Carlo Lodoli: differenze tra le versioni
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|Nome = Carlo
|Cognome = Lodoli
|Pseudonimo =
|PostCognome = al secolo Cristoforo Ignazio Antonio
|Sesso = M
|LuogoNascita = Venezia
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|Epoca = 1700
|Attività = religioso
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = della [[Repubblica di Venezia]]
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==Biografia==
Apparteneva a una famiglia di origine nobile da parte di padre e invece da parte di madre a un ambiente di ingegneri militari. Entrò nel convento dei francescani osservanti di Cattaro contro il parere della famiglia<ref name=":1">P. Del Negro, "Lodoli Carlo", in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 65, 2005</ref>.
Fu poi padre francescano del convento veneziano di [[San Francesco della Vigna]], dopo un giovanile soggiorno a Roma come seminarista<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=S. Pasquali|anno=2003|titolo=Scrivere di architettura intorno al 1780:
Andrea Memmo e Francesco Milizia tra il Veneto e Roma|rivista=Zeitenblicke|volume=2|numero=3}}</ref> e diversi anni di permanenza nei conventi di Forlì e Verona. La sua formazione spaziò dalla teologia alla matematica e alla cultura umanistica<ref name=":1" />.
A Venezia si dedicò all'insegnamento, inizialmente della teologia.
Tra il [[1739]] e il [[1751]] Lodoli ebbe l'incarico di Commissario di [[Terra Santa]] a Venezia. Qui si dedicò al restauro dell'ospizio per i pellegrini annesso al monastero (1739–43). Questo fu il suo unico lavoro pratico. In quegli anni ebbe anche responsabilità nel sistema di censura preventiva della repubblica di Venezia, dimostrando apertura e liberalità.▼
Intorno a lui si raccolse un circolo di amici e allievi appartenenti al patriziato veneziano di idee rinnovatrici tra [[Angelo Querini]], [[Filippo Farsetti]], [[Ferigo Todero Foscari]], [[Sebastiano Foscarini]], [[Angelo Emo]], [[Girolamo Ascanio Giustinian]] e [[Francesco Milizia (scrittore d'arte)|Francesco Milizia]]'''.'''
▲Tra il [[1739]] e il [[1751]] Lodoli ebbe l'incarico di Commissario dell'Ospizio di [[Terra
Fu [[Andrea Memmo]] che tentò di rendere giustizia alle teorie di Lodoli, nella sua opera ''Elementi d'architettura lodoliana'' ([[1786]]); dell'anno successivo è la prima edizione dell'unico libro che porti il nome di Lodoli, ''Apologhi immaginati'' ([[1787]]): una raccolta di detti e di racconti, spesso paradossali, narrati ai suoi amici e ai suoi allievi.▼
In quegli anni ebbe anche incombenze pubbliche e anche la responsabilità nel sistema di censura preventiva della Repubblica di Venezia, dimostrando apertura e liberalità; per questo nel 1741 gli fu revocato l'incarico<ref name=":1" />.
Morì a Padova dove si era recato per cure mediche<ref name=":1" />.
== Lodoli teorico dell'architettura ==
Ebbe vasti interessi culturali e conobbe personaggi importati per la cultura del secolo come [[Giambattista Vico|Giovanbattista Vico]]. Si interessò di arte e raccolse, a scopo anche didattico, opere di pittura veneta dei secoli precedenti.
Il suo interesse maggiore fu per il rinnovamento dell'architettura in senso razionale e funzionalista, superando canoni e modelli barocchi e addirittura il sistema canonico degli ordini architettonici. Una posizione molto estrema che si collegava alle idee illuministiche ed è parallela all'opera teorica dell'abate [[Marc-Antoine Laugier|Laugier]].
Lodoli rifiutava i modelli della tradizione greco-romana e quindi anche il nascente neoclassicismo, come in genere le teorie con pretese sistematiche. Contestava anche l'idea di origine vitruviana che l'architettura dovesse imitare la natura. Per tutto questo viene considerato un precursore di teorie [[Funzionalismo (architettura)|razionaliste]] novecentesche<ref>E. Kaufmann, "Architettura dell'illuminismo", Torino 1966, pp. 116-120</ref>.
Sembra che Lodoli abbia impiegato venti anni, fino al 1750, a terminare la stesura del suo trattato sull'architettura, ma non si decise a pubblicarlo e i suoi scritti non ci sono pervenuti<ref name=":1" />.
[[Francesco Algarotti]], incoraggiato dalla cerchia degli influenti personaggi che avevano seguito le lezioni del frate, cercò di rendere noto il pensiero di Lodoli nella propria opera ''Saggio sopra l'architettura'' ([[1757]]), anche se in una forma un po' attenuata, non enfatizzando il razionalismo anti-vitruviano e anti-[[barocco]] di Lodoli e andando incontro alla disapprovazione del maestro<ref>B. Boccazzi Mazza,"Da Vincenzo Da Canal a Francesco Algarotti: itinerario critico",2005,pagg.1000-1013.</ref>.
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==Note==
<references/>
== Bibliografia ==
* Andrea Memmo, ''Elementi d'Architettura lodoliana, ossia l'arte del fabbricare con solidità scientifica e con eleganza non capricciosa. Libri due'', Roma, Pagliarini, 1786; ''Edizione corretta ed accresciuta dall'Autore'', Zara, Fratelli Battara; Milano, Soc. Ed. dei Classici Italiani di Architettura Civile, 1833 (rist. ivi 1834 [http://books.google.it/books?id=4iATAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=Memmo&as_brr=1&ei=wH5VScrUD4uiyATOw6DKCw consultabile nella versione originale su books.google.it]).
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