Regno d'Albania (1939-1943): differenze tra le versioni
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{{Stato storico
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|linkBandiera = Flag of Albania (1939–1943).svg
|linkLocalizzazione = Albanian Kingdom (1942).svg
|didascaliaLocalizzazione = Il
|linkMappa = KingdomOfAlbania1941.png
|paginaStemma = Stemma dell'Albania
|paginaBandiera = Bandiera dell'Albania
|inno = ''[[Hymni i Flamurit]]''<br />[[File:Hymni i Flamurit instrumental.ogg]]<br />''[[Marcia reale]]'' (Inno reale)<br />[[File:Marcia Reale.ogg]]
|motto = ''[[FERT (motto)|FERT]]''
|lingua ufficiale = [[Lingua albanese|
|lingua = [[Lingua albanese|Albanese]]<br />[[Lingua italiana|Italiano]]
|capitale principale = [[Tirana]]
|altre capitali =
|dipendente da = {{ITA 1861-1946}}
|forma di stato = [[
|governo = [[Monarchia costituzionale]] (''de iure'')<br />[[Dittatura militare]] [[fascista]] (''de facto'')
|titolo capi di stato = Re d'Albania
|elenco capi di stato = [[Vittorio Emanuele III]]
|elenco capi di governo = [[
|titolo capi di governo = Primi ministri
|inizio = 12 aprile 1939
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|ultimo capo di stato =
|stato successivo = {{Bandiera|ALB 1943-1944}} [[Occupazione tedesca dell'Albania]]
|evento finale = [[Occupazione tedesca dell'Albania]]
|area geografica = [[Penisola balcanica]]
|territorio originale = [[Albania]]
|superficie massima = 42.462 km²<ref name="ref_A">''Calendario Atlante de Agostini - Edizione speciale fuori commercio per le Forze Armate'', Istituto Geografico de Agostini, 1942</ref>
|periodo massima espansione = 1942
|popolazione = 1.
|periodo popolazione = 1941
|moneta = [[Lira Italiana]], [[Lek
|commerci con = [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]]
|
|altre religioni = [[Chiesa greco-ortodossa]]
|stato attuale = {{ALB}}<br/>{{KOS}} (''de facto'')<br/>{{MKD}}<br/>{{MNE}}<br/>{{SRB}} (''de iure'')
}}
== Storia ==
===Dopo la Prima Guerra Mondiale===
{{vedi anche|Protettorato italiano dell'Albania}}
=== Gli anni venti e trenta ===
Il regno di Albania era già stato occupato temporaneamente dall'Italia come protettorato durante le fasi finali della [[prima guerra mondiale]]; tuttavia, con il [[Trattati di Tirana|Trattato di Tirana]] (20 luglio [[1920]]) e il successivo trattato di amicizia con gli albanesi (2 agosto [[1920]]), l'Italia riconobbe l'indipendenza e la piena sovranità dello Stato albanese e le truppe italiane lasciarono il Paese. Inoltre il trattato sancì il ritiro italiano da Valona, con il mantenimento dell'isolotto di [[Saseno]], a garanzia del controllo militare italiano sul canale di [[Otranto]].<ref>{{Cita libro|autore=[[Carlo Sforza
Il testo del patto diceva: ''L'Italia si impegna a riconoscere e difendere l'autonomia dell'Albania e si dispone senz'altro, conservando soltanto Saseno, ad abbandonare Valona''.<ref>{{cita libro|autore=Ruggero Giacomini
Con la presa del potere da parte di [[Mussolini]], la politica estera italiana percorse nuovamente una linea aggressiva nei confronti dello Stato albanese e dell'intera [[penisola balcanica]]. L'elezione nel 1925 di [[Zog I di Albania|Ahmed Zog]] come presidente della Repubblica pose le basi per la penetrazione italiana nella regione, in funzione anti-jugoslava; già nello stesso [[1925]] vennero stipulati accordi tra i due paesi grazie al lavoro sotterraneo del gerarca [[Alessandro Lessona]], pur in dissenso con il Segretario Generale del Ministero degli Esteri [[Salvatore Contarini]], che continuava a sposare una politica di amicizia con il [[Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni]].
Con la ratifica di questi accordi Zog assecondò tutte le richieste italiane:
{{citazione|In un trattato segreto militare [...] l'Albania metteva a disposizione dell'Italia il suo territorio nell'eventualità di una guerra con la Jugoslavia; [...] concessioni di zone petrolifere, [...] concessioni agricole in zone da definirsi, [...] costituzione della Banca di emissione albanese con capitali italiani
Successivamente il governo albanese promulgò la "Legge del riordinamento monetario dell'Albania", ponendo le basi per la nascita, il 12 settembre 1925, della "Banca Nazionale d'Albania" (avente l'esclusività dell'emissione della carta moneta) e di lì a poco della Società per lo Sviluppo Economico dell'Albania (SVEA), che operando un investimento di 50 milioni di franchi oro<ref>{{cita pubblicazione|autore=G. Villari
Nel [[1928]] il presidente Zog si
Il trattato venne articolato in 8 punti concernenti: l'alleanza militare tra i due paesi (art.1); l'integrità territoriale dell'Albania riconosciuta dall'Italia (art.2); la possibilità per l'Italia di intervenire con mezzi propri in caso di pericolo per l'ordine pubblico interno o per un'aggressione esterna al territorio albanese (art.3); una serie di accordi nel campo dello sfruttamento delle risorse e delle infrastrutture albanesi da parte italiana (artt. 4-5-6-7); e infine l'articolo 8, base per l'espansionismo demografico italiano in Albania, nel quale si legge:
{{citazione|I cittadini albanesi domiciliati in Italia ed i cittadini italiani domiciliati in Albania godranno gli stessi diritti politici e civili dei quali godono i cittadini dei due stati nel proprio territorio.
L'articolo 8 del trattato rappresentò il punto di rottura tra le due parti tanto che Zog, nonostante i suoi stretti legami con l'Italia, non poté accettare questa condizione:
{{citazione|[...] naturalmente l'applicazione dell'articolo avrebbe dovuto essere condotta con prudenza, [...] impedendo a tutti i costi che gli italiani, ben più numerosi, più colti e finanziariamente più forti, sopraffacessero in Albania la popolazione locale con vasti stanziamenti e acquisti di terre. Era la nostra capacità di espansione demografica che preoccupava alcuni ambienti vicini a Zog [...]
Il rifiuto di Zog ebbe come conseguenza l'attacco militare al paese balcanico e la successiva occupazione italiana. L'attacco avvenne una settimana dopo la conclusione della [[guerra di Spagna]] (1º aprile [[1939]]).
=== L'occupazione militare italiana ===
{{vedi anche|Invasione italiana dell'Albania}}
[[File:1940 Albanian Kingdom Laissez Passer issued for traveling to Fascist Italy after the invasion of 1939.jpg|thumb|[[Lasciapassare]] del 1940 del Regno d'Albania rilasciato per il viaggio in Italia.]]
[[File:Agirocastro - La casetta dei Carabinieri.jpg|thumb|La casetta dei [[carabinieri]] ad [[Argirocastro]], incaricati di fare la guardia all'edificio della [[Banca d'Albania]].]]
L'occupazione militare dell'Albania da parte del [[Regno d'Italia]] avvenne il 7 aprile [[1939]]. La prima ondata (1º Scaglione) del Corpo di Spedizione Oltre-Mare Tirana (OMT) investì il territorio albanese suddivisa in quattro colonne, le quali sbarcarono a [[San Giovanni di Medua]], [[Saranda|Santi Quaranta]], [[Valona]] e [[Durazzo]],<ref>
{{citazione|[...] Prima di tutto occorre sottolineare che dal punto di vista strettamente operativo la spedizione si è dimostrata di assoluta facilità, come d'altra parte previsto [...] le perdite complessive nei tre giorni 7, 8 e 9 aprile ammontarono a 93 uomini e precisamente:<br />ufficiali: 1 morto e 9 feriti; sottufficiali: 1 morto e 8 feriti; truppe: 10 morti e 64 feriti, di cui il 60% appartenenti alla Marina.
La resistenza armata albanese, organizzata ad esempio a Durazzo da [[Mujo Ulqinaku]], si rivelò insufficiente contro le forze armate italiane. Il Re e il governo fuggirono in Grecia e furono obbligati all'[[esilio]] e l'Albania cessò ''de facto'' di esistere come Stato indipendente.
In totale gli italiani che sbarcarono in [[Albania]] e occuparono il Paese furono circa 22.000<ref name=a>"[...] L'occupazione militare dell'Albania ha avuto luogo mediante lo sbarco [...] di circa 22.000 uomini [...] scarsa e disorganizzata resistenza albanese". Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, ''Le truppe italiane in Albania (1914-1920 e 1939)'', relazione sull'ispezione compiuta in Albania tra il 19 e il 26 giugno 1939, Ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale 29 giugno 1939, n. protocollo 4533</ref>.
Gli italiani instaurarono un [[governo fantoccio|governo albanese fantoccio]] con una nuova Costituzione, approvata il 12 aprile a [[Tirana]], che
Per governare l'Albania venne istituita la figura di un ''luogotenente generale albanese'', nominato formalmente da Vittorio Emanuele III e posto sotto la diretta dipendenza del Ministero degli Esteri italiano tramite il ''sottosegretario di Stato per gli Affari albanesi''.
Gli affari esteri albanesi, come anche le risorse naturali, caddero sotto il diretto controllo dell'
L'esercito albanese fu scettico sulla [[guerra italo-greca]], per cui parte dei battaglioni albanesi schierati a fianco degli italiani abbandonarono il fronte su ordine di un loro comandante, il [[Prenk Pervizi|colonnello Pervizi]].
Questo portò a una disastrosa ritirata delle forze italiane che permise ai greci d'occupare la città di [[Coriza]]. Le truppe albanesi furono tolte dal fronte e isolate nelle montagne dell'Albania settentrionale. Il colonnello Pervizi, con il suo staff di ufficiali, fu isolato a [[Puka (Albania)|Puka]].
=== Le annessioni durante la guerra ===
[[File:Albanian Kingdom (1942).svg|upright=1.4|thumb|Mappa dell'Albania nel 1942]]
[[File:Map of Albania during WWII-IT.png|thumb|upright=1.4|Mappa dell'Albania italiana durante la Seconda guerra mondiale]]
Nel 1941, durante la [[seconda guerra mondiale]], in base al ''[[Nuovo Ordine]]'' europeo voluto da Hitler,<ref>{{Cita libro|autore=[[Arrigo Petacco]]
Nel Kosovo, l'istruzione in lingua albanese, non ammessa nel periodo del governo jugoslavo, divenne ufficiale e fu resa possibile grazie alle iniziative del Ministro dell'Educazione nel [[governo fantoccio]] di [[Mustafa Kruja]]. L'istruzione in lingua albanese nel Kosovo, peraltro, è proseguita durante la Federazione Jugoslava sino ai nostri giorni, quando si è realizzata l'indipendenza del [[Kosovo]].
Tuttavia, tutte le modifiche territoriali operate dalle potenze dell'Asse nel 1941, sul territorio degli ex-regni di Jugoslavia e di Albania, furono considerate nulle al momento della stipulazione dei [[Trattati di Parigi (1947)]], che furono sottoscritti dalla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] e dalla [[Albania|Repubblica Popolare di
Nelle nuove provincie albanesi del Kosovo e del Dibrano vivevano minoranze serbe, montenegrine e bulgare, che furono fatte oggetto di una politica d'albanizzazione forzata, alla quale le autorità italiane non si opposero.<ref>
Subito dopo la spartizione della Jugoslavia, sia il [[Regno di Bulgaria]] sia l'Albania si disputarono la Macedonia. Con la prima si schierarono i tedeschi, preoccupati di non suscitare attriti con i bulgari a causa dell'occupazione germanica di [[Salonicco]], mentre Roma sostenne le rivendicazioni albanesi. I tedeschi concessero alle truppe bulgare di spingersi sino a [[Ocrida]], dove le truppe italo-albanesi erano entrate per prime. A quel punto, l'ambasciatore italiano a [[Sofia]], Massimo Magistrati, incontrò il suo omologo tedesco, affermando che Ocrida e Struga dovevano andare all'Albania. Wolfram von Richtofen gli rispose chiaramente che Berlino preferiva risolvere la questione a favore di Sofia (Ocrida era patria del veneratissimo [[San Clemente di Ocrida|San Clemente]]).<ref>ASMAE, AA. PP
L'irredentismo albanese rivendicava però anche la [[Ciamuria]], regione greca abitata da un'importante comunità albanese. L'Italia sostenne le rivendicazioni albanesi e se ne servì per dare inizio alla campagna di provocazione della Grecia finalizzata alla giustificazione dell'azione militare italiana in terra ellenica.<ref>{{Cita libro|autore=[[Indro Montanelli
{{citazione|nel distretto di [[Paramythia (Grecia)|Paramythia]] 19 villaggi furono saccheggiati e poi incendiati, 201 civili vennero uccisi; in quello di [[Igoumenitsa]] le vittime delle repressioni furono oltre 150.
=== La resistenza albanese all'occupazione italiana ===
[[File:I regali natalizi dell'aviazione, Scutari, Albania, 1941.jpg|miniatura|destra|Natale 1941 al campo d'aviazione militare di [[Scutari]]]]
L'Italia diede inizio a una dura politica di persecuzione e repressione delle popolazioni slave presenti in Kosovo e Macedonia, puntando sull'esasperazione del conflitto interetnico, che portò all'eliminazione fisica o alla deportazione di intere comunità contadine, montenegrine e serbe, contro le quali furono particolarmente attivi gli albanesi, già aderenti a movimenti irredentisti e separatisti interni<ref name=Conti151 >{{Cita|Conti|p. 151}}.</ref>, o antimonarchici, quale ad esempio ''Besa Shqiptare'', attivo sin dai tardi anni '20 nella [[resistenza di Scutari]].
Le mire imperiali della politica fascista verso la Grecia coinvolsero non solo la popolazione civile ellenica, aggredita dal [[Regio Esercito]], ma anche quella albanese che durante l'arretramento delle truppe italiane, obbligato dalla controffensiva greca, subì gravi conseguenze. Per consentire lo svolgimento delle operazioni militari vennero infatti sgomberate completamente intere zone abitate da civili albanesi e furono razziate, per necessità belliche, tutte le risorse disponibili del posto lasciando alla fame migliaia di profughi albanesi cacciati dalle proprie terre e abitazioni:<br />{{citazione|[...] le sofferenze erano gravi soprattutto per le popolazioni che avevano dovuto essere evacuate, man mano che la linea dei combattimenti aveva arretrato verso l'interno del paese. I profughi erano 18.781 [...]
I primi nuclei di resistenza albanese all'occupante italiano scontarono, in special modo all'inizio, non poche difficoltà organizzative, in quanto poco e male armati (si pensi allo scarso armamento dell'Esercito regolare albanese per prefigurare i pochi mezzi a disposizione delle bande partigiane), ma poterono contare su un ampio appoggio della popolazione civile. Questo aspetto, affatto secondario, spinse gli italiani, che non volevano né potevano permettersi l'apertura di un fronte interno in Albania durante le operazioni belliche generali dal 1940 in poi, a repressioni selvagge della popolazione fiancheggiatrice
Le difficoltà militari incontrate dall'Italia nella [[Campagna italiana di Grecia|campagna di Grecia]] crearono come riflesso una situazione politico-sociale difficilmente controllabile sul territorio albanese. Le milizie collaborazioniste albanesi si smembrarono, facendo mancare agli italiani un supporto consistente per la gestione dell'ordine pubblico e per la repressione anti-partigiana:<br />{{citazione|[...] Le forze d'occupazione italiane non stettero a guardare. Nel dicembre del 1942 appiccarono il fuoco a centinaia di case ed effettuarono massacri contro la popolazione del luogo e fecero altre operazioni di repressione. Il 30 dicembre il comando fascista mandò in Mesapik più di due reggimenti militari. Aspri combattimenti si svolsero nella cittadina di Gjorm il primo gennaio del 1943, ai quali presero parte molti partigiani (comunisti) e [[Balli Kombëtar Shqiptar|ballisti]] (nazionalisti). I reparti italiani furono sconfitti e fu ucciso il comandante dell'operazione, Clementis. Per rappresaglia i fascisti uccisero poi il prefetto della città di Valona.<br />Il 16 gennaio 1943 i partigiani della città di [[
Il 12 maggio [[1941]] a seguito del fallito attentato contro il
Nel 1942 il Regio Esercito diede vita a una vasta campagna di operazioni militari di rastrellamento e normalizzazione del territorio che si distese per 27 regioni dell'Albania con lo scopo di distruggere i gruppi partigiani organizzati, Cete, che operavano nella zona.
In importanti centri come [[Valona]] la resistenza partigiana divenne fenomeno di massa, obbligando l'amministrazione italiana all'impiego di centinaia di militari per operazioni di ordine pubblico. Città come [[Fier]]
In città, nelle quali l'opposizione anti-italiana assunse forme consistenti e attive, le forze fasciste operarono sistematicamente arresti, interrogatori, torture e impiccagioni pubbliche degli oppositori. Così a Valona divenne particolarmente conosciuto il
La guerra di liberazione assunse con il passare dei mesi e con il rafforzamento organizzativo delle brigate partigiane, guidate dal comunista [[Enver Hoxha]], una dimensione sempre più ampia, ma anche l'azione delle truppe italiane andò progressivamente radicalizzandosi rispetto alle misure repressive in danno delle popolazioni civili e del fronte partigiano<br />{{citazione|[...] Fino al luglio 1943 si condussero attacchi da una parte e dall'altra. A [[Leskovik]], a [[Përmet]] e a Kugari attaccarono i partigiani; nella zona di Peza due divisioni italiane, circa 1.400 uomini, condussero un'offensiva [...] un'altra divisione italiana, 8.000 uomini, si scagliò contro partigiani e popolazione a Shpirag, Mallakasha e Tepelena.<br />Il 2 luglio a Gryka di Mezhgorami cadde Asim Zeneli [uno dei capi partigiani]
Il 14 luglio [[1943]] venne realizzata, dal Regio Esercito, un'imponente operazione militare antipartigiana nei villaggi intorno a Mallakasha e al termine di quattro giorni di combattimento, in cui vennero usate artiglieria pesante e aviazione, tutti gli 80 villaggi della zona vennero rasi al suolo causando la morte di centinaia di civili<ref name="conti">{{Cita|Conti|p. 157}}.</ref>.<br />L'eccidio di Mallakasha al termine della guerra verrà simbolicamente ricordato dalle autorità albanesi come la "[[Marzabotto]] albanese" con la volontà di porre in relazione i brutali metodi dell'occupazione tedesca e quelli italiani riguardo al controllo territoriale<ref name="conti"/>.
[[File:Western Balkans 1942.2008 ES.svg|thumb|right|400px|L'Adriatico "italiano" (1939-1943)]]
=== Il ritiro degli italiani e la guerra civile ===
Gli italiani erano sostenuti in Albania dal [[Partito Fascista Albanese]]. Dopo l'[[8 settembre 1943]] circa 120 000 tra militari italiani, familiari e funzionari rimasero bloccati nel paese. Pervizi prese in consegna il comando italiano dal generale [[Lorenzo Dalmazzo|Dalmazzo]], l'8 settembre [[1943]], alla capitolazione dell'Italia, con la condizione di dare ordine alle guarnigioni italiane di cessare ogni resistenza ed arrendersi agli albanesi.
Bande partigiane albanesi in quei giorni fucilarono centinaia di militari italiani<ref>
Vi fu successivamente l'[[Occupazione tedesca del Regno d'Albania]]. Le [[Waffen SS]] costituirono con volontari albanesi la divisione [[21. Waffen-Gebirgs-Division der SS "Skanderbeg"]] che operò contro i partigiani albanesi nel 1944. Dopo il ritiro delle truppe del Terzo Reich, l'Albania precipitò nella guerra civile: alcuni membri del partito fascista albanese e di quello nazista, combatterono contro comunisti e nazionalisti, sia in Albania che in Kosovo, e l'ultimo di questi gruppi ha cessato la lotta solo nel [[1951]]<ref>{{cita libro|autore=Maurice
Sotto la guida di [[Enver Hoxha]], il Partito Comunista Albanese prese il potere il 29 novembre [[1944]], sconfiggendo le componenti nazionaliste guidate da [[Balli Kombëtar]]. Verso la fine del [[1945]], Hoxha fece tenere le elezioni, che proclamarono vincitori, con un'assoluta maggioranza, il gruppo del Fronte Democratico, che comprendeva i comunisti e rivoluzionari. Il nuovo governo prese il potere nei primi mesi del 1946, avendo come primo capo dello Stato il comunista Enver Hoxha.
=== Le clausole del Trattato di Pace del 1947 e il rimpatrio degli italiani dopo 40 anni ===
Le statistiche dei danni arrecati all'[[Albania]] dall'occupante italiano parlano di 28.000 morti, 12.600 feriti, 43.000 deportati ed internati nei campi di concentramento, 61.000 abitazioni incendiate, 850 villaggi distrutti, 100.000 bestie razziate, centinaia di migliaia di alberi da frutto distrutti<ref>Statistiche dell'Istituto nazionale albanese della Resistenza.</ref>. I militari italiani inclusi nelle liste della Commissione delle [[Nazioni Unite]] per crimini di guerra e in quelle del governo dell'Albania, al 10 febbraio [[1948]] risultarono 145, dei quali 3 inclusi nella lista della commissione e 142 aggiunti con [[nota verbale]] dal governo albanese che ne fece richiesta di estradizione all'Italia<ref>{{Cita pubblicazione|autore1=L. Klinkhammer
La conclusione formale della guerra d'aggressione fu sancita con la sottoscrizione da parte della [[Repubblica Italiana]], degli artt. 27-32 del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|Trattato di Parigi]] del 10 febbraio 1947<ref>L'art. 29, c. 1, II periodo, del "Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947" statuisce: ''L'Italia rinuncia egualmente a rivendicare ogni speciale interesse o influenza in Albania, acquisita a seguito dell'aggressione del 7 aprile 1939 o in virtù di trattati od accordi conclusi prima di detta data.''</ref>.
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== Governi ==
Durante il Regno di [[Vittorio Emanuele III]] (dal 16 aprile [[1939]] al 27 novembre [[1943]]) si
* [[Shefqet Vërlaci|Shefqèt bey Vërlàci]] (dal 12 aprile 1939 al 4 dicembre 1941);
:: [[Xhafer Ypi]] (Ministro della Giustizia);
Riga 267 ⟶ 171:
* La Provincia di [[Durazzo]] (capoluogo Durazzo)
* La Provincia di [[Tirana]] (capoluogo Tirana) dove aveva sede il Luogotenente Generale
* La Provincia di [[
* La Provincia di [[Levan (Fier)|Levan]]i o provincia di [[Apollonia (Albania)|Apollonia]] (capoluogo Levani)
* La Provincia di [[Berati]] (capoluogo Berati)
* La Provincia di [[Corizza]] (capoluogo Corizza)
Riga 281 ⟶ 185:
* [[Francesco Jacomoni di San Savino]] (22 aprile 1939 - 18 marzo 1943)
* [[Alberto Pariani]] (18 marzo 1943 - 8 settembre 1943)
==Forze armate==
L'Albania non aveva proprie forze armate, ma all'interno delle [[Forze armate italiane|Forze armate del Regno d'Italia]] vennero costituiti reparti formati da personale albanese: i [[Cacciatori d'Albania]] e la [[Guardia reale albanese]] nel [[Regio esercito]], la [[Milizia fascista albanese]] nelle [[camicie nere]].
== Note ==
Riga 286 ⟶ 193:
== Bibliografia ==
*
*{{cita libro|cognome=Conti|nome=Davide|titolo=L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della «brava gente» (1940-1943)|anno=2008|editore=Odradek|città=Roma|isbn=978-88-86973-92-2|cid=Conti}}
*{{cita libro|
*{{Cita libro|autore=[[Francesco Jacomoni di San Savino|Francesco Jacomoni]]|titolo=La politica dell'Italia in Albania|editore=Cappelli|città=Bologna|anno=1965|cid=Jacomoni}}
*{{Cita libro|autore=[[Enzo Misefari]]|titolo=La Resistenza degli albanesi contro l'imperialismo fascista|editore=Edizioni di cultura popolare|città=Milano|anno=1976|cid=Misefari}}
*{{cita pubblicazione|autore=Federico Niglia|titolo=Alleati, nemici, banditi, politica di occupazione e lotta alle bande in Albania|pubblicazione=[[Nuova Storia Contemporanea]]|numero=5|data=settembre-ottobre 2012}}
*{{cita libro|cognome=Rodogno|nome=Davide|titolo=Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italia fascista in Europa (1940-1943)|anno=2003|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|isbn=978-88-339-1432-9|cid=Rodogno}}
*{{Cita libro|autore=Settimio Stallone|titolo=Prove di diplomazia adriatica. Italia-Albania 1944-1949|città=Torino|editore=Giappichelli|anno=2006|isbn=978-88-348-6457-9}}
== Voci correlate ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|url=http://www.terra.es/personal7/jqvaraderey/194145fc.gif|titolo=Cartina|accesso=25 luglio 2007|dataarchivio=5 dicembre 2012|urlarchivio=https://archive.is/20121205082208/www.terra.es/personal7/jqvaraderey/194145fc.gif|urlmorto=sì}}
*{{cita web|url=http://www.regioesercito.it/reparti/mvsn/mvsnalba39.htm|titolo=Occupazione italiana dell'Albania}}
{{colonialismo italiano}}
{{Seconda guerra mondiale}}
{{Storia Albania}}
{{Storia del Kosovo}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Albania|Italia|storia|fascismo}}
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