Scipio Slataper: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica Etichette: Ripristino manuale Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
|||
(59 versioni intermedie di 36 utenti non mostrate) | |||
Riga 21:
== Biografia ==
Nacque a [[Trieste]],
|nome = SLATAPER, Scipio
|nomeurl = scipio-slataper
Riga 28 ⟶ 29:
|volume = 93
|accesso = 26 aprile 2019
}}</ref>.
Il cognome paterno
Ebbe cinque fratelli: Lucilla (morta in tenera età), Gastone, Vanda, Nerina e [[Guido Slataper|Guido]]<ref name=dbi/>.
Nel [[1899]] entrò al [[Liceo ginnasio statale Dante Alighieri|liceo "Dante"]], dove ebbe come insegnante di latino [[Guido Costantini]] e di tedesco [[Emilio Bidoli]]. A causa di una malattia nervosa, dovette lasciare la scuola nel [[1903]] e trascorse un periodo sul [[Carso]] per curarsi; conseguì il diploma nel [[1908]]<ref name=dbi/>.
Si trasferì a [[Firenze]] per studiare<ref>come altri intellettuali triestini, quali [[Giorgio Fano]], [[Biagio Marin]], [[Giani Stuparich]], [[Virgilio Giotti]] e [[Umberto Saba]], più o meno nello stesso periodo.</ref>; qui si laureò in Lettere, con una tesi su [[Henrik Ibsen|Ibsen]].
[[File:ElodyOblath-LeTreAmiche.jpg|thumb|Le tre amiche di Scipio Slataper: Luisa Carniel Slataper (Gigetta), destinata a diventare sua moglie, Elody Oblath e Anna Pulitzer (Gioietta), ritratti eseguiti da Gigetta Slataper, anno 1910 circa.]]
Agli anni 1909-1914 risale l'epistolario di Scipio Slataper ''Alle tre amiche'' (pubblicato postumo a cura di [[Giani Stuparich]]); nel gennaio del [[1909]] incontrò a Trieste la prima di esse, Anna Pulitzer, con cui ebbe una relazione intensa quanto tormentata, conclusasi tragicamente col suicidio di lei nel maggio dell'anno seguente. Sconvolto dall'avvenimento, si ritirò in solitudine in una piccola abitazione sull'altopiano di Occisla, dove iniziò a scrivere ''[[Il mio Carso]]'', che, pubblicato nel 1912, resterà il suo unico romanzo. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Luisa Carniel, detta Gigetta, la seconda delle tre amiche (la terza era [[Elody Oblath]]), da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di [[Scipio Secondo Slataper|Scipio]] e che, arruolato tra gli alpini della [[Brigata alpina "Julia"|Divisione Julia]], rimase disperso in Russia durante la [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata (1942-1943)]] e fu insignito di [[medaglia d'oro al valor militare]] <ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=45658|titolo=Medaglia d'oro al valor militare|accesso=22 aprile 2015}}</ref>.
Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi [[irredentismo|irredentiste]], allo scoppio della [[
È sepolto sul Monte Calvario, lungo la Strada Giuliano-Trentini Volontari Irredenti; sulla lapide è anche ricordato il figlio [[Scipio Secondo Slataper]], disperso in Russia nel 1943.<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia |titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=itinerarigrandeguerra.it|accesso=3 ottobre 2917}}</ref>▼
== Produzione letteraria==
[[File:La Voce Giovanni-Papini.pdf|thumb|upright=0.6|''La Voce'', 1909]]
Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', fondata da [[Giuseppe Prezzolini]], vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli.
Le ''[[Lettere triestine]]'' sono una serie di articoli pubblicati su [[La Voce (rivista)|''La Voce'']] nel 1909; in questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca, che ai suoi occhi si presentava senza «tradizioni di coltura». La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'Impero asburgico, basava la propria italianità, oltre che su elementi etnici, soprattutto su motivazioni di stampo culturale; l'accusa venne dunque percepita come grave e venne rifiutata con sdegno dalla classe dirigente triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.
''[[Il mio Carso]]'', pubblicato nella ''Libreria'' ''della Voce'' nel [[1912]], è la sua opera più importante, l'unico romanzo della sua breve carriera interrotta prematuramente dalla guerra: è un'autobiografia spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il suicidio dell'amata Anna Pulitzer (rinominata nel libro Gioietta), che lo spinge a intuire la necessità di una legge morale più profonda per la propria vita. Nel [[1921]] l'opera fu tradotta in francese da [[Benjamin Crémieux]].<ref>riedito nel 2011 [[Mursia]] ISBN 978-88-425-4734-1</ref>
Va sicuramente menzionata la tesi di laurea di Slataper su [[Ibsen]], scritta nel 1912 e che fu da lui successivamente rimaneggiata per essere data alle stampe; uscì postuma nel [[1916]]. Questo studio si configura come un'analisi di tutto l'itinerario della vita e della produzione dello scrittore norvegese. Pur rifacendosi a critici di area austriaca e tedesca (un esempio evidente e confessato è quello dell'opera del [[Otto Weininger|Weininger]], che è alla base dell'interpretazione slataperiana del ''[[Peer Gynt]]''), Slataper riesce a proporre tesi originali e innovative che rendono a tutt'oggi il suo studio una tappa fondamentale per chi vuole occuparsi di Ibsen.
Infine
== Riconoscimenti ==
Per onorarne la memoria, all'
* alcune caserme a [[Sacile]]<ref>{{cita web|url=http://www.angetitalia.it/Sede%207%C2%B0%20Trasm.htm|titolo=ANGET, Associazione nazionale genieri e trasmettiroti d'Italia. La sede del 7º reggimento trasmettitori|accesso=24 luglio 2011|dataarchivio=18 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131218150255/http://www.angetitalia.it/Sede%207%C2%B0%20Trasm.htm|urlmorto=sì}}</ref>, [[Roma]], [[Muggia]];
* un istituto scolastico a [[Gorizia]] e uno a [[Trieste]];
* diverse strade, fra le quali a: [[Roma]], [[Torino]], [[Milano]], [[Trieste]], [[Firenze]], [[Pisa]], [[Pordenone]] e [[Treviso]];
* un'epigrafe nel rettorato dell'Università a Firenze per ricordarne gli studi;
* un giardino a [[Bologna]];
Riga 65 ⟶ 71:
|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|motivazione=''Volontario di guerra, irredento, partecipava a sua domanda a una rischiosa ricognizione di una posizione nemica. Con mirabile ardimento e sprezzo del pericolo, alla testa dei suoi uomini, si slanciava sulle trincee avversarie impegnando con una pattuglia austriaca, ivi appostata, un'aspra lotta a colpi di pistola, finché colpito mortalmente alla gola cadeva impigliato nei reticolati nemici. Podgora, 3 dicembre 1915''.
|data=Decreto Luogotenenziale 1º ottobre 1916
}}
▲È sepolto sul Monte Calvario, lungo la Strada Giuliano-Trentini Volontari Irredenti; sulla lapide è anche ricordato il figlio Scipio Secondo, disperso in Russia nel 1943.<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia |titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=itinerarigrandeguerra.it|accesso=3 ottobre 2917}}</ref>
== Opere ==
Riga 96 ⟶ 98:
* ''Fiabe e parabole e altri scritti per i bimbi'', Trieste-Gorizia, Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione, 2014. ISBN 978-88-908526-3-3.
== Discografia su Scipio Slataper ==
* [[1961]] - Giorgio Albertazzi, ''Lettere d'amore'' ([[Cetra (casa discografica)|Cetra]] - Collana Letteraria Documento, CL 0477, EP 7") <small>Giorgio Albertazzi legge una lettera di Scipio Slataper alla moglie</small><ref>
== Note ==
Riga 103 ⟶ 105:
== Bibliografia ==
* {{cita libro|nome=Aurelio|cognome=Slataper|titolo=Appunti per una storia di famiglia|editore=Centro studi Scipio Slataper|città=Trieste|anno=2019|ISBN= 978-88-94196-13-9}}▼
* {{cita libro|url=http://teca.bncf.firenze.sbn.it/ImageViewer/servlet/ImageViewer?idr=BNCF00003987873|autore=[[Vittorio Cuttin]]|titolo= Scipio Slataper l'eroe del Carso|editore=Casa editrice La Venezia Giulia|città=Firenze|anno= 1916}}
*Luca G. Manenti, ''Fenomenologia dell'irredentismo. Scipio Slataper pensatore politico'', in ''Voglio morire alla sommità della vita. Cento anni dalla morte di Scipio Slataper'', a cura di L. Tommasini, L. Zorzenon, Trieste, Centro Studi Scipio Slataper, 2016, pp. 62-82.▼
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/scipioslataper00stupuoft/page/n7|autore=Gianni Stuparich|titolo=Scipio Slataper|editore=La Voce|città=Firenze|anno=1922}}
* [[Biagio Marin]], ''I delfini di Scipio Slataper'', Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1965.
* (a cura di Fulvio Senardi) ''Scipio Slataper, il suo tempo e la sua città'' Istituto giuliano di Storia e Cultura, 2013▼
* [[Elvio Guagnini]], ''I libri di Scipio Slataper'', Trieste, Dedolibri, 1989.
* {{cita web|url=http://www.eastjournal.net/scipio-slataper-tu-sai-che-io-sono-slavo-tedesco-e-italiano/39516|titolo=Valentina Di Cesare, Scipio Slataper, “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano”|sito=East Journal}}▼
* Sandra Arosio, ''Scrittori di frontiera: Scipio Slataper, Giani e Carlo Stuparich'', Milano, Guerini scientifica, 1996.
▲*
▲* {{cita web|url=http://www.eastjournal.net/scipio-slataper-tu-sai-che-io-sono-slavo-tedesco-e-italiano/39516|titolo=
▲* Luca G. Manenti, ''Fenomenologia dell'irredentismo. Scipio Slataper pensatore politico'', in ''Voglio morire alla sommità della vita. Cento anni dalla morte di Scipio Slataper'', a cura di L. Tommasini, L. Zorzenon, Trieste, Centro Studi Scipio Slataper, 2016, pp.
▲* {{cita libro|nome=Aurelio|cognome=Slataper|titolo=Appunti per una storia di famiglia|editore=Centro studi Scipio Slataper|città=Trieste|anno=2019|ISBN= 978-88-94196-13-9}}
== Voci correlate ==
Riga 127 ⟶ 130:
{{Portale|biografie|Grande Guerra|letteratura}}
[[Categoria:Scipio Slataper| ]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
|