Ottone I di Sassonia: differenze tra le versioni
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{{Monarca
|nome = Ottone I
|immagine = Otto I of Germany.jpg
|legenda = Miniatura di un manoscritto della ''Chronica'' di [[Ottone di Frisinga]], 1200 circa
|titolo = [[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore dei Romani]]
|inizio regno = 2 febbraio [[962]]
|
|incoronazione = [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]], [[Roma]], 2 febbraio [[962]]
|predecessore = ''titolo vacante''<br/>[[Berengario del Friuli]] (nel [[924]])
|successore = [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]
|titolo1 = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re
|inizio regno1 = 10 ottobre [[951]]
|
|incoronazione1 = ''non incoronato''
|predecessore1 = [[Berengario II d'Ivrea]]
|successore1 = [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]
|titolo2 = [[
|inizio regno2 = 2 luglio [[936]]
|fine regno2 = 7 maggio [[973]]
|incoronazione2 = [[Cattedrale di Aquisgrana|Cattedrale di Santa Maria]], [[Aquisgrana]], 7 agosto [[936]]
|predecessore2 = [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]]
|successore2 = [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]
|titolo3 = [[Sovrani di Sassonia|Duca di Sassonia]]
|sottotitolo3 = come '''Ottone II'''
|inizio regno3 = [[936]]
|fine regno3 = [[961]]
|predecessore3 = [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]]
|successore3 = [[Ermanno di Sassonia|Ermanno]]
|data di nascita = 23 novembre [[912]]
|luogo di nascita = [[Wallhausen (Sassonia-Anhalt)|Wallhausen]]
|data di morte =
|luogo di morte = [[Abbazia di Memleben#Palazzo reale|Palazzo di Memblen]]
|luogo di sepoltura = [[Duomo di Magdeburgo]]
|
|padre = [[Enrico I di Sassonia]]
|madre = [[Matilde di Ringelheim]]
|
|coniuge 2 = (II) [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide di Borgogna]]
|figli = ([[Figlio naturale|nat.]]) [[Guglielmo di Magonza|Guglielmo]]<br/>(I) [[Liudolfo di Svevia|Liudolfo]]<br/>(I) [[Liutgarda (Ottonen)|Liutgarda]]<br/>(II) Enrico<br/>(II) Bruno<br/>(II) [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]<br/>(II) [[Matilda di Quedlinburg|Matilda]]
|firma = Otto signum.png
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
}}
{{Bio
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|Nazionalità = tedesco
|Categorie = no
|FineIncipit =
}}
Durante la prima metà del suo lungo regno, Ottone impose l'indivisibilità della regalità e il suo potere nel decidere l'assegnazione degli uffici. In tal modo intervenne profondamente nella struttura di potere esistente della nobiltà. Le ribellioni più gravi provennero peraltro dagli stessi membri della famiglia reale: suo fratello [[Enrico I di Baviera|Enrico]], e anche il figlio [[Liudolfo di Svevia|Liudolfo]], rivendicarono la partecipazione alla regalità. Ottone uscì vincente da ciascuna delle rivolte.
Nel 955, con la vittoria nella [[battaglia di Lechfeld]], Ottone bloccò definitivamente le incursioni [[magiari|magiare]] ad occidente, ponendo fine anche alle rivolte dei [[grandi del regno]] contro di lui. Si guadagnò inoltre la reputazione di salvatore della cristianità, soprattutto dopo aver sconfitto gli [[slavi]], sempre nello stesso anno. Da qui iniziò un periodo di grande splendore culturale, che divenne noto come la [[rinascita ottoniana]].
Nel 961 conquistò il regno d'Italia e ampliò il suo impero a nord, ad est e a sud fino all'Italia meridionale, dove entrò in conflitto con [[Impero bizantino|Bisanzio]]. Rifacendosi inoltre all'idea imperiale di [[Carlo Magno]], nel 962 si fece incoronare imperatore romano da [[papa Giovanni XII]]. Alla fine riuscì a raggiungere un accordo con l'imperatore d'Oriente [[Giovanni I Zimisce]], nonché a far sposare suo figlio [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] con la nipote del ''[[Basileus]]'', [[Teofano Scleraina]].
Nel 968 fondò l'[[Diocesi di Magdeburgo|arcidiocesi di Magdeburgo]], città che associò alla sua vita ultraterrena come nessun'altra. Per Ottone l’arcidiocesi era il presupposto decisivo per la [[cristianizzazione]] degli slavi.
Il soprannome "il Grande" gli è stato attribuito dallo storico medievale [[Ottone di Frisinga]]<ref>Otto von Freising: ''Chron. VI, 24''. In: [[Adolf Hofmeister]] (Hrsg.): ''Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 45: Ottonis episcopi Frisingensis Chronica sive Historia de duabus civitatibus.'' Hannover 1912, S. 286 (Monumenta Germaniae Historica, [https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_45/index.htm#page/286/mode/1up versione digitale] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304030052/https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_45/index.htm#page/286/mode/1up|data=4 marzo 2021}}).</ref>, ma già [[Vitichindo di Corvey]] lo chiamava ''totius orbis caput'', «capo di tutto il mondo»<ref name="Rossi48">[[Vitichindo di Corvey]], ''Res gestae Saxonicae'', I, 34 ({{Cita|Rossi|p. 48}}).</ref>.
== Biografia ==
[[File:Otto_I_Manuscriptum_Mediolanense_c_1200.jpg|miniatura| La vittoria di Ottone su [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]]: Ottone I ("Thevconicor[um] REX") riceve in segno di sottomissione una spada dal re inginocchiato a sinistra, chiamato ''Beringarius''. L'uomo di Ottone sulla destra porta una spada con la punta rivolta verso l'alto in segno di autorità. Illustrazione di un manoscritto dalla ''Chronica'' di [[Ottone di Frisinga]]. [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]], Cod. SP 48, olim F 129 Sup., 1200 circa.|sinistra]]
=== Erede al trono ===
[[File:StammtafelOttonen0002.jpg|miniatura| Albero genealogico degli [[Ottoniani]] in un manoscritto della ''[[Chronica sancti Pantaleonis|Chronica Sancti Pantaleonis]]'' dell'inizio del XIII secolo. Wolfenbüttel, ''[[Herzog August Bibliothek]]'', Cod. Guelf. 74.3 Aug. 2°, p. 226.]]
[[File:Reichenauer_Verbrüderungsbuch.jpg|miniatura| Registrazione del nome del re Enrico I e della sua famiglia dal 929 nel [[Liber confraternitatum di Reichenau|''liber confraternitatum'' di Reichenau]]. Nella ultima colonna a destra sotto ''Heinricus rex'' è presente sua moglie ''Matihld[e] reg[ina]'', poi il loro figlio maggiore Ottone I, già con il titolo di re (''Otto rex''). Zurigo, [[Biblioteca centrale di Zurigo|Biblioteca centrale]], Sign. Ms. Rh. hist. 27, p. 63.]]
Ottone nacque il 23 novembre 912, forse a [[Wallhausen (Sassonia-Anhalt)|Wallhausen]], nell'attuale land tedesco di Sassonia-Anhalt. Il padre era [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]], duca di Sassonia, re dei Franchi Orientali dal 919; la madre era invece [[Matilde di Ringelheim|Matilde]]<ref>Vgl. dazu Stephan Freund: ''Wallhausen – Geburtsort Ottos des Großen, Aufenthaltsort deutscher Könige und Kaiser.'' Regensburg 2013. Stephan Freund: ''Wallhausen – Königlicher Aufenthaltsort, möglicher Geburtsort Ottos des Großen.'' In: Stephan Freund, Rainer Kuhn (Hrsg.): ''Mittelalterliche Königspfalzen auf dem Gebiet des heutigen Sachsen-Anhalt. Geschichte – Topographie – Forschungsstand.'' Regensburg 2014, S. 115–148.</ref>, seconda moglie di Enrico I e figlia del conte sassone [[Teodorico di Ringelheim|Teodorico]], della stirpe di [[Vitichindo]].
Ottone aveva un fratellastro, [[Tankmaro]], frutto del primo matrimonio di Enrico I con [[Hatheburga di Merseburgo]], e quattro fratelli minori: [[Gerberga di Sassonia|Gerberga]], [[Edvige di Sassonia|Edvige]], [[Enrico I di Baviera|Enrico]] e [[Bruno I di Colonia|Bruno]]. Nulla sappiamo della sua giovinezza e della sua educazione, ma è probabile che Ottone abbia avuto una formazione di tipo militare. La sua prima esperienza come capo militare avvenne al confine orientale del regno, nella lotta contro le tribù slave. In seguito, a soli sedici anni una nobildonna slava gli diede un figlio, [[Guglielmo di Magonza|Guglielmo]], poi [[arcivescovo di Magonza]].
Dopo la morte nel 918 del re [[Corrado I di Franconia]], il quale non era riuscito ad unire i [[grandi del regno]] nel proprio sistema di potere (''[[Personenverbandsstaat]]''), la dignità reale fu per la prima volta trasferita nel 919 non a un [[Franchi|franco]], ma a un [[Sassoni|sassone]]. Sebbene fosse stato eletto solo dai Franchi e dai Sassoni, Enrico riuscì a legare a sé i ducati di [[Ducato di Svevia|Svevia]] (919) e di [[Ducato di Baviera|Baviera]] (921/922) attraverso un'abile politica di sottomissione militare e di successiva amicizia, comprendente numerose concessioni (''amicitia e pacta'')<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Heinrich I. und Otto der Große. Neubeginn auf karolingischem Erbe.'' Bd. 1–2, Göttingen u. a. 1985, S. 64f.; Gerd Althoff: ''Amicitiae und Pacta. Bündnis, Einung, Politik und Gebetsgedenken im beginnenden 10. Jahrhundert.'' Hannover 1992.</ref>. Inoltre nel 925 Enrico riuscì a reincorporare nel regno dei Franchi Orientali la [[Lotaringia]], che durante il regno di Corrado era passata al [[regno dei Franchi Occidentali]].
Per assicurare unità alla sua famiglia e allo stesso tempo il dominio sul regno dei Franchi Orientali, già nel 929/930 Enrico stabilì che Ottone gli dovesse succedere sul trono<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 137.</ref>. In un documento del 16 settembre 929<ref>[http://www.mgh.de/dmgh/resolving/MGH_DD_K_I_/_DD_H_I_/_DD_O_I_S._55 MGH DD H I], Nr. 20, S. 55–56.</ref> indirizzato alla moglie, il cosiddetto "''Hausordnung''"<ref>Karl Schmid: ''Die Thronfolge Ottos des Grossen.'' In: Eduard Hlawitschka (Hrsg.): ''Königswahl und Thronfolge in ottonisch-frühdeutscher Zeit.'' Darmstadt 1971, S. 417–508.</ref>, Enrico designò [[Quedlinburg]], [[Pöhlde]], [[Nordhausen]], [[Grone (Göttingen)|Grone]] e [[Duderstadt]] come patrimonio della vedova Matilde (per approfondire la questione del dotario di Matilde, di [[Eadgyth|Edith]] e [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], si veda la ricerca di Giovanni Isabella<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giovanni Isabella|anno=2012|titolo=Matilde, Edgith e Adelaide scontri generazionali e dotari delle regine in Germania|rivista=Reti Medievali|editore=Firenze University Press|città=Firenze|volume=13|numero=2|pp=203–245|url=http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/4793/5384|accesso=6 agosto 2021|dataarchivio=6 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210806094715/http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/4793/5384|urlmorto=sì}}</ref>). Tutti i grandi del regno e suo figlio Ottone furono chiamati a riconoscere e sostenere questo “testamento”. Il figlio minore Bruno fu affidato al vescovo [[Balderico di Utrecht]], per essere educato e quindi preparato per una carriera ecclesiastica, ricevendo come precettore [[Israele il Grammatico]]. In un ''[[Memorialwesen]]'' del [[Abbazia di Reichenau|monastero di Reichenau]], Ottone è chiamato ''rex'' già nel 929, ma non i suoi fratelli Enrico e Bruno. Tuttavia, nonostante il titolo di ''rex'', Ottone non era ancora stato insediato come co-re; non ci sono infatti prove di alcuna attività di governo nel periodo tra il 929 e il 936 e addirittura Ottone non è nemmeno menzionato nelle fonti durante questo periodo<ref name="Althoff98"/>.
Escludendo non solo i candidati non sassoni, ma anche i fratelli di Ottone, il piano di successione di Enrico fu particolarmente significativo, perché rinunciò al principio carolingio della divisione del potere, che concedeva delle terre a ogni membro della famiglia reale. Enrico stabilì così la successione individuale, l'indivisibilità della regalità, e quindi del regno medesimo, che anche i suoi successori dovevano mantenere.
Contemporaneamente ai preparativi per l'incoronazione, gli [[Dinastia ottoniana|ottoniani]] cercarono per Ottone una sposa nella [[Wessex (famiglia)|famiglia reale inglese]]. In questo modo Enrico cercò di legare alla sua stirpe delle dinastie al di fuori del suo regno, cosa insolita nel regno franco-orientale fino a quel momento. Oltre all'ulteriore legittimità fornita dal legame con un'altra casa regnante, ciò rifletteva un rafforzamento del "sassonismo", perché i governanti inglesi discendevano da quei sassoni migrati in [[Britannia postromana|Britannia]] nel V secolo. Inoltre la sposa avrebbe portato con sé il prestigio di appartenere alla stirpe del re martire [[Osvaldo di Northumbria|sant'Osvaldo]]. Cosicché le due figlie del re inglese [[Edoardo il Vecchio]], le sorellastre [[Eadgyth|Edith]] e [[Eadgifu d'Inghilterra|Edgiva]], si recarono alla corte di Enrico I; Edith fu scelta come sposa di Ottone. La sorella sposò invece [[Carlo III il Semplice]], re dei Franchi Occidentali. Dopo il matrimonio con Ottone, nel 929 la moglie anglosassone Edith ricevette Magdeburgo come [[Morgengabio|''Morgengabe'']]. Il giorno di [[Pentecoste]] del 930, Enrico presentò l'erede designato al trono in Franconia e ad [[Aquisgrana]] ai grandi delle rispettive regioni, per ottenere il loro consenso alla sua disposizione di successione. Secondo una nota degli Annali di Losanna compilati nel XIII secolo, che può essere provata come proveniente da una fonte del X secolo, Ottone fu unto re a Magonza già nel 930<ref>Hagen Keller: ''Widukinds Bericht über die Aachener Wahl und Krönung Ottos I.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 29, 1995, S. 390–453, hier: 390ff., 423ff., 439 ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a035528.pdf PDF] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210602230649/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a035528.pdf |data=2 giugno 2021 }}).</ref>. All'inizio dell'estate del 936 ci fu una consultazione a Erfurt sullo stato del regno (''de statu regni''); Enrico raccomandò ancora una volta Ottone ai grandi come suo successore.
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[[File:Aachener_Dom_BW_2016-07-09_13-53-18.jpg|miniatura| [[Trono Reale di Aquisgrana|Trono reale]] nella cattedrale di Aquisgrana]]
Dopo la morte di Enrico I, datata 2 luglio 936, la successione di suo figlio Ottone fu realizzata in poche settimane. La fonte è quella di [[Vitichindo di Corvey]], che scrisse trent'anni dopo: è possibile che questo abbia proiettato i dettagli dell'elezione a re di [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] del 961 al 936. Il resoconto dettagliato di Vitichindo è attualmente oggetto di un dibattito quasi completo<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 69}}; Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 96 ff., Hagen Keller: ''Widukinds Bericht über die Aachener Wahl und Krönung Ottos I.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien.'' 29, 1995, S. 390–453, bes. 410–421 ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a035528.pdf PDF] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210602230649/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a035528.pdf|data=2 giugno 2021}}).</ref><ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 1-3 ({{Cita|Rossi|pp. 55–58}}).</ref>. Si dice che Ottone sia stato eletto (''elegit sibi in principem'') da Franchi e Sassoni come loro capo, e il [[palazzo di Aquisgrana]] fu designato come sede di un'elezione generale (''universalis electio''). Il 7 agosto 936, i duchi, i margravi e altri grandi uomini laici misero Ottone sul trono nel vestibolo della [[cattedrale di Aquisgrana]] e gli resero omaggio. Al centro della chiesa fu ottenuto il consenso del popolo per l'elevazione del re. A questa seguì la consegna delle regalie (spada con fodero, bracciali e mantello, scettro e bastone) da parte dell'arcivescovo di Magonza [[Ildeberto di Magonza|Ildeberto]]. Ottone fu [[Unzione|unto]] e [[Incoronazione dell'imperatore del Sacro Romano Impero|incoronato]] re dei Franchi Orientali dagli arcivescovi Ildeberto di Magonza e [[Wicfrido di Colonia]] nella [[collegiata]]. L'atto dell'unzione segnò l'inizio di una moltitudine di atti spirituali che conferirono alla regalità la dignità sacrale a cui suo padre aveva umilmente rinunciato.
Scegliendo il luogo dell'incoronazione e indossando deliberatamente abiti franchi durante la cerimonia, Ottone continuò la tradizione franco-carolingia della regalità<ref>Hagen Keller: ''Die Ottonen und Karl der Große.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 34, 2000, S. 112–131, hier: S. 122.</ref>. Il luogo dell'elezione e di incoronazione nella parte lorenese del regno non era solo inteso a sottolineare la nuova affiliazione della Lotaringia al regno franco-orientale, ma Aquisgrana, come luogo di sepoltura di [[Carlo Magno]], era anche simbolo di continuità e legittimazione. Al successivo banchetto i duchi del regno svolsero alcuni uffici di corte: [[Gilberto di Lotaringia|Giselberto di Lotaringia]] come [[ciambellano]], [[Eberardo di Franconia]] come ''[[Truchsess (ufficio di corte)|Truchsess]]'', [[Arnolfo di Baviera]] come [[maresciallo]] e lo svevo [[Ermanno I di Svevia|Ermanno]] come [[coppiere]]. Con questi atti e ruoli i duchi simboleggiavano la loro cooperazione con il re e quindi mostravano chiaramente la loro subordinazione al nuovo sovrano. Non ci sono modelli più antichi per il banchetto dell'incoronazione con il servizio simbolico dei duchi<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 74}}.</ref>.
L'ascesa di Ottone al trono fu così divisa in atti spirituali e secolari. L'importanza della legittimazione sacro-divina e l'accresciuta pretesa di governare rispetto al proprio padre è evidente anche nel cambiamento dei simboli del governo. Egli continuò a usare il tipo di sigillo franco-orientale, che mostra un capo militare favorito da Dio. Dal 936 invece la [[Diritto divino dei re|formula della grazia di Dio]] (''DEI Gratia'') è inserita nel sigillo reale<ref>Hagen Keller: ''Zu den Siegeln der Karolinger und der Ottonen. Urkunden als Hoheitszeichen in der Kommunikation des Herrschers mit seinen Getreuen.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 32, 1998, S. 400–441, hier: S. 416.</ref>.
=== Assunzione di potere ===
Nonostante la sua designazione, il regno di Ottone non fu probabilmente così amichevole e armonioso come suggerisce il resoconto di Vitichindo. Anche prima dell'incoronazione la famiglia regnante sembra essere stata divisa, poiché anche il fratello di Ottone, [[Enrico I di Baviera|Enrico]], aveva rivendicato la dignità reale sui Franchi Occidentali, come riferisce [[Flodoardo di Reims]]<ref>Flodoard von Reims, Annales zu 936, S. 64.</ref>. In quanto figlio del re, Enrico era anche molto interessato al fatto che i documenti si riferissero a lui e a suo padre come ''equivocos'' ("portatore dello stesso nome")<ref>[http://www.mgh.de/dmgh/resolving/MGH_DD_K_I_/_DD_H_I_/_DD_O_I_S._41 MGH DD H I], Nr. 3, S. 41.</ref> {{Non chiaro|poco dopo la sua nascita|la traduzione dell'intera frase è difficoltosa}}. Durante l'incoronazione di Ottone, Enrico rimase in Sassonia sotto la supervisione del margravio [[Sigfrido di Merseburgo|Sigfrido]]<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 2 ({{Cita|Rossi|p. 57}}).</ref>. Anche il rapporto tra Ottone e sua madre sembra essere stato teso. Matilde probabilmente non era presente all'elevazione reale di suo figlio Ottone, dato che il 31 luglio era ancora a Quedlinburg<ref>{{Cita|Becher|p. 120}}.</ref>. Nelle ''Vite'' della regina Matilde si afferma che la madre di Ottone avrebbe preferito la successione al trono del figlio minore Enrico. A differenza di Ottone, infatti, Enrico era "[[Porphyrogennētos|nato nella porpora]]", cioè dopo l'incoronazione di Enrico I, il che significava per lei una dignità superiore<ref>Vita Mathildis reginae posterior c. 9.</ref>.
Cinque settimane dopo la sua ascesa al trono, Ottone riorganizzò la [[controdote]] della vedova a [[Quedlinburg]] per sua madre Matilde. Un atto di fondazione<ref>[http://www.mgh.de/dmgh/resolving/MGH_DD_K_I_/_DD_H_I_/_DD_O_I_S._90 MGH DD O I] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210604102359/https://www.dmgh.de/mgh_dd_ko_i__dd_h_i__dd_o_i/index.htm |data=4 giugno 2021 }}, Nr. 1, S. 90.</ref> del 13 settembre 936 privò Matilde del controllo, garantito da Enrico I, sull'abbazia di Quedlinburg, da lei fondata, a favore della protezione reale. Nell'atto, Ottone garantì ai suoi discendenti il potere di disporre sul monastero «finché essi terranno il trono con mano potente».
Il suo stesso fratello e i suoi discendenti furono inizialmente esclusi dal rivendicare l'[[avvocazia]] di Quedlinburg, finché un uomo della discendenza di Ottone (''generatio'') in "Franconia e Sassonia" avesse avuto la carica reale. Allo stesso tempo, Ottone stabilì Quedlinburg come luogo di ''[[Memorialwesen]]'' per la sua dinastia regnante e ne fece il luogo più importante per gli ottoniani nel cuore della loro Sassonia. Durante la prima visita del re alla tomba di suo padre, Ottone dimostrò così la "successione individuale" e la leadership all'interno della famiglia ottoniana<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 156.</ref>. Il 21 settembre 937 Ottone elevò lo ''status'' ecclesiastico di Magdeburgo, fondando nella suddetta città l'[[Abbazia di San Maurizio (Magdeburgo)|abbazia di San Maurizio]]. Nel suo atto di fondazione Ottone affidò ai monaci il compito di pregare per la salvezza del padre, della moglie e dei figli, di se stesso e di tutti coloro ai quali doveva l'aiuto della preghiera.
=== Controversie all'interno della famiglia reale e nel regno ===
L'inizio del governo di Ottone fu accompagnato da una grave crisi, le cui cause sono riportate in modo diverso da Vitichindo di Corvey e [[Liutprando di Cremona]]. Quest'ultimo, basandosi su voci e aneddoti che circolavano a corte e che diffamavano gli oppositori di Ottone, nomina due cause: da un lato la sete di potere di Enrico, che si sentiva svantaggiato dall'unica successione del fratello, e dall'altra le ambizioni dei duchi Eberardo di Franconia e Giselberto di Lotaringia (si presume che entrambi volessero ottenere la dignità reale dopo l'eliminazione di Ottone e poi dei loro alleati<ref>[[Liutprando di Cremona]], ''[[Antapodosis]]'', IV, 23.</ref>).
[[File:Sachs_ota.jpg|miniatura|sinistra| Ottone al fianco di [[Ermanno Billung]]. Illustrazione dal ''[[Sächsische Weltchronik]]'' intorno al 1270, Gotha, [[Universitätsbibliothek Erfurt]], Cod. Memb. I 90, fol. 89 r.]]
Vitichindo, d'altro canto, riferisce che Ottone non tenesse in alcuna considerazione le pretese dei potenti aristocratici quando doveva procedere a qualche nomina. Per esempio, alla morte nel 935 del conte [[Bernardo (legato)|Bernardo]], della stirpe dei [[Billunghi]], Ottone, stravolgendo sensibilmente la gerarchia di questa stirpe aristocratica, nominò quale capo militare (''princeps militae'') il figlio minore di Bernardo, [[Ermanno Billung]], e non il figlio maggiore, il conte [[Wichmann I il Vecchio|Wichmann]], il quale riteneva di avere una pretesa maggiore per detenere la carica in virtù tanto della sua anzianità, quanto della sua ''Königsnähe'' (vicinanza al re), perché legato al sovrano grazie al matrimonio con una sorella non meglio precisata della regina vedova [[Matilde di Ringelheim|Matilda]].
Altro esempio, nel 937 morì il conte [[Sigfrido di Merseburgo]], il ''secundus a rege'' (il secondo uomo dopo il re). Ottone designò quale successore [[Gero I|Gero]], fratello minore di [[Sigfrido di Merseburgo|Sigfrido,]] come conte e margravio delle terre di fronte a quelle dove vivevano i [[Venedi]] nella regione del basso [[Saale]], sebbene il fratellastro di Ottone, [[Tankmaro]] fosse imparentato con questi conti tramite la madre [[Hatheburga di Merseburgo|Hatheburga]] e, come figlio del re, riteneva di avere pretese più legittime sulla successione.
Sempre nel 937 morì il duca bavarese [[Arnolfo di Baviera|Arnolfo]], che aveva governato la Baviera, con l'approvazione di Enrico I, quasi come un re. Per arroganza, i suoi figli disdegnarono di seguire gli ordini del re, se si dovesse credere al racconto [[Topos|topico]] di Vitichindo<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 8 ({{Cita|Rossi|p. 60}}).</ref>. [[Eberardo di Baviera|Eberardo]], designato dal padre ed eletto dai grandi bavaresi come nuovo duca, rifiutò di rendere omaggio a Ottone, dopo che questo aveva voluto riconoscere Eberardo solo se fosse stato disposto a rinunciare all'investitura dei vescovi in Baviera (una tipica attribuzione regia). Dopo due campagne Ottone riuscì a bandire Eberardo; il ducato fu dato al fratello di Arnolfo, [[Bertoldo di Baviera|Bertoldo]], che rinunciò sia all'investitura dei vescovi, sia alle antiche terre fiscali reali carolingie in Baviera e rimase fedele a Ottone fino alla sua morte nel 947.
Nel frattempo, nella zona di confine sassone-francone, il duca [[Eberardo di Franconia]], fratello del precedente sovrano Corrado I, aveva vinto una faida con il vassallo sassone Bruning. Nel corso di essa, aveva bruciato il castello avversario a [[Helmern (Willebadessen)|Helmern]]. Questo castello era situato nell'[[Hessengau]], dove Eberardo esercitava il potere comitale. Dal momento che Ottone non tollerava Eberardo come potere intermedio autonomo, chiese un pagamento a Eberardo consistente nella consegna di alcuni cavalli per un valore di 100 [[Monetazione carolingia|libbre]]. I seguaci del duca ribelle Eberardo furono condannati alla vergognosa punizione di ''[[Hundetragen]]'' su un percorso diretto alla città reale di Magdeburgo<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 6 ({{Cita|Rossi|p. 59}}).</ref><ref>Zur Bedeutung des Rituals: Karl Leyser: ''Ritual, Zeremonie und Gestik. Das ottonische Reich.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 27, 1993, S. 1–26, hier: S. 9. Stefan Weinfurter: ''Ein räudiger Hund auf den Schultern: Das Ritual des Hundetragens im Mittelalters.'' In: Claus Ambos, Stephan Hotz, Gerald Schwedler, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Die Welt der Rituale. Von der Antike.'' Darmstadt 2005, S. 213–219.</ref>.
Questa notizia è supportata delle voci del libro della memoria. Sotto Enrico I c'era un numero cospicuo di voci, e la struttura di governo in quel periodo era basata in larga misura su legami di cooperazione tra la regalità e l'alta nobiltà. Al contrario, le fonti commemorative si inaridiscono completamente nei primi cinque anni di governo di Ottone<ref>Gerd Althoff: ''Adels- und Königsfamilien im Spiegel ihrer Memorialüberlieferung. Studien zum Totengedenken der Billunger und Ottonen.'' München 1984, S. 204 f.</ref>. Mentre il tempo di Enrico I è descritto nei termini chiave "pace" (''pax'') e "unità" (''concordia''), sotto suo figlio le parole sono "disputa" (''contentio''), "discordia" (''discordia'') e "ribelle" (''rebellio'')<ref>Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 122.</ref>.
=== Rivolta nel regno 937–941 ===
[[File:016_ottosiegel_1.jpg|miniatura|Il sigillo del re di Ottone I, che fu in uso dal 936 al 961, mostra il re con una lancia e uno scudo]]
La politica di Ottone snobbò all'inizio i potenti nobili in Sassonia, Franconia, Lorena e Baviera all'inizio del suo regno, ed essi presto si ribellarono al sovrano «e non c'era ulteriore speranza di regnare per i Sassoni»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 24 ({{Cita|Rossi|p. 68}}).</ref>, scrive Vitichindo per caratterizzare la gravità della situazione.
Il duca di Franconia [[Eberardo di Franconia|Eberardo]] e il conte [[Wichmann I il Vecchio|Wichmann il Vecchio]] della stirpe dei [[Billunghi]] si allearono con il fratellastro del re [[Tankmaro]]. Questo si mosse contro il castello di [[Belecke]] vicino a [[Warstein]] nella [[Parco naturale della foresta di Arnsberg|foresta di Arnsberg]] e lì consegnò il fratellastro [[Enrico I di Baviera|Enrico]], che era stato fatto prigioniero, al duca Eberardo. Ma la guerra virò a sfavore dei ribelli: infatti il duca [[Ermanno I di Svevia|Ermanno di Svevia]], uno dei ribelli, passò al re Ottone e, dopo che Wichmann si era riconciliato con il re e Tankmaro era stato ucciso nella chiesa di [[Eresburg]] dopo la liberazione di Enrico, Eberardo fu isolato e non più leader indiscusso nemmeno all'interno della propria ''[[Sippe]]'', così si sottomise al re attraverso la mediazione dell'arcivescovo [[Federico di Magonza]]. Dopo un breve esilio a [[Hildesheim]], fu graziato e presto riottenne la propria dignità.
Anche prima della sua sottomissione, Eberardo aveva preparato una nuova alleanza contro Ottone promettendo al fratello minore Enrico di aiutarlo a ottenere la corona. Il terzo alleato era il duca [[Gilberto di Lotaringia|Giselberto di Lotaringia]], che era sposato con la sorella di Ottone, [[Gerberga di Sassonia|Gerberga]]. Ottone inizialmente ottenne una vittoria in una battaglia vicino a [[Birten]] vicino a [[Xanten]], che fu attribuita alla sua preghiera davanti alla [[lancia sacra]], ma non fu in grado di catturare i cospiratori e assediò la fortezza di [[Breisach am Rhein|Breisach]] senza successo<ref>Gerd Althoff: ''Breisach – ein Refugium für Rebellen im früheren Mittelalter?'' In: ''Archäologie und Geschichte des ersten Jahrtausends in Südwestdeutschland.'' Sigmaringen 1990, S. 457–471.</ref>. L'arcivescovo Federico di Magonza e [[Rutardo di Strasburgo]] cercarono di mediare tra Eberardo e il re; quando Ottone non accettò la proposta dei mediatori, si unirono agli avversari.
Nel frattempo Giselberto ed Eberardo devastarono le terre dei nobili fedeli al re. Tuttavia, la rivolta finì piuttosto accidentalmente e senza l'intervento diretto di Ottone: nel 939 Eberardo e Giselberto, dopo una spedizione di razzia nei territori di due seguaci del duca Ermanno di Svevia, furono sorpresi da un esercito sotto la guida dai [[Corradinidi]] [[Odo di Wetterau|Udo]] e [[Corrado Kurzbold|Corrado]] mentre attraversavano il Reno vicino ad Andernach e furono sconfitti in modo schiacciante nella [[battaglia di Andernach]] del 2 ottobre 939. I due duchi ribelli persero la vita: Eberardo fu ucciso, mentre Giselberto annegò nel Reno. Contro questo [[Ordalia|giudizio divino]], che era evidente ai contemporanei, gli oppositori del re trovarono difficile continuare il conflitto. Enrico si sottomise e ricevette da Ottone il ducato di Lotaringia, che era senza duca dalla morte di Giselberto, nel tentativo di dargli una quota di potere. In cambio, Ottone mantenne il ducato di Franconia, anch'esso divenuto vacante, sotto il diretto dominio reale. La ''Francia et Saxonica'' (Franconia e Sassonia) formarono d'ora in poi il territorio centrale del regno.
Nel frattempo il margravio [[Gero I|Gero]] aveva difeso il confine dagli slavi, pur subendo numerose perdite, e aveva soggiogato la zona fino all'[[Oder]]<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 30 ({{Cita|Rossi|p. 70}}).</ref>. Gli slavi presumibilmente pianificarono persino un attacco al margravio; tuttavia, li abbatté e fece uccidere 30 principi slavi nel sonno dopo un ''convivium'' (festa) in cui si erano ubriacati<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 20 ({{Cita|Rossi|p. 66}}).</ref><ref>Gerd Althoff: ''Saxony and the Elbe Slavs in the Tenth Century.'' In: Timothy Reuter (Hrsg.): ''The New Cambridge Medieval History.'' Bd. 3: c. 900–c. 1025, Cambridge 1999, S. 267–292, hier: S. 282.</ref>. Poiché i principi sassoni, viste le alte perdite causate dalle lunghe campagne di guerra, si lamentavano di troppo poco bottino e troppo pochi tributi, entrarono in conflitto con il margravio. La loro ostilità era diretta anche contro Ottone, che sosteneva il margravio.
Il fratello di Ottone, Enrico, approfittò di questo stato d'animo tra la nobiltà sassone, così che molti di loro hanno preso parte alla cospirazione contro il re<ref>{{Cita|Becher|p. 136 e p. 154}}.</ref>. All'inizio del 939 organizzò una grande festa o banchetto (''convivium'') a [[Saalfeld/Saale|Saalfeld]], in Turingia, ove «donò molto a molti e perciò in questo modo associò a sé molti»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 15 ({{Cita|Rossi|pp. 63–64}}).</ref><ref>Gerd Althoff: ''Zur Frage nach der Organisation sächsischer coniurationes in der Ottonenzeit.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 16, 1982, S. 129–142, bes. S. 136.</ref>. Ottone doveva essere assassinato nella Pasqua del 941 nel palazzo reale di [[Quedlinburg]], sulla tomba di loro padre, e un potente giuramento (''coniuratio'') era pronto a porre la corona al fratello minore.
Ma il re venne a sapere in tempo di questo piano, si protesse durante i festeggiamenti circondandosi giorno e notte con uno stuolo di fedeli vassalli, e in seguito reagì bruscamente. Enrico fu arrestato nel [[Palazzo Imperiale di Ingelheim|palazzo di Ingelheim]], i suoi alleati furono arrestati e in gran parte giustiziati<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 31 ({{Cita|Rossi|p. 71}}).</ref>. Enrico, tuttavia, riuscì a sfuggire dalla prigionia e si sottomise a suo fratello nel Natale del 941 nella cappella del [[Palazzo reale di Francoforte|palazzo di Francoforte]]. Così ricevette ancora una volta il perdono, per il quale implorò a piedi nudi e {{Chiarire|cadendo in piedi}}. Da questo momento in poi, nessun tentativo di Enrico di contestare il dominio di suo fratello è stato tramandato<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 86}}.</ref>.
=== L{{'}}''Adelspolitik'' ===
Nella riassegnazione delle cariche e dei possedimenti, Otto volle affermare il suo potere decisionale dominante e non cercò il necessario consenso con i grandi nelle sue decisioni<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 81}}.</ref>. In particolare, non tenne conto delle pretese dei duchi e dei familiari stretti a certe posizioni di potere. Ottone, d'altra parte, promosse i membri della bassa nobiltà, in particolare quelli che gli erano devoti, a posizioni chiave al fine di assicurare lo ''status quo'' in Sassonia e facendo sentire i fedeli seguaci di sua madre svantaggiati. La subordinazione fu infine richiesta dal nuovo re anche agli "amici" di suo padre, «che non avrebbe mai negato loro nulla»<ref>Widukind, Sachsengeschichte I, 39.</ref>.
[[File:Denaro pavia ottone.jpg|miniatura|[[Zecca di Pavia|Pavia]], [[Denaro (moneta)|denaro]], Ottone I]]
Altre ragioni per l'elevazione della nobiltà includevano l'ancora poco familiare successione individuale, o successione unica al trono, da cui sorse la questione inizialmente irrisolta di come provvedere ai fratelli del re, così come lo stile di governo autoritario di Ottone rispetto al suo padre. Enrico I aveva rinunciato all'[[unzione]] che lo avrebbe simbolicamente elevato al di sopra dei grandi imperiali, e basava il suo governo su patti di amicizia con personaggi importanti. Questi patti erano stati una base essenziale della concezione di governo di Enrico I, ed egli aveva rinunciato alle prerogative reali per loro, al fine di ottenere un consolidamento interno tramite accordi con i duchi. L'unto Ottone invece credeva di poter prendere le sue decisioni indipendentemente dalle pretese e indipendentemente dalla gerarchia interna dei clan nobili, poiché la sua concezione della regalità, in contrasto con quella di suo padre, lo elevava molto al di sopra del resto della nobiltà.
Le peculiarità strutturali delle controversie includevano, in particolare, le "regole del gioco per la risoluzione dei conflitti", ovvero le norme sociali che esistevano nella società gerarchica del X secolo<ref>Gerd Althoff: ''Spielregeln der Politik im Mittelalter. Kommunikation in Frieden und Fehde.'' Darmstadt 1997.</ref>. Solo gli oppositori del re della classe dirigente nobile e della sua stessa famiglia, che ammettevano pubblicamente la loro colpa e si sottomettevano incondizionatamente potevano sperare in un perdono. La punizione lasciata al re era allora regolarmente così mite che il penitente veniva presto restituito alla carica e alla dignità<ref>Gerd Althoff: ''Königsherrschaft und Konfliktbewältigung im 10. und 11. Jahrhundert.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 23, 1989, S. 265–290, hier: S. 276.</ref>. Soprattutto al fratello del re, Enrico, fu concesso l'ufficio ducale in Lorena e poi in Baviera. I cospiratori ordinari, al contrario, furono giustiziati.
=== Decennio di consolidamento (941-951) ===
Il decennio successivo (941–951) fu caratterizzato da un esercizio indiscusso e incontrastato del potere reale. I documenti di Ottone di questo periodo menzionano ripetutamente i premi che i vassalli leali ricevevano per i loro servizi o che servivano per prendersi cura dei loro lutti. Solo dagli anni 940-47 si conoscono quattordici privilegi di questo tipo. Inoltre, ci sono due [[Diploma|diplomi]] in cui i beni sequestrati giudiziariamente sono stati restituiti<ref>Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 126–127.</ref>. Come risultato del consolidamento reale, si svilupparono anche abitudini fisse di rappresentazione del potere. Questo può essere visto dal 946 in poi dall'alternanza annuale dei giorni di corte ad Aquisgrana e Quedlinburg a Pasqua<ref>Hagen Keller: ''Entscheidungssituationen und Lernprozesse in den 'Anfängen der deutschen Geschichte'. Die 'Italien- und Kaiserpolitik' Ottos des Großen.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 33, 1999, S. 20–48, hier: S. 27.</ref>.
Dopo queste elevazioni della nobiltà, Ottone non cambiò la sua pratica di occupare i ducati come uffici del regno a suo piacimento, ma li combinò con la politica dinastica. Il padre di Ottone, Enrico, aveva ancora fatto affidamento sull'''amicitia'' come un importante strumento per stabilizzare il suo potere regale, ora il matrimonio prese il suo posto. Ottone rifiutò di accettare governanti senza corona come partner contrattuali alla pari. L'integrazione di importanti vassalli avvenne ora attraverso legami matrimoniali: il re dei Franchi Occidentali [[Luigi IV di Francia|Luigi IV]] sposò la sorella di Ottone e vedova di Gilberto di Lotaringia, [[Gerberga di Sassonia|Gerberga]], nel 939. Ottone insediò il [[Dinastia salica|Salico]] [[Corrado il Rosso]] come duca in Lorena nel 944 e lo legò più strettamente alla famiglia reale nel 947 facendogli sposare sua figlia [[Liutgarda (dinastia ottoniana)|Liutgarda]]. Soddisfò la pretesa di suo fratello Enrico di partecipare al potere facendolo sposare con [[Giuditta di Baviera e di Lotaringia|Giuditta]], figlia del duca [[Arnolfo di Baviera]], ed elevandolo a duca in Baviera nell'inverno del 947/948, dopo che il ducato era divenuto vacante con la morte del fratello di Arnolfo, [[Bertoldo di Baviera|Bertoldo]]. L'assegnazione della dignità ducale bavarese al fratello Enrico, precedentemente ribelle di Ottone, segnò la sua definitiva rinuncia alla dignità reale. I parenti più stretti del re presero le posizioni più importanti nel regno, mentre Franchi e Sassoni continuarono a essere direttamente subordinati al re senza potere ducale<ref>Hagen Keller: ''Reichsstruktur und Herrschaftsauffassung in ottonisch-frühsalischer Zeit.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 16, 1982, S. 74–128, hier: S. 104 ff.</ref>.
Poco dopo la morte di [[Eadgyth|Edith]], avvenuta nel gennaio 946 e sepolta a Magdeburgo, Ottone iniziò a organizzare la propria successione. Fece concludere il matrimonio di suo figlio [[Liudolfo di Svevia|Liudolfo]], che era già stato negoziato nel 939, con Ida, la figlia del duca [[Ermanno I di Svevia|Ermanno di Svevia]], capo dei [[Corradinidi]] che gli erano rimasti fedeli, probabilmente nel tardo autunno del 947 e lo dichiarò suo successore come re. Tutti i grandi del regno furono chiamati a giurare fedeltà a suo figlio, che all'epoca era appena diventato maggiorenne. In una forma vincolante, Liudolfo ricevette la promessa di poter succedere a suo padre. In questo modo elevò ulteriormente Ermanno nella ''Königsnähe'' e si assicurò la successione al ducato di Svevia per la propria casa, dato che Ermanno non aveva figli. Nel 950 Liudolfo divenne quindi duca di Svevia come previsto.
=== Rapporti con altri governanti in Europa ===
==== Regno dei Franchi Occidentali ====
La pratica di governo di Ottone era inserita nel contesto politico dell'Europa [[Alto Medioevo|altomedievale]]. La sua decisione a favore di Aquisgrana come luogo dell'incoronazione sollevava già il problema delle relazioni con il [[Regno dei Franchi Occidentali|regno dei Franchi Orientali]]. Aquisgrana era nel [[Ducato di Lorena|ducato di Lotaringia]], che i re franchi-occidentali, i quali erano ancora [[carolingi]], reclamarono. Tuttavia, la casa regnante dei Franchi Occidentali era già gravemente indebolita dal potere dell'alta nobiltà. Nel presentarsi come il legittimo successore di Carlo Magno, Ottone vide legittimata la sua pretesa sulla Lotaringia. Durante la rivolta di Enrico, così come più tardi nel 940, il re dei Franchi occidentali [[Luigi IV di Francia|Luigi IV]] cercò di occupare la Lotaringia, ma fallì in parte a causa della forza militare di Ottone e in parte perché il rivale interno di Luigi, [[Ugo il Grande (duca di Borgogna)|Ugo il Grande]], era sposato con la sorella di Ottone, [[Edvige di Sassonia|Edvige]]. Luigi poté far valere le sue pretese sulla Lotaringia sposando [[Gerberga di Sassonia|Gerberga]], la vedova del duca ribelle di Lotaringia [[Gilberto di Lotaringia|Giselberto]], morto nella [[battaglia di Andernach]] del 939. Poiché questa era un'altra sorella di Ottone, divenne cognato di questo e del suo rivale interno Ugo. Così Ottone perseguì una politica matrimoniale simile verso il regno dei Franchi Occidentali come verso i duchi del regno dei Franchi Orientali. Nel 942 Ottone mediò una riconciliazione formale: Ugo dovette compiere un atto di sottomissione e Luigi IV dovette rinunciare a qualsiasi pretesa nei confronti della Lotaringia.
Nel 946 il regno dei Franchi Occidentali cadde in crisi quando il re Luigi, a tradimento, cadde prima in prigionia di un re normanno e poi nelle mani del suo principale avversario, Ugo. Ottone aveva già mediato la pace tra Luigi e Ugo nel 942 e quindi doveva vigilare sul perdurare della pace, che era stata gravemente turbata dalla cattura del re. Su richiesta urgente di sua sorella Gerberga, Ottone intervenne in Occidente per conto di Luigi<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 90}}.</ref>. Tuttavia la potenza militare di Ottone era insufficiente per prendere città fortificate come [[Laon]], [[Reims]], [[Parigi]] o [[Rouen]]. Dopo tre mesi Ottone interruppe la campagna senza sconfiggere Ugo, ma riuscì a cacciare l'arcivescovo [[Ugo di Vermandois|Ugo di Reims]] dalla sua sede episcopale.
La disputa durata un anno tra Luigi e Ugo, che coinvolse anche l'occupazione dell'arcivescovado di Reims, fu risolta nel 948 dal [[Sinodo di Ingelheim|sinodo universale di Ingelheim]], a cui parteciparono trentaquattro vescovi, inclusi tutti gli arcivescovi tedeschi e il candidato di Reims [[Artoldo di Reims|Artoldo]]. La scelta della sede dell'incontro nel regno Franco Orientale mostra che Ottone si considerava un arbitro nella controparte occidentale. L'assemblea si presentò davanti a re Ottone; nello disputa per la cattedra arcivescovile di Reims decisero per il suo candidato Artoldo contro Ugo, il favorito e omonimo di Ugo il Grande. Luigi IV fu [[scomunica]]to nel settembre del 948. Tuttavia, la sua posizione come membro della famiglia fu gradualmente ripristinata da Ottone, prima a Pasqua nel 951, poi due anni dopo ad Aquisgrana, dove avvenne la riconciliazione finale.
==== Slavi e Boemia ====
Al sinodo universale di Ingelheim, tuttavia, non vennero affrontati solo i problemi del regno dei Franchi Occidentali: durante questa infatti vennero ordinati i vescovi di [[Antica diocesi di Ribe|Ribe]], [[Antica diocesi di Schleswig|Schleswig]] e [[Antica diocesi di Århus|Aarhus]] e tutte e tre le diocesi furono subordinate all'arcivescovo di [[Arcidiocesi di Amburgo|Amburgo]]-[[Arcivescovato di Brema|Brema]] [[Adaldago]]. La fondazione di queste diocesi e la fondazione di altre diocesi nel [[Diocesi di Brandeburgo|Brandeburgo]] e nell'[[Diocesi di Havelberg|Havelberg]] nello stesso anno significò un'intensificazione della cristianizzazione. La storiografia nazionalista ha interpretato queste misure in modo [[Anacronismo|anacronistico]] come una "''Ostpolitik''", che mirava all'espansione e alla sottomissione dei territori slavi. Tuttavia, gli approcci per imporre il proprio dominio su danesi e gli slavi tra gli ottoniani non sono discernibili<ref>Hagen Keller: ''Das 'Erbe' Ottos des Großen. Das ottonische Reich nach der Erweiterung zum Imperium.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 41, 2007, S. 43–74, hier: S. 50–58.</ref>. A differenza di Carlo Magno, il coinvolgimento di Ottone nella missione verso gli slavi e i pagani fu piuttosto limitato nel tempo e, nonostante alcuni conflitti violenti, molto più cauto. Ottone sembra essersi accontentato del riconoscimento della sovranità sui territori slavi<ref>Stephan Freund: ''Karolingische und ottonische Politik in Sachsen.'' In: Rainer-Maria Weiss, Anne Klammt (Hrsg.): ''Mythos Hammaburg. Archäologische Entdeckungen zu den Anfängen Hamburgs.'' Hamburg 2014 S. 203–218.</ref>.
Mentre Ottone stava finalizzando le azioni per sopprimere la ribellione del fratello nel 939, gli slavi sul fiume Elba si rivoltarono contro il dominio franco-orientale. Essendo stati sottomessi dal padre di Ottone nel 928, gli slavi videro la ribellione di Enrico come un'opportunità per riconquistare la loro indipendenza<ref name="Becher133">{{Cita|Becher|p. 133}}.</ref>. Il luogotenente di Ottone nella Sassonia orientale, il conte [[Gero I|Gero]], fu incaricato di soggiogare gli slavi pagani [[Polabi]]. Secondo Vitichindo, Gero invitò una trentina di capi slavi a un banchetto; dopo il banchetto i suoi soldati attaccarono e massacrarono gli ignari ospiti ubriachi<ref>{{Cita|Becher|p. 153}}.</ref>. Gli slavi chiesero vendetta e marciarono contro Gero con un enorme esercito. Ottone accettò una breve tregua con il fratello ribelle Enrico e si mosse a sostegno di Gero. Dopo feroci combattimenti, le loro forze combinate furono in grado di respingere gli slavi che avanzavano; Ottone tornò quindi a ovest per sottomettere la ribellione del fratello<ref name="Becher133"/>.
Nel 941, Gero avviò un altro complotto per sottomettere gli slavi. Reclutò alla sua causa uno Slavo prigioniero, di nome Tugumir, capo degli [[Evelli]]. Gero promise di sostenerlo nella rivendicazione del trono degli Evelli, se Tugumir avesse poi riconosciuto Ottone come suo signore. Tugumir accettò e tornò presso gli slavi. A causa del massacro di Gero, erano rimasti pochi capi slavi, e gli slavi proclamarono rapidamente Tugumir come loro principe. Una volta salito al trono, Tugumir uccise il suo principale rivale e proclamò la sua fedeltà a Ottone, incorporando il suo territorio nel regno franco-orientale. Ottone concesse a Tugumir il titolo di "duca" e permise a Tugumir di governare il suo popolo, soggetto alla sovranità di Ottone, allo stesso modo dei duchi tedeschi<ref>[[Wilhelm Zimmermann|Zimmermann, Wilhelm]] (2010) [1st. pub. 1877]. ''A Popular History of Germany: From the Earliest Period to the Present Day, Volume II'', pp. 713-714. Henry J. Johnson. ISBN 978-1-145-40896-8</ref>. Dopo il colpo di Stato di Gero e Tugumir, la federazione slava si disgregò. In controllo della chiave roccaforte Evelli del [[Brandeburgo]], Gero fu in grado di attaccare e sconfiggere le tribù slave divise. Ottone e i suoi successori estesero il loro controllo nell'Europa orientale attraverso la colonizzazione militare e l'istituzione di chiese<ref>[[Wilhelm Zimmermann|Zimmermann, Wilhelm]] (2010) [1st. pub. 1877]. ''A Popular History of Germany: From the Earliest Period to the Present Day, Volume II'', pp. 714-715. Henry J. Johnson. ISBN 978-1-145-40896-8</ref>.
[[Boleslao I di Boemia|Boleslao I]], duca di Boemia, assunse al [[Ducato di Boemia|trono boemo]] nel 935. L'anno successivo, in seguito alla morte del padre di Ottone, Enrico, Boleslao smise di pagare i tributi al regno dei Franchi Orientali in violazione del trattato di pace che Enrico aveva stabilito con il fratello e predecessore di Boleslao, [[Venceslao I (duca di Boemia)|Venceslao I]]. Boleslao attaccò un alleato dei Sassoni nel nord-ovest della Boemia nel 936 e sconfisse due degli eserciti di Ottone dalla Turingia e da Merseburgo. Dopo questa iniziale invasione su larga scala della Boemia, le ostilità continuarono, principalmente sotto forma di incursioni di confine. La guerra non si concluse fino al 950, quando Ottone assediò un castello di proprietà del figlio di Boleslao. Boleslao decise di firmare un trattato di pace, promettendo di riprendere il pagamento dei tributi<ref>Barraclough, Geoffrey (1946). ''[https://www.gale.com/databases/questia?a=o&d=91355400 The Origins of Modern Germany] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210309010328/https://www.gale.com/databases/questia?a=o&d=91355400 |data=9 marzo 2021 }}''. Basil Blackwell, p. 37.</ref>. Boleslao divenne alleato di Ottone, e la sua forza boema aiutò l'esercito tedesco contro la comune minaccia magiara [[Battaglia di Lechfeld|presso il fiume Lech nel 955]]<ref>Ruckser, David. [http://www.numismatas.com/Forum/Pdf/David%20Ruckser/Coins%20of%20Bohemia.pdf Boleslav I (the Cruel) – c. 935-c. 972] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304113909/http://www.numismatas.com/Forum/Pdf/David%20Ruckser/Coins%20of%20Bohemia.pdf |data=4 marzo 2021 }}.</ref>. In seguito passò a schiacciare una rivolta di due duchi slavi ([[Stoignew]] e [[Nakon]]) nel Meclemburgo, probabilmente per garantire la diffusione dei possedimenti boemi a est<ref>[https://web.archive.org/web/20140422025322/http://www.e-stredovek.cz/view.php?cisloclanku=2007050002 Boje polabských Slovanů za nezávislost v letech 928 – 955]" (in Czech). E-středověk.cz. Archived from [https://web.archive.org/web/20140422025322/http://www.e-stredovek.cz/view.php?cisloclanku=2007050002 the original] on 22 April 2014.</ref><ref>[https://web.archive.org/web/20131020183705/http://leccos.com/index.php/clanky/boleslav-1-2 Boleslav I.] (in Czech). leccos.com. Archived [https://leporelo.info/boleslav-1-2 from the original] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210225193258/https://leporelo.info/boleslav-1-2 |data=25 febbraio 2021 }} on 20 October 201</ref>.
==== Regno di Borgogna ====
Il regno dei Franchi Orientali aveva buoni rapporti con il [[regno di Borgogna]] da quando Enrico I acquisì la [[lancia sacra]] dal suo [[Rodolfo II di Borgogna|re Rodolfo II]]<ref>Liutprando di Cremona, ''Antapodosis'', IV, 25.</ref>. Quando questo morì nel 937, Ottone portò alla sua corte il figlio minorenne [[Corrado III di Borgogna|Corrado]] per impedire la presa della Borgogna da parte di [[Ugo di Provenza]], che aveva immediatamente sposato la vedova di Rodolfo, [[Berta di Svevia|Berta]], e fidanzato suo figlio [[Lotario II d'Italia|Lotario]] alla figlia di Rodolfo II, [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]]. Dopo la morte del re Ugo il 10 aprile del 947, Ottone si assicurò anche che anche la Bassa Borgogna e la [[Provenza]] andassero al suo protetto Corrado, il che rafforzò ulteriormente il suo rapporto con la famiglia reale borgognona. Ottone rispettò l'indipendenza della Borgogna e non si cinse mai della corona borgognona.
==== Impero bizantino ====
C'erano anche stretti contatti tra Ottone I e l'imperatore bizantino [[Costantino VII Porfirogenito]] (944-959). Le fonti contemporanee riportano numerose ambasciate che viaggiavano da ovest a est e da est a ovest per questioni politiche. Il 31 ottobre 945, e di nuovo in occasione della Pasqua del 949, «ambasciatori dei greci due volte portarono doni del loro imperatore al nostro re: i due sovrani erano in buoni rapporti»<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 34 ({{Cita|Bugiani|p. 177}}).</ref>, come riportò [[Tietmaro di Merseburgo]] nelle sue cronache<ref>[[Tietmaro di Merseburgo]], ''Chronicon'', II, 34 ({{Cita|Taddei|p. 66}}).</ref>. In questo periodo, un'alleanza matrimoniale tra Bisanzio e il sovrano ottoniano fu negoziata invano<ref>Tobias Hoffmann: ''Diplomatie in der Krise. Liutprand von Cremona am Hofe Nikephoros II. Phokas.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 43, 2009, S. 113–178, hier: S. 121 ([https://www.researchgate.net/publication/257231324_Diplomatie_in_der_Krise_Liutprand_von_Cremona_am_Hofe_Nikephoros_II_Phokas online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210602213159/https://www.researchgate.net/publication/257231324_Diplomatie_in_der_Krise_Liutprand_von_Cremona_am_Hofe_Nikephoros_II_Phokas |data=2 giugno 2021 }}).</ref>.
=== Intervento in Italia e matrimonio con Adelaide di Borgogna ===
[[File:Meissner-dom-stifter.jpg|miniatura|sinistra| Ottone I accanto ad Adelaide nella [[Duomo di Meißen|cattedrale di Meissen]]. La coppia imperiale, venerata come fondatrice della cattedrale, nel coro. L'imperatore con corona, scettro e globo, Adelaide con corona e mantello foderato di ermellino, raffigurato come una pia coppia che assiste al servizio uno di fronte all'altro.]]
Con la morte di [[Berengario del Friuli]], l'impero occidentale si estinse nel 924. Ogni sovrano di un sottoregno franco era così libero di adornarsi di splendore imperiale senza provocare reazioni indesiderabili. Tuttavia, il piano di Ottone per l'incoronazione imperiale non sembra essersi solidificati in un vero e proprio piano d'azione fino all'ultimo. Finché visse la regina Edith, l'attività di Ottone si concentrò principalmente nel regno dei Franchi Orientali.
In Italia, il comando di [[Ugo di Provenza|Ugo]] e [[Lotario II d'Italia|Lotario]] suscitò un certo risentimento tra i grandi, capeggiati da [[Berengario II d'Ivrea|Berengario d'Ivrea]]. Tuttavia, nel 941, questo dovette fuggire alla corte di Ottone, il quale per la prima volta entrò in contatto diretto con i problemi politici dell'Italia. Ottone, tuttavia, evitò di prendere posizione. Non consegnò il suo ospite a Ugo, né gli diede il suo esplicito sostegno quando Berengario tornò di sua spontanea volontà al di là delle Alpi nel 945 e rapidamente mise all'angolo Ugo nel nord Italia. Quest'ultimo morì nel 948 nella sua patria provenzale, dove era fuggito, e lasciò il campo a suo figlio Lotario. Prima di un grande scontro, anche Lotario andò incontro a una morte improvvisa il 22 novembre 950, rendendo la non ancora ventenne [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]] vedova.
Secondo la tradizione [[longobarda]], Adelaide poteva tramandare la dignità reale attraverso il matrimonio. Per questo motivo, Berengario la fece prigioniera e il 15 dicembre 950, solo tre settimane dopo la morte di Lotario, si dichiarò re insieme al figlio minore [[Adalberto II d'Ivrea|Adalberto]] come coreggente. Ma anche lui non trovò l'approvazione universale, essendo di fatto un usurpatore e il suo gesto di prendersi il potere, scatenò l'ira di Ottone che colse l'occasione per scendere successivamente in Italia. Fomentavano inoltre molti sospetti sul presunto avvelemento da parte di Berengario e dei suoi verso il marito di Adelaide, legittimo sovrano. L'obiettivo di Berengario, già sposato a Willa III d'Arles, verso la prigioniera regina Adelaide, era proprio quello di costringerla a sposare il primogenito e acquisire così con la violenza, il legittimo diritto di regnare, dunque la dignità reale di cui sopra, a mezzo di nozze come voleva la tradizione (in realtà in quell'epoca, era usanza sfruttare il matrimonio come mezzo politico di alleanza o pacificazioni). Più che una leggenda, forse cronache rincarate da personale risentimento, secondo Liutprando da Cremona nella sua cronaca, descrive Berengario e Willa come persone avide e sanguinarie, violente e pare che durante la cattività, Adelaide subì molte ingiurie e maltrattamenti, come una vera prigioniera, anche dalla moglie di Berengario, Willa III d'Arles. Il gioco longobardo ebbe però vita breve, perché nella rete di alleanze di quel tempo, i sostenitori di Ottone I desiderosi di rimettersi a lui, piuttosto che agli usurpatori, erano molti e tra questi spiccavano anche gli Attoni di Canossa, che video protagonista di quel periodo il capostipite della famiglia, da cui poi discese Matilde. Gli interessi dei maggiorenti della corona italica non andavano tutti nella stessa direzione, e per altro gli interessi dell'Impero verso l'Italia riguardavano indirettamente anche Adelaide: essa non era solo la vedova del re italico, ma era anche imparentata attraverso sua madre Berta alla famiglia ducale sveva, il cui capo era diventato il figlio di Ottone, Liudolfo, grazie al suo matrimonio con Ida<ref>Stefan Weinfurter: ''Kaiserin Adelheid und das ottonische Kaisertum.'' In: Frühmittelalterliche Studien 33 (1999) S. 1–19, hier: S. 4 ff. ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a039620.pdf online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304212536/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/z/zsn2a039620.pdf |data=4 marzo 2021 }})</ref>, figlia di Ermanno di Svevia. La Svevia fu sempre, in epoca medievale, un punto nevralgico dell'Impero tedesco, insieme alla Lorena o Lotaringia e l'Italia. L'unità dell'Impero era dunque garantita solo se tutti i principali territori e i loro governanti rimanevano fedeli alla corona tedesca, in modo particolare a quella imperiale. Le faccende dinastiche di contro, essendo spesso così contorte, minavano l'integrità e l'unità, poiché tra matrimoni e successioni varie, erano sempre troppi i concorrenti a una sola corona. Rimasto vedovo dal 946, a Ottone II si presentava l'opportunità di sposare Adelaide ed estendere così il suo governo all'Italia, facendo scacco all'usurpatore. Inoltre, questo offriva la prospettiva di diventare imperatore. Ottone decise di scendere in Italia; non è chiaro se gli fu chiesto di farlo o addirittura se gli fu chiesto di assumere il comando<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 96}}.</ref>. Già nella primavera del 951 Liudolfo si era recato in Italia con un piccolo esercito senza un accordo con il padre<ref>Hagen Keller: ''Entscheidungssituationen und Lernprozesse in den 'Anfängen der deutschen Geschichte'. Die 'Italien- und Kaiserpolitik' Ottos des Großen.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 33, 1999, S. 20–48, hier: S. 32 f.</ref>. Ciò a cui Liudolfo mirava è incerto. In ogni caso, la sua impresa fallì a causa degli intrighi di suo zio [[Enrico I di Baviera|Enrico]], che aveva segretamente avvertito l'avversario di Liudolfo senza essere affrontato da Ottone.
La discesa di Ottone I ebbe in contemporanea l'ascesa sul primo piano degli Attoni di Canossa, che attraverso Adalberto Atto trovarono modo di arrivare al re tedesco e avere su di lui molte influenza, grazie soprattutto all'evento in cui Aldaberto consegnò Adelaide a Ottone. Non è chiaro qui se Adelaide fosse riuscita a fuggire da sola o fu liberata insieme alla figlia Emma e condotta dalla rocca sul Garda a Canossa da Adalberto, per poi essere condotta a Pavia, dove poi Ottone la sposò in ottobre. Egli assunse la dignità reale italiana senza che un atto di elevazione fosse esplicitamente menzionato nelle fonti. La sua cancelleria lo citò "re dei Franchi e dei Longobardi" (''rex Francorum et Langobardorum'') il 10 ottobre, seguendo chiaramente Carlo Magno, e "re dei Franchi e degli Italici" (''rex Francorum et Italicorum'') il 15 ottobre<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 188.</ref>. L'aiuto dato ad Adelaide, divenuta (ottobre-novembre 951) moglie di Ottone I, segnò senza dubbio l'inizio delle fortune di A. il quale certo ne ebbe in compenso, già nel 951 o poco dopo, il titolo di conte, di cui si fregia in una carta del 958, non sappiamo se in corrispondenza di una effettiva giurisdizione comitale, o come titolo onorifico "sine re". Il titolo non riappare in carte dell'aprile e dell'agosto 961, forse in rapporto con la riscossa di Berengario II e di suo figlio Adalberto tra il 958 e quell'anno; ma ritorna in una carta del dicembre 961, conseguenza certa della vittoria di Ottone I in Italia.
=== La rivolta di Liudolfo ===
Il matrimonio con Adelaide portò a tensioni tra il re e suo figlio e successore designato [[Liudolfo di Svevia|Liudolfo]], poiché sorgeva la questione di quali diritti fossero dovuti ai figli nati da questo matrimonio<ref name="Althoff98">{{Cita|Althoff 2005|p. 59}}.</ref><ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 9 ({{Cita|Rossi|p. 81}}).</ref>. Liudolfo diffidava anche della crescente influenza di suo zio, l'ormai ex ribelle Enrico. Questo probabilmente aveva un'opinione diversa su chi dovesse assumere la posizione di ''secundus a rege'' (secondo dopo il re): il fratello o il figlio<ref name="Althoff98"/>. In ogni caso, Liudolfo lasciò la corte del padre a novembre evidenziando la sua posizione attraverso il fatto di non aver fatto i saluti di congedo di rito al padre e sovrano, il che equivaleva a un affronto<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 188 f.</ref>. Il principe fu accompagnato attraverso le Alpi dall'arcivescovo [[Federico di Magonza]], il quale si era recato personalmente a Roma per conto di Ottone per chiedere al papa di un'incoronazione imperiale, ma il suo viaggio fu vano: papa [[Papa Agapito II|Agapito II]] respinse i piani di Ottone per ragioni sconosciute, forse a causa della goffaggine e della mancanza di capacità diplomatiche dell'ambasciatore e arcivescovo magontino<ref>Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 147.</ref>.
Nel Natale 951 Liudolfo tenne un banchetto (''convivium'') a [[Saalfeld/Saale|Saalfeld]], in cui riunì intorno a sé l'arcivescovo Federico di Magonza e tutti i grandi uomini dell'impero che erano presenti. Questo banchetto era già sospetto a molti contemporanei e ricordava quel ''convivium'' che Enrico aveva celebrato un buon decennio prima per iniziare una rivolta armata contro Ottone<ref>Gerd Althoff: ''Zur Frage nach der Organisation sächsischer coniurationes in der Ottonenzeit.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 16, 1982, S. 129–142, hier: S. 136 ff.</ref>. Con il ''convivium'', Liudolfo riuniva quindi una rete di resistenza contro il re<ref>Vgl. dazu Gerd Althoff: ''Der frieden-, bündnis- und gemeinschaftstiftende Charakter des Mahles im früheren Mittelalter.'' In: Irmgard Bitsch, Trude Ehlert, [[Xenja von Ertzdorff]] (Hrsg.): ''Essen und Trinken in Mittelalter und Neuzeit.'' Sigmaringen 1987, S. 13–25.</ref>.
Liudolfo guadagnò un potente alleato, il suo cognato e duca di Franconia [[Corrado il Rosso]]. Attraverso alcuni negoziati in Italia, Corrado aveva convinto Berengario a visitare Ottone a Magdeburgo, {{Non chiaro|e nel far ciò aveva fatto a Berengario promesse legate all'esito di quell'incontro}}. Un gruppo composto da duchi, conti e cortigiani, con i duchi Corrado e Liudolfo alla loro testa, riconobbe Berengario come re ed espressero ostentatamente questo riconoscimento in un ricevimento. Arrivando a corte, tuttavia, Ottone all'inizio fece aspettare Berengario per tre giorni per mostrare platealmente il suo disappunto, non adempì a nessuna delle promesse di Corrado e concesse a Berengario solo di andarsene<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 10 ({{Cita|Rossi|p. 81}}).</ref>. Poiché il duca Corrado e gli altri sostenitori di Berengario consideravano la risposta di Ottone un affronto personale, si unirono agli avversari del re.
Nonostante la resistenza che si formò, venne raggiunto un compromesso sulla questione della posizione di Berengario. Come luogo per la sottomissione (''deditio'') di Berengario e per un'alleanza volontaria (''foedus spontaneum'') con Ottone, gli oppositori si accordarono per un ''[[Hoftag]]'' ad Augusta all'inizio di agosto 952. Berengario e suo figlio Adalberto fecero un giuramento vassallatico a Ottone e ricevettero da lui il regno d'Italia come feudo. Tuttavia, le [[Marca (circoscrizione)|marche]] di [[Marca di Verona|Verona]] e [[Aquileia]] furono assegnate al duca Enrico di Baviera, fratello del re. In questo modo, Ottone si garantì il passaggio per entrare eventualmente in Italia.
Dopo che Adelaide aveva dato alla luce il suo primo figlio Enrico nell'inverno del 952/953, sembra che Ottone volesse che fosse il suo successore al posto di Liudolfo<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 193.</ref>. Nel marzo 953 scoppiò la rivolta a Magonza. Quando Ottone volle celebrare la Pasqua a [[Ingelheim am Rhein|Ingelheim]], Corrado e Liudolfo mostrarono apertamente i "segni di rivolta" (''rebellionis signa'')<ref>''Adalberti Continuatio Reginonis'' ad 952.</ref>. Nel frattempo Liudolfo e Corrado avevano riunito un folto gruppo di uomini armati, tra cui sembra fossero presenti soprattutto giovani della Franconia, della Sassonia e della Baviera. Il re non poté quindi celebrare la Pasqua, l'atto più solenne e importante di manifestazione del potere, a Ingelheim, [[Magonza]] o [[Aquisgrana]]. Sempre più gruppi aristocratici si allearono con Liudolfo. Quando Ottone seppe che Magonza era caduta nelle mani dei suoi nemici, vi si recò in gran fretta e iniziò l'assedio della città quell'estate. All'inizio della rivolta l'arcivescovo Federico di Magonza aveva cercato di mediare<ref>Hermann Kamp: ''Friedensstifter und Vermittler im Mittelalter.'' Darmstadt 2011, S. 174.</ref>, ma «fu ordinato al figlio e al genero di consegnare gli autori del delitto affinché fossero puniti, oppure di riconoscersi per certo nemici pubblici (''hostes publici'')»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 15 ({{Cita|Rossi|p. 83}}).</ref>. Questa richiesta era inaccettabile per Liudolfo e Corrado, poiché avrebbero dovuto tradire i propri alleati. Tale comportamento li avrebbe resi spergiuri, perché era consuetudine fare giuramenti di mutuo sostegno prima di entrare in una [[faida]].
Il centro del conflitto si spostò in Baviera nel 954. Lì, con l'appoggio di [[Arnolfo II di Baviera|Arnolfo]], uno dei figli dell'[[Arnolfo di Baviera|omonimo duca bavarese]] morto nel 937, Liudolfo prese [[Ratisbona]], impossessandosi dei tesori che vi si erano accumulati e li distribuì come bottino tra i suoi seguaci. Su insistenza del duca di Baviera Enrico, l'esercito del re si diresse immediatamente a sud per riconquistare Ratisbona, ma l'assedio si protrasse fino a Natale. Contemporaneamente a queste azioni di guerra, Ottone prese due importanti decisioni: il margravio [[Ermanno Billung]] fu nominato duca e viceré in Sassonia, e [[Bruno I di Colonia|Bruno]], il più giovane dei fratelli del re, fu promosso arcivescovo di Colonia. Anche in Baviera si scelse di negoziare per porre fine al conflitto.
=== Battaglia di Lechfeld ===
{{Vedi anche|Battaglia di Lechfeld}}
[[File:Lechfeldschlacht_in_der_Sächsischen_Weltchronik_002.jpg|miniatura|sinistra|La battaglia di Lechfeld nella ''[[Sächsische Weltchronik]]''. Miniatura, 1270 circa (Gotha, Forschungs- und Landesbibliothek, Ms. Mamb. I. 90, fol. 87v).]]
Quando Liudolfo insorse contro Ottone, i [[Invasioni ungare dell'Europa|Magiari minacciavano ancora il regno]]. Sebbene le marche orientali fossero state istituite per proteggersi dagli slavi e dai [[magiari]] pagani, questi ultimi rimasero una minaccia permanente al confine orientale del regno. I Magiari conoscevano il regno e la sua debolezza interna, la quale diede loro l'occasione di invadere la Baviera con grande forza nella primavera del 954. Liudolfo e Corrado riuscirono però a salvare i propri territori dalle incursioni di questo popolo nomade facendo spostare gli ungheresi a ovest, conducendoli con delle guide a est del Reno attraverso la Franconia. Inoltre, la Domenica delle Palme del 954, Liudolfo aveva tenuto un grande banchetto a Worms in onore dei Magiari e in tale occasione li ricoprì d'oro e d'argento. Ma il duca di Svevia dovette ora affrontare l'accusa di aver fatto patti con i nemici di Dio, e bruscamente perse i sostenitori di Ottone. I vescovi [[Ulrico di Augusta]] e Hartperto di [[Diocesi di Coira|Coira]], che erano i più stretti confidenti del re, mediarono un incontro tra le parti in conflitto il 16 giugno 954 in un ''Hoftag'' a [[Langenzenn]]<ref>Sarah Thieme: „‚So möge alles Volk wissen‘ – Funktionen öffentlicher Beratung im 10. und 11. Jahrhundert.“ In: Frühmittelalterliche Studien 46, 2012, S. 157–189, hier: S. 169–173.</ref>. Non furono tanto le cause del conflitto tra padre e figlio a essere oggetto di negoziazione e discussione, quanto piuttosto l'empio patto tra Liudolfo con i Magiari. La difesa del duca di Svevia secondo la quale non fece ciò volontariamente ma «costretto da un'estrema necessità»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 32 ({{Cita|Rossi|pp. 88–89}}).</ref>, non fu ritenuta convincente.
[[File:Heilige_Lanze_02.JPG|miniatura| La [[lancia sacra]] era di particolare importanza per Ottone. Secondo il racconto di [[Liutprando di Cremona]], nella battaglia di Birten, in cui Ottone ottenne un significativo successo contro i suoi avversari all'interno dell'impero, pregò "davanti ai chiodi vittoriosi con cui furono fissate le mani del Signore e Salvatore Gesù Cristo e che erano inseriti nella sua lancia”<ref>Liutprando di Cremona, ''Antapodosis'', IV, 24.</ref>. Secondo [[Vitichindo di Corvey]], Ottone guidò il suo esercito in battaglia con la lancia sacra nella sua vittoria sugli ungheresi<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 46 ({{Cita|Rossi|pp. 93–94}}).</ref>. La lancia sacra è ora nel [[Tesoreria imperiale|tesoro di Vienna]].]]
A seguito di questi negoziati, l'arcivescovo Federico e Corrado il Rosso si separarono da Liudolfo, che tuttavia non era pronto a sottomettersi, ma continuò invece a combattere da solo contro suo padre, il quale assediò nuovamente Ratisbona. Per due volte il figlio uscì personalmente dalla città per chiedere pace al padre e solo nella seconda occasione la ottenne attraverso la mediazione dei principi. La risoluzione finale della controversia venne rinviata a un ''Hoftag'' a [[Fritzlar]]. Il conflitto venne risolto attraverso una ''[[deditio]]'' (sottomissione) rituale<ref>Gerd Althoff: ''Das Privileg der deditio. Formen gütlicher Konfliktbeendigung in der mittelalterlichen Adelsgesellschaft.'' In: Otto Gerhard Oexle, Werner Paravicini (Hrsg.): ''Nobilitas. Funktion und Repräsentation des Adels in Alteuropa.'' Göttingen 1997, S. 27–52; wieder in: Gerd Althoff: ''Spielregeln der Politik im Mittelalter. Kommunikation in Frieden und Fehde.'' Darmstadt 1997, S. 99–125; Gerd Althoff: ''Die Macht der Rituale. Symbolik und Herrschaft im Mittelalter.'' Darmstadt 2003, S. 68 ff.</ref>. Nell'autunno del 954, durante la caccia al re a [[Thangelstedt|Suveldun]] vicino a [[Weimar]], Liudolfo si gettò a terra a piedi nudi davanti a suo padre e implorò pietà, che gli fu concessa: «E così accolto nelle grazie per l'amore paterno promise che avrebbe ottemperato e accondisceso a ogni volontà del padre»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 40 ({{Cita|Rossi|p. 91}}).</ref>.
Nel frattempo i Magiari erano stati trattenuti davanti ad Augusta perché il loro vescovo [[Ulrico di Augusta|Ulrico]] aveva difeso tenacemente la città. In questo modo diede a Ottone il tempo di radunare un esercito e correre in soccorso di Augusta. La [[battaglia di Lechfeld]] del 10 agosto 955 eliminò definitivamente la minaccia magiara. La vittoria trionfante consolidò il potere e il prestigio di Ottone. Secondo [[Vitichindo di Corvey]]<ref name="Rossi95">Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 49 ({{Cita|Rossi|p. 95}}).</ref>, il cui resoconto è contestato, Ottone sarebbe stato proclamato ''imperator'' dall'esercito vittorioso mentre era ancora sul campo di battaglia; la cancelleria di corte, però, non cambiò il titolo di Ottone nemmeno dopo il 955, fino al febbraio 962<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 107}}.</ref>. Secondo la testimonianza di [[Tietmaro di Merseburgo]], Ottone fece un voto prima della battaglia di Lechfeld secondo cui, in caso di vittoria, avrebbe istituito una diocesi nel suo palazzo di Merseburgo in costruzione, in onore del santo di quel giorno, [[san Lorenzo]]<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 10 ({{Cita|Taddei|p. 53}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 10 ({{Cita|Bugiani|pp. 137–139}}).</ref>.
Dopo la vittoria, Ottone fece celebrare delle funzioni di ringraziamento in tutte le chiese del regno e attribuì la vittoria all'aiuto di Dio, che aveva reso visibile la [[Diritto divino dei re|grazia divina del sovrano]]<ref name="Rossi95"/>. A partire dal 955 circa, egli intraprese anche dei progetti per stabilire un arcivescovado a Magdeburgo<ref>Gerd Althoff: ''Die Gründung des Erzbistums Magdeburg.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa. Eine Ausstellung im kulturhistorischen Museum Magdeburg vom 27. August bis 2. Dezember 2001.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 344–352.</ref>. La chiesa, in cui la regina e prima moglie Edith fu sepolta nel 946, fu sostituita, secondo Tietmaro, a partire dal 955 da un nuovo maestoso edificio decorato con marmo, oro e gemme<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 17 ({{Cita|Taddei|p. 57}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 17 ({{Cita|Bugiani|p. 149}}).</ref>. Nell'estate del 955 Ottone mandò a Roma l'abate di Fulda, Ademaro, dove ottenne da [[Agapito II]] il permesso di fondare diocesi a suo piacimento. Una lettera di protesta<ref>Brief Wilhelms an Agapet II.: Epistolae Moguntinae Nr. 18, S. 347–350.</ref> dell'arcivescovo e figlio bastardo di Ottone [[Guglielmo di Magonza]] a papa Agapito II mostra che il sovrano apparentemente intendeva trasferite la [[Principato vescovile di Halberstadt|diocesi di Halberstadt]], la quale era sottoposta all'arcidiocesi di Magonza, al fine di creare la nuova arcidiocesi di Magdeburgo entro i suoi confini. Secondo le osservazioni di Guglielmo, il piano era di trasferire la diocesi di Halberstadt a Magdeburgo ed elevarla a un arcivescovado, cessando di essere [[Diocesi suffraganea|suffraganea]] dell'arcidiocesi di Magonza. Tali cambiamenti di vasta portata, tuttavia, richiedevano il consenso dei vescovi interessati. Guglielmo e il vescovo di Halberstadt, [[Bernardo di Hadmersleben|Bernardo]], rifiutarono con veemenza l'accettazione di una tale riduzione nella loro diocesi. Ottone quindi inizialmente non procedette ulteriormente in questo tentativo. La resistenza ai piani di Magdeburgo di Otto doveva essere considerevolmente più forte in Sassonia, perché Vitichindo di Corvey, [[Rosvita di Gandersheim]], [[Ruotger di Colonia]], Liutprando di Cremona e il ''Continuator [[Regino di Prüm|Reginonis]]'', che in seguito divenne il futuro arcivescovo [[Adalberto di Magdeburgo]], non menzionarono in alcun modo alla fondazione di Magdeburgo<ref>Gerd Althoff: ''Widukind von Corvey. Kronzeuge und Herausforderung.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 27 (1993), S. 253–272, hier: S. 258, Anm. 18; Gerd Althoff: ''Die Gründung des Erzbistums Magdeburg.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa. Eine Ausstellung im kulturhistorischen Museum Magdeburg vom 27. August bis 2. Dezember 2001.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 344–352, hier: S. 344.</ref>.
La battaglia di Lechfeld è considerata un punto di svolta del regno di Ottone. Dopo il 955, fino alla morte di Ottone, non ci furono più rivolte dei grandi contro il re nel regno franco-tedesco orientale, come invece erano scoppiate ripetutamente nella prima metà del suo regno. Inoltre, da quel momento in poi, il territorio di Ottone fu risparmiato dalle invasioni magiare. Questi passarono a uno stile di vita sedentario dopo il 955 e presto adottarono il cristianesimo<ref>Matthias Springer: ''955 als Zeitenwende – Otto I. und die Lechfeldschlacht.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 199–208, hier: S. 200.</ref>.
==== Battaglia del Raxa ====
Nello stesso anno, il 955, gli [[Obodriti]] slavi invasero la Sassonia. In risposta, il re Ottone spostò un esercito a est dopo aver sconfitto i Magiari. Quando gli Obodriti si rifiutarono di pagare il tributo e di sottomettersi, subirono un'altra sconfitta militare nella [[battaglia del Raxa]]. In contrasto con la loro indulgenza verso i ribelli interni, gli ottoniani erano implacabili e crudeli nei confronti dei nemici esterni. Dopo la battaglia, il capo slavo [[Stoignew]] fu decapitato e settecento prigionieri furono uccisi<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 55 ({{Cita|Rossi|p. 98}}).</ref><ref>Thomas Scharff: ''Der rächende Herrscher. Über den Umgang mit besiegten Feinden in der ottonischen Historiographie.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 36, 2002, S. 241–253 ([https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a105161.pdf online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210115201107/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a105161.pdf|data=15 gennaio 2021}}).</ref>. Con la fine dei combattimenti nell'autunno del 955, finì anche il periodo travagliato della rivolta di Liudolfo.
=== La ''Reichskirche'' ottoniana ===
{{Per approfondire|Reichskirche}}
[[File:Otto_der_Große_in_der_Kaiserchronik.jpg|miniatura|sinistra|Immagine di Ottone I nella cronaca imperiale anonima per l'imperatore [[Enrico V di Franconia]], 1112/14 circa Corpus Christi, Cambridge, Ms 373, fol. 42v.]]
Non solo la ribellione del figlio indebolì temporaneamente il dominio di Ottone, ma anche importanti personaggi morirono in un periodo di tempo molto breve, come il fratello di Ottone, Enrico di Baviera, nel 955. Corrado il Rosso, che non era più duca ma ancora una delle persone più importanti del regno, cadde nella battaglia di Lechfeld. Liudolfo fu inviato in Italia alla fine del 956 per combattere Berengario II, ma soccombette a una febbre il 6 settembre 957 e fu sepolto nell'[[abbazia di Sant'Albano]] fuori Magonza.
La carica di duca di Baviera divenne vacante in seguito alla morte di Enrico, ma l'ufficio non fu riassegnato a un'altra persona, e fu lasciato sotto il regno della vedova di Enrico, [[Giuditta di Baviera e di Lotaringia|Giuditta]], per suo figlio omonimo di quattro anni [[Enrico II di Baviera|Enrico]]. Solo la Svevia ricevette un nuovo duca a pieno titolo, cioè lo zio di Adelaide, [[Burcardo III di Svevia|Burcardo]], che era più strettamente legato alla famiglia reale ottoniana attraverso il suo matrimonio con la figlia di Giuditta ed Enrico, [[Edvige di Svevia|Edvige]]. Così, poco dopo il trionfo di Ottone sulla ribellione, importanti strutture dell'impero furono improvvisamente interrotte. Inoltre, i primi due figli del suo secondo matrimonio morirono giovani e il terzo figlio, [[Ottone II di Sassonia|Ottone]], nacque solo alla fine del 955.
Secondo ricerche più vecchie, Ottone avrebbe fatto un secondo tentativo dopo la battaglia di Lechfeld per consolidare il regno, sfruttando la ''[[Reichskirche]]'' per i suoi scopi contro i grandi secolari. In particolare, il fratello minore di Ottone, [[Bruno I di Colonia|Bruno]], che era stato [[Cancelleria (ufficio medievale)|cancelliere]] dal 940, [[Cappella di corte (ufficio)|arcicappelliere]] del regno dal 951 e [[arcivescovo di Colonia]] dal 953, avrebbe preparato i chierici della cappella di corte per il loro successivo insediamento come vescovi del regno. Questo cosiddetto [[Vescovo-conte|sistema ecclesiastico reale/imperiale ottoniano-salico]] è giudicato più cautamente dalle recenti ricerche<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Spätantike bis zum Ende des Mittelalters. Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 364–372. Ausgelöst wurde die Kritik durch: Timothy Reuter: ''The "Imperial Church System" of the Ottonian and Salian Rulers. A Reconsideration.'' In: ''Journal of Ecclastiastical History'', 33, 1982, S. 347–374. Dagegen: Josef Fleckenstein: ''Problematik und Gestalt der Reichskirche.'' In: Karl Schmid (Hrsg.): ''Reich und Kirche vor dem Investiturstreit. Festschrift Gerd Tellenbach.'' Sigmaringen 1985, S. 83–98.</ref>. Con [[Poppo I di Würzburg]] e [[Othwin di Hildesheim,]] solo due dei ventitré vescovi della provincia della chiesa di Magonza investiti da Ottone provenivano della cappella di corte<ref>{{Cita|Bode|p. 331 e p. 541}}.</ref>. Nel rapporto tra re e vescovo, in realtà, il capitolo della cattedrale di Hildesheim e le scuole della cattedrale avevano una funzione centrale<ref>{{Cita|Bode|p. 541}}.</ref>. Il re non poteva assolutamente decidere da solo sulla nomina degli uffici episcopali. Soprattutto nella seconda fase del suo regno si osservò un aumento delle intercessioni nelle elezioni vescovili<ref>{{Cita|Bode|p. 546}}.</ref>. I figli delle stirpi nobili erano ammessi in via preferenziale nella cappella di corte<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Spätantike bis zum Ende des Mittelalters. Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 365; Rudolf Schieffer: ''Der Ottonische Reichsepiskopat zwischen Königtum und Adel.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 23, 1989, S. 291–301, hier: S. 295.</ref>. In quanto dignitari ecclesiastici, erano protetti dal diritto canonico e in gran parte erano sottratti dall'influenza reale<ref>Stephan Freund: ''Herrschaftsträger des Reiches: Konflikte und Konsens unter Otto.'' In: Matthias Puhle, Gabriele Köster (Hrsg.): ''Otto der Große und das Römische Reich. Kaisertum von der Antike bis zum Mittelalter''. Regensburg 2012, S. 529–537, hier: S. 535.</ref>.
La ''Reichskirche'' ricevette numerose donazioni che, oltre alla proprietà terriera, comprendevano anche diritti di sovranità ([[regalie]]) come i diritti doganali, di conio e di mercato. Questi doni, tuttavia, obbligavano i destinatari a servire ancora di più il re e il regno/impero. I re ottoniani si facevano ospitare e nutrire dalle chiese imperiali. Furono anche le chiese imperiali che al tempo di suo figlio e successore Ottone II fornirono i due terzi dell'esercito di cavalleria in tempo di guerra<ref>Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 253.</ref>, ma erano anche obbligate a pagare in natura (''servitium regis'') in tempo di pace. Oltre alla loro funzione di approvvigionamento, i monasteri e le diocesi imperiali servivano a implementare l'ordine religioso divino, a fornire supporto alla preghiera e a diffondere il culto cristiano.
=== Preparazione del secondo ''Italienzug'' ===
[[File:Otto_the_Great,_charter_of_961.jpg|miniatura| Documento di Ottone il Grande per l'[[Abbazia di San Maurizio (Magdeburgo)|abbazia di San Maurizio di Magdeburgo]], emesso il 23 aprile 961 Magdeburgo, Landeshauptarchiv Sachsen-Anhalt, Rep. U 1, Tit. I, Nr. 14.]]
Una grave malattia di Ottone nel 958, insieme alla rivolta di Liudolfo, contribuì alla grave crisi del regno. [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]] sfruttò l'occasione per continuare a consolidare il suo potere, sebbene formalmente mantenne l'Italia solo in qualità di feudo di Ottone. La morte di Liudolfo e i problemi di Ottone nella parte settentrionale del regno, oltre che i numerosi ducati vacanti, sembrano quindi aver incoraggiato Berengario a portare Roma e il ''[[Stato Pontificio#Il Patrimonium Sancti Petri|Patrimonium Petri]]'' sotto la sua influenza. Così facendo, entrò in conflitto con papa [[Papa Giovanni XII|Giovanni XII]], che chiese l'aiuto di Ottone nell'autunno del 960. Anche diversi grandi italiani intervennero alla corte di Ottone con uno scopo simile, tra cui l'[[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], i vescovi di [[Diocesi di Como|Como]] e [[Diocesi di Novara|Novara]] e il margravio [[Oberto I (nobile)|Oberto]]. Il percorso verso l'incoronazione imperiale è stato trattato in modo diverso nella ricerca.Si discute se la politica di Ottone fosse finalizzata a un rinnovo a lungo termine dell'impero carolingio<ref>So etwa [[Herbert Zielinski]]: ''Der Weg nach Rom. Otto der Große und die Anfänge der ottonischen Italienpolitik.'' In: Wilfried Hartmann, Klaus Herbers (Hrsg.): ''Die Faszination der Papstgeschichte. Neue Zugänge zum frühen und hohen Mittelalter.'' Köln 2008, S. 97–107; Hagen Keller: ''Entscheidungssituationen und Lernprozesse in den 'Anfängen der deutschen Geschichte'. Die 'Italien- und Kaiserpolitik' Ottos des Großen.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 33, 1999, S. 20–48, hier: S. 44–45.</ref> o se fosse esclusivamente basata sull'iniziativa del papa, il quale si trovava in un contesto di emergenza<ref>So etwa [[Werner Maleczek]]: ''Otto I. und Johannes XII. Überlegungen zur Kaiserkrönung von 962.'' In: Jürgen Petersohn (Hrsg.): ''Mediaevalia Augiensia. Forschungen zur Geschichte des Mittelalters, vorgelegt von Mitgliedern des Konstanzer Arbeitskreises.'' Stuttgart 2001, S. 151–204 ([http://journals.ub.uni-heidelberg.de/index.php/vuf/article/view/17745/11556 online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210603144530/https://journals.ub.uni-heidelberg.de/index.php/vuf/article/view/17745/11556|data=3 giugno 2021}})</ref>.
Il re, che nel frattempo si era ripreso, fece accurati preparativi per la sua [[Romzug|campagna verso Roma]]. Nell'''Hoftag'' di [[Worms]] nel maggio 961, elevò il figlio minorenne [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] al rango di co-re. Alla Pentecoste del 961 Ottone II fu onorato dalla Lotaringia ad Aquisgrana e unto re dagli arcivescovi renani Bruno di Colonia (fratello del re), Guglielmo di Magonza (figlio bastardo del re) ed [[Enrico I di Treviri]]. La lunga assenza portò con sé numerosi «{{Non chiaro|problemi nella realizzazione del regno}}»<ref>Hagen Keller: ''Das 'Erbe' Ottos des Großen. Das ottonische Reich nach der Erweiterung zum Imperium.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 41, 2007, S. 43–74, hier: S. 70–74.</ref>. Gli ''Italienzug'' esigevano alte prestazioni da parte delle stirpi aristocratiche e dalle chiese del regno. La regalità e la stabilità del regno dipendeva essenzialmente dalla presenza del re<ref>Andreas Kränzle: ''Der abwesende König. Überlegungen zur ottonischen Königsherrschaft.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 31, 1997, S. 120–157, hier: S. 124; Gerd Althoff: ''Otto III.'' Darmstadt 1996, S. 24.</ref> e una rete stabile di parenti, amici e fedeli doveva garantire il mantenimento dell'ordine durante l'assenza del sovrano<ref>Hagen Keller: ''Das 'Erbe' Ottos des Großen. Das ottonische Reich nach der Erweiterung zum Imperium.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 41, 2007, S. 43–74, hier: S. 72.</ref>. I due arcivescovi e familiari stretti Bruno e Guglielmo furono nominati rappresentanti del re in sua assenza e il giovane Ottone II rimase con loro a nord delle Alpi. Durante l'assenza di Ottone dal regno dei Franchi Orientali, il figlio firmò i documenti a proprio nome<ref>Rudolf Schieffer: ''Otto II. und sein Vater.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 36, 2002, S. 255–269, hier: S. 258 ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a105162.pdf PDF] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210603065742/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a105162.pdf |data=3 giugno 2021 }}).</ref>. Per mezzo di concessioni, come la precedenza sugli altri vescovi e il diritto di incoronazione del re, Ottone ruppe la resistenza di Guglielmo e da quel momento in poi ricevette da lui l'appoggio dei suoi piani di Magdeburgo.
=== L'incoronazione imperiale e la politica italiana ===
[[File:Otto_I_begegnet_Papst_Johannes_XII.jpg|miniatura|sinistra| L'incontro di Ottone I e papa Giovanni XII (disegno del 1450 circa)]]
Nell'agosto del 961 l'esercito di Ottone marciò da [[Augusta (Germania)|Augusta]] verso l'Italia e attraversò il [[Passo del Brennero|Brennero]] fino a [[Trento]]. La prima meta fu [[Pavia]], dove Ottone celebrò il Natale. Berengario e i suoi seguaci si ritirarono nei castelli ed evitarono il combattimento in campo aperto. Ottone si recò quindi a Roma senza essere contrastato.
Il 31 gennaio 962, l'esercito raggiunse Roma. Il 2 febbraio Ottone fu incoronato imperatore da papa [[Papa Giovanni XII|Giovanni XII]]. L'incoronazione imperiale stabilì una tradizione per tutte le future incoronazioni imperiali del Medioevo<ref>Gerd Althoff: ''Die Kaiserkrönung Ottos des Großen 962.'' In: Georg Scheibelreiter (Hrsg.): ''Höhepunkte des Mittelalters.'' Darmstadt 2004, S. 70–84.</ref>. Anche Adelaide fu unta e incoronata, ricevendo la stessa elevazione, ciò costituì una novità: infatti non una sola moglie di un carolingio era mai stata incoronata imperatrice<ref>Stefan Weinfurter: ''Kaiserin Adelheid und das ottonische Kaisertum.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 33, 1999, S. 1–19, hier: S. 10.</ref>. Per la coppia, l'incoronazione congiunta venne combinata con la rivendicazione dell'Italia come loro possesso, per sé stessi e per il loro erede, che era già stato elevato a re.
Nell'immagine del sigillo, nella percezione del sovrano nelle rappresentazioni storiografiche e nell'ambito del linguaggio cancelleresco, si verificarono cambiamenti fondamentali negli anni sessanta del X secolo. La rappresentazione del sovrano sui sigilli era cambiata bruscamente nel febbraio 962 da modelli franco-carolingi a una rappresentazione del sovrano secondo il modello bizantino. Secondo [[Hagen Keller]], questi cambiamenti nella rappresentazione dei governanti sotto Ottone I non possono assolutamente essere interpretati come una conseguenza dell'incoronazione imperiale, ma piuttosto era stata l'assunzione della regalità italiana ad aver già impostato gli impulsi decisivi al cambiamento<ref>Hagen Keller: ''Die Kaiserkrönung Ottos des Großen. Voraussetzungen, Ereignisse, Folgen.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): Otto der Große. Magdeburg und Europa, Bd. 1, Mainz 2001, S. 461–480, insbesondere S. 468. Hagen Keller: ''Das neue Bild des Herrschers. Zum Wandel der „Herrschaftsrepräsentation“ unter Otto dem Großen.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge.'' Mainz 2001, S. 189–211, hier: S. 209.</ref>.
Un sinodo del 12 febbraio ha documentato la cooperazione tra l'imperatore e il papa. Per garantire il successo della missione, il papa ordinò l'elevazione dell'abbazia di San Maurizio a Magdeburgo ad arcivescovado e dell'abbazia di San Lorenzo di Merseburgo a vescovato. Ottone e i suoi successori ricevettero inoltre l'autorizzazione a fondare altre diocesi e il papa obbligò gli arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia a sostenere questi progetti. Nel documento, Giovanni sottolinea ancora una volta i meriti di Ottone che giustificano la sua elevazione a imperatore: la vittoria sui Magiari, ma anche gli sforzi per convertire gli slavi. Poco dopo Ottone emanò il cosiddetto ''[[privilegium Othonis]]''<ref>So genanntes Ottonianum (Urkunde Kaiser Ottos des Großen für die römische Kirche vom 13. Februar 962; [http://www.mgh.de/dmgh/resolving/MGH_DD_K_I_/_DD_H_I_/_DD_O_I_S._322 MGH DD O I] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210604102358/https://www.dmgh.de/mgh_dd_ko_i__dd_h_i__dd_o_i/index.htm |data=4 giugno 2021 }}, Nr. 235, S. 322).</ref>: con essa riconobbe i diritti papali e le rivendicazioni di proprietà con cui i suoi predecessori carolingi avevano già confermato i possedimenti della Chiesa romana al papa in carica. Tuttavia, il ''privilegium Othonis'' andò chiaramente oltre i documenti precedenti nei suoi conferimenti e concesse al papato territori che erano precedentemente appartenuti al regno d'Italia: vennero riconosciuti il possesso della città e del [[ducato di Roma]], l'[[Esarcato d'Italia|esarcato di Ravenna]], i [[Ducato di Spoleto|ducati di Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]] e altri possedimenti. Ma nessuno degli imperatori cedette veramente i suddetti territori, e il loro possesso rimase un punto di contesa nelle relazioni papali-imperiali fino al periodo degli [[Hohenstaufen]]. Inoltre il ''privilegium'' regolava l'elezione del papa, la quale doveva essere di competenza del [[clero]] e del "popolo di Roma"; tuttavia, il papa poteva essere consacrato solo dopo aver prestato giuramento di fedeltà all'imperatore. Inoltre, vennero negoziati i piani di Magdeburgo. Ottone ottenne una prima carta di fondazione da papa Giovanni XII, secondo la quale l'abbazia di San Maurizio a Magdeburgo doveva essere convertita in un arcivescovado; ma ancora una volta il progetto fallì a causa dell'opposizione dell'arcivescovo di Magonza e del vescovo di Halberstadt. Dopo l'incoronazione imperiale, Ottone tornò a Pavia, da dove guidò la campagna contro [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]], che si ritirò nel 963 nell'inespugnabile [[Forte di San Leo|castello di San Leo]] vicino a [[San Marino]].
[[File:017_otto_siegel_2.jpg|miniatura|Il cosiddetto sigillo del Terzo sigillo imperiale (intorno al 965) di Ottone I non raffigura più il sovrano con lancia e scudo, ma mostra insegne imperiali (corona, scettro crociato e globo imperiale); si passa da un'immagine di profilo a una visione frontale]]
Apparentemente scontento delle ambizioni di Ottone, Giovanni XII, nella primavera del 963, fece un'inaspettata inversione di marcia. Ricevette a Roma il figlio di Berengario, [[Adalberto II d'Ivrea|Adalberto II]], e concluse con lui un'alleanza contro l'imperatore. Di conseguenza, nell'ottobre del 963 Ottone dovette interrompere l'assedio di Berengario, che era durato tutta l'estate, ed affrettarsi a Roma per riaffermare le sue pretese. Tuttavia non ebbe luogo alcuna battaglia in quanto Giovanni e Adalberto fuggirono. Appena entrato a Roma, Ottone fece giurare ai romani che non avrebbero mai eletto o consacrato un papa prima di aver ottenuto il consenso o il voto dell'imperatore e del suo co-re.
A Roma si riunì un sinodo alla presenza dell'imperatore per giudicare il papa. Esso rispose per lettera con la minaccia di [[anatema]] contro chiunque avesse osato deporlo. In risposta, il sinodo depose Giovanni e innalzò [[Papa Leone VIII|Leone VIII]] come nuovo papa; questo evento non aveva precedenti e nessun imperatore aveva mai osato tanto, poiché secondo la logica papale solo Dio era autorizzato a giudicare il successore dell'apostolo [[Pietro (apostolo)|Pietro]]. Contemporaneamente a ciò, [[Berengario II d'Ivrea|Berengario]] e sua moglie [[Willa III d'Arles|Willa]] furono catturati ed esiliati a [[Bamberga]]. Così, alla fine del 963, il ritorno alla stabilità in Italia e a Roma sembrava essere stato raggiunto. Ma il papa deposto riuscì a scatenare una rivolta dei romani contro Ottone e Leone VIII, che l'imperatore riuscì in un primo momento a domare. Dopo la sua partenza da Roma, però, i romani riportarono Giovanni XII in città, e a Leone VIII non rimase altro che fuggire presso l'imperatore. Un sinodo dichiarò invalide le decisioni del precedente sinodo imperiale e depose Leone VIII. Prima che potesse aver luogo uno scontro armato, Giovanni XII morì inaspettatamente il 14 maggio 964, e i romani elessero un nuovo papa, [[Benedetto V]], sfidando le norme imperiali. Ottone assediò quindi Roma nel giugno del 964 e riuscì a entrare in città dopo poche settimane. Lì intronizzò nuovamente Leone VIII e fece mandare Benedetto in esilio ad Amburgo.
=== Roma e Magdeburgo: gli ultimi anni ===
[[File:Christ_Magdeburg_Cathedral_Met_41.100.157.jpg|miniatura|sinistra|La lastra in avorio mostra la fondazione della cattedrale di Magdeburgo da parte dell'imperatore, presentata al Cristo in trono in presenza di Pietro e altri santi]]
Stabilito un ordine provvisorio, Ottone tornò nella parte settentrionale dell'impero nell'inverno del 965. La sua processione verso nord venne accompagnata da numerose grandi feste di corte. Dal momento che la scrittura come strumento di governo perse importanza nel X secolo rispetto al periodo carolingio, gli atti rituali di rappresentazione del governo acquisirono importanza. Le feste di corte divennero così il più importante strumento di governo<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 348–358; Hagen Keller: ''Das 'Erbe' Ottos des Großen. Das ottonische Reich nach der Erweiterung zum Imperium.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 41, 2007, S. 43–74, hier: S. 71.</ref>. Per esprimere l'auspicio di una continuità dinastica, l'anniversario dell'incoronazione di Ottone II come imperatore fu celebrato il 2 febbraio a [[Worms]], il luogo della sua elezione a re. Poche settimane, dopo Ottone celebrò la Pasqua a [[Ingelheim am Rhein|Ingelheim]]. il momento culminante fu un grande ''Hoftag'' a Colonia all'inizio di giugno, alla quale erano presenti quasi tutti i membri della famiglia imperiale.
Ma la calma in Italia era solo apparente. Adalberto II, figlio di Berengario, combatté nuovamente per la corona reale d'Italia, tanto che Ottone dovette mandare contro di lui il duca [[Burcardo III di Svevia|Burcardo III]], che portò a termine il suo compito con successo.
Ottone era ora in grado di continuare con i suoi piani di fondare l'arcivescovado di Magdeburgo e prese una decisione di vasta portata alla fine di giugno. Dopo la morte del margravio [[Gero I|Gero]], che aveva subito il peso maggiore dei combattimenti al confine slavo dal 937, l'imperatore decise di dividere il margraviato in sei nuovi domini di cui i tre meridionali coincidevano grosso modo con i distretti delle successive diocesi di [[Diocesi di Merseburg|Merseburgo]], [[Diocesi di Naumburg|Zeitz]] e [[Diocesi di Meißen|Meißen]]. La morte di Bruno, l'11 ottobre del 965, privò Ottone di una persona che, fin dai suoi inizi nella cappella di corte, si era sempre visto come un leale aiutante del fratello reale (per quanto, come riferisce [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]], sembra che una volta provò a elevare il cognato [[Ugo il Grande (duca di Borgogna)|Ugo il Grande]] a re dei Franchi Orientali).
Il 1º ottobre, papa [[Papa Giovanni XIII|Giovanni XIII]] fu eletto successore dell'ormai defunto Leone VIII con l'approvazione della corte ottoniana. Ma solo dieci settimane dopo fu catturato dai romani e imprigionato in [[Campania]]. Il suo grido di aiuto spinse Ottone a tornare nuovamente in Italia. Avrebbe trascorso lì i sei anni successivi.
A Worms, nell'agosto del 966, Ottone organizzò una reggenza al di qua delle Alpi durante la sua assenza in Italia: l'arcivescovo e figliastro Guglielmo doveva essere responsabile dell'impero, il duca Ermanno per la Sassonia. Poi si trasferì con un esercito in Italia passando per [[Coira]]. Il rimpatrio e la reintegrazione nelle sue funzioni del papa procedette senza opposizione il 14 novembre 966. I dodici capi della milizia romana che avevano catturato e maltrattato il papa furono puniti dall'imperatore e dal papa con la morte su una croce. Nel 967, l'imperatore e il papa Giovanni XIII si recarono a [[Ravenna]] per celebrare la Pasqua. In un sinodo successivo la questione di Magdeburgo fu nuovamente negoziata. In una carta papale<ref>JL 3715/ Papsturkunden Nr. 177, S. 347 f.</ref>, a differenza della carta precedente del 962, l'ambito della prevista provincia ecclesiastica fu definito in modo più dettagliato. Magdeburgo doveva essere elevato ad arcivescovado e le [[diocesi di Brandeburgo]] e di [[Diocesi di Havelberg|Havelberg]] dovevano passare dalla [[diocesi di Magonza]] alla neonata diocesi; inoltre, nuovi vescovadi dovevano essere stabiliti a Merseburgo, Meissen e Zeitz. Tuttavia, per la realizzazione della nuova organizzazione diocesana, era ancora necessario il consenso del vescovo di Halberstadt e del metropolita di Magonza. [[Bernardo di Hadmersleben]] (923-968), vescovo di Halberstadt, aveva rifiutato di acconsentire all'istituzione della provincia ecclesiastica di Magdeburgo fino alla fine della sua vita.
[[File:Otto_the_Great,_Letter,_968.jpg|miniatura|Lettera di Ottone ai grandi sassoni che annuncia la fondazione dell'arcidiocesi di Magdeburgo (ottobre/novembre 968). Magdeburgo, Landeshauptarchiv Sachsen-Anhalt, Rep. U 1, Tit. I, Nr. 31]]
Dopo la morte del vescovo Bernardo di Hadmersleben, dell'arcivescovo Guglielmo di Magonza e della regina [[Matilde di Ringelheim|Matilde]] nei primi mesi del 968, i piani di Ottone per la fondazione della diocesi di Magdeburgo poterono prendere ulteriore forma. L'imperatore fu in grado di obbligare i successori dei vescovi deceduti ad accettare i suoi piani prima dell'investitura. Ordinò ai vescovi [[Attone II|Attone II di Magonza]] e [[Hildeward di Halberstadt]] di venire in Italia a visitarlo e ottenne dal vescovo di Halberstadt che parti della sua diocesi fossero cedute a Magdeburgo e altre a Merseburgo. L'arcivescovo Attone II diede anche il suo consenso alla subordinazione delle sue diocesi di Brandeburgo e Havelberg al nuovo arcivescovado di Magdeburgo. Tuttavia Ottone, in una lettera dal mittente sconosciuto, fu dissuaso a cambiare il suo candidato ad arcivescovo di Magdeburgo, che era l'abate dell'[[Abbazia di San Maurizio (Magdeburgo)|abbazia di San Maurizio]] Richar, accogliendo la richiesta della lettera di nominare il missionario presso i [[Rus']] e [[Abbazia di Wissembourg|abate di Weissenburg]], [[Adalberto di Magdeburgo|Adalberto]]. Il nuovo arcivescovado di Magdeburgo servì principalmente a diffondere la fede cristiana, e fin dall'inizio fu il luogo di sepoltura scelto da Ottone. A causa delle difficile situazione italiana, tuttavia, Ottone non fu in grado di assistere personalmente all'istituzione dell'arcivescovado. Fu solo nella primavera del 973, quattro anni e mezzo dopo la sua fondazione, che Ottone visitò per la prima volta l'arcidiocesi di Magdeburgo<ref>Gerd Althoff: ''Die Kathedrale als Begegnungsort von Religion und Politik: Das Beispiel des Magdeburger Domes.'' In: [[Wolfgang Schenkluhn]], Andreas Waschbüsch (Hrsg.): ''Der Magdeburger Dom im europäischen Kontext. Beiträge des internationalen wissenschaftlichen Kolloquiums zum 800-jährigen Domjubiläum in Magdeburg vom 1.–4. Oktober 2009.'' Regensburg 2012, S. 13–23, hier: S. 15.</ref>.
Parallelamente ai piani di Magdeburgo, Otto spostò il suo raggio d'azione nell'area a sud di Roma dal febbraio 967. Nelle campagne per [[Benevento]] e [[Capua]], accettò l'omaggio dei duchi del luogo. Poiché [[Impero bizantino|Bisanzio]] rivendicava la sovranità su queste aree e i suoi governanti si consideravano gli unici legittimi portatori del titolo imperiale, si intensificarono i conflitti con l'imperatore [[Niceforo II Foca]], che mal sopportava la presenza di Ottone, soprattutto per i suoi contatti con [[Pandolfo Testadiferro|Pandolfo I di Capua e Benevento]]. Tuttavia, l'imperatore bizantino sembrò essere stato pronto fin dall'inizio a impegnarsi in un legame pace e amicizia, cosa importante anche per Ottone, che pensava anche a una principessa bizantina [[Porfirogenita|nata nella porpora]] come sposa di suo figlio e successore. Ovviamente Ottone sperava che il legame matrimoniale con la gloriosa [[dinastia dei Macedoni]] avrebbe legittimato ulteriormente suo figlio e la sua casa. Per promuovere i suoi piani dinastici, Ottone chiese a suo figlio, in una lettera scritta insieme al papa, di recarsi a Roma nell'autunno del 967 per celebrare il Natale con loro.
L'elevazione del giovane Ottone potrebbe essere stata decisa con l'invito<ref>{{Cita|Althoff 2005|p. 126}}.</ref>. Il padre gli andò incontro a [[Verona]]. A tre miglia dalla città, Ottone e suo figlio furono cerimoniosamente catturati dai romani il 21 dicembre, e il giorno di Natale Giovanni XIII elevò Ottone II a co-imperatore. Il matrimonio desiderato avrebbe dovuto fungere da catalizzatore per chiarire le questioni aperte: il [[problema dei due imperatori]] e la sistemazione del dominio in Italia nel quadro di un'alleanza di amicizia in cui nessuna delle parti soffriva una perdita di prestigio<ref>Hagen Keller: ''Das ottonische Kirchenreich und Byzanz.'' In: Cristianità d’Occidente e Cristianità d’Oriente (secoli VI–XI) (Settimane di studio della Fondazione Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo 51) Spoleto 2004, S. 249–288.</ref>. Di conseguenza, gli intrecci militari nell'Italia meridionale si svolsero parallelamente al traffico di legazioni negli anni successivi. Per organizzare la situazione nell'Italia meridionale e per espandersi, l'Imperatore e il papa elevarono la [[Arcidiocesi di Benevento|diocesi di Benevento]] ad arcidiocesi nel 969. Fu solo quando Niceforo II fu assassinato e sostituito da [[Giovanni I Zimisce]] nel dicembre 969 che il nuovo imperatore bizantino rispose al corteggiamento degli ottoniani e inviò a Roma sua nipote [[Teofano Scleraina|Teofano]], una principessa che non era [[porfirogenita]] ma che proveniva dalla famiglia imperiale. Nel 972, subito dopo il matrimonio, fu incoronata imperatrice dal papa il 14 aprile. Ottone II, in qualità di co-imperatore, assegnò alla moglie grandi possedimenti per mezzo di un [[Carta di matrimonio dell'imperatrice Teofano|magnifico documento]]. Il matrimonio di Ottone II con Teofano alleviò i conflitti nell'Italia meridionale; tuttavia, non si sa come la riorganizzazione delle relazioni lì fu effettivamente realizzata. Pochi mesi dopo i festeggiamenti del matrimonio, in agosto la famiglia imperiale tornò in Germania
[[File:Grave_of_Otto_I,_Holy_Roman_Emperor.jpg|miniatura|sinistra|La tomba di Ottone I nella cattedrale di Magdeburgo]]
Dopo il suo ritorno nel regno dei Franchi Orientali, nel settembre 972 si tenne un sinodo a [[Ingelheim am Rhein|Ingelheim]]. Questo sinodo riguardava principalmente la successione del vescovo [[Ulrico di Augusta]]; questo e Ottone si erano già accordati in Italia per la successione del nipote di Ulrico, Adalberto. Tuttavia, il sinodo decise inizialmente contro il candidato designato, poiché il nipote di Ulrico portava già apertamente il pastorale. La crisi fu risolta da un giuramento con il quale Adalberto dovette confermare di essere diventato involontariamente un eretico. Questa decisione sconfessava chiaramente l'approvazione che Ottone aveva dato alla successione, e permette di osservare la forza dell'episcopato ottoniano. Nella primavera del 973 l'imperatore visitò la Sassonia e celebrò la [[Domenica delle palme|Domenica delle Palme]] a Magdeburgo. Questa celebrazione ripristinò anche un ordine che era stato provocatoriamente messo in discussione l'anno precedente. [[Ermanno Billung]], fino a quel momento fedele vice-re di Ottone in Sassonia, si era fatto accogliere in città come un re dall'arcivescovo Adalberto. Nel palazzo di Ottone aveva preso il suo posto a tavola e aveva persino dormito nel letto del re, e alla fine fece in modo che questo fosse riferito all'imperatore, assicurandosi che ciò fosse riferito all'imperatore<ref>Gerd Althoff: ''Das Bett des Königs in Magdeburg. Zu Thietmar II, 28.'' In: Helmut Maurer, Hans Patze (Hrsg.): ''Festschrift für Berent Schwineköper. Zu seinem 70. Geburtstag.'' Sigmaringen 1982, S. 141–153; auch in: ''Inszenierte Herrschaft. Geschichtsschreibung und politisches Handeln im Mittelalter.'' Darmstadt 2003, S. 211–229; {{Cita|Becher|pp. 252–253}}.</ref>. Nell'usurpazione del cerimoniale di ricevimento reale c'era evidentemente una protesta contro la lunga assenza dell'imperatore<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Spätantike bis zum Ende des Mittelalters. Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen. Krisen und Konsolidierungen 888–1024.'' Stuttgart 2008, S. 228; Gerd Althoff: ''Die Kathedrale als Begegnungsort von Religion und Politik: Das Beispiel des Magdeburger Domes.'' In: Wolfgang Schenkluhn, Andreas Waschbüsch (Hrsg.): ''Der Magdeburger Dom im europäischen Kontext. Beiträge des internationalen wissenschaftlichen Kolloquiums zum 800-jährigen Domjubiläum in Magdeburg vom 1.–4. Oktober 2009.'' Regensburg 2012, S. 13–23, hier: S. 16.</ref>. Ottone era rimasto in Italia per sei anni senza interruzioni, così che in un organo di governo strutturato principalmente su base personale, l'autorità del re in patria cominciò a diminuire, il tutto anche in un contesto di volontà di vicinanza al sovrano da parte degli aristocratici sassoni (''Königsnähe'').
La festa di Pasqua a [[Quedlinburg]] il 23 marzo 973 mostra l'imperatore all'apice del suo potere e la dimensione europea del suo dominio<ref>Gerd Althoff: ''Otto der Große und die neue europäische Identität.'' In: Andreas Ranft (Hrsg.): ''Der Hoftag in Quedlinburg 973. Von den historischen Wurzeln zum Neuen Europa.'' Berlin 2006, S. 3–18.</ref>. A Quedlinburg ricevette i maggiorenti del regno e i duchi [[Miecislao I di Polonia]] e [[Boleslao II di Boemia]], oltre che gli inviati da Bisanzio, dai beneventani, dagli ungari, bulgari, danesi e da diversi popoli slavi<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 31 ({{Cita|Taddei|p. 64}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 31 ({{Cita|Bugiani|p. 171}}).</ref>. Per le [[rogazioni]] e il [[Ascensione di Gesù|giorno dell'Ascensione]], Ottone viaggiò via Merseburgo fino al [[Kaiserpfalz del Sacro Romano Impero|palazzo imperiale]] di [[Abbazia di Memleben|Memleben]]. Qui si ammalò gravemente. Dopo attacchi di febbre chiese l'[[Estrema Unzione|estrema unzione]] e morì il 7 maggio 973, nello stesso luogo dove era già morto suo padre.
Il trasferimento del governo al figlio Ottone II avvenne senza problemi, poiché la successione era già stata stabilita dall'incoronazione di Ottone II. Il giorno successivo, i grandi presenti confermarono il figlio, che ora regnava da solo, nella sua carica. Dopo uno splendido corteo funebre di trenta giorni, suo padre fu sepolto alla presenza degli arcivescovi [[Adalberto di Magdeburgo]] e [[Gerone di Colonia]] nella [[Duomo di Magdeburgo|cattedrale di Magdeburgo]] al fianco della prima moglie Edith, morta nel 946.
== Effetti ==
=== Continuità e cambiamenti sotto Ottone II ===
[[File:Otto_II._in_der_Kaiserchronik.jpg|miniatura| Immagine di Ottone II nella Cronaca imperiale anonima dell'imperatore [[Enrico V di Franconia]] (Cambridge, Corpus Christi College, Ms. 373, fol. 47r)]]
In Italia persistevano i problemi irrisolti dell'ultimo decennio del padre, cioè soprattutto il governo dell'Italia e la responsabilità del papato. Nella politica italiana, [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] ruppe con la tradizione di suo padre. In relazione a [[Repubblica Veneziana|Venezia]], che si era sempre difesa con successo dall'incorporazione territoriale nell'impero e alla subordinazione politica, il nuovo imperatore intraprese un'azione massiccia, che erano state regolate dalla ''[[Pax Nicephori]]'' fin dall'812<ref>Vgl. dazu: Wolfgang Giese: ''Venedig-Politik und Imperiums-Idee bei den Ottonen.'' In: Georg Jenal (Hrsg.): ''Herrschaft, Kirche, Kultur. Beiträge zur Geschichte des Mittelalters. Festschrift für Friedrich Prinz zu seinem 65. Geburtstag.'' Stuttgart 1993, S. 219–243.</ref>.
Mentre il primo blocco del commercio ordinato da Ottone II nel gennaio o febbraio 981 colpì a malapena Venezia (cfr. [[Economia della Repubblica di Venezia|Storia economica della Repubblica di Venezia]]), il secondo nel luglio 983 invece inflisse notevoli danni a Venezia e divise il suo gruppo dirigente. Solo la morte prematura di Ottone II impedì forse l'imminente sottomissione di Venezia all'impero<ref>Hubertus Seibert: ''Eines großen Vaters glückloser Sohn? Die neue Politik Ottos II.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge. Symposion zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' Mainz 2001, S. 293–320, hier: S. 309.</ref>.
Ottone I si era limitato a legare a sé i principati di [[Capua]], [[Benevento]] e [[Salerno]] sotto il diritto feudale; suo figlio aveva invece obiettivi molto più ambiziosi. Ottone II fece grandi sforzi per sottometterli più intensamente e direttamente al suo dominio imperiale, sia politicamente sia ecclesiasticamente.
Ottone II aprì nuove strade anche nella sfera religiosa e monastica: il monachesimo e i monasteri dovevano servire come fattori nella struttura imperiale che sosteneva e stabilizzava il dominio imperiale. Mentre Ottone I aveva fondato in trentasette anni di regno una sola abbazia, quella di [[Abbazia di San Maurizio (Magdeburgo)|San Maurizio a Magdeburgo]], Ottone II può invece rivendicare il rango di fondatore o co-fondatore di almeno quattro monasteri: [[Abbazia di Memleben|Memleben]], [[Tegernsee (lago)|Tegernsee]], [[Bergen bei Neuburg]]/Donau e [[Arneburg]]. Il coinvolgimento attivo del monachesimo nella politica imperiale costituì una costante fondamentale nel suo rapporto con il sistema monastico, ai cui rappresentanti affidò funzioni politiche centrali<ref>Hubertus Seibert: ''Eines großen Vaters glückloser Sohn? Die neue Politik Ottos II.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge. Symposion zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' Mainz 2001, S. 293–320, hier: S. 315.</ref>.
Il progetto di istituire una provincia ecclesiastica non si concluse con la fondazione dell'arcivescovado di Magdeburgo nemmeno dopo il 968. Ottone lasciò infatti al suo successore e al suo entourage la regolamentazione di molti dettagli, dalla demarcazione esatta dei confini alla dotazione delle nuove diocesi. Ottone II colse la prima opportunità utile per abolire nel 981 la [[diocesi di Merseburg]]o collocando il suo vescovo [[Giselher di Magdeburgo|Giselero]] sulla cattedra di arcivescovo di Magdeburgo, atto fortemente deprecato da [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]], vescovo di una diocesi di Merseburgo ormai ripristinata da [[Enrico II il Santo|Enrico II]], nella sua Cronaca. Questo passo sembra essere stato pianificato per un periodo di tempo più lungo e concordato con i vescovi più importanti. Non si sa quale sia stato il fattore decisivo per allontanarsi dall'opera di Ottone I.
Un anno dopo l'abolizione di Merseburgo, l'esercito imperiale fu [[Battaglia di Capo Colonna|sconfitto a Capo Colonna]] dalle truppe dei [[Kalbiti]] musulmani nell'Italia meridionale. L'anno successivo, le tribù slave dall'altra parte dell'Elba [[Rivolta slava del 983|insorsero con successo contro il dominio ottoniano]]. Infine, l'imperatore morì nel 983 all'età di ventotto anni, lasciando un figlio di soli tre anni dallo stesso nome, [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]].
=== Ripresa culturale ===
[[File:HerscherpaarMagdeburgCathedral.jpg|miniatura|sinistra|Coppia regnante, 1250 circa, nella cattedrale di Magdeburgo. La coppia regnante sul trono è stata identificata come Ottone ed Edith, ma potrebbe invece rappresentare [[Cristo Pantocratore|Gesù come il dominatore del mondo]] e della chiesa<ref>Matthias Springer: ''Magdeburg, das Heilige Römische Reich und die Kaiser im Mittelalter.'' In: Matthias Puhle, Claus-Peter Hasse (Hrsg.): ''Heiliges Römisches Reich Deutscher Nation 962 bis 1806.'' Bd. 2, Dresden 2006, S. 124–134, hier: S. 132.</ref>.]]
Il crollo del grande [[Impero carolingio]] aveva portato a un declino della vita culturale. Fu solo dopo che Enrico I stabilì il suo dominio e Ottone finalmente lo assicurò con la vittoria sui magiari nel 955 che poté rifiorire. Questa rinascita culturale può essere suddivisa in due fasi<ref>Josef Fleckenstein: ''Otto der Große in seinem Jahrhundert.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 9, 1975, S. 253–267, hier: S. 258.</ref>. Durante la prima fase, la corte reale garantì le condizioni materiali e creò così le basi per la rinascita. Il successo di Ottone come sovrano portò nuove fonti di reddito, come i tributi dalla regione slava a est e le vene d'argento di recente sviluppo nelle montagne dell'Harz. Di ciò beneficiarono anche le chiese.
La seconda fase fu determinata dal lavoro del fratello di Ottone [[Bruno I di Colonia|Bruno]]. Come capo della cappella di corte e arcivescovo di Colonia, Bruno fece uno sforzo speciale per promuovere le scuole della cattedrale, ma anche l'arte e la costruzione di chiese. Seguendo il suo esempio, furono costruite scuole cattedrali a Magdeburgo, Würzburg e numerosi altri luoghi. Inoltre, monasteri come [[Abbazia di Fulda|Fulda]], [[Abbazia di San Gallo|San Gallo]], [[Abbazia di Sant'Emmerano|Sant'Emmerano]]/Ratisbona o [[Abbazia di Corvey|Corvey]] mantennero il loro posto come centri di educazione. Furono i monasteri femminili promossi da Ottone in cui fiorì la cosiddetta [[rinascita ottoniana]]. Le opere più importanti dell'epoca ebbero origine nella diocesi e nei monasteri più strettamente legati al re. Vitichindo di Corvey e [[Roswitha di Gandersheim|Rosvita di Gandersheim]] confessarono con orgoglio che il re e i suoi successi avevano ispirato le loro opere.
Vescovi come [[Gerone di Colonia|Gero di Colonia]] o [[Villigiso di Magonza]] gareggiarono nella costruzione di chiese e assunsero miniatori, orafi e fonditori di bronzo per rendere sempre più splendida la [[Liturgia (religione)|liturgia]] nelle loro chiese. L'arte ottoniana, che si sviluppò nello scambio e nella competizione tra vari centri, attinse alle tradizioni [[Tardo Antico|tardo antiche]] e carolinge e incorporò suggestioni bizantine contemporanee, senza che sia possibile delineare con precisione la parte delle varie influenze in ogni caso<ref>Ludger Körntgen: ''Ottonen und Salier.'' Darmstadt 2002, S. 18–20.</ref>.
=== Giudizi della storiografia medievale ===
Nel X secolo, l'importanza della scrittura come strumento di pratica di governo e comunicazione diminuì enormemente rispetto al periodo alto carolingio. Solo dalla metà del X secolo emersero tutta una serie di opere storiche con le opere di [[Vitichindo di Corvey|Vitichindo]], [[Liutprando di Cremona|Liutprando]], [[Roswitha di Gandersheim|Rosvita]], le ''Vite'' di Matilde la [[Cronaca di Tietmaro]], che erano principalmente dedicate alla casa regnante ottoniana. Gli autori legittimarono la regalità di Ottone con tre strategie: l'espressa volontà di Dio (''elettio'' divina), il riconoscimento di Ottone da parte dei ''principes'' ecclesiastici e secolari e il rafforzamento del principio dinastico<ref name="Das Sakralkönigtum in Quellen aus ottonischer Zeit: unmittelbarer Bezug zu Gott oder Vermittlung durch die Bischöfe">Giovanni Isabella: ''Das Sakralkönigtum in Quellen aus ottonischer Zeit: unmittelbarer Bezug zu Gott oder Vermittlung durch die Bischöfe?'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 44, 2010, S. 137–152, hier: S. 141.</ref>.
Lo storico ottoniano Vitichindo di Corvey è considerato un "testimone chiave" della storia di Ottone I<ref>Gerd Althoff: ''Widukind von Corvey. Kronzeuge und Herausforderung.'' In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 27, 1993, S. 253–272; auch in: ''Inszenierte Herrschaft. Geschichtsschreibung und politisches Handeln im Mittelalter.'' Darmstadt 2003, S. 78–104.</ref>. Con le ''Res gestae Saxonicae'', scrisse una "storia dei Sassoni", che risale alla loro leggendaria presa delle terre nel VI secolo e presenta Ottone come un punto culminante nella storia dei Sassoni che superava tutto ciò che era stato prima. Per Vitichindo, Ottone era addirittura «capo di tutto il mondo»<ref name="Rossi48"/> (''totius orbis caput''). Dedicò la sua opera alla figlia di Ottone, [[Matilda di Quedlinburg|Matilde]]: pertanto doveva essere consapevole che il contenuto della sua opera sarebbe diventato noto al sovrano. Più volte sottolinea che la ''devotio'' (devozione) lo aveva guidato mentre scriveva, e chiede ''pietas'' (mitezza) degli alti lettori nel ricevere la sua opera. Ad esempio, Vitichindo iniziò il suo racconto su [[Federico di Magonza]], che si era ribellato a Ottone, con l'implorante assicurazione: «Spiegare la causa della defezione e rivelare misteri reali (''regalia mysteria'') è cosa superiore a noi, pensiamo che la verità della storia sia sufficiente, e che qualunque modo in cui abbiamo peccato in questa parte, sia perdonabile»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 25 ({{Cita|Rossi|p. 68}}).</ref>. Tale modestia ''[[topos]]'' si trova spesso nella storiografia.
Così facendo, Vitichindo rivelò una sorprendente strategia di legittimazione, aggirando l'incoronazione imperiale e sviluppando, per così dire, un'"idea imperiale senza Roma". Al posto della sacralizzazione da parte del papa e l'incoronazione imperiale furono sostituite da un'acclamazione dell'imperatore da parte degli eserciti vittoriosi. La vittoria di Ottone a Lechfeld divenne l'atto effettivo di legittimazione del suo dominio<ref name="Rossi95"/>. Oltre a questa idea dell'incoronazione imperiale nello stile degli antichi [[Anarchia militare|imperatori-soldati]], Vitichindo mescolava anche idee germaniche e cristiane di governo ed eroismo. L'imperatore non è un sovrano universale, ma un ''rex gentium'' germanico, un re supremo sui popoli. Infine, lo storico loda le conquiste del lungo regno di Ottone I: «[Il popolo] ricordò che aveva governato con pietà paterna, li aveva liberati dai nemici, aveva vinto con le armi i superbi nemici Ungari, Saraceni, Danesi, slavi, aveva soggiogato l'Italia, aveva distrutto i sacrari degli dei nei popoli vicini, aveva costruito templi e ordini di ministri del culto»<ref>Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', III, 75 ({{Cita|Rossi|pp. 107–108}}).</ref>.
[[Liutprando di Cremona]] era inizialmente al servizio di Berengario II di Ivrea. Dopo un alterco con lui, trovò rifugio presso Ottone e fu da lui nominato [[vescovo di Cremona]] nel 961. Nella sua opera principale, l{{'}}''[[Antapodosis]]'', Liutprando volle ritrarre le gesta di tutti i governanti d'Europa. Il titolo ''Antapodosis'' (latinizzamento del greco {{polytonic|Ἀνταπόδοσις}}, che in italiano è traducibile con "Restituzione") indica anche una resa dei conti personale con il re Berengario, che Liutprando cerca di bollare come un tiranno. La regalità di Ottone è, per Liutprando, voluta da Dio (''divina elettio'')<ref name="Das Sakralkönigtum in Quellen aus ottonischer Zeit: unmittelbarer Bezug zu Gott oder Vermittlung durch die Bischöfe" />. [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]] era un umile sovrano che vinse la sua malattia e sconfisse i Magiari (933). Ottone I è il suo degno successore, che vince i suoi nemici sempre grazie all'aiuto di Dio. Liutprando conosceva la corte bizantina grazie a diverse ambasciate da lui intraprese. Il suo ritratto ironico della vita di corte bizantina serve la più grande gloria di Ottone ed era inteso come una contro-immagine per glorificare il suo dominio.
Per lo storico [[Tietmaro di Merseburgo]], le conquiste fatte per la diocesi di Merseburgo era un criterio essenziale per valutare i governanti ottoniani. A circa quarant'anni dalla morte di Ottone, Tietmaro descrisse il suo regno con le parole: «Ai suoi tempi brillò davvero un'età dell'oro» (''{{Lang|la|Temporibis suis aureum illuxit seculum}}'')<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 13 ({{Cita|Taddei|p. 55}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 13 ({{Cita|Bugiani|p. 143}}).</ref> e celebrò Ottone come il sovrano più importante dai tempi di Carlo Magno<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 45 ({{Cita|Taddei|p. 70}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 45 ({{Cita|Bugiani|p. 189}}).</ref>.
Una caratteristica di tutte e tre le rappresentazioni è che mostrano Ottone come uno strumento di Dio, come un re che trae la sua forza dal fatto che cammina sulla strada giusta e può quindi contare sulla protezione e sull'aiuto di Dio. Nelle opere storiche scritte alla fine della sua vita o poco dopo, Ottone il Grande è solitamente stilizzato come un eroe. Le opere lodano i suoi successi, lodano la sua amministrazione e attestano in molti modi che possedeva tutte le qualità che un re dovrebbe possedere<ref>Gerd Althoff: ''Otto der Große in der ottonischen Geschichtsschreibung.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 16–27, hier: S. 25.</ref>. Tuttavia, ci è pervenuto lo scritto di uno storico anonimo del periodo ottoniano che non solo critica Ottone, ma vede anche la sua vita terminata per vendetta divina<ref>''Gesta Episcoporum Halberstadensium''. In: [[Georg Heinrich Pertz]] u. a. (Hrsg.): ''Scriptores (in Folio) 23: Chronica aevi Suevici.'' Hannover 1874, S. 73–123 ([[Monumenta Germaniae Historica]], [https://www.dmgh.de/mgh_ss_23/index.htm#page/73/mode/1up versione digitale] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304023114/https://www.dmgh.de/mgh_ss_23/index.htm#page/73/mode/1up |data=4 marzo 2021 }}), hier: S. 85.</ref>. Questa rappresentazione proviene da [[Halberstadt]], dove Ottone non fu perdonato per aver ridimensionato in modo significativo la diocesi di Halberstadt a favore della fondazione dell'arcidiocesi di Magdeburgo e della diocesi di Merseburgo.
Il soprannome "il Grande" è attestato almeno dalla metà del XII secolo attraverso la Cronaca di [[Ottone di Frisinga]]. Egli ritenne che Ottone aveva riportato il regno dai Longobardi ai "Franchi orientali tedeschi" (''ad Teutonicos orientales Francos'') e fu forse quindi chiamato il primo re dei Germani (''rex Teutonicorum''), anche se l'impero rimase franco, in cui solo la dinastia regnante era cambiata<ref>Otto von Freising: ''Chron. VI, 17''. In: [[Adolf Hofmeister]] (Hrsg.): ''Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 45: Ottonis episcopi Frisingensis Chronica sive Historia de duabus civitatibus.'' Hannover 1912, S. 277 ([[Monumenta Germaniae Historica]], [https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_45/index.htm#page/277/mode/1up versione digitale] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304030052/https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_45/index.htm#page/277/mode/1up|data=4 marzo 2021}}).</ref>.
Alla fine del XIII secolo, il [[Ordine dei frati predicatori|cronista domenicano]] [[Martino Polono]] definì Ottone il Grande il primo imperatore tedesco (''primus imperator Theutonicum'')<ref>''Martini chronicon pontificum et imperatorum'', herausgegeben von Ludwig Weiland, in: [[Georg Heinrich Pertz]] u. a. (Hrsg.): ''Scriptores (in Folio) 22: Historici Germaniae saec. XII..'' Hannover 1872, S. 465 ([[Monumenta Germaniae Historica]], [https://www.dmgh.de/mgh_ss_22/index.htm#page/465/mode/1up versione digitale] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210304040736/https://www.dmgh.de/mgh_ss_22/index.htm#page/465/mode/1up |data=4 marzo 2021 }}).</ref>.
=== Immagini storiche e prospettive di ricerca moderna ===
Il periodo degli [[Dinastia ottoniana|ottoniani]] divenne il centro delle immagini storiche nazionali a partire dal XIX secolo. Gli storici hanno cercato le ragioni del ritardo della costruzione della nazione tedesca nel Medioevo. I regni di Enrico I e Ottone I furono considerati il primo Stato indipendente dei tedeschi e la vittoria di Ottone nella battaglia di Lechfeld nel 955 contro i Magiari, la conquista dell'Italia e l'acquisizione della corona imperiale nel 962 diedero alla Germania il primo posto tra le nazioni europee<ref>Rudolf Schieffer: ''Der Platz Ottos des Großen in der Geschichte.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge. Symposion zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' Mainz 2001, S. 17–35, hier: S. 17 ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a141507.pdf online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210603153154/https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a141507.pdf |data=3 giugno 2021 }}); Gerd Althoff: ''Das Mittelalterbild der Deutschen vor und nach 1945. Eine Skizze.'' In: Paul-Joachim Heinig (Hrsg.): ''Reich, Regionen und Europa in Mittelalter und Neuzeit. Festschrift für Peter Moraw.'' Berlin 2000, S. 731–749.</ref>. Con l'istituzione dell'arcivescovado a Magdeburgo, Ottone iniziò anche l{{'}}''[[Ostsiedlung]]''. Per decenni, Enrico e Ottone furono considerati i fondatori del Reich tedesco nel Medioevo. È solo grazie alle ricerche degli ultimi decenni sulla costruzione della nazione che tali idee, un tempo considerate certe, sono ormai state superate. Oggi, i moderni studi medievali vedono l'Impero tedesco come il risultato di un processo che non era ancora completato nei secoli XI e XII<ref>Hans-Werner Goetz: ''Einführung: Konrad I. – ein König in seiner Zeit und die Bedeutung von Geschichtsbildern.'' In: Hans-Werner Goetz unter Mitarb. von Simon Elling: ''Konrad I.: auf dem Weg zum „Deutschen Reich“?'' Bochum 2006, S. 13–29, hier: S. 18. Vgl. dazu: Joachim Ehlers: ''Die Entstehung des Deutschen Reiches.'' 4. Auflage, München 2012.</ref>.
Sotto l'aspetto degli interessi nazionali, la [[Disputa Sybel-Ficker|controversia Sybel-Ficker]] del XIX secolo contrapponeva la politica italiana alla ''Ostpolitik'', che sarebbe stata disastrosa per la sua fissazione sull'Italia. La Ostpolitik storica è entrata in scena quando si è tentato di decidere la forma nazionale della Germania, la cosiddetta soluzione [[Grande Germania]] o [[Kleindeutsche Lösung|Piccola Germania]], sulla base di argomenti storici<ref>Gerd Althoff: ''Die Beurteilung der mittelalterlichen Ostpolitik als Paradigma für zeitgebundene Geschichtsbewertung'' In: Ders. (Hrsg.): ''Die Deutschen und ihr Mittelalter. Themen und Funktionen moderner Geschichtsbilder vom Mittelalter.'' Darmstadt 1992, S. 147–164.</ref>.
La disputa sulla politica imperiale tedesca nel Medioevo fu innescata nel 1859 da [[Wilhelm von Giesebrecht]]. Egli glorificò l'era imperiale come un «periodo in cui il nostro popolo, forte grazie all'unità, fiorì fino al suo più alto sviluppo di potenza, dove non solo disponeva liberamente del proprio destino, ma comandava anche altri popoli, dove l'uomo tedesco era il più rispettato nel mondo e il nome tedesco {{Chiarire|aveva il suono più pieno}}»<ref>Wilhelm Giesebrecht: ''Geschichte der deutschen Kaiserzeit.'' Bd. 1, 5. Auflage, Braunschweig 1881, S. 74.</ref>. Lo storico prussiano [[Heinrich von Sybel]] contraddisse energicamente Giesebrecht. Per Sybel, Ottone «un salvatore della Germania e dell'Europa dalla miseria desolata di un'epoca senza imperatori». Ma il Reich tedesco e la regalità tedesca «{{Chiarire|non crebbero alcuna salvezza dallo splendore imperiale così conquistato}}». Vedere l'espansione a est come l'obiettivo naturale del popolo tedesco era la sua esigenza principale. Secondo Sybel, [[Carlo Magno]], Ottone il Grande, anche [[Federico Barbarossa]] non avrebbero promosso tale movimento, ma l'avrebbero incautamente messo a rischio, sperperando così il potere imperiale. Giesebrecht nel 1861 ribatté che la sua visione politica del mondo e la sua visione del passato differiscono da quella di Sybels solo nella direzione della bussola. Egli annoverava anche lo sviluppo del potere e l'influenza dominante sul mondo<ref>Wilhelm Giesebrecht: ''Deutsche Reden.'' Leipzig 1871, S. 74.</ref>.
Nel 1861 [[Julius von Ficker|Julius Ficker]] intervenne nella disputa degli storici e accusò Sybel di posizioni anacronistiche: una nazione tedesca non esisteva ancora ai tempi di Ottone; gli imperatori non sono da biasimare per il declino, ma piuttosto per l'eccessiva penetrazione del Barbarossa in Sicilia<ref>Johannes Fried: ''Otto der Große, sein Reich und Europa. Vergangenheitsbilder eines Jahrtausends.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): Otto der Große, Magdeburg und Europa. Bd. 1, Mainz 2001, S. 537–562, hier: S. 548.</ref>. [[Leopold von Ranke]], invece, si tenne lontano dalla lite: Egli interpretò l'impero di Ottone più dal contrasto tra il mondo romano e quello germanico che dalla politica italiana o oriental-slava, essendo la prima rappresentata dalla Chiesa, mentre l'ultima dall'imperatore di Sassonia. Di conseguenza, nuovi approcci di ricerca e domande, come la storia culturale di [[Karl Lamprecht]], non hanno ricevuto alcuna attenzione all'epoca. La disputa, in cui si alternarono le posizioni della Piccola o Grande Germania, prussiana o austriaca, protestante o cattolica, aprì anche prospettive europee.
[[Ernst Dümmler]] vide nel 1876, in quello che è ancora il suo resoconto più dettagliato del regno di Ottone, una «ripresa giovanile», un «viaggio nazionale» sotto questo imperatore che attraversava «il cuore del popolo» che «in quel momento cominciò per la prima volta [...] a chiamarsi tedesco e a sentirsi tedesco»<ref>Rudolf Köpke, Ernst Dümmler: ''Kaiser Otto der Große.'' Leipzig 1876, S. 553.</ref>. La disputa degli storici divise la storiografia e modellò ancora i giudizi degli storici agli inizi del XX secolo: sebbene [[Heinrich Claß]] fosse pieno di «gioioso orgoglio» per il successo di Ottone nel 1926, tuttavia condannò la sua politica italiana come «fatale e gravida di sventure»<ref>Heinrich Class: ''Deutsche Geschichte von Einhart.'' Leipzig 1926, S. 23.</ref>. Nel 1936 [[Robert Holtzmann]] dedicò la sua biografia di Ottone «al popolo tedesco» con l'osservazione che egli aveva «mostrato la via e la meta alla storia tedesca del Medioevo, non solo aveva iniziato l'era imperiale tedesca, ma l'aveva veramente dominata per i secoli a venire»<ref>Robert Holtzmann: ''Kaiser Otto der Große.'' Berlin 1936, S. 7 f.</ref>.
Nel periodo [[nazionalsocialista]], "la riunione nazionale dei tedeschi" iniziò, per gli ideologi nazisti, sotto Enrico I, e sotto Ottone il Grande "il tentativo cosciente di elevazione e coltivazione nazionale". Questo tenore fu presto diffuso da tutti i centri di formazione del partito fino al [[Völkischer Beobachter]]<ref>Zitate bei: Johannes Fried: ''Otto der Große, sein Reich und Europa. Vergangenheitsbilder eines Jahrtausends.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 537–562, hier: S. 553.</ref>. Al contrario, [[Heinrich Himmler]] e storici di orientamento prussiano come [[Franz Lüdtke]] o [[Alfred Thoss]]<ref>Alfred Thoss: ''Heinrich I. Der Gründer des Deutschen Volksreiches.'' Berlin 1943.</ref> inizialmente volevano vedere solo il padre di Ottone, Enrico I, come il fondatore della nazione tedesca. Questo cambiò con l'[[Anschluss]] dell'Austria e la conseguente rivendicazione della "Grande Germania" al Reich. [[Albert Brackmann,]] lo storico più influente e più importante dell'epoca, scrisse, su invito di Himmler, subito dopo l'inizio della guerra, l'opera ''Krisis und Aufbau in Osteuropa. Ein weltgeschichtliches Bild'' (in italiano Crisi e ricostruzione nell'Europa orientale: un quadro storico mondiale), pubblicato dalla casa editrice delle SS [[Ahnenerbe]] nel 1939 e di cui {{formatnum:7000}} copie furono ordinate anche dalla [[Wehrmacht]] per scopi di addestramento<ref>Michael Burleigh: ''Germany Turns Eastwards. A Study of Ostforschung in the Third Reich.'' London 2002, S. 134.</ref>. Il piano di Ottone di «subordinare l'intero mondo slavo» all'arcidiocesi di Magdeburgo viene presentato come «il piano più completo che uno statista tedesco abbia mai elaborato riguardo all'Est»<ref>Albert Brackmann: ''Krisis und Aufbau in Osteuropa. Ein weltgeschichtliches Bild.'' Berlin 1939, S. 18 f. (Im Original in Fettdruck hervorgehoben).</ref>.
[[Adolf Hitler]] si unì alla valutazione di Sybel con una visione più favorevole di Ottone. Nel ''[[Mein Kampf]]'' nominò tre fenomeni essenziali e duraturi che erano emersi dal «mare di sangue» della storia tedesca: La conquista dell'Ostmark (l'Austria) che seguì la battaglia di Lechfeld, la conquista del territorio a est dell'Elba e la creazione dello stato di Brandeburgo-Prussia<ref>Adolf Hitler: ''Mein Kampf. Zweiter Band, Die nationalsozialistische Bewegung'', München 1933, S. 733–742.</ref>. Di conseguenza, chiamò "La direttiva militare per l'invasione dell'Austria dell'11 marzo 1938" il primo documento della sua attività come nuovo comandante in capo della Wehrmacht, "[[Unternehmen Otto]]", che si concluse con la direttiva di rinominare l'Austria "[[Ostmark (Austria)|Ostmark]]" del 24 maggio 1938. Il nuovo capo di stato maggiore di Hitler, [[Franz Halder]], non coinvolto nel "Unternehmen Otto", elaborò la campagna del 1940 contro l'Unione Sovietica come "Piano Otto". Per evitare duplicazioni, questo divenne "[[operazione Barbarossa]]".
Ancora nel 1962, in occasione del millenario dell'incoronazione, [[Leo Santifaller]] disse che Ottone aveva «una solida concezione di un forte stato tedesco globale», che era riuscito a «unificare l'impero all'interno e a respingere con successo gli attacchi nemici all'esterno, espandendo il territorio dell'impero ed estendendo la sfera di influenza tedesca su quasi tutta l'Europa - tanto che l'impero di Ottone I può essere descritto come un [...] tentativo di unificazione europea»<ref>[[Leo Santifaller]]: ''Otto I. das Imperium und Europa.'' In: ''Festschrift zur Jahrtausendfeier der Kaiserkrönung Ottos des Großen. Erster Teil.'' Graz u. a. 1962, S. 19–30, hier: S. 21.</ref>.
Tali toni di entusiasmo per una realizzazione nazionale nel X secolo, compreso il suo vertice europeo, sono oggi quasi del tutto taciuti nei circoli di studiosi<ref>Gerd Althoff: ''Er teilte die Macht, um zu herrschen.'' In: ''Frankfurter Allgemeine Zeitung'', 24. November 2012, Nr. 275, S. Z3.</ref>. Dagli anni 1980, la prospettiva su Ottone I è cambiata in modo permanente. Gli studi medievali arrivarono a nuove intuizioni sul funzionamento della regalità medievale nel X secolo attraverso indagini sull'organizzazione del governo e sul significato dell'azione cerimoniale e simbolica. Nella doppia biografia di [[Gerd Althoff]] e [[Hagen Keller]] (1985), i primi due ottoniani, Enrico I e Ottone I, non sono più visti come simboli della prima potenza e grandezza della Germania, ma piuttosto come lontani rappresentanti di una società arcaica<ref>Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Heinrich I. und Otto der Große. Neubeginn auf karolingischem Erbe.'' Bd. 1–2, Göttingen u. a. 1985, S. 14.</ref>. Nel 2001 [[Johannes Laudage]] ha considerato il «cambiamento strutturale che Ottone I mirava all'interno della struttura di governo e che alla fine è stato anche largamente attuato» come una delle sue azioni più significative. Questo cambiamento consisteva essenzialmente in una più forte «accentuazione del suo potere decisionale e della sua autorità»<ref>Johannes Laudage: ''Otto der Große. Eine Biographie.'' Regensburg 2001, S. 122 ff.</ref>. Nel 1100º anniversario della nascita di Ottone, [[Matthias Becher]] ha presentato una biografia nel 2012: secondo lo studioso, «i successi di Ottone e l'acquisizione della corona imperiale [...] hanno comunque dato alla storia tedesca un impulso decisivo»<ref>{{Cita|Becher|p. 271}}.</ref>.
=== Dopo Ottone a Magdeburgo ===
[[File:Magdeburg asv2022-08 img30 Magdeburger Reiter.jpg|miniatura| [[Cavaliere di Magdeburgo]]. Copia nel vecchio mercato di [[Magdeburgo]] del 1961 (dopo la nuova doratura nel 2000).]]
A differenza di [[Carlo Magno]], Ottone non divenne mai una figura leggendaria e popolare e tutte le immagini create dal primo imperatore sassone dopo la sua morte sono legate a [[Magdeburgo]]<ref>[[Percy Ernst Schramm]]: ''Die deutschen Kaiser und Könige in Bildern ihrer Zeit: 751–1190.'' München 1983, S. 74.</ref>. L'importanza di Magdeburgo per il regno di Ottone è evidente anche dalla frequenza dei suoi soggiorni: vari documenti e altre registrazioni scritte testimoniano che Ottone Magno visitò la città almeno ventitré volte durante la sua vita. Non ci sono prove di un soggiorno più frequente in nessun altro luogo<ref>Babette Ludowici: ''Die Pfalz Ottos des Großen in Magdeburg.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 391–402, hier: S. 391.</ref>. La commemorazione liturgica della salvezza di Ottone fu mantenuta per secoli dal capitolo della cattedrale di Magdeburgo. Tuttavia, non ci fu mai una elevazione a culto del santo<ref>Rudolf Schieffer: ''Der Platz Ottos des Großen in der Geschichte.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge. Symposion zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' Mainz 2001, S. 17–35, hier: S. 34.</ref>.
Durante il regno dell'arcivescovo [[Arduico di Spanheim|Arduico/Hartwig di Magdeburgo]] (1079-1102) furono coniate monete che mostrano da un lato una vista stilizzata della città con l'iscrizione + MAGAD(A)BVRG, dall'altro l'immagine di un arcivescovo identificato dal suo pastorale, ma attorniato dalla scritta OTTO IM(P) AVGV + (Otto imperator augustus). Queste monete sono associate al 150º anniversario dell'arcidiocesi di Magdeburgo<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 427 f.</ref>.
Nel XII e ancora all'inizio del XIII secolo, sotto l'influenza della fonderia di Magdeburgo, furono prodotte le "ciotole Ottone", che furono ampiamente utilizzate nella zona dell'Elba-Saale e nella regione del Baltico meridionale. Di particolare pregio è una "ciotola Ottone" rinvenuta a [[Halle (Sassonia-Anhalt)|Halle]] e datata intorno al 1200, al centro del quale si trova un [[Medaglia|medaglione]] raffigurante un uomo incoronato con l'iscrizione "OTTO". L'iscrizione HIER(RUSALEM V)ISIO PACIS ("Gerusalemme,, aspetto della Pace") suggerisce un collegamento contestuale con le idee della crociata<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 428.</ref>. Nella Sassonia del XII secolo queste erano dirette soprattutto contro i vicini slavi pagani, a causa dei quali l'arcivescovado aveva perso gran parte delle sue diocesi suffraganee dopo la [[rivolta slava del 983]].
Per la ''[[Sächsische Weltchronik]]'' (Cronaca mondiale sassone), che potrebbe essere stata scritta a Magdeburgo, l'impero di Ottone il Grande era uno dei nove eventi più importanti della storia mondiale dalla nascita di Cristo al 1229<ref>Bernd Schneidmüller: ''Magdeburg und das geträumte Reich des Mittelalters.'' In: Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Heilig – Römisch – Deutsch. Das Reich im mittelalterlichen Europa.'' Dresden 2006, S. 10–43, hier: S. 23.</ref>. Anche la tomba imperiale, che non era stata rialzata dal 1844, era importante per Magdeburgo. Secondo la sua iscrizione tombale, descritta nel 1501, Ottone il Grande era celebrato come “''summus honor patriae''”<ref>Ernst Schubert, Uwe Lobbedey: ''Das Grab Ottos des Großen im Magdeburger Dom.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 381–390, hier: S. 387.</ref>. Intorno al 1240, il [[Cavaliere di Magdeburgo]], il più importante monumento postumo di Ottone il Grande, fu creato a Magdeburgo. La scultura raffigura quasi a grandezza naturale un sovrano alto medievale a cavallo. L'interpretazione della statua equestre, tuttavia, rimane controversa.
Per i cittadini di Magdeburgo, Ottone non era solo considerato il fondatore dell'arcivescovado, ma anche il fondatore della città e un grande elargitore di privilegi. Così, il monumento equestre è stato incluso molto presto in questo filone di significato. La città vedeva il cavaliere come un documento di pietra, un monumento ai privilegi di Ottone il Grande. Nella [[Schöppenchronik]] iniziata a metà del XIV secolo dall'impiegato del consiglio comunale [[Heinrich von Lammespringe]], i privilegi concessi dall'imperatore Ottone sono commemorati nell'anno 938 sotto il titolo "Koning Otto gaf der stad Magdeborch water und weide" (Il re Ottone concesse alla città acqua e pascolo)<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 433.</ref>.
Per commemorare la fondazione di Magdeburgo, la città fece coniare nel 1622 delle monete che divennero note come i talleri "[[Hurenkarren]]" (carro delle prostitute) o "Venus" (Venere), che mostrano l'imperatore a cavallo in armatura con uno scettro<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 435 f.</ref>.
Ottone fu ulteriormente onorato come primo signore della città nel tardo Medioevo fino a quando la città perse la sua indipendenza politica nell'[[abbazia di Berge]] nel 1666. Magdeburgo si affermò ora come città del Brandeburgo, più tardi nello Stato prussiano e città di guarnigione. Monumenti più popolari acquisirono importanza<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 436.</ref>.
Fu solo nel XIX secolo che a Ottone furono dedicati di nuovo monumenti più significativi e trovò la sua strada nella letteratura, che si concentrò in particolare sulla componente psicologica delle lotte di Ottone contro i suoi parenti<ref>Dagmar Jank: ''Die Darstellung Ottos des Großen in der spätmittelalterlichen Historiographie.'' In: ''Archiv für Kulturgeschichte'' 61/1979, S. 69–101, hier: S. 70. Vgl. dazu: ''Lexikon historischer Ereignisse und Personen in Kunst, Literatur und Musik.'' Wien 1956, S. 555 ff.</ref>.
Sotto i governanti [[Federico Guglielmo III di Prussia|Federico Guglielmo III]], [[Federico Guglielmo IV di Prussia|Federico Guglielmo IV]] e [[Guglielmo I di Germania|Guglielmo I]] la cattedrale di Magdeburgo fu più volte rinnovata e restaurata. Anche il monumento equestre venne rinnovato e ricevette un'immagine neogotica in pietra arenaria. Nel 1858, durante la loro visita, i cittadini di Magdeburgo regalarono al principe ereditario e poi imperatore [[Federico III di Germania|Federico III]] e alla sua neo-moglie [[Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha (1840-1901)|Vittoria]], figlia della regina britannica [[Vittoria del Regno Unito|Vittoria]], un [[trionfo da tavola]] che recava l'iscrizione "A voi la felicità di Editha e la fama di Otto per la salvezza vostra e del paese". Questo dono era destinato a commemorare il primo matrimonio del sovrano dei Franchi Orientali della casa sassone con la principessa anglosassone [[Eadgyth|Edith]]<ref>Claus-Peter Hasse: ''Otto der Große und Magdeburg. Das Nachleben eines Kaisers in seiner Stadt.'' In: Matthias Puhle (Hrsg.): ''Otto der Große, Magdeburg und Europa.'' Bd. 1, Mainz 2001, S. 427–443, hier: S. 436 f.</ref>.
Durante l'[[Impero tedesco]], il [[Kulturhistorisches Museum Magdeburg|Museo dell'imperatore Federico di Magdeburgo]], inaugurato nel 1906, fu il momento culminante del ricevimento dell'imperatore Ottone a Magdeburgo. Uno dei pezzi forti del museo è la "Magdeburg Hall", in cui sono tematizzati alcuni momenti salienti della storia della città. Un murale di 120 metri quadrati del [[Pittura storica|pittore storico]] [[Arthur Kampf]] mostra tre scene della vita di Ottone legate alla città: il dipinto di sinistra, intitolato "Ottone I e Edith gestiscono le fortificazioni di Magdeburgo", mostra Ottone, insieme alla sua prima moglie Edith, mentre si fa spiegare un piano da un capomastro in un cantiere. L'immagine centrale, intitolata "Ottone I entra a Magdeburgo come vincitore sugli slavi e i Venedi", raffigura un'entrata trionfale dell'imperatore nel Medioevo. Il terzo quadro, intitolato "Ottone I e Adelaide si congedano dalla tomba di Edith", mostra il sovrano poco prima della sua morte con la sua seconda moglie Adelaide.
Mentre sotto il nazionalsocialismo i luoghi di sepoltura di alcuni sovrani medievali in particolare, come la tomba imperiale [[Dinastia salica|salico]] nella [[cattedrale di Spira]] o la chiesa collegiata di [[Quedlinburg]] con la tomba del re Enrico I, furono o furono modificati strutturalmente in linea con l'ideologia nazionalsocialista, nella cattedrale di Magdeburgo non ci furono interventi su larga scala. Le sculture del cavaliere di Magdeburgo furono trasferite al sicuro nel bunker dell'Elba durante la [[seconda guerra mondiale]] per proteggerle dai bombardamenti. Nel 1961 il gruppo scultoreo del Cavaliere di Magdeburgo fu collocato nell'atrio del ricostruito Museo di Storia della Cultura. Una replica artistica realizzata da [[Heinrich Apel]] è stata dorata.
All'inizio del XXI secolo, tre mostre di Magdeburgo portarono Otto al centro dell'attenzione di un pubblico storicamente interessato e allo stesso tempo vi è stata un'intensificazione della ricerca<ref>Matthias Puhle: ''Die Magdeburger Ausstellungstrilogie zu Otto dem Großen.'' In: Gabriele Köster (Hrsg.): ''Geschichte und kulturelles Erbe des Mittelalters. Umgang mit Geschichte in Sachsen-Anhalt und andernorts.'' Regensburg 2014, S. 79–91.</ref>. Nel 2001 il regno di Otto e il X secolo sono stati collocati in contesti europei e regionali alla mostra di Magdeburgo ''Otto der Große, Magdeburg und Europa''<ref>Nikolaus Jaspert: ''Die Schau als Ereignis: Zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' In: ''Geschichte in Wissenschaft und Unterricht'' 53, 2002, S. 617–621; Ernst-Dieter Hehl: ''Otto der Große, Magdeburg und Europa. Erträge und Perspektiven einer Ausstellung.'' In: ''Sachsen und Anhalt'' 24 (2002/2003), S. 423–437.</ref>. Duecento anni dopo la fine del [[Sacro Romano Impero]], nel 2006, è stata allestita a Magdeburgo una mostra che ha coperto il periodo da Ottone il Grande alla fine del Medioevo. Nel 2012, in occasione del 1100º compleanno di Otto e del 1050º anniversario della sua incoronazione come imperatore nel 962, il [[Kulturhistorisches Museum Magdeburg]] ha allestito una mostra sull'impero del primo millennio. L'attenzione si è concentrata sulla storia delle origini dell'impero da [[Augusto]] al ristabilimento dell'Impero romano d'Occidente nel 962 su basi carolinge da parte di Ottone il Grande. Dal 2006 al 2010, gli scavi sono stati effettuati nella cattedrale di Magdeburgo e nei suoi dintorni, culminati nel 2008 con la scoperta delle ossa della prima moglie di Otto, Edith<ref>Harald Meller, Wolfgang Schenkluhn, [[Boje Schmuhl|Boje E. Hans Schmuhl]] (Hrg.): ''Aufgedeckt II. Forschungsgrabungen am Magdeburger Dom 2006–2009.'' Halle 2009.</ref>. Dal 2018, la città di Magdeburgo e lo stato della Sassonia-Anhalt hanno onorato Ottone con un proprio museo, il [[Dommuseum Ottonianum Magdeburg]].
== Matrimoni e figli ==
Ottone ebbe una relazione, senza vincoli matrimoniali e all'età di sedici anni<ref>{{Cita libro|autore=Carla del Zotto|titolo=[[Roswitha di Gandersheim|Rosvita]]. La poetessa degli imperatori sassoni|editore=Jaca Book|città=Milano|p=92, nota 10|ISBN=978-88-16-43522-3}}</ref>, con una nobile slava prigioniera<ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 35 ({{Cita|Taddei|p. 66}}).</ref><ref>Tietmaro di Merseburgo, ''Chronicon'', II, 35 ({{Cita|Bugiani|p. 177}}).</ref>, forse sorella del principe degli Evelli [[Tugumir]] e della principessa [[Drahomíra (duchessa di Boemia)|Drahomíra]], madre di [[Venceslao I (duca di Boemia)|San Venceslao]] (quest'ultima sorella o zia di Tugumir e di questa principessa dal nome sconosciuto)<ref>{{Cita|Rossi|p. 67, nota 310}}.</ref>. Essi ebbero:
* [[Guglielmo di Magonza|Guglielmo]] (928-968), [[Diocesi di Magonza|arcivescovo di Magonza]] dal 954 alla morte nel 968.
Dal primo matrimonio con [[Eadgyth|Edith]] nel 929 ebbe:
* [[Liudolfo di Svevia|Liudolfo]] ([[930]]-[[957]]), duca di Svevia dal 950 al 954;
* [[Liutgarda (Ottonen)|Liutgarda]] ([[931]]-[[953]]),
Dal secondo matrimonio con [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide di Borgogna]] nel [[951]] ebbe:
* Enrico (952/3-7 aprile, forse del 954), primogenito, morto infante<ref name="Rossi82">Vitichindo di Corvey, ''Res gestae Saxonicae'', II, 12 ({{Cita|Rossi|p. 82}}).</ref><ref name="Rossi82bis">{{Cita|Rossi|p. 82, note 436-437}}.</ref>;
* Bruno (953/4-8 settembre 957), morto infante<ref name="Rossi82"/><ref name="Rossi82bis"/>;
* [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] ([[955]]-[[983]]), [[re dei Franchi Orientali]] dal [[961]] alla morte, [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re degli Italici]] dal [[980]] alla morte e [[Imperatore del Sacro Romano Impero|Imperatore Romano]] dal [[973]] alla morte;
*[[Matilda di Quedlinburg|Matilda]], [[Badesse di Quedlinburg|principessa-badessa di Quedlinburg]] dal 966 alla morte.
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Ottone I di Sassonia
|2 = [[Enrico l'Uccellatore]]
|4 = [[Ottone I di Sassonia (duca)|Ottone l'Illustre]]
|8 = [[Liudolfo di Sassonia]]
|16 = Bruno
|17 = Gisla di Verla
|9 = Oda [[Billunghi|Billung]]
|18 = Billung
|19 = -
|5 = [[Edvige di Babenberg]]
|10 = [[Enrico di Franconia]]
|20 = -
|21 = -
|11 = [[Ingeltrude]]
|22 = [[Eberardo del Friuli]]
|23 = [[Gisella (figlia di Ludovico il Pio)|Gisella]]
|3 = [[Matilde di Ringelheim]]
|6 = [[Teodorico di Ringelheim]]
|12 = Reginhart di Ringelheim
|24 = -
|25 = -
|13 = Matilda
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|27 = -
|7 = Reinilde di Godefrid
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===Relazioni dinastiche franche===
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dod={{Box colorati|verde scuro}}[[Doda di Metz]]<ref>Doda, secondo alcune fonti, era figlia di [[Arnoaldo di Metz]], [[diocesi di Metz|vescovo di Metz]] e [[Marchese|margravio]] della [[Schelda]].</ref><br /><small>''*? †?''</small>{{Fine box colorati}}|
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teo={{Box colorati|viola}}[[Teodorico III]]<br /><small>''*~[[651]] †~[[691]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ans={{Box colorati|verde scuro}}[[Ansegiso]]<br /><small>''*[[612]] †[[685]]''</small>{{Fine box colorati}}|
beg={{Box colorati|rosa}}[[Begga di Andenne]]<br /><small>''*~[[615]] †[[698]]''</small>{{Fine box colorati}}|
gri=<small>{{maiuscoletto|'''[[Grimoaldo I]]'''}}<br />*[[615]] †[[657]]/[[661]]</small>|
ger=<small>{{maiuscoletto|'''[[Gertrude di Nivelles|Gertrude]]'''}}<br />*[[626]] †[[664]]</small>|
boxstyle_clo=background:#9acd32;|boxstyle_gri=background:#dbe;|boxstyle_ger=background:#dbe;}}
{{Albero genealogico|border=0|||||||||||!|||||||||||||!|}}
{{Albero genealogico|border=0||||||||||clo|y|lam|||||||pip|
lam={{Box colorati|arancio}}[[Lamberto II di Hesbaye]]<br /><small>''[[Floruit|fl.]] [[741]]''</small>{{Fine box colorati}}|
clo={{Box colorati|viola}}Clotilde<br /><small>''*~[[670]]''</small>{{Fine box colorati}}|
pip={{Box colorati|celeste}}[[Pipino di Herstal]]<br /><small>''*[[635]] †[[714]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico|border=0||||||,|-|-|-|-|-|-|^|-|-|-|-|-|-|.||||!|}}
{{Albero genealogico|border=0|||||rob||||||||||||rot|y|car|
rob={{Box colorati|arancio}}[[Roberto I di Hesbaye|Roberto I]]<ref>Duca di Haspengau, conte di Oberrheinsgau e Wormsgau.</ref><br /><small>''[[Floruit|fl.]] [[764]]''</small>{{Fine box colorati}}|
rot={{Box colorati|arancio}}[[Rotrude di Treviri]]<br /><small>''*~[[690]] †[[725]]''</small>{{Fine box colorati}}|
car={{Box colorati|celeste}}[[Carlo Martello]]<br /><small>''*[[689]] †[[741]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico|border=0||||||!||||||||||||||||!|}}
{{Albero genealogico|border=0|||||tur||||||ger||||||pip|
tur={{Box colorati|arancio}}[[Turimberto di Hesbaye|Turimberto]]<br /><small>''*? † ''post'' [[770]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ger={{Box colorati|grigio}}[[Geroldo di Vintzgau]]<br /><small>''*? † post [[784]]/[[798]]''</small>{{Fine box colorati}}|
pip={{Box colorati|celeste}}[[Pipino il Breve]]<br /><small>''*[[714]] †[[768]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||!| | | |,|-|-|-|^|-|-|-|.||||!|}}
{{Albero genealogico |border=0|||||ROB| |ADR||||||HIL|y|CHA||||WEL|
ROB={{Box colorati|arancio}}[[Roberto II di Hesbaye|Roberto II]]<br /><small>''*[[770]] †[[807]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ADR={{Box colorati|grigio}}[[Adriano d'Orléans]]<br /><small>''*? † ''ante'' [[821]]''</small>{{Fine box colorati}}|
HIL={{Box colorati|grigio}}[[Ildegarda (moglie di Carlo Magno)|Ildegarda]]<br /><small>''*[[758]] †[[783]]''</small>{{Fine box colorati}}|
CHA={{Box colorati|celeste|fond=#f08080}}[[Carlo Magno]]<br /><small>''*[[742]] †[[814]]''</small>{{Fine box colorati}}|
WEL={{Box colorati|giallo}}[[Guelfo I]]<br /><small>''*? †[[824]]/[[825]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||!||||!| | | |,|-|-|-|-|-|^|-|-|-|.||||!|}}
{{Albero genealogico |border=0|||||ROB|y|WAL||PEP||||||||LOU|y|GIU|
ROB={{Box colorati|arancio}}[[Roberto III di Hesbaye|Roberto III]]<br /><small>''*[[781]]/[[790]] †[[834]]''</small>{{Fine box colorati}}|
WAL={{Box colorati|grigio}}Wiltrude<br /><small>''*[[795]] †[[834]]''</small>{{Fine box colorati}}|
PEP={{Box colorati|celeste}}[[Pipino d'Italia]]<br /><small>''*[[777]] †[[810]]''</small>{{Fine box colorati}}|
LOU={{Box colorati|celeste|fond=#f08080}}[[Ludovico il Pio]]<br /><small>''*[[778]] †[[840]]''</small>{{Fine box colorati}}|
GIU={{Box colorati|giallo}}[[Giuditta di Baviera|Giuditta]]<br /><small>''*[[800]]/805 †[[843]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!||||||!|||||||||,|-|-|^|-|-|.|}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!|||||BER|||EVR|y|GIS||||CHA|
BER={{Box colorati|celeste}}[[Bernardo d'Italia]]<br /><small>''*[[797]] †[[818]]''</small>{{Fine box colorati}}|
GIS={{Box colorati|celeste}}[[Gisella (figlia di Ludovico il Pio)|Gisella]]<br /><small>''*[[818]]/[[820]] †[[876]]''</small>{{Fine box colorati}}|
EVR={{Box colorati|sabbia}}[[Eberardo del Friuli]]<br /><small>''*~[[820]] †[[866]]''</small>{{Fine box colorati}}|
CHA={{Box colorati|celeste|fond=#f08080}}[[Carlo il Calvo]]<br /><small>''*[[823]] †[[877]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!||||||!|||||||!||||||||!|}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!|||||PEP|||||ING|y|HEN|||!|
PEP={{Box colorati|celeste}}[[Pipino I di Vermandois]]<br /><small>''*~[[815]] †''post'' [[850]]''</small>{{Fine box colorati}}|
HEN={{Box colorati|salmone}}[[Enrico di Franconia]]<br /><small>''*? †[[886]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ING={{Box colorati|sabbia}}[[Ingeltrude]]<br /><small>''*? †?''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!||||||!|||||||||!|||||LOU|
LOU={{Box colorati|celeste}}[[Luigi II di Francia]]<br /><small>''*[[846]] †[[879]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0|||||||ROB||||HER|||OTT|y|HED|||||!|
HER={{Box colorati|celeste}}[[Erberto I di Vermandois|Erberto I]]<br /><small>''*? †[[907]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ROB={{Box colorati|arancio}}[[Roberto il Forte]]<br /><small>''*[[820]] †[[866]]''</small>{{Fine box colorati}}|
OTT={{Box colorati|verde}}[[Ottone I di Sassonia (duca)|Ottone I di Sassonia]]<br /><small>''*~[[851]] †[[912]]''</small>{{Fine box colorati}}|
HED={{Box colorati|salmone}}[[Edvige di Babenberg|Edvige]]<br /><small>''*[[856]] †[[903]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||!||||||!|||||||!||||||||!|}}
{{Albero genealogico |border=0|||||||ROB|~|y|~|BEA|||||HEN||||||CHA|
HEN={{Box colorati|verde}}[[Enrico I di Sassonia|Enrico I]]<br /><small>''*[[876]] †[[936]]''</small>{{Fine box colorati}}|
BEA={{Box colorati|celeste}}[[Beatrice di Vermandois|Beatrice]]<br /><small>''*~[[880]] † post [[931]]''</small>{{Fine box colorati}}|
ROB={{Box colorati|arancio}}[[Roberto I di Francia]]<br /><small>''*[[866]] †[[923]]''</small>{{Fine box colorati}}|
CHA={{Box colorati|celeste}}[[Carlo III di Francia|Carlo III]]<br /><small>''*[[879]] †[[929]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0|||||||||||!||||||,|-|-|-|+|-|-|-|.||||!|}}
{{Albero genealogico |border=0||||||||||HUG|~|y|~|HED||OTT||GER|y|LOU|
HUG={{Box colorati|arancio}}[[Ugo il Grande (duca di Borgogna)|Ugo il Grande]]<br /><small>''*~[[898]] †[[956]]''</small>{{Fine box colorati}}|
HED={{Box colorati|verde}}[[Edvige di Sassonia|Edvige]]<br /><small>''*[[922]] †~[[965]]''</small>{{Fine box colorati}}|
LOU={{Box colorati|celeste}}[[Luigi IV di Francia|Luigi IV]]<br /><small>''*[[920]] †[[954]]''</small>{{Fine box colorati}}|
OTT={{Box colorati|verde|fond=#e74542}}'''OTTONE I'''<br /><small>''*[[912]] †[[973]]''</small>{{Fine box colorati}}|
GER={{Box colorati|verde}}[[Gerberga di Sassonia|Gerberga]]<br /><small>''*[[913]]/[[914|14]] †[[969]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0| | ||||| | | | | | | |!| | | | | | |!| | | | | |!|}}
{{Albero genealogico |border=0| | | ||||| | | | | | HUG | || | | OTT | | | | LOT|
OTT={{Box colorati|verde|fond=#e74542}}[[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]<br /><small>''*~[[955]] †[[983]]''</small>{{Fine box colorati}}|
HUG={{Box colorati|blu}}[[Ugo Capeto]]<br /><small>''*~[[940]] †[[996]]''</small>{{Fine box colorati}}|
LOT={{Box colorati|celeste}}[[Lotario IV]]<br /><small>''*[[941]] †[[986]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0| |||| | | || | | | | | | | | | | | |!| | | | | |!|}}
{{Albero genealogico |border=0| | ||||| | | | | | | | | | | | | |OTT| | | | LUI|
OTT={{Box colorati|verde|fond=#e74542}}[[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]<br /><small>''*[[980]] †[[1002]]''</small>{{Fine box colorati}}|
LUI={{Box colorati|celeste}}[[Luigi V di Francia|Luigi V]]<br /><small>''*~[[967]] †[[987]]''</small>{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0| ||| ||| | | | | | | | | | | | | | |!| | | | |arr|
arr={{simbolo|Octicons-arrow-small-down.svg|10}}}}
{{Albero genealogico |border=0| | ||| ||| | | | | | | | | | | | |ENR| | | |CAP|
ENR={{Box colorati|verde|fond=#e74542}}[[Enrico II il Santo]]<br /><small>''*~[[975]] †[[1024]]''</small>{{Fine box colorati}}|
CAP={{Box colorati|blu}}''[[Ugo Capeto]]''{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico |border=0| ||| ||| | | | | | | | | | | | | |arr|| | | | ||
arr={{simbolo|Octicons-arrow-small-down.svg|10}}}}
{{Albero genealogico |border=0| | | ||| ||| | | | | | | | | | | |SAL|
SAL={{Box colorati|transp}}''[[Dinastia salica]]''{{Fine box colorati}}|
}}
{{Albero genealogico/fine}}
</div>
== Note ==
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== Bibliografia ==
=== Documenti e regesta ===
* [[Theodor von Sickel]] (Hrsg.): ''Diplomata 12: Die Urkunden Konrad I., Heinrich I. und Otto I. (Conradi I., Heinrici I. et Ottonis I. Diplomata)''. Hannover 1879 ([[Monumenta Germaniae Historica]], [https://www.dmgh.de/mgh_dd_ko_i__dd_h_i__dd_o_i/index.htm#page/III/mode/1up versione digitale])
* [[Johann Friedrich Böhmer]], [[Emil von Ottenthal]], [[Hans Heinrich Kaminsky]] (Bearb.): ''Regesta Imperii II, 1.'' ''Die Regesten des Kaiserreiches unter Heinrich I. und Otto I.'', Hildesheim 1967.
* [[Regesta Imperii]]
=== Fonti letterarie ===
* [[Roswitha di Gandersheim|Rosvita di Gandersheim]]: ''Gedicht über Gandersheims Gründung und die Taten Kaiser Oddo I.'' (= ''Geschichtschreiber der deutschen Vorzeit.'' Bd. 32). Übersetzt von Theodor Pfund, neu bearbeitet von Wilhelm Wattenbach, Leipzig 1941.
* {{Cita libro|autore=Liudprand von Cremona|wkautore=Liutprando di Cremona|sezione=Antapodosis|titolo=Die Werke|edizione=dritte Auflage herausgegeben von Joseph Becker|url=https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_41/#page/(1)/mode/1up|città= Hannover und Leipzig|editore=Hahnsche Buchhandlung|anno=1915|lingua=la|pp=1–158|postscript=nessuno}} («Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum ex ''[[Monumenta Germaniae Historica|Monumentis Germaniae Historicis]]'' separatim editi»).
**[[Liutprando da Cremona]], Alessandro Cutolo (a cura di), Tutte le opere: [[Antapodosis|La restituzione]] - Le gesta di Ottone I - La relazione di un'ambasciata a Costantinopoli, traduzione di Alessandro Cutolo, Milano, [[Bompiani]], 1945.
** {{Cita libro|autore=Liutprando|titolo=Antapodosis|edizione=a cura di [[Paolo Chiesa]], con una introduzione di [[Girolamo Arnaldi]]|città=Milano|editore=Mondadori, [per] Fondazione Lorenzo Valla|anno=2015|lingua=la, it|isbn=978-88-04-52190-7}}
* {{Cita libro|autore=Thietmar von Merseburg|wkautore=Tietmaro di Merseburgo|titolo=Die Chronik des Bischofs Thietmar von Merseburg und ihre Korveier Überarbeitung|url=https://www.dmgh.de/mgh_ss_rer_germ_n_s_9/index.htm#page/(III)/mode/1up|edizione=herausgegeben von Robert Holtzmann|lingua=la|postscript=nessuno}}, in {{Cita libro|titolo=[[Monumenta Germaniae Historica|Monumenta Germaniae Historica inde ab anno Christi quingentesimo usque ad annum millesimum et quingentesimum]]. Scriptores rerum Germanicarum|volume=n. s., vol. 9|città=Berlin|editore=Weidmannsche Buchhandlung|anno=1935}}
** {{Cita libro|autore=Thietmar di Merseburg|titolo=Cronaca|edizione=introduzione e traduzione di Matteo Taddei, presentazione di Mauro Ronzani, appendice di Paolo Rossi|città=Pisa|editore=Pisa University Press|anno=2018|isbn=978-88-333-9085-7|postscript=nessuno|cid=Taddei}} («Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo»).
** {{Cita libro|autore=Tietmaro di Merseburgo|titolo=Chronicon. L'anno Mille e l'impero degli Ottoni|edizione=testo latino con traduzione italiana, prefazione, saggio introduttivo e commento di Piero Bugiani|città=Viterbo|editore=Vocifuoriscena|anno=2020|lingua=la, it|isbn=978-88-99959-29-6|postscript=nessuno|cid=Bugiani}} («Bifröst. Germanica»).
* [[Vitichindo di Corvey]]: ''Die Sachsengeschichte des Widukind von Corvey.'' In: ''Quellen zur Geschichte der sächsischen Kaiserzeit'' (= ''Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mittelalters.'' ''Freiherr vom Stein-Gedächtnisausgabe.'' Bd. 8). Übersetzt von Albert Bauer, Reinhold Rau. 5. gegenüber der 4. um einen Nachtrag erweiterte Auflage. Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2002, ISBN 3-534-01416-2, S. 1–183.
** {{Cita libro|autore=Widukind di Corvey|wkautore=Vitichindo di Corvey|titolo=Le imprese dei Sassoni|edizione=introduzione, traduzione e note a cura di Paolo Rossi|città=Pisa|editore=Pisa University Press|anno=2021|isbn=978-88-333-9512-8|postscript=nessuno|cid=Rossi}} («Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo»).
=== Biografie ===
* {{NDB|19|656|660|Otto I., der Große|Gerd Althoff|118590758}}
* {{Cita libro|autore=Matthias Becher|titolo=Otto der Grosse Kaiser und Reich. Eine Biographie|città=München|editore=C. H. Beck Verlag|anno=2012|lingua=de|isbn=978-3-406-63061-3|postscript=nessuno|cid=Becher}} ([http://hsozkult.geschichte.hu-berlin.de/rezensionen/2012-4-093 recensione]).
* {{De}}[[Rudolf Köpke]]/[[Ernst Dümmler]]: ''Kaiser Otto der Große.'' Darmstadt 1962, Nachdruck der 1. Auflage, Leipzig 1876.
* {{De}}[[Johannes Laudage]]: ''Otto der Große: (912–973).'' ''Eine Biographie.'' Pustet, Regensburg 2001, ISBN 3-7917-1750-2. ([http://hsozkult.geschichte.hu-berlin.de/rezensionen/type=rezbuecher&id=1033 Rezension])
* {{De}}Dietmar Salewsky: ''Otto I. Leben und Wirken eines Herrschers im Spiegel der Quellen.'' WBG, Darmstadt 2020, ISBN 978-3-534-40330-1.
* {{De}}[[Bernd Schneidmüller]]: ''Otto I.'' In: Bernd Schneidmüller, [[Stefan Weinfurter]] (Hrsg.): ''Die deutschen Herrscher des Mittelalters.'' ''Historische Porträts von Heinrich I. bis Maximilian I. (919–1519).'' Beck, München 2003, ISBN 3-406-50958-4, S. 35–61.
===
* {{Cita libro|autore=Gerd Althoff|titolo=Die Ottonen. Königsherrshaft ohne Staat|edizione=2|città=Stuttgart|editore=W. Kohlhammer Verlag|anno=2005|annooriginale=2000|lingua=de|isbn=3-17-015322-6|cid=Althoff 2005}}
* {{De}}[[Helmut Beumann]]: ''Die Ottonen.'' 5. Auflage. Kohlhammer, Stuttgart u. a. 2000, ISBN 3-17-016473-2.
* {{Cita libro|autore=Tina Bode|titolo=König und Bischof in ottonischer Zeit. Herrschaftspraxis, Handlungsspielräume, Interaktionen|città=Husum|editore=Matthiesen Verlag|anno=2015|lingua=de|isbn=978-3-7868-1506-8|cid=Bode}}
* {{De}}Joachim Henning (Hrsg.): ''Europa im 10.'' ''Jahrhundert. Archäologie einer Aufbruchszeit: Internationale Tagung in Vorbereitung der Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“.'' Von Zabern, Mainz am Rhein 2002, ISBN 3-8053-2872-9.
* {{De}}[[Hagen Keller]]: ''Die Ottonen.'' Beck, München 2001, ISBN 3-406-44746-5.
** {{cita libro|autore=Hagen Keller|wkautore=Hagen Keller|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|città=Roma|editore=Carocci Editore|anno=2012|isbn=978-88-430-5714-6|sbn=VEA1064889|cid=Keller, 2012}}
* {{De}}Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Die Zeit der späten Karolinger und der Ottonen.'' ''Krisen und Konsolidierungen 888–1024'' (= ''Gebhardt.'' ''Handbuch der deutschen Geschichte.'' Bd. 3). 10., völlig neu bearbeitete Auflage. Klett-Cotta, Stuttgart 2008, ISBN 978-3-608-60003-2.
* {{De}}Gerd Althoff, Hagen Keller: ''Heinrich I. und Otto der Große.'' ''Neubeginn und karolingisches Erbe'' (= ''Persönlichkeit und Geschichte.'' ''Biographische Reihe.'' Bd. 122/123). 3. verbesserte Auflage, Muster-Schmidt, Göttingen u. a. 2006, ISBN 3-7881-0122-9.
* {{De}}[[Ludger Körntgen]]: ''Ottonen und Salier.'' 3. durchgesehene und bibliographisch aktualisierte Auflage, Wissenschaftliche Buchgesellschaft. Darmstadt 2010, ISBN 978-3-534-23776-0.
* {{De}}[[Matthias Puhle]] (Hrsg.): ''Otto der Große.'' ''Magdeburg und Europa. Katalog zur 27. Ausstellung des Europarates, Landesausstellung Sachsen-Anhalt, Kulturhistorisches Museum Magdeburg, 27. August–2. Dezember 2001. Katalog-Handbuch in zwei Bänden.'' Von Zabern, Mainz am Rhein 2001, ISBN 3-8053-2616-5. ([http://hsozkult.geschichte.hu-berlin.de/rezensionen/type=rezbuecher&id=882 Rezension])
* {{De}}Matthias Puhle, Gabriele Köster (Hrsg.): ''Otto der Große und das Römische Reich.'' ''Kaisertum von der Antike bis zum Mittelalter.'' Schnell & Steiner, Regensburg 2012 (= Katalog zur Landesausstellung Sachsen-Anhalt 2012, Kulturhistorisches Museum Magdeburg, 27. August – 9. Dezember 2012).
* {{En}}[[Timothy Reuter]] (Hrsg.): ''[[The New Cambridge Medieval History]] 3. c. 900–1024.'' Cambridge University Press, Cambridge 1999, ISBN 0-521-36447-7.
* {{De}}Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter, [[Hartmut Leppin]] (Hrsg.): ''Kaisertum im ersten Jahrtausend.'' ''Wissenschaftlicher Begleitband zur Landesausstellung „Otto der Große und das Römische Reich. Kaisertum von der Antike zum Mittelalter“.'' Schnell & Steiner, Regensburg 2012, ISBN 978-3-7954-2509-8.
* {{De}}Bernd Schneidmüller, Stefan Weinfurter (Hrsg.): ''Ottonische Neuanfänge'' (= ''Symposion zur Ausstellung „Otto der Große, Magdeburg und Europa“''). Von Zabern, Mainz am Rhein 2001, ISBN 3-8053-2701-3.
* {{De}}[[Hans K. Schulze]]: ''Hegemoniales Kaisertum.'' ''Ottonen und Salier'' (= ''Das Reich und die Deutschen.'' Bd. 3). Siedler, Berlin 1991, ISBN 3-88680-307-4.
* {{De}}Harald Zimmermann (Hrsg.): ''Otto der Große'' (= ''Wege der Forschung.'' Bd. 450). Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1976, ISBN 3-534-06749-5.
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|s=la:Scriptor:Otto I Magnus}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{DNB-Portal|118590758}}
* Urkunde Ottos I. für Stift Geseke, 25. Juni 958, [http://lba.hist.uni-marburg.de/lba-cgi/kleioc/0010KlLBA/exec/showrecord/zugangsnummer/%228598%22 Digitalisat] der Abbildung im [[Lichtbildarchiv älterer Originalurkunden]] der [[Philipps-Universität Marburg]]
{{Box successione
|tipologia = regnante
|carica = [[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore dei Romani]]
|periodo = [[962]] – [[973]]<br /><small>connessione perpetua fra<br />[[Sovrani di Germania|corona tedesca]] e [[Elenco di monarchi italiani|corona italiana]]</small>
|precedente = ''Titolo vacante''<br /><small>([[Berengario del Friuli]] fino al [[924]])</small>
|successivo = [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]
|coreggente = il figlio Ottone II dal [[25 dicembre]] [[967]]
}}
{{Box successione
|
|carica = [[Re dei Franchi Orientali]]
|periodo = [[936]] – [[973]]
|precedente = [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]]
|
}}
{{Box successione
|
|
|
|
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}}
{{Box successione
|tipologia = titolo nobiliare
|carica = [[Elenco dei regnanti di Sassonia|Duca di Sassonia]]<br/>(come '''Ottone II''')
|periodo = [[936]] – [[965]]
|precedente = [[Enrico I di Sassonia|Enrico I]]
|successivo = [[Ermanno di Sassonia]]
}}
{{Re d'Italia}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Imperatori del Sacro Romano Impero]]
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