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|AnnoNascita = 1902
|LuogoMorte = Bruxelles
|LuogoMorteLink = Bruxelles (comune)
|GiornoMeseMorte = 4 giugno
|AnnoMorte = 1968
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|Attività = filosofo
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = di origini [[russiaRussia|russe]], considerato, soprattutto in Francia, uno dei maggiori interpreti della lezione [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|hegeliana]]
|Immagine=Alexandre Kojève.jpg
}}
 
== Biografia ==
Nato da una famiglia di commercianti, nipote del pittore [[Vasilij Kandinskij]], Kojève dimostra sin da piccolo una precoce vivacità intellettuale. Il padre morì sul fronte durante il [[Guerra russo-giapponese|conflitto russo-nipponico]], e poco dopo la madre sposò un commilitone del marito di nome Lemkul, il quale garantì ad Alexandre un'adolescenza agiata e ricca di stimoli culturali.
 
Da adolescente comincia a redigere il suo ''Diario del filosofo'', in cui annota non solo le proprie vicende biografiche ma anche le prime riflessioni filosofiche. Dopo la [[Rivoluzione d'Ottobreottobre]] viene scoperto e arrestato dalla polizia bolscevica per aver preso parte al mercato nero. Abbandona la [[Russia]] nel [[1920]], per poter continuare gli studi universitari che a Mosca gli venivano negati.
 
Decide così di partire con l'amico Georg Witt: dopo un lungo e avventuroso viaggio (in [[Polonia]] finisce in carcere con l'accusa di essere una spia bolscevica), giunge in [[Germania]]. Studia a [[Berlino]] ede a [[Heidelberg]], laurendosilaureandosi con [[Karl Jaspers]] con una tesi su [[Vladimir Sergeevič Solov'ëv|Solov'ëv]]. Dopo gli studi universitari decide di trasferirsi a [[Parigi]], nel [[1926]]. Qui frequenta l'amico [[Alexandre Koyré]], il quale nel [[1933]] lascia la cattedra presso l'[[École Pratique des Hautes Études]] per un incarico al [[Cairo]], chiedendo a Kojève di sostituirlo e nel [[1933]] egli assume la cattedra vacante dando così il via al leggendario seminario kojèviano sulla ''[[Fenomenologia dello spirito]]'' di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]].{{#tag:ref|"Ah sì, era molto bello all'École Pratique des Hautes Études, vi ho introdotto l'usanza di fumare durante i corsi. Poi si andava tutti a cena insieme con Lacan, Queneau, Bataille in un ristorante greco del quartiere che esiste ancora, l'Athènes. Com'era avvenuto tutto questo? Bisogna fare un passo indietro".<ref>Kojève A., ''Entretien avec Gilles Lapouge'', in "La Quinzaine littéraire", 1-15 luglio 1968, pp. 2-3. L'intervista è stata ripubblicata nel numero 500 del gennaio 1988, della medesima rivista, col titolo "Kojève: Les philosophes ne m'intèressent pas, je cherche des sages"; (Trad. it.: Kojève A., ''Il silenzio della tirannide'', Adhelphi, Milano, 2004, pp. 233-241)</ref>}}
 
"Ah si, era molto bello all'École Pratique des Hautes Études, vi ho introdotto l'usanza di fumare durante i corsi. Poi si andava tutti a cena insieme con Lacan, Queneau, Bataille in un ristorante greco del quartiere che esiste ancora, l'Athènes. Com'era avvenuto tutto questo? Bisogna fare un passo indietro".<ref>Kojève A., ''Entretien avec Gilles Lapouge'', in "La Quinzaine littéraire", 1-15 luglio 1968, pp. 2-3. L'intervista è stata ripubblicata nel numero 500 del gennaio 1988, della medesima rivista, col titolo "Kojève: Les philosophes ne m'intèressent pas, je cherche des sages"; (Trad. it.: Kojève A., ''Il silenzio della tirannide'', Adhelphi, Milano, 2004, pp. 233-241)</ref>
 
Trattandosi di una cattedra di filosofia delle religioni, era necessario mettere in evidenza le idee religiose di Hegel, inserendosi nel solco ermeneutico tracciato dai suoi predecessori; ma a differenza di Koyré, che aveva commentato i testi anteriori alla ''Fenomenologia dello Spirito'', Kojève dedicò la sua attenzione interamente a quest'ultima opera. Quel che ne emerse fu molto di più di un commento in chiave religiosa, perché, come ebbe a dire lo stesso autore, nel riassunto del corso 1933-1934, "...il metodo di cui Hegel si serve nella ''Fenomenologia'' non consente di isolare le parti religiose, ed è stato dunque necessario commentare l'insieme dell'opera<ref>A. Kojève, ''Introduzione alla lettura di Hegel'', Adelphi, Milano, 1966, p.72</ref>
 
Le lezioni si protrarranno fino al [[1939]], diventando un punto di riferimento della filosofia francese (ma non solo) del Novecento. Queste lezioni furono seguite da intellettuali quali [[Raymond Queneau]], [[Georges Bataille]], [[Raymond Aron]], [[Roger Caillois]], [[Michel Leiris]], [[Henry Corbin]], [[Léon Poliakov]], [[Maurice Merleau-Ponty]] e [[Jacques Lacan]] (ma vi passarono a volte anche [[André Breton]] e [[Hannah Arendt]]).
 
Il 4 dicembre [[1937]] Kojève tenne una conferenza al "[[Collège de sociologie]]" dal titolo ''Le concezioni hegeliane''. Scrive [[Roger Caillois]]: «Questa conferenza ci sconvolse, non solo per il vigore intellettuale di Kojève, ma per le sue stesse conclusioni. Lei [Gilles Lapouge] ricorderà che Hegel parla dell'uomo a cavallo che segna la [[fine della storia]] e della filosofia. Per Hegel, quell'uomo era [[Napoleone]]. Ebbene! Kojève ci svelò quel giorno che Hegel, pur avendo avuto una giusta intuizione, si era sbagliato di un secolo: l'uomo della fine della storia non era Napoleone, ma [[Stalin]]»<ref>cit. da ''Le concezioni hegeliane'', in ''Il Collegio di Sociologia'', p. 107.</ref>.
 
Negli anni Quaranta del Novecento Kojève iniziò a indicare come modello poststorico l’''[[American way of life]]'' e a identificare lo Stato Universale Omogeneo con la piena realizzazione del progresso dello Stato moderno.
Durante la [[Seconda guerra mondiale|guerra]], si rifugiò per un periodo a [[Marsiglia]], dov'era anche il suo amico [[Léon Poliakov]] con il quale collaborerà alla Resistenza. Finita la guerra, Kojève entra a far parte dell'Amministrazione francese, ricoprendo il ruolo di alto funzionario dello Stato. Da quel momento dirà che gli era possibile dedicarsi alla filosofia solo di domenica - da cui il soprannome datogli da Raymond Queneau "il filosofo della domenica".<ref>{{cita web|autore=Marco Filoni|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/libri/filosofo-della-domenica-vita-pensiero-alexandre-kojeve/|titolo=Il filosofo della domenica. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève|accesso=26 ottobre 2012|editore=[[il Fatto Quotidiano]].it|data=29 gennaio 2012}}</ref> In realtà continuò a dialogare con importanti filosofi, da [[Leo Strauss]] a [[Carl Schmitt]], e a scrivere saggi che verranno pubblicati soprattutto postumi. Muore a [[Bruxelles]] nel [[1968]].
 
Durante la [[Seconda guerra mondiale|guerra]], si rifugiò per un periodo a [[Marsiglia]], dov'era anche il suo amico [[Léon Poliakov]] con il quale collaborerà alla Resistenza.
 
Durante la [[Seconda guerra mondiale|guerra]], si rifugiò per un periodo a [[Marsiglia]], dov'era anche il suo amico [[Léon Poliakov]] con il quale collaborerà alla Resistenza. Finita la guerra, Kojève entra a far parte dell'Amministrazione francese, ricoprendo il ruolo di alto funzionario dello Stato. Da quel momento dirà che gli era possibile dedicarsi alla filosofia solo di domenica - da cui il soprannome datogli da Raymond Queneau "il filosofo della domenica".<ref>{{cita web|autore=Marco Filoni|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/libri/filosofo-della-domenica-vita-pensiero-alexandre-kojeve/|titolo=Il filosofo della domenica. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève|accesso=26 ottobre 2012|editore=[[il Fatto Quotidiano]].it|data=29 gennaio 2012}}</ref> In realtà continuò a dialogare con importanti filosofi, da [[Leo Strauss]] a [[Carl Schmitt]], e a scrivere saggi che verranno pubblicati soprattutto postumi. Muore a [[Bruxelles]] nel [[1968]].
 
Nel 1959 dopo un viaggio in Giappone, la civiltà giapponese gli appare forma ultima della realizzazione della fine della storia, espressione del darsi gratuito, non più legato alle logiche del lavoro, della negatività.
 
Morì a [[Bruxelles]] nel [[1968]].
 
==Introduzione alla lettura di Hegel==
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[[Categoria:Filosofi russi del XX secolo]]
[[Categoria:Idealismo francese]]