Basilica di Santa Maria in Cosmedin: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
{{Coord|41|53|17|N|12|28|54|E|region:IT_type:landmark|display=title}}
|DedicatoA = [[Maria (madre di Gesù)|Vergine Maria]]
[[Immagine:Roma-Santa Maria in Cosmedin.JPG|thumb|right|200px|La chiesa romanica con l'alto campanile]]
|Nome = Basilica minore di Santa Maria in Cosmedin
[[Image:Roma-bocca della verità.jpg|thumb|200px|La famosa ''Bocca della verità'']]
|Immagine = Roma, basilica di Santa Maria in Cosmedin - Facciata.jpg
[[Image:Ripa - s Maria in Cosmedin colonne della statio Annnonae 1030576.JPG|thumb|200px|Le colonne della ''Statio Annonae'' incorporate nella chiesa]]
|Didascalia = Esterno
[[Image:Ripa - s Maria in Cosmedin Cripta podio Ara Maxima 1030565.JPG|thumb|200px|Blocchi di tufo pertinenti alle murature del podio del tempio di Ercole incorporate nella cripta]]
|Larghezza =
[[Image:Ripa - s Maria in Cosmedin - reliquia s Valentino 1020599.JPG|thumb|200px|La reliquia di san Valentino]]
|NomeComune = [[Roma]]
'''Santa Maria in Cosmedin''' (lat. Sanctae Mariae in Cosmedin) si trova in
|Regione = [[Lazio]]
[[Piazza Bocca della Verità (Roma)|Piazza Bocca della Verità]] a
|SiglaStato = ITA
[[Roma]].
|Religione = [[Chiesa cattolica|Cristiana cattolica]] di rito [[Chiesa cattolica greco-melchita|greco-melchita]]
|AnnoConsacr = 6 maggio [[1123]]
|InizioCostr = [[782]]
|FineCostr = [[1123]]
|Sito = https://www.cosmedin.org/
}}
 
La '''basilica di Santa Maria in Cosmedin''' è un [[Chiesa (architettura)|luogo di culto]] [[cattolicesimo|cattolico]] di [[Roma]], situato in [[piazza della Bocca della Verità]], nel [[Ripa (rione di Roma)|rione Ripa]]; [[Chiesa rettoria|rettoria]] e officiata dalla [[Chiesa cattolica greco-melchita]],<ref>{{cita web|url=http://www.vicariatusurbis.org/?page_id=188&ID=889|titolo=Chiesa rettoria Santa Maria in Cosmedin|sito=vicariatusurbis.org|accesso=8 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200308184213/http://www.vicariatusurbis.org/?page_id=188&ID=889|dataarchivio=8 marzo 2020|urlmorto=sì}}</ref> ha la dignità di [[basilica minore]] e su di essa insiste l'[[Santa Maria in Cosmedin (diaconia)|omonima diaconia]].<ref>{{GCC|34|Basilica di Santa Maria in Cosmedin|8 marzo 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.catholic-hierarchy.org/diocese/d1m06.html|titolo=Santa Maria in Cosmedin (Cardinal Titular Church)|sito=catholic-hierarchy.org|lingua=en|accesso=8 marzo 2017}}</ref>
==Cenni storici==
Nel sito in cui sorge oggi la chiesa, prossimo al [[Tevere]], al [[Foro Boario]] e al [[Circo Massimo]], sorgeva in epoca imperiale la ''[[Statio annonae]]'', il servizio che gestiva l'approvvigionamento e la distribuzione di cibo al popolo romano.
 
La basilica, frutto dell'ampliamento sotto [[papa Adriano I]] ([[772]]-[[790]]) di un precedente luogo di culto cristiano attestato fin dal [[VI secolo]], fu oggetto di un importante rifacimento nel [[1123]] ed è attualmente uno dei rari esempi di architettura sacra del [[XII secolo]] a [[Roma]];<ref name="Gio_382">{{cita|Giovenale 1927|p. 382}}.</ref> è nota per la presenza nel [[nartece]] della [[Bocca della Verità]].<ref>{{cita|Armellini 1891|p. 603}}.</ref>
Ancor prima, però, esso era stato sede dell'''Ara Massima di [[Ercole]]'', santuario "internazionale" deputato a garantire i commerci e i mercanti che in quella zona trafficavano e vivevano, e ancora nel [[I secolo a.C.]] [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]] cita un tempio a pianta rettangolare posto all'ingresso del Circo Massimo, dedicato ad Ercole Invitto o Pompeiano, in seguito ai restauri compiuti da questo personaggio <ref>Fonte: [http://mora.sns.it/appr_opere_rinvenimento.asp?Lang=ENG&id_obj=393] </ref>.
 
== Storia ==
Proprio per questa storia del luogo, probabilmente, l'annona e gli edifici vicini divennero sede fin dal [[VI secolo]] di una [[Diaconia]], struttura ecclesiale destinata a garantire assistenza al popolo cristiano. La prima piccola chiesa fu fatta costruire da [[Papa Gregorio I|papa Gregorio Magno]], la cui famiglia aveva grandi possedimenti nella zona, attorno all'inizio del [[VII secolo]].
=== Età antica ===
</br>Il [[papa Adriano I]] la fece ricostruire alla fine dell'[[VIII secolo]], dentro la struttura dell'antica sede dell'Annona, di cui la chiesa incorporò la struttura e il colonnato, dividendola in tre navate e abbellendola di splendide decorazioni. La chiesa e i suoi annessi furono affidati ad una colonia di monaci greci che si erano rifugiati a Roma per sottrarsi alle persecuzioni degli [[iconoclasti]], e si erano stabiliti su questa riva del [[Tevere]], dove era già insediata la comunità greca ed era nota per ciò come ''Ripa Greca''. Da questi la chiesa prese il nome di ''Santa Maria in Schola Greca'', e divenne nota come ''Santa Maria in Cosmedin'', dalla parola greca ''kosmidion'' (ornamento).
{{vedi anche|Ara massima di Ercole invitto|Foro Boario}}
</br>Diversamente dalla gran parte delle chiese romane del periodo, questa non era sorta sulla tomba di un martire. Tuttavia ebbe anch'essa la sua cripta, scavata nel podio della stessa Ara Massima.
 
Il sito su cui sorge la basilica di Santa Maria in Cosmedin, in epoca romana si trovava al margine sud-orientale del [[Foro Boario]], prossimo al fiume [[Tevere]] e al [[Circo Massimo]]. In quest'area trovava luogo l'[[Ara massima di Ercole invitto]], edificata secondo la tradizione da [[Evandro (Pallante)|Evandro]] dopo che [[Ercole]] ebbe ucciso il gigante [[Caco (mitologia)|Caco]], e che assunse la sua conformazione definitiva con una ricostruzione nel [[II secolo a.C.]].<ref>{{cita|Coarelli 1984|p. 287}}.</ref>
Durante il pontificato di [[papa Niccolò I]] ([[858]]-[[867]]) alla chiesa furono aggiunti una sagrestia, l'oratorio e una residenza diaconale; [[papa Gelasio II]] nel [[1118]] fece riparare i danni subiti dalla struttura quasi cento anni prima ([[1082]]) a seguito dell'invasione dei [[normanni]] guidati da [[Roberto il Guiscardo]], mentre [[papa Callisto II]] intorno al 1200 fece costruire il portico.
 
Alla metà del [[IV secolo d.C.]] venne edificata immediatamente ad ovest dell'Ara massima e ad essa adiacente un'aula porticata, posta su un [[Podio#Podio in architettura|podio]] e delimitata da [[arco a tutto sesto|arcate]] poggianti su colonne; essa era molto probabilmente priva di copertura in quanto sarebbe risultata molto costosa a causa della notevole altezza delle pareti (18 metri), nonché soggetta agli incendi che avrebbe potuto appiccare il fuoco dei sacrifici del santuario attiguo;<ref>{{cita|Coarelli 1992|pp. 439-442}}.</ref> secondo altri studi, invece, la presenza di [[stucco|stucchi]] al suo interno avrebbe necessariamente richiesto la presenza di un tetto.<ref>{{cita|Vincenti 2002|p. 368}}.</ref> L'edificio, tradizionalmente ed erroneamente scambiato per la ''Statio Annonae'' (ove trovavano luogo gli uffici e i magazzini dell'[[Annona (economia)|Annona]]) che invece sorgeva più a sud, conteneva probabilmente delle reliquie di [[Ercole]]<ref>{{cita|Coarelli 1984|p. 288}}.</ref> o era comunque utilizzato per il suo culto.<ref>{{cita|Vincenti 2002|p. 369}}.</ref>
La chiesa fu nuovamente restaurata nel [[1718]] su disegni di [[Giuseppe Sardi]] che ne trasformò lo stile da romanico a rococò e nel [[1899]] da [[G.B. Giovenale]] che eliminò questi elementi per riportare la chiesa al suo originale aspetto romanico che ancora oggi conserva.
 
=== La diaconia e la chiesa cristiana ===
In questa chiesa furono eletti al soglio pontificio [[papa Gelasio II]],
[[papa Celestino III]] e anche l'[[antipapa]] ''Benedetto XIII''.
 
[[File:Cosmedin interior 06.JPG|thumb|destra|Le arcate tra la navata centrale e la navata laterale di sinistra; sono visibili le monofore con le quali il matroneo di [[Adriano I]] si apriva sulla navata maggiore, murate sotto [[Callisto II]].]]
==Struttura==
La facciata a forma di capanna della chiesa presenta un portico con sette arcate, cui si sovrappongono sette finestre; in posizione decentrata (sulla destra dell'osservatore) si erge il bel campanile romanico risalente al [[XII secolo]], che si eleva dal tetto per sette piani, con bifore e trifore, decorato con maioliche colorate.
 
La presenza di una [[titolo cardinalizio|diaconia]] nell'area è attestata fin dal [[VI secolo]],<ref name=Dej_209>{{cita|Dejonghe 1969|p. 209}}.</ref><ref name=Galla_92>{{cita|Gallavotti Cavallero|p. 92}}.</ref> sebbene la prima esplicita testimonianza scritta risalga al pontificato di [[papa Adriano I]] ([[772]]-[[790]]).<ref name=Lexicon/> L'aula porticata rimase in funzione fino al [[VI secolo]], anche grazie all'attività del [[Foro Boario]] e alla vicinanza con il [[Circo Massimo]]; successivamente al suo interno si insediò una comunità cristiana, che edificò un primitivo luogo di culto sfruttando la struttura preesistente (si tratterebbe quindi del primo caso di cristianizzazione di un luogo di culto pagano nella città di [[Roma]]).<ref>{{cita|Vincenti 2002|pp. 374-375}}.</ref> Anticamente si riteneva che il primo luogo di culto in quel sito fosse stato fondato da [[papa Dionisio]] ([[259]]-[[268]]).<ref>{{cita|Crescimbeni 1719|p. 1}}.</ref>
Sotto il portico, il monumento di Alfano, che curò per conto del papa Callisto II i restauri della chiesa.
L'interno della chiesa, tre navate, separate da pilastri e da diciotto colonne di varia provenienza; il soffito è ligneo, costituito da capriate, mentre il pavimento è arricchito dagli smalti e gli ori dei mosaici cosmateschi, oltre che da superfici marmoree, levigate dal corso del tempo.
 
Il nome della diaconia era quello di ''Sancta Maria in Schola Graeca'', dovuto alla nutrita presenza, in quell'area, di una comunità [[Grecia|greca]] costituita inizialmente soprattutto da funzionari (l'area stessa era stata perciò denominata ''Ripa Graeca'');<ref name=Galla_92/> la chiesa era costituita da un'aula sulla quale si aprivano degli ambienti laterali (o tra di loro indipendenti, oppure due navatelle), sulle quali probabilmente trovavano luogo dei [[matroneo|matronei]] che si affacciavano sulla navata centrale con sei finestre ad arco per lato. L'ambiente terminava ad [[est]] con la parete fondale della loggia, motivo per cui è da escludersi la presenza di un'[[abside]].<ref>{{cita|Krautheimer 1964|pp. 302-303}}.</ref>
Qui si possono ammirare la ''schola cantorum'' proprio a metà della navata centrale, la "cattedra" episcopale, il "baldacchino" gotico dell'altare maggiore (opera di [[Deodato]]) e l'altare di granito rosso posto sul fondo dell'abside risalente al [[1123]].
 
Furono eletti al soglio pontificio tre [[Santa Maria in Cosmedin (diaconia)|cardinali diaconi di Santa Maria in Cosmedin]]: [[papa Gelasio II]] nel [[1118]],<ref>{{cita web|url=http://cardinals.fiu.edu/bios1088.htm#Gaeta|titolo=Gaeta, O.S.B.Cas., Giovanni da (1060/1064-1119)|sito=fiu.edu|lingua=en|accesso=18 marzo 2017}}</ref> [[papa Celestino III]] nel [[1191]]<ref>{{cita web|url=http://cardinals.fiu.edu/bios1144.htm#Bobone|titolo=Bobone, Giacinto (ca. 1105/1106-1198)|sito=fiu.edu|lingua=en|accesso=18 marzo 2017}}</ref> e anche l'[[antipapa Benedetto XIII]] nel [[1394]].<ref>{{cita web|url=http://cardinals.fiu.edu/conclave-xiv.htm#1394|titolo=Conclave of September 26 - 28, 1394 (Antipope Benedict XIII)|sito=fiu.edu|lingua=en|accesso=18 marzo 2017}}</ref>
Infine, nella sagrestia è conservato un prezioso frammento di un mosaico raffigurante l'Epifania, che originariamente si trovava nella [[Basilica di San Pietro]].
 
=== I rifacimenti medioevali ===
== Curiosità ==
 
*Sulla sinistra del portico è visibile e visitatissima la famosa [[Bocca della Verità]], davanti alla quale lunghe file di turisti attendono il proprio turno per farsi fotografare con una mano dentro la fessura di quello che con grande probabilità era un chiusino romano.
[[File:Santa Maria in Cosmedin Rome frescos 01.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|La parete sinistra della navata centrale: il saggio murario mostra l'innesto tra l'edificio del [[VI secolo]] (a sinistra) e quello dell'[[VIII secolo|VIII]] (a destra).]]
*Molto apprezzato dai turisti, all'interno, è anche un [[reliquia|reliquiario]] contenente un teschio accreditato a [[San Valentino]].
 
[[Papa Adriano I]], volendo ampliare la chiesa verso [[est]], nel [[782]] fece demolire la parete fondale dell'aula porticata, così da poter sfruttare il basamento in blocchi di [[tufo]] della retrostante [[Ara massima di Ercole invitto|Ara massima]]<ref>{{cita|Meneghini & Santangeli Valenzani 2004|p. 136}}.</ref> all'interno del quale scavò una [[cripta]].<ref>{{cita|Krautheimer 1964|p. 309}}.</ref> L'intera struttura raddoppiò la propria lunghezza; lo spazio interno venne suddiviso in tre navate con [[matroneo|matronei]], ciascuna delle quali terminante con un'[[abside]] semicircolare.<ref>{{cita|Krautheimer 1964|p. 281}}.</ref>
 
La chiesa e i suoi annessi furono affidati ad una colonia di monaci greci che si erano rifugiati a Roma per sottrarsi alle persecuzioni [[iconoclastia|iconoclasta]] di [[Costantino V]];<ref name=Galla_94>{{cita|Gallavotti Cavallero|p. 94}}.</ref> da questi la chiesa prese il nome di ''Santa Maria in Schola Greca'', e divenne poi nota come ''Santa Maria in Cosmedin'', dalla parola greca ''κοσμίδιον'' ("ornamento", "decorazione"), denominazione toponomastica tipicamente bizantina riscontrabile in diverse chiese di [[Costantinopoli]] e, in Italia, anche [[Chiesa di Santa Maria in Cosmedin (Napoli)|a Napoli]] e a Ravenna<ref>{{cita|Hülsen 1927|p. 328}}.</ref> (nome con il quale venne chiamato a partire dall'[[VIII secolo]] il [[battistero degli Ariani]]<ref>{{cita web|url=http://www.romagnamania.com/chiese-romagna/Chiesa-di-Santa-Maria-in-Cosmedin-Ravenna-Romagna.asp|titolo=Chiesa di Santa Maria in Cosmedin - Ravenna|sito=romagnamania.com|accesso=19 marzo 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170323052405/http://www.romagnamania.com/chiese-romagna/Chiesa-di-Santa-Maria-in-Cosmedin-Ravenna-Romagna.asp|dataarchivio=23 marzo 2017}}</ref>).<ref name=Dej_209/> In particolare la comunità greca affidataria volle probabilmente ricordare il ''Kosmidìon'' di Costantinopoli che era un famoso monastero dedicato ai santi medici [[Cosma e Damiano]] - da cui il nome.
 
Durante il pontificato di [[papa Niccolò I]] ([[858]]-[[867]]), alla chiesa furono aggiunti una sagrestia, l'oratorio successivamente detto di San Niccolò ''de Schola Graeca'' e la residenza diaconale.<ref>{{cita|Krautheimer 1964|pp. 281-282}}.</ref> Durante il [[Sacco di Roma (1084)|sacco di Roma del 1084]] ad opera delle truppe [[Normanni|normanne]] di [[Roberto il Guiscardo]], la chiesa accusò pesanti danni; fu [[papa Gelasio II]] (che in precedenza era stato cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin) ad ordinare che nel [[1118]] fossero effettuati i lavori di ripristino.<ref name=Galla_94/>
 
[[File:Roma, basilica di Santa Maria in Cosmedin - La facciata prima del 1718.jpg|upright=1.4|thumb|destra|La facciata dopo i restauri del cardinale [[Francesco Caetani (cardinale)|Francesco Caetani]] (tra il [[1295]] e il [[1304]]).<ref>{{cita|Crescimbeni 1719|p. 25}}.</ref>]]
 
Importanti modifiche furono attuate nei primi anni del pontificato di [[papa Callisto II]] da parte del suo [[camerlengo]] Alfano, che successivamente avrebbe trovato sepoltura nella chiesa stessa: vennero edificati dai [[Cosmati]] il [[nartece]] e la [[campanile|torre campanaria]], fu demolito il [[matroneo]]<ref name=Galla_96>{{cita|Gallavotti Cavallero 1978|p. 96}}.</ref> e l'interno venne adornato con un ciclo di [[affresco|affreschi]] con tematiche [[Antico Testamento|vetero]] e [[Nuovo Testamento|neotestamentarie]].<ref>{{cita|Matthiae 1988|p. 69}}.</ref> Il 6 maggio dello stesso anno venne dedicato dal papa l'altare maggiore. Nell'ambito degli stessi lavori venne probabilmente realizzata la ''schola cantorum'' (forse su imitazione di quella della [[basilica di San Clemente al Laterano]], risalente al [[1118]]<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 179}}.</ref>) con [[pergula]], completata tra il [[XIII secolo|XIII]] e il [[XIV secolo]] con la realizzazione del candelabro del cero pasquale;<ref name=Kr_282>{{cita|Krautheimer 1964|p. 282}}.</ref> venne innalzato anche un ciborio, a pianta rettangolare, forse analogo a quello di [[Basilica di San Lorenzo fuori le mura|San Lorenzo fuori le mura]] o più probabilmente a quello di San Clemente.<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 183-185}}.</ref>
 
Nel [[1249]] [[Adeodato di Cosma|Deodato di Cosma]] realizzò il [[ciborio]] [[arte gotica|gotico]].<ref name=Beny_119>{{cita|Beny & Roloff 1982|p. 119}}.</ref> Tra il [[1295]] e il [[1304]] l'intero complesso fu oggetto di un intervento di restauro per volere del [[cardinale|cardinale diacono]] [[Francesco Caetani (cardinale)|Francesco Caetani]];<ref name=Galla_94/> egli, tra le altre cose, diede alla parte superiore della facciata una forma “sgusciata” (analogamente ai prospetti delle basiliche romane di [[Basilica di Santa Maria in Aracoeli|Santa Maria in Aracoeli]], [[Basilica di Santa Maria in Trastevere|Santa Maria in Trastevere]] e [[Basilica di San Lorenzo fuori le mura|San Lorenzo fuori le mura]], con coronamento piano inarcato verso l'esterno) e vi aprì al centro un rosone, al di sopra del quale pose il proprio stemma, senza però adornare la parete con mosaici.<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 159-160}}.</ref>
 
Nel [[1435]] la basilica venne affidata dal [[papa Eugenio IV]] ai [[monachesimo|monaci]] [[Ordine di San Benedetto|benedettini]] dell'[[abbazia di San Paolo fuori le mura]], appartenenti alla [[Congregazione cassinense]], il quale soppresse il [[titolo cardinalizio]] per evitare conflitti tra il cardinale diacono e i monaci; la diaconia venne ripristinata nel [[1513]] da [[Papa Leone X|Leone X]] che chiuse il monastero ed elevò la chiesa a [[collegiata]], con un proprio [[Capitolo (cristianesimo)|capitolo]].<ref name=Cresci_2>{{cita|Crescimbeni 1719|p. 2}}.</ref> Con [[Papa Pio V]] divenne sede [[parrocchia]]le.<ref name=Galla_94/> Nel [[1535]] il cardinale diacono [[Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora]] fece dipingere la facciata della chiesa, al centro della quale si apriva un [[rosone]] [[cerchio|circolare]].<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 151}}.</ref>
 
=== I restauri barocchi ===
 
Tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII secolo]] la chiesa fu oggetto di una serie di restauri in [[architettura barocca|forme barocche]], senza tuttavia che la struttura romanica subisse modifiche. Il primo venne effettuato nel [[1671]] grazie ai finanziamenti del cardinale diacono [[Leopoldo de' Medici]];<ref name=Kr_282/> l'anno successivo il [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Capitolo Vaticano]] incoronò l'antica immagine della ''Madonna col Bambino'' venerata nella basilica e allora collocata al centro dell'[[abside]], considerata miracolosa.<ref name=Cresci_2/> Oggetto di particolare devozione anche da parte di diversi pontefici come [[papa Pio IX|Pio IX]], venne incoronata nuovamente il 10 giugno [[1920]].<ref name=Dej_210>{{cita|Dejonghe 1969|p. 210}}.</ref> Nel [[1684]] vennero costruite delle [[volta a botte|volte a botte]] a copertura interna delle tre navate per volere del canonico Ciatti il quale, tra le altre cose, si occupò anche di adornare l'altare dell'absidiola di destra con un tabernacolo ligneo attribuito a [[Michelangelo Buonarroti]] (andato perduto).<ref>{{cita|Crescimbeni 1715|p. 163}}.</ref><ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 147}}.</ref>
 
[[File:Franz Alt Rom Forum Boarium 1859.jpg|thumb|sinistra|[[Ettore Roesler Franz]], ''Rom, Forum Boarium'' ([[1859]]). Si notino la facciata [[stile rococò|rococò]] della basilica, opera di [[Giuseppe Sardi (1680-1753)|Giuseppe Sardi]] ([[1718]]), e il coevo orologio del campanile.]]
 
Nel [[1716]] fu restaurato il [[pavimento]]; l'anno successivo, dopo aver ottenuto nel [[1715]] l'autorizzazione da parte del capitolo di aprire la [[cripta]] (chiusa da due secoli), il canonico [[Giovanni Mario Crescimbeni]] fece ristrutturare l'ambiente al fine di custodirvi le numerose [[reliquia|reliquie]] della basilica, facendo costruire una seconda scala d'accesso speculare a quella già esistente ed aprendo nel soffitto una grata; nell'abside venne edificato un [[altare]] barocco, sul quale venne posta una tavola con dipinta la ''Natività di Gesù'' che in precedenza sarebbe appartenuta a [[santa Maria Maddalena de' Pazzi]].<ref>{{cita|Crescimbeni 1719|pp. 67-70}}.</ref> Nello stesso anno furono restaurate anche le [[colonna|colonne]] della chiesa uniformando mediante applicazioni in [[stucco]] i capitelli, fra loro differenti.<ref>{{cita|Crescimbeni 1719|p. 76}}.</ref> In quel medesimo periodo l'abside venne rivestita con un paramento in stucco, e al centro realizzata un'edicola per accogliere la Madonna, con trabeazione sorretta da [[lesena|lesene]] ioniche; ai lati furono aperte due credenze a forma di finestre rettangolari, chiuse con vetri, atte alla custodia e all'esposizione delle [[reliquia|reliquie]].<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 28-29}}.</ref>
 
Nel [[1718]] il cardinale [[Annibale Albani]] commissionò a [[Giuseppe Sardi (1680-1753)|Giuseppe Sardi]] la realizzazione di una facciata in [[architettura rococò|stile rococò]] riutilizzando la struttura preesistente;<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 66}}.</ref> i lavori iniziarono il 5 maggio dello stesso anno e, condotti con estrema celerità, terminarono dopo poco più di un mese, il 26 giugno. Il nuovo prospetto vedeva ripristinate le due arcate laterali mediane del nartece e l'apertura di un unico grande finestrone ad arco al centro della parete superiore, nonché la realizzazione di una ricca decorazione in stucco.<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 139}}.</ref> Sulla facciata [[ovest|occidentale]] del campanile venne installato un [[orologio]] con quadrante dipinto.<ref>{{cita|Crescimbeni 1719|p. 41}}.</ref> Nel [[1762]] i tre vani posti al di sopra del [[nartece]] e suddivisi da sottili tramezzi, furono riadattati a [[cantoria]] e vi trovò luogo, a partire dal [[1830]], un [[organo a canne]] donato dal cardinale diacono [[Antonio Maria Frosini]].<ref name=Gio_132>{{cita|Giovenale 1927|pp. 132-133}}.</ref> Nel coro d'inverno vi era un secondo strumento di modeste dimensioni,<ref>{{cita|Panfili 2015|p. 185}}.</ref> ed entrambi furono oggetto di restauro da parte dell'organaro Francesco Pasquetti nel [[1844]] e nel [[1854]].<ref>{{cita|Panfili 2015|p. 69}}.</ref>
 
[[File:S03_06_01_023_image_2893.jpg|thumb|right|Aspetto esterno della basilica prima del restauro (seconda metà XIX secolo).]]
Ulteriori interventi furono condotti per tutto il [[XIX secolo]] finalizzati prevalentemente all'adeguamento dell'aspetto dell'edificio al gusto estetico dell'epoca e ad aumentarne la luminosità, drasticamente ridotta dall'addossamento di nuovi edifici alle navate minori e alla chiusura di diciotto delle ventiquattro monofore che davano luce alla navata centrale per consentire la realizzazione della volta a botte seicentesca. Subì pesanti modifiche anche la pavimentazione cosmatesca, con l'accorciamento dell'area della ''schola cantorum'', già privata delle transenne di recinzione; tra il [[1829]] e il [[1831]] le pareti della navata maggiore vennero ricoperte con pitture in stile impero.<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 123-126}}.</ref>
 
=== Restauro del 1896-1899 ===
[[File:S03 06 01 023 image 2894.jpg|thumb|destra|upright=1.4|L'interno durante i restauri del [[1896]]-[[1899]]: sono state in parte rimosse le pitture murali in [[stile impero]] e la [[volta a botte]] della navata, mentre l'abside conserva le decorazioni barocche e non sono state ancora ricostruite la [[pergula]] e le [[transenna|transenne]] della ''schola cantorum''.]]
 
Il restauro del [[1896]]-[[1899]] fu frutto del nuovo interesse di stampo [[Romanticismo|romantico]] per l'[[arte medievale]]: venne condotto per conto del [[Ministero della pubblica istruzione]] da una commissione nominata dall'Associazione artistica fra i cultori dell'architettura alla direzione della quale venne posto l'architetto [[Giovanni Battista Giovenale]] (che di fatto condusse personalmente i lavori)<ref>{{cita|C. Ceschi|pp. 150-151}}.</ref> e fu finalizzato a riportare la basilica allo stato del [[XII secolo]], in quanto raro esempio di architettura sacra di tale periodo nella città di [[Roma]], eliminando tutte le superfetazioni successive, in particolare quelle barocche.<ref name=Gio_382/>
 
Il progetto venne presentato all'Esposizione di architettura di [[Torino]] del [[1893]], dove venne premiato per il grande rigore filologico divenendo paradigmatico per analoghi interventi successivi; l'architetto tuttavia venne successivamente accusato di aver utilizzato fondi destinati ad altri monumenti e di aver inopportunamente reimpiegato elementi marmorei di epoca romana provenienti dal [[Foro Romano]] e dal [[Colosseo]].<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-battista-giovenale_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Giovenale, Giovanni Battista|sito=treccani.it|accesso=22 marzo 2017}}</ref> I lavori, fortemente voluti dal cardinale [[Gaetano de Ruggiero]], iniziarono nel [[1896]] e terminarono nel [[1899]]; il 29 ottobre di quello stesso anno il [[cardinale vicario]] [[Lucido Maria Parocchi]] ridedicò la chiesa e l'altare maggiore.<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 405}}.</ref>
Esternamente venne demolita la facciata in [[Architettura rococò|stile rococò]] di [[Giuseppe Sardi (1680-1753)|Giuseppe Sardi]] con il ripristino del paramento murario in mattoncini, l'apertura di tutte e sette le arcate del [[nartece]] e la ricostruzione della parte superiore del prospetto. Del campanile venne progettata la riapertura di tutti i fornici, attuata con il necessario rinforzo delle strutture e la rimozione dell'orologio in un secondo momento.<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 392-394}}.</ref>
 
All'interno furono demoliti la balconata lignea della cantoria e l'[[organo a canne]], e la [[volta a botte]] ad incannucciata venne sostituita con un controsoffitto ligneo piano dipinto con stelle (poi rimosso), così da consentire l'apertura di tutte le [[monofora|monofore]] e la visione degli affreschi del [[XII secolo]]. Vennero altresì rimosse le pitture in stile impero delle pareti e le stuccature delle absidi. La ''schola cantorum'' riacquistò le sue dimensioni originarie e venne delimitata con nuove transenne realizzate nel [[1897]] da Paolo Bottoni. Venne anche ricostruita la [[pergula]] (opera di Ettore e Giacomo Poscetti) quasi esclusivamente con materiali moderni ad eccezione di quattro plutei antichi realizzati nel corso del restauro di Alfano, con decorazioni musive analoghe a quelli della [[Duomo di Ferentino|concattedrale di Ferentino]] (firmati dall{{'}}''Opifex magnus nomine Paulus'' e risalenti al pontificato di [[Pasquale II]]<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 176}}.</ref>), estesa anche alle navate laterali come in origine. Anche la cripta venne spogliata delle superfetazioni barocche. Le absidi vennero decorate, nel [[1899]], con affreschi in stile neomedioevale di Cesare Caroselli e Alessandro Palombi desumendo lo stile da quelli del [[XII secolo]] della navata centrale. Fu restaurato anche il pavimento ad opera di Eugenio Mattia.<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 385-395}}.</ref>
 
Tra il [[1961]] e il [[1962]] sono stati restaurati il campanile e il tetto della navata centrale.<ref>{{cita|Krautheimer 1964|p. 283}}.</ref>
 
== Descrizione ==
=== Esterno ===
[[File:Santa Maria in Cosmedin, Rione XII Ripa, Roma, Lazio, Italy - panoramio.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|La facciata e il campanile.]]
La facciata della chiesa è rivolta a ovest e dà su [[piazza della Bocca della Verità]]; è [[facciata a salienti|a salienti]], richiamando la struttura interna a tre [[navata|navate]].<ref name=Lexicon>{{cita|De Spirito 1996|p. 216}}.</ref>
 
L'ingresso è preceduto dal [[nartece]], opera dei [[Cosmati]], caratterizzato all'utilizzo degli [[arco a tutto sesto|archi a tutto sesto]] (ciascuno dei quali sormontato da una monofora) poggianti su pilastri cruciformi in luogo dell'[[architrave]] continuo poggiante su colonne.<ref>{{cita|Beny & Roloff 1982|p. 111}}.</ref> L'arcata centrale è sottolineata da un [[protiro]] sorretto da due [[colonna|colonne]] in granito (elemento comune nel panorama dell'architettura sacra della [[Roma]] medioevale, riscontrabile anche al di sopra degli ingressi principali della [[basilica di San Clemente al Laterano]], di [[Basilica di Santa Prassede|quella di Santa Prassede]] e della [[chiesa di San Cosimato]]).<ref>{{cita|Beny & Roloff 1982|p. 31}}.</ref>
 
Sotto il nartece, a ridosso della testata [[nord|settentrionale]], vi è la [[Bocca della Verità]], [[tombino|mascherone]] romano in [[marmo pavonazzetto]] ivi collocato nel 1623. Nella facciata della chiesa sono murate alcune iscrizioni, una relativa alla ricostruzione della chiesa sotto [[papa Adriano I|Adriano I]], un'altra del X secolo con l'elenco dei doni fatti da Teubaldo al martire Valentino e un'ulteriore, dell'VIII secolo, recante la donazione fatta da Eustazio e Giorgio alla [[Santa Maria in Cosmedin (diaconia)|diaconia di Santa Maria in Cosmedin]], posta alla sinistra del portale mediano.<ref>{{cita|Milella 2000|pp. 192-193}}.</ref> Tra quest'ultimo e il portale di destra trova luogo il ''monumento funerario di Alfano'',<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=en&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=80996&titolo=Cosmati%2C+Monumento+funebre+del+prelato+Alfano|titolo=Cosmati, Monumento funebre del prelato Alfano|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=21 marzo 2017}}</ref> sormontato da un timpano marmoreo con iscrizione sull'[[architrave]] poggiante su due colonnine, il quale incornicia una nicchia con i resti di un affresco raffigurante la ''Madonna della Clemenza tra due pontefici''.<ref>{{cita|Matthiae 1988|p. 310}}.</ref> Il portale maggiore presenta una cornice marmorea opera di Giovanni da Venezia (XI secolo), riccamente decorata con rilievi derivati dall'[[arte romana]].<ref name=Galla_98>{{cita|Gallavotti Cavallero 1978|p. 98}}.</ref> Alla sinistra di questo, simmetricamente alla sepoltura di Alfano, vi era un secondo [[arcosolio]] con un affresco appena leggibile raffigurante l{{'}}''Annunciazione'' (a sinistra) e la ''Natività di Gesù'' (a destra).<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 191-193}}.</ref>
 
Nella parte superiore del prospetto, frutto dei restauri della fine del XIX secolo e corrispondente alla navata centrale, si aprono tre [[monofora|monofore]] affiancate e, nel timpano triangolare di coronamento con [[cornicione]] sorretto da piccole mensole marmoree, un [[oculo]] [[cerchio|circolare]].<ref name=Galla_96/>
 
Alla destra della navata centrale si eleva la [[campanile|torre campanaria]], edificata nel XII secolo; essa è divisa da cornicioni con mensole marmoree in sette ordini, dei quali i quattro superiori si aprono verso l'esterno su ogni lato con una [[trifora]] poggiante su colonnine.<ref>{{cita|Beny & Roloff 1982|p. 112}}.</ref> Fra le [[campana|campane]] ospitate al suo interno, la più antica risale al 1283 ed è di manifattura pisana.<ref>{{cita|Astorri 1935|p. 187, tav. 139.}}</ref> Alla sua sommità, il campanile raggiunge i 34,20 metri di altezza.<ref>{{cita|Rendina 2000|p. 235}}.</ref>
 
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File:Età imperiale, chiusino a forma di mascherone di divinità fluviale, detta bocca della verità, collocata qui nel 1632.jpg|La [[Bocca della Verità]]
File:Santa maria in cosmedin, portico, monumento al prelato alfano, camerlengo di papa callisto II, xii secolo, 01.jpg|Monumento funebre di Alfano
Santa maria in cosmedin, portico, portale e iscrizioni, 01.jpg|Iscrizioni del VII e del X secolo
Santa maria in cosmedin, portico, portale e iscrizioni, 04.jpg|Iscrizione di papa Adriano I
File:Bocca della Verità - Roma Italia Italy - Castielli - CC0 - panoramio.jpg|Particolare del portale centrale
File:Rome (IT), Santa Maria in Cosmedin -- 2013 -- 4467.jpg|Il campanile
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=== Interno ===
==== Navate ====
[[File:Santa Maria Inside - panoramio.jpg|thumb|destra|L'interno.]]
 
L'interno della basilica è a tre [[navata|navate]], ciascuna delle quali termina con un'[[abside]] semicircolare, senza [[transetto]]; il soffitto è a [[capriata|capriate]] [[legno|lignee]]. Le navate sono separate da tre gruppi di quattro [[arco a tutto sesto|archi a tutto sesto]] intervallate da [[pilastro|pilastri]] quadrangolari e poggianti su [[colonna|colonne]] marmoree di spoglio, con [[capitello|capitelli]] [[ordine corinzio|corinzi]], in totale diciotto dei quali undici di epoca romana e i restanti frutto dei restauri di [[papa Gelasio II]]. La parete di [[controfacciata]] della navata maggiore è caratterizzata da tre [[arco a tutto sesto|arcate]], delle quali le due laterali tamponate e quella centrale che, al di sopra del portale, si apre sulla [[cantoria]] soprastante il nartece, ed ospita un sarcofago del [[III secolo|III]]-[[IV secolo]], rinvenuto alla base del campanile nel [[1964]].<ref name=Galla_98/> Le arcate, come le colonne che le sorreggono, facevano parte dell'aula porticata del [[IV secolo a.C.]] all'interno della quale è sorta la basilica cristiana; altri archi sono inseriti nella controfacciata della navata di sinistra e nella parete perimetrale di quest'ultima.<ref>{{cita|Coarelli 1992|p. 69}}.</ref> Nelle navate minori sono visibili, al di sopra degli archi di separazione con la navata maggiore, sei monofore per lato, con le quali si apriva sulla chiesa il [[matroneo]] di [[papa Adriano I|Adriano I]], demolito sotto [[papa Callisto II|Callisto II]]. Il pavimento, in gran parte risalente alla ricostruzione del [[XII secolo]],<ref>{{cita|Glass 1980|p. 110}}.</ref> presenta una ricca decorazione in ''[[opus sectile]]''<ref>{{cita web|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/S.Maria_in_Cosmedin/interior/Cosmatesque_pavement.html|titolo=Beautiful|sito=penelope.uchicago.edu|lingua=en|accesso=9 marzo 2017}}</ref> realizzata in marmi policromi con inserti musivi; la pavimentazione della ''schola cantorum'' e del presbiterio presenta elementi dell'[[VIII secolo]].<ref name=Beny_73>{{cita|Beny & Roloff 1982|p. 73}}.</ref>
 
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File:santa maria in cosmedin, interno, controfacciata, 01 con colonne del iv sec. e sarcofago del iii-iv secolo dalla base del campanile.jpg|Controfacciata
File:Santa maria in cosmedin, interno, pavimento cosmatesco 01.jpg|Particolare del pavimento
File:Cosmedin interior 08.JPG|Colonne romane nella navata di sinistra
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===== Affreschi della navata centrale =====
 
Nella parte superiore delle pareti della navata centrale sono visibili i resti del ciclo pittorico [[affresco|a fresco]] realizzato nel [[1123]] e caratterizzato da uno stile fortemente classicista, con il recupero dell'inserimento delle varie scene all'interno di riquadrature e architetture. La narrazione si sviluppava su due ordini, dei quali è in parte conservato solo quello superiore, all'altezza delle finestre, su tema [[Antico Testamento|veterotestamentario]]: la parete di destra presenta cinque degli originari dodici episodi tratti dal [[Libro di Daniele]], quella di sinistra scene dal [[Libro di Ezechiele]] (già erroneamente interpretate come eventi salienti della vita di [[Carlo Magno]]).<ref>{{cita|Matthiae 1988|p. 259}}.</ref> Della prima tematica sono state identificate le seguenti scene (la numerazione delle finestre è a partire dall'abside):<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 200-206}}.</ref> il ''Sogno della statua'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|2,31-45|libro=no}}, tra la quarta e la quinta finestra), l{{'}}''Esaltazione di Daniele'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|2,46-49|libro=no}}, tra la quinta e la sesta), la ''Strage dei saggi di Babilonia'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|2,12-13.24|libro=no}}, tra la sesta e la settima), l{{'}}''Adorazione della statua di Nabucodonosor'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|3,1-7|libro=no}}, tra la settima e l'ottava), la ''Fornace ardente'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|3,20-93|libro=no}}, tra l'ottava e la nona) e le ''Minacce di Nabucodonosor'' ([[Libro di Daniele|Dn]] {{passo biblico|Daniele|3,6-18|libro=no}}, tra la decima e l'undicesima), nonché la figura stante del profeta, la cui parte inferiore non è più visibile, raffigurato come un giovane imberbe con in mano un libro aperto ed indosso una toga bianca.
 
[[File:Santa Maria in Cosmedin Rome frescos 02.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|Affreschi della parete di sinistra, inerenti al [[profeta Ezechiele]].]]
 
Della tematica legata al [[profeta Ezechiele]] vi sono soltanto tre scene chiaramente riconducibili alla narrazione biblica:<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 206-208}}.</ref> ''Ezechiele che si rade la barba e la pesa'' ([[Libro di Ezechiele|Ez]] {{passo biblico|Ezechiele|5|libro=no}}, tra la settima e l'ottava finestra), ''Ezechiele che riceve il libro'' ([[Libro di Ezechiele|Ez]] {{passo biblico|Ezechiele|2|libro=no}}, il profeta è caratterizzato dallo stare genuflesso e curvo, a differenza della postura eretta che gli viene ordinata da Dio nella Bibbia); ''Dio in trono scortato da cherubini'' ([[Libro di Ezechiele|Ez]] {{passo biblico|Ezechiele|1|libro=no}}, tra l'undicesima e la dodicesima finestra, con la figura in trono che sembrerebbe il Figlio piuttosto che il Padre). Secondo l'errata lettura del ciclo come relativo ad episodi della vita di [[Carlo Magno]], sarebbero state individuate le seguenti scene:<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 209-234}}.</ref> l{{'}}''Incoronazione di Carlo Magno'' (tra la prima e la seconda finestra), il ''Massacro di Verden'' (tra la seconda e la terza), ''Carlo Magno che riceve gli ambasciatori di papa Adriano I'' (tra la terza e la quarta), la ''Vocazione di Carlo Magno'' (tra la quarta e la quinta), le ''Mura di Pamplona'' (tra la quinta e la sesta), la ''Distruzione dell'idolo di Maometto'' (tra la sesta e la settima, episodio presente nello [[Pseudo-Turpino]]), le ''Virtù di Carlo Magno'' (tra la settima e l'ottava), ''Carlo Magno riceve i doni di [[Hārūn al-Rashīd]]'' (tra l'ottava e la nona), la ''Disfatta dei Longobardi'' (tra la nona e la decima, il cui soggetto è soltanto ipotizzato in quanto l'affresco è andato completamente perduto), la ''Morte di Carlo Magno'' (tra la nona e la decima), il ''Giudizio finale di Carlo Magno'' (tra l'undicesima e la dodicesima) e, probabilmente, l'autoritratto del pittore.
 
Nella fascia inferiore, andata perduta nella sua quasi totalità, erano raffigurati episodi evangelici, dei quali sono riconoscibili i seguenti: sulla parete di sinistra il ''Matrimonio di Maria e Giuseppe'' (sotto la dodicesima finestra), il ''Censimento di Quirinio'' ([[Vangelo secondo Luca|Lc]] {{passo biblico|Luca|2,1-2|libro=no}}, tra la decima e l'undicesima finestra), i ''Magi a colloquio da Erode'' ([[Vangelo secondo Matteo|Mt]] {{passo biblico|Matteo|2,1-8|libro=no}}, tra la nona e la decima finestra), la ''Presentazione di Gesù al Tempio'' ([[Vangelo secondo Luca|Lc]] {{passo biblico|Luca|2,22-39|libro=no}}, tra l'ottava e la nona finestra) e la ''Visitazione'' ([[Vangelo secondo Luca|Lc]] {{passo biblico|Luca|2,39-56|libro=no}}, tra la settima e l'ottava finestra); sulla parete di destra la ''Guarigione del lebbroso'' ([[Vangelo secondo Matteo|Mt]] {{passo biblico|Mt|8,1-4|libro=no}}, [[Vangelo secondo Marco|Mc]] {{passo biblico|Mc|1,40-45|libro=no}}, [[Vangelo secondo Luca|Lc]] {{passo biblico|Lc|5,12-16|libro=no}}, tra la decima e l'undicesima finestra), la ''Guarigione del paralitico'' ([[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] {{passo biblico|Mt|5,1-18|libro=no}}, sotto la nona finestra) e l{{'}}''Ingresso a Gerusalemme'' ([[Vangelo secondo Matteo|Mt]] {{passo biblico|Mt|21,1-11|libro=no}}, [[Vangelo secondo Marco|Mc]] {{passo biblico|Mc|11,1-10|libro=no}}, [[Vangelo secondo Luca|Lc]] {{passo biblico|Lc|19,29-44|libro=no}}, ''[[Vangelo secondo Giovanni|Gv]]'' {{passo biblico|Gv|12,12-15|libro=no}}, tra la settima e l'ottava finestra).<ref>{{cita|Giovenale 1927|pp. 235-236}}.</ref>
 
È ancora in parte visibile l'affresco soprastante l'arco absidale, con la centro ''Cristo benedicente'' all'interno di un medaglione (andato quasi totalmente perduto) e ai lati le ''Schiere angeliche''.<ref>{{cita|Matthiae 1988|pp. 43-45}}.</ref>
 
==== Cappelle laterali ====
 
Lungo le navate minori si aprono alcune [[cappella|cappelle laterali]]. L'unica che si apre sul lato destro è il coro d'inverno, separata dalla basilica tramite un vestibolo; essa venne edificata nel [[1686]] su progetto di [[Tommaso Mattei]] per le celebrazioni del [[capitolo (cristianesimo)|capitolo]].<ref name=Galla_100>{{cita|Gallavotti Cavallero 1978|p. 100}}.</ref> Nella parete di fondo della cappella si apre un'[[abside]] quadrangolare all'interno della quale si trova l'altare, sormontato da un dipinto della ''Madonna col Bambino'', già nell'abside e due volte coronato (nel [[1672]] e nel [[1920]]) essendo considerato miracoloso. La tavola risale al [[XV secolo]] ed in passato è stata erroneamente identificata con quella che secondo la tradizione sarebbe stata portata in salvo dalle distruzioni [[iconoclastia|iconoclaste]] dai monaci greci, nell'[[VIII secolo]];<ref name=Dej_210/> è stata più volte ritoccata, anche da parte della bottega di [[Antoniazzo Romano]], tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVI secolo]].<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=en&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=23514&titolo=Aquili+Antonio+%28Antoniazzo+Romano%29%2C+bottega%2C+Madonna+con+Bambino+benedicente|titolo=Aquili Antonio, Madonna con Bambino benedicente|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=21 marzo 2017}}</ref>
 
La prima cappella della navata di sinistra è il [[battistero]], edificato nel [[1727]]; al suo interno vi è il [[fonte battesimale]], costituito da un reperto erratico romano decorato a rilievo con tralci di vite e di edera, donato per assolvere a tale funzione da [[papa Benedetto XIII]].<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 37}}.</ref> Segue la cappella dedicata a [[san Giovanni Battista de' Rossi]], che fu canonico di Santa Maria in Cosmedin e dimorò nell'annesso palazzo;<ref>{{santiebeati|54450|San Giovanni Battista de' Rossi|21 marzo 2017}}</ref> opera dell'architetto Luca Carimini ([[1860]]), l'altare in [[stile rococò]] ivi contenuto è preesistente, in quanto era stato dedicato da [[Benedetto XIII]] (originariamente si trovava nella navata laterale di sinistra ed era dedicato alla Madonna delle Grazie).<ref name=Gio_132/> La terza cappella è quella del Crocifisso, progettata da Giovanni Battista Giovenale.<ref name=Galla_100/>
 
==== ''Schola cantorum'', presbiterio e absidi ====
 
[[File:San Maria in Cosmedin schola cantorum interno.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|La ''schola cantorum'' e l'area presbiterale.]]
 
La ''schola cantorum'' occupa la seconda metà della navata maggiore; frutto dei restauri del [[XII secolo]], è stata ricomposta nell'ambito di quelli del [[1896]]-[[1899]] integrando gli elementi andati perduti con altri nuovi in stile. Delimitata da transenne marmoree, ai suoi lati trovano luogo due [[amboni]]: a sinistra quello dell'epistola, della tipologia ''a giardino'', in [[marmo pavonazzetto]] con basamento in marmo greco; a destra quello del Vangelo, della tipologia ''a loggia'',<ref>{{cita|Giuliani 2015|p. 15}}.</ref> prevalentemente in pavonazzetto con inserti in breccia dei Pirenei (al centro della parte anteriore) e porfido grigio (sul retro);<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 30}}.</ref> nel complesso di quest'ultimo è inserito il candelabro del cero pasquale (del [[XIII secolo|XIII]]-[[XIV secolo]]), alla cui base è posta la scultura di un leone accovacciato, attribuibile a Pasquale Romano che nel [[1285]] aveva realizzato e firmato una [[sfinge]] per la chiesa [[Viterbo|viterbese]] di Santa Maria a Gradi.<ref>{{cita|M. Fagiolo, M.L. Madonna (a cura di)|p. 76}}.</ref> Il presbiterio è separato dalla ''schola cantorum'' tramite la [[pergula]] marmorea, con architrave sorretto da colonnine poggianti su transenne decorate a mosaico, che prosegue anche nelle navate laterali.<ref name=Beny_73/>
 
L'[[altare maggiore]] è costituito da una mensa marmorea poggiante su una vasca in [[granito]] rosso; esso venne dedicato il 6 maggio [[1123]] da [[papa Callisto II]] che collocò al suo interno le reliquie dei santi Cirilla, Ilario e Coronato.<ref>{{cita|Gallavotti Cavallero 1978|pp. 98-100}}.</ref> Al di sopra di esso vi è il [[ciborio]] [[arte gotica|gotico]], opera di [[Adeodato di Cosma|Deodato di Cosma]] ([[1294]]),<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=en&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=80986&titolo=Deodato+di+Cosma%2C+Motivi+decorativi+geometrici%2C+Annunciazione|titolo=Deodato di Cosma, Motivi decorativi geometrici, Annunciazione|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=21 marzo 2017}}</ref> influenzato da quello della [[basilica di San Paolo fuori le mura]]<ref name=Beny_119/> che a sua volta fonde la tradizione cosmatesca con i nuovi influssi gotici di provenienza francese;<ref>{{cita|M. Fagiolo, M.L. Madonna (a cura di)|p. 72}}.</ref> esso è in [[marmo]], poggiante su quattro [[colonna|colonne]] [[ordine corinzio|corinzie]] (forse appartenenti al ciborio precedente<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 316}}.</ref>), in corrispondenza di ciascuna delle quali si eleva un [[pinnacolo]] (un quinto, più alto, è posto sulla sommità della copertura). I pennacchi della fronte anteriore sono adornati da un mosaico su fondo oro raffigurante l{{'}}''Annunciazione'', che richiama quelli della [[basilica di Santa Maria in Trastevere]], di [[Pietro Cavallini]].<ref>{{cita|Matthiae 1967|p. 387}}.</ref> Al centro della parete dell'abside, al di sotto della [[bifora]], vi è la cattedra marmorea, del [[XIII secolo]], i cui braccioli sono ornati nella parte inferiore da due teste di leone.<ref name="Galla_96"/><ref name=Beny_119/>
 
[[File:Santa Maria in Cosmedin (Rome) inerior picture 001.JPG|upright=1.4|thumb|destra|La parte superiore del ciborio con il mosaico dell{{'}}''Annunciazione'' e gli affreschi dell'abside.]]
 
Le tre absidi, ciascuna delle quali si apre verso l'esterno con una [[bifora]], sono rivolte ad [[est|oriente]].<ref name=Lexicon/> Al loro interno, esse sono interamente decorate con [[affreschi]] in stile neomedioevale<ref>{{cita|Parsi 1937|p. 275}}.</ref> realizzati nel [[1899]]; il ciclo della cappella di destra è dedicato alla [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], con la ''Madonna col Bambino entro una mandorla tra due angeli'' nel catino e ai lati della bifora a sinistra la ''Natività di Maria'', a destra la ''Dormitio Virginis''; il ciclo della cappella di destra è dedicato a [[san Giovanni Battista]] con nel catino l{{'}}''Agnus Dei'' e ai lati della bifora a sinistra la ''Predicazione del Battista'' e a destra il ''Martirio del Battista''; nel catino dell'abside maggiore sono raffigurati la ''Madonna in trono col Bambino tra i santi Agostino, Feliciano, Dionisio e Nicola I'', mentre ai lati della bifora vi sono l{{'}}''Annunciazione'' (in alto a sinistra), la ''Natività di Gesù'' (in alto a destra), l{{'}}''Adorazione dei Magi'' (in basso a sinistra) e la ''Presentazione di Gesù al Tempio'' (in basso a destra). I dipinti sono opera di Cesare Caroselli e Alessandro Palombi.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-caroselli_(Dizionario-Biografico)/|autore=Agnese Fantozzi|titolo=Caroselli, Cesare|sito=treccani.it|accesso=18 marzo 2017}}</ref>
 
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File:PaleochristianChurchRome.jpg|Il ciborio e la cattedra
File:Cosmedin interior 07.JPG|L'abside di sinistra
File:Cosmedin interior 11.JPG|L'abside di destra
File:Ripa - s Maria in Cosmedin Candelabro cosmatesco del cero pasquale 1030556.JPG|Il candelabro del cero pasquale
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==== Cripta e reliquie ====
 
[[File:S Maria in Cosmedin (retouched).jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|L'interno della cripta.]]
 
Al di sotto della ''schola cantorum'' vi è la [[cripta]] dell'[[VIII secolo]], forse il più antico esempio di tale tipologia di ambiente,<ref name=Kr_282/> la cui doppia scala d'accesso venne aperta nel [[1717]] (in precedenza vi era solo quella di destra). L'ambiente, la cui muratura di rivestimento interno risale all'[[VIII secolo]], è a pianta rettangolare, con soffitto piano, con aula tripartito in navatelle di quattro [[campata|campate]] ciascuna da colonne corinzie. Lungo le pareti laterali si aprono sedici [[nicchia|nicchie]] semicircolari, utilizzate originariamente per accogliere le reliquie dei santi; nella muratura sono inglobati i resti del podio in blocchi lapidei dell'[[Ara massima di Ercole invitto]]. Peculiarità di questa cripta è il [[transetto]], uno dei rari casi di reintroduzione nell'[[architettura carolingia]] di tale elemento, tipicamente costantiniano.<ref>{{cita|Krautheimer 1964|p. 310}}.</ref> In corrispondenza con la navatella centrale si apre una cripta semicircolare, all'interno della quale trova luogo l'altare (del [[V secolo|V]]-[[VI secolo]]), rinvenuto e ivi collocato durante i restauri della fine del [[XIX secolo]]), il quale contiene le reliquie di Santa Cirilla ed è decorato sulle fiancate con delle croci a bassorilievo.<ref>{{cita|Giovenale 1927|p. 332}}.</ref>
 
All'interno della basilica sono custodite le [[reliquia|reliquie]] di diversi santi.<ref>{{cita|Sicari 1998}}.</ref> Tra questi, vi è il teschio accreditato a san Valentino, un "[[corpo santo]]" (martiri), e la testa di [[Felice e Adautto|sant'Adautto]]. Quest'ultimo è molto probabilmente il martire che fu sepolto con Felice in una cripta nei pressi del [[Catacombe di Commodilla|cimitero di Commodilla]] sulla via Ostiense. [[Papa Siricio]] ([[384]]-[[399]]) costruì una piccola basilica sulla loro tomba restaurata ed abbellita in seguito da [[Papa Giovanni I|Giovanni I]] ([[523]]-[[526]]) e [[Papa Leone III|Leone III]] ([[795]]-[[816]]). [[Papa Leone IV|Leone IV]] ([[847]]-[[855]]) donò loro reliquie ad Ermengarda, moglie di Lotario.<ref>{{santiebeati|68050|Santi Felice e Adautto|18 marzo 2017}}</ref> La chiesa di Santa Maria in Cosmedin conserva altre teste di martiri (Adriano, Amelia, Angelo fanciullo, Antonino, Benedetto, Benigno, Candida, Candido, Clemenza, Concordia, Desirio, Desiderio, Generoso, Giuliano, Ippolito, Ottavio, Patrizio, Placido e Romano), nonché la gamba di Olimpia e quella di san Giovanni Battista de Rossi.<ref>{{cita|Crescimbeni, Galli & Patroni 1899}}.</ref>
 
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File:Cosmedin cripta 01.JPG|Le nicchie di sinistra
File:Santa maria in cosmedin, cripta 02.JPG|L'absidiola e l'altare
File:Ripa - s Maria in Cosmedin Cripta podio Ara Maxima 1030565.JPG|Resti del podio dell'[[Ara massima di Ercole invitto|Ara massima]]
File:Rom, Santa Maria in Cosmedin, Reliquien des Hl. Valentin von Terni.jpg|Il teschio di san Valentino
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=== Sacrestia ===
[[File:Madonna col bambino, giuseppe e un angelo (framm. di adorazione dei magi), 705-706, da oratorio di giovanni VII già in san pietro (s.m. in cosmedin).jpg|thumb|sinistra|Mosaico con l{{'}}''Adorazione dei Magi'' (inizi dell'[[VIII secolo]]).]]
 
Nella sacrestia, che si apre all'inizio della navata laterale di destra, è esposto uno dei nove frammenti superstiti della decorazione [[mosaico|musiva]] dell'oratorio di [[Papa Giovanni VII|Giovanni VII]] (705-707), facente parte del complesso dell'[[antica basilica di San Pietro in Vaticano]], portato nella basilica nel [[1639]] per volere di [[papa Urbano VIII|Urbano VIII]].<ref>{{cita|Gizzi 1996|p. 38}}.</ref> Il ciclo era costituito da tredici episodi della vita di [[Gesù]] dall'[[Annunciazione]] alla sua discesa agli inferi, con sopra l'altare l'immagine della ''Madonna orante''; il brano presente in Santa Maria in Cosmedin è quello più vasto e in miglior stato di conservazione e raffigura l{{'}}''Adorazione dei Magi''.<ref>{{cita|Matthiae 1967|p. 215}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=en&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=1380&titolo=Anonimo+romano+sec.+VIII%2C+Adorazione+dei+Re+Magi|titolo=Anonimo romano sec. VIII, Adorazione dei Re Magi|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=21 marzo 2017}}</ref>
 
La composizione della scena richiama quella dell'affresco analogo presente nella [[chiesa di Santa Maria Antiqua]],<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?decorator=layout_resp&apply=true&locale=it&tipo_scheda=F&id=1694&titolo=Alinari,%20Fratelli%20,%20Roma%20-%20Chiesa%20di%20S.%20Maria%20Antiqua.%20Presbyterium%20-%20La%20via%20del%20Calvario%20e%20l%27adorazione%20dei%20Magi%20(Affresco%20dell%27VIII%20secolo)%20-%20insieme|titolo=Alinari, Fratelli — Roma - Chiesa di S. Maria Antiqua. Presbyterium - La via del Calvario e l'adorazione dei Magi (Affresco dell'VIII secolo)|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=18 marzo 2017}}</ref> risalente anch'esso al pontificato di Giovanni VII.<ref>{{cita|Matthiae 1987|pp. 249-252}}.</ref> Di chiara impronta paleocristiana, è caratterizzato da un angelo in posizione eretta posto tra la Vergine con il Bambino e i magi, presente in analoghe raffigurazioni dei secoli [[V secolo|V]] e [[VI secolo|VI]]. I magi, andati perduti, avevano atteggiamenti differenti: quello all'estrema sinistra (del quale si vedono ancora la mano e il dono), in ginocchio, offriva a Gesù un [[libro]]; gli altri due, in piedi, discutevano animatamente, il che fa presupporre una fusione del viaggio dei magi e dell'adorazione, in precedenza distinte, in una scena unica.<ref>{{cita|Matthiae 1967|p. 217}}.</ref>
 
Il mosaico è stato esposto nella [[chiesa di Santa Maria Antiqua]] tra il marzo e l'ottobre [[2016]] nell'ambito di una mostra temporanea. Nei mesi precedenti è stato sottoposto ad un intervento di restauro da parte dell'[[Istituto superiore per la conservazione ed il restauro]].<ref>{{cita news|url=http://www.icr.beniculturali.it/pagina.cfm?usz=2&uid=182&idnew=305|titolo=Il mosaico di Giovanni VII in mostra a Santa Maria Antiqua|sito=icr.beniculturali.it|data=14 marzo 2016|accesso=18 marzo 2017}}</ref>
 
==Note==
{{Note strette}}
<div class="references-small">
<references />
</div>
 
==Altri progettiBibliografia==
* {{cita libro|autore=Giovan Mario Crescimbeni|titolo=L'Istoria della Basilica diaconale collegiata, e parrocchiale di S. Maria in Cosmedin di Roma|città=Roma|editore=Antonio de' Rossi|anno=1715|isbn=no|cid=Crescimbeni 1715}}
{{interprogetto|commons=Category:Santa Maria in Cosmedin}}
* {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=uGqUUhoyNu4C&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|autore=Giovan Mario Crescimbeni|titolo=Stato della basilica diaconale, collegiata e parrocchiale di s. Maria in Cosmedin di Roma nel presente anno 1719|città=Roma|editore=Antonio de' Rossi|anno=1719|isbn=no|cid=Crescimbeni 1719}}
* {{cita libro|wkautore=Mariano Armellini|autore=Mariano Armellini|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/2/Ripa.html#S.Maria_in_Cosmedin|titolo=Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX|città=Roma|editore=Tipografia Vaticana|anno=1891|isbn=no|pagine=600-605|cid=Armellini 1891}}
* {{cita libro|autore1=Giovan Mario Crescimbeni|autore2=Telesforo Galli|autore3=Giuseppe Patroni|titolo=Serie cronologica dei cardinali diaconi, dei prelati vicarii, degli arcipreti e canonici, e di altri componenti il capitolo della perinsigne basilica di S. Maria in Cosmedin|città=Napoli|editore=A.e S. Festa|anno=1899|isbn=no|cid=Crescimbeni, Galli & Patroni 1899}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Battista Giovenale|titolo=La Basilica di S. Maria in Cosmedin|città=Roma|editore=Sansaini|anno=1927|isbn=no|cid=Giovenale 1927}}
* {{cita libro|wkautore=Christian Hülsen|autore=Christian Hülsen|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Huelsen/HUECHI*/2/M.html#M33|titolo=Le chiese di Roma nel Medio Evo|città=Firenze|editore=Leo S. Olschki|anno=1927|isbn=no|pagina=328|cid=Hülsen 1927}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Astorri|titolo=Architettura sacra generale|città=Roma|editore=Signorelli|anno=1935|isbn=no|cid=Astorri 1935}}
* {{cita libro|autore=Publio Parsi|titolo=Chiese romane|città=Roma|editore=Pro Familia|anno=1937|isbn=no|cid=Parsi 1937}}
* {{cita libro|autore=Carlo Ceschi|titolo=Le chiese di Roma: dagli inizi del neoclassico al 1961|città=Bologna|editore=Cappelli|anno=1963|isbn=no|cid=C. Ceschi}}
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/corpus-basilicarum/CBCR-II/|autore=Richard Krautheimer|titolo=Corpus Basilicarum Christianarum Romae. Le basiliche paleocristiane di Roma (Sec. IV-IX)|vol=II|città=Città del Vaticano|editore=Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana|anno=1964|isbn=no|cid=Krautheimer 1964}}
* {{cita libro|autore=Guglielmo Matthiae|titolo=I mosaici medioevali nelle chiese di Roma|vol=1|città=Roma|editore=Istituto Poligrafico dello Stato|anno=1967|cid=Matthiae 1967|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Maurice Dejonghe|titolo=Roma santuario mariano|città=Bologna|editore=Cappelli|anno=1969|isbn=no|cid=Dejonghe 1969}}
* {{cita libro|curatore=Daniela Gallavotti Cavallero|titolo=Rione XII - Ripa - Parte II|città=Roma|editore=Fratelli Palombi|anno=1978|isbn=no|cid=Gallavotti Cavallero 1978}}
* {{cita libro|autore=Dorothy Finn Glass|titolo=Studies on cosmatesque pavements|url=https://archive.org/details/studiesoncosmate0000glas|città=Oxford|editore=BAR|anno=1980|isbn=no|lingua=en|cid=Glass 1980}}
* {{cita libro|autore1=Roloff Beny|autore2=Peter Gunn|titolo=Le chiese di Roma|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1982|isbn=no|cid=Beny & Roloff 1982}}
* {{cita libro|autore=Filippo Coarelli|titolo=Guida Archeologica di Roma|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1984|edizione=4|isbn=no|cid=Coarelli 1984}}
* {{cita libro|curatore1=Marcello Fagiolo|curatore2=Maria Luisa Madonna|titolo=Roma, 1300-1875: la città degli anni santi: atlante|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1985|isbn=no|cid=M. Fagiolo, M.L. Madonna (a cura di)}}
* {{cita pubblicazione|autore=Guglielmo Matthiae|titolo=Pittura romana del medioevo. Secoli IV-X|vol=I|altri=aggiornamento scientifico e bibliografia di Maria Andaloro|città=Roma|editore=Fratelli Palombi|anno=1987|edizione=2|isbn=88-7621-236-1|cid=Matthiae 1987}}
* {{cita libro|autore=Cesare D'Onofrio|titolo=Visitiamo Roma mille anni fa. La città dei Mirabilia|città=Roma|editore=Romana società editrice|anno=1988|isbn=no|cid=D'Onofrio 1988}}
* {{cita pubblicazione|autore=Guglielmo Matthiae|titolo=Pittura romana del medioevo. Secoli XI-XIV|vol=II|altri=aggiornamento scientifico e bibliografia di Maria Andaloro|città=Roma|editore=Fratelli Palombi|anno=1988|edizione=2|isbn=88-7621-236-1|cid=Matthiae 1988}}
* {{cita libro|autore=Cesare D'Onofrio|titolo=Visitiamo Roma nel Quattrocento. La città degli Umanisti|città=Roma|editore=Romana società editrice|anno=1989|isbn=no|cid=D'Onofrio 1989}}
* {{cita libro|autore=Filippo Coarelli|titolo=Il foro Boario dalle origini alla fine della Repubblica|città=Roma|editore=Quasar|anno=1992|edizione=2|isbn=88-85020-92-5|cid=Coarelli 1992}}
* {{cita pubblicazione|autore=Giuseppe De Spirito|titolo=S. Maria in Cosmedin, ecclesia|curatore=Eva Margareta Steinby|pubblicazione=Lexicon topographicum urbis Romae|città=Roma|editore=Quasar|anno=1996|volume=3|p=216|isbn=88-7140-096-8|cid=De Spirito 1996}}
* {{cita libro|autore=Federico Gizzi|titolo=I mosaici di Roma|url=https://archive.org/details/isbn_8881835355|città=Roma|editore=Newton Compton|anno=1996|isbn=88-8183-535-5|cid=Gizzi 1996}}
* {{cita libro|autore=Federico Gizzi|titolo=Le chiese medievali di Roma|url=https://archive.org/details/lechiesemedieval0000unse|città=Roma|editore=Newton Compton|anno=1998|isbn=88-7983-892-X|cid=Gizzi 1998}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Sicari|titolo=Reliquie insigni e "corpi santi" a Roma|città=Roma|editore=Alma Roma|anno=1998|cid=Sicari 1998|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Alessandra Milella|titolo=Le diaconie|url=https://archive.org/details/christianalocalo0000unse|curatore=Letizia Pani Ermini|opera=Christiana loca. Lo spazio cristiano nella Roma del primo millennio|vol=1|città=Roma|editore=Fratelli Palombi|anno=2000|cid=Milella 2000|isbn=88-7621-934-X}}
* {{cita libro|wkautore=Claudio Rendina|autore=Claudio Rendina|titolo=Le chiese di Roma|città=Milano|editore=Newton & Compton Editori|anno=2000|isbn=978-88-541-0931-5|cid=Rendina 2000}}
* {{cita libro|autore=Matilda Webb|titolo=The Churches and Catacombs of Early Christian Rome|url=https://archive.org/details/churchescatacomb0000webb|città=Brighton|editore=Sussex Academic Press|anno=2001|cid=Webb 2001|isbn=1-902210-58-1|lingua=en}}
* {{cita libro|url=https://www.academia.edu/26789091/LAra_Maxima_Herculis_e_Santa_Maria_in_Cosmedin._Note_di_topografia_tardoantica|autore=Valentina Vincenti|titolo=L'Ara Maxima Herculis e S. Maria in Cosmedin. Note di topografia tardoantica|opera=Ecclesiae Urbis. Atti del congresso internazionale di studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo)|vol=I|città=Città del Vaticano|editore=Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana|anno=2002|pp=353-375|isbn=978-88-85991-33-0|cid=Vincenti 2002}}
* {{cita libro|autore1=Roberto Meneghini|autore2=Riccardo Santangeli Valenzani|titolo=Roma nell'Altomedioevo. Topografia e urbanistica della città dal V al X secolo|città=Roma|editore= Libreria dello Stato, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato|anno=2004|isbn=88-240-1302-3|cid=Meneghini & Santangeli Valenzani 2004}}
* {{cita pubblicazione|autore=Adelindo Giuliani|titolo=Il ministero del lettore|rivista=Culmine e fonte. Sussidio di formazione e spiritualità liturgica|città=Roma|editore=Diocesi di Roma|anno=2015|numero=128|isbn=no|cid=Giuliani 2015}}
* {{cita libro|autore=Aurelio Panfili|titolo=Pietro Pantanella e l'arte organaria a Roma nel XIX secolo|collana=Collana d'arte organaria|città=Guastalla|editore=Associazione "Giuseppe Serassi"|anno=2015|isbn=978-88-98958-32-0|cid=Panfili 2015}}
 
== Voci correlate ==
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*[[Santa Maria in Cosmedin (diaconia)]]
 
==Altri progetti==
{{Portale|Roma}}
{{interprogetto|commons_preposizione=sulla}}
 
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_ROMASantaMariaInCosmedin.html|autore=Alessio Varisco|titolo=La Basilica di Santa Maria in Cosmedin|sito=antropologiaartesacra.it|accesso=22 marzo 2016}}
 
[[Categoria:{{Chiese di Roma |Maria, Cosmedin]]}}
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Roma R. XII Ripa]]
{{portale|architettura|cattolicesimo}}
[[Categoria:Basiliche]]
 
[[deCategoria:SantaArchitetture Maria incarolinge d'Italia|Cosmedin]]
[[Categoria:Basiliche dedicate a Maria]]
[[en:Santa Maria in Cosmedin]]
[[huCategoria:SantaBasiliche minori di Roma|Maria in Cosmedin-templom]]
[[nlCategoria:Santa Maria inChiese carolinge|Cosmedin]]
[[ptCategoria:SantaChiese Mariadi inRoma (rione Ripa)|Cosmedin]]
[[svCategoria:SantaChiese titolari di Roma|Maria in Cosmedin]]
[[Categoria:Edifici costruiti nel 1123]]