Basilio Leto: differenze tra le versioni
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Nato nel 1819 da una famiglia distinta di [[Masserano]], frequentò il seminario di [[Arcidiocesi di Vercelli|Vercelli]], dove fu ordinato sacerdote ed entrò nella congregazione diocesana degli oblati dei Santi Eusebio e Carlo di Vercelli, considerata vicina alla [[Compagnia di Gesù]], di cui erano nemici i liberali.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, p. 282</ref>
Dal 1845 al 1873 fu parroco di [[Trino|Trino Vercellese]]. Nel 1861, alla morte di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Cavour]] si rifiutò di recitare l'orazione funebre, in quanto lo considerava colpevole di una politica avversa alla chiesa e [[scomunica]]to. Il 27 luglio il consiglio comunale di Trino si riunì in seduta straordinaria sotto la presidenza del sindaco avvocato Marcello Fracassi e approvò all'unanimità, 11 presenti su 20, un documento in cui stigmatizzava l'operato del parroco.<ref>{{Cita web|url=https://www.lasesia.it/cultura/2021/04/07/news/la-traccia-indelebile-del-conte-di-cavour-sul-territorio-trinese-103670/|titolo=La "traccia" indelebile del Conte di Cavour sul territorio trinese
Eletto vescovo di [[Diocesi di Biella|Biella]] da papa Pio IX il 25 luglio 1873, entrò in diocesi il 7 settembre dello stesso anno, ma non avendo ancora ottenuto il regio ''[[exequatur]]'' prese provvisoria dimora nel seminario maggiore. Per l{{'}}''exequatur'' dovette attendere oltre tre anni, in cui gli fu impedito di godere del palazzo vescovile e dei beni della mensa vescovile.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985, pp. 363-364</ref> [[Quintino Sella]] espresse le sue riserve su un vescovo nominato «dal solo papa (o meglio Don Bosco) senza presentazione del governo», riconoscendo l'influenza di don [[Giovanni Bosco]] a vantaggio del clero intransigente.<ref>''Epistolario inedito di Quintino Sella'', Torino, 1927, p. 275 cit. da Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, pp. 281-284</ref>
Si contrappose all'episcopato filogiansenista del suo predecessore [[Giovanni Pietro Losana]] e adottò per il seminario i testi dei [[neotomismo|neotomisti]] romani e napoletani invece dei testi [[Antonio Rosmini|rosminiani]] e persino
Celebrò il secondo sinodo diocesano nel 1882, in cui fra gli altri provvedimenti approvò un'associazione di preti diocesani che si dedicavano alla predicazione di missioni nelle parrocchie.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985,
Pur pastore di una diocesi che per via dell'industrializzazione era attraversata dal [[movimento operaio]], dimostrò una certa ostilità, soprattutto con la proibizione per le bandiere operaie di entrare in chiesa.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, p. 213</ref> Quest'atto segnerà la rottura fra i cattolici e la grande maggioranza del movimento operaio, che espresse tendenze [[Giuseppe Mazzini|mazziniane]], [[Socialismo|socialiste]] e anche apertamente [[Anticlericalismo|anticlericali]]. ''Biella Cattolica'', il giornale diocesano, sospettava le società operaie di essere inclini alla [[massoneria]] e le considerava in contrapposizione con le antiche confraternite religiose, che avevano anche scopi di mutuo soccorso. Secondo il diritto canonico potevano entrare in chiesa soltanto le bandiere e gli stendardi che erano stati benedetti e si potevano benedire solo quelle insegne che avevano simboli religiosi o appartenevano a confraternite erette canonicamente. Gli operai reclamano la benedizione, facendo leva sulla bontà dei fini civili delle loro società, in una testimonianza della crescente secolarizzazione e nel contempo di una volontà di non essere esclusi dalla chiesa, ai cui precetti e soprattutto alla carità e al soccorso fraterno si richiamano.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, pp. 272, 378</ref><ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985, pp. 237-240, 368-370</ref><ref>Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, pp. 282-283</ref> La questione delle bandiere si trascinò a lungo: nel 1895 sarà indetto a [[Mosso (Valdilana)|Mosso]] un congresso per le bandiere, in cui gli interventi saranno ispirati a un anticlericalismo lampante. Al congresso seguiranno l'astensione dalla partecipazione ai funerali religiosi e le prime sepolture civili, in cui gli operai accompagneranno al cimitero le salme dei soci, con le bandiere e le bande musicali, ma senza l'intervento del clero.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985, pp. 246-253</ref>
Promosse l'attività sociale dell'[[Opera dei congressi e dei comitati cattolici|Opera dei Congressi]], la cui delegazione diocesana biellese fu costituita nel 1878,<ref>{{Cita web|url=https://www.tesionline.it/tesi/preview/occupanti-tedeschi-fascisti-repubblicani-e-movimento-partigiano-una-mediazione-cattolica-a-biella-il-caso-di-radio-baita/53107/7|titolo=Occupanti tedeschi, fascisti repubblicani e movimento partigiano: una mediazione cattolica a Biella. Il caso di radio Baita.}}</ref> con cui volle rilanciare l'associazionismo cattolico, per contrastare l'ascendente delle società operaie di ispirazione laica e anticlericale: durante il suo episcopato furono fondate la Società operaia di mutuo soccorso di Santo Stefano di Biella e la Società operaia di Sant'Anna del [[Piazzo (Biella)|Piazzo]].<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, p. 285</ref>
Fu attivo nella diffusione della stampa cattolica, prima con la fondazione de ''Il Biellese'', organo della diocesi di Biella fondato nel [[1882]],<ref>Interruppe poi le pubblicazioni nel 1883, ma rinacque nel 1887 con la testata ''Biella Cattolica'', che nel 1902 riprese l'antico nome de ''Il Biellese''</ref> poi con ''L'Oropa'', uscito dal 1884 al 1886, ed espressione del [[cattolicesimo intransigente]].<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, p. 286</ref><ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985, pp. 405-414</ref> La stampa cattolica si contrapponeva al giornale mazziniano ''La Sveglia'', ferocemente anticlericale, di cui il vescovo proibì la lettura: secondo ''La Sveglia'' le dottrine di Cristo si potevano compendiare in una sola parola: "democrazia", ma
Nel 1877 diede alle stampe un corposo Proprio<ref>Il Proprio è un'aggiunta ai libri liturgici che include feste per una Chiesa locale.</ref> per la diocesi di Biella, con il titolo ''Officia in ecclesia bugellensi'', che prevede ben 130 feste di santi.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, pp. 474-475</ref> Nel 1874 aveva inaugurato il culto liturgico al beato [[Agostino de Fango]], in seguito a ricerche storiche già incominciate durante l'episcopato precedente. Volle che quest'inaugurazione riuscisse imponente e nell'occasione convennero a Biella dieci vescovi piemontesi.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, p. 476</ref> Altra devozione cara al vescovo fu quella al Sacro Cuore di Gesù, che diffuse in quasi tutte le parrocchie biellesi.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Il giansenismo nel Biellese'', Biella, 1978, p. 292</ref>
<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Uomini tempi e ambienti operai che hanno preparato Oreste Fontanella'', Biella, 1985, pp. 388-389</ref>
Decretò l'erezione delle parrocchie di
Fondò il collegio De Fangis, superando l'impostazione del ginnasio-liceo del seminario voluto da Losana, che aveva rivendicato un ruolo attivo della diocesi nell'istruzione nei tempi in cui lo Stato istituiva scuole laiche. Il collegio De Fangis, considerato il terzo seminario, dopo il Seminario maggiore e quello minore per la formazione dei sacerdoti, era destinato agli alunni che non avrebbero potuto frequentare un'università e diventerà noto poi come l'istituto del padre Gurgo, dal nome del direttore, il [[Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri|filippino]] Agostino Gurgo.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, p. 303</ref>
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Durante il suo episcopato il [[Santuario di Oropa]], che per sfuggire agli incameramenti previsti dalle [[Eversione dell'asse ecclesiastico|leggi eversive]] era stato fittiziamente trasformato in ospizio mediante una finzione giuridica, si dotò di uno Statuto organico che ne alterava ulteriormente il suo carattere di chiesa, riducendo a due i canonici nel consiglio di amministrazione, negando la presidenza al vescovo e diminuendo il numero di preti collegiali in servizio a Oropa. Se nel 1868 far passare Oropa come un ospizio aveva salvato il santuario dalla soppressione, nel 1878, facendo leva sulla pretesa natura di ospizio, lo Statuto intendeva trasformare il santuario in ciò che non era, negandone la storia.<ref>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, pp. 511-516</ref><ref>Mario Trompetto, ''Storia del Santuario d'Oropa'', Biella, Giovannacci, 1983, pp. 386-395</ref>
I suoi rapporti con il capitolo cattedrale non furono buoni, tanto che il vescovo intentò una causa a Roma contro il capitolo, perdendola. I canonici scrissero al vescovo che si voleva «rompere quella buona armonia e concordia che da più di anni quaranta regnava e regnar dovrebbe tra vescovo e capitolo», dimostrando una nostalgia del vescovo precedente.<ref name=GPL580>Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana (1789-1873)'', Biella, 2006, pp. 580-581</ref> Ebbe invece ottimi
Rinunciò alla diocesi per motivi di salute, ma forse anche in seguito ai contrasti con il capitolo,<ref name=GPL580/> nel 1885 e dal 1896 si ritirò nell'ospizio di San Giovanni Evangelista di Torino, continuando l'attività pastorale di confessore. I canonici descriveranno il suo episcopato con parole di misuratissimo elogio: «nei dodici anni che resse questa diocesi [ha] esercitato con zelo ed attività il suo ministero episcopale, promovendo specialmente le opere di pietà e di devozione raccomandate dai sommi pontefici», in cui è facile leggere in filigrana le critiche verso il devozionalismo e una fedeltà al papa ritenuta eccessiva dai canonici che dimostravano una tendenza al [[cattolicesimo liberale]].<ref name=GPL580/>
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* Delmo Lebole, ''Storia della Chiesa biellese'', vol. 19, Biella, Tip.Unione Biellese, 1984
* Delmo Lebole, ''La Chiesa biellese nella storia e nell'arte'', vol. 2, Biella, Unione Biellese, 1962
* {{Cita pubblicazione|anno=1896|mese=marzo|titolo=Mons. Basilio Leto, vescovo titolare di Samaria|rivista=Bollettino Salesiano|p=60|url=http://biesseonline.sdb.org/1896/189603.pdf|accesso=29 aprile 2021|dataarchivio=29 aprile 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210429150702/http://biesseonline.sdb.org/1896/189603.pdf|urlmorto=sì}}
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