Waltharius: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Le modifiche non sono ancora definitive. Attendere, cortesemente la stesura completa della pagina prima di intervenire: mancano le mie note e le immagini dei manoscritti e dei luoghi di diffusione. |
m ortografia |
||
(25 versioni intermedie di 14 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Libro
|titolo = Waltharius
|autore = Anonimo
|annoorig = Secolo IX
|periodo = Secolo IX
|editioprinceps =
|genere = Poema epico
|lingua = Latino
|ambientazione = Reggia di Attila in Pannonia; catena montuosa dei Vosgi
|protagonista = Walther d'Aquitania
|altri_personaggi = Hagen, Hiltgunt, Gunther, re Attila, regina Ospirin
}}
Il '''''Waltharius''''' è un poema epico anonimo della [[letteratura latina medievale]] di area germanica, scritto in [[Esametro dattilico|esametri]].
== Trama ==
In un tempo antico, ai limiti del fiabesco<ref>Risulta difficile datare con esattezza le vicende del ''Waltharius''. La storia è sì ispirata a fatti storici realmente accaduti, ma vengono deformati per favorire lo sviluppo della storia. Una descrizione, fra l’altro, che traspone il modello politico e civile romano sulla civiltà unna: ''Foedera supplicibus donans sternesque rebelles.'' / ''Ultra millenos fertur dominarier annos'' (vv. 9-10).</ref>, il sovrano unno [[Attila]] muove le sue schiere per conquistare i regni europei di [[Regno franco|Francia]], [[Borgogna]] e [[Aquitania]]. Non appena il re Gibicone dei Franchi apprende la notizia
Gli Unni proseguono la loro marcia nel territorio dei Burgundi e anche il loro re, Eririco, cede alle pressioni degli invasori, pattuendo come aveva fatto Gibicone e consegnando la principessa Hiltgunt come ostaggio. Infine, Attila arriva nel regno di Aquitania e il re Alfere, venuto a conoscenza che due popolazioni tanto potenti come i Franchi e i Burgundi avevano capitolato di fronte alla potenza unna, decide anche lui di pagare un tributo
La vita nella reggia unna procede tranquilla, anche se il ricordo del suolo natio è sempre presente nella mente dei tre ostaggi.
Come poco dopo si scopre, le vere ragioni che hanno spinto Walther a rifiutare sono legate al suo rapporto con Hiltgunt e la sua patria: Walther, infatti, tornato da una campagna militare, decide di confermare
Il piano riesce alla perfezione. Dopo i festeggiamenti gli Unni si risvegliano un
Passano quaranta giorni e Walther e Hiltgunt arrivano nei pressi di [[Worms]] e si accingono
Walther e Hitgunt trovano rifugio in un anfratto nei Vosgi e qui si riposano, facendo a turno la guardia. Hiltgunt
Giunto nel territorio dei Vosgi, Gunther manda il guerriero Camalone per farsi consegnare da Walther tutto
Nel frattempo, Hagen cerca di dissuadere in tutti i modi il suo re dal combattimento: Gunther non conosce
Dopo aver rifiutato per la seconda volta la contrattazione di Walther, Camalone avvia la battaglia. Da questo momento si susseguono undici battaglie. Le prime cinque (contro Camalone, Scaramondo, Verinardo, Ekifrido e Adavardo) vengono combattute rigorosamente uno contro uno<ref>La ristrettezza del luogo in cui si sono rifugiati Walther e Hiltgunt prevede che i Franchi attacchino Walther solo uno alla volta.</ref>, secondo uno schema ricorsivo, che presenta nome, origine, arma del guerriero, battaglia e morte cruenta. Walther combatte la sesta battaglia contro Patafrido (il nipote di Hagen, figlio della sorella) che uccide e decapita ''post mortem''. Nei seguenti cinque combattimenti (contro Ghervito, Randolfo, Elmnodo, Trogo e Tanasto), i guerrieri franchi, consapevoli della forza immane
Gunther vede morire tutti i suoi guerrieri e, in preda al panico, chiede soccorso
Lo scontro finale incomincia, anticipato da un alterco
== La materia di Walther nel Medioevo ==
Il ''Waltharius'' è
Fra i [[Poesia epica mediolatina|poemi epici mediolatini]], il ''Waltharius'' stenta a trovare una sua posizione precisa: esso non è un “epos biblico”, pur essendo la [[Bibbia]] una componente fondamentale del poema; non è nemmeno un poema encomiastico, pur affrontando il tema della guerra; non è una semplice saga germanica, in quanto in essa confluiscono elementi pagani (classici e germanici) ma anche cristiani. Il ''Waltharius'' è dunque
La “materia di Walther”<ref>Per maggiori dettagli
Possediamo tre versioni germaniche della saga di Walther, anche se con delle differenze significative con la trama del ''Waltharius'': la prima attestazione è un poema anglosassone, il ''[[Waldere]]'', che è quello cronologicamente più vicino al ''Waltharius'' (secoli IX-X); la seconda attestazione è il ''Walther'', un poema frammentario del secolo XIII, conservato a [[Graz]] e a [[Vienna]]; la terza attestazione germanica è la “Saga di Teodorico” (
Accanto a testi specificamente dedicati a Walther, ci sono alcuni testi che citano Walther come personaggio secondario, sia in area germanica sia in area romanza. Questi testi sono: ''[[
In area romanza, il personaggio di Walther è citato nella ''[[Chanson de Roland
=== Il ''Chronicon Novalicense'' ===
Valtario della Novalesa ha alle spalle due importanti e precisi paralleli: il primo è Ogieri, protagonista di una monacazione in un racconto latino del secolo XI, il secondo è [[Guglielmo d'Aquitania|Guglielmo
La parte dedicata a Walther,
</ref> inizia con una strofa in distici elegiaci:
{| class="wikitable"
|TESTO
|TRADUZIONE
|-
|Vualtarius
colla
vicerat
insignis bellis, clarior ast meritis.
Hunc Boreas
ortus et occasus
Cuius
ultra <ca>esareas scandit abhinc aquilas.
|Valtario
domando
proprio
famoso
Tremò
lo
E
salì
|}
Walther, dopo molte battaglie decide di farsi monaco in un monastero con regole molto rigide. Per testare quanto i monaci fossero rigorosi, decide di legare delle campanelle a un bastone che agita durante i suoi pellegrinaggi. Egli, tuttavia, trova sempre monaci distratti che prestano più attenzione al tintinnio che alle Sacre Scritture, finché non arriva in Novalesa: come al solito, agita i campanellini, ma nessun monaco gli presta attenzione, tanto sono intenti nei loro doveri monacali. Solo un bambino si distrae, incuriosito dai campanellini, e per buona risposta un precettore gli assesta uno schiaffo. Walther decide così che la Novalesa è il posto giusto per lui.
[[File:Chronicon Novalicense Nardini big.jpg|miniatura|257x257px|Il ''[[Chronicon Novalicense]]'']]
A un certo punto, l'abate chiede a Walther di sostenere una missione di recupero presso alcuni predoni. L'abate sa benissimo che Walther è una persona coraggiosa e diplomatica e lo incoraggia a partire, senza però attaccare i predoni, cercando solo di contrattare con loro lo scambio del bottino<ref>Questo dettaglio ricalca molto la diplomazia con cui Walther, nel ''Waltharius'', si rivolge a Camalone di Metz prima degli scontri sui Vosgi.</ref>. A Walther viene raccomandato fortemente di non rispondere con la violenza, nemmeno se i predoni dovessero arrivare a umiliarlo.
Walther parte per la missione dopo aver recuperato il suo cavallo, l'unico che potesse soddisfarlo per intraprendere quel viaggio. Giunto dai predoni, viene umiliato come previsto: si deve spogliare e rimane quasi completamente nudo. Quando però i predoni gli intimano di togliersi anche le brache, Walther non riesce a sopportare una così forte umiliazione e attacca i predoni, contraddicendo così gli ordini del suo abate, colpendone alcuni con la coscia di un vitello che pascolava lì vicino<ref>La coscia dell’animale usata come arma è presente anche nella ''Saga di Teodorico'', quando Walther ferisce all’occhio Högni-Hagen. Il ''Chronicon'' innesta al motivo germanico il motivo tipicamente romanzo dell’eroe monaco, facendo intendere che la versione germanica fosse conosciuta nell’Italia del Nord, un crocevia di culture fra il mondo francese e quello germanico.</ref>. Al suo ritorno in Novalesa, viene fortemente rimproverato dall'abate. Dopo la morte e in seguito all'attacco dei [[saraceni]] del secolo X, si perdono le tracce della tomba di Walther e del nipote<ref>Il ''Chronicon'' parla di Rataldo, figlio di Raterio, figlio di Valtario e Ildegonda (cioè di Walther e Hiltgunt).</ref>, fino a che un'anziana vedova di nome Petronilla non rivela il sito preciso del sepolcro dell'eroe monaco.
== Il ''Waltharius'': un'opera enigmatica ==
Il ''Waltharius'' presenta somiglianze proprie della saga originale germanica (la “Waltharilied prototipica” ricostruita), ma anche elementi innovativi, attinenti alla tradizione romanza.
In linea generale, i punti in comune fra ''Waltharius'' e i testi della saga germanica di Walther sono così riassumibili:
* Walther è un guerriero dotato di un forte spirito religioso;
* Walther è lo sposo di Hiltgund e figlio di Alfere;
* Walther è il capo dell'esercito di Attila o ha rapporti cordiali con la corte unna.
Due però sono gli elementi che collidono fortemente fra ''Waltharius'' e il resto dei testi:
* l'importanza significativa data dall'autore del ''Waltharius'' al tesoro.
La critica si è interrogata sulle ragioni di questi cambiamenti, cercando di dare loro un significato coerente con l'opera e il contesto storico in cui è stata scritta.
Per lungo tempo, l'interpretazione complessiva del ''Waltharius'' è stata ostacolata da diversi fattori (primo fra tutti, l'anonimato) che rendono l'opera un caso clamoroso per l'applicazione dei metodi di ricerca filologica sui testi latini del [[Medioevo]], ma allo stesso tempo ne evidenzia anche i limiti. Ogni recente interpretazione che è stata proposta, soprattutto a cavallo fra il secolo XX e XXI, integra e allo stesso tempo contraddice le precedenti, rendendo la ricerca sul ''Waltharius'' affascinante e insieme difficoltosa. Qui di seguito sono esposte tre grandi problematiche, ancora non del tutto risolte, legate all'interpretazione dell'opera: la questione dell'autore, la questione del senso dell'interpretazione generale dell'opera e la questione più strettamente filologica, legata alla tradizione manoscritta.
== L'enigma del ''Waltharius'': la questione autoriale ==
L'opera ci è giunta anonima e stando allo stato attuale del testo non è possibile risalire all'identità dell'autore. Fino al secolo scorso, il ''Waltharius'' è stato attribuito indebitamente al monaco di [[San Gallo]] [[Ekkeardo I]], vissuto nel secolo X. Tale ipotesi sarebbe suffragata, secondo [[Jacob Grimm]], dai ''Casus Sancti Galli'' (“Le vicende di San Gallo”), una cronaca del monastero proseguita da Ekkeardo IV che sostiene che il suo confratello avesse composto una ''vita Waltharii manufortis'', da lui rivista e corretta, su ordine di Aribo (o Aribone), vescovo di [[Magonza]] dal 1026 al 1031. Il passo della cronaca è il seguente:
{{Citazione|A scuola, con il maestro, scrisse anche in metro, sebbene con molte incertezze, perché era ancora assai giovane nello sviluppo intellettuale, non certo nella disciplina monastica, la vita di Waltario dal forte braccio, che, una volta che eravamo a Magonza, per ordine dell'arcivescovo Aribone, noi abbiamo corretto secondo le nostre capacità e conoscenze; infatti, i barbarismi e le espressioni lessicali, che ancora risentono assai della parlata tedesca, non possono diventare immediatamente latino.|[[Eccardo IV di San Gallo]], [[Cronache di San Gallo]], traduzione di Gian Carlo Alessio, 80, p. 199.|''Scripsit et in scolis metrice magistro - vacillanter quidem, quia in affectione, non in habitu erat puer - vitam Waltharii manufortis. Quam Magontiaę positi, Aribone archiepiscopo iubente pro posse et nosse nostro correximus; barbaries enim et idiomata eius Teutonem adhuc affectantem repente Latinum fieri non patiuntur.''|lingua=LA|lingua2=IT}}
Secondo Jacob Grimm la dichiarazione di immaturità, l'idea di aver realizzato un esperimento scolastico, la svalutazione della componente germanica e l'esaltazione dell'ideale monastico sono perfettamente coerenti con il finale del poema<ref>''Haec quicumque legis, stridenti ignosce cicadae / raucellam nec adhuc vocem perpende, sed aevum, / utpote quae nidis nondum petit alta relictis. / Haec est Waltarii poesis. Vos salvet Iesus''. (“Chiunque tu sia che leggi queste cose, perdona la stridente cicala, non considerare la voce ancora un po’ roca, ma l’età, siccome non raggiunge alti traguardi dal nido appena lasciato. Questa è la poesia di Walther. Vi salvi Gesù; vv. 1453-1456). Inoltre, Gareth Morgan (in ''Ekkehard’s signature to'' Waltharius, in «Revue d’etudes latines», Bruxelles 45 (1986) pp. 171-7) intravede un’autocitazione nascosta, una vera e propria “firma”, dell’autore a v. 1452 (''…ecce stilus renuit signare retunsus''): ''ecce'' corrisponderebbe a Ekke-, mentre ''retunsus'' (“spuntato”) sarebbe il contrario del tedesco medievale ''-hart'' (“aguzzo”). Vollmann osserva che l’ipotesi è ostacolata da un elemento fonetico: la pronuncia altomedievale di ''ecce'' suonava [ekze] e non [ekke] (cfr. E. D’Angelo, ''Waltharius'', pag 196).</ref> e l'epiteto ''Manufortis'' rimanderebbe alla ''dextera fortis'' di Walther.
In realtà, la proposta di Grimm, a ben guardare, è avventata. In primo luogo, il ''topos'' della modestia è ricorrente in molte opere, medievali e classiche<ref>Si pensi per l’età classica a Catullo (I, 4: ''meas esse aliquid putare nugas'' “ritenere che le mie poesie valessero qualcosa”) o Virgilio (''Buc''., IV, 2: ''non omnis arbusta iuvant humilesque myricae'' “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”). Per il Medioevo, valga la citazione di Dante: ''Io non Enea, io non Paulo sono: / me degno a ciò né io né altri ‘l crede'' (If., II, 32-33).</ref>. In secondo luogo, l'opera non ha l'intenzione, come spesso si è creduto, di svalutare l'ideale germanico a favore dell'ideale monastico. La petizione di principio che nel ''Waltharius'' vi sia una soggiacente opposizione fra l'ideale cristiano e l'ideale germanico non è provata in nessun luogo del testo: al contrario, è ben evidente come in più punti l'autore mostri di possedere la conoscenza di un sostrato germanico, di cui fa un uso consapevole<ref>Per citare qualche esempio: al v. 848 Hagen è definito come ''avunculus'' di Patafrido, cioè zio da parte di madre, e il grande affetto verso il nipote potrebbe fare riferimento alla pratica dell’avuncolato delle popolazioni germaniche, secondo il quale lo zio materno si occupava della crescita del nipote ([[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] e [[Agostino d'Ippona|sant’Agostino]] ne testimoniano la pratica); al v. 965 si cita Weiland, il fabbro degli dei germanici, corrispondente a [[Vulcano (divinità)|Efesto-Vulcano]] della mitologia mediterranea; ai vv. 1000-1, si allude alla robustezza di una quercia “che, salda, leva verso il cielo le chiome e affonda nel Tartaro le radici”, con una evidente illusione a [[Yggdrasill|Yggdrasil]], l’albero cosmico della mitologia norrena; ai vv. 1156-1167, Walther prega vicino ai cadaveri, pratica che secondo la religione germanica favoriva la creazione di un canale di comunicazione fra il mondo terreno e il mondo divino; a più riprese, Hagen viene soprannominato ''Paliure'' (“spinoso”), in accordo all’etimologia germanica del suo nome; infine, la descrizione di Attila nel ''Waltharius'' è positiva ed è tipica di una visione germanica (Attila è ''pius et clemens''), diametralmente opposta al mito del “flagello di Dio” dell’ottica mediterranea e cristiana.</ref>. Infine, il fatto che Ekkeardo I abbia scritto una ''vita metrice'' (“vita in versi”) non significa che sia l'autore di un poema metrico in esametri e il riferimento a ''manufortis'' allude all'epiteto ''fortis'' del cavaliere cristiano Valtario nei distici elegiaci del ''Chronicon Novalicense'' (cap. VII)<ref>«El protagonista de esa ''vita'' perdida serìa el caballero cristiano Valtario, de quien nos habla el ''Chronicon Novalicense'' (cap. 7-12) del siglo XI. Esta afirmacìon se apoya en la caracterìstica esencial de una Vita, término que identificaba a un texto de marcado tono edificante, al que pareciera ajustarse el Valtario cristiano del ''Chronicon''» in ''Waltharius'', a cura di Florio, p 51. L’avverbio ''metrice'' poteva valere per qualsiasi componimento in versi: quindi è anche possibile che la vita di cui parla Ekkeardo IV sia il componimento in distici interito nel ''Chronicon Novalicense''.</ref>. È possibile che durante il loro breve soggiorno nella città di [[Breme]], in [[Lomellina]], i monaci della Novalesa fossero venuti a conoscenza di questa presunta ''vita Walthari Ekkeardo auctore'' e che sia così confluita nel ''Chronicon''.
=== Il prologo di Geraldo ===
Alcuni manoscritti di area francese settentrionale
Questo misterioso Geraldo sarebbe il ''magister scholarum'' di [[San Gallo]]
Questa “ipotesi Geraldo” è suffragata, ancora una volta,
Infine, anche se si ammettesse questa possibilità per la paternità
==
È evidente che
La questione autoriale trascina con sé una serie di problemi interpretativi difficilmente spiegabili attribuendo il ''Waltharius'' al [[X secolo|secolo X]]. A partire dagli ultimi decenni del secolo XX, sono state proposte alcune teorie alternative alla tesi di Grimm, atte a spiegare il senso complessivo di
=== La tesi di Werner ===
[[File:Louis le Pieux.png|sinistra|miniatura|207x207px|''Ludovico I detto il Pio'', opera di [[Jean-Joseph Dassy]], [[Reggia di Versailles]], [[1837]]]]
Secondo [[Karl Ferdinand Werner]], l'opera ha evidenti riferimenti con l'[[Ludovico il Pio|epoca ludoviciana]] (''post'' 814, anno della morte di [[Carlo Magno]]). L'opera viene così retrodatata al [[IX secolo|secolo IX]], contrariamente alla tesi a lungo proposta del secolo X<ref>«La thèse de la traducion pure et simple, ou d’une paraphrase d’un texte germanique perdeu, s’écroula […] le poème latin ne date pas du X, mais du IX siecle» in K. F. Werner, ''Hludovicus Augustus. Gouverner l’empire chrétien. Idées et réalités'', in ''Charlemagne’s Heir. New Perspective on the Reign of Louis the Pious (814-840)'', ed. P. Godman - R. Collins, Oxford 1990, VI, p. 104.</ref>: un'epoca in cui non c'è nessun entusiasmo per la guerra, ma al contrario le guerre civili generano solo violenza.
Stando a Werner,
=== La tesi di
Edoardo
La problematica politica presente nel ''Waltharius'' sarebbe quella della necessità
==== Il sogno di Hagen ====
D'Angelo interpreta il sogno di Hagen<ref>Cfr. vv. 617- 627.</ref> come una profezia della successione del potere monarchico<ref>Per l’interpretazione della ''translatio imperii'' nel Medioevo, si rimanda a G. Arnaldi, ''Annali, cronache, storie'' in ''Lo spazio letterario del Medioevo'', a cura di G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò, Roma, Salerno 1993, p 497 e seguenti.</ref>, sulla scia del sogno di [[Libro di Daniele|Daniele]]<ref>Dn 7, 1-8: «Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice: Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano dal mare. La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo. Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: “Su, divora molta carne". Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio. Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna. Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia».</ref>. Secondo D'Angelo, l'identificazione della seconda bestia è un rimando evidente all'[[Ursidae|orso]] nel sogno di Hagen.
I temi del sogno, della caccia e degli animali selvatici in
[[File:Tierkrieger 4.png|miniatura|196x196px|Tavoletta di bronzo raffigurante un [[Berserkr]] (a sinistra) e un [[Úlfheðinn|Ulfedhnar]] (a destra), della seconda metà del secolo VI, rinvenuta sull'isola di [[Öland]]]]
Di là dall'interpretazione psicanalitica, l'[[Ursidae|orso]] era un animale emblema della classe guerriera germanica<ref>Ancora oggi, esistono stemmi di città raffiguranti orsi: Berlino (su cui però l’etimo non è certo) e Berna.</ref> ed era anche l'animale più pericoloso e dotato di maggiore forza fisica. Nelle popolazioni germaniche, il termine ''bear'' indica letteralmente “quello bruno” perché l'orso era l'animale tabù, talmente pericoloso che non poteva nemmeno essere nominato. Due volte nel ''Waltharius'' l'orso è immagine della forza del protagonista: oltre al sogno di Hagen, Walther viene paragonato all'orso anche durante la successione delle battaglie, dove Walther è paragonato all'[[Ursus arctos crowtheri|orso della Numidia]]<ref>Cfr. v. 1337: ''Haud aliter Numidus quam, dum venabitur, ursus''. Quest’orso oggi è estinto ed era l’unica specie di orso africana nell’antichità che risiedeva nella catena montuosa dell’Atlante, in Marocco e Algeria.</ref>.
Nella cultura germanica antica, esistevano degli antichi riti sciamanici in cui venivano assunte sostanze allucinogene naturali e sangue dell'animale-totem. Attraverso la vestizione con le pelli e le allucinazioni generate dalle droghe naturali, il guerriero assorbiva la potenza dell'animale guida. Questi guerrieri erano i [[Berserkr|Berserkir]]<ref>Dei berserker sembra parlare anche [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] nella ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' in riferimento alle strategie di combattimento di alcune popolazioni germaniche: «Gli Arii, oltre ad avere forze superiori a quelle dei popoli sopra citati, accrescono nel loro truce aspetto la loro naturale ferocia con l’artificio e con la scelta del momento per combattere; portano scudi neri, si tingono il corpo e scelgono per la battaglia notti di tenebra; col solo orrore di questo esercito di neri fantasmi essi incutono terrore, poiché nessun nemico può reggere a quella straordinaria e quasi infernale visione, dato che in ogni battaglia i primi ad essere soggiogati sono gli occhi» (Tacito, ''La vita di Agricola. Germania'', Rizzoli, Milano 1990, p. 285, nota 43.6).</ref> (“pelli d'orso”) e gli [[Úlfheðinn|Ulfedhnar]] (“pelle di lupo”). È possibile che questo elemento [[Folclore|folklorico]] sia entrato nel sostrato della saga.
La descrizione di Walther conserva i tratti del condottiero germanico arcaico, la cui forza è il risultato dell'esercizio diurno che è quasi un dato naturale di quell'etnia<ref>Cfr. Andreolli, ''L’orso nella cultura nobiliare dall{{'}}''Histroia augusta ''a Chrétien de Troyes'', p.45. Il saggio continua con altri esempi della letteratura germanica per spiegare il combattimento corpo a corpo come caratteristico dell’eroe germanico. Gli episodi presi in esame sono quello di [[Beowulf]] che si scontra con l’orco Grendel e quello dell’eroe della saga islandese Asmundarsson Grettir.</ref>. Le caratteristiche sono anche psicologiche, come se l'eroe si calasse nelle parti della bestia che è abituato a cacciare o a contrastare: l'orso era l'unico animale fra quelli conosciuti allora che combatteva in posizione eretta come l'uomo.
=== La tesi di Florio ===
Ruben Florio sostiene di retrodatare il poema
Nulla
=== La tesi di Mora ===
Francine Mora focalizza l'attenzione sul tesoro unno sottratto da [[Attila]] durante le sue conquiste in Europa<ref>Il “mito del tesoro unno” era un mito del periodo carolingio di cui parla anche Eginardo nel capitolo 13 della ''Vita Karoli''. Di tutte le guerre combattute da Carlo Magno, quella contro gli Avari o Unni è stata quella da cui i Franchi hanno ottenuto il maggior incremento di ricchezze, sottraendo a quel popolo ciò che in passato gli Unni avevano sottratto ingiustamente alle altre popolazioni. Sembra che il ''Waltharius'', nel cosiddetto “nucleo unno” iniziale, sia a conoscenza della ricchezza di questo popolo che ai tempi di Carlo risiedeva proprio nella marca di Pannonia ed era chiamato indistintamente Unni o Avari.</ref>.
Mora focalizza
Il testo troverebbe la sua origine proprio in quei territori suggeriti
=== La tesi di Rio ===
Alice Rio è una storica medievale del [[King's College London|
Il motore della vicenda è il tradimento di Gunther nei confronti di [[Attila]]. Gunther, con il suo gesto, vorrebbe riscattare il torto e
L'adesione perfetta all'ideale guerriero non c'è: l'eroe ne esce mutilato, ma, allo stesso tempo, nessuno dei tre può essere ritenuto un antieroe. Solo Gunther è il personaggio completamente negativo<ref>Nella parte finale del poema, Gunther è l’unico a non partecipare al salace scambio di battute, e viene definito da Walther «''segnis / inter magnanimum qui paruit arma virorum / et qui Martis opus tepide atque enerviter egit''» (vv. 1413-1415: “Colui che apparve debole fra le armi di eroi magnanimi, colui che ha condotto il mestiere di Marte da smidollato”). E questo lo si vede bene alla fine, quando Gunther esce dalla battaglia con la ferita peggiore: ''crus'', ''poples'' e ''femur'' sono le tre parti della gamba e visto che alla fine Gunther non riesce nemmeno a stare seduto e ha bisogno di Hagen e Walther per potersi alzare, si può intuire che abbia perso la gamba dall’inguine in giù. Cfr. v. 1360 e seguenti.</ref>, caratterizzato da egoismo e codardia, che arriva a supplicare il suo [[Vassallaggio|vassallo]] Hagen pur di salvare il suo onore (anche se ormai perduto da tempo). Una figura di re positivo (salvo, forse, Attila) nel poema non c'è e per di più non si propone una visione alternativa di buona ''leadership'': si tace sul regno di Walther e il poema si chiude in modo molto sbrigativo sul suo regno felice. Walther, per quanto positivo, è comunque un “sovrano mancato” che deve subire una ''diminutio socialis'' (pubblica e privata) causata dalla mutilazione alla mano: è solo e non può sostituire un modello di regalità perduta per sempre.
[[File:Fontenoy en puisaye.JPG|sinistra|miniatura|248x248px|Miniatura del secolo XIV della battaglia di Fontenoy-en-Puisaye]]
Ogni legame viene infranto, primo fra tutti quello con Attila che, come osservato, non è il nemico, ma al contrario un re buono che ha accolto nella sua reggia i tre ostaggi (Walther, Hagen e Hitgunt) come figli. Quello che più di tutti risente di questi rapporti infranti è Hagen che, secondo Rio, rappresenta magistralmente il dissidio interiore della nobiltà franca di fronte alle guerre fratricide degli anni quaranta del secolo IX. Hagen si trova di fronte alla necessità di ubbidire al suo re, avaro ed egoista, e la volontà di non scontrarsi contro il suo amico Walther, con cui è cresciuto.
Il ''Waltharius'' non è quindi ironico ed è un esempio di poesia politica contemporanea che esprime, come molti altri componimenti contemporanei<ref>Si ricorda, a titolo d'esempio, Angilberto, ''Versus de bello quae fuit acta Fontaneto'' ("Poesia sulla battaglia di Fontenoy"),</ref> i dilemmi di una generazione massacrata dalle guerre
== L'enigma del ''Waltharius'': la tradizione manoscritta ==
La tradizione manoscritta del ''Waltharius'' si può riassumere come segue, partendo dalle informazioni fornite dall'edizione di Karl Strecker e dallo ''stemma codicum'' segnalato da Edoardo D'Angelo<ref>Edoardo D’Angelo in ''Te.Tra II'', Firenze 2005, pp.539-43; ''Waltharius'', ed. Karl Strecker, Weimar 1951 (MGH Poetae VI).</ref>.
[[File:Immagine stemma walther.png|centro|miniatura|548x548px|''Stemma codicum'' in Te.Tra. (Mediaeval Latin Texts and their Transmission)]]
Nello ''stemma codicum'', è segnalata con N la tradizione indiretta contenuta nel ''Chronicon Novalicense'' (vv. 93-567), risalente alla prima metà del secolo XI.
Alla famiglia δ appartengono manoscritti della Germania del Sud.
* S = Stuttgart, Landesbibliothek, Rheol. et Philos. 8° 41 (sec. XIII, originario di St. Emmeram
* I = Ingolstadt, frammento (sec. XI, originario della Baviera del Sud)<ref>Lo ''stemma'' lo segnala come contaminato con la famiglia γ.</ref>
* V = Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 289 (sec. XIII, originario della Germania del Sud)
* V1 = Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 228, frammento (sec. XV)
* L = Leipzig, Universitätsbibliothek, 1589, frammento (sec. XIII)
* E = Engelberg (13 fogli di pergamena oggi perduti, di cui v'è traccia nell'apparato di Grimm-Schmeller)
Alla famiglia γ appartengono manoscritti della Germania occidentale o nordoccidentale, al confine con l'attuale Francia.
* P = Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8488A (sec. XI., originario della Francia orientale)
* T = Trier, Stadtbibliothek, 2002 (sec. XV, proveniente da Mettlach)
Questi tre codici, a differenza di quelli della famiglia δ, presentano il prologo di Geraldo.
Alla famiglia γ va aggiunto il cosiddetto frammento di [[Lorsch]]
=== La tesi di Turcan-Verkerk ===
Anne-Marie Turcan-Verkerk è una studiosa francese che in uno
La tesi della Turcan parte
Turcan ricostruisce i fogli mancanti del fascicolo: dalla sua ricostruzione, si può notare come al foglio 4 ''verso'' si sarebbe conclusa
Lo spazio rimanente nella prima metà del foglio, se si ammette di inserire il prologo di Geraldo, non sarebbe stato sufficientemente ampio per poter concludere la lettera senza che i due testi si sovrapponessero. Ne consegue che il manoscritto di Lorsch, pur appartenendo alla famiglia γ, non doveva avere il prologo di Geraldo, comune solo ai manoscritti B, T e P
[[File:Screenshot 20200802-182724 Word.jpg|centro|miniatura|551x551px|Ricostruzione dei rapporti stemmatici della famiglia γ alla luce dello studio di Anne-Marie Turcan-Verkerk: la necessità di porre un manoscritto interposto α nasce dalla ricostruzione del frammento di Lorsch (H) che rispetto agli altri manoscritti della famiglia era sprovvisto di prologo]]
La datazione al secolo IX è corroborata da alcune testimonianze indirette presenti in alcuni inventari della regione dei [[Vosgi]]. L'area di diffusione originaria doveva essere suggerita già dall'opera, visto che il ''Waltharius'' pare essere entrato stabilmente nel canone scolastico: l'opera era citata negli inventari di [[Toul]] e [[Remiremont|Remirmont]] e il più antico manoscritto proviene da [[Lorsch]]. Il ''Waltharius'' inoltre era presente a [[Gembloux]] e finì nelle mani di Sigiberto di Metz fra il 1050 e il 1070<ref>È il manoscritto B, conservato a Bruxelles. Cfr ''stemma''.</ref>. Pensare all'opera come originaria di [[San Gallo]] o dell'[[Aquitania]] risulta essere fallace perché il ''Waltharius'' è presente negli inventari di importanti monasteri del cuore della [[Carolingi|dinastia carolingia]], nella regione di [[Metz]]<ref>L’autore era a conoscenza del metropolita di Metz (''Ibat Mettensis Camalo metropolitanus'', v.644), una carica limitata al 839-869.</ref>: il che spiegherebbe la lunga deviazione verso i [[Vosgi]] di Walther e Hiltgunt e la citazione di tutte le città citate della zona. Il ''Waltharius'' non ha avuto, quindi, diffusione oltre l'arco alpino (fatta eccezione per la sola [[Novalesa]]) e oltre i [[Pirenei]] (non abbiamo infatti manoscritti iberici): questa “favola politica” era probabilmente indirizzata solo ai regni di [[Ludovico II il Germanico|Ludovico]] e [[Lotario I|Lotario]], stando alla provenienza dei testimoni oggi conservati.
L'autore doveva probabilmente essere un personaggio di spicco dell'entourage di [[Carlo il Calvo]] e molto erudito, capace di padroneggiare la cultura romanza e la cultura germanica, forse era un monaco letterato: Turcan pensa a [[Valafrido Strabone]] come possibile autore, per le citazioni interne e perché molto vicino a [[Carlo il Calvo]]. Valafrido polemizzò contro l'avarizia nel ''De imagine Tetrici'', un poema di carattere allegorico organizzato come un dialogo fra il poeta e la sua ispirazione<ref>Tuttavia, stando alle osservazioni di D’Angelo sulla tecnica versificatoria del ''Waltharius'', Walafrido possiede un ''usus scribendi'' diverso da quello del ''Waltharius''. Per un esame dettagliato e un confronto fra Waltharius e Walafrido, si rimanda a Edoardo D’Angelo, ''Indagini sulla tecnica versificatoria nell’esametro del'' Waltharius, Centro di studi sull’antico cristianesimo, Catania 1992.</ref>.
== Galleria d'immagini ==
<gallery>
File:Diffursione originaria waltharius.png|Area di diffusione originaria del ''Waltharius''; in rosso, i centri principali
File:Frammento di lorsch.jpg|Il frammento manoscritto di Lorsch
</gallery>
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* Bruno Andreolli, ''L'orso nella cultura nobiliare dall'«Historia Augusta» a Chrétien de Troyes'', in ''Il bosco nel Medioevo'', a cura di Bruno Andreolli, Massimo Montanari, CLUEB, Bologna 1988, pp. 35–54.
* {{De}}Gustav Adolf Beckmann, ''Gualter del Hum - Gaiferos - Waltharius'', De Gruyter, Berlin 2010.
* {{Es}} Ruben Florio, ''Waltharius, figuras heroicas, restauraciòn literaria, alusiones polìticas'', in «Maia» 58 (2006), pp. 207–29.
* {{Fr}} ''La chanson de Walther (Waltharii poesis)'', a cura di Francine Mora, Editions littéraires et linguistiques de l'université de Grenoble, Grenoble 2008.
* {{En}} Alice Rio, ''Waltharius at Fontenoy? Epic Heroism and Carolingian Political Thought'', in «Viator» 46 (2015), pp. 41–64.
* Dieter Schaller, ''La poesia epica'', in ''Lo spazio letterario del Medioevo'', a cura di Guglielmo Cavallo, Claudio Leonardi, Enrico Menestò, Salerno, Roma 1993, I 2, pp. 9–41.
* {{Fr}} Anne Marie Turcan-Verkerk, ''La diffusion du Waltharius et son anonymat: essai d'interprétation'', in «Filologia mediolatina» 23 (2016), pp. 59–122.
* Gustavo Vinay, ''Haec est Waltharii poesis. Vos salvet Isus'', in ''Alto Medioevo latino: conversazioni e no'', Napoli, Guida 1978, pp. 433–481.
* {{Es}} ''Waltharius'', a cura di Ruben Florio, Consejo Superior de Investigaciones ciéntificas universitat autonoma de Barcelona, Madrid y Barcellona, 2002.
* ''Waltharius. Epica e saga tra Virgilio e i Nibelunghi'', a cura di Edoardo D'Angelo, Luni Editrice [Biblioteca Medievale, 9], Milano - Trento 1998.
* {{Fr}} [[Karl Ferdinand Werner]], ''Hludovicus Augustus. Gouverner l'empire chrétien. Idées et réalités'', in ''Charlemagne's Heir. New Perspective on the Reign of Louis the Pious (814-840)'', ed. P. Godman - R. Collins, Oxford 1990, VI, pp. 3–123.
== Voci correlate ==
* [[Attila]]
* [[Carolingi|Dinastia Carolingia]] * [[Gualtiero di Aquitania]]
* [[Hagen (mitologia)|Hagen di Tronje]]
* [[La canzone dei Nibelunghi]]
* [[Poesia epica mediolatina]]
* [[Waldere]]
== Collegamenti esterni ==
* ''Waltharius'' in ''
* ''Waltharius'' in ''[https://www.dmgh.de/mgh_poetae_6_1/index.htm#page/24/mode/1up Monumenta Germaniae Historica]''
{{Portale|letteratura|medioevo|mitologia}}
|