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== Definizioni ==
In diritto, a differenza delle altre scienze sociali, il termine ''[[potere (diritto)|potere]]'' ha un significato preciso, ma, al contempo, ristretto, designando la possibilità spettante ad un [[Soggetto (filosofia)|soggetto]] di produrre determinati ''effetti giuridici'', ossia di costituire, modificare o estinguere un [[rapporto giuridico]]. Al di fuori dell'ambito giuridico gli studiosi sono divisi su come considerare il potere. Esso è un bene materiale (''visione sostanziale'') o una relazione tra individui? La seconda teoria è oggi la più accettata.
 
Al di fuori dell'ambito giuridico gli studiosi sono divisi su come considerare il potere. Esso è un bene materiale (''visione sostanziale'') o una relazione tra individui? La seconda teoria è oggi la più accettata.
 
Ciò porta a definire il potere come la capacità di ottenere obbedienza. Secondo la classica definizione [[sociologia|sociologica]] di [[Max Weber]] (il potere come forza): «Il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione». In [[politica]] il potere pubblico è definito da [[Raymond Aron]]: «La consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti».
 
Dal punto di vista tecnico-organizzativo, è possibile definire il potere come l'autorità e autonomia decisionale, esercitata in aderenza a norme e regolamenti, da un organo direttivo, nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità lavorative-gestionali. Il potere è stato visto in modo più generale, quasi identificandolo con la vita stessa. [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]], nel suo celebre saggio sul "Potere" (in ''Condotta di vita'') disse che "La vita è una ricerca del potere; e questo è un elemento di cui il mondo è talmente saturo – non c'è crepa o fenditura in cui non si trovi – che nessuna onesta ricerca è senza ricompense." Questa era una visione anche extrapolitica del potere, che influenzò fortemente la teoria [[Friedrich Nietzsche|nietzschiana]] della [[volontà di potenza]].
 
Il potere è stato visto in modo più generale, quasi identificandolo con la vita stessa. [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]], nel suo celebre saggio sul "Potere" (in ''Condotta di vita'') disse che "La vita è una ricerca del potere; e questo è un elemento di cui il mondo è talmente saturo – non c'è crepa o fenditura in cui non si trovi – che nessuna onesta ricerca è senza ricompense." Questa era una visione anche extrapolitica del potere, che influenzò fortemente la teoria [[Friedrich Nietzsche|nietzschiana]] della [[volontà di potenza]].
 
=== Forza e consenso ===
Un'ulteriore distinzione del potere viene fatta tra il potere inteso come forza o potenza ed il potere inteso come consenso. La [[Coercizione|forza]] è la capacità di far valere, anche di fronte a un'opposizione, la propria [[volontà]]; il [[Accordo delle parti|consenso]] è l'abilità di trovare obbedienza da parte di determinati individui in cui vi è un minimo di volontà di ubbidire, cioè un interesse all'obbedienza. La seconda definizione è più vicina al punto di vista dell'[[antropologia]] di potere come autorità.
 
Questa distinzione era già stata anticipata da [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] quando parlava di [[Panthera leo|leoni]] e [[volpe|volpi]]; i primi userebbero la sola forza per ottenere il potere (e alla lunga sono sconfitti), i secondi il consenso (la persuasione). Weber (vedi nel seguito) usa le due parole [[lingua tedesca|tedesche]] ''Macht'' ed ''Herrschaft'' per forza e consenso. [[Heinrich Popitz]] vede il primo tipo di potere come imposto dall'alto con la forza e la paura, il secondo che si forma dal basso a causa del rispetto, del riconoscimento di una superiorità.
====Nel dibattito italiano====
 
Nell’articolo “Forza e consenso” - che [[Benito Mussolini]] pubblicò sul numero di aprile 1923 di ''[[Gerarchia (rivista)|Gerarchia]]'' - si dichiara che il fascismo “è già passato e, se necessario, tornerà tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà” perché “quando un gruppo o un partito è al potere, esso ha l’obbligo di fortificarvisi e di difendersi contro tutti”<ref>''Il Giornale di Roma'', 29 marzo 1923, p. 1 (“Forza e consenso”).</ref>.
Weber (vedi nel seguito) usa le due parole [[lingua tedesca|tedesche]] ''Macht'' ed ''Herrschaft'' per forza e consenso. [[Heinrich Popitz]] vede il primo tipo di potere come imposto dall'alto con la forza e la paura, il secondo che si forma dal basso a causa del rispetto, del riconoscimento di una superiorità.
[[Guglielmo Ferrero]] replicò immediatamente che – premesso che governo [[liberale]] è quello che riconosce l’esistenza legale di una opposizione – chi colpisce il diritto di [[Opposizione_(politica)|opposizione]] (chiave di volta di tutta la [[civiltà occidentale]]) “tenta di diroccare tutto l’ordine sociale. Abolito il diritto di opposizione, nessuna istituzione avrebbe più carattere legittimo”<ref>''Il Secolo'', 4 aprile 1923, p. 1 (“il diritto della opposizione”).</ref>.
 
=== Legittimità del potere ===
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[[Max Weber]] teorizzò tre diversi tipi di legittimità.
*La prima è la ''legittimità tradizionale'', che poggia sulla credenza quotidiana nel carattere sacro della [[tradizione]] valida da sempre (es. il potere deriva da [[Dio]]), come nell'[[Ancien Régime]].
*La seconda è la ''[[Autorità carismatica|legittimità carismatica]]'', che poggia sulla dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una [[persona (filosofia)|persona]]. Il leader ha una missione, e i governati si convincono che sia così. Questo è il caso di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], ma ancora di più è il caso di [[Adolf Hitler|Hitler]], [[Mussolini]], [[Lenin]] e [[Stalin]]. Questo tipo di potere va inevitabilmente incontro alla disillusione, nel momento in cui la missione del leader fallisce (Napoleone, Mussolini, Hitler) o al massimo nel momento della morte del leader (Stalin). In alcuni casi, tuttavia, il potere carismatico può essere istituzionalizzato: è il caso dell'[[Impero romano]] nato da Cesare e dell'[[Unione Sovietica|Unione sovietica]] nata da Lenin.
*Infine c'è la ''[[Burocrazialegalità|legittimità legale-razionale]]'' che poggia sulla credenza nella legalità degli ordinamenti statuiti (per esempio la [[Costituzione]]), e sul diritto al comando di coloro che sono chiamati dal [[popolo]] a governare; è una legittimità moderna, democratica ed impersonale.
 
== Potere e politica ==
{{vedi anche|Potere politico}}
 
In tutti i periodi storici, la vita sociale degli individui si è basata principalmente su relazioni di potere, fondate sul rapporto comando-obbedienza. La formazione degli stati moderni e quindi l'affermazione del principio di [[democrazia]], ha fatto credere che le relazioni comando-obbedienza e le violenze coercitive, tipiche degli stati autoritari, starebbero scomparendo. In realtà, come fa notare [[Heinrich Popitz]], la [[violenza]] può essere delimitata ma non può scomparire, perché anche gli [[Stato|Stati]] [[democrazia|democratici]] devono far uso della forza coercitiva per mantenere l'ordine sociale e difendere i diritti e le libertà conquistate. Alla luce di questo, possiamo affermare che l'esercizio del potere ha un ruolo fondamentale nei rapporti tra le persone e tra queste e lo [[stato]].
 
=== Hobbes e l'origine dello Stato moderno ===
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=== La teoria di Weber ===
Il sociologo tedesco [[Max Weber]], nel suo libro ''Economia e società'', definisce il potere come la capacità di un attore sociale di esercitare (talvolta attraverso l'uso della forza) un controllo sul comportamento degli altri attori, anche senza il consenso di questi ultimi, condizionando le loro decisioni. Per potere Weber intende la ricchezza, il prestigio, lo status, la forza numerica e fisica, l'efficienza organizzativa, tutto ciò che offre un vantaggio. Il sociologo però sviluppa, al riguardo, una teoria molto articolata e influente.
 
Weber comincia distinguendo due concetti: il concetto di ''Macht'' (potenza) e di ''Herrschaft'' (potere legittimo). Con il termine potenza egli intende: ''"qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un'opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di questa possibilità"''; con il termine potere legittimo intende: ''"la possibilità di trovare obbedienza, presso certe persone, ad un comando che abbia un determinato contenuto"''. La prima espressione fa riferimento ad una relazione sociale dove il soggetto più forte riesce a far valere la propria volontà in ogni caso; la seconda espressione si riferisce alle relazioni dove il soggetto debole accetta le decisioni altrui perché le riconosce valide e quindi legittime. Weber, basandosi su questo secondo concetto, realizza la tipologia delle [[La_politica_come_professione#Tre_tipi_di_potere_legittimo|tre forme già viste di legittimazione del potere]]. Tale tipologia è costituita dal ''potere tradizionale'', dal ''[[autorità carismatica|potere carismatico]]'' e dal ''[[Burocrazia|potere razionale-legale]]''.
 
Oltre al potere politico, Max Weber individua altre due forme di potere: il ''potere economico'' ed il ''potere ideologico''. Il primo è esercitato da chi possiede risorse materiali o finanziarie che permettono di indurre coloro che non le hanno a tenere determinati comportamenti (esempio: imprenditori vs. operai). Il secondo consiste nella capacità di influenza che viene esercitata sulle idee della gente da chi è investito di una certa autorità.
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=== Gli elitisti ===
Le [[elitismo|teorie elitiste]] convergono tutte sul fatto che nella società vi è una minoranza al potere ed una maggioranza che lo subisce.
Tra gli esponenti più importanti di questa corrente di pensiero ci sono: [[Niccolò Machiavelli]], [[Gaetano Mosca]], [[Vilfredo Pareto]], [[Robert Michels]], [[Guglielmo Ferrero]].
Di particolare interesse sono gli studi fatti da Michels sui [[partito politico|partiti politici]] e sulla loro organizzazione. Analizzando la struttura dei partiti, Michels formulò la "[[legge ferrea dell'oligarchia]]", che evidenzia come i partiti tendano a concentrare il potere in una cerchia ristretta di uomini, producendo un distacco sempre più ampio tra i dirigenti e gli iscritti. Tale distanza tra classe dirigente e iscritti provoca, secondo Michels, un'organizzazione oligarchica del partito. Tale forma oligarchica fa sì che i dirigenti perseguano di fatto i propri interessi e solo formalmente gli interessi delle masse. Michels dimostra come l'organizzazione oligarchica dei partiti permetta di concentrare il potere nelle mani di pochi dirigenti, oltre ad impedire che le candidature politiche vengano fatte dal basso. Ciò accade in quanto i partiti sono una organizzazione complessa che per essere guidata ha bisogno di competenze specifiche. Coloro che possiedono tali competenze formano quella oligarchia che, strutturandosi in modo burocratico, mette nelle mani dei capi poteri decisivi che li svincolano dalla massa.
 
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I ''neoelitisti'' affermano che sia il potere politico-amministrativo, che il potere sociale in generale, sono legati alla ricchezza economica di una cerchia ristretta di persone.
 
[[Floyd Hunter]] (1912-1992), un importante esponente di questa linea di pensiero, dopo aver svolto degli studi su unasulla città americana di [[Atlanta]], è giunto alla conclusione che la principale fonte di potere è la ricchezza economica. Egli ha fatto notare come la vita politica di una città sia determinata dagli interessi degli imprenditori. Secondo Hunter le decisioni importanti per una città vengono prese da chi detiene la ricchezza economica. Tali decisioni non sono formalizzate all'interno di un palazzo politico ma sono il risultato di riunioni di "alto livello" che si svolgono in clubs privati o in abitazioni private.
 
Un altro importante neoelitista è [[Charles Wright Mills]]. Mills ha sottolineato che vi è una forte concordanza di interessi tra le organizzazioni economiche, politiche e militari. Secondo Mills, questa convergenza di interessi fa sì che il potere politico sia solo formalmente ed apparentemente democratico, mentre in realtà esso è rigidamente oligarchico. La tesi di Mills può essere sintetizzata nel seguente modo: vi è una sola classe dirigente, composta da imprenditori, politici e militari; tale classe dirigente prende liberamente le proprie decisioni senza essere sottoposta ad un effettivo controllo popolare. Il dominio di questo tipo di élite sulla società, secondo la teoria di C.W. Mills<ref>''The power élite'', [[1956]], trad. it. ''L'élite del potere'', Feltrinelli, 1986.</ref>, è pressoché totale.
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* [[Mario Stoppino]], ''Potere politico e Stato,'' Milano, 1968.
* Mario Stoppino,'' Potere e teoria politica'', Ecig, Genova, 2006.
* Massimiliano Vatiero, ''Understanding Power. A 'Law and Economics' Approach'', Saarbrücken: VDM-Verlag Publisher, 2009. [https://sites.google.com/site/massimilianovatiero/book] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200730213500/https://sites.google.com/site/massimilianovatiero/book |date=30 luglio 2020 }}
* [[Max Weber]], ''Economia e società. Teoria delle categorie sociologiche'', Einaudi, 1999.
 
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* [[Potere (diritto)]]
* [[Potere politico]]
* [[Potere temporale]]
* [[Sovranità]]
* [[Stato profondo]]
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[[Categoria:Antropologia politica]]
[[Categoria:Concetti delle scienze etnoantropologicheEtnoantropologia]]
[[Categoria:Filosofia del diritto]]
[[Categoria:Politica]]