Forte di Fenestrelle: differenze tra le versioni
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| Nome =
| Nome originale = Fortezza di Fenestrelle
| Parte di = Piazza di Fenestrelle e dell'Assietta
| Posizione geografica = Italia nord-occidentale
| Immagine = Fenestrelle - Forte di Fenestrelle - 2024-09-02 16-57-15 001.jpg
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| Stato = {{simbolo|Civil Flag and Civil Ensign of the Kingdom of Sardinia (1816-1848).svg
| Stato attuale = ITA
| Suddivisione = [[Piemonte]]
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}}
Il '''Forte di Fenestrelle'''
Progettata inizialmente dall'[[ingegnere]] [[Ignazio Bertola]] nel [[XVIII secolo]] con funzione di protezione del confine franco-piemontese, la fortezza venne completata solamente nel secolo successivo e non fu mai coinvolta in assedi o assalti in forze degni di nota o rilievo; fu invece protagonista di alcune schermaglie minori e di un breve scontro nel corso della [[seconda guerra mondiale]]. Dopo un lungo periodo di abbandono, durato praticamente dal [[1946]] al [[1990]], è iniziato un progetto di recupero, tuttora in corso, che l'ha riaperta al turismo. Tra il [[2011]] ed il [[2012]] vi si sono recati più di 20.000 visitatori l'anno
== Storia ==
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La storia delle [[fortificazione alla moderna|moderne fortificazioni]] nella zona di [[Fenestrelle]] ebbe inizio verso la fine del 1600. Da parecchi secoli la valle del Chisone era politicamente divisa in due parti: la parte superiore a ovest da Meano fino a Pragelato (chiamata anche val Pragelato) apparteneva al Delfinato che dal 1349 era sotto il regno di Francia, come pure l’alta val Susa (da Chiomonte in su, fino al colle del Monginevro).
[[File:Forte Fenestrelle 02.jpg|thumb|left|La struttura principale del forte.]]▼
[[File:Fenestrelle - Fort Mutin - plan-relief 1757.jpg|upright|thumb|Fort Mutin (particolare del plastico del 1757).]]▼
La parte inferiore della val Chisone da Pinerolo fino a Perosa Argentina (chiamata anche val Perosa) era invece sotto il dominio dei Savoia, che controllavano anche la val San Martino (l’odierna val Germanasca), la bassa val Susa e la Savoia al di là del colle del Moncenisio. A partire dal 1500 il regno di Francia cercò più volte di conquistare i territori dei Savoia, occupando per ben due volte, dal 1536 al 1574 e dal 1630 Pinerolo e la bassa val Chisone. Fenestrelle era dunque da secoli territorio francese.
La storia delle [[fortificazione alla moderna|moderne fortificazioni]] nella zona di [[Fenestrelle]] ebbe inizio nel [[1690]], quando [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] mise il generale [[Nicolas de Catinat de La Fauconnerie|Nicolas de Catinat]] a capo del suo esercito impegnato contro il [[Ducato di Savoia]]<ref name=":12">{{cita pubblicazione|titolo = La fortezza di Fenestrelle|autore = Riccardo Chiarle|anno = 2006|rivista = Panorami|numero = 63|pp = 36-40}}</ref> nella [[Guerra della Grande Alleanza|Guerra dei Nove Anni]]. Il generale Catinat si accorse ben presto che la [[Val Chisone]] e il suo restringimento nella zona di Fenestrelle mettevano in serio pericolo l'esercito francese. Egli richiese così la costruzione di 3 [[ridotte]] e di un grande forte.<ref name=":12" /> In particolare, nel [[1692]] il [[Luigi XIV di Francia|Re Sole]] ordinò la costruzione della prima versione di quello che fu in seguito chiamato Forte Tre Denti, ma che era allora solo una piccola ridotta.<ref>{{cita libro|titolo = Forte di Fenestrelle, la Grande Muraglia Piemontese|anno = 2009|città = Torino|p = 9|editore = Il Punto|isbn = 88-86425-93-7}}</ref>▼
Nel 1688 scoppia la [[Guerra della Grande Alleanza|guerra della Lega di Augusta]], combattuta dalla Francia contro una coalizione degli altri stati europei. Inizialmente il Duca [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] si mantiene neutrale, poi il 4 giugno 1690 firma a Torino il trattato di alleanza con l'Imperatore Leopoldo contro la Francia e la Val Pragelato diventa per parecchi anni zona di guerra, anche se non di prima linea.
Il [[trattato di Utrecht]] del [[1713]], sancì questa situazione spostando il confine tra la [[Francia]] e il [[Ducato di Savoia]] (che nel [[1720]] divenne [[Regno di Sardegna]]) sullo spartiacque alpino [[Dora Riparia|Dora]]-[[Durance (fiume)|Durance]], assegnando le [[Valle di Susa|valli di Susa]] e [[Val Chisone|Chisone]] ai Savoia.<ref name=":1" />▼
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Nel luglio 1693 Vittorio Amedeo II e i suoi alleati conducono un attacco lungo la Val Pragelato, ma vengono bloccati all'altezza di Fenestrelle.<ref>E. Peyronel, ''La Val Pragelato dalla revoca dell'editto di Nantes alla fine della dominazione francese (1685-1708)'', in AA.VV., a cura di R. Genre, Ricattolicizzazione dell'alta Val Chisone ed emigrazione per causa di religione (1685-1748), Associazione culturale La Valaddo, Villaretto, Roure, 2007</ref> Nel [[1694]], sempre su consiglio di Catinat, il [[Luigi XIV di Francia|re di Francia]] diede inizio ai lavori di costruzione dell'imponente Fort Mutin, che sarà completata nel [[1705]].<ref name=":1">{{Cita libro|autore = Mauro Minola|titolo = Fortezze del Piemonte e Valle d'Aosta|edizione = Seconda Edizione|editore = Susalibri|p = 127|anno = 2012|capitolo = Il forte di Fenestrelle}}</ref> La guerra fra la Francia e il Ducato di Savoia termina il 29 agosto 1696 con il trattato di Torino, con il quale i Savoia riottengono Pinerolo e i comuni sulla sponda destra della Val Chisone fino a Perosa.
Prima di restituire Pinerolo, i francesi provvedono a smantellarne tutte le fortificazioni, per evitare di lasciare in mano sabauda una piazzaforte militare, e quindi il forte Mutin diventa l'elemento principale a protezione del confine che è ritornato ad essere fra Meano e Perosa.
Nel 1700 scoppia la [[Guerra di successione spagnola]], inizialmente il Ducato di Savoia è alleato della Francia ma nel 1703 Vittorio Amedeo II cambia schieramento e i francesi danno inizio all'occupazione dei territori sabaudi, fino a mettere sotto [[Assedio di Torino|assedio Torino nel 1706.]] Le sorti della guerra mutano dopo la battaglia di Torino del 7 settembre 1706 e negli anni successivi Vittorio Amedeo II e i suoi alleati sconfiggono più volte i francesi.
Nel luglio 1708 Vittorio Amedeo II dà inizio alla campagna militare che porterà alla conquista della Val Pragelato. Dopo aver espugnato Exilles, è la volta di Fenestrelle. A metà agosto<ref>{{cita web|url = http://fenestrelle.valsusainfo.it/index.asp?IDCAT=2|titolo = valsusainfo.it|accesso = 24 novembre 2013|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131203040917/http://fenestrelle.valsusainfo.it/index.asp?IDCAT=2}}</ref> vengono iniziate le operazioni belliche che porteranno all'assedio del Forte Moutin, sulla riva destra del Chisone; il 23 agosto inizia il cannoneggiamento del forte, che costringe alla resa il comandante francese il 31 agosto.<ref name=":1" />
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=== Dall'inizio della dominazione sabauda al XVIII secolo ===
▲[[File:Forte Fenestrelle 02.jpg|thumb|left|La struttura principale del forte.]]
▲[[File:Fenestrelle
Nella progettazione dell'opera e nella direzione dei lavori, si susseguirono,
Il progetto originale del [[Ignazio Bertola|Bertola]] prevedeva la realizzazione di un'opera che sbarrasse l'intero versante sinistro della valle, ma all'inizio dei lavori di costruzione fu data priorità alle opere nella parte più alta, sul monte Pinaia, poiché il fondovalle era ben protetto dal Fort Mutin che, dopo i lavori di ricostruzione, era tornato pienamente in funzione.<ref name=":1" /> In definitiva, nella fase iniziale di realizzazione della fortezza si costruirono la Ridotta dell'Elmo, la Ridotta Sant'Antonio e la Ridotta Belvedere che, separate tra loro da profondi fossati e collegate solamente attraverso una serie di ponti, formavano il Forte delle Valli.
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=== Dal XX secolo ad oggi ===
Con l'avvento del [[fascismo]] la struttura venne nuovamente usata come prigione per detenuti politici ostili o non sufficientemente collaborativi col regime. Come facilmente s'intuisce dalla forma dei caratteri utilizzati, risale al quel periodo l'iscrizione: ''Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce''.
[[File:Scritta_Forte_Fenestrelle.jpg|thumb
Nel corso della seconda guerra mondiale la fortezza conobbe il suo unico vero momento di azione militare quando, nel luglio del [[1944]], la parte orientale della Ridotta Carlo Alberto venne fatta esplodere dai partigiani della divisione "Adolfo Serafino" allo scopo di rallentare l'avanzata delle truppe nazi-fasciste che avevano lanciato una vasta operazione antipartigiana nelle vallate alpine.<ref name=":2" /> Dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]] nel [[1946]], l'[[
A partire dal [[1990]], grazie all'azione di un gruppo di volontari, è iniziato il recupero della struttura: al suo interno vengono realizzate visite guidate ed organizzate rappresentazioni teatrali e culturali. Nel [[1992]] è stato redatto per conto del Demanio e del Ministero dei Lavori Pubblici un progetto generale di rifunzionalizzazione per opera dell'architetto Donatella D'Angelo, che ha portato a conoscere le problematiche costruttive e di riuso del più grande Forte d'[[Europa]]. Dal [[1999]] è diventata il simbolo della [[Provincia di Torino]]<ref name="provincia"/> e nel 2007 il [[World Monuments Fund]] l'ha inserita nella lista dei 100 siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio (insieme ad altri 4 siti italiani).<ref name="archiviostorico.corriere.it"/>
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Durante tutta la sua attività come struttura [[militare]], durata fino al termine della [[seconda guerra mondiale]], la fortezza venne usata, in alcuni momenti storici, come [[prigione]] e luogo di [[detenzione]]: la fortezza, al naturale e sempre attivo ruolo di deterrente militare, aggiunse, quindi, quello di prigione per criminali comuni, prigione di stato e [[bagno penale]]. In alcuni limitati casi furono detenuti anche criminali comuni, che avevano commesso crimini nelle aree limitrofe o di competenza del governatore della fortezza. In casi eccezionali vi giunsero, per motivi vari, anche detenuti da altre aree geografiche. Essi condividevano gli stessi ambienti del bagno penale con i militari, ma erano trattati in modo diverso essendo soggetti alla giurisdizione civile e non militare.
Lo storico [[Giacinto de' Sivo]] affermò che, in epoca [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]], nel forte vennero rinchiusi anche civili meridionali catturati con l'accusa di [[brigantaggio]]<ref>{{cita libro|cognome= de' Sivo |nome= Giacinto |wkautore= Giacinto de' Sivo |titolo= Storia delle Due Sicilie, dal 1847 al 1861 |url= http://books.google.it/books?id=IE4IAAAAQAAJ&pg=PA64 |accesso = 29 settembre 2010 |anno= 1863 |editore= Tipografia Salviucci |città= Roma |p= 64 }} {{NoISBN}}</ref>
=== Prigione di Stato ===
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=== Prigione militare e mistificazioni pseudostoriche ===
{{vedi anche|Revisionismo del Risorgimento#Il mito delle deportazioni di massa}}
Il forte fu anche una prigione militare in cui furono rinchiusi, oltre ai militari che avevano commesso crimini o gravi infrazioni al regolamento<ref>[https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/diari-carlo-alberto-savoia-re-sardegna/IT-SEN-158-003593/diario-1838#lg=1&slide=0 ASSR, Diari di Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, 1.6], pubblicato in MemoriaWeb, Newsletter dell'[[Archivio storico del Senato della Repubblica]], n.41 (Nuova Serie), luglio 2025. </ref>, anche i soldati di quegli eserciti che erano stati attaccati dal Regno di Sardegna prima e dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] in seguito, durante il [[Risorgimento]] e i primi decenni del [[XX secolo]]; in particolare austriaci ed italiani degli stati preunitari che avevano combattuto durante le [[Guerre di indipendenza italiane|guerre d'indipendenza]], componenti del disciolto [[Esercito delle Due Sicilie]] fatti prigionieri durante gli anni dell'unificazione risorgimentale del [[Sud Italia]], nonché 6 [[garibaldino|garibaldini]] in seguito ai falliti tentativi di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] di occupare lo [[Stato della Chiesa]]
Negli ultimi anni il forte di Fenestrelle è passato agli onori della cronaca a causa della "denuncia" da parte di una certa [[Revisionismo del Risorgimento|storiografia revisionistica]], secondo cui nel carcere, nel decennio tra il [[1860]] e il [[1870]], sarebbero stati deportati militari dell'ex [[Regno delle Due Sicilie]] in un numero che andrebbe da 24.000 fino alle più grandi stime di 120.000 uomini, colpevoli di essersi opposti alla conquista e alla successiva annessione delle [[Due Sicilie]] al neonato Regno d'Italia. Sempre secondo la medesima pseudo storiografia, i reclusi sarebbero stati tenuti in pessime condizioni. Il 22 agosto 1861 ci sarebbe stato un tentativo di ribellione in cui i reclusi in rivolta avrebbero cercato di assumere il controllo della fortezza. L'insurrezione sarebbe stata sventata in maniera quasi fortuita dalle autorità ed avrebbe avuto come solo risultato l'inasprimento delle pene.<ref name="Fora!">{{Cita web |url= http://www.eleaml.org/nicola/storia/LAGER_SAVOIA_monteleone.html |titolo= La pagina più nera della storia d'Italia, tra segreti e omissioni |accesso= 26 aprile 2010 |editore= Fora!}}</ref>
La definizione di Fenestrelle quale "[[campo di concentramento]]" da parte di [[Interpretazioni revisionistiche del Risorgimento#Il revisionismo meridionalista dalla seconda met.C3.A0 del Novecento|autori revisionisti]] ha stimolato la ricerca storica da parte di
Lo [[storiografia|storico]] [[Alessandro Barbero]], che ha definito la vicenda di Fenestrelle «un'invenzione storiografica e mediatica», consultando i documenti originali dell'epoca, ha verificato come i prigionieri dell'ex esercito borbonico effettivamente detenuti nel forte furono poco più di mille e di questi solo quattro morirono durante la prigionia. Barbero ha sostenuto quindi: che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti ''anche'' militari del regno delle Due Sicilie; che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione; che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile.<ref name="Rep">{{Cita news|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2011/07/08/news/i_morti_borbonici_a_fenestrelle_non_furono_40mila_ma_quattro-18872501/|titolo=I morti borbonici a Fenestrelle non furono 40mila, ma quattro|accesso=13 febbraio 2020}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_11/stajano-mito-lager-savoia_734bb576-1382-11e2-ad6a-6254024087b3.shtml |titolo= Il mito del «lager dei Savoia» |accesso= 10 maggio 2015| editore=Corriere della Sera}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=904:i-prigionieri-dei-savoia-la-vera-storia-della-congiura-di-fenestrelle&catid=40:primopiano&Itemid=101 |titolo= I prigionieri dei Savoia. La vera storia della Congiura di Fenestrelle |accesso= 10 maggio 2015| editore=Editori Laterza}}</ref>
L'affermazione che con la morte i corpi dei detenuti venissero disciolti con calce viva in una grande vasca situata nel retro della chiesa del Forte<ref name="Fora!"/> viene confutata con l'osservazione che la calce viva non fu utilizzata per fare scomparire i prigionieri, in quanto non capace di sciogliere cadaveri; il fatto che essa fosse bensì «posta sui cadaveri era la prassi cui tutte le sepolture dovevano essere soggette per motivi d'igiene, all'epoca».<ref name="Rep"/> In sostanza, per il prof. Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche dolorosi, del neonato Stato italiano.<ref>Alessandro Barbero, ''I prigionieri dei Savoia. La vera storia della congiura di Fenestrelle'', Laterza, Bari-Roma, 2012.</ref>
La [[pseudostoria]] del "genocidio meridionale" di cui la vicenda di Fenestrelle rappresenta un caso emblematico, sarebbe inoltre un tentativo analogo a quanto avvenuto in Francia da parte di ambienti di [[estrema destra]] o cattolici conservatori, ossia di riproporre in Italia tesi revisioniste simili a quelle sul cosiddetto "[[Guerra di Vandea|genocidio vandeano]]" di [[Reynald Secher]]; anzi, le tesi neoborboniche sarebbero perfino antecedenti a quelle di Secher.<ref>{{cita web|https://www.queryonline.it/2021/07/15/il-mito-delle-due-sicilie-e-le-bugie-neoborboniche-alla-prova-della-storia/|Il mito delle Due Sicilie e le bugie neoborboniche alla prova della storia}}</ref>
=== Le detenute ===
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[[File:Fenestrelle Forte veduta.jpg|thumb|left|upright=1.4|Veduta d'insieme della fortezza]]
[[File:Fenestrelle0001.jpg|thumb|Il forte delle Valli]]
La costruzione, definita erroneamente "forte", è in realtà un insieme ininterrotto di strutture fortificate, per questo motivo il termine più corretto per definirla è "[[fortezza]]".<ref name=":15">{{Cita web|url = http://www.altavalchisone.it/forte-storia-i.asp#.U1JlC1dXS8A|titolo = La Fortezza di Fenestrelle. La storia del Forte|accesso = 19 aprile 2014|sito = altavalchisone.it|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140419184533/http://www.altavalchisone.it/forte-storia-i.asp#.U1JlC1dXS8A|urlmorto = sì}}</ref> Nella fattispecie questa fortezza è formata da 3 forti e 7 ridotte, uniti ed indipendenti fra loro, collegati da [[spalto|spalti]], [[bastione|bastioni]], scale e da ben 28 [[risalto (fortificazione)|risalti]], per una superficie complessiva di 1.350.000 m².<ref name=":15" /> La struttura si sviluppa per oltre 3 chilometri su un dislivello di circa 635 metri.<ref name="provincia" /><ref name="sitoUff">{{Cita web|url = http://www.fortedifenestrelle.com/|titolo = Sito ufficiale della Fortezza di Fenestrelle|accesso = 8 novembre 2011|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120426051333/http://www.fortedifenestrelle.com/Adfortez.html|urlmorto = sì}}</ref> La fortezza viene oggi ricordata anche per le sue due lunghe scalinate: la scala interna, detta "Scala Coperta" composta da circa 4.000 gradini, che permetteva di raggiungere tutti i forti che compongono la struttura senza dover mai uscire, e la scala esterna, detta "Scala Reale" composta da 2.500 gradini che veniva utilizzata dal re quando si recava in visita.<ref name=":2">{{Cita web|url = http://www.desarch.it/assets/files/allegati%20architetture/The%20Fortress%20of%20Fenestrelle%20in%20Detail.pdf|titolo = The Fortress of Fenestrelle in Detail|autore = Ashleigh Hogg|formato = PDF|lingua = EN|accesso = 19 aprile 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140420033030/http://www.desarch.it/assets/files/allegati%20architetture/The%20Fortress%20of%20Fenestrelle%20in%20Detail.pdf
Nella sua tipologia costruttiva è la più grande fortezza settecentesca a Serravalle esistente al mondo ed è, più genericamente, la quinta costruzione militare più antica in termini di lunghezza complessiva (superata, in ordine crescente, dalle cinte murarie di Lucca -4,2 km-, Nicosia -4,5 km-, Genova -19 km- e, naturalmente, dalla [[grande muraglia cinese]]). Inoltre, insieme al [[Forte di Exilles]] a al [[Forte di Vinadio]], rappresenta una delle più significative strutture difensive del [[Piemonte]]. Il più antico dei 3 forti che la costituiscono, il Forte delle Valli, è l'ultimo forte alpino originale settecentesco esistente in [[Italia]], giacché tutti gli altri sono stati demoliti o ammodernati.<ref>{{Cita web|url = http://www.scribd.com/doc/24490807/Fenestrelle-History-and-Restoration|titolo = The Fortress of Fenestrelle. A Historical Introduction and Synthesis of Restoration|cognome = Hogg|nome = Ashleigh|accesso = 19 aprile 2014|formato = pdf|lingua = EN|sito = scribd.com|data = 2009|p = 8}}</ref>
=== Il Forte delle Valli ===
Nel [[1728]], la costruzione della fortezza di Fenestrelle iniziò dalla cima del Monte Pinaia (a 1780 m) con il Forte delle Valli. Le motivazioni alla base di questa scelta furono la reperibilità e la facilità di trasporto dei materiali da costruzione e questioni di natura strategica; infatti da quella quota era possibile sia proteggere le fortificazioni sottostanti con fuoco incrociato, sia evitare che i nemici mettessero in atto una manovra di aggiramento dalla zona sovrastante.<ref name=":Forte_Valli">{{cita libro|titolo = Il Forte di Fenestrelle, la Grande Muraglia Piemontese|anno = 2009|editore = Il Punto|pp=49-53|città = Torino|isbn = 88-86425-93-7}}</ref><ref name=":7">{{Cita libro|titolo = Il Gigante Armato. Fenestrelle fortezza d'Europa|autore = Alberto Bonnardel|autore2 = Juri Bossuto|autore3 = Bruno Usseglio|città = Torino|annooriginale = 1999|editore = Il Punto|isbn = 88-86425-66-X|capitolo = Il Forte delle Valli|pp = 121-126|collana=
<nowiki> </nowiki>Inoltre il fondovalle era già all'epoca protetto dal Fort Mutin che era stato ricostruito dopo la fine della [[guerra di successione spagnola]]. Per tutti questi motivi si decise di iniziare la costruzione proprio con il Forte Delle Valli e le tre [[ridotte]] che lo compongono: la Ridotta dell'Elmo, la Ridotta Sant'Antonio e la Ridotta Belvedere.<ref name=":8">{{Cita libro|titolo = Le Fortezze delle Alpi Occidentali|autore = Dario Gariglio|autore2 = Mauro Minola|annooriginale = 1994|città = Cuneo|editore = Edizioni L'Arciere|pp = 97-126|volume = Vol. 1 Dal Piccolo S. Bernardo al Monginevro|capitolo = Fenestrelle e l'Assietta|isbn = 88-86398-07-7}}</ref>
Le tre ridotte erano circondate da profondi [[Fossato (architettura)|fossati]] e, in caso di [[assedio]], erano autonome così che, se anche una fosse caduta sotto il fuoco nemico, le altre avrebbero potuto continuare a resistere.<ref name=":Forte_Valli" /><ref name=":7" /> A causa dei fossati, le tre ridotte erano collegate tra loro per mezzo di [[ponte|ponti]]: la Belvedere comunicava con quella successiva (la Sant'Antonio) tramite un ponte fisso centrale e una coppia di ponti levatoi laterali; a sua volta la ridotta Sant'Antonio era collegata con la ridotta dell'Elmo per mezzo di un sistema di ponti analogo. Inoltre, il Forte delle Valli era anche protetto da spessi muraglioni traforati, massicce traverse e [[bastioni]] a tenaglia che lo rendevano pressoché inespugnabile per l'epoca in cui era stato concepito.<ref name=":2" /><ref name=":Forte_Valli" /><ref name=":4">{{Cita libro|titolo = Il Forte di Fenestrelle|autore = Franco Caresio|url = http://www.piemontemese.it/pdf/FENESTRELLE.pdf|formato = PDF|accesso = 19 aprile 2014|anno = 2003|editore = Michelangelo Carta Editore|pp = 8, 23-26|città = Torino|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140420090104/http://www.piemontemese.it/pdf/FENESTRELLE.pdf
Il Forte è collegato alla strada di [[Pra Catinat]] dalla Ridotta dell'Elmo dove ancora oggi si trova il Ponte Rosso, una struttura in pietra a quattro [[arcata|arcate]] che supera un profondo strapiombo e al centro della quale si trova un poderoso cancello in ferro inserito fra due alti pilastri sormontati da due palle di cannone in pietra.<ref name=":2" /><ref name=":8" /><ref name=":4" /> Inoltre, dalla Ridotta Belvedere, il forte si collega alla ''Strada dei Cannoni'' che scende verso le fortificazioni sottostanti e l'abitato di [[Fenestrelle]].
La Ridotta Belvedere, la prima che si incontra salendo dal Forte Tre Denti, è la più estesa e ben conservata delle tre che formano il Forte delle Valli, nonché l'unica ad ospitare una [[cappella]] per le funzioni religiose. È collegata al resto della fortezza non solo per mezzo della ''Scala Coperta'', ma anche tramite la ''Scala Reale'': un tempo, da quest'ultima si poteva entrare nella ridotta da un ingresso chiamato ''Porta Reale'' (spesso conosciuto come'' Il Tempietto'' per via del suo apparato decorativo che ricorda un edificio religioso)<ref>{{Cita libro|titolo = Il Gigante Armato. Fenestrelle fortezza d'Europa|autore = Alberto Bonnardel|autore2 = Juri Bossuto|autore3 = Bruno Usseglio|città = Torino|annooriginale = 1999|editore = Il Punto|isbn = 88-86425-66-X|capitolo = Il Forte delle Valli|collana=
Sebbene costruita all'interno di un forte alpino, la [[cappella]] a [[navata]] unica (da tempo sconsacrata) doveva essere in origine un edificio particolarmente suggestivo: la facciata [[Barocco|barocca]] era ornata da [[lesena|lesene]] e decorazioni in granito giallo, mentre il tetto era sormontato da un piccolo campanile.<ref name=":8" /><ref name=":4" /> Oggi poco rimane di tali elementi decorativi, poiché la cappella versa in gravi condizioni, dovute soprattutto ai venti freddi e al gelo invernale, ma anche ai saccheggi del [[Secondo dopoguerra italiano|secondo dopoguerra]] (fu per esempio trafugata la campana)<ref name=":7" />.
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Come mezzo di collegamento della ridotta con la ''Strada dei Cannoni,'' esiste una ripida scalinata composta da 50 gradini che parte dalla zona antistante i ponti di collegamento con la Ridotta Sant'Antonio. Questa scalinata è chiamata ''Scala delle Tre Traverse ''perché tre alti muraglioni la proteggevano in caso di [[Bombardamento|bombardamenti]].
La Ridotta Sant'Antonio è di dimensioni modeste (è infatti la più piccola delle tre che formano il Forte delle Valli) ed è costituita da un unico fabbricato in parte ricavato nella viva roccia e comprendente una [[polveriera]] e otto stanze per l'esigua guarnigione. Sul suo tetto a terrazza si trovavano due [[Mortaio (arma)|mortai]] di piccolo calibro.<ref name=":2" />
La Ridotta dell'Elmo è l'ultima che si incontra arrivando dai forti sottostanti ed è così chiamata perché, come un [[elmo]], protegge la testa della struttura. Questa ridotta è munita di poche finestre difese da robuste inferriate e di un piccolo portale con un [[arco a tutto sesto]], preceduto da un terrazzino di accesso che è il suo unico ingresso. È sormontata da sette casematte sul lato ovest (aggiunte dopo la metà del [[XIX secolo]] per proteggere i nuovi [[cannone|cannoni]]) di cui sei orientate verso la strada del [[Colle delle Finestre]], mentre una (quella che si trova all'altitudine maggiore, a quota 1783 m) è posizionata verso il pianoro di [[Pra Catinat]]. A nord e a est, 10 piazzole a cielo aperto per cannoni leggeri erano volte verso [[Pra Catinat]] e la bassa [[Val Chisone]].<ref name=":Forte_Valli" />
=== Batterie e Ridotte tra il Forte delle Valli e il Forte Tre Denti ===
Si tratta di due [[Batteria (militare)|batterie]] e due [[Ridotta|ridotte]] che si trovano in posizione intermedia lungo la fortificazione tra il Forte delle Valli e il sottostante Forte Tre Denti e il cui compito era di aumentare la capacità difensiva della fortezza.<ref name=":2" /> Proprio per quest'ultimo motivo, le ridotte ''Santa Barbara'' e ''delle Porte'' furono entrambe l'oggetto di lavori di ristrutturazione che ne modificarono la struttura superiore in occasione delle opere per l'ammodernamento delle strutture militari a seguito dell'entrata dell'Italia nella ''Triplice Alleanza'' nel [[1882]].<ref name=":8" /><ref name=":16">{{Cita libro|titolo = Il Gigante Armato. Fenestrelle fortezza d'Europa|autore = Alberto Bonnardel|autore2 = Juri Bossuto|autore3 = Bruno Usseglio|città = Torino|annooriginale = 1999|editore = Il Punto|isbn = 88-86425-66-X|capitolo = Batterie e ridotte|pp = 118-120|collana=
La prima che si incontra risalendo dal Forte Tre Denti è la Batteria dello Scoglio. Questa era armata con piccole bocche da fuoco che si trovavano su tre piazzole. Facevano parte di questa batteria anche un magazzino e una stazione ottica per le comunicazioni.<ref name=":TreDenti_Batterie_Ridotte">{{cita libro|titolo = Il Forte di Fenestrelle, la Grande Muraglia Piemontese|anno = 2009|editore = Il Punto|pp=45-49|città = Torino|isbn = 88-86425-93-7}}</ref>
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Risalendo ancora il fianco della montagna, a quota 1550 m, si trova la Ridotta Santa Barbara. L'edificio, parzialmente inglobato nella montagna, è di forma tronco piramidale a base quadrata con muri spessi fino a 6 metri. Un tempo questa ridotta era collegata con l'esterno delle mura tramite un [[ponte levatoio]] che permetteva di raggiungere la'' Strada dei Cannoni''.<ref name=":16" />
A 1680 m si trova la Ridotta delle Porte le cui caratteristiche sono molto simili alla Ridotta Santa Barbara, ma è leggermente più grande ed era dotata di una propria polveriera.<ref name=":6">{{Cita libro|titolo = Il Forte di Fenestrelle|autore = Franco Caresio|url = http://www.piemontemese.it/pdf/FENESTRELLE.pdf|formato = PDF|accesso = 20 aprile 2014|anno = 2003|editore = Michelangelo Carta Editore|pp = 20-21|città = Torino|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140420090104/http://www.piemontemese.it/pdf/FENESTRELLE.pdf
=== Il Forte Tre Denti ===
[[File:Fenestrelle-GarittadelDiavolo.JPG|alt= Garitta del Diavolo|thumb|Garitta del Diavolo]]
Questa fortificazione prende il nome dai tre spuntoni di roccia (i cosiddetti “denti”) che si trovano nel luogo in cui è stata eretta.<ref name=":5">{{cita libro|
Seguendo il progetto di [[Ignazio Bertola]], presentato nel [[1727]], le fortificazioni antecedenti e la ''Garitta del Diavolo'' sono poi state ampliate e inglobate nella fortezza in costruzione.<ref name=":17" />
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I [[risalto|risalti]] sono collegati tra loro da scalinate coperte, sono numerati in progressione dal basso verso l'alto e si susseguono con andamento serpeggiante lungo il pendio montano dal Forte San Carlo fino al Forte Tre Denti dando luogo a tre [[bastione|bastioni]]: San Carlo, Beato Amedeo e Sant'Ignazio. Inoltre, i primi 16 risalti sono protetti da un largo e profondo fossato, che prosegue verso il basso fino alla Ridotta Carlo Alberto.
All'interno dei risalti erano posizionate le [[artiglieria|artiglierie]] per la difesa attiva della fortezza: [[cannone|cannoni]], [[mortaio (arma)|mortai]] e in un secondo tempo anche [[mitragliatrice|mitragliatrici]]. Ben 22 dei 28 Risalti sono piazzole a cielo aperto delimitate da quattro alte mura; i restanti sei furono dotati nella seconda metà del [[XIX secolo]] di [[casamatta|casematte]], ossia di postazioni per artiglieria chiuse da una volta a prova di bomba e con un lato posteriore aperto in modo da consentire la rapida fuoriuscita dei gas prodotti dagli spari dei cannoni.
=== Il Forte San Carlo ===
[[File:Fenestrelle Forte piazza.jpg|thumb|Veduta del palazzo del Governatore e dei Quartieri dalla piazza d'armi. Alle spalle la scala coperta]]
Costruito tra il [[1731]] e il [[1789]] è il complesso più importante e meglio conservato dell'intera fortificazione. Proprio qui si trova la ''Porta Reale'', l'ingresso della fortezza riservato agli alti ufficiali, agli [[ambasciatore|ambasciatori]] e ai nobili. All'interno del Forte San Carlo si trovano il Palazzo del Governatore, il Padiglione degli Ufficiali, i Quartieri per la guarnigione, una chiesa, una grande polveriera, magazzini, laboratori e un'infermeria. Inoltre è da questo Forte che parte la famosa ''Scala Coperta''.
Il Palazzo del Governatore fu iniziato nel [[1740]] e si articola su quattro piani di cui uno interrato con muri spessi più di due metri. La facciata è ancor oggi ben conservata ed è abbellita da [[cornice (architettura)|cornici]] e modanature scalpellate. Vi si trova anche una cucina nella quale si preparavano i pasti per il Governatore e gli Alti Ufficiali.
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Dal [[1780]] al [[1789]] venne costruito il Padiglione degli Ufficiali situato nella Piazza d'Armi. L'opera venne realizzata con un duplice scopo, da un lato come alloggiamento per gli ufficiali, dall'altro come [[prigione]] per uomini illustri e per ufficiali rei di aver infranto il codice militare. L'edificio è composto da 44 stanze e si sviluppa su diversi piani di cui anche uno sotterraneo; è stato costruito in pietra e mattoni ed ha per lo più uno stile sobrio tranne che nel portale in stile [[barocco]]. Nel livello sotterraneo si trovavano le cucine, le dispense, il pozzo collegato alla cisterna dell'acqua e i forni per la panificazione.
La [[Chiesa (architettura)|chiesa]] del Forte San Carlo è l'edificio religioso più grande mai realizzato in una fortezza alpina europea. Rimangono ancora sconosciuti la data della sua costruzione e l'architetto che l'ha progettata. A seguito della sua sconsacrazione ha poi funto da magazzino.<ref name=":9" /> Oggi, dopo i lavori di restauro (in particolare il rifacimento del tetto e delle pavimentazioni) la chiesa viene utilizzata soprattutto per ospitare eventi che si tengono all'interno del forte, come mostre, concerti e opere teatrali.
Altro elemento fondamentale erano i Quartieri per l'alloggiamento dei soldati. Al San Carlo erano presenti i più grandi quartieri per la guarnigione della fortezza di Fenestrelle. Si tratta di tre lunghi edifici a tre piani, disposti parallelamente uno dietro l'altro sul pendio che sale verso i forti superiori. Originariamente erano stati progettati come caserme per le truppe, ma furono poi anche utilizzati come reclusorio militare e come prigione per galeotti. Al loro interno lo spazio era organizzato in grandi camerate. Il tetto era coperto da due strati di [[losa|lose]] mentre la volta interna era a botte. I piani superiori erano stati costruiti in legno di larice, ma sono stati completamente asportati nel corso degli anni di abbandono della fortezza.<ref name="sitoUff"/>
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=== La Scala Coperta e la Scala Reale ===
La Scala Coperta ha inizio nella Piazza d'Armi del Forte San Carlo, dove un'[[arcata]] conduce ad una galleria coperta. Si tratta di una scala unica nel suo genere in [[Europa]] ed è composta da quasi 4.000 gradini (3.996 per l'esattezza).<ref>{{cita web|url=http://www.fortedifenestrelle.com/Lscopert.html|titolo=Sito ufficiale della Fortezza di Fenestrelle. La Scala Coperta|accesso=19 novembre 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120503021848/http://www.fortedifenestrelle.com/Lscopert.html
Un'altra importante scala è quella che si affianca alla ''Scala Coperta'' all'altezza del Forte Tre Denti. Si tratta della Scala Reale, anch'essa designata per la salita dei muli è però all'aria aperta e consta di soli 2.500 gradini. Era utilizzata per mettere in comunicazione le [[Artiglieria|batterie]] e le [[ridotta|ridotte]] tra il Forte Tre Denti e il Forte delle Valli ed era quella utilizzata dal re quando veniva in visita alla fortezza, per questo motivo è detta ''Reale''.<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/silbin/pag10.htm|titolo=La Fortezza di Fenestrelle. Composizione}}</ref>
== Edifici connessi ==
=== Il Fort Mutin ===
La costruzione del Fort Mutin iniziò nel [[1694]] per volontà di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] con l'obiettivo di controllare il fondovalle, per ovviare ad eventuali attacchi da parte di truppe sabaude provenienti da [[Pinerolo]].<ref name=":11">{{cita libro|autore=Mauro Minola|titolo= Fortezze del Piemonte e Valle d'Aosta| editore=Susalibri|anno=2012}}</ref> Si trattava di un'imponente costruzione pentagonale di circa 96.000 metri quadrati, progettata dall'architetto Guy Creuzet de Richerand, all'epoca responsabile delle fortificazioni del [[Delfinato]].<ref name=":12" /><ref name=":13">{{Cita web|url = http://www.comune.fenestrelle.to.it/index.php/fortezze|titolo = Comune di Fenestrelle: Fortezze|accesso = 24 novembre 2013}}</ref>
Tuttavia, come successivamente dimostrò l'[[assedio]] del [[1708]] ad opera del [[Ducato di Savoia]], il forte aveva una grave debolezza: si ergeva infatti in una [[conca (geologia)|conca]] che lo rendeva vulnerabile al fuoco nemico. Per questo motivo, il famoso [[architetto]] e commissario generale delle fortificazioni del Re di Francia [[Sébastien Le Prestre de Vauban]] criticò severamente il Fort Mutin in occasione della sua visita a [[Fenestrelle]] nel [[1700]] e avrebbe preferito abbatterlo, ma data la situazione politica dell'epoca e gli enormi costi sostenuti per la costruzione, preferì tentare di ovviare al problema<ref name=":12" /> facendo costruire ben 8 [[ridotta|ridotte]] su entrambi i versanti della valle al solo scopo di proteggere il forte.<ref name=":12" /><ref name=":17">{{Cita libro|titolo = Il Gigante Armato. Fenestrelle fortezza d'Europa|autore = Alberto Bonnardel|autore2 = Juri Bossuto|autore3 = Bruno Usseglio|città = Torino|annooriginale = 1999|editore = Il Punto|isbn = 88-86425-66-X|capitolo = Settecento: si ammaina il giglio di Francia|pp = 38-44|collana=
Il forte venne poi restaurato per volontà di [[Vittorio Amedeo II di Savoia|Vittorio Amedeo II]], che fece però girare le bocche da fuoco in direzione del confine francese. Rimase in attività fino al [[1836]] quando venne parzialmente abbattuto a seguito della costruzione della Ridotta Carlo Alberto, che era stata fatta edificare proprio allo scopo di sostituirlo perché ormai in condizioni precarie.<ref name=":5" />
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La ridotta era costituita originariamente da due edifici tozzi e contigui, posti sulla sponda sinistra del [[Chisone]], a cavallo della strada che è oggi [[Strada statale 23 del Colle di Sestriere|strada provinciale 23 del Colle di Sestriere]]. Delle due strutture, l'edificio ancora esistente è di forma tronco piramidale a base quadrata e si sviluppa su 5 piani, di cui 2 al di sotto del livello stradale.
Il secondo edificio, oggi mancante, fu fatto saltare a colpi di mina nel luglio del [[1944]], da [[partigiani]] della divisione A. Serafino, nell'intento di rallentare l'opera di rastrellamento e la marcia dei tedeschi verso l'alta valle.<ref name=":11" /> Questa seconda struttura era di forma rettangolare e si sviluppava su 4 piani; essendo posta a cavallo della strada controllava direttamente questa importante via di comunicazione tramite un sistema composto da due [[ponte levatoio|ponti levatoi]] e due saracinesche in ferro.<ref name=":10">{{Cita web|url = http://www.fortedifenestrelle.com/Lrcalber.html|titolo = Sito ufficiale della Fortezza di Fenestrelle: La Ridotta Carlo Alberto|accesso = 30 ottobre 2013|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131101055732/http://www.fortedifenestrelle.com/Lrcalber.html
La Ridotta Carlo Alberto era collegata alla Fortezza di Fenestrelle tramite un fossato che raggiungeva le Tenaglie Occidentali del Forte San Carlo. Tramite un camminamento protetto, si poteva anche raggiungere la ''Colombaia'', un edificio adibito all'allevamento dei [[Columba livia|piccioni]] viaggiatori, utilizzati come forma di comunicazione.
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Nel caso della fortezza di Fenestrelle, fu adibito a colombaia il trecentesco Chateau Arnaud, un tozzo edificio a base quadrata che fu una delle sedi del [[castellano (storia)|castellano]] fino all'annessione di [[Fenestrelle]] alla [[Francia]] nel [[1349]]<ref name=":3" /> e successivamente sede del rappresentante del [[Delfino di Francia|Delfino]] per la zona dell'alta [[Val Chisone]].<ref name=":5" />
Alla fine della [[
== Note ==
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*{{cita libro|cognome=Gariglio|nome=Dario|titolo=Le Fenestrelle|editore=Roberto Chiaramonte editore|città=Torino|anno=1999|cid=Gariglio1999}}
*{{cita libro|cognome=Reviglio|nome=Mario|titolo=La Valle contesa|editore=Editrice Il Punto|città=Torino|anno=2006|cid=Reviglio2006}}
*{{cita libro|cognome=Minola|nome=Mauro|titolo=Fortezze del Piemonte e Valle d'Aosta|editore=Susalibri|città=Susa|anno=2012|isbn=978-88-420-9566-8|cid=Minola2012}} pp. 127–136
*{{cita libro|cognome=Rocco|nome=Giuseppe Greco|titolo=L'ultima brigantessa|editore=Marcovalerio|città=Torino|anno=2008|cid=Rocco2008}}
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sul}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.cailiguregenova.it/php/home3.php?request=fortificazioni|titolo=Storia Montagne Fortificazioni, del Cai Ligure|accesso=11 novembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070714110843/http://www.cailiguregenova.it/php/home3.php?request=fortificazioni
{{Castelli e fortezze e opere difensive sabaude}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|architettura|guerra|ingegneria|Piemonte|risorgimento
[[Categoria:Fortificazioni della città metropolitana di Torino]]
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