedremo, tutto il sistema neoplatonico.
[[File:ClavisArtis.MS.Verginelli-Rota.V2.018.jpg|thumb|upright=1.3|L'[[Uroboro|uroborosuroboro]]s, simbolo della circolarità dell'Uno, raffigurato in forma di due [[serpente (simbolo)|serpenti]] che si divorano e si generano a vicenda, dal trattato alchemico ''[[Clavis Artis]]'']]
Ad esempio, l'articolarsi della realtà dal semplice al complesso ha come riflesso l'articolarsi del [[pensiero]]. Esso infatti si può svolgere in due direzioni opposte ma complementari: verso l'unità [[intuizione|intuitiva]] o verso la dispersione [[dialettica|discorsiva]]. Come questi due procedimenti sono solo apparentemente antitetici, così anche l'Uno e il molteplice vanno conciliati organicamente l'uno con l'altro, essendo due facce di una stessa realtà. In polemica contro le dottrine empiriste della conoscenza, il neoplatonismo sostiene che la conoscenza non deriva dall'[[esperienza]]. Tutto il sapere giace già a livello [[inconscio]] nella nostra mente per una sorta di [[innatismo]] delle idee, che si risvegliano tramite il contatto coi sensi non per una nostra volontà deliberata, ma in virtù di una [[Anamnesi (filosofia)|reminiscenza]] involontaria. La vera sapienza è quella che nasce dalla [[ragione]] e non dai [[organi di senso|sensi]]. Anche qui tuttavia la razionalità e la sensibilità sono visti in un'ottica bipolare di complementarità, come lo sono l'Uno e il molteplice, l'essere e il non-essere, il bene e il male. In maniera simile a un [[organismo]], composto armonicamente di tante singole parti che sono a sua volta un uno, e nelle quali opera una particolare [[idea]] o "''lògos''" genetico, così anche il pensiero neoplatonico vuole partire da un principio assolutamente semplice articolandolo nella complessità, senza perdere tuttavia la visione organica d'insieme, e ritrovando ogni volta l'uno dentro il molteplice.
 
Analogamente, il processo di emanazione che avviene per necessità dal punto più alto a quello più basso, ha il suo contraltare nella [[libertà]] dell'[[uomo]], il quale, unico fra tutte le creature, ha la possibilità di compiere il percorso a ritroso (''epistrofé'') tramite la purificazione e la [[catarsi]]. Il conflitto tra [[processione (teologia)|processione]] e [[contemplazione]], tra la necessità dei condizionamenti in cui risiede il [[male]], e la possibilità umana di scegliere il [[Bene (filosofia)|bene]], si risolve quindi in un cerchio.
Una metafora spesso utilizzata era appunto quella del ciclo,<ref>F. Paparella, ''La metafora del cerchio: Proclo e il Liber viginti quattuor philosophorum'', in «La tradizione ermetica dal mondo tardo antico all'umanesimo», Atti del Convegno nazionale di studi, Napoli, 20-24 novembre 2001, a cura di P. Lucentini, I. Parri e V. Perrone, Turnhout, Brepols 2003, pp. 127-138.</ref> con cui i neoplatonici ellenistici descrivanodescrivevano le emanazioni in senso discensivo fino al punto di massima dispersione, e che poi giunto alla materia si invertiva per ricominciare la «via all'insù».<ref>Secondo [[Vittorio Mathieu]] vi era tuttavia una differenza tra il ciclo detto «alessandrino», utilizzato da Plotino e altri filosofi, in cui l'Uno rimane [[trascendente]] rispetto alla dispersione del molteplice, e il ciclo «[[Gnosi|gnostico]]», dove invece si ha una caduta di Dio stesso che si rovescia nel suo contrario (cfr. V. Mathieu, ''[https://books.google.it/books?id=OD7WU9X4HD4C&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false La speranza nella rivoluzione]'', pag. 61, Armando editore, Roma 1992 ISBN 88-7144-302-0).</ref> Questo tema della [[cerchio|circolarità]] presenta inoltre molte affinità con le [[filosofie orientali]], quali il [[buddhismo]] o il [[taoismo]] (si pensi allo [[yin e yang]]).
 
=== Teologia negativa ===
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Così anche Plotino concepiva l'Uno superiore allo stesso [[Essere]] (cioè superiore alla realtà oggettiva), come pura [[energia]] che per la sua sovrabbondanza trabocca, emanando da sé la seconda ipostasi dell'Intelletto, il quale genera a sua volta la terza ipostasi dell'Anima. La molteplicità viene emanata perché il momento della divisione è essenziale come quello dell'unità, essendo due termini [[dialettica]]mente legati. Il processo di [[emanatismo|emanazione]] non è però il risultato di un'attività finalistica o antropomorfa, perché l'Uno non si propone alcuno scopo, ma genera in maniera involontaria e spontanea. Assegnare ragioni a una tale potenza generatrice era peraltro impossibile, perché la [[ragione]] prende ad agire solo ad un certo punto della discesa in poi, cioè nella fase in cui le determinazioni intelligibili (o [[idea|idee]]) in cui si specifica l'Intelletto divengono, attraverso l'Anima, la ragione del presentarsi in un certo modo della realtà sensibile. Al di sopra di questo livello la ragione è presente solo in forma eminente, cioè nella sua radice intuitiva unitaria, ma non sviluppa ancora un'attività discorsiva e quindi giustificatrice.
 
Il motivo per cui l'assoluto incondizionato si rende condizionato, dando luogo alla necessità, può essere compreso solo ricorrendo ad analogie, immaginando ad esempio l'Uno come [[volontà]] che radia all'esterno di sé il risultato della sua natura attributiva (essendo la natura della volontà quella di ''volere''), o come un [[soleSole]] che emana la [[luce (filosofia)|luce]] fuori di sé.
La necessità della dispersione scende quindi fino al punto più basso rappresentato dalla [[materia (filosofia)|materia]]: anche il [[male]] in essa presente ha perciò una sua [[causa (filosofia)|causa]], perché sottostà ad una necessità cieca, ed è pertanto inevitabile; è il regno dell'apparenza e degli inganni del [[mondo]], dal quale il filosofo cerca di risollevare gli uomini, indicando loro la via della salvezza e della [[libertà]].
 
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Le idee inoltre sono al contempo ''causa essendi'' e ''causa cognoscendi'', ovvero rappresentano la causa per cui il mondo risulta fatto così, e grazie a cui possiamo [[conoscenza|conoscerlo]]. In esse pertanto si trova anche il fondamento [[soggetto (filosofia)|soggettivo]] del nostro pensare: per i neoplatonici il [[pensiero]] non è un fatto, un concetto collocabile in una dimensione temporale, ma un atto fuori dal tempo. Il pensiero ''pensato'', posto cioè in maniera quantificabile e finita, è per essi un'illusione e un inganno, perché nel pensare una realtà sensibile, questa non si pone come un semplice oggetto, ma è in realtà ''soggetto'' che si rende presente al pensiero. In altri termini, la caratteristica principale del pensiero è quella di possedere la mente, non di essere posseduto, e comporta dunque il rapimento della [[coscienza (psicologia)|coscienza]] da parte del suo stesso oggetto.
[[File:Diagram; integra naturae...imago, Fludd, 1618 Wellcome M0013224.jpg|upright=1.3|thumb|L'[[Anima del mondo]] e la [[scala naturae|scala delle gerarchie]] del cosmo, in un'illustrazione dall<nowiki>{{'</nowiki>}}''Utriusque Cosmi'' del neoplatonico [[Robert Fludd]] (1617)]]
Ancora una volta soggetto e oggetto erano visti così come i poli di un'unità, senza la quale nulla è pensabile, e nulla può vivere. Qualunque vivente infatti, a differenza di un ingranaggio, non può essere spaccato, altrimenti muore, senza poter essere ricomposto. Il "semplice" che è alla base del complesso non può essere un'entità [[materialismo|materiale]], perché qualunque oggetto ''esteso'' spazialmente può essere pensato diviso a metà. La polemica dei neoplatonici fu rivolta di conseguenza contro il [[meccanicismo]] [[Democrito|democriteo]], secondo cui tutta la realtà è composta di singole parti o [[atomo|atomi]], che combinerebbero esternamente e meccanicamente gli [[organismo|organismi]], in un modo per così dire ''artificiale''. Secondo i neoplatonici invece, gli atomi non possono costituire il principio primo perché sono a loro volta potenzialmente divisibili; la [[vita (biologia)|vita]] nasce non in forma meccanica o programmabile, ma da un principio semplice, autònomo e immateriale, che non opera “deliberando” né è riproducibile pragmaticamente nei suoi passaggi. Esso origina i molti dall'uno; l'uomo invece costruisce artificialmente l'uno a partire dai molti. [[Schopenhauer]] nell'[[XIX secolo|Ottocento]] dirà similmente che la vita viene da una [[volontà]] non progettuale e pertanto “cieca”.
Questo principio è l'[[anima]], che è il vero centro della persona. L'anima funge da tramite: da un lato è rivolta verso l'unità superiore dell'intelligibile, ma per la sua cecità è portata a discendere disperdendosi nel molteplice; essa ha così una doppia natura, fonte di lacerazioni e [[dualismo|dualismi]].
 
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== Eredità e sviluppi ==
Il neoplatonismo ha influito sulla cultura occidentale in maniera determinante anche se spesso velata; il posto che occupa nella [[storia della filosofia]] è ancora oggi tutto da studiare. Le forme nuove con cui esso ciclicamente si ripresenta rivelano una sostanziale continuità, venendo a costituire così una sorta di cerniera tra la [[filosofia antica]], l'[[Impero Romanoromano|età imperiale]], il [[medioevo]] e l'[[età moderna]]. La sua nascita nell'ambiente fecondo della cultura [[ellenismo|ellenista]] ha contribuito inoltre a sviluppare un tipo di conoscenza scientifica che ha dato avvio, attraverso [[Archimede]], e poi tramite gli [[alchimia|alchimisti]] rinascimentali, alla [[scienza]] moderna.
[[File:Antonello da Messina 009.jpg|upright=0.6|thumb|Sant'Agostino]]
 
=== Il neoplatonismo cristiano ===
L'influsso del pensiero neoplatonico può essere rintracciato già nella [[Patristica]] medievale. [[Agostino d'Ippona|Agostino]] in particolare è considerato il capostipite del neoplatonismo cristiano.<ref>[[Werner Beierwaltes]], ''Agostino e il neoplatonismo cristiano'', Vita e Pensiero, 1995.</ref> In lui il tema tipicamente neoplatonico della [[polarità (filosofia)|polarità]]/[[Uno (filosofia)|unità]] lo si ritrova ad esempio nel rapporto che egli instaura tra la [[ragione]] e la [[fede]], tra [[dubbio]] e [[verità]]: pur trattandosi di due termini apparentemente antitetici, essi si conciliano l'uno con l'altro perché non si può dubitare senza con ciò ammettere l'esistenza di una verità che al dubbio si sottrae.
 
Alla [[Anamnesi (filosofia)|reminiscenza]] platonica, però, Agostino sostituì la dottrina dell'[[illuminazione (cristianesimo)|illuminazione]]: le idee si rivelano non per un atto deliberato dell'uomo, ma per una loro autonoma volontà. Concetto questo più affine alla dottrina di Plotino, per la sua teoria dell'involontarietà e del carattere [[inconscio]] del pensiero umano, che di Platone. Come Plotino, inoltre, Agostino identifica il [[male]] con il [[non-essere]]: egli salva in questo modo il [[dualismo]] tra [[Dio]] e [[materia (filosofia)|materia]] evitando la caduta nel [[manicheismo]], poiché il non-essere non è una realtà vera e propria contrapposta all'essere, ma è solamente assenza, mancanza di [[luce (filosofia)|luce]].
[[File:Porphyry and Plotinus.jpg|left|thumb|Miniatura medievale che ritrae i filosofi [[Porfirio]] e [[Plotino]] intenti a discutere di [[astrologia]]]]
Nello [[Pseudo-Dionigi l'Areopagita]] la polarità neoplatonica la si ritrova nella contrapposizione tra la positività di [[Dio]], cioè la possibilità di avvicinarsi a Lui indefinitamente, tramite l'accrescimento all'infinito di tutte le proprietà della realtà finita, e la sua negatività, ovvero l'impossibilità di parlare comunque di Lui in qualche modo, di determinarlo in maniera finita.
Anche [[Scoto Eriugena]] si riallaccia al tema dualistico del rapporto tra [[fede]] e [[ragione]], [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]], risolvendolo in un [[cerchio]].
[[File:Sylva Philosophorum 03 Deus est trinus et unus.png|thumb|upright=0.7|Il rapporto di [[processione (teologia)|processione]] fra le [[Trinità (cristianesimo)|Tre Persone divine]].<ref>Illustrazione dal trattato alchemico ''Sylva Philosophorum'' di Cornelius Petraeus (XVII sec.).</ref>]]
Da un punto di vista [[teologia|teologico]], si può dire in generale che avviene un profondo cambiamento rispetto alla prospettiva pagana. L'[[Uno (filosofia)|Uno]] viene visto ora come un Dio [[persona (filosofia)|personale]], e non più come un atto impersonale che genera per necessità. La difficoltà di spiegare il [[processione (teologia)|processo di emanazione]], cioè il motivo che spinge Dio a creare il mondo, viene superata così dall'idea dell'[[Amore]] e del dono: Dio crea perché ama. È un amore non più identificabile con l'''eros'' ascensivo platonico, ma con un amore discensivo, indicato col termine ''[[agape]]'', traducibile con "carità"<ref>[[Battista Mondin]], ''Storia della metafisica'', vol. II, pag. 12, ESD, Bologna 1998, alla sezione: "Il concetto di carità (''caritas'', ''agape'')".</ref> che era una dimensione pressoché ignorata dai [[filosofia greca|Greci]].<ref>B. Mondin, ''ivi''.</ref>
 
Il rapporto tra ascesi e discesa, filosofia e religione, aspetto personale e impersonale di Dio, veniva comunque a sua volta fatto rientrare in quella prospettiva bipolare di cui si è parlato. Il carattere degradante della trinità plotiniana, che consisteva nella subordinazione dell'[[Anima]] all'[[Intelletto]], e di quest'ultimo all'Uno, venne sostituito (già da [[Origene Adamantio|Origene]] nel III secolo) con la [[consustanzialità]] delle tre [[ipostasi]]. La Persona del [[Dio Figlio|Figlio]] veniva facilmente identificata col ''[[Nous|Noùs]]'', e lo [[Spirito Santo]] con l'[[Anima]], in un rapporto paritario e non più di subordinazione. Col Cristianesimo viene riscattato anche il giudizio negativo che i neoplatonici avevano dato della [[materia (filosofia)|materia]]: non solo il "mondo di lassù" ha valore, ma anche quello terreno, perché frutto dell'amore di Dio.
 
In epoca [[scolastica (filosofia)|scolastica]] i neoplatonici di maggior rilievo furono quindi gli esponenti della [[scuola di Chartres]], che vedevano la [[natura]] vitalizzata dalla presenza di un'[[Anima del mondo]], identificata collo [[Spirito Santo]], e soprattutto del [[scuola francescana|movimento francescano]], tra cui [[San Bonaventura]], [[Duns Scoto]], e altri esponenti della [[Università di Oxford|scuola di Oxford]], contrapposto alla corrente [[aristotelismo|aristotelico]]-[[tomismo|tomistica]] facente capo ai [[domenicani]].<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/platonismo_%28Enciclopedia-Dantesca%29/|titolo=Platonismo nel Medioevo}}</ref><ref>{{cita web|url=http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/4945/800958-1160872.pdf|titolo=Francesco d'Assisi e il mistero della filosofia francescana|editore=UnivesitàUniversità Ca'Foscari|città=VenenziaVenezia|anno=2014|p=91}}</ref><ref>{{cita web|url=https://library.weschool.com/lezione/la-tradizione-francescana-20407.html|titolo=La tradizione francescana|urlmorto=sì}}</ref> I [[francescani]] da un lato accentuarono il primato dell'[[illuminazione (cristianesimo)|illuminazione]] e della [[volontà]] sulla ragione, dall'altro incrementarono lo studio [[scientifico]] della natura.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-francescana_%28Dizionario-di-filosofia%29/|titolo=Scuola franscescana|anno=2009}}</ref>
 
=== Il neoplatonismo rinascimentale ===
[[File:Marsilio Ficino.jpg|upright=0.6|thumb|[[Marsilio Ficino]]]]
{{vedi anche|Filosofia rinascimentale}}
[[File:Marsilio Ficino.jpg|upright=0.6|thumb|[[Marsilio Ficino]]]]
Ma una vera e propria ripresa delle idee neoplatoniche si ebbe durante l'[[Umanesimo]] e il [[Rinascimento]], quando esse arrivarono a caratterizzare quasi tutta la [[filosofia rinascimentale]], anche se sottoposte a deformazioni [[ermetismo (filosofia)|ermetiche]], [[magia|magiche]] ed [[esoterismo|esoteriche]], senza tuttavia smarrire la loro struttura logica di fondo, costituita dal metodo critico della [[teologia negativa]]. La rinascita del neoplatonismo fu favorita in particolare dall'influsso della cultura [[Impero bizantino|bizantina]], grazie all'apporto di intellettuali provenienti da quell'area,<ref>L'afflusso di intellettuali bizantini in Occidente, e soprattutto in Italia, fu dovuto in particolare alla fondazione di scuole greche a Firenze da parte di personaggi come [[Emanuele Crisolora]] già agli inizi del XIV secolo; quindi alla momentanea riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente avvenuta nel Concilio del [[1438]], a cui partecipò tra gli altri il maestro [[Giorgio Gemisto Pletone]]; e infine alla caduta di Costantinopoli ad opera dell'[[Impero Ottomano]] nel [[1453]], che determinò quasi un esilio di massa.</ref> come [[Giorgio Gemisto Pletone]].<ref>E. Garin, ''Umanisti artisti scienziati''. Studi sul Rinascimento italiano, Roma, 1989, pp. 100 sgg.</ref>
 
[[File:Tizian 029.jpg|upright=1.9|thumb|left|''[[Amor Sacro e Amor Profano|Amore sacro e amor profano]]'' ([[Tiziano]], 1515) in cui si ritrova il tema neoplatonico della contrapposizione/polarità fra la dimensione eterna celeste e quella fugace terrena.<ref name=atlas>{{cita libro|titolo=Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale|url=https://www.edatlas.it/documents/c2be22e8-6512-4538-a8ab-2d1a93a1fbfa|autore=Gabrio Pieranti|altri=vol. 2, cap. 3|pp=2-11|editore=Istituto Italiano Edizioni Atlas|opera=«Arte e artisti»|anno=2011}}</ref>]]
Ma una vera e propria ripresa delle idee neoplatoniche si ebbe durante l'[[Umanesimo]] e il [[Rinascimento]], quando esse arrivarono a caratterizzare quasi tutta la [[filosofia rinascimentale]], anche se sottoposte a deformazioni [[ermetismo (filosofia)|ermetiche]], [[magia|magiche]] ed [[esoterismo|esoteriche]], senza tuttavia smarrire la loro struttura logica di fondo, costituita dal metodo critico della [[teologia negativa]]. La rinascita del neoplatonismo fu favorita in particolare dall'influsso della cultura [[Impero bizantino|bizantina]], grazie all'apporto di intellettuali provenienti da quell'area,<ref>L'afflusso di intellettuali bizantini in Occidente, e soprattutto in Italia, fu dovuto in particolare alla fondazione di scuole greche a Firenze da parte di personaggi come [[Emanuele Crisolora]] già agli inizi del XIV secolo; quindi alla momentanea riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente avvenuta nel Concilio del [[1438]], a cui partecipò tra gli altri il maestro [[Giorgio Gemisto Pletone]]; e infine alla caduta di Costantinopoli ad opera dell'[[Impero Ottomanoottomano]] nel [[1453]], che determinò quasi un esilio di massa.</ref> come [[Giorgio Gemisto Pletone]].<ref>E. Garin, ''Umanisti artisti scienziati''. Studi sul Rinascimento italiano, Roma, 1989, pp. 100 sgg.</ref>
[[File:TizianTiziano 029- Amor Sacro y Amor Profano (Galería Borghese, Roma, 1514).jpg|upright=1.9|thumb|left|''[[Amor Sacro e Amor Profano|Amore sacro e amor profano]]'' ([[Tiziano]], 1515) in cui si ritrova il tema neoplatonico della contrapposizione/polarità fra la dimensione eterna celeste e quella fugace terrena.<ref name=atlas>{{cita libro|titolo=Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale|url=https://www.edatlas.it/documents/c2be22e8-6512-4538-a8ab-2d1a93a1fbfa|autore=Gabrio Pieranti|altri=vol. 2, cap. 3|pp=2-11|editore=Istituto Italiano Edizioni Atlas|opera=«Arte e artisti»|anno=2011|accesso=10 marzo 2020|dataarchivio=4 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181204005704/https://www.edatlas.it/documents/c2be22e8-6512-4538-a8ab-2d1a93a1fbfa|urlmorto=sì}}</ref>]]
La filosofia rinascimentale tuttavia non si limitò a recepire il [[platonismo]] greco, ma lo rielaborò integrandolo non solo col neoplatonismo già presente in ambito occidentale, ma anche con l'[[aristotelismo]] apportato dagli arabi. Platone, Aristotele e Plotino si ricongiunsero così nella città di [[Firenze]], culla dell'[[Italia rinascimentale]]. Il neoplatonismo conobbe allora una notevole diffusione in quasi tutti gli ambienti culturali, anche al di fuori delle scuole o delle accademie. Soprattutto [[Nicola Cusano|Cusano]], [[Ficino]], e [[Pico della Mirandola]] contribuirono alla sua grande rinascita.
Ficino in particolare diede vita a un'[[Accademia neoplatonica|accademia]] con l'intento di far rivivere la tradizione neoplatonica, da lui concepita come ''pia philosophia'', cioè una sorta di divina [[prisca theologia|rivelazione filosofica e religiosa]] che percorre un intero filone spirituale, da Platone fino al [[Cristianesimo]].
[[File:5 Estancia del Sello (La Disputa del Sacramento).jpg|thumb|''La teologia'', ovvero ''[[Disputa del Sacramento]]'', in cui [[Raffaello]] espresse l'ideale platonico del ''Vero'', accanto agli altri affreschi del ''Buono'' e del ''Bello'']]
Tutti gli aspetti della realtà, dominati da una vita autonoma in quanto partecipi della loro rispettiva [[idea]] o ''lògos'', sono ordinati secondo Ficino in una [[scala naturae|gerarchia cosmica]] da Dio fino alla materia, al cui centro sta l<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Anima del mondo|Anima Mundi]]'', principio vivificante e unificatore della molteplicità sensibile, che si rispecchia nell'[[anima]] dell'[[condizione umana|uomo]], alla quale egli assegna così un posto di rilievo, chiamandola ''[[copula mundi]]'', cioè «intermediaria di tutte le cose», «vera connessione di tutte».<ref>[[Marsilio Ficino]], ''Theologia platonica'', III, 2, vv. 240-242, [https://web.archive.org/web/20181203211652/http://sbc08b67c0491e1e6.jimcontent.com/download/version/1474962536/module/6109682161/name/Ficino%20-%20Il%20posto%20dell trad. it. in ''Grande Antologia Filosofica''], Milano, Marzorati, 1964, vol. VI, pagg. 584, 592-593.</ref>
 
Nel [[Cinquecento]], un pensatore di primo piano fu [[Giordano Bruno]], che interpretò il neoplatonismo in un'ottica [[panteismo|panteista]], e fece propria la concezione della filosofia come ''[[Eros (filosofia)|Eros]]'': secondo Bruno la verità oggettiva è tale solo quando si fa vita nel [[soggetto (filosofia)|soggetto]]. Un altro esponente di rilievo fu [[Tommaso Campanella|Campanella]], il quale pure vedeva l'universo intimamente penetrato da energie spirituali e [[sensismo|senzienti]], ma conciliando il neoplatonismo con l'[[aristotelismo]] [[tomismo|tomista]].
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Fu poi anche lo sviluppo dell'[[empirismo]] anglo-sassone e del [[meccanicismo]] newtoniano, che riproponevano il [[determinismo]] di [[Democrito]] (storico avversario del neoplatonismo) ad avversarlo sul piano della conoscenza e in generale della visione del mondo.
 
Il neoplatonismo rimase tuttavia fortemente presente nella [[cultura popolare]], continuando a mescolarsi con elementi [[magia|magici]], [[esoterismo|esoterici]], [[gnosticismo|gnostici]] e [[astrologia|astrologici]] che, pur avendo poco a che fare col suo impianto filosofico, gli permisero di esercitare ancora notevoli influssi sulla vita e sul pensiero dell'[[Civiltà occidentale|Occidente]], durante tutto il [[Seicento]] e il [[Settecento]]. Esso, fondendosi con le nuove istanze del [[razionalismo]] [[età moderna|moderno]], riemerse ad esempio con i [[Platonici di Cambridge]], che vi cercarono un fondamento filosofico sia alla [[rivoluzione scientifica]] che al rafforzamento della religione (specificamente [[anglicana]]); con [[Baruch Spinoza|Spinoza]], che ripropose in forma [[dogmatismo|dogmatica]] e [[panteismo|panteista]] l'unità immediata di [[essere]] e [[pensiero]], ricucendo così il dualismo cartesiano. Con [[Leibniz]], dove ritrovò nel complesso sistema delle [[Monadi]] l'[[armonia prestabilita|articolarsi armonico]] dell'Uno nel molteplice. E con [[Giambattista Vico|Vico]], ancora in funzione anti-cartesiana, il quale applicò le idee platoniche alla [[filosofia della storia|storia]], da lui concepita come uno sviluppo in divenire delle verità eterne.
 
=== Il neoplatonismo moderno ===
[[File:Blake2.jpg|thumb|''La danza di Albione'', di [[William Blake]] (1794), ispirato a motivi neoplatonici.<ref>George Mills Harper, ''The Neoplatonism of William Blake'', University of North Carolina Press, 1969.</ref> La potenzialità [[creatività|creativa]] dell'individuo, che si esprime anche nell'arte [[arte romantica|tipica del Romanticismo]], ripropone il tema platonico dell'analogia con la [[creazione (teologia)|creazione divina]].<ref name=Hampton/>]]In [[età romantica]] lo sviluppo della nuova filosofia [[idealismo tedesco|idealista tedesca]], basata sulla potenza infinita dell'[[individuo]], andò a saldarsi, soprattutto tramite [[Schelling]], con l'eredità della tradizione [[realismo (filosofia)|realista]] platonico-cristiana,<ref name=Hampton>Alexander J.B. Hampton, ''[https://books.google.it/books?id=6VN-DwAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Romanticism and the Re-Invention of Modern Religion: the Reconciliation of German Idealism and Platonic Realism]'', Cambridge University Press, 2023, ISBN 978-1108452878.</ref> che godette così di nuova fioritura.
[[File:Blake2.jpg|thumb|''La danza di Albione'', di [[William Blake]] (1794)<ref>George Mills Harper, ''The Neoplatonism of William Blake'', University of North Carolina Press, 1969.</ref>]]
Fu poi soprattutto con l'[[idealismo tedesco]] che il neoplatonismo godette di nuova fioritura. Già [[Kant]] aveva richiamato l'attenzione sull'unità suprema dell'''io penso'', attività unificante di [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]], seppure su un piano unicamente [[gnoseologia|gnoseologico]]. [[Fichte]] invece fece dell'[[io (filosofia)|Io]] il fondamento non solo [[gnoseologia|gnoseologico]], ma anche [[ontologia|ontologico]] della [[realtà]], riproponendo così le caratteristiche dell'[[idea]] platonica, fondamento sia della conoscibilità del reale che della sua esistenza, secondo il tipico schema della [[teologia negativa]]. Fichte instaura un rapporto dinamico e [[dialettica|dialettico]] tra io e non-io: la reciproca contrapposizione tra questi due opposti è tuttavia apparente, perché il non-io è posto inconsciamente dall'io supremo, così come in Plotino l'[[Uno (filosofia)|Uno]] emanava da sé il molteplice. La stessa complementarità la si ritrova in [[Friedrich Schelling|Schelling]]: [[Spirito (filosofia)|Spirito]] e [[Natura]] sono i due momenti antitetici, e tuttavia funzionali l'uno all'altro, in cui si esplica l'attività dell'[[Assoluto]].
 
Fu poi soprattutto con l'[[idealismo tedesco]] che il neoplatonismo godette di nuova fioritura. Già [[Kant]] aveva richiamato l'attenzione sull'unità suprema dell{{'}}''[[io penso]]'', attività unificante di [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]], seppure su un piano unicamente [[gnoseologia|gnoseologico]]. [[Fichte]] invece, fecefacendo dell'[[io (filosofia)|Io]] il fondamento non solo [[gnoseologia|gnoseologico]], ma anche [[ontologia|ontologico]] della [[realtà]], riproponendoriproponeva cosìdi fatto le caratteristiche dell'[[idea]] platonica, fondamentopresupposto sia della conoscibilità del reale che della sua esistenza, secondo il tipico schema della [[teologia negativa]]., da lui ripresa soprattutto nella sua ultima fase.<ref>Fichte instaura un rapporto dinamico e [[dialettica|dialettico]] tra io e non-io: la reciproca contrapposizione tra questi due opposti è tuttavia apparente, perché il non-io è posto inconsciamente dall'io supremo, così come in Plotino l'[[Uno (filosofia)|Uno]] emanava da sé il molteplice.</ref> La stessa complementarità la si ritrova in [[Friedrich Schelling|Schelling]]: [[Spirito (filosofia)|Spirito]] e [[Natura]] sono i due momenti antitetici, e tuttavia [[trascendentale|funzionali]] l'uno all'altro, in cui si esplica l'attività dell'[[Assoluto]].
L'assolutizzazione della [[dialettica]] da parte di [[Hegel]], invece, che ravvisò nella mediazione della [[ragione]] il punto di unione dei due princìpi opposti (anziché nell'immediatezza dell'[[intuizione]]), finì col lacerare l'organicità unitaria del neoplatonismo. Con Hegel infatti soggetto e oggetto ridiventano, come già in [[Cartesio]], due momenti distinti, il cui tratto d'unione non si trova non più nell'indifferenza originaria, ma è una conseguenza dell'opera mediatrice della ragione.
 
L'assolutizzazione della [[dialettica]] da parte di [[Hegel]], invece, che ravvisò nella mediazione della [[ragione]] il punto di unione dei due princìpi opposti (anziché nell'immediatezza dell'[[intuizione]]), finì col lacerare l'organicità unitaria del neoplatonismo. Con Hegel infatti soggetto e oggetto ridiventano, come già in [[Cartesio]], due momenti distinti, il cui tratto d'unione non si trova non più nell'indifferenza originaria, ma è una conseguenza dell'opera mediatrice della ragione.
Prima [[Friedrich Schelling|Schelling]] e poi [[Schopenhauer]] si opposero al sistema hegeliano, che riduceva di fatto la verità a un semplice ''pensato'' oggettivabile e quantificabile, riproponendo la visione neoplatonica di un atto [[inconscio]] originario dal quale ha origine la [[vita]], la cui impossibilità di razionalizzarsi e di far rientrare totalmente l'[[Essere]] nell'[[Idea]] è causa della sofferenza.
[[File:1874 Feuerbach Gastmahl Platon anagoria.JPG|thumb|left|upright=1.3|[[Simposio]] platonico, pittura [[arte neoclassica|neoclassica]] di [[Anselm Feuerbach]] (1874)]]
Sempre nell'[[XIX secolo|Ottocento]], il neoplatonismo andava ad influenzare i l'[[Platonici diidealismo Cambridgeinglese]] e i [[Trascendentalismo|Trascendentalisti]] americani (soprattutto [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]] e [[Henry David Thoreau|Thoreau]]). Fu inoltre proprio nell'Ottocento che [[Friedrich Schleiermacher]], esponente minore dell'[[idealismo tedesco]], coniò per la prima volta il termine ''neoplatonismo'' per distinguerlo dal platonismo.
 
Sul finire del XIX secolo le dottrine neoplatoniche furono una delle componenti del movimento [[teosofia|teosofico]] sorto con [[Madame Blavatsky]],<ref>{{cita web|url=https://www.esonet.org/teosofia-e-neoplatonismo/|titolo=Teosofia e Neoplatonismo|editore=Esonet|anno=2014}}</ref> mentre singoli influssi possono essere ancora rintracciati saltuariamente, come ad esempio la [[apocatastasi|concezione circolare del tempo]] nel tema [[Friedrich Nietzsche|nietzschiano]] dell'[[eterno ritorno]].<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/apocatastasi_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=Apocatastasi|autore=Leone Mattei Cerasoli|opera=Enciclopedia Italiana|editore=Treccani|anno=1929}}</ref>
Sempre nell'[[Ottocento]], il neoplatonismo andava ad influenzare i [[Platonici di Cambridge]] e i [[Trascendentalismo|Trascendentalisti]] americani (soprattutto [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]] e [[Henry David Thoreau|Thoreau]]). Fu inoltre proprio nell'Ottocento che [[Friedrich Schleiermacher]], esponente minore dell'[[idealismo tedesco]], coniò per la prima volta il termine ''neoplatonismo'' per distinguerlo dal platonismo.
 
Nel [[XX secolo|Novecento]] il neoplatonismo riaffiora infine con [[Bergson]], in una rinnovata polemica contro il [[determinismo]] e il [[materialismo]]. Bergson torna infatti ad affermare che la vita biologica, come del resto la [[coscienza (filosofia)|coscienza]], non è un semplice aggregato di elementi composti che si riproduce in maniera sempre uguale a sé stessa. La vita invece è una continua e incessante creazione che nasce da un principio assolutamente semplice, non rieseguibile deliberatamente, né componibile a partire da nient'altro.
Nella seconda metà del XIX secolo l'influsso del neoplatonismo e della sua concezione circolare può essere ancora rintracciato nel tema [[Friedrich Nietzsche|nietzschiano]] dell'[[eterno ritorno]].
 
Sempre nel Novecento, aspetti della metafisica neoplatonica influenzarono tra gli altri [[Piero Martinetti]],<ref>«Di sé soleva dire di essere un neoplatonico [[trasmigrazione|trasmigrato]] troppo presto nel nostro secolo» ([[Cesare Goretti]], "Piero Martinetti",''Archivio della Cultura Italiana'' 1943, f. I, p. 81).</ref> [[Julius Evola]], [[Arturo Reghini]],<ref>Evola incorporò elementi di una metafisica neo-platonista nella sua visione di una spiritualità [[via romana agli dei|pagana Romana rinnovata]] e [[neoghibellinismo|ghibellina]], in opposizione alla modernità e al cristianesimo. Anche l'esoterista [[Arturo Reghini]], da una diversa prospettiva, promosse il neoplatonismo influenzòcome fondamento per il recupero delle antiche tradizioni [[Religione romana|religiose romane]] (Christian Giudice, [https://books.google.it/books?id=kfhQEAAAQBAJ&pg=PA66#v=onepage&q&f=false ''Occult Imperium: Arturo Reghini, Roman Traditionalism, and the Anti-Modern Reaction in Fascist Italy'', pag. 66], Oxford University Press, 2022 ISBN 978-0197610244).</ref> anchenonché la [[psicanalisi]] di [[Carl Gustav Jung]], in particolare la nozione di [[inconscio collettivo]]. Secondo Jung nell'[[inconscio]] sono presenti sin dalla nascita degli [[archetipo|archetipi]], simili alle idee platoniche o alle kantiane "[[forma (filosofia)|forme]] ''[[a priori]]''". <ref>Jung diede vita a una [[psicologia analitica]] che, diversamente da quella [[Sigmund Freud|freudiana]], voleva essere oltrenon chesolo uno strumento per guarire dalle patologie mentali, ma una sorta di filosofia di vita con cui poter cogliere le infinite potenzialità espressive dell'[[anima]].</ref> Espressioni e concetti propri del neoplatonismo filosofico ricorrono ancora oggi in movimenti e correnti all'interno delle diverse branche del sapere, come ad esempio in ambito scientifico, dove il biologo [[Rupert Sheldrake]] ha riproposto una teoria non meccanicistica per spiegare l'[[evoluzione]] delle specie, quella del «campo morfico».<ref>La visione neoplatonica di [[Rupert Sheldrake]] prevede cioè, all'interno della sua teoria della causalità formativa, l'esistenza di una zona vibratoria [[archetipo|archetipica]], chiamata appunto «[[campo morfico]]», ritenuto in grado di influenzare gli esseri viventi determinandone la forma e il comportamento. Attraverso i campi morfici infatti gli esseri otterrebbero un'impronta o un influsso, non spiegabile sulla base di un mero meccanicismo, con cui regolare le attitudini della loro specie (cfr. Sheldrake, ''A New Science of Life'', 1981).</ref>
Nel [[Novecento]] il neoplatonismo riaffiora infine con [[Bergson]], in una rinnovata polemica contro il [[determinismo]] e il [[materialismo]]. Bergson torna infatti ad affermare che la vita biologica, come del resto la [[coscienza (filosofia)|coscienza]], non è un semplice aggregato di elementi composti che si riproduce in maniera sempre uguale a sé stessa. La vita invece è una continua e incessante creazione che nasce da un principio assolutamente semplice, non rieseguibile deliberatamente, né componibile a partire da nient'altro.
 
== L'estetica ==
In Italia il neoplatonismo è il sostrato della filosofia di [[Piero Martinetti]], che {{citazione|di sé soleva dire di essere un neoplatonico [[trasmigrazione|trasmigrato]] troppo presto nel nostro secolo |[[Cesare Goretti]]<ref>Cesare Goretti, "Piero Martinetti",''Archivio della Cultura Italiana'' 1943, f. I, p. 81.</ref>}}
[[File:Raffael 072.jpg|upright=21.7|thumb|''[[Parnaso (Raffaello)|Il Parnaso]]'' di [[Raffaello]] ([[Musei Vaticani]]), raffigurante l'ideale platonico del [[Bello]].]]
Notevole importanza riveste la concezione [[estetica]] del neoplatonismo, secondo cui la [[bellezza]] è uno dei principali strumenti di elevazione verso l'[[Idea]]. Nonostante [[Platone]] avesse alquanto svalutato l'[[arte]], la sua filosofia era animata da una tensione [[ideale (etica)|ideale]] espressa in forma [[poesia|poetica]] e fervidamente artistica, che venne fatta propria secoli dopo da [[Plotino]].
 
Notevole importanza riveste la concezione [[estetica]] del neoplatonismo, secondo cui la [[bellezza]] è uno dei principali strumenti di elevazione verso l'[[Idea]]. Nonostante [[Platone]] avesse alquanto svalutato l'[[arte]], la sua filosofia era animata da una tensione ideale espressa in forma [[poesia|poetica]] e fervidamente artistica, che venne fatta propria secoli dopo da [[Plotino]]. La [[musica]] soprattutto, e l'[[amore]] (sublimato però dalla sua componente [[sessualità|sessuale]]) hanno per costui la capacità di farci volgereelevare al "«[[sovrasensibile|mondo di lassù"]]». Per Plotino, l'alunno delle [[Muse (mitologia)|Muse]] si accorge che belli non sono i [[Corpo umano(filosofia)|corpi]] ma il principio che li fa essere tali, e che la bellezza consiste in una [[simmetria]] delle parti, le une rispetto alle altre e ognuna rispetto all'insieme.<ref>Plotino, ''Enneadi'', I, 6.</ref> L'Tale [[armonia]] del bello non risulta però da relazioni estrinseche tra le varie componenti, ma nasce da una semplicità assoluta, da un principio intelligente e unitario come appunto l'[[Idea]].<ref>L'estetica neoplatonica poggia dunque sulla teoria fondamentale di [[Plotino]], cioè che il complesso è unitario solo quando nasce dal semplice, non quando se ne mettono insieme le parti (cfr. {{cita|Mathieu, ''Come leggere Plotino'', op. cit.||Mathieu}})</ref>
Sempre nel Novecento il neoplatonismo influenzò anche la [[psicanalisi]] di [[Carl Gustav Jung]], in particolare la nozione di [[inconscio collettivo]]. Secondo Jung nell'[[inconscio]] sono presenti sin dalla nascita degli [[archetipo|archetipi]], simili alle idee platoniche o alle kantiane "forme [[a priori]]". Jung diede vita a una [[psicologia analitica]] che, diversamente da quella [[Sigmund Freud|freudiana]], voleva essere oltre che uno strumento per guarire dalle patologie mentali, una sorta di filosofia di vita con cui poter cogliere le infinite potenzialità espressive dell'[[anima]]. Espressioni e concetti propri del neoplatonismo filosofico ricorrono ancora oggi in movimenti e correnti all'interno delle diverse branche del sapere, come ad esempio in ambito scientifico dove il biologo [[Rupert Sheldrake]] ha riproposto una teoria non meccanicistica per spiegare l'[[evoluzione]] delle specie, quella del «campo morfico».<ref>La visione neoplatonica di [[Rupert Sheldrake]] prevede cioè, all'interno della sua teoria della causalità formativa, l'esistenza di una zona vibratoria [[archetipo|archetipica]], chiamata appunto «[[campo morfico]]», ritenuto in grado di influenzare gli esseri viventi determinandone la forma e il comportamento. Attraverso i campi morfici infatti gli esseri otterrebbero un'impronta o un influsso, non spiegabile sulla base di un mero meccanicismo, con cui regolare le attitudini della loro specie (cfr. Sheldrake, ''A New Science of Life'', 1981).</ref>
[[File:800px-SanVitale24 kopie2.jpg|thumb|upright=0.9|left|[[Arte bizantina|Mosaici bizantini]] a [[arte ravennate|Ravenna]].]]
L'[[metafisica della luce|analogia con la luce]] istituita da Plotino col mondo [[intelletto|intellegibile]], contrapposta all'[[oscurità]] del [[male]], contribuì già nei primi secoli dell'[[arte paleocristiana]]-[[arte bizantina|bizantina]] a diffondere una nuova concezione visiva dove le figure perdono di [[plasticità (arte)|plasticità]], lo [[spazio (filosofia)|spazio]] viene smaterializzato, e prevale una [[luminosità (percezione)|luminosità]] diffusa tendente a smussare i contrasti come nell'[[fondo oro|oro]] dei [[arte ravennate|mosaici di Ravenna]], nei quali i committenti religiosi dell'opera, versati nella cultura filosofica del tempo,<ref>Giovanni Montanari, ''Mosaico, culto, cultura. La cultura religiosa nei mosaici delle basiliche ravennati'', Opera di religione della Diocesi di Ravenna, 2000, p. 69.</ref> intendevano esprimere i canoni neoplatonici per indurre i fedeli alla [[contemplazione]] [[ascesi|ascetica]].<ref>{{cita|Grabar, 2001|''Plotino e le origini dell'estetica medievale'', pp. 29-35}}.</ref><ref>{{cita|Argan, 1988|p. 211}}.</ref><ref>{{cita|Farneti, 1993|p. 40}}.</ref>
[[File:PallasetlecentaureFXD.jpg|thumb|leftupright=0.9|''[[Pallade e il centauro]]'', di [[Sandro Botticelli]] (1482)<ref name=atlas/>]]
Alla [[teologia negativa]] di [[Dionigi Areopagita]] si ispirò in seguito l'[[Sugerio di Saint-Denis|abate Sugerio]] nel progettare la [[Basilica di Saint-Denis|basilica parigina a lui dedicata]], primo esempio di [[architettura gotica]], per negare visivamente ciò che l'Uno non è, svuotandone le pareti della [[materia (filosofia)|materialità]] in mattoni per sostituirla con enormi [[vetrate]] inondate dalla [[luce (filosofia)|luce incorporea]].<ref>Marvin Trachtenberg, Isabelle Hyman, [https://books.google.it/books?id=F_YpWVKLG8gC&pg=PA280 ''Arquitectura'', pag. 280], Ediciones AKAL, 1990.</ref><ref>{{Cita|Wirth|p. 84}}.</ref>
 
Fu poi soprattutto l'[[arte rinascimentale|estetica rinascimentale]], pur recuperando l'[[mimesi|imitazione]] della natura e il senso della plasticità, a farsi interprete della filosofia neoplatonica, vedendo nell'[[artista]] l'intermediario di una realtà [[trascendente]], nel quale avviene il ''prodursi'' (cioè letteralmente il «presentarsi innanzi») di un [[valore morale|valore]] superiore, non strumentale alla contemplazione ma da contemplare di per sè.
== L'estetica ==
[[Michelangelo]] ad esempio intendeva estrarre l'idea dalla materia, effetto reso in particolare nei suoi ''[[prigioni]]'', mentre [[Botticelli]] evidenziava la prevalenza dell'amore celeste sugli istinti terreni.<ref>[[Erwin Panofsky]], ''Il movimento neoplatonico a Firenze e nell'Italia settentrionale'', in ''Studi di iconologia'' (1939), Torino, Einaudi, 1999.</ref>
[[File:Raffael 072.jpg|upright=2|thumb|''[[Parnaso (Raffaello)|Il Parnaso]]'' di [[Raffaello]] ([[Musei Vaticani]]), raffigurante l'ideale platonico del [[Bello]].]]
QuestaOltre concezionea fu importantissima nell'influenzare l'estetica [[Rinascimento|rinascimentale]], la quale vedeva nell'artista l'intermediario di una realtà [[trascendente]], in cui avviene il "prodursi" (cioè letteralmente il ''presentarsi innanzi'') di un [[Ideale (etica)|valore]] superiore, non strumentale alla contemplazione ma coincidente colla contemplazione stessa. [[Botticelli]], [[Michelangelo]]costoro, [[Raffaello]], [[Tiziano]],<ref>Augusto Gentili, ''Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento'', Bulzoni, Roma 1996.</ref> [[Mantegna]], [[Perugino]], [[Lorenzo Costa]], [[Correggio (pittore)|Correggio]],<ref name=atlas/> vollero esprimere al massimo nelle loro opere questo l'ideale sublimeplatonico di [[armonia]] e [[perfezione]].<ref>Tra le opere del [[Sandro Botticelli|Botticelli]] ispirate al neoplatonismo rinascimentale figurano la ''[[Nascita di Venere]]'' e la ''[[Primavera (Botticelli)|Primavera]]''; tra quelle di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] vi è la ''[[Stanza della Segnatura]]'' in Vaticano; di [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] la ''[[Cappella Sistina]]'' in Vaticano e le sculture della ''[[Sagrestia Nuova]]'' nelle [[Cappelle Medicee]] a [[Firenze]].</ref> Anche i [[de Medici|Medici]] e numerosi altri [[artista|artisti]] della [[rinascimento fiorentino|Firenze rinascimentale]] rinascimentale si rifecero ai canoni neoplatonici.<ref name=atlas/>
Notevole importanza riveste la concezione [[estetica]] del neoplatonismo, secondo cui la [[bellezza]] è uno dei principali strumenti di elevazione verso l'[[Idea]]. Nonostante [[Platone]] avesse alquanto svalutato l'[[arte]], la sua filosofia era animata da una tensione ideale espressa in forma [[poesia|poetica]] e fervidamente artistica, che venne fatta propria secoli dopo da [[Plotino]]. La [[musica]] soprattutto, e l'[[amore]] (sublimato però dalla sua componente [[sessualità|sessuale]]) hanno per costui la capacità di farci volgere al "mondo di lassù". Per Plotino, l'alunno delle [[Muse (mitologia)|Muse]] si accorge che belli non sono i [[Corpo umano|corpi]] ma il principio che li fa essere tali, e che la bellezza consiste in una [[simmetria]] delle parti, le une rispetto alle altre e ognuna rispetto all'insieme.<ref>Plotino, ''Enneadi'', I, 6.</ref> L'[[armonia]] del bello non risulta però da relazioni estrinseche tra le varie componenti, ma nasce da una semplicità assoluta, da un principio intelligente e unitario come appunto l'[[Idea]].
[[File:PallasetlecentaureFXD.jpg|thumb|left|''[[Pallade e il centauro]]'', di [[Sandro Botticelli]] (1482)<ref name=atlas/>]]
L'estetica neoplatonica poggia dunque sulla teoria fondamentale di [[Plotino]], cioè che il complesso è unitario solo quando nasce dal semplice, non quando se ne mettono insieme le parti.
Questa concezione fu importantissima nell'influenzare l'estetica [[Rinascimento|rinascimentale]], la quale vedeva nell'artista l'intermediario di una realtà [[trascendente]], in cui avviene il "prodursi" (cioè letteralmente il ''presentarsi innanzi'') di un [[Ideale (etica)|valore]] superiore, non strumentale alla contemplazione ma coincidente colla contemplazione stessa. [[Botticelli]], [[Michelangelo]], [[Raffaello]], [[Tiziano]]<ref>Augusto Gentili, ''Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento'', Bulzoni, Roma 1996.</ref> vollero esprimere al massimo nelle loro opere questo ideale sublime di [[armonia]] e [[perfezione]].<ref>Tra le opere del [[Sandro Botticelli|Botticelli]] ispirate al neoplatonismo rinascimentale figurano la ''[[Nascita di Venere]]'' e la ''[[Primavera (Botticelli)|Primavera]]''; tra quelle di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] vi è la ''[[Stanza della Segnatura]]'' in Vaticano; di [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] la ''[[Cappella Sistina]]'' in Vaticano e le sculture della ''[[Sagrestia Nuova]]'' nelle [[Cappelle Medicee]] a [[Firenze]].</ref> Anche i [[de Medici|Medici]] e numerosi altri [[artista|artisti]] della [[Firenze]] rinascimentale si rifecero ai canoni neoplatonici.
 
Questa visione estetica tornò in auge durante il [[Romanticismo]], insieme con l'ideale di organicità e di armonia che si realizza, diceva [[Kant]], quando «la [[natura]] dia la regola all'arte».<ref>Kant, ''[[Critica del Giudizio]]'' (1790).</ref> Per i romantici, e in particolare per [[Friedrich Schelling|Schelling]], l'[[Assoluto]], in quanto è l'assolutamente ''immediato'', è attingibile solo al di là dell'opera mediatrice della [[ragione]], quindi solo attraverso il [[sentimento]] o un pensare [[intuizione|intuitivo]] che superi la ragione stessa: strumento filosofico per eccellenza secondo Schelling è l'[[arte]].<ref>«Se l'intuizione estetica non è se non l'[[intuizione intellettuale]] divenuta obiettiva (cioè fatta oggetto, opera d'arte), s'intende di per sé che l'[[arte]] sia l'unico vero ed eterno organo e documento insieme della filosofia, il quale sempre e con novità incessante attesta quel che la filosofia non può rappresentare esternamente, cioè l'inconscio nell'operare e nel produrre, e la sua originaria identità con il cosciente. Appunto perciò l'arte è per il filosofo quanto vi è di più alto» (F. Schelling, ''[[Sistema della filosofia trascendentale]]'', cit. in ''Grande Antologia Filosofica'', Marzorati, Milano 1971, vol. XVIII, pp. 189-190).</ref>
 
Un certo neoplatonismo [[estetismo|estetizzante]] è rintracciabile ancora nelle correnti [[decadentismo|decadentiste]] e [[irrazionalismo|irrazionali]] a cavallo tra [[XIX secolo|Ottocento]] e [[XX secolo|Novecento]]; in [[D'Annunzio]] ad esempio è costante il riferimento al desiderio di un'unione totale con l'[[Anima del mondo]] ([[panismo]]), attraverso la ricerca di un piacere [[organi di senso|sensuale]].
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
 
* Michele Abbate, ''Parmenide e i neoplatonici. Dall'Essere all'Uno e al di là dell'Uno'', Edizioni dell'Orso, Alessandria 2010
* [[Werner Beierwaltes]], ''[https://books.google.it/books?id=0v_XPAAACAAJ Platonismo e idealismo]'', trad. di Elena Marmiroli, Il Mulino, Bologna 1987
* Polymnia Athanassiadi, ''La lutte pour l'orthodoxie dans le néoplatonisme tardif, de Numénius à Damascius''. Paris. Les Belles Lettres, 2006.
* [[Werner Beierwaltes]], ''Platonismo e idealismo'', trad. di Elena Marmiroli, Il Mulino, Bologna 1987
* Werner Beierwaltes, ''Il paradigma neoplatonico nell'interpretazione di Platone'', trad. di Nicoletta Scotti, Istituto Suor Orsola Benincasa, Napoli 1991 ISBN 88-7771-009-8
* Werner Beierwaltes, ''Agostino e il neoplatonismo cristiano'', prefazione e introduzione di Giovanni Reale, traduzione di Giuseppe Girgenti e Alessandro Trotta, Vita e Pensiero, Milano 1995
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* [[Cleto Carbonara]], ''La filosofia di Plotino'', Ferraro, Napoli 1954
* Nuccio D'Anna, ''Il neoplatonismo. Significato e dottrine di un movimento spirituale'', Il Cerchio, Rimini 1989
* M. L. Gatti, "«Plotinus: The Platonic tradition and the foundation of Neoplatonism"», in L. P. Gerson, ''The Cambridge Companion to Plotinus'', Cambridge University Press, Cambridge 1996
* Sebastian R. P. Gertz, ''Death and Immortality in Late Neoplatonism: Studies on the Ancient Commentaries on Plato's Phaedo'', Leiden:Leida, Brill, 2011 ISBN 978-90-04-20717-2
* [[Pierre Hadot]], ''Plotino o la semplicità dello sguardo'', trad. it. di Monica Guerra, Einaudi, Torino 1999 ISBN 978-88-06-15017-4
* {{cita libro|[[Vittorio Mathieu]], ''Come leggere Plotino'', Bompiani, Milano 2004 ISBN 978-8845233302||cid=Mathieu}}
* Philip Merlan, ''Dal Platonismo al Neoplatonismo'', introduzione di G. Reale, traduzione di E. Peroli, Vita e Pensiero, Milano 1994 ISBN 88-343-0805-0
* Francesco D. Paparella, ''Teorie Neoplatoniche del Simbolo. Il caso di Giovanni Eriugena'', Vita e Pensiero, Milano 2009 ISBN 978-88-343-1709-9
* [[Plotino]], ''La presenza divina'', introduzione e antologia a cura di [[Giuseppe Faggin]], D'Anna editrice, Messina-Firenze 1967 ISBN 88-8104-436-6
* [[Giovanni Reale]], ''Storia della filosofia greca e romana'', Vol. 8, ''Plotino e il neoplatonismo pagano'', Bompiani, Milano 2004
* [[Francesco Romano (filologo)|Francesco Romano]], ''Studi e ricerche sul neoplatonismo'', Guida editori, Napoli 1983 ISBN 88-7042-118-X
* Christian Vassallo, ''La dimensione estetica nel pensiero di Plotino. Proposte per una nuova lettura dei trattati "Sul bello" e "Sul bello intelligibile"'', Giannini, Napoli 2009 ISBN 978-88-7431-431-7
* [[Eric Dodds|Eric R. Dodds]], ''Temi fondamentali del Neoplatonismo. Filosofia e spiritualità nel pensiero tardo-antico'', a cura di Daniele Iezzi, Milano-Udine, Mimesis, 2021, ISBN 978-88-575-7703-6. [raccolta di scritti, usciti fra gli Anni Venti e Sessanta]
* {{cita libro|autore=André Grabar|titolo=Le origini dell'estetica medievale|città=Milano|editore=Jaka Book|anno=2001|cid=Grabar, 2001}}
* {{cita libro|autore=[[Giulio Carlo Argan]]|titolo=Storia dell'arte italiana: dall'antichità a Duccio|editore=Sansoni|anno=1988|cid=Argan, 1988}}
* {{cita libro|autore=Manuela Farneti|titolo=Glossario tecnico-storico del mosaico: con una breve storia del mosaico|editore=Longo|anno=1993|cid=Farneti, 1993}}
* {{Cita libro|titolo =L'image médiévale : naissance et développements, VIe-XVe siècle|url =https://archive.org/details/limagemedievalen0000wirt|autore =Jean Wirth|editore =Méridiens Klincksieck|città =Paris|anno =1989|lingua =fr|ISBN =2-86563-210-5|LCCN =89193621|OCLC =256786933|SBN =UBO0024817|cid=Wirth}}
 
== Voci correlate ==
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{{Idealismo}}
{{Platonici}}
{{Scuole filosofiche greche}}
{{Controllo di autorità}}