Andrea Memmo: differenze tra le versioni
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|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =, cittadino della [[Repubblica di Venezia]]
|Immagine = Portret
|Didascalia = Andrea Memmo in un'incisione di [[Gerolamo Carattoni]] su disegno di [[Antonio Cavallucci]], tratto dal dipinto di [[Angelika Kauffmann]]
}}
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Casanova fu in effetti suo grande amico e forse fu lui a introdurlo nella [[massoneria]]. Mantennero stretti rapporti epistolari per tutta la vita, nonostante una denuncia della madre del Memmo, in apprensione per le "cattive compagnie" dei figli, avesse contribuito all'arresto dell'avventuriero nel [[1755]]. Strinse legami anche con [[Joseph Smith (1682-1770)|Joseph Smith]], mercante inglese e poi console a Venezia, che gli aprì la sua ricca biblioteca e la sua collezione di opere d'arte, mettendolo inoltre in contatto con l'architetto [[Antonio Visentini]]; questo nonostante la relazione con la Wynne, che era promessa sposa dello Smith. Venne poi apprezzato da [[Carlo Goldoni]], che nel [[1750]] dedicò a lui e ai suoi fratelli ''[[L'uomo di mondo (Goldoni)|L'uomo di mondo]]''<ref name=treccani/>.
Circa il suo pensiero, molto si può attingere da ''Il piano generale per una Accademia sopra le belle arti del disegno'', che scrisse nel [[1758]] su richiesta di [[Francesco Lorenzo Morosini]], uno dei riformatori dell'[[Università di Padova]]. Ispirandosi all{{'}}''Introduzione'' dell
=== Carriera politica ===
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Negli anni successivi fu impegnato esclusivamente dal di fuori della capitale. Dal [[1775]] al [[1776]] ricoprì la carica di provveditore di [[Padova]]: fu questa l'occasione per mettere in pratica le teorie trasmesse dal Lodoli attraverso la realizzazione di una grandiosa opera pubblica, la risistemazione del [[Prato della Valle]]. Originariamente si trattava di un grande spiazzo sterrato dove trovavano posto fiere e mercati; coadiuvato dall'architetto [[Domenico Cerato]], riuscì a trasformarlo in una piazza monumentale in cui celebrava assieme la tradizione civica e lo sviluppo del commercio. I lavori lo assorbirono per tutta la vita, come dimostrato dalla fitta corrispondenza sull'argomento<ref name=treccani/>.
Nel [[1777]] venne nominato [[Bailo (Repubblica di Venezia)|bailo]] a [[Costantinopoli]], carica già ricoperta dall'omonimo zio. Giunto nella città nel [[1778]], non fu impegnato in questioni particolarmente importanti e poté così continuare ad occuparsi di architettura: progettò, rifacendosi alle [[villa veneta|ville]] del [[Andrea Palladio|Palladio]], la ricostruzione dell'ambasciata veneziana nel sobborgo di [[Galata (Istanbul)|Pera]] (oggi distrutta)<ref name=treccani/>.
Nel [[1781]] fu scelto come ambasciatore presso la [[Santa Sede]], dove rimase dal [[1783]] al [[1786]]. Anche questo fu un periodo tranquillo in cui poté dedicarsi agli studi, e nel 1786 diede alle stampe proprio a [[Roma]] - ma in forma anonima - gli ''Elementi dell'architettura lodoliana'', prima parte di un'opera che avrebbe dovuto raccogliere in modo sistematico le teorie del Lodoli. La seconda parte fu pubblicata postuma e in due volumi tra il [[1833]] e il [[1834]], a cura della figlia Lucia. A causa delle troppe digressioni e dell'eccessiva erudizione il lavoro non fece grande fortuna, ma venne rivalutato nell'ambito del [[Movimento Moderno]] [[XX secolo|novecentesco]] assieme alla figura del Lodoli, considerato uno degli artefici del [[Funzionalismo (architettura)|funzionalismo]]<ref name=treccani/>.
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La carriera politica gli creò grossi problemi economici, in quanto imponeva il sostenimento di spese gravose in occasione dell'assunzione di cariche importanti. Nel [[1791]] lo Zaguri scriveva in una lettera: «Il Memmo non ha più barca, è ridotto a miseria». Ulteriore aggravio gli derivò dalla costituzione delle doti per le figlie Lucia e Paolina, andate spose rispettivamente ad [[Alvise Mocenigo (1760-1815)|Alvise Mocenigo]] e a Luigi [[Martinengo (famiglia)|Martinengo dalle Palle]]: per costituire la dote della seconda dovette spogliarsi della sua ultima proprietà, il [[Palazzo Memmo Martinengo Mandelli|palazzo Memmo]] di [[Chiesa di San Marcuola|San Marcuola]].
Nel [[1789]], in occasione della morte del [[doge
Dopo la morte avvenuta nel [[1793]], in seguito a una lunga e dolorosissima malattia, fu tumulato nella [[chiesa di Santa Maria dei Servi (Venezia)|chiesa di Santa Maria dei Servi]]. Quando, nel [[1815]], essa venne abbattuta, le spoglie furono traslate nella chiesa di San Marcuola attigua al palazzo di famiglia, in una semplice sepoltura a terra con una piccola lapide che reca la laconica scritta ''ANDREÆ MEMO PATR. VEN.''
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*''Apologhi, immaginati, e sol. estemporaneamente in voce esposti agli amici suoi dal fu frà Carlo de' Conti Lodoli...,'', Bassano 1787
*''La luna di agosto. Apologo postumo del P.Lodoli ...Dagli Elisj, l'anno dell'era di Proserpina 9999 M.V.'' (Bassano 1787), scritto con [[Melchiorre Cesarotti]]
==Documenti==▼
Atto di morte▼
:''Li 27 gennaro 1792 (m.v.) S. Ecc.a Ser Andrea Memmo Kav.r e Procurator di San Marco fu di Ser Pietro d'anni 64 c.a. amalato da Gangrena nel piede destro mesi sei e più di malattia, morì heri ad ore 21. Medico Conigliano. Si sepelirà ogi alle ore 24. Capitolo San Geminiano''. (Arch. di Stato, Provv. Sanità, Necrologio 1792).▼
==Note==
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*Gianfranco Torcellan, ''Una figura della Venezia settecentesca: Andrea Memmo. Ricerche sulla crisi dell'aristocrazia veneziana'', Istituto per la collaborazione culturale, Venezia-Roma 1963
* Oliver Domzalski, ''Politische Karrieren und Machtverteilung im Venezianischen'' Adel (1646-1797), Sigmaringen 1996, p. 61s
*Su Memmo architetto si veda il notevole [http://www.zeitenblicke.historicum.net/2003/03/pdf/Pasquali.pdf studio] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20051026195742/http://www.zeitenblicke.historicum.net/2003/03/pdf/Pasquali.pdf |data=26 ottobre 2005 }} di Susanna Pasquali (pag. 4 e seg.)
*Andrea di Robilant, ''Lucia nel tempo di Napoleone. Ritratto di una grande veneziana'' Editore Corbaccio 2008
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*Nancy Isenberg, ''Without swapping her skirt for breeches: The Hypochondria of Giustiniana Wynne, Anglo-Venetian Woman of Letters'' in ''The English Malady: Enabling and Disabling Fictions'' a cura di Glen Colburn. Cambridge, Cambridge Scholars Press (2008), pag.154-176.
*Nancy Isenberg, ''Caro Memmo, mon cher frére'', Treviso, Elzeviro editore, 2010. ISBN 88-87528-24-1
▲==Documenti==
▲Atto di morte
▲:''Li 27 gennaro 1792 (m.v.) S. Ecc.a Ser Andrea Memmo Kav.r e Procurator di San Marco fu di Ser Pietro d'anni 64 c.a. amalato da Gangrena nel piede destro mesi sei e più di malattia, morì heri ad ore 21. Medico Conigliano. Si sepelirà ogi alle ore 24. Capitolo San Geminiano''. (Arch. di Stato, Provv. Sanità, Necrologio 1792).
==Voci correlate==
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