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{{nota disambigua|le opere letterarie e cinematografiche intitolate "Il piacere"|Il piacere}}
Il '''piacere''' è un [[sentimento]] o una [[esperienza]] che corrisponde alla [[percezione]] di una condizione positiva, fisica o psicologica, proveniente dall'organismo.
Il '''piacere''' è un [[sentimento]] o un'[[esperienza]], più o meno durevole, che corrisponde alla [[percezione]] di una condizione positiva, fisica o [[psicologia|psicologica]], proveniente dall'organismo. È considerato uno stato di contenuto opposto al [[dolore]] che può essere di breve durata o cronico. Con il [[masochismo]] i due sentimenti contrastanti vengono associati tramite la ricerca del piacere attraverso il dolore.<ref>''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente</ref>
 
E’È un concetto presente universalmente nella [[filosofia]], nella [[psicologia]] e nella [[psichiatria]]. Nel corso della storia i filosofi ne hanno formulato definizioni e concezioni molto diverse.
 
== Il piacere nella filosofia nell'età classica==
E’ considerato l’esperienza di contenuto opposto al [[dolore]]. Sembra che però, rispetto al dolore, il piacere sia stato oggetto di studi scientifici in misura minore.
Il piacere è stato un oggetto di studio primario nella [[filosofia antica]]. Si possono schematizzare le tre grandi correnti di pensiero nel dibattito filosofico, in epoca classica, proprio in rapporto alle diverse conclusioni che in ambito morale avevano rispetto al piacere. Cioè al valore che queste attribuivano al piacere in rapporto al significato e scopo della vita umana. Le tre scuole di pensiero sul piacere - che occupano il dibattito sul senso della vita in epoca precristiana - sono l'[[epicureismo]], lo [[stoicismo]] e la Scuola [[Cinici|cinica]]. Vi sono forti punti di contatto e sovrapposizioni anche tra queste visioni diverse. A queste si può aggiunge la visione [[Platonismo|platonica]] (o socratico- platonica) che pone l'accento sulla conoscenza e sulla costruzione di una idea di piacere astratta e intellettuale. In linea di massima, lo stoicismo prescrive un atteggiamento di vita improntato al disinteresse nei confronti del piacere e del dolore, sottolineando una loro irrilevanza per il benessere dell'individuo, o comunque il loro non essere dotati di valore in sé. L'epicureismo è invece la corrente che in vari gradi e forme considera il piacere come uno scopo dell'esistenza umana e dotato di valore in sé. Il cinismo pone in maggiore evidenza il legame consequenziale tra piacere e dolore, la loro origine mentale e il loro legame con l'eccessivo interesse umano per le realtà puramente materiali.
 
=== Intellettualismo etico ===
[[Socrate]] che sosteneva che, dal punto di vista morale, unica [[causa (filosofia)|causa]] possibile del [[male]] fosse l'[[ignoranza]] del [[bene (filosofia)|bene]] «''So invece che commettere [[ingiustizia]] e disobbedire a chi è migliore di noi, dio o uomo, è cosa brutta e cattiva. Perciò davanti ai mali che so essere mali non temerò e non fuggirò mai quelli che non so se siano anche beni.''»<ref>{{cita libro | autore= [[Platone]] | titolo = [[Apologia di Socrate]] | curatore = [[Giuseppe Cambiano]] | opera = [[Dialoghi platonici|Dialoghi filosofici di Platone]] | editore = U.T.E.T. | città = Torino | anno = 1970 | pp = 66-68}}</ref>: una volta conosciuto il bene, non è possibile astenersi dall'agire moralmente realizzando il bene, che è "piacevole" in quanto genera la ''[[Eudemonismo|eudemonia]]'', la [[serenità]] dell'animo. Il [[male]], dunque, lo si attua perché, per [[ignoranza]], lo si scambia con il bene, che, tuttavia, non può essere stabilito [[a priori]] una volta per tutte, ma deve essere oggetto di una ininterrotta ricerca, da effettuare confrontandosi con gli altri tramite il [[dialogo socratico|dialogo]].
 
Per [[Socrate]] dunque il piacere si identifica con la [[virtù]]. Presupposto di essa è la conoscenza del ''bene'', che quindi è necessaria al piacere.
[[Categoria:psichiatria]]
 
Il principio sarà assunto integralmente da [[Platone]], il cui concetto di bene è integrato da un atteggiamento di fede religiosa e coincide con Dio. Platone considera il piacere in senso esclusivamente morale, ovvero è interessato a una qualità astratta del piacere. Egli scrive in che ve ne sono di tre tipi, il più alto è quello legato alla spiritualità, il secondo al conseguimento degli onori, il terzo alla ricchezza.<ref>Platone, ''Repubblica'', IX, 582 a -583 e</ref>. I piaceri del corpo sono quindi (teoricamente) del tutto banditi dall'orizzonte platonico. I piaceri più alti sono legati alla parte divina dell'anima umana (come parte dell<nowiki>'</nowiki>''Anima del Mondo'') che aspira al bene assoluto come bello-buono <ref>Platone, ''Repubblica'', VI, 508 e - 509 b</ref>.
 
===Cirenaici===
Per i filosofi [[cirenaici]] la prospettiva era diversa da quelle considerate e assai più radicale, perché il concetto di ''piacere'' viene ricondotto sempre direttamente alla corporeità in senso dinamico, come ricerca e percorso verso il piacere. Per essi, quindi, il piacere fisico è il [[bene (filosofia)|bene]]. [[Diogene Laerzio]] evidenzia il piacere nell'opinione dei cirenaici definendolo "movimento calmo" nel senso di "dolce", mentre il dolore gli si contrappone come "movimento aspro" e tormentoso <ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', II, 86-87</ref>. [[Aristippo]] (435 - 366 a.C.) era un personaggio molto disinvolto e anticonvenzionale che «''Godeva il piacere dei beni presenti, ma rinunziava ad affaticarsi per il godimento di beni non presenti''» <ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', II, 66</ref>. Una concezione questa del piacere che si troverà compiutamente la sua espressione più tardi, in opere letterarie romane, specialmente in [[Orazio]] con il suo celebre ''[[carpe diem]]'' <ref>Orazio, ''Odi'' 1, 11, 8</ref>, traducibile in "cogli il giorno" <ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/carpe-diem/ Carpe diem sull'enciclopedia Treccani].</ref> e spesso liberamente tradotta in "cogli l'attimo".<ref>[http://www.brocardi.it/C/carpe-diem-quam-minimum-credula-postero.html Carpe diem su Brocardi.it].</ref><ref>[http://online.scuola.zanichelli.it/perutelliletteratura/files/2010/04/traduzioni_orazio_t8.pdf Odi I,11 su Zanichelli.it].</ref> Viene di norma citata in questa forma abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: "''quam minimum credula postero''" ("confidando il meno possibile nel domani"). È un invito <ref>nell'ode rivolto a Leuconoe.</ref> a godere ogni giorno dei beni offerti dalla vita, dato che il futuro non è prevedibile, da intendersi non come invito alla ricerca del piacere, ma ad apprezzare ciò che si ha. Si tratta di una delle filosofie di vita più diffuse nella cultura popolare e non ma anche di una delle più fraintese nel senso di godere la vita senza alcuna remora e indugio morale.
 
===Aristotele===
[[Aristotele]] nella sua ''Etica Nicomachea'' si preoccupa di distinguere il ''bene conseguibile con il piacere'' dal ''sommo bene'' (divino) che si ottiene solo con la meditazione e la virtù di una condotta corretta. Per Aristotele il piacere è «''l'atto di un abito conforme a natura''», cioè è qualcosa che caratterizza un'attività che abbia portato a compimento le potenzialità che conteneva, il soggetto così può sperimentare una realtà piacevole tenendo presente che ogni attività genera un piacere proprio. <ref>Aristotele, ''Eth.Nich.'', VII, 12, 1153 a - b, 14, 1154 b; 1174b-1175a</ref>. Se vi sono attività cattive anche i piaceri saranno cattivi, ma «''il sommo bene può essere un piacere, anche se la maggior parte dei piaceri possono trovarsi a essere assolutamente cattivi''» <ref>Aristotele,, ''Eth.Nich.'' 13, 1153 b, 14-15</ref>. Distingue nettamente cioè il piacere dal bene, e ammette - diversamente da Socrate - che il piacere può essere considerato anche come concetto a sé stante, non-etico o non-morale. I piaceri inoltre fanno riferimento alla sfera dell'''utile''.
 
I piaceri del corpo sono quindi utili, ma devono essere "moderati" da una virtuosa temperanza, sia per ragioni di moralità che di utilità poiché «''chi è vizioso lo è perché ricerca l'eccesso''» <ref>Arist. ''Eth.Nic.'', 1154 a, 16-17</ref>. L'eccesso nella ricerca dell'utile o del piacere, cioè, porta al suo opposto. Da notare la differenza tra questa idea e quella degli stoici o dei platonici secondo cui anche una piccola ricerca del piacere terreno porta come conseguenza una quota di dolore o un danno da evitare. La natura umana secondo Aristotele dovrebbe conformarsi al concetto di Sommo Bene, aspirare cioè al bene superiore ad altri, il che fa riferimento al divino e lo implica. Infatti (riprendendo il concetto di piacere come "movimento" dei Cirenaici, ma in senso critico) egli scrive ancora:
{{quote|Perciò dio gode di un piacere sempre unico e semplice; infatti non v’è soltanto l’attività del movimento, ma v’è anche l’attività dell’assenza del movimento, e il piacere si trova più nella quiete che nel movimento. E poi, come dice il poeta, se il mutamento è la cosa più piacevole di tutte, ciò è per una certa perversità della nostra natura: infatti come un uomo facilmente mutevole è il perverso, così tale è anche la natura che ha bisogno di mutamento: essa infatti non è semplice, né conveniente. <ref>Aristotele, Etica Nicomachea,VII, 1154b, 25-31</ref>}}
 
====Il dibattito sul piacere nell'Accademia platonica====
Conosciamo in base alla testimonianza di Aristotele il contrasto all'interno dell'[[Accademia]] (387 a.C.) tra i filosofi [[Speusippo]] e [[Eudosso]], quest'ultimo a noi noto soprattutto come astronomo, riguardo all'argomento del piacere. Mentre Speusippo negava che per il saggio la ricerca del piacere potesse rappresentare un fine accettabile dell'agire, Eudosso osservava che il piacere è naturalmente ambito da tutti gli animali. È molto probabile che la discussione, che riprendeva il tema del piacere presente nelle etiche aristoteliche a proposito dei tre tipi di vita (di cui una è appunto quella dedita al piacere), riportasse l’opinione del giovane Aristotele in seno a questo dibattito, al quale partecipava anche Platone <ref>Roberto Rossi, ''Aristotele: l'arte di vivere: fondamenti e pratica dell'etica aristotelica come via alla felicità'', p.543, FrancoAngeli, 2018</ref>.
 
=== Epicuro ===
{{Vedi anche|Epicuro#Il piacere}}
Con [[Epicuro]] (342a.C.-270a.C.) tema specifico del piacere posto dai Cirenaici subisce un mutamento rilevante. Se per questi esso veniva posto come obiettivo dinamico, nel senso della ricerca e del conseguimento del piacere stesso (potremmo dire un "andare" verso di esso) per Epicuro il piacere è ''aponìa'', assenza di dolore. Va ricordato che l'''autosufficienza'', un tema caro ad Aristippo nel senso del sapere vivere senza il bisogno degli altri, viene ripreso da Epicuro piuttosto nel senso di non dipendere dai ''desideri'' e di eliminarli per quanto possibile. Sapersi accontentare di ciò che si ha e non desiderare il superfluo è uno dei principi fondanti dell'etica epicurea. L'eliminazione del desiderio è un obiettivo primario che si accompagna alla frugalità: «''Un grande bene è l'autosufficienza, non perché basti il poco, ma perché quando non si ha il molto è opportuno accontentarsi del poco... I cibi poveri danno lo stesso piacere di quelli ricchi quando si sia eliminata la sofferenza che deriva dal bisogno [del di più]''.» <ref>Epicuro, ''Epistola a Meneceo'' [130]</ref>
Per Epicuro un altro mezzo assai efficace per conseguire l'''aponìa'' è costituito dal tenersi lontani dalla vita pubblica, soprattutto dalla politica, e inoltre dall'eliminazione nel proprio vivere quotidiano di tutte le possibili cause di turbamento inutile. La socialità non è affatto negata, ma si concentra sui rapporti umani implicanti il sentimento dell'amicizia: «''Di tutti i beni ottenibili con la saggezza per raggiungere la felicità il maggiore è l'amicizia.''» <ref>Epicuro, ''Massima Capitale'' XXVII</ref>
 
Nella prospettiva epicurea la filosofia diventa occupazione privilegiata, piacevole poiché porta a conoscere ciò che è utile (tranquillità, amicizia, consapevolezza) e ciò che va eliminato (preoccupazioni, bisogni superflui, paura della morte). Egli scrive: «''Nessun giovane indugi nel fare filosofia, né se ne stanchi quando sarà da vecchio, non si è mai troppo giovani né troppo vecchi per conseguire la salute dell'anima''».<ref>Epicuro, ''Lettera a Meneceo'' [122]</ref>
 
== Il piacere dal Medioevo al Rinascimento ==
Posizioni intellettualiste si trovano anche nel [[pensiero cristiano]], come in [[Tommaso d'Aquino]]<ref>Pierre Rousselot, ''L'intellettualismo di san Tommaso'', Vita e Pensiero, 2000</ref>; a esse, tuttavia, si contrappongono le correnti del [[volontarismo]] etico, che afferma la superiorità della volontà e degli elementi sentimentali ed emotivi come, per esempio, in [[Blaise Pascal]], con la teorizzazione dell<nowiki>'</nowiki>''esprit de finesse'' («spirito di finezza»), prevalente sull'intelletto e sulle facoltà [[ragione|razionali]]).
 
In epoca medievale cristiana il dibattito morale sulla relazione tra piacere e significato della vita umana, che costituiva l'oggetto principale della filosofia antica, sembra scomparire, con l'eccezione di figure come [[Ildegarda di Bingen]] (1098 – 1179), suora benedettina, scrittrice, mistica e teologa tedesca.<ref>Giovanni Arledler, Anna Maria Cànopi, ''Santa Ildegarda di Bingen. Teologa, artista, scienziata'', Velar, 2014</ref>
{{citazione|Quando nel [[maschio]] si fa sentire l'impulso sessuale (''[[libido]]''), qualcosa comincia come a turbinare dentro di lui come un mulino, poiché i suoi fianchi sono come la fucina in cui il midollo invia il fuoco affinché venga trasmesso ai [[genitali]] del maschio facendolo bruciare […] Ma nella [[donna]] il piacere (''delectatio'') è paragonabile al Sole, che con dolcezza, lievemente e con continuità imbeve la terra del suo calore, affinché produca i frutti, perché se la bruciasse in continuazione nuocerebbe ai frutti più che favorirne la nascita. Così nella donna il piacere con dolcezza, lievemente ma con continuità, produce calore, affinché essa possa concepire e partorire, perché se bruciasse sempre per il piacere non sarebbe adatta a concepire e generare. Perciò, quando il piacere si manifesta nella donna, è più sottile che nell'uomo, perché il suo fuoco non arde in essa con la stessa forza che nell'uomo.|[[Ildegarda di Bingen]], ''Liber causae et curae'', a cura di Paul Kaiser, Lipsia, Teubner, 1903, pp. 69-76<ref>[http://win.phmae.it/ildegard/ilde2/htm/h3_5.htm Hildegard von Bingen: Il piacere sessuale, trad. it].</ref>}}
 
Per il resto la concezione cristiana del piacere si rifà alla tendenza [[ascetismo|ascetica]] del [[platonismo]] e dal [[neoplatonismo]] secondo un'ottica di disinteresse e condanna dei piaceri corporei come fonte di peccato e di esaltazione invece della castità.
 
Movimenti ereticali nel corso del XIII secolo mitigarono questa visione di rigido ascetismo quando prevalse nella [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] tra il XII e il XIV secolo la dottrina aristotelica. <ref>''Enciclopedia Garzanti di filosofia'', 1981, p.700</ref> <ref>[http://carlomariani.altervista.org/storia_letteraria1/lett059.htm Carlo Mariani, ''Aristotelismo e Scolastica'']</ref>
 
Il tema del piacere, confinato al pensiero pagano, torna a essere oggetto d'indagine filosofica solo nell'Umanesimo con [[Lorenzo Valla]] (1405-1447) che esalta il piacere come unico movente dell'azione umana <ref> L.Valla, ''De voluptate'', 1432</ref> opponendosi fermamente alla [[morale]] [[stoicismo|stoica]] e all'[[ascetismo]] [[Medioevo|medievale]], sostenendo la possibilità di conciliare il [[Cristianesimo]], ricondotto alla sua presunta originarietà, con l'[[edonismo]], recuperando così il senso del pensiero di [[Epicuro]] e [[Tito Lucrezio Caro|Lucrezio]], che avevano sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti a ogni azione. Così anche [[Bernardino Telesio]] (1509-1588) pensa che l'animale uomo consideri bene supremo la sua stessa conservazione fisica. L'etica quindi consiste nel giudicare bene tutto ciò che favorisce la propria conservazione, male tutto quello che la ostacola. Il bene sarà quindi riscontrabile nel piacere, il male nel dolore.<ref>B. Telesio, ''De rerum natura'', IX, 2, 27</ref>
 
==Il piacere nell'età moderna==
L'esaltazione del piacere nella sua configurazione materiale, come piena espressione nel [[Naturalismo (filosofia)|naturalismo]] rinascimentale, si ritrova nel pensiero di [[Pierre Gassendi]] (1592-1655), di [[Michel de Montaigne]] (1533-1592) e di [[Thomas Hobbes]] (1588-1679) mentre l'intellettualismo etico di tipo platonico si ritrova in [[Baruch Spinoza]] (1632-1677) nella sua ''[[Ethica more geometrico demonstrata]]'' e nel ''[[Trattato sull'emendazione dell'intelletto|De intellectus emendatione]]''.
 
A fondamento di un'etica materialistica è la concezione del piacere nell'[[illuminismo]] con [[Julien Offray de La Mettrie]], [[Claude-Adrien Helvétius]] e [[Paul Henri Thiry d'Holbach]] e, come principio ispiratore di un'etica sociale, nell'[[utilitarismo]] di [[Jeremy Bentham]] e [[John Stuart Mill]].
 
==Il piacere nell'età contemporanea==
Il concetto del piacere nell'età contemporanea appare connesso alla teoria dell'[[inconscio]] su cui si era esercitato il pensiero in chiave pessimista di [[Schopenhauer]] e in una visione vitalistica e antiplatonica nella concezione di [[Nietzsche]]. Nella sua teoria delle [[pulsione|pulsioni]] [[Sigmund Freud]] inserisce il piacere come elemento portante della psicoanalisi <ref>S.Freud, ''Al di là del principio di piacere'', 1920</ref>. Un'interpretazione filosofica, anche in contrasto con Freud, si sviluppa con [[Herbert Marcuse]] <ref>H.Marcuse, ''Eros e civiltà'', 1955</ref> che sostiene che l'eros, represso dalla cultura occidentale, alla fine, in unione con il progresso tecnologico, porterà alla liberazione sociale e individuale dell'uomo.
 
==Descrizione fisica del piacere==
Un'analisi fisiologica del piacere è stata condotta da [[David Linden]], docente di [[Neuroscienze]] alla Johns Hopkins University studioso dei fenomeni fisiologici e psichici legati al piacere, che sostiene che «''Numerosi studi hanno dimostrato ormai che esiste un’unità neuronale che lega il vizio alla virtù''» <ref>D.Linden, ''La bussola del piacere'', Edizioni Codice, 2012</ref> per cui quando si soddisfano bisogni di qualsiasi natura, anche quelli potenzialmente nocivi, si generano processi di origine chimica dovuti all'apparato cerebrale che rilascia la ''[[dopamina]]'', un [[neurotrasmettitore]] che procura la sensazione del piacere. In particolare interviene in questi casi il [[sistema di ricompensa]] che è un gruppo di strutture neurali responsabili della [[motivazione (psicologia)|motivazione]], dell'[[apprendimento]] associativo, e delle [[emozioni]] positive, in particolare quelle che coinvolgono il piacere come componente fondamentale (per esempio [[gioia (emozione)|gioia]], [[euforia]] ed [[estasi]])<ref> Schultz W, Neuronal reward and decision signals: from theories to data (PDF), in Physiological Reviews, vol. 95, nº 3, 2015, pp. 853–951,</ref> <ref>Berridge KC, Kringelbach ML, Pleasure systems in the brain, in Neuron, vol. 86, nº 3, May 2015, pp. 646–664</ref>
 
La sensazione di piacere può essere generata per un certo tempo dal consumo di droghe come l'eroina o di altri oppiacei che attivano artificiosamente il "sistema di ricompensa" provocando l'assuefazione a queste sostanze. La nozione di piacere è diversa da quella di serenità, beatitudine, felicità che indicano una condizione duratura e equilibrata accompagnata dalla produzione di [[serotonina]] e non di dopamina.
 
==Note==
<references/>
== Voci correlate ==
*[[Etica]]
*[[Estetica]]
*[[Morale]]
*[[Edonismo]]
*[[Anedonia]]
*[[Felicità]]
*[[Eudemonismo]]
*[[Bene (filosofia)]]
*[[Sofferenza]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://cirenaici.exactpages.com|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160329041512/http://cirenaici.exactpages.com/|titolo=I cirenaici (I precursori dell'ateismo)|dataarchivio=29 marzo 2016|accesso=30 aprile 2019|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://sade.exactpages.com|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160313124831/http://sade.exactpages.com/|titolo=Sade e il piacere psicotico|dataarchivio=13 marzo 2016|accesso=30 aprile 2019|urlmorto=sì}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|filosofia|psicologia}}
 
[[Categoria:Emozioni e sentimenti]]