Perdita Basigheddu: differenze tra le versioni
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|LuogoNascita = Nuoro
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte = Nuoro?
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 1600
|Attività =
|Nazionalità = italiana
|Categorie = no
|FineIncipit = è stata un'[[Inquisizione|inquisita]] e condannata dal [[Inquisizione#Tribunale Inquisizione|Tribunale del Sant'Uffizio]] della Sardegna
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== Biografia ==
Le notizie su Perdìtta Basigheddu (Pedrita Basigueddo o Basiquedo nei documenti dell'Archivo Histórico Nacional di [[Madrid]]) sono poche e frammentarie: gli atti originali del suo processo sono andati perduti, e le informazioni su di lei sono contenute nella ''Relación de las causas pendientes y despachadas'' dell'anno 1605<ref>AHN, INQUISICIÓN, L. 783: Cerdeña.</ref>, e negli atti del secondo processo a carico di [[Julia Carta]]<ref>AHN, L. 771, f. 325v, citato in Salvatore Loi (a cura di), Inquisizione, magia e stregoneria in Sardegna, AM&D edizioni, Cagliari, 2000,</ref>, una ragazza di [[Siligo]] accusata di stregoneria, che fu compagna di cella della nuorese.
Perdita, nata nel 1584 (in una delle relazioni indica di avere "cuarenta años más o menos"<ref>Salvatore Pinna, Da Nùgor a Nùoro. Studi storici su un villaggio medievale sardo, Nuova Prhtomos, Città di Castello 2022</ref>) fu inquisita a causa della sua attività di preparazione di unguenti a base di erbe, che le valsero la qualificazione di ''hechizera y sortílega'' (
Perdita e la sua compagna ebbero comunque una sorta di trattamento di favore in carcere: l'[[alcalde]] (il direttore della prigione) concesse infatti loro di stare nella sua casa, in cambio del loro servizio nel distribuire i pasti ai prigionieri regolari<ref>AHN, Inquisición, libro 771, f. 203v, citato in T. pinna, Op. Cit.</ref>.
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Perdita fu anche costretta a curare la gamba di Gregorio, un servo dell'inquisitore Martin de Ocio y Vecila, con gli stessi unguenti per i quali era stata imprigionata. Per delle ragioni che non emergono dai documenti, la condanna della donna fu alleggerita: fu riconciliata con la Chiesa il 23 ottobre del 1605, pur mantenendo la condanna del carcere a vita e del ''sambenito'' (il sacco dei penitenti) perpetuo<ref>AHN, INQUISICIÓN,1631,Exp.2, f. 26r, citato in S. Pinna, Op. Cit.</ref>. Tale condanna fu ulteriormente scontata, in quanto in un atto notarile del 1611, la si trova residente a [[Cagliari]] e sposata<ref>S. Pinna, Op. Cit.</ref>.
Nel 1622, incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della [[Chiesa della Madonna della Solitudine|
La data e il luogo di morte sono tuttora sconosciute.
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== Voci correlate ==
*[[Nuoro]]
{{Portale|biografie}}
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