Piero Martinetti: differenze tra le versioni

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|Attività = filosofo
|Attività2 = storico della filosofia
|Attività3 = accademico
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Pietro Martinetti.jpg
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}}
 
Fu [[professore]] di [[filosofia]], in particolare [[filosofia teoretica]] e [[filosofia morale|morale]]; si distinse per essere stato uno dei pochi docenti universitari, nonché l'unico filosofo universitario italiano, che rifiutò di prestare il [[giuramento di fedeltà al Fascismo]].<ref>{{cita news|autore=Simonetta Fiori|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/16/professori-che-dissero-no-mussolini.html|titolo=I professori che dissero "NO" al Duce|pubblicazione=La Repubblica|data=2000-04-16|accesso=2016-02-18|lingua=it}}</ref>.
 
== Biografia ==
=== Famiglia ===
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=== Studi ===
Dopo aver frequentato il [[Liceo classico Carlo Botta]] di [[Ivrea]], si iscrisse all'[[Università degli Studi di Torino]], dove ebbe come insegnanti [[Giuseppe Allievo]], [[Romualdo Bobba]], [[Pasquale D'Ercole]]<ref>«Ebbe molta influenza sulla scelta che Martinetti fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. [...] Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: {{cita|Paviolo 2003|p. 121}}.</ref>, [[Giovanni Flechia]]<ref>«che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»: {{cita|Paviolo 2003|p. 20}}.</ref> e [[Arturo Graf]]<ref>«Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza sul giovane Martinetti di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel [[Pietro Ceretti]] da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Pasquale D'Ercole e Vittore Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro»: {{cita|Vigorelli 1998|pp. 46-47}}.</ref>,. Si laureandosilaureò in filosofia nel [[1893]] all'età di 21 anni<ref>«Nel breve verbale relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che "il Candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione"»: {{cita|Paviolo 2003|p. 20}}.</ref>, con una tesi su "''Il Sistema [[Sāṃkhya|Sankhya]]. Studio sulla [[filosofia indiana]]"''<ref>La tesi ottenne la votazione di 99/110: «Il lavoro di tesi non ebbe, come noto, il riconoscimento che meritava - anche a motivo di certe resistenze accademiche nel settore filologico della Università di Torino - e forse per questo il giovane studioso sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto l'intento di Martinetti era più filosofico che filologico, e la prima suggestione a interessarsi del Samkhya poté venirgli, piuttosto che dalle lezioni di Flechia, dalla conversazione con Pasquale D'Ercole, docente di Filosofia teoretica [...] Proprio del Samkhya D'Ercole si era interessato alcuni anni primiprima in una breve Memoria uscita sulla ''Rivista Italiana di Filosofia'' diretta da Luigi Ferri»: {{cita|Vigorelli 1998|pp. 42-44}}.</ref> discussa con Pasquale D'Ercole, docente di [[filosofia teoretica]]. La tesi viene pubblicata a [[Torino]] da [[Lattes Editori|Lattes]] nel [[1896]] e, grazie all'interessamento di Giuseppe Allievo, risultarisultò vincitrice del [[Premio Gautieri]].<ref>Dell'interesse costante di Martinetti per la [[filosofia indiana]] testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano nel 1920, pubblicato a Milano nel 1981 da Celuc libri: Piero Martinetti,'' La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù e Buddhisti.''</ref>
 
Dopo la laurea Martinetti fecesi unrecò, soggiorno diper due semestri, presso l'[[Università di Lipsia]]<ref>"Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei primi contatti di Martinetti coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a [[Lipsia]] (1894-1895) nella formazione filosofica di Martinetti. Nella Lipsia conosciuta da Martinetti sopravviveva [[Moritz Wilhelm Drobisch|Drobitsch]], l'antico maestro [[Johann Friedrich Herbart|herbartiano]] di Spir e dalla Lipsia di Martinetti si diffondevano le edizioni di A. Spir entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua." Franco Alessio, introduzione a Piero Martinetti, ''Il pensiero di Africano Spir'', Torino, Albert Meynier, 1990, p. IV-V.</ref>, dove poté venire a conoscenza del fondamentale studio di Richard Garbe sulla filosofia [[Sāṃkhya]] da poco pubblicato<ref>Richard Garbe, ''Die Samkhya-Philosophie, eine Darstellung des indischen Rationalismus nach der Quellen'', Leipzig, H. Haessel, 1894.</ref>. Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello di approfondire gli studi indianistici, iniziati a Torino con Giovanni Flechia e Pasquale D'Ercole."<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 32, nota 4}}.</ref><ref>La passione - oltre alla profonda conoscenza - per la cultura indiana, emerge con tutta evidenza nella "Nota introduttiva" al celebre romanzo di [[Hermann Hesse|H. Hesse]] ''[[Siddharta (romanzo)|Siddharta]]'', firmata inizialmente da [[Massimo Mila|M. Mila]], ma da quest'ultimo attribuita, a partire dall'edizione [[Adelphi]] del 1981, in massima parte ai suggerimenti di P. Martinetti, pervenutigli per il tramite di un suo allievo. {{Cita web|titolo=Massimo Mila da Siddarta a Siddhartha – tradurre|autore=Franca Ortu|url= https://rivistatradurre.it/massimo-mila-da-siddharta-a-siddhartha/|accesso=16 aprile 2024}}</ref>
 
=== L'insegnamento ===
Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di [[Avellino]] ([[1899]]-[[1900]])<ref>Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi: Piero Martinetti, "Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", a cura di Fabio Minazzi, ''Il Protagora'', gennaio-giugno 2004, XXXII, V serie, n. 3, pp. 73-110.</ref>, [[Correggio (Italia)|Correggio]] (1900-[[1901]]), [[Vigevano]] (1901-[[1902]]), [[Ivrea]] ([[1903]]-[[1904]]) e, per finireultimo, al [[Liceo classico statale Vittorio Alfieri|Liceo Alfieri]] di Torino (1904-[[1905]]).
 
Nel 1904 pubblicò la monumentale ''Introduzione alla metafisica. I Teoria della conoscenza'', che -, dopo cheil ebbe conseguitoconseguimento nel 1905 ladella [[libera docenza]] in [[Filosofia teoretica]] all'Università di Torino, - gli valseconsentì di vincere il [[concorso]] per lela cattedrecattedra di filosofia teoretica e morale dell'[[Accademia scientifico-letteraria di Milano]] (che nel [[1923]] diventò [[Università degli Studi di Milano|Regia Università degli Studî]]), nella quale insegnò dal novembre del [[1906]] al novembre del [[1931]].
 
Nel [[1915]] divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell'[[Istituto lombardo di scienze e lettere]]<ref>{{cita|Lettere 2011|pp. 18-19, nota 37.}}</ref>, fondato nel [[1797]] da [[Napoleone I|Napoleone]] sul modello dell'[[Institut de France]].
 
=== Il rifiuto delladel politicaconflitto politico e la critica della guerra ===
Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla [[Chiesa cattolica|tradizione cattolica]] come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo<ref>«Prima che della dittatura fascista, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»: {{cita|Vigorelli 1998|p. 292}}.</ref>,; Egli non aderì né al [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] di [[Giovanni Gentile|Gentile]] né al [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] di [[Benedetto Croce|Croce]]<ref>"non si vede in chi e in che cosa un uomo come Martinetti - che, per sua scelta culturale ma anche per disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo - avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo [[antifascismo]]." Pier Giorgio Zunino, "Tra dittatura e inquisizione. Piero Martinetti negli anni del Fascismo", in: Piero Martinetti, ''Lettere (1919-1942)'', Firenze, 2011, p. XIX.</ref>. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la [[prima guerra mondiale]]; scrisse infatti che la guerra è {{Citazione|sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali [...] dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione [...] strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze.<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 167}}.</ref>}} Nel [[1923]], in seguito a quelle che qualificò dicome "circostanze pesantissime" (la [[marcia su Roma]] e la successiva nomina di [[Benito Mussolini|Mussolini]] a [[PresidentiPresidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]] il 31 ottobre 1922), rifiutò la nomina a socio corrispondente della [[Accademia Nazionale dei Lincei|Reale Accademia Nazionale dei Lincei]]<ref>«Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è il caso di [''parola illeggibile''] mi vietano nel modo più reciso di poterlo accettare»: Lettera n. 18, Piero Martinetti a [[Vittorio Scialoja]], presidente della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, 26 agosto 1923, in: {{cita|Lettere 2011|ppp. 19.}}.</ref>.
 
=== La ''Società di studi filosofici e religiosi'' ===
Mentre nelle sue lezioni universitarie sviluppava un sistema di [[filosofia della religione]], il 15 gennaio [[1920]], Martinetti inauguròpromosse a Milano unala nascita della ''Società di studi filosofici e religiosi'', formata da un gruppo di amici in "piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico"<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 202}}.</ref>, dovea sicui riunironoparteciparono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e intellettuale italiano dell'epoca e in cui organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da [[Antonio Banfi]] e da Luigi Fossati, oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo comune di ''Il compito della filosofia nell'ora presente'', segnerannosegnarono la sua rottura con Giovanni Gentile.<ref>{{cita|Vigorelli 1998|pp. 207-223}}.</ref>
In seguito ad una denuncia per «[[Delitti contro le confessioni religiose|vilipendio della eucaristia]]», presentata da un certo Ricci al rettore [[Luigi Mangiagalli]] il 2 febbraio [[1926]], dovette sottoscriverescrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione<ref>Lettera n. 47, Piero Martinetti a Luigi Mangiagalli, 21 marzo 1926, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 51-53.}}.</ref>.
 
=== Il Congresso Nazionale di Filosofia del 1926 ===
Nel marzo 1926, incaricato dalla "[[Società Filosofica Italiana]]", organizzò e presiedette il "VI° Congresso Nazionale di Filosofia"<ref>«Il Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia»: Lettera n. 37, Piero Martinetti a [[Tommaso Gallarati Scotti]], 14 dicembre 1925, in: {{cita|Lettere 2011|p. 42.}}.</ref>.
 
L'evento fu sospeso dopo solo due giorni dal rettore Luigi Mangiagalli a causa della presenza di agitatori politici fascisti e cattolici., Ile congresso fu poiquindi, chiuso d'imperio dal questore:[[Questore da(ordinamento italiano)|Questore]]. Da un lato incise l'opposizione di P. [[Agostino Gemelli]]<ref>Che accusò Martinetti, ricambiato, di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cfcfr. Helmut Goetz, ''Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista'', Firenze, 2000, p. 192.</ref>, fondatore e rettore dell'[[Università Cattolica del Sacro Cuore|Università Cattolica]], che faceva parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante dell'Università Cattolica), ma che, per scelta di Martinetti, non era tra i relatori<ref>Per Martinetti «Padre Gemelli è tutto fuorché un filosofo»: Lettera n. 31, Piero Martinetti a [[Bernardino Varisco]], 29 settembre 1925, in: {{cita|Lettere 2011|p. 33.}}.</ref>; dall'altro lato, la partecipazione, fortemente voluta da Martinetti, di [[Ernesto Buonaiuti]], [[scomunica]]to "expresse vitandus" (''espressamente da evitarsi'') dal [[Sant'Uffizio]]<ref>Helmut Goetz, ''Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista'', Firenze, 2000, 3.4 Il congresso di filosofia del 1926, pp. 245-263.</ref>, che dette ai filosofi cattolici [[neoscolastica|neoscolastici]] la scusa per ritirarsi dal congresso<ref>«Tutto l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso al P. Gemelli di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue rappresentazioni ciarlatanesche»: Lettera n. 46, Piero Martinetti a [[Bernardino Varisco]], 15 marzo 1926, in:{{cita|Lettere 2011|pp. 49-50.}}.</ref>.
 
Come scrive Pier Giorgio Zunino:
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{{Citazione|Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come Martinetti nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ''ruse'' egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime.}}
 
Il 31 marzo del 1926 Martinetti firma con [[Cesare Goretti]] (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli<ref>Lettera n. 50, Piero Martinetti e Cesare Goretti a Luigi Mangiagalli, 31 marzo 1926, in: {{cita|Lettere 2011|p. 55.}}.</ref>:
 
{{Citazione|Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta:
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=== Il rifiuto del giuramento di fedeltà al Fascismo ===
Nel dicembre [[1931]], quando il ministro dell'educazione nazionale [[Balbino Giuliano]] impose ai professori universitari il [[Giuramento di fedeltà al Fascismo]], Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento<ref>Lettera n. 104, Piero Martinetti a Balbino Giuliano, 13 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 101-103.}}.</ref>:
 
{{Approfondimento
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}}
 
In una lettera a [[Guido Cagnola]] del 21 dicembre 1931<ref>Lettera n. 106, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 21 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 105-107.}}.</ref> Martinetti scrive:
 
{{Citazione|Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà fascista e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: [[Francesco Ruffini|Ruffini]], [[Mario Carrara|Carrara]], [[Gaetano De Sanctis|De Sanctis]] (lo storico), [[Giorgio Levi Della Vida|Levi Della Vida]] (l'orientalista), [[Vito Volterra|Volterra]] (il matematico), [[Ernesto Buonaiuti|Buonaiuti]] e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento.}}
 
E in un'altra lettera ad [[Adelchi Baratono]] del 27 dicembre 1931<ref>Lettera n. 108, Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 107-108.}}.</ref>:
 
{{Citazione|Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici) per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.}}
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{{Citazione|Martinetti ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura fascista, nel 1931, da tutti i docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente e vacua [[Antifascismo in Italia|retorica antifascista]], onde comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di Martinetti non può allora essere certamente negato, in sintonia con Franco Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine indotto ad essere ''l'unico filosofo italiano universitario'' che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime fascista. In questa prospettiva Martinetti non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua attività di docente e di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche filosofico.}}
 
Scrive in proposito Amedeo Vigorelli<ref>{{cita|Vigorelli 1998|ppp. 291-292}}.</ref>:
{{Citazione|Una certa [[resistenza italiana|retorica resistenziale]] si è impadronita anche di Martinetti, impedendo un approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascismo […] L'atto di Martinetti non era cioè solo un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non sempre si ama ricordare che l'avversione di Martinetti al fascismo era innanzi tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura fascista, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo}}
 
=== Il ritiro ===
In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti venne messo in pensione d'autorità<ref>«Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Università di Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: Lettera n. 116, Piero Martinetti a [[Carlo Emilio Gadda]], 17 marzo 1932, in: {{cita|Lettere 2011|p. 114.}}.</ref>, e dal [[1932]] fino alla morte si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia<ref>«del resto io sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera n. 110, Piero Martinetti a [[Vittorio Enzo Alfieri]], 4 gennaio 1932, in: {{cita|Lettere 2011|p. 109.}}.</ref>, ritirandosi nella villa di [[Spineto (Castellamonte)|Spineto]], frazione di [[Castellamonte]], vicino al suo paese di nascita.<ref>Sulla cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "Piero Martinetti - agricoltore": {{cita|Paviolo 2003|p. 68}}.</ref> In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti ([[Immanuel Kant|Kant]], [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]]), studiò approfonditamente [[Baruch Spinoza|Spinoza]] e ultimò la trilogia (iniziata con la ''Introduzione alla [[metafisica]]'' e continuata nel 1928 con ''La libertà'') scrivendo ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'' (1934); ''Il Vangelo'' è del 1936; ''Ragione e fede'' venne completato nel 1942. Martinetti propose come suoi successori [[Adelchi Baratono]] per l'insegnamento della filosofia e [[Antonio Banfi]] per l'insegnamento della [[Storia della filosofia occidentale|Storia della Filosofia]] all'[[Università degli Studi di Milano]]<ref>«Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la St.[oria] d.[ella] F.[ilosofia]»: Lettera n. 108, Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 107-108.}}.</ref>.
 
===L'antifascismo di Martinetti===
Lontano da ogni forma di impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle degenerazioni del parlamentarismo, Martinetti, a partire dal 1925, prese ad annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti fascisti. cosìCosì ad esempio il 28 marzo 1928, a fronte di una serie di scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!"<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 293}}.</ref>. Nel 1934 scriveva: "Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema rovina?"<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 296}}.</ref>. Martinetti si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più pensiero" (1937)<ref>{{cita|Vigorelli 1998|ppp. 297-298}}.</ref>.
 
A questo proposito Amedeo Vigorelli evidenzia<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 299}}.</ref>
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=== L'arresto e il carcere ===
Martinetti fu arrestato in casa di [[Gioele Solari]], dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da [[Pitigrilli]] (Dino Segre), agente dell'[[OVRA]] (delazione che porteràavrebbe poi portato all'arresto e alla condanna al confino di [[Franco Antonicelli]], [[Giulio Einaudi]], [[Vittorio Foa]], [[Michele Giua]], [[Carlo Levi]], [[Massimo Mila]], [[Augusto Monti]], [[Cesare Pavese]], [[Carlo Zini]] e di due studenti, [[Vindice Cavallera]] e [[Alfredo Perelli]], e all'ammonizione di [[Lettera di Norberto Bobbio a Benito Mussolini|Norberto Bobbio]]), e dal 15 al 20 maggio [[1935]] fu incarcerato a Torino<ref>"Nel registro di entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale si faccia registrare, nell'apposita voce, come "[[ateo]]", mentre tutti gli altri non di [[Ebraismo|religione israelitica]] (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "[[Cattolicesimo romano|cattolici]]" - alcune schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato all'[[Archivio di Stato di Torino]], sezioni riunite, Casa circondariale di Torino, ''Registro matricole 1935'', n. 1559)", in: {{cita|Lettere 2011|p. 142, n. 285.}}</ref> per sospetta connivenza con gli attivisti [[antifascismo|antifascisti]] di [[Giustizia e Libertà]], benché fosse del tutto estraneo alla congiura antifascista degli intellettuali che facevano riferimento alla casa editrice [[Einaudi editore|Einaudi]].<ref>"Martinetti [...] veniva rinchiuso in una cella sulla cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto il Martinetti veniva finalmente scarcerato.", Michelangelo Giorda, ''Piero Martinetti'', Castellamonte, 1993, p. 14.</ref> Al momento dell'arresto, a detta della signora Solari, Martinetti disse una frase che aveva già sentito pronunciargli più volte: "Io sono un cittadino europeo, nato per combinazione in Italia".<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 62}}.</ref>.
 
=== La morte ===
Il suo declino fisico cominciò nel settembre [[1941]], in seguito a una [[trombosi]] che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta accidentale da un pero nella tenuta di Spineto<ref>«Devo darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera n. 241, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 16 settembre 1941, in: {{cita|Lettere 2011|p. 231.}}.</ref>. Alla fine del [[1942]] subì una prima operazione alla prostata. "L'11 gennaio [[1943]] la sorella Teresa scriveva a Cagnola: "Il Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che il tempo opportuno per procedere alla seconda."<ref>Cit. in: {{cita|Lettere 2011|p. 245.}}.</ref>. Martinetti fu ricoverato all'[[ospedale Molinette]] di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove morì il 23 marzo 1943, dopo aver disposto che nessun prete intervenisse con alcun segno sul suo corpo.<ref>«Si può comunque, in base a testimonianze diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese funerarie. [...] L'atto di morte recita: " il giorno 23 del mese di marzo dell'anno 1943 alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»: {{cita|Paviolo 2003|p. 81}}.</ref>
 
=== Il funerale e la cremazione ===
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=== L'eredità intellettuale ===
In prossimità della morte Martinetti lascia la sua biblioteca privata in legato a [[Nina Ruffini]] (nipote di [[Francesco Ruffini]]), [[Gioele Solari]] e [[Cesare Goretti]]<ref>Il testamento di Martinetti, da lui riscritto il 2 novembre 1942, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"({{cita|Paviolo 2003|p. 105}}) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello [...] la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Università di Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera del 25 settembre 1947 di Teresa Martinetti al cugino Giuseppe Bertogliatti, in: {{cita|Paviolo 2003|p. 97}}.</ref>. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi nel 1955 alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato dell'[[Università degli Studi di Torino|Università di Torino]], presso la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia.<ref>[{{Cita web |url=http://www.fondazionepieromartinetti.org/vita.htm |titolo=Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti] |accesso=17 febbraio 2013 |dataarchivio=31 dicembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131231001318/http://www.fondazionepieromartinetti.org/vita.htm |urlmorto=sì }}</ref>
 
La sua casa di Spineto è attualmente sede della [http://www.fondazionepieromartinetti.org/ "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti"], che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua opera a livello internazionale.
 
== Filosofia ==
La filosofia di Martinetti è un'interpretazione originale dell'[[idealismo]] post-kantiano, nella linea dell'idealismo [[razionalismo|razionalistico]] [[trascendente]] che va da [[Platone]] a Kant, nel senso di un [[dualismo]] [[panteismo|panteista]] trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu [[Afrikan Špir|Africano Spir]] (1837-1890), il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sul quale scrisse molti studi e un denso saggio monografico steso verso il 1908-1912 (rimasto inedito e pubblicato postumo nel 1990<ref>Piero Martinetti, ''Il pensiero di Africano Spir'', cura e introduzione (trad. fr. di Fabrizio Frigerio) di [[Franco Alessio]], Torino, Albert Meynier, 1990.</ref>) e al quale fece consacrare il terzo numero del 1937 della ''Rivista di filosofia''<ref>«Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La luce - questo passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcro - volle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera n. 164, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 26 gennaio 1937, in: {{cita|Lettere 2011|p. 155.}}.</ref>, filosofo che fu come lui profondamente inattuale.<ref>«io sono sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera n. 258, Piero Martinetti a Giorgio Borsa, 1942, in: {{cita|Lettere 2011|p. 244.}}.</ref>.
 
Come scrive [[Emilio Agazzi]]:
{{Citazione|Il Martinetti professò una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale": in essa infatti vedeva un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia.<ref>Emilio Agazzi, ''La filosofia di Piero Martinetti'', Milano, Unicopli, 2016, p. 123.</ref>}}
 
Scrive al proposito [[Franco Alessio]]<ref>«Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: {{cita|Vigorelli 1998|pp. 66-67.}}.</ref>:
 
{{Citazione|Il carattere speculativo dell'interpretazione di P. Martinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di A. Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente di P. Martinetti la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di P. Martinetti si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso. Proprio questo condusse P. Martinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello di P. Martinetti. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale.<ref>Franco Alessio, ''op. cit.'' , p. II.</ref>}}
 
Come scrive Amedeo Vigorelli<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 69.}}.</ref>:
 
{{Citazione|La lettura di Martinetti insiste sul nucleo [[metafisica|metafisico]] del suo [di Spir] pensiero, che gli pare incarnare "la forma pura della visione ''religiosa''". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero essere - l'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il divino - e l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la [[teoria della conoscenza]] (l'idealismo [[gnoseologia|gnoseologico]] di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di [[dualismo]] [[Acosmismo|acosmista]]. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda." }}
 
Si può così dire che in Martinetti<ref>{{cita|Vigorelli 1998|pp. 94-95.}}.</ref>: {{Citazione|il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. [[Monismo]] [[coscienza (filosofia)|coscienzialista]], quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica realtà metafisica assoluta - si afferma in conclusione - è l'"Unità formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale unità è solo un'espressione simbolica.}}
 
Della filosofia di Spir, Martinetti mantenne sostanzialmente inalterata la [[filosofia morale|morale]], di derivazione kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant "«nessun filosofo serio può non essere, in Eticaetica, "kantiano"».
 
Nel volume ''Filosofi dell'esistenza e della libertà'', il pensatore cattolico [[Augusto Del Noce]], la cui [[Weltanschauung]] si situa peraltro agli antipodi di quella martinettiana, ha enfatizzato l'[[anticlericalismo]] come presunta matrice del percorso ideale di Martinetti, aggiungendo che questi, il quale diffidava da ogni tentativo di "organizzare" in un sistema o in un codice simbolico la riflessione sulla condizione umana, giunse perciò a rigettare, oltre al [[cattolicesimo]], sia il [[marxismo]] che la [[Massoneria]].
Secondo [[Augusto Del Noce]]: "L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal suo [[anticlericalismo]]"<ref>{{cita|GM 1964|pp. 88-89.}}</ref>, e aggiunge: "la natura del suo anticlericalismo lo portava a detestare la [[Massoneria in Italia|Massoneria]]. Ripetutamente mi disse di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a questa [[Chiesa cattolica]] di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo l'ha, sempre secondo Del Noce, portato ad un antimarxismo, il [[marxismo]] essendo "secondo i termini in cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della religione"<ref>{{cita|GM 1964|p. 93.}}</ref>. E Del Noce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del [[pessimismo]] religioso e come la sua posizione più coerente e rigorosa<ref>{{cita|GM 1964|p. 70.}}</ref>.
 
== La riflessione religiosa ==
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Il risultato di questo ordinamento logico è l'espunzione - in quanto elaborazione [[teologia|teologica]] successiva ai lòghia di [[Gesù]] o ancora propria all'[[ebraismo]] da cui Gesù stesso non è immune - del [[Vangelo di Giovanni]], degli [[Atti degli Apostoli]], delle [[Lettere cattoliche|Lettere]] (anche le [[Lettere di Paolo]]) e dell'[[Apocalisse]].<br />
Gesù di [[Nazaret]], e non di [[Betlemme]], è un [[profeta (ebraismo)|profeta ebraico]], l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno resuscitato in senso fisico dalla morte, né apparso realmentein modo oggettivo ai suoi, Gesù in quanto [[Messia]] annuncia un regno messianico a cui succederebbe [[escatologia|escatologicamente]] il regno dei cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina [[morale]] che esorta a rinunciare al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a [[Dio]], il bene supremo, amando il prossimo.
 
Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale fraternamente unita, egli scrive:
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{{Citazione|In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna.<ref>Piero Martinetti, ''Breviario spirituale'', Bresci, Torino, 1972, p. 282.</ref>}}
 
''Gesù Cristo e il Cristianesimo'' fu messo sotto sequestro dalla [[Prefettura italiana|Prefettura]] non appena stampato (1934)<ref>Lettera n. 143, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 17 ottobre 1934, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 136-138.}}.</ref>, come Martinetti scrive a Guido Cagnola:
 
{{Citazione|Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.}}
 
Nell'opera accusa il cristianesimo di essere diventato una religione dogmatica, oppressiva e antispirituale.<ref>{{Cita web|url=https://www.pangea.news/piero-martinetti-profilo-luca-bistolfi/|titolo=Sia lode a Piero Martinetti, il filosofo che preferiva parlare con il proprio asino piuttosto che con i “colleghi”|autore=Pangea|sito=Pangea|data=2024-03-16|lingua=it|accesso=2024-03-16}}</ref>
 
Con decreto del 3 dicembre [[1937]] ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', ''Il Vangelo'' e ''Ragione e fede'' furono messi all'[[Indice dei libri proibiti]] della [[Chiesa cattolica]]<ref>Sulla riflessione religiosa di Martinetti vedi Franco Alessio, ''L'idealismo religioso di Piero Martinetti'', Brescia, Morcelliana, 1950 (Tesi di Pavia: relatore [[Michele Federico Sciacca]])</ref>.
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== La nonviolenza ==
NelL'aspirazione 1938a un superamento della violenza nella natura e nell'umanità, pur nella consapevolezza dell'impossibilità di un suo compimento (se non in una prospettiva [[Aldo Capitiniescatologia|escatologica]], reserispetto visitaalla aquale non vi sarebbe alcuna certezza), è un elemento importante del pensiero di Martinetti. Lo dimostrano, ad esempio, le centinaia di pagine che, in ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', incrociano e valorizzano il pacifismo cristiano dalle origini al [[Lev Tolstoj|tolstojsmo]] e ad [[Albert Schweitzer]], così come lo dimostra il suo interesse per l'opera del pastore riformato e teologo francese Wilfred Monod (1867-1943), cristiano con propensioni "neo-[[Catarismo|catare]] e fondatore di quella "Fraternité spirituelle des Veilleurs" che ancor oggi pratica una disciplina quotidiana incentrata sulle [[Beatitudini]]. Ma in lui era sempre presente un senso pratico, che nasceva dal disincanto rispetto alla realtà naturale e alle contingenze storiche: quando nel 1938 [[Aldo Capitini]] gli fece visita, a proposito della [[nonviolenza]] Martinetti gli disse: "Forse se discutessi con lei mi convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa, firmerei la sentenza senza esitazione."<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 120.}}.</ref>.
 
== La riflessione sugli animali ==
Negli scritti ''La psiche degli animali'' e ''Pietà verso gli animali'', Martinetti sostiene che gli [[animali]], così come gli esseri umani, possiedono [[intelletto]] e [[coscienza (filosofia)|coscienza]], quindi l'[[etica]] non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un [[sistema nervoso]]) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore:
 
{{Citazione|Nella relazione sulla psiche degli animali Martinetti tra l'altro affronta il problema dello ''scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega.''<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 28.}}.</ref>}}
 
Martinetti cita le prove di [[intelligenza]] che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.
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== La scelta della cremazione ==
Martinetti fu un fautore della [[cremazione]]<ref>"e si conversò a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Aldo Capitini, ''Antifascismo tra i giovani'', Célèbes Trapani, 1966, p. 57.</ref> e una testimonianza "ci dice come Martinetti portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua madre."<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 17.}}.</ref> Secondo Paviolo, "Per i Martinetti la cremazione era una specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci."<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 83.}}.</ref> Non è però da escludere, nel caso preciso di Piero Martinetti, che questa scelta, come quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino.
 
== Opere ==
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Dopo questa data, di Martinetti sono stati pubblicati:
* ''Il sistema Sankhya: Studio sulla filosofia indiana'', Lattes, Torino, 1897.
* ''Ragione e fede'', a cura di Italo Sciuto, Gallone, Milano, 1997; a cura di Luca Natali, Morcelliana, Brescia, 2016.
* ''Il Vangelo'', a cura di Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo, Genova, 1998.
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* ''Pietà verso gli animali'', a cura di Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, 1999.
* ''La religione di Spinoza. Quattro saggi'', a cura di Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano, 2002.
* ''La Libertàlibertà'' (1928), Aragno, Torino, 2004, ISBN 978-88-841-9197-7; Introduzione di [[Sergio Givone]], Venezia, Palingenia, 2025.
* ''Schopenhauer'', a cura di Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, 2005.
* ''Breviario spirituale'', a cura di [[Anacleto Verrecchia]], UTET, Torino, 2006.
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* ''Sulla teoria della conoscenza in Kant,'' a cura di Luca Natali, Franco Angeli, Milano, 2008
* {{cita libro|autore=Pier Giorgio Zunino (a cura di)|titolo=Piero Martinetti, Lettere (1919-1942)|città=Firenze|editore=Olschki|anno=2011||isbn=9788822260666|cid=Lettere 2011}}<ref>[http://www.liberacittadinanza.it/articoli/l2019eretico-martinetti-italiano-per-caso "L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su ''Il fatto quotidiano'', 6 gennaio 2012] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140924044039/http://www.liberacittadinanza.it/articoli/l2019eretico-martinetti-italiano-per-caso |data=24 settembre 2014 }} sul sito Liberacittadinanza.it</ref>
* ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', prefazione di [[Massimo Cacciari]], Castelvecchi, Roma, 2013; edizione critica a cura di Luca Natali, introduzione di [[Giovanni Filoramo]], Morcelliana, Brescia, 2014,.
* ''Il Vangelo: un'interpretazione'', Castelvecchi, Roma, 2013
* Baruch Spinoza, ''Etica'', esposizione e commento di Piero Martinetti, Castelvecchi, Roma, 2014.
* ''Il numero'', introduzione di Niccolò Argentieri, Castelvecchi, Roma, 2015.
* {{Cita libro|curatore=Luca Natali|titolo=Le carte di Piero Martinetti|anno=2018|editore=Olschki|città=Firenze|isbn=9788822265685978-88-222-6568-5|anteposizione-curatore=no}}
* ''Scritti su Spinoza'', a cura di Francesco Saverio Festa, Castelvecchi, Roma, 2020.
 
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* Carlo Terzi, ''Piero Martinetti, la vita e il pensiero originale'', Bergamo, Editrice San Marco, 1966.
* Carlo Terzi, "Lettere inedite di Piero Martinetti", in: ''Giornale di metafisica'', Torino, 1972.
* Amedeo Vigorelli, "Emilio Agazzi e la fortuna di Martinetti", in: AA. VV., ''L'impegno della ragione. Per Emilio Agazzi'', a cura di Mario Cingoli, Marina Calloni, Antonio Ferraro, Unicopli, Milano, 1994, pp. 25-35&nbsp;25–35 (nuova ed. "Emilio Agazzi e la "fortuna milanese" di Piero Martinetti", in: AA. VV., ''Vita, concettualizzazione, libertà. Studi in onore di Alfredo Marini'', a cura di R. Lazzari, M. Mezzanzanica, E. S. Storace, Mimesis, Milano, 2008, pp. 409-18&nbsp;409–18.
* {{cita libro|autore=Amedeo Vigorelli|titolo=Piero Martinetti. La metafisica civile di un filosofo dimenticato|città=Milano|editore=Bruno Mondadori|anno=1998|isbn=88-424-9455-0|cid=Vigorelli 1998}}
* AmedeoFrancesco VigorelliLuciani, "Nuove pagine di''Umanità e sumoralità in Piero Martinetti", ''Rivista, in "Maestri di storiamorale", dellaCosenza, filosofia''Brenner, 3/20051999, pp. 485-87&nbsp;85–127.
* Amedeo Vigorelli, (a cura di), "Martinetti: l'eredità contestata.Nuove Letterepagine di Antonioe Banfisu ePiero Gioele SolariMartinetti", ''Rivista di storia della filosofia'', 43/2005, pp. 769-89&nbsp;485–87.
* Amedeo Vigorelli, (a cura di), "Martinetti: l'eredità contestata. Lettere di Antonio Banfi e Gioele Solari", ''Rivista di storia della filosofia'', 4/2005, pp.&nbsp;769–89.
* Amedeo Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza neoplatonica nel razionalismo religioso di Piero Martinetti" (Atti del Convegno “Presenza della tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli, 7-9 giugno 2004), ''AnnuarioFilosofico'', 20/2004, Mursia, Milano, 2005, pp. 39-54&nbsp;39–54.
* Amedeo Vigorelli, ''La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, [[Clemente Rebora|Rebora]], Cantoni, [[Enzo Paci|Paci]], [[Ernesto de Martino|De Martino]], [[Giuseppe Rensi|Rensi]], [[Mario Untersteiner|Untersteiner]], Dal Pra, [[Umberto Segre|Segre]], [[Aldo Capitini|Capitini]]'', Bruno Mondadori, Milano 2007.
* Amedeo Vigorelli, "Martinetti lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in: AA. VV., ''Spinoza ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia'' (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino, 2-4 ottobre 2002), a cura di D. Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli, 2007, pp. 441-66&nbsp;441–66.
* Amedeo Vigorelli, "Piero Martinetti (1872-1943): una apologia della religione civile", in: AA. VV., ''Le due Torino. Primato della religione o primato della politica?'', a cura di Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, 2008, pp.&nbsp;125–33.
 
== Voci correlate ==
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|filosofia|università}}
 
[[Categoria:Antifascisti italiani]]
[[Categoria:Anticomunisti italiani]]
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[[Categoria:Traduttori dal latino]]
[[Categoria:Traduttori dal tedesco all'italiano]]
[[Categoria:Membri dell'Accademia delle Scienze di Torino]]