Atanasio Canata: differenze tra le versioni

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{{C|Con alcuni dati biografici incerti, la formulazione gli attribuisce di fatto l'Inno di Mameli|religiosi|marzo 2012}}
{{F|letterati italiani|arg2=religiosi italiani|aprile 2009}}
{{Bio
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==Biografia==
Ultimo degli otto figli di Giuseppe, negoziante di Lerici, e di Anna Carosini, scomparsa prematuramente nel [[1818]], fu educato dal fratello Gaetano, [[Rettore (ecclesiastico)#Gerarchia cattolica|rettore]] del [[Seminario]] di [[Sarzana]] (e successivamente parroco di Lerici dal [[1825]] al [[1836]]), che gli fece studiare materie umanistiche, in particolare [[filosofia]] e [[retorica]]. Dopo essere rientrato a Lerici, per aiutare il padre nell'amministrazione del menageménage familiare, si recò presso lo zio Don Agostino parroco ad [[Ameglia]].
 
Qui si innamorò di una giovane contadina dalla quale però fu rifiutato: questa delusione pare fosse all'origine della sua crisi spirituale e della sua vocazione{{Citazione necessaria|.}} Pare che l'ultima decisione fosse presa dal giovane Atanasio davanti all'altare del Cristo Crocifisso: a soli diciannove anni entrò comunque nella Casa degli [[Scolopi]] di [[Genova]], facendosi sacerdote e poi frate.
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Rivolse pertanto la seconda parte della sua vita all'educazione dei giovani e alla loro formazione culturale e spirituale. Fu prima a [[Chiavari]], poi a [[Savona]] ed infine a [[Carcare]] (in Val Bormida), dove rimase per ventisette anni nel collegio che faceva chiamare la Tebaide ligure. Strinse amicizia con un altro celebre educatore, San [[Giovanni Bosco]], e cominciò ad affermarsi come poeta ed oratore.
 
Oltre che aver avuto fra i propri allievi futuri ufficiali, intellettuali, parlamentari e ministri, Padre Canata fu insegnante di [[Giuseppe Cesare Abba]], [[Goffredo Mameli]] e di tanti altri patrioti del [[Risorgimento]] italiano dei quali condivideva ideali e speranze{{Citazione necessaria|.}} L'Abba nel suo libro "[[Da Quarto aal Volturno]]" sull'[[Impresa dei Mille]] ricordava con commozione, infatti, il suo maestro e raccontava le drammatiche scene in classe il giorno dopo la [[battaglia di Novara (1849)|battaglia di Novara]]: pallido e tremante Padre Canata si precipitò in aula e poi in piedi davanti alla sua cattedra annunciò "Fummo vinti a Novara!" e pianse commosso{{Citazione necessaria|.}}
=== Scritti di Padre Canata ===
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[[Goffredo Mameli]] fu alunno di Padre Canata; {{Citazione necessaria|pare che ogni giorno facessero lunghe passeggiate insieme e che proprio da quelle lunghe conversazioni arrivarono al giovane allievo le ispirazioni per comporre l'[[inno di Mameli|inno]] "Fratelli D'Italia"}}, che sarebbe diventato l'inno ufficiale della [[Repubblica Italiana]].
 
Lo storico [[Aldo Alessandro Mola]] affermò in numerosi suoi articoli che il vero autore del testo del [[Canto degli Italiani]] fosse Canata stesso, (il quale avrebbe dedicato l'inno a re [[Carlo Alberto di Savoia]]) e nonsi Mamelisarebbe chepoi invece,"vendicato" lodel avrebbepresunto semplicemente rubato al maestro. La dimostrazione di ciò verrebbe dal fatto che lo stesso Canata, in seguito si "vendicò"plagio con un poema beffeggiante nei confronti di chi gli aveva rubato l'opera: «Meditai robusto canto | ma venali menestrelli | rapian dall’arpa il vanto»<ref>Aldo Alessandro Mola, Storia della Monarchia in Italia, Bompiani, Milano, 2002, pp. 364-369.</ref>.
 
==Note==