Decimo Valerio Asiatico: differenze tra le versioni
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{{Magistrato romano
| nome =Decimo Valerio Asiatico
| titolo = [[Console romano|Console]]
| immagine =
| legenda =
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| madre =
| Gens =[[Gens Valeria|Valeria]]
| data di nascita =
| luogo di nascita=[[Vienne (Francia)|
| data di morte =47
| luogo di morte =[[Roma]]
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|Nome = Decimo
|Cognome = Valerio Asiatico
|PreData = {{latino|Decimus Valerius Asiaticus}}, in [[Greco antico|greco]]
|Sesso = M
|LuogoNascita = Vienne
|LuogoNascitaLink = Vienne (Francia)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[I
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 47
|Epoca = I
|Attività = politico
|Attività2 = militare
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|PostNazionalità = , promotore nel [[41]] della congiura che portò all'uccisione di [[Caligola]]<ref name=tac>[[Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', XI, 1</ref>
}}
== Biografia ==
[[Oriundo]] della [[Gallia]] (apparteneva al popolo degli [[Allobrogi]]), fu introdotto a corte all'epoca di [[Tiberio]]. Amico e commensale di Caligola, ciò nonostante fu tra le principali menti della congiura che portò alla sua morte (41). Da quanto racconta [[Tacito]], sembra che abbia sfruttato tale macchinazione per tentare di ascendere al soglio imperiale, contando anche sull'appoggio delle popolazioni galliche e [[Germania|germaniche]].<ref name=tac />
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Visse a Roma presso una sontuosa residenza ricavata dai [[Horti Lucullani|giardini di Lucullo]], che lui trasforò edificandovi un sontuoso ninfeo. La residenza era così sfarzosa (il monumentale [[ninfeo]] e i giardini erano destinati anche all'uso pubblico) da rivaleggiare con le più grandi strutture dell'[[Roma|Urbe]]. Al suo interno vi si trovava anche il [[tempio di Fortuna]], il cui culto era implicitamente associato alla sua persona, ricollegandosi alla [[dinastia giulio-claudia]] (già Tiberio aveva tentato di radicare questo culto, vincolandolo alla tradizione imperiale).
La proprietà di tale residenza, nonché di larghi possedimenti fondiari in [[Italia
Coinvolto in un intrigo di [[Palazzi imperiali del Palatino|Palazzo]] dietro accusa di [[Messalina]] (che voleva impadronirsi delle sue residenze), fu arrestato dal [[Prefetto del pretorio|prefetto]] [[Rufrio Crispino]] dietro mandato di Claudio a [[Baia]], processato in maniera sommaria e segreta nella camera dell'imperatore e condannato a uccidersi.<ref name=tacxi2/> Le sue accuse, comprendenti quella di essere stato amante di Poppea (madre di [[Poppea Sabina]]), di commettere atti di corruzione di militari e praticare l'[[omosessualità]], furono pronunciate contro di lui da [[Publio Suillio Rufo]]. Costretto a darsi la morte, fedele agli insegnamenti [[Stoicismo|stoici]] preferì tagliarsi le vene, anziché morire di [[inanizione]], pratica più adatta alla sua età avanzata.
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