Torri e palazzi dei Roero: differenze tra le versioni
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Le '''torri e i palazzi dei Roero''' in [[Asti]] sono edifici [[medioevo|medievali]] ubicati nel [[Rione San Martino-Borgo San Rocco|Rione San Martino-San Rocco]], nell'area compresa tra piazza San Giuseppe, via Roero, via Quintino Sella e piazza San Martino.
I [[Roero (famiglia)|Roero]], o ''"Rotari"'' una delle maggiori famiglie della nobiltà<ref>{{cita|Vergano 1953-1957|Vol 2, p. 174}}.</ref> appartenente alle [[casane astigiane]], cominciarono ad occupare l'area all'inizio del [[XIII secolo]] e, grazie all'aumento dei propri profitti ottenuti dal commercio e dal prestito di denaro su pegno, aumentarono in modo esponenziale la colonizzazione dell'area. Sul finire del [[XIII secolo]], il Comune di Asti, grazie al finanziamento delle famiglie mercatali fu in grado di tessere una proficua rete di alleanze e accordi commerciali. La lega che il Comune strinse con [[Pavia]], [[Genova]] e il [[Marchesato di Saluzzo|Marchese di Saluzzo]], portò alla disfatta dell'esercito [[Angioini|Angioino]]<ref>[[Aldo di Ricaldone]], ''Annali del Monferrato (951-1708).'' Roma [[1987]], pag 265</ref> e gli permise di dominare sulla maggior parte del [[Piemonte]] centro-meridionale. L'aumento del peso politico astigiano sul Piemonte portò di conseguenza un aumento demografico e urbanistico della città di Asti per tutto il [[XIV secolo]].
La carta del Laurus del [[XVII secolo]] mostra quante ancora erano le caseforti e le torri nell'abitato cittadino e lascia solamente ipotizzare quale fosse il reale assetto urbano nel periodo di massima espansione trecentesco.<ref>Peyrot A., ''Asti e l'Astigiano, vedute e piante dal XIV al XIX secolo'', [[Torino]] [[1987]]. (Riproduzione di un'incisione in rame di [[Giacomo Lauro (incisore)|Jacopo Lauro]] denominata ''"Asti, Nobilissima città del Piemonte [[1639]]"'' dal libro di Guido Antonio Malabaila, ''Compendio historiale della città d'Asti''. [[Roma]] [[1638]]), pag 54</ref>
Anche la densità delle abitazioni dei Roero presenti nella zona di San Martino aumentò proporzionalmente all'influenza e all'espansione della famiglia. Il potere dei Roero divenne tale che nel [[XIV secolo]] ospitarono l'imperatore [[Enrico VII di Lussemburgo]].
Al termine del soggiorno, l'Arrigo di [[Dante|dantesca memoria]]<ref>[[Dante Alighieri]], [[Inferno - Canto sesto]]</ref> in segno di riconoscenza elargì alcuni privilegi che permisero alla Contrada di essere considerata un territorio "franco" e inviolabile rispetto agli altri quartieri cittadini assumendo una connotazione di extraterritorialità.<ref>{{cita|Bera 2004|p. 824}}.</ref>
Anche sotto l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], la famiglia ebbe particolari privilegi. Ad essa venne concesso di dare [[diritto di asilo|diritto d'asilo]] in un loro palazzo della Contrada.<ref>{{cita|Camerana 1999|p. 291}}.</ref>
La zona per secoli venne indicata come contrada Roera e il [[toponimo]] rimase fino alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]].
{{Approfondimento|titolo= Asti nel [[XVII secolo]]
|larghezza=750px
|allineamento=centro
|contenuto=[[File:Laurus.jpg|740px|center]]
Ecco come appariva la città di Asti all'inizio del [[XVII secolo]].
Le torri, nel periodo medievale, erano probabilmente più numerose, anche se molte di quelle iniziate non furono mai portate a termine per l'impossibilità economica delle casane di poterne sostenere gli alti costi di costruzione.
<small>(Incisione in rame di Jacopo Lauro denominata "Asti, Nobilissima città del Piemonte 1639" dal libro di Guido Antonio Malabaila, ''Compendio historiale della città d'Asti''. Roma 1638).</small>}}
==Il rione di San Martino==
{{vedi anche|Rione San Martino-Borgo San Rocco }}
{{citazione|Contrada Roera,<br />
nella quale per Privilegi Imperiali<br />
non può captivarsi alcuno,<br />
né trasportarsi per essa defunti|dalla carta di Asti di Antonio Laurus}}
Nel periodo comunale, il passaggio dall'attività commerciale delle merci a quella del denaro, comportò ad Asti un accentramento della ricchezza attorno a un gruppo limitato di famiglie ([[casane astigiane|le casane]]) che finirono per caratterizzare e modificare anche il tessuto urbano della città.
Questi gruppi familiari si organizzarono in subsistemi costituiti da [[casaforte|caseforti]], collegate tra di loro da cortine murarie e protette da torri, a costituire un insieme urbano più vasto, gravitante sui rioni, nel cui ambito vigeva il potere di uno specifico gruppo familiare e dei suoi alleati.<ref>{{cita|Gabrielli 1976|p. 212}}.</ref>
La costruzione delle torri diventò anche il metro visivo dell'ascesa "sociale" del casato. Esse erano sicuramente utili per la difesa, ma vi si ricorreva soprattutto per dimostrare la propria disponibilità economica e per autocelebrare il proprio peso politico.<ref>{{cita|Bera 2004|p. 342}}.</ref>
I Roero si stabilirono nel rione San Martino, uno dei quartieri più antichi della città. Infatti, ancora negli statuti del [[1379]], il rione, riferendosi alla antica forma ''urbis'' della ''civitas'', era considerato come uno dei due centri di aggregazione dell'antica città romana.<ref>[[Renato Bordone]], ''Città e territorio nell'alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale''. [[Biblioteca della Società Storica Subalpina|Biblioteca Storica Subalpina]], Torino 1980, p. 190.</ref>
Situato a sud-ovest della città, il rione si sviluppò intorno ad alcune realtà urbanistiche, punti di aggregazione militare e socio-religiosa, presenti in quella zona: la porta di San Martino, la chiesa di Sant'Ilario e la chiesa di san Martino.
La porta di San Martino, localizzata allo sbocco tra via Grassi e via XX Settembre, nella zona meridionale della città, sorgeva a fianco della attuale [[Chiesa di San Rocco (Asti)|chiesa di San Rocco]].
La porta, per giurisdizione era articolata in alcune contrade o ''[[vicinia|vicinie]]'' a connotazione principalmente aristocratica:<ref>Comitato Palio Rione S. Martino / S. Rocco. ''Il Borgo San Martino San Rocco nella storia di Asti''. Ed. Comitato Palio SMSR, [[Asti]], 1995</ref>
*una prima vicinia comprendente parte della contrada di San Sisto che prendeva nome dall'omonima chiesa presente già nell'[[886]] sull'antico [[decumano]] romano all'altezza dell'attuale piazza Roma;<ref>Gabotto F., ''Le più antiche carte dell'archivio capitolare di Asti (Corpus Chart. Italiae XIX).'' Pinerolo Chiantore-Mascarelli [[1904]], doc. 16</ref>
*una contrada costituita fin dal [[XIII secolo]] da una parte delle abitazioni della potente famiglia dei [[guelfi]] [[Solaro (famiglia)|Solaro]];
*la contrada Roera, comprendente appunto le abitazioni dei Roero nella zona della chiesa e della porta di San Martino.
[[File:Contrada roero.jpg|thumb|left|
<span style="color:black">'''---'''</span> Recinto dei nobili e porta di San Martino
{{legenda|#ff0|Piazza San Giuseppe}}
{{legenda|green|Piazza San Martino}}
{{legenda|#000000|Ubicazione delle torri}}
Michele]]<br />
]]
Oltrepassando la porta di San Martino, si raggiungeva il fossato di demarcazione delle mura, costituito dalla [[bealera|bealera antica]], che era il primo sistema di irrigazione cittadino e anche un importante accesso fluviale per le merci che da lì potevano raggiungere il fiume [[Tanaro]].
Da qui in poi, fino al fiume Borbore, si estendeva il territorio del borgo di San Martino, ricco di botteghe di tintori e conciatori, che, al contrario del rione, aveva una forte connotazione popolare.
== La contrata Rotariorum ==
{{vedi anche|Mura di Asti}}
La contrada Roera cominciò a formarsi nel [[XIII secolo]]. Le prime famiglie dei Roero iniziarono a spostarsi dalla zona di Porta Vivarii di [[Rione San Paolo|San Paolo]], nel quartiere della Porta di San Martino, assestandosi principalmente lungo l'asse dell'attuale via Roero.
Le case dei Roero erano disposte a partire dalla Porta di San Martino lungo tutta la contrada, fino in prossimità della contrada maestra (l'odierno corso Alfieri) ai confini con le proprietà della [[Re (famiglia)|famiglia Re]].
All'inizio del [[XIV secolo|Trecento]] lo spostamento della famiglia nella zona di San Martino era praticamente completato.
La tipologia delle abitazioni riprendeva quella classica della casaforte medievale, costituita dalla residenza nobiliare, la torre, il rustico, il giardino e l'orto interno.
Questi edifici, indipendenti tra di loro, si dotarono di una cortina muraria quando nel [[XIII secolo]], con l'intensificarsi delle lotte tra il partito [[guelfi e ghibellini|guelfo]] e quello [[guelfi e ghibellini|ghibellino]],<ref>[[Guglielmo Ventura]], nel capitolo IV del suo ''Memoriale'' riferendosi all'anno [[1271]], tratta degli scontri tra la fazione guelfa dei Solaro e quella ghibellina dei Guttuari che portarono alla morte e al ferimento di alcuni nobili astigiani. Nel 1272, gli astigiani stipularono una tregua che durò fino al 1300. In seguito gli scontri ripresero e i continui disordini costrinsero i cittadini di Asti a richiedere protezione all'imperatore (Gorrini G., ''Il comune astigiano e la sua storiografia''. [[Firenze]], Ademollo & c., 1884, pag. 148).</ref> nacque la necessità di fortificare e proteggere le proprietà.
In questo periodo, l'imperatore [[Enrico VII di Lussemburgo]] venne ospitato per più di un mese nella casa di Tommaso di Aicardo Roero,<ref>M.del Prete, ''L'aristocrazia bancaria astigiana. Vicende politiche ed economiche della famiglia Roero fino al 1330'', tesi di laurea anno accademico [[1991]]-[[1992]].</ref> potente capo [[ghibellino]].
L'imperatore, riconoscente ai Roero per l'ospitalità ricevuta, concesse alla famiglia astigiana alcuni privilegi tra i quali quello di inibire il transito alle processioni funebri, vietare la costruzione di carceri nella loro contrada, concedere la grazia ogni anno a tre giustiziandi e di considerare il loro palazzo luogo d'asilo inviolabile a ogni persona.<ref name="Gabiani_1906_A">{{cita|Gabiani 1906|}}.</ref>
Questo conferì alla zona uno ''status'' di "extraterritorialità", a quel tempo privilegio esclusivo delle strutture religiose.<ref>{{cita|Bera 2004|}}.</ref>
==Palazzi Roero in piazza San Martino==
=== Il complesso Roero di Monteu ===
[[File:Pzza san martino anni 10.jpg|thumb|Piazza San Martino in una cartolina del [[1910]]; in primo piano sulla destra è visibile il palazzo Roero di Monteu]] [[File:Torre Monteu.jpg|thumb|Piazza San Martino nel [[XVII secolo]]. Il complesso degli edifici dei Roero di Monteu avevano l'ingresso all'interno della piazza, su un vicolo che li separava dalla [[chiesa di San Martino (Asti)|chiesa di San Martino]] con la facciata ancora rivolta ad occidente verso i palazzi a creare una piazzetta.]]
Nel [[1299]], un ramo dei Roero fu investito dal [[diocesi di Asti|vescovo di Asti]], il beato [[Guido II Valperga|Guido da Valperga]],<ref>G. Visconti, ''Diocesi di Asti e Istituti di vita religiosi'', Asti 2006, p. 119.</ref> dei luoghi di [[Monteu Roero|Monteu]], [[Santo Stefano Belbo]] e [[Castagnito]].<ref>{{cita|Bordone 2001|p. 132}}.</ref>
Il palazzo che si trova in piazza San Martino angolo via Roero venne acquistato dalla famiglia intorno al [[XIV secolo]]. È sicuramente il palazzo più rappresentativo della contrada. [[Stefano Giuseppe Incisa]] nel [[XIX secolo]] lo considerò uno dei palazzi medioevali meglio conservati della città.<ref>[[Stefano Giuseppe Incisa]], ''Giornale d'Asti'', vol. 40, p. 148</ref>
Il nucleo originale del complesso è costituito da tre edifici della metà del [[XIII secolo]], che avevano in origine l'ingresso sul vicolo che li separava dalla [[chiesa di San Martino (Asti)|chiesa di San Martino]], un tempo con la facciata rivolta verso i palazzi a creare una piazzetta.<ref>{{cita|Incisa 1974|pp. 102-103}}.</ref>
Verso la fine del [[XIII secolo]] avvenne la costruzione della torre centrale, vero punto di raccordo degli edifici circostanti.
Tutto l'isolato venne rialzato con la costruzione di due piani comprendenti ciascuno tre bifore "a [[archivolto|ghiera]] concava" bianco-rossa, tipici dell'architettura astigiana, dando vita ad un tipico ''[[palatium]]'' trecentesco.
La torre di 7,50 metri di lato appartiene al "secondo periodo".
Un tempo di otto piani, presenta in corrispondenza degli spigoli, dei mattoni di coloritura più chiara, tipici nell'architettura astigiana del [[XIII secolo|Duecento]].
Il piano terra presenta ancora una [[volta a crociera]] con [[costolone|costoloni]] cilindrici che decorrono verso il centro, ove si trova una [[chiave di volta|chiave]] a forma di [[rosone]].
Abbelliscono la torre le decorazioni pittoriche, raffiguranti lo stemma dei Roero<ref>Lo stemma dei Roero di Asti era: uno scudo rosso a tre ruote d'argento. Il cimiero presentava un [[uomo selvatico]], armato di clava. Sul cartiglio il motto: ''A BON RENDRE'', con le varianti: ''A BIEN RENDRE'' o ''A BUEN RENDRE'' (A. Manno, ''Il patriziato subalpino''. Volume 26, p. 359 {{collegamento interrotto|1=[http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=cd%5ffam.fp5&-format=result%5fnuovo.htm&-lay=web&-sortfield=famiglia&Famiglia=roero&-max=2147483647&-recid=12605349&-find= vivant.it] |data=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}).</ref> e la cima è caratterizzata da tre fasce di archetti terminanti nella [[merlatura]].
Nel periodo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]], il palazzo divenne sede della [[Prefettura italiana|prefettura]] con gli alloggi del Prefetto.
Nel [[1804]], il palazzo accolse [[papa Pio VII]] durante il suo viaggio verso la [[Francia]] per incoronare [[Napoleone Bonaparte]] Imperatore dei francesi.<ref>{{cita|Malfatto 1982|p. 248}}.</ref>
[[File:Roero Sanseverino.jpg|thumb|left|L'isolato occidentale di fronte a piazza San Martino. Al vertice meridionale il palazzo di Settime e Mombarone. A nord le case dei De Regibus con la loro caratteristica [[Torre De Regibus|torre ottagonale]]. In basso a destra il palazzo e la torre dei Monteu. Si identifica a destra, in piazza San Martino, la [[Chiesa dell'ex Confraternita di San Michele|chiesa dell'Arciconfraternita di San Michele]] e di fronte alla torre dei De Regibus, la [[Cripta e Museo di Sant'Anastasio|chiesa di Sant'Anastasio]] in corso Alfieri]]
Nel [[1814]] la torre venne abbassata e portata all'attuale altezza.
=== Palazzo dei Roero di Settime e di Mombarone ===
Sul lato occidentale di piazza San Martino si trova l'imponente palazzo [[XVIII secolo|settecentesco]] che continua per tutto l'isolato, seguendo via Malabayla fino alla congiunzione di via Asinari.
Il Gabiani colloca il nucleo centrale del palazzo tra le migliori caseforti cittadine del [[XIII secolo]].<ref name="Gabiani_1906_A" />
In realtà, la costruzione settecentesca è il frutto di alcuni accorpamenti effettuati durante i secoli.<ref name="Bera_2004">{{cita|Bera 2004|p. 844}}.</ref>
La caduta degli intonaci e il degrado avvenuto nell'ultimo quarto del [[XX secolo]], rivelarono che nell'area del palazzo vi erano ben sette corpi di fabbrica.
Nel [[XVI secolo]], l'isolato risultava suddiviso in due grandi proprietà: la più occidentale, verso via Asinari, costituita da un edificio formato dai corpi di fabbrica V, VI, VII, appartenne alla stirpe dei Mombarone; la più orientale, verso piazza San Martino, appartenne al ramo dei Settime ed era formata dagli altri edifici.
Gli edifici delle due proprietà, con l'unificazione delle due famiglie in un'unica stirpe detta "di Settime e Mombarone", vennero accorpati nel [[XVIII secolo]] in un solo fabbricato, non intaccandone l'impianto strutturale, ma costruendo esternamente un'unica facciata [[architettura barocca|barocca]] che si affaccia su piazza San Martino.
Nel [[XVIII secolo]], la proprietà passò al nobile Antonio Gaspare Guidobono Cavalchini, gentiluomo di corte del [[regno di Sardegna|re di Sardegna]], che sposando la baronessa Felicita Maria Roero assunse il titolo di Roero di [[Sanseverino (famiglia)|San Severino]].<ref>{{cita|Malfatto 1982|p. 249}}.</ref>
Il palazzo infine passò alla famiglia Pogliani e all'inizio del [[XX secolo]] venne adibito come sede della sotto-prefettura e degli uffici di Pubblica Sicurezza.
==Palazzi Roero in via Roero==
=== Palazzo e torre Roero di Monticello e di Piea, poi Musso-Isnardi ===
[[File:Torre e Palazzo Musso Isnardi.jpg|thumb|Il palazzo Musso-Isnardi nella carta del [[Theatrum Statuum Sabaudiae|Theatrum]]. Si nota all'angolo l'imponente torre di tre piani e la piccola torretta a fianco, all'interno alcune corti con giardini delimitate da edifici di servizio]]
Questo palazzo si trova sul lato occidentale di via Roero dopo piazza San Martino, all'angolo con via Q. Sella.
L'[[abate]] [[Stefano Giuseppe Incisa|Incisa]] scrive che questo edificio in antichità apparteneva ai Roero senza però menzionarne il ramo familiare. In una planimetria del [[XVII secolo]], conservata presso la parrocchia di San Martino, è scritto che l'edificio apparteneva ai conti Roero di Monticello e di Piea.<ref>{{cita|Gabiani 1906|p. 268}}.</ref>
Nella pianta del [[Theatrum Statuum Sabaudiae|Theatrum]] del [[1700]] si nota che il palazzo, ora completamente rimaneggiato, era fornito all'angolo sud-est di una larga torre simile a quella dei Monteu e una torre più piccola adiacente. Questo perché il palazzo era in una posizione strategica di difesa della contrada.<ref name="Gabiani_1906_A" />
Il piano nobile del palazzo presenta ancora i soffitti decorati da stucchi del [[XVIII secolo]]. Le decorazioni, probabilmente, vennero commissionate dalla famiglia Cacherano della Rocca che rilevò la proprietà in quel periodo.<ref name="Bera_2004" />
===Palazzo dei Roero di Calosso e di Cortanze===
[[File:Palazzo di Calosso e Cortanze.jpg|thumb|left|La dimora dell'imperatore, l'isolato con le case dei Roero di [[Calosso]] e di Cortanze. Al vertice orientale è visibile ancora la torre dei Cortanze (ora abbassata), mentre nella zona meridionale dell'isolato si vedono gli edifici un tempo di Tommaso di Aicardo e probabili alloggi imperiali di [[Enrico VII di Lussemburgo]]]]
All'angolo di via Roero e via Q. Sella, attiguo al Palazzo e torre Roero di [[Cortanze]], troviamo un fabbricato medievale, denominato dal Gabiani ''Palazzo Roero di Calosso e di Cortanze''.
Il palazzo era in origine di proprietà del [[maresciallo]] e [[viceré]] di [[Regno di Sardegna|Sardegna]] [[Ercole Tomaso Roero|Ercole Tomaso]], conte di [[Calosso]].
In occasione dell'investitura del titolo marchionale di [[Cortanze]], il palazzo prese la denominazione di Calosso-Cortanze.<ref>{{cita|Gabiani 1906|p. 271}}.</ref>
Il palazzo, vittima dei continui rimaneggiamenti degli ultimi secoli, mantiene ancora parte della struttura originaria del ''[[palaxetum]]'' al punto tale da fare supporre che fosse costituito da due bracci ortogonali (uno in via Q. Sella e uno in via Roero), con al centro dell'angolare una torre simile a quella ancora presente in corrispondenza dell'altro Palazzo dei Roero di Cortanze, all'angolo con via San Martino.<ref>{{cita|Bera 2004|pp. 829-830}}.</ref> Il palazzo passò in proprietà del canonico Francesco Oronzo Cagna e, nel [[1814]], venne ceduto al medico Bruno.
=== Palazzo di Monticello e di Piea con il salone dei ''"giochi equestri"'' ===
L'edificio, all'altezza del numero civico 60 di via Roero, è formato da due maniche ortogonali unite a un terzo edificio mediante uno scalone [[XVII secolo|secentesco]].
La prima manica, quella parallela a via Roero, è a pianta rettangolare, costituita da tre piani di cui gli ultimi due frutto di un'elevazione [[XIV secolo|trecentesca]].
Il secondo piano presenta tre [[bifora|bifore]] riscoperte solo ultimamente nel corso di una recente ristrutturazione.
Le bifore, costruite in [[cotto (materiale)|cotto]] e [[arenaria]], presentano le lunette decorate con le tre ruote dello stemma dei Roero.
Al piano nobile il soffitto è decorato con [[fregio|fregi]] e [[stucco|stucchi]] [[XVIII secolo|settecenteschi]].
Questo soffitto cela una volta, praticamente inaccessibile, costituita da una soffittatura lignea e riccamente decorata con [[pavone|pavoni]], animali fantastici, imprese e trofei floreali di fattura [[XVI secolo|cinquecentesca]].
{{Approfondimento|titolo=[[Enrico VII di Lussemburgo|Enrico VII]] giunge ad Asti
|larghezza=280px
|allineamento=destra
|contenuto=[[File:Entrata di Enrico VII in Asti.jpg|270px|right]]
<small>Nell'immagine: ingresso di Enrico VII in Asti, dal manoscritto ''Bilderzyrclus von Kaiser Heinrichs Romfahrt'', [[1340]].<ref>Il codice da cui fu tratta la miniatura fu commissionato dal fratello dell'imperatore, [[Baldovino di Lussemburgo]], arcivescovo di [[diocesi di Treviri|Treviri]] (Peyrot A., ''Asti e l'Astigiano'', tip. Torinese Ed., 1983).</ref></small>
Il 10 novembre [[1310]] Enrico VII di Lussemburgo giunse ad Asti per sottomettere la città che era da quasi cinquant'anni in balia di continue [[guerra civile|guerre civili]]. L'imperatore era accompagnato dal cognato [[Amedeo V di Savoia]], suo vicario in [[Piemonte]].
Durante il soggiorno, durato quasi un mese, fece rientrare la fazione ghibellina dei De Castello, confermò alla città tutti i privilegi, ma rinnovò il Consiglio Maggiore: il [[Podestà (medioevo)|Podestà]] e il [[Capitano del popolo]] vennero sostituiti da un vicario imperiale.
L'imperatore lasciò la città il 12 dicembre [[1310]] alla volta di [[Milano]]. In segno di sottomissione gli astigiani aggregarono 100 militi e più di 1000 fanti<ref>Quintino Sella, ''Codex Astensis'', Volume 1, Roma tip. dei Lincei 1887, pag 118.</ref> a supporto dell'imperatore impegnato in alcune battaglie in [[Lombardia]], ma dopo pochi anni le troppe tasse e le vessazioni dei vicari imperiali (Amedeo V di Savoia e [[Filippo I di Savoia-Acaia|Filippo di Acaja]]) resero la città insofferente verso il sovrano.
Con l'aiuto del [[siniscalco]] [[angioini|angioino]] Ugo del Balzo, ricacciarono la fazione ghibellina dei De Castello dalla città e il 17 aprile [[1312]] firmarono un atto di dedizione a re [[Roberto d'Angiò]] il nemico di sempre.<ref>{{cita|Vergano 1953-1957|Vol. 3, p. 22}}.</ref>}}
La seconda manica, ortogonale e addossata al lato nord della precedente, è di importanza ed estensione minore: probabilmente venne costruita dai Roero nel quadro generale di ammodernamento e ampliamento dell'edificio. Da segnalare sono le monofore a [[arco (architettura)#Arco a sesto acuto|sesto acuto]] con [[Archivolto|ghiera]] semplice e bicolore. A questi due edifici è unito un terzo, sempre in posizione ortogonale, tramite uno scalone [[XVII secolo|secentesco]].
Il soffitto ligneo di questo terzo edificio è di struttura arcaica, con travoni in legno incassati nel muro senza il sostegno di [[mensola|mensole]].
È completamente decorato con scene [[XIV secolo|trecentesche]] di [[Torneo medievale|torneo]], emblemi, motti ed [[motto|imprese araldiche]].
Sulle travi lignee sono raffigurati dei cavalieri da [[Torneo medievale|torneo]] con armature del primo Trecento con lancia in resta su cavalli lanciati al [[galoppo]].<ref>{{cita|Bera 2004|p. 840}}.</ref>
Sul cornicione del soffitto sono raffigurati nove cavalieri privi di armatura, ma con cavalli riccamente [[gualdrappa|ingualdrappati]]. Questi personaggi raffigurati, che in origine dovevano essere più di un centinaio, inalberano degli scudi tra cui uno raffigurante uno stemma dei Roero e un altro un grande [[giglio (araldica)|giglio]] di [[Francia]].
Per gli affreschi raffiguranti le scene da torneo e le imprese cavalleresche, Bera lo definisce il salone dei "giochi equestri".<ref>{{cita|Bera 2004|p. 842}}.</ref>
Su tutto il soffitto campeggiano gli stemmi dei Roero con il motto: ''"DE TOUT À SON PLAISIR"'' (tutto a suo piacere).
Anche le finestre, nei loro stromboli interni, sono completamente affrescate da [[Losanga (araldica)|losanghe]] con all'interno leoni araldici.
È sicuramente la sala magna [[XIV secolo|trecentesca]] più importante della città.<ref name="G. Bera, 2004">{{cita|Bera 2004|p. 837}}.</ref>
Vista la ricchezza delle decorazioni, il cavaliere con il giglio, e la presenza di un [[motto]] francese diverso da quello della famiglia, il Bera suppone che questa dimora possa essere stata l'alloggio di [[Enrico VII di Lussemburgo]] giunto ad Asti nel [[1310]] e fermatosi per quasi un mese.<ref name="G. Bera, 2004"/>
=== Palazzo Roero e Tomatis di Chiusavecchia ===
Di fronte
Questo edificio, ormai completamente rimaneggiato, faceva parte di un agglomerato più vasto che nella sua parte meridionale venne ceduto ai Carmelitani per il proprio convento e la [[Ex
L'isolato, nella sua totalità, comprendeva le vie Roero, Sella, Scarampi, congiungendosi a sud in piazza san Giuseppe.
Questo isolato era simile a quello di fronte e, dalla carta del Theatrum, si notano ancora nel [[XVII secolo]] i palazzi dei Roero di [[Poirino]], dei Roero di [[Calosso]] e il convento dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Carmelitani calzati]] detti Teresiani.
[[File:Convento Carmelitani Roero.jpg|thumb|left|Il lato occidentale del medievale ''"consortium "'' dei Roero come appariva nel [[XVII secolo]]. Questo, insieme all'isolato orientale comprendente le case dei Cortanze, formava l'asse meridionale della Contrada Rotaria. Si possono identificare, al vertice nord, i Palazzi dei Roero di [[Poirino]], dei Roero di [[Calosso]], al centro il Convento dei Carmelitani "teresiani" (che diventerà in seguito il Palazzo Roero e Tomatis di Chiusavecchia), con i relativi "coltivi" e a sud l'antica chiesa con la facciata ancora rivolta a oriente]]
Le prime proprietà utilizzate dai Carmelitani dovevano essere state dei Roero Sanseverino di [[Revigliasco d'Asti|Revigliasco]].<ref>AA.VV., ''Ex Chiesa di San Giuseppe, Restauro e consolidamento artistico'', Comune di Asti, Assessorato alla cultura.</ref>
A loro apparteneva un decadente e abbandonato edificio tardo-medievale di tre piani, dotato di torre, con giardino, portico e colonnato.
Al primo piano del palazzo, verso la strada, era presente una galleria di cinque archi con quattro colonne di pietra. Alcuni saloni erano stati adibiti in passato a [[mulino|mulini]].
Da questo palazzo si ricavò la prima chiesa dell'ordine, la cui consacrazione avvenne il 12 agosto [[1646]] a lavori ancora in corso, terminati nel [[1647]].
I Carmelitani costruirono in seguito anche il monastero, grazie al dono nel [[1660]] del duca [[Carlo Emanuele II di Savoia]] di alcune case di sua proprietà.<ref>S.G. Incisa, ''Il giornale di Asti''.</ref>
Sulla fine del [[1660]], venne iniziata la costruzione della nuova chiesa sulla struttura già esistente.
La facciata venne spostata da est a sud verso la porta di san Martino.
I lavori per le decorazioni e gli arredi vennero completati sulla fine del [[XVIII secolo]] con i finanziamenti dei Roero, che tennero il patronato sull'altare maggiore<ref>{{cita|Incisa 1974|p. 117}}.</ref> diventando la loro chiesa gentilizia.<ref>Andrea M. Rocco, ''La chiesa di s.Giuseppe e i Roero nel XVIII secolo''. Il Platano XVII, Asti, 1992, p. 97.</ref>
== Palazzi Roero in via Q. Sella ==
=== Palazzo e torre Roero di
Al numero 21 di via Q. Sella, angolo via San Martino, diviso da [[Torre e Palazzo Gazzelli|Palazzo Gazzelli]]
L'esterno risulta ben conservato e presenta ancora i piani delimitati dal [[marcapiano]] e le finestre centinate a tutto sesto.
La torre, abbassata,
{{Vedi anche|Arte astigiana}}
Nel [[Cripta e Museo di Sant'Anastasio|Museo archeologico di Sant'Anastasio]], si conserva una [[pietra angolare]] in [[arenaria]] gialla scolpita su due fronti proveniente dal palazzo e rimossa nell'anno [[1890]].
La pietra, di probabile fattura franco-piemontese, rappresenta uno [[scudo (araldica)|scudo]] [[gotico]] con l'[[arma (araldica)|arma]] dei Roero, sormontato da un [[elmo]] con [[Svolazzi|mantellina]] e [[cimiero]] costituito da un [[equus asinus|asino]] nascente.
Sull'altro scudo, sull'elmo il cimiero rappresentato è una "testa di moro" incorniciata da due grandi corna. È una delle testimonianze più importanti della civiltà cortese-cavalleresca astigiana.<ref>{{cita|Bordone 2001|p. 193}}.</ref>
== Palazzi dei Roero in piazza San Giuseppe ==
[[File:Porta San Martino.jpg|thumb|La porta di San Martino era un importante sbocco commerciale per le merci che giungevano da [[Alba (comune italiano)|Alba]] e dal [[Borbore]]. A ridosso di essa, sul lato occidentale, si scorge il palazzo dei Roero, a destra si vede il Palazzo poi diventato dei Pelletta di Cortazzone]]
È un imponente edificio rimaneggiato nel [[XVII secolo]] che si affaccia sul lato ovest di piazza San Giuseppe a pochi metri dalla porta di San Martino.
Delle sue vestigia medievali il palazzo ha conservato molto bene un ampio [[fondaco]] che occupa tutto il perimetro del fabbricato.<ref>Nei primi secoli del medioevo la proprietà privata si estendeva solamente per le costruzioni "dal terreno al cielo", invece le cantine e le costruzioni [[Ipogeo|ipogee]] erano di proprietà demaniale. Gli astigiani ovviarono a questo costruendo dei locali per tre quarti seminterrati, con un'unica [[volta a botte]] sostenuta da archi trasversali, adibiti a depositi per il ricovero delle merci. I locali solitamente avevano tre aperture sulla via principale. L'apertura centrale era più alta per permettere il passaggio delle persone, le altre due più basse per il carico e scarico delle merci ({{cita|Bera 2004|p. 463}}).</ref>
L'ampio fondaco fa presupporre che l'edificio fosse probabilmente una costruzione commerciale della famiglia, utilizzata principalmente come magazzino e deposito di merci in una zona strategica della città, a poche centinaia di metri dalla porta di San Martino e quindi in un punto di alta densità di passaggio.
Inoltre, la vicinanza con la bealera e il Borbore permetteva anche il pratico utilizzo del traffico fluviale.<ref>{{cita|Bera 2004|p. 828}}.</ref>
Nel [[XVII secolo|Seicento]] l'edificio passò ai Pelletta di Cortazzone che cominciarono l'opera di ammodernamento.
I saloni del piano nobile sono stati affrescati nei primi anni del [[XIX secolo]], con scene a soggetto [[mitologia|mitologico]].
=== Palazzo Roero nei pressi di Porta San Martino ===
All'angolo tra piazza San Giuseppe e via Grassi esiste un palazzo medievale che il Gabiani ipotizzò unito alla porta attraverso i [[bastione|bastioni]] della cerchia muraria "dei nobili".<ref name="Gabiani_1906">{{cita|Gabiani 1906|p. 345}}.</ref>
Il palazzo, a pianta quadrangolare, è per la maggior parte ricoperto dall'[[intonaco]], ma presenta ancora un bellissimo cantonale prospiciente la piazza San Giuseppe, un grande portale con ghiera bianco-rossa bicolore e una finestra a tutto sesto, facendo ipotizzare la costruzione del palazzo a metà del [[XIII secolo]].<ref name="Gabiani_1906" />
Si ipotizza che questa possa essere stata la prima casa dei Roero dopo il loro trasferimento dalle case del [[Rione San Paolo]].<ref>{{cita|Bera 2004|pp. 828-827}}.</ref>
Il cantonale posizionato a circa 4 metri dal suolo raffigura al centro un fiore che s'innesta su un ramo da cui nasce una pigna in rilievo. La parte superiore del cantonale presenta una decorazione a dentelli geometrici. Nel lato rivolto a via Grassi è incisa una [[ruota]] stilizzata, forse fatta in un secondo tempo, quando la casa diventò di proprietà dei Roero.<ref>{{cita|Bera 2004|p. 541}}.</ref>
==Il destino della Contrada==
[[File:Casa Monteu XX secolo.jpg|thumb|Via Roero in una fotografia di inizio [[XX secolo]]; sulla sinistra il palazzo dei Roero di Monteu]]
[[File:De regibus.jpg|thumb|left|Ancora via Roero in un'immagine di inizio [[XX secolo]]; questo è il tratto che va da piazza San Martino a corso Alfieri. Sulla sinistra la [[Torre De Regibus]] e, di fronte alla torre, il campanile della [[Cripta e Museo di Sant'Anastasio|chiesa di Sant'Anastasio]] in corso Alfieri]]
Lo sfacelo del [[Comune medievale|Comune]] e l'avvento delle [[Signoria cittadina|Signorie]] coincisero con la decadenza delle casane astigiane.
Nel [[1369]] esisteva ancora un debito di 10000 [[fiorino|fiorini]] del Conte Verde [[Amedeo VI di Savoia]] verso Domenico e Guglielmo Roero,<ref>[[Quintino Sella]], ''Codex Astensis''. Memoria di Quintino Sella. Vol I, [[Roma]], tip. della R. Accademia dei Lincei, 1887, pag 246.</ref> a fronte di un'attività casaniera ancora attiva.
Inoltre, durante la dominazione [[Dinastia Orléans|Orléanese]], si assistette a una ripresa del gruppo dirigente astigiano. [[Luigi di Valois|Luigi d'Orleans]], assumendo la reggenza della città, anche se da un lato ne diminuì la libertà, dall'altro ne accrebbe la sicurezza e gli agi.<ref>C. Vassallo, ''Gli astigiani sotto la dominazione straniera ([[1379]] - [[1531]]), saggio storico''. Firenze, 1878, pag. 8.</ref> Con l'esenzione di alcune tasse e la creazione nel [[1397]] della [[Bealera|società del Molleggio]] - una sorta di società per azioni ''ante-litteram'' votata allo sfruttamento dei mulini presenti lungo il corso del [[Borbore]] e del torrente [[Triversa]] - fece compartecipare i nobili astigiani, che manterreno in quel periodo un alto tenore economico.<ref>{{cita|Fissore 2002|p. 57}}.</ref>
Quasi un secolo dopo, l'accentramento del potere di aggregati territoriali più vasti comportò un decadimento urbanistico, oltre che economico, della città.
Con l'avvento della dominazione [[casa Savoia|savoiarda]], avvenne la chiusura di tutte le [[Zecca (moneta)|zecche]] periferiche del regno. Anche [[Zecca di Asti|quella di Asti]] fu definitivamente chiusa verso il [[1590]] dal duca [[Carlo Emanuele I di Savoia]].<ref>{{cita|Bobba e Vergano 1971|}}.</ref>
Nel periodo tra la [[guerra dei cent'anni]] e il dominio di [[Emanuele Filiberto di Savoia|Emanuele Filiberto]], inframmezzato da continui saccheggi e dominazioni straniere, la città ebbe un lungo periodo di recessione.<ref>A.M. Patrone, ''Le Casane astigiane in Savoia'', Dep. subalpina di storia patria, [[Torino]], 1959.</ref>
Così il declino politico coincise con quello economico: le grandi famiglie astigiane, tra cui i Roero, con la nascita nel [[1575]] del [[Monte di Pietà]], tornarono alla loro primaria attività di proprietari terrieri, ridimensionando le loro ricchezze e il loro potere politico.<ref>{{cita|Bordone 2005|p. 96}}.</ref>
Molte "domus" andarono in decadenza o per esaurimento della linea signorile o perché i personaggi di spicco cittadino acquistarono grandi palazzi di rappresentanza nella capitale sabauda e lì si trasferirono, per fare vita di corte come diplomatici, ufficiali o dignitari ecclesiastici. Lasciarono la gestione della città d'origine ai rami cadetti o a nuove famiglie.<ref>{{cita|Bordone 2005|p. 42}}.</ref>
La contrada, dopo il dominio [[Napoleone|napoleonico]], perse molti dei suoi privilegi, tra cui quello del divieto dei trasporti funebri e del passaggio dei prigionieri per raggiungere le carceri.<ref>Venanzio Malfatto, ''Asti nella storia delle sue vie'', vol. II [[Savigliano]] 1979.</ref>
Via San Martino, la parallela posteriore di via Roero che, partendo dalla chiesa omonima, scendeva costeggiando il Palazzo e la torre dei Roero di Cortanze per arrivare in piazza San Giuseppe, era ricordata come via della "lesa" (perché essendo in discesa i ragazzini la utilizzavano per "scivolare" durante i mesi invernali quando era coperta di neve)<ref>U. Modulo, ''I borghi di San Martino e S.Rocco'', Il Platano XII, Asti 1987, pag 6.</ref> o via dei "morti" (per i funerali che salivano al cimitero parrocchiale di San Martino nel [[XVIII secolo]]).<ref>{{cita|Bianco 1960|p. 42}}.</ref>
Molti edifici vennero abbandonati all'inizio del [[XX secolo]].
Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] e [[anni 1960|sessanta]], alcuni divennero proprietà comunale o [[demanio|demaniale]] come parte del Palazzo Roero e Tomatis di Chiusavecchia ora sede della scuola media Gatti.
Altri sono tuttora in via di restauro o consolidamento come il Palazzo dei Roero di Settime e di Mombarone, in un progetto più ampio di riassetto urbano del centro storico della città.
==Galleria d'immagini==
<gallery>
Image:Torre dei Monteu Roero.jpg|Torre dei Roero di Monteu, lato ovest
Image:Finestra Torre Monteu.jpg|Torre dei Roero di Monteu, finestra lato ovest
Image:Casa Roero di Monteu1.jpg|Palazzo Roero di Monteu,
Image:Palazzo dei Roero di Settime e di Mombarone.jpg|Palazzo dei Roero di Settime e di Mombarone, entrata posteriore (via Asinari)
Image:Casa Isnardi-Musso.
Image:Palazzo Musso-Isnardi.jpg|Palazzo Roero poi Musso Isnardi, angolo con resti della torre angolare
Image:Casa Roero di Cortanze facciata.jpg|Torre e casa Roero di Cortanze in via Q.Sella, facciata
Image:Torre angolare Roero di Cortanze.jpg|Torre e casa Roero di Cortanze in via Q.Sella
Image:Casa Roero di Cortanze.jpg|Casa Roero di Cortanze in via Q.Sella angolo via san Martino
Image:Palazzo Roero di Cortanze.jpg|Casa dei Roero di Calosso e di Cortanze, in via Roero angolo via Q.Sella, a destra la cupola della [[chiesa di San Martino (Asti)|chiesa di San Martino]], a sinistra la Torre dei Monteu
Image:Casa Roero dei giochi equestri.jpg|Palazzo e torre Roero di Monticello e di Piea
Image:Casa Roero dei giochi equestri 2.jpg|
Image:Resti di case Roero.jpg|Casa Roero, via Roero angolo via San Martino
Image:Meridiana casa Roero.jpg|Casa Roero in via san Martino, part. meridiana con stemma dei Roero
Image:Palazzo Roero poi dei Pelletta di Cortazzone.jpg|Palazzo Roero poi dei Pelletta di Cortazzone
Image:Case Roero in piazza s.Giuseppe.jpg|Piazza san Giuseppe, a sinistra il
Image:Casa Roero in via Grassi.jpg|Casa Roero in via Grassi
Image:Ancolare casa Roero.jpg|Casa Roero in via Grassi, part. dell'angolare
</gallery>
== Note ==
== Bibliografia ==
*[[Aldo di Ricaldone]], ''Annali del Monferrato Vol I e II''. Collegio Araldico di Roma- Se Di Co libraria L.Fornaca [[Asti]] 1987.
*{{cita libro|autore=Alfredo Bianco|titolo=Asti medievale|editore=Cassa di risparmio di Asti|anno=1960|cid=Bianco 1960}}
*{{cita libro|autore=Gianluigi Bera|titolo=Asti edifici e palazzi nel medioevo|editore=Gribaudo|città=Asti|anno=2004|ISBN=88-8058-886-9|cid=Bera 2004}}
*{{cita libro|autore=Cesare Bobba|autore2=Ludovico Vergano|titolo=Antiche zecche della provincia di Asti|editore=Bobba|anno=1971|cid=Bobba e Vergano 1971}}
*{{cita libro|autore=[[Renato Bordone]]|titolo=Araldica astigiana|editore=Allemandi|anno=2001|cid=Bordone 2001}}
*{{cita libro|autore=Renato Bordone|titolo=Dalla carità al credito|editore=C.R.A.|anno=2005|cid=Bordone 2005}}
*{{cita libro|autore=A.S. Camerana|capitolo=Le vie del sale, Roero. Castelli di Guarene, Monticello e Pralormo|titolo=Storia di famiglie e di castelli|curatore=Francesco Gianazzo di Pamparato|editore=Centro studi piemontesi|città=Torino|anno=1999|ISBN=88-8262-016-6|cid=Camerana 1999}}
*C. Cipolla, ''Appunti per la storia di Asti'', 1891.
*Giuseppe Crosa, ''Asti nel Sette-ottocento''. Lorenzo Fornaca editore-Gribaudo Asti, 1993.
*G.S. De Canis, ''Proposta per una lettura della corografia astigiana'', C.R.A 1977.
*Ferro, Arleri, Campassi, ''Antichi Cronisti Astesi'', ed. dell'Orso 1990 ISBN 88-7649-061-2.
*{{cita libro|curatore=[[Gian Giacomo Fissore]]|titolo=Le miniature del Codex Astensis|editore=C.R.A|anno=2002|cid=Fissore 2002}}
*{{cita libro|autore=Niccola Gabiani|titolo=Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti|editore=Brignolo|anno=1906|cid=Gabiani 1906}}
*Niccola Gabiani, ''Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3.'' Tipografia Vinassa 1927-1934.
*F. Gabotto, ''Le più antiche carte dell'archivio capitolare di Asti (Corpus Chart. Italiae XIX).'' Pinerolo Chiantore-Mascarelli 1904.
*{{cita libro|autore=Noemi Gabrielli|titolo=Arte e cultura ad Asti attraverso i secoli|editore=Istituto Bancario San Paolo|città=Torino|anno=1976|cid=Gabrielli 1976}}
*G. Gorrini, ''Il comune astigiano e la sua storiografia''. Firenze Ademollo & c. 1884.
*S. Grassi, ''Storia della Città di Asti vol I, II''. Atesa ed. 1987.
*{{cita libro|autore=[[Stefano Giuseppe Incisa]]|titolo=Asti nelle sue chiese ed iscrizioni|editore=C.R.A.|anno=1974|cid=Incisa 1974}}
*{{cita libro|autore=Venanzio Malfatto|titolo=Asti antiche e nobili casate|editore=Il Portichetto|anno=1982|cid=Malfatto 1982}}
*A. Peyrot, ''Asti e l'Astigiano'', tip.Torinese Ed. 1983.
*Q. Sella, ''Codex Astensis'', Roma tip. dei Lincei 1887.
*S. Taricco, ''Piccola storia dell'arte astigiana''. Quaderno del Platano Ed. Il Platano 1994.
*D. Testa, ''Storia del Monferrato''.Lorenzo Fornaca editore Asti 1987.
*{{cita libro|autore=L. Vergano|titolo=Storia di Asti Vol. 1, 2, 3|editore=Tipografia S. Giuseppe|città=Asti|anno=1953-1957|cid=Vergano 1953-1957}}
== Voci correlate ==
*[[Arte astigiana]]
*[[Casane astigiane]]
*[[Castelli Aperti]]
*[[Rione San Martino-San Rocco]]
*[[Roero (famiglia)]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
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*
*{{cita web | 1 = http://www.comune.asti.it/uffici/area-2/archivio-storico/centro-studi.shtml | 2 = Centro Studi sui Lombardi | accesso = 26 gennaio 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080610020653/http://www.comune.asti.it/uffici/area-2/archivio-storico/centro-studi.shtml | dataarchivio = 10 giugno 2008 | urlmorto = sì }}
*{{cita web | 1 = http://www.comune.asti.it/cultura/piazze-asti/piazza_san_martino.shtml | 2 = Piazza San Martino | accesso = 26 gennaio 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090107043742/http://www.comune.asti.it/cultura/piazze-asti/piazza_san_martino.shtml | dataarchivio = 7 gennaio 2009 | urlmorto = sì }}
{{
{{vetrina|5|2|2008|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Torri e palazzi dei Roero|arg=architettura}}
[[Categoria:Torri di Asti|Roero Torri]]
[[Categoria:Palazzi di Asti|Roero Palazzi]]
[[Categoria:Roero (famiglia)]]
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