Impero romano: differenze tra le versioni
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<noinclude>{{Protetta}}</noinclude>
{{nd|il quartiere di [[Forte dei Marmi]]|Roma Imperiale (Forte dei Marmi)|Roma Imperiale}}
|nomeCorrente = Impero romano<br />{{la}} ''Imperium Romanum''<ref>Altri modi di riferirsi all ''Impero romano'' tra Romani e Greci includevano la Res publica Romana o l'Imperium Romanorum (anche in greco: Βασιλεία τῶν Ῥωμαίων - Basileía tôn Rhōmaíōn - ["Dominio (letteralmente regno ma anche interpretato come impero) dei Romani "]). Res publica significa "Cosa pubblica" romana, quindi "Stato" romano e può riferirsi sia all'età repubblicana se nell’accezione di "Repubblica", che a quella imperiale. ''Imperium Romanum'' (o ''Romanorum'') si riferisce all'estensione territoriale dell'autorità romana. ''Populus Romanus'' (il popolo romano) era spesso usato per indicare lo Stato romano in questioni che coinvolgono altre nazioni. Il termine Romània, inizialmente un termine colloquiale per il territorio dell'Impero, nonché un nome collettivo per i suoi abitanti, appare in fonti greche e latine dal IV secolo in poi e fu infine riportato all'Impero romano d'Oriente (vedi RL Wolff, "Romania: L'impero latino di Costantinopoli", in ''Speculum'' 23 (1948), pp. 1-34 e in particolare pp. 2-3)</ref><br />{{grc}} Βασιλεία Ῥωμαίων<br />''Basileía Rhōmaíōn''▼
{{Stato storico
▲|nomeCorrente = Impero romano<br />{{la}} ''Imperium Romanum''<ref>Altri modi di riferirsi all
|nomeCompleto = Impero romano
|nomeUfficiale = {{la}} ''Imperium Romanum''
|linkLocalizzazione =
|didascaliaLocalizzazione = L'Impero romano sotto [[Traiano]] nel 117, alla sua massima espansione. In rosso i territori dell'Impero, in rosa gli [[Stato cliente|Stati clienti]]
|linkMappa = Roman Empire (orthographic projection).svg
|didascalia = {{legend|#336733|L'Impero romano nel 117 con Traiano, alla sua massima espansione}}{{Legend|#47C947|Germania romana (9), Scozia romana (83), Libia romana (203)}}
{{legend|#C6DEBD|[[Stato cliente|Stati clienti]] e/o zone d'influenza dell'Impero romano nel 117}}
|lingua ufficiale = [[lingua latina|latino]] in Occidente; [[lingua greca antica|greco]] e [[lingua latina|latino]] in Oriente
|lingua = [[lingua latina|latino]]: di cultura e ufficiale in tutto l'Impero e, in [[Impero romano d'Occidente|Occidente]], d'uso;<br />[[Greco antico|greco]]: di cultura e, in [[Impero romano d'Oriente|Oriente]], d'uso
|capitale principale = [[Roma (città antica)|Roma]] dal 27 a.C. al 395 (solo ''[[de iure]]'' dal 286 al 395)
|altre capitali = *[[Milano]] per l'Occidente dal 286 al 402
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▲* [[Costantinopoli]] per l'Oriente dal 330 al 395
|dipendenze = *[[Regno d'Armenia]]
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**vari regni e tribù sul confine e soprattutto nella [[Crimea]] e il [[Mar Nero]] (in particolare il [[regno del Bosforo]])
|forma di stato = [[Impero]]
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|organi deliberativi = [[Senato romano]]
|inizio = [[27 a.C.]]
|primo capo di stato = [[
|stato precedente = [[Repubblica Romana]] e popoli vicini come [[Germani]], [[Britanni]] e [[Daci]] tra i più importanti<br/>{{simbolo|Vexilloid of the Parthian Empire.svg}} [[Impero partico]]<br/>{{simbolo|Derafsh Kaviani flag of the late Sassanid Empire.svg}} [[Impero sasanide]]
|evento iniziale = [[Guerra civile romana (44-31 a.C.)]]
|fine = 17 gennaio [[395]]
|ultimo capo di stato = [[Teodosio I]]
|stato successivo = [[Impero romano d'Occidente]]<br/>{{simbolo|Byzantine imperial flag, 14th century according to the Book of All Kingdoms.png}} [[Impero romano d'Oriente]] (all'inizio divisione organizzativa)
|evento finale = morte di Teodosio I
▲|evento finale = morte di Teodosio I ([[17 gennaio]] [[395]]) e suddivisione dell'Impero tra i suoi due figli, [[Onorio (imperatore)|Onorio]] e [[Arcadio]].
|area geografica = [[Europa]], [[bacino del Mediterraneo]] e [[Asia Minore]]
|territorio originale = bacino del Mediterraneo
|superficie massima =
|periodo massima espansione =
|popolazione =
|periodo popolazione = [[I secolo]]<ref>John D. Durand, ''Historical Estimates of World Population: An Evaluation'', 1977, pp. 253–296.</ref>
|voce suddivisione amministrativa = [[
|moneta = [[monetazione romana imperiale]]
|risorse = [[oro]], [[argento]], [[ferro]], [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], [[ambra (resina)|ambra]], [[cereali]], [[pesca (attività)|pesca]], [[Olea europaea|ulivo]], [[Vitis|vite]], [[marmo|marmi]]
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|esportazioni = [[oro]], [[vino|vini]], [[olio]]
|importazioni = [[schiavi]], [[animalia|animali]], [[seta]], [[spezie]]
|religioni preminenti = [[Religione romana]], [[Religione greca]], [[Mitologia egizia|Religione egiziana]], [[Mitologia fenicia|cananea]] e [[Cibele|anatolica]], Varie religioni celtiche e
|religione di stato = [[Religione romana]] sino al 27 febbraio
|altre religioni = [[religione ebraica]], culti tradizionali vari dei popoli barbari
|classi sociali = [[cittadinanza romana|cittadini romani]] (''[[nobilitas]]'' e ''[[plebs|populus]]''; [[ordine senatorio|senatores]], ''[[ordine equestre|equites]]'' (cavalieri) e resto del ''[[
|stato attuale =
}}
L{{'}}'''Impero romano'''
Nella sua massima espansione, l'Impero si estendeva, in tutto o in parte, sui territori degli odierni Stati di: [[Portogallo]], [[Spagna]], [[Andorra]], [[Francia]], [[Principato di Monaco|Monaco]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]] (regioni meridionali), [[Regno Unito]] ([[Inghilterra]], [[Galles]], parte della [[Scozia]]
Nel [[117]] sotto [[Traiano]] ricopriva un'area di 5,
Pur non essendo il più vasto Stato
== Definizione e concetto di Impero romano ==
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Le due date indicate come inizio ([[27 a.C.]]) e fine ([[395]]) convenzionali di un Impero romano unitario, come spesso accade nelle definizioni dei periodi storici, sono puramente arbitrarie. In particolare per tre ragioni: sia perché non vi fu mai una vera e propria fine formale della ''[[Repubblica Romana|Res publica Romana]]'', le cui istituzioni non furono mai abolite, ma semplicemente persero il potere effettivo a vantaggio dell'[[imperatore romano|imperatore]];<ref>Gibbon (a cura di Saunders), Capitolo III. «Per riassumere, il sistema del governo imperiale, così come istituito da Augusto..., può essere definito una monarchia assoluta mascherata nelle forme di una repubblica» (''ibidem'', p. 73)</ref> sia perché nei 422 anni tra esse compresi si alternarono due fasi caratterizzate da forme di organizzazione e legittimazione del potere imperiale profondamente diverse, il [[Principato (storia romana)|Principato]] e il [[Dominato (storia romana)|Dominato]]; sia perché anche dopo la divisione dell'impero le due parti continuarono a sopravvivere, l'una sino alla deposizione dell'ultimo [[Impero romano d'Occidente|Cesare d'Occidente]] [[Romolo Augusto]] nel [[476]] (o più precisamente fino al [[480]], anno della morte del suo predecessore, [[Giulio Nepote]], che si considerava ancora imperatore), l'altra perpetuandosi per ancora un millennio in quell'entità nota come [[Impero bizantino]]. L'anno 476 è stato inoltre convenzionalmente considerato come data di passaggio tra [[Storia antica|età antica]] e [[Medioevo]].
Se per alcuni - e in parte per gli stessi antichi - già l'assunzione nel [[49 a.C.]] della [[Dittatore romano|dittatura]] da parte di [[Gaio Giulio Cesare]] può segnare la fine della Repubblica e l'inizio di una nuova forma di governo (tanto che il nome stesso di ''caesar'' divenne titolo e sinonimo di imperatore)<ref>{{Cita libro|autore=Mary Beard|titolo=I dodici Cesari. Ritratti del potere dall'antichità ad oggi|dataoriginale=21 giugno 2022|editore=Mondadori|ISBN=8804745452}}</ref>, è anche vero che per essi l{{'}}''impero di Roma'' esisteva già da tempo, da quando cioè la città repubblicana aveva iniziato a legare a sé i territori conquistati sotto forma di [[Provincia romana|province]], estendendo su di esse il proprio ''[[imperium]]'', cioè l'autorità politico-militare dei propri magistrati (ciò accadde a partire dalla [[Sicilia]], nel [[241 a.C.]]).
Il [[31 a.C.]] invece (anno in cui la flotta romana comandata dal generale [[Marco Vipsanio Agrippa]] sconfisse quella [[Egitto|egiziana]] guidata da [[Marco Antonio]] e [[Cleopatra VII|Cleopatra]] presso [[Azio]], in [[Grecia]], segnando la fine del [[secondo triumvirato]] e la definitiva sconfitta dell'unico vero avversario di [[Augusto|Ottaviano]] per il predominio a Roma) rappresenta l'inizio effettivo del potere di Augusto, ponendo infatti fine a quella lunga serie di [[guerra civile|guerre civili]] che avevano segnato nell'ultimo secolo la crisi della [[Repubblica Romana|Repubblica]]. In breve tempo, Ottaviano divenne arbitro e padrone dello Stato: inaugurò nel [[27 a.C.]] la definitiva forma del suo principato e governò pur senza detenere nessuna carica, con una formula di ''primus inter pares'', ''pater patriae'' (nel [[2 a.C.]]),<ref name="SvetonioAugusto58">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 58}}.</ref> ''princeps'' e, soprattutto, ''[[Augusto (titolo)|augustus]]'', titolo onorifico conferitogli in quell'anno dal [[Senato romano|Senato]], per indicare il carattere sacrale e propiziatorio della sua persona. È vero anche che Augusto ebbe pieni poteri solo nel 12 a.C., quando divenne
In realtà, però, la denominazione di ''imperium'' ha un senso più generale di quello a noi familiare: è [[Tito Flavio Vespasiano]] il primo ad assumere la carica formale di ''Imperator''. Prima di Vespasiano, il titolo di ''Imperator'' era attribuito semplicemente al comandante in capo dell'[[esercito romano]], che doveva essere acclamato come tale dalle sue truppe sul campo, solo in quel caso era imperator e deteneva il diritto ad inoltrare richiesta di trionfo al Senato che era libero di accordargliela o rifiutargliela<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Geraci|autore2=Arnaldo Marcone|titolo=Fonti per la Storia romana|anno=2006|editore=Felice Le Monnier|città=Firenze}}</ref>. Ottaviano, del resto, rispettò formalmente le istituzioni repubblicane, ricoprendo diverse cariche negli anni che lo portarono comunque ad ottenere un potere tale, che nessun altro uomo prima di lui a Roma aveva mai ottenuto<ref>{{Cita libro|autore=Mary Beard|titolo=SPQR. Storia dell'antica Roma|data=21 novembre 2017|editore=Mondadori|ISBN=978-8804676973}}</ref>.
La vita politica, economica e sociale durante i primi secoli dell'Impero gravitava attorno all'Urbe. [[Roma (città antica)|Roma]] era la sede dell'autorità imperiale e dell'amministrazione, principale luogo di scambio commerciale tra Oriente ed Occidente oltre ad essere di gran lunga la più popolata città del mondo antico con circa un milione di abitanti; per questo migliaia di persone affluivano quotidianamente nella capitale via mare e via terra, arricchendola di artisti e letterati provenienti da tutte le regioni dell'Impero.
Esisteva una netta differenza tra il vivere a [[Roma (città antica)|Roma]] o nelle [[province romane|province]]: gli abitanti della capitale godevano di privilegi ed elargizioni, mentre il peso fiscale si riversava più pesantemente sulle province<ref>{{Cita libro|autore=Keith Hopkins|titolo=Conquistatori e schiavi. Sociologia dell'Impero romano|data=22 maggio 1984|editore=Bollati Boringhieri|ISBN=8833952231}}</ref>.
Anche tra città e campagna,
Dall'epoca di [[Diocleziano]], [[Roma (città antica)|Roma]] perse il suo ruolo di sede imperiale a favore di altre città ([[Milano]], [[Treviri]], [[Nicomedia]] e [[Sirmio]]), restando, però, capitale dell'Impero, fino a quando, nel corso del V secolo, si
Dopo la crisi che paralizzò l'Impero nei decenni centrali del III secolo, le frontiere si fecero più sicure a partire dal regno di [[Diocleziano]] (284-305), il quale introdusse profonde riforme nell'amministrazione e nell'esercito. L'Impero poté così vivere ancora un periodo di relativa stabilità, fino almeno alla battaglia di [[Edirne|Adrianopoli]] ([[378]]) e, in Occidente, fino ai primi anni del V secolo, quando si produsse una prima, pericolosa incursione da parte dei [[Visigoti]] di [[Alarico I]] (401-402), cui seguirono altre, che culminarono nel celebre [[sacco di Roma (410)|sacco di Roma]] del [[410]], avvertito dai contemporanei ([[san Girolamo]], [[sant'Agostino d'Ippona]]) come un avvenimento epocale e, da alcuni, come la fine del mondo. Gli ultimi decenni di vita dell'Impero romano d'Occidente (quello d'Oriente
== Cronologia dei principali eventi politici (27/23 a.C. - 476 d.C.) ==
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==== Augusto ====
{{vedi anche|Augusto|Repubblica romana}}
[[File:Bust of the Augustus Bevilacqua - trasparent background.png|
Quando la [[Repubblica romana]] ([[509 a.C.]] - [[27 a.C.]]) era ormai preda di una crisi istituzionale irreversibile,<ref>Come è quasi unanimemente sottolineato non solo dalla storiografia ma anche dal pensiero politico di età moderna, l'ultimo secolo dell'età repubblicana (133-31 a.C.) aveva mostrato che il sistema di governo guidato dall'oligarchia senatoria era inadeguato, e ciò per la sproporzione sempre maggiore fra la crescente estensione dell'Impero, che richiedeva pronte decisioni e interventi tempestivi, e gli organi dello Stato repubblicano, lenti e macchinosi. Inoltre, lo Stato era così lacerato da interminabili conflitti interni tra le classi e tra i capi militari, che ormai si sentiva il bisogno di una pacificazione generale, che potesse ridare stabilità e legalità. L'idea di un ''princeps'' o primo cittadino al di sopra delle parti, capace col suo prestigio di guidare la vita pubblica senza modificare le istituzioni, era ormai sentita come una necessità. Persino l'oligarchia senatoria, spaventata dalle violenze popolari e dalla ferocia delle guerre civili, sembrava ormai disposta a spartire il potere politico e militare con un "protettore" che sapesse garantire insieme il buon governo ed i privilegi e le ricchezze dell'aristocrazia (su questo aspetto vd. in particolare Ettore Lepore, ''Il princeps ciceroniano e gli ideali politici della tarda repubblica'', Napoli, 1954).</ref> [[Augusto|Gaio
[[Augusto]] sapeva che il potere necessario per un governo assoluto non sarebbe derivato dal [[Console (storia romana)|consolato]]. Nel [[23 a.C.]] rinunciò a questa carica, ma si assicurò il controllo effettivo, assumendo alcune "prerogative" legate alle antiche magistrature repubblicane. Gli fu, innanzitutto, garantita a vita la ''tribunicia potestas'', legata in origine alla magistratura dei [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]], che gli permetteva di convocare il [[Senato (storia romana)|Senato]], di decidere, porre questioni avanti ad esso, porre il veto alle decisioni di tutte le magistrature repubblicane e di fruire della sacrale inviolabilità della propria persona. Ricevette, inoltre, l{{'}}''imperium proconsulare maius et infinitum'', ossia il comando supremo su tutte le milizie in tutte le provincie (questa era una delle prerogative del proconsole nella regione di sua competenza). Il conferimento da parte del Senato di queste due prerogative gli dava autorità suprema in tutte le questioni riguardanti il governo del territorio. Il [[27 a.C.]] e il [[23 a.C.]] segnano le principali tappe di questa vera e propria riforma costituzionale, con la quale si considera che Augusto assumesse concretamente i poteri propri di [[Imperatori romani|imperatore]]. Egli tuttavia fu solito usare titoli quali "Principe" o "Primo Cittadino".<ref>L'abilità di Augusto, in sostanza, risiede nel fatto che seppe imporre un governo personale, dotato di poteri amplissimi (''imperium proconsolare maius et infinitum'', cioè un comando superiore a quello dei proconsoli su tutte le province e gli eserciti; ''tribunicia potestas'', ovvero l'inviolabilità, il diritto di veto e la facoltà di proporre e fare approvare le leggi; carica di ''pontifex maximus'', che poneva sotto il diretto controllo anche la religione), camuffandolo da Repubblica restaurata, tramite la rinuncia formale alle cariche eccezionali tipiche della dittatura, ormai fuori legge dal 44 a.C. (rinuncia al consolato a vita, alla dittatura, ai titoli di re o di signore-dominus), non urtando così la suscettibilità della classe aristocratica, che aveva accettato il compromesso della cessione del potere politico e militare in cambio della garanzia dei propri privilegi sociali ed economici (Emilio Gabba, ''L'impero di Augusto'', in ''Storia di Roma'', II.2, Einaudi, Torino, 1991, pp. 9-28; Feliciano Serrao, ''Il modello di costituzione. Forme giuridiche, caratteri politici, aspetti economico-sociali'', in ''Storia di Roma'', II.2,
▲[[Augusto]] sapeva che il potere necessario per un governo assoluto non sarebbe derivato dal [[Console (storia romana)|consolato]]. Nel [[23 a.C.]] rinunciò a questa carica, ma si assicurò il controllo effettivo, assumendo alcune "prerogative" legate alle antiche magistrature repubblicane. Gli fu, innanzitutto, garantita a vita la ''tribunicia potestas'', legata in origine alla magistratura dei [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]], che gli permetteva di convocare il [[Senato (storia romana)|Senato]], di decidere, porre questioni avanti ad esso, porre il veto alle decisioni di tutte le magistrature repubblicane e di fruire della sacrale inviolabilità della propria persona. Ricevette, inoltre, l{{'}}''imperium proconsulare maius et infinitum'', ossia il comando supremo su tutte le milizie in tutte le provincie (questa era una delle prerogative del proconsole nella regione di sua competenza). Il conferimento da parte del Senato di queste due prerogative gli dava autorità suprema in tutte le questioni riguardanti il governo del territorio. Il [[27 a.C.]] e il [[23 a.C.]] segnano le principali tappe di questa vera e propria riforma costituzionale, con la quale si considera che Augusto assumesse concretamente i poteri propri di [[Imperatori romani|imperatore]]. Egli tuttavia fu solito usare titoli quali "Principe" o "Primo Cittadino".<ref>L'abilità di Augusto, in sostanza, risiede nel fatto che seppe imporre un governo personale, dotato di poteri amplissimi (''imperium proconsolare maius et infinitum'', cioè un comando superiore a quello dei proconsoli su tutte le province e gli eserciti; ''tribunicia potestas'', ovvero l'inviolabilità, il diritto di veto e la facoltà di proporre e fare approvare le leggi; carica di ''pontifex maximus'', che poneva sotto il diretto controllo anche la religione), camuffandolo da Repubblica restaurata, tramite la rinuncia formale alle cariche eccezionali tipiche della dittatura, ormai fuori legge dal 44 a.C. (rinuncia al consolato a vita, alla dittatura, ai titoli di re o di signore-dominus), non urtando così la suscettibilità della classe aristocratica, che aveva accettato il compromesso della cessione del potere politico e militare in cambio della garanzia dei propri privilegi sociali ed economici (Emilio Gabba, ''L'impero di Augusto'', in ''Storia di Roma'', II.2, Einaudi, Torino, 1991, pp. 9-28; Feliciano Serrao, ''Il modello di costituzione. Forme giuridiche, caratteri politici, aspetti economico-sociali'', in ''Storia di Roma'', II.2, Torino, Einaudi, 1991, pp. 29-72).</ref>
Con i nuovi poteri che gli erano stati conferiti, Augusto organizzò l'amministrazione dell'Impero con molta padronanza. Stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura amministrativa formata da [[ordine equestre|cavalieri]] (era normale che gli imperatori, nel loro conflitto latente con l'aristocrazia senatoriale, si appoggiassero agli ''equites'') e con l'erario militare previde benefici per i soldati al momento del congedo. Suddivise le province in senatorie (controllate da proconsoli di nomina senatoria) e imperiali (governate da legati imperiali).
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Fu un maestro nell'arte della [[propaganda]], favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, come [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Tito Livio|Livio]] e soprattutto [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. La celebrazione di giochi ed eventi speciali rafforzavano la sua popolarità.
[[File:Giulio-Claudia.png|
Augusto inoltre per primo creò un corpo di [[Vigili (storia romana)|vigili]], e una forza di [[polizia]] per la città di [[Roma]], che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni.
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Augusto fece in seguito sposare la figlia al generale nonché suo fedele collaboratore, [[Marco Vipsanio Agrippa]]. Da questa unione nacquero tre figli: [[Gaio Cesare]], [[Lucio Cesare]] e [[Marco Vipsanio Agrippa Postumo|Postumo]] (così chiamato perché nato dopo la morte del padre). I due maggiori furono adottati dal nonno con l'intento di farne i suoi successori, ma morirono anch'essi in giovane età. Augusto mostrò anche favore per i suoi figliastri (figli del primo matrimonio di Livia) [[Tiberio]] e [[Druso maggiore|Druso]], che conquistarono a suo nome nuovi territori nel nord.
Dopo la morte di Agrippa nel [[12 a.C.]], il figlio di Livia, Tiberio, divorziò dalla prima moglie, figlia di Agrippa e ne sposò la vedova, Giulia. Tiberio fu chiamato a dividere con l'imperatore la ''tribunicia potestas'', che era fondamento del potere imperiale, ma poco dopo si ritirò in esilio volontario a [[Rodi]]. Dopo la morte precoce di
Il 19 agosto [[14]], [[Augusto]] morì. Poco dopo il [[Senato (storia romana)|Senato]] decretò il suo inserimento fra gli [[Religione romana|dei di Roma]]. Postumo Agrippa e Tiberio erano stati nominati coeredi. Tuttavia Postumo era stato esiliato e venne ben presto ucciso. Si ignora chi avesse ordinato la sua morte, ma [[Tiberio]] ebbe la via libera per assumere lo stesso potere che aveva avuto il padre adottivo.
==== La dinastia giulio-claudia
{{vedi anche|Dinastia giulio-claudia|Albero genealogico giulio-claudio}}
Gli imperatori della dinastia furono: [[Augusto]] (27 a.C.-14
==== I Flavi (69-96) ====
{{vedi anche |Dinastia Flavia}}
[[File:Flavian family tree.png|min|verticale=1.4|La [[dinastia flavia]].]]
La prima dinastia flavia fu una delle dinastie dell'Impero romano, che detenne il potere dal 69 al 96.
I Flavii Vespasiani erano una modesta famiglia della Sabina, appartenente alla classe media, giunta poi all'ordine equestre grazie alla militanza fedele nell'esercito, che giunse al potere quando Tito Flavio Vespasiano, generale degli eserciti d'oriente, prese il potere durante l'[[Guerra civile romana (68-69)|Anno dei quattro imperatori]]. Gli imperatori membri della dinastia furono [[Vespasiano]], [[Tito (imperatore
==== Imperatori adottivi, gli Antonini e l'inizio del secolo d'oro (96-193) ====
{{vedi anche|Dinastia degli Antonini|Albero genealogico degli Antonini}}
[[File:RomanEmpire 117.svg|
Il periodo che va dalla fine del I alla fine del II secolo è caratterizzato da una successione non più dinastica, ma adottiva, basata sui meriti dei singoli scelti dagli imperatori come loro successori. Primo fra loro [[Nerva]]. L'Impero romano arrivò all'apice della sua potenza durante i principati di [[Traiano]], [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], [[Antonino Pio]] e [[Marco Aurelio]]. Alla morte di quest'ultimo, il potere passò al figlio [[Commodo]], che portò il principato verso una forma più autocratica e teocratica. Il potere delle istituzioni tradizionali si andò indebolendo e il fenomeno proseguì con i suoi successori, sempre più bisognosi dell'appoggio dell'esercito per governare. Il ruolo del Senato nei secoli successivi si ridusse progressivamente, fino a divenire del tutto formale. La dipendenza sempre più accentuata del potere imperiale dall'esercito condusse, nel [[235]] circa, a un periodo di crisi militare e politica, definito dagli storici come [[anarchia militare]].
▲[[File:RomanEmpire 117.svg|miniatura|294x294px|L'impero romano alla sua massima estensione sotto [[Traiano]] nel 117]]
==== I Severi e la crisi del III secolo (193-235) ====
{{vedi anche|Dinastia dei Severi}}
[[File:Severan dynasty family tree.jpg|
Dopo la morte di Commodo divenne ormai evidente come gli aspiranti imperatori dovevano passare attraverso il consenso militare più che quello del Senato. I pretendenti alla più alta carica erano di due tipi: italici, cioè persone che fino ad allora avevano formato la classe dirigente e senatoria dell'impero e che cercavano il consenso dell'esercito attraverso forti donazioni; oppure militari provenienti dalle zone periferiche e che durante la loro carriera avevano già guadagnato il consenso delle legioni che guidavano.
Nel [[192]] riuscì ad acquistare il titolo di imperatore [[Pertinace]]. Tre mesi dopo [[Didio Giuliano]] riuscì a farlo eliminare dai pretoriani in cambio di forti donazioni. Intanto dalle province arrivavano gli eserciti di [[Clodio Albino]], [[Pescennio Nigro]] e [[Settimio Severo]], tre militari che aspiravano a prendere il posto di Giuliano.
==== La crisi del III secolo e l'anarchia militare (235-284) ====
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Nei quasi cinquant'anni di anarchia militare si succedettero ben 21 imperatori acclamati dall'esercito, quasi tutti morti assassinati. Inoltre, l'Impero dovette affrontare contemporaneamente una serie di pericolose incursioni barbariche ([[Goti]], [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Marcomanni]]) che avevano sfondato il limes renano-danubiano a nord e l'aggressività della dinastia persiana dei [[Sasanidi]], che aveva sostituito i [[Parti]]. Solo grazie alla determinazione di una serie di imperatori originari della [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]], l'Impero, giunto sull'orlo della disgregazione e del collasso (intorno al 270 era avvenuta anche la secessione di alcune province, in cui si erano formate due entità separate dal governo di Roma: l'[[Imperium Galliarum]] in Gallia e in Britannia, e il [[Regno di Palmira]] in Siria, Cilicia, Arabia, Mesopotamia ed Egitto), riuscì a riprendersi.
Nel [[235]] divenne imperatore [[Massimino Trace|Massimino]], proveniente dalla Tracia: fu il primo tra gli imperatori a poter vantare solo umilissime origini. Il fatto che la sua carriera fosse legata esclusivamente all'esercito (non si curò nemmeno di comunicare l'elezione al Senato) dimostra come i nobili senatori
Nel [[238]] le province africane (un "feudo" di nobili senatori) in rivolta contro la politica fiscale di Massimino, volta a compiacere l'esercito, elessero nuovo imperatore [[Gordiano I]], il quale affiancò alla guida dell'impero suo figlio [[Gordiano II]]. Dopo pochi mesi
Poco dopo essere stato nominato imperatore dall'esercito con il consenso del Senato, Gordiano III decise di affrontare l'impero persiano, rinato sotto la nuova dinastia dei [[Sasanidi]]. Gordiano III affiancò come proprio consigliere il prefetto Temesiteo. Tuttavia morì durante il conflitto e venne sostituito da Giunio Filippo, figlio di un cittadino romano dell'Arabia.
Nel [[244]] il prefetto Giunio Filippo, chiamato [[Filippo l'Arabo]] per le sue origini, tradì il suo imperatore e ne prese il posto, affrettandosi a stipulare una pace con i [[Persiani]]. Poi raggiunse immediatamente la zona del [[Danubio]] per affrontare e sconfiggere i [[Carpi (popolo)|Carpi]]. Filippo l'Arabo è ricordato come l'imperatore che organizzò e celebrò, nel 248, i giochi e gli spettacoli per i mille anni della fondazione di [[Roma (città antica)|Roma]]. L'imperatore (paradossalmente un "non-romano") predispose che tale festività dovesse essere celebrata con giochi grandiosi (lotte gladiatorie ed esibizioni di animali esotici) sia per celebrare nel modo più solenne l'evento, sia per dimostrare la forza e la grandezza dell'[[Impero]]. Una grandezza oramai del tutto apparente se si pensa che a distanza di pochi mesi dall'evento i [[goti]]
Nel 249 divenne, quindi, imperatore [[Decio]]. Egli avviò una feroce repressione verso i cristiani: questo soprattutto per una politica di rafforzamento dell'autorità imperiale attraverso il culto dell'Imperatore, collante fondamentale per un Impero che stava crollando.
Era il [[251]] quando [[Gaio Vibio Treboniano Gallo]] venne proclamato imperatore, ma anch'egli
L'incarico di imperatore di [[Marco Emilio Emiliano|Emiliano]] durò solo tre mesi.
Gli succedette [[Valeriano]]. Appena eletto, Valeriano nominò Augusto d'Occidente suo figlio [[Gallieno]], mentre per sé mantenne il controllo della parte orientale, dove dovette affrontare i Goti. Dopo averli sconfitti, nel [[260]], Valeriano cominciò una guerra contro il regno persiano, ma cadde prigioniero del re persiano Sapore, lasciando tutto l'impero al figlio Gallieno.
Gallieno, divenuto imperatore,
==== Gli imperatori illirici (268-284) e inizio della ripresa di Roma ====
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Nel 268 fu imperatore di nuovo un militare: [[Claudio il Gotico|Claudio II]] detto il Gotico, proveniente dalle zone illiriche. Nelle zone balcaniche si impegnò nell'arginare le incursioni gotiche. Morì a [[Sirmio]] a causa della [[peste]] che in quegli anni falciò l'Illiria.
Nel [[270]] divenne imperatore [[Aureliano]]. Intanto i due regni di Gallia e Palmira erano passati rispettivamente a Pio Tetrico e a Zenobia. Primo obiettivo di Aureliano fu la riconquista di Palmira, che avvenne tra il [[271]] e il [[273]]. Tornando in Occidente
Nel 276 divenne imperatore [[Marco Annio Floriano]], ma per pochissimo tempo. Di rilievo furono: [[Marco Aurelio Probo]], imperatore dal 276 al [[282]] che si fece notare per aver sconfitto ripetutamente i barbari sul [[limes renano|Reno]] e il [[limes danubiano|Danubio]], [[Marco Aurelio Caro]] imperatore dal 282 al [[283]], [[Numeriano]] e [[Marco Aurelio Carino|Carino]].
Numeriano fu imperatore dal 283 al [[284]]. Riuscì a dare vita ad un brevissimo periodo di recupero economico e culturale, inaugurando più di 50 giorni di festività un po' dappertutto nell'impero, da [[Nîmes]] a Roma, da [[Olimpia]] ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]]. Carino fu imperatore dal 284 al [[285]].
=== Tardo impero (284-476) ===
{{Vedi anche|Tardo impero romano|Storia delle campagne dell'esercito romano in età tardo-imperiale|Tarda antichità}}
[[File:Istanbul - Museo archeol. - Diocleziano (284-305 d.C.) - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006.jpg|
==== Consolidamento della ripresa di Roma ====
Nel 284 salì al potere il generale [[Illiria|illirico]] [[Gaio Aurelio Valerio Diocleziano|Diocleziano]] che consolidò la ripresa dell'impero di Roma ponendo definitivamente fine alla [[crisi del III secolo]]. Egli riorganizzò il potere imperiale istituendo la [[tetrarchia]], ovvero una suddivisione dell'impero in quattro parti, due affidate agli ''augusti'' ([[
Malgrado il fallimento della tetrarchia, materializzatosi con il ritiro a vita privata di Diocleziano e le conseguenti guerre civili, si andò imponendo una forma di monarchia assoluta detta [[Dominato (storia romana)|Dominato]] dagli storici moderni, fondata sulla predominanza dell'esercito e su una forte burocrazia. Della vecchia aristocrazia senatoria che aveva guidato insieme al Principe l'Impero restavano soltanto gli ozii culturali, l'immane ricchezza e gli enormi privilegi rispetto alla massa del popolo, ma il potere ormai era nelle mani della corte imperiale e dei militari.<ref>{{cita|Ruffolo|p. 99}}.</ref> [[Diocleziano]], inoltre, per meglio sottolineare l'incontestabilità e la sacralità del proprio potere, evitando così le continue usurpazioni che avevano provocato la grave crisi politico-militare del III secolo, decise di evidenziare la distanza fra sé e il resto dei sudditi, introducendo rituali di divinizzazione dell'imperatore tipicamente orientali.<ref>Solo pochi potevano avvicinarlo e parlargli e solo attraverso un rituale che prescriveva atti come la prosternazione ([[proskýnesis]]) ed il bacio
==== La tetrarchia (284-305) ====
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La struttura dell'Impero romano si era ormai evoluta, ai tempi di Diocleziano, in una specie di dualismo tra la città di [[Roma]], amministrata dal [[Senato]], e l'Imperatore, che invece percorreva l'impero e ne ampliava o difendeva i confini. Il rapporto tra Roma e l'Impero era ambivalente: se l'Urbe era il punto di riferimento ideale della ''"Romània"'', in ogni caso il potere assoluto era ormai passato al monarca o ''dominus'', l'Imperatore, che spostava il suo luogo di comando a seconda delle esigenze militari dell'Impero. Ormai era chiaro il decadimento di Roma come centro nevralgico dell'Impero.<ref>Nel tardo impero autori come Jones hanno calcolato che con l'Imperatore si spostassero qualcosa come 12.000 persone, compresi i funzionari, i dignitari, perfino la zecca, a dimostrazione dell'importanza assunta dalla corte imperiale. Un istituto particolare era quello del "comitatus". Da "comites" (coloro che accompagnano l'Imperatore) deriva (con altro significato pratico) il titolo di "[[conte]]".</ref>
Il nuovo sistema tetrarchico si rivelò efficace per la stabilità dell'impero e rese possibile agli augusti di celebrare i ''vicennalia'', ossia i vent'anni di regno, come non era più successo dai tempi di [[Antonino Pio]]. Restava da mettere alla prova il meccanismo della successione: il 1º maggio del [[305]] Diocleziano e Massimiano abdicarono, ma la tetrarchia si
==== Le guerre civili (306-324) ====
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{{Vedi anche|Costantino I|Dinastia costantiniana}}
[[File:Rome-Capitole-StatueConstantin.jpg|
Nel 324 iniziano invece i lavori per la fondazione della nuova capitale, [[Costantinopoli]]. La fase dalla riunificazione imperiale alla morte di Costantino il Grande (avvenuta nel [[337]]), vide l'imperatore riordinare l'amministrazione interna e religiosa, oltre a consolidare l'intero [[limes romano|sistema difensivo]].
Il 18 settembre [[335]], Costantino elevò il nipote [[Flavio Dalmazio (cesare)|Dalmazio]] al rango di ''cesare'', assegnandogli la [[
Morto Costantino (22 maggio del [[337]]), durante quella stessa estate si ebbe un eccidio, per mano dell'esercito, dei membri maschili della [[dinastia costantiniana]] e di altri esponenti di grande rilievo dello Stato: solo i tre figli di Costantino e due suoi nipoti bambini ([[Costanzo Gallo|Gallo]] e [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], figli del fratellastro [[Giulio Costanzo]]) furono risparmiati.<ref>In particolare furono uccisi i fratellastri di Costantino I, [[Giulio Costanzo]], [[Nepoziano]] e [[Flavio Dalmazio (console 333)|Dalmazio]], alcuni loro figli, come [[Flavio Dalmazio (cesare)|Dalmazio Cesare]] e [[Annibaliano]], e alcuni funzionari, come [[Optato]] e [[Ablabio]].</ref> Nel settembre dello stesso anno i tre cesari rimasti (Dalmazio era stato vittima della purga) si riunirono a [[Sirmio]] in [[Pannonia]], dove il 9 settembre furono acclamati imperatori dall'esercito e si spartirono l'Impero.
La divisione del potere tra i tre fratelli durò poco: [[Costantino II]] morì nel [[340]], mentre cercava di rovesciare [[Costante I]]; nel [[350]] Costante fu rovesciato dall'usurpatore [[Magnenzio]], e poco dopo [[Costanzo II]] divenne unico imperatore (dal [[353]]), riunificando ancora una volta l'Impero. Il periodo poi fu caratterizzato da un [[Campagne siriano-mesopotamiche di
==== I Valentiniani e Teodosio (364-395) ====
{{Vedi anche|Casata di Valentiniano}}
Nel 364
Venne nominato suo successore in Occidente il figlio [[Graziano]], che lo divise fra lui e il fratellastro [[Valentiniano II]]. Frattanto orde di germani (soprattutto Goti), pressati dagli Unni, chiesero ai Romani di potersi stanziare in territorio romano. I Romani accettarono a condizione che i Barbari consegnassero tutte le loro armi e si separassero dai figli. Una volta entrati in territorio romano nel 376, i Goti subirono tali maltrattamenti da ribellarsi e scontratisi con l'imperatore Valente, [[battaglia di Adrianopoli (378)|ottennero nel 378 un grande successo presso Adrianopoli]], una delle peggiori disfatte per i Romani. Alla fine l'Augusto [[Teodosio I]] (successore di Valente in oriente) fu costretto a riconoscere i Goti come ''foederati''. Nel 382 l'Augusto Graziano
==== Due imperi (395-476) ====
Sotto Teodosio I l'Impero fu per l'ultima volta unito. Egli, poi, con l'[[editto di Tessalonica]] (e [[Decreti teodosiani|decreti successivi]]), proibì qualsiasi culto pagano, decretando in tal modo la trasformazione dell'impero in uno Stato [[cristianesimo|cristiano]]. Teodosio nominò suoi eredi con pari dignità i due figli: l'[[Impero romano d'Occidente]] al figlio [[Onorio (imperatore
Formalmente l'Impero continuava ad essere unico, semplicemente governato da due imperatori, uno governante la parte occidentale e uno la parte orientale; quando vi era un periodo di interregno in Occidente, l'Imperatore d'Oriente, in attesa che venisse nominato un nuovo imperatore d'Occidente, formalmente regnava anche sull'Occidente, e viceversa; il codice teodosiano, promulgato dall'imperatore d'Oriente Teodosio II, era valido anche in Occidente. Nei fatti, le due parti dell'Impero non furono mai riunite, e le differenze culturali tra Occidente e Oriente e i rapporti non sempre pacifici tra le due parti dell'Impero, accentuarono il processo di separazione delle due parti in due imperi separati.
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===== Declino e caduta dell'Impero d'Occidente (395-476) =====
{{vedi anche|Impero romano d'Occidente|Regni romano-barbarici|Romanici}}
[[File:628px-Western and Eastern Roman Empires 476AD(3).PNG|
Dopo il 395, gli Imperatori d'Occidente erano di solito imperatori fantoccio, i veri regnanti erano generali che assunsero il titolo di ''[[magister militum]]'', ''[[patrizio (titolo)|patrizio]]'' o entrambi—[[Stilicone]] dal 395 al 408, [[Costanzo III|Costanzo]] dal 411 al 421, [[Flavio Ezio|Ezio]] dal 433 al 454 e [[Ricimero]] dal 457 al 472.
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Nel frattempo nelle Gallie emergeva la figura del generale [[Flavio Ezio]], uno degli ultimi grandi generali romani; questi, con l'aiuto dei suoi alleati Unni, riuscì a contenere le pretese espansionistiche di [[Visigoti]] e [[Burgundi]] in Gallia e a recuperare l'Armorica, che si era staccata dall'Impero essendo in quella regione insorti i contadini briganti (i cosiddetti [[Bagaudi]]). Non poté però evitare, in Spagna, la perdita di Betica e Cartaginense, che finirono in mano sveva. L'unica provincia spagnola rimasta in mano imperiale era la Tarraconense, dove tuttavia erano insorti i Bagaudi, creando ulteriori difficoltà al governo centrale. Negli anni 440 tuttavia l'aiuto degli Unni venne meno a causa dell'ascesa al trono di [[Attila]] (e di suo fratello): Attila, dopo aver attaccato più volte l'Impero orientale costringendolo a pagare pesanti tributi, all'inizio degli anni 450 si volse contro la metà occidentale venendo però sconfitto in Gallia dal generale Ezio; Attila tentò l'invasione dell'Italia l'anno successivo ma anch'essa si risolse in un fallimento sostanziale. Dopo il decesso di Attila l'Impero unno cessò di essere una temibile minaccia e finì per disgregarsi.
Dopo la sconfitta di Attila e gli assassinii del generale Ezio e dell'Imperatore [[Valentiniano III]], i Vandali ripresero l'offensiva conquistando tutta l'Africa romano-occidentale, la Sicilia, la Sardegna e le Baleari, e saccheggiando Roma (455). Il generale romano di origini germane [[Ricimero]] assunse il potere, eleggendo imperatori fantoccio che egli manovrava da dietro le quinte, fatta eccezione che per Giulio Valerio Maggioriano, imperatore dal 457 al 461 che tentò disperatamente, coi pochi e limitati mezzi a disposizione, di risollevare le sorti dell'Impero, riuscendo a pacificare la Gallia e a riconquistare la quasi totalità della Spagna, salvo poi essere tradito e deposto dallo stesso Ricimero (da lui nominato patrizio d'Italia) in seguito alla fallimentare spedizione volta alla riconquista del regno di Genserico in Africa (aiutato proprio dal patrizio Ricimero a distruggere la flotta di Maggioriano ancorata a Porto Illicitanus). Era chiaro che per mantenere in vita l'Impero d'Occidente bisognava sconfiggere i Vandali e a questo fine l'Imperatore d'Oriente Leone allestì una mastodontica spedizione, in coalizione con l'Occidente, contro i Vandali nel 468. Prima della spedizione, Leone I costrinse Ricimero ad accettare come nuovo Imperatore d'Occidente il "greco" [[Antemio]]. La spedizione si rivelò però un disastro e non poté essere ritentata, perché l'Impero d'Oriente non aveva più soldi per allestirne un'altra.
In seguito al fallimento della guerra di riconquista dell'Africa (che avrebbe potuto ritardare di parecchio la caduta dell'Impero perché in seguito al riscatto del gettito fiscale delle province africane le entrate sarebbero aumentate e si sarebbe potuto allestire un esercito più efficiente con cui potere tentare la riconquista delle altre province), si realizzò il disfacimento di ciò che restava dell'Impero d'Occidente. Il re dei Visigoti [[Eurico]] attaccò ciò che rimaneva dei possedimenti romani in Gallia, spingendosi fino alla Loira a Nord e fino alla Provenza a est, mentre anche la maggior parte della Spagna veniva sottomessa dalle armi visigote. Anche i Burgundi si espansero nella valle del Rodano, mentre in Italia, dopo la caduta dell'Impero unno, numerosi germani migrarono in territorio imperiale arruolandosi nell'esercito romano: tra questi vi era Odoacre.
Nel 476 i soldati germani arruolatisi nell'esercito romano pretesero dall'Imperatore
Rimaneva però in mani "romane" ancora la parte settentrionale della [[Gallia]], che nel 461 si era resa indipendente dal governo centrale ed era governata da [[
==== Sopravvivenza dell'Oriente: la trasformazione nell'Impero bizantino (395-1453) ====
{{vedi anche|Impero romano d'Oriente|Romei}}
{{Storia dell'Impero bizantino}}
Mentre l'Impero d'Occidente declinò durante il [[V secolo]], il più ricco Impero d'Oriente continuò ad esistere per oltre un millennio, con capitale Costantinopoli. In quanto incentrato sulla città di Costantinopoli, gli storici moderni lo chiamano «Impero bizantino», anche per distinguerlo dall'Impero romano classico, incentrato sulla città di Roma. Tuttavia gli Imperatori bizantini e i loro sudditi non si definirono mai tali ma continuarono a fregiarsi del nome «Romani»<ref>l'impero veniva chiamato dai Bizantini ''Romania'', ''Basileia Romaion'' o ''Pragmata Romaion'', che significa "Terra dei Romani", "Impero dei Romani"; i Bizantini si consideravano ancora romani (''romaioi'', ovvero [[romei]]).</ref> fino alla caduta dell'Impero, quando ormai non avevano più nulla di romano. Al tempo dell'esistenza dell'Impero bizantino, molte popolazioni continuarono a chiamarlo «romano» (ad esempio i Persiani, gli Arabi e i Turchi) mentre le popolazioni dell'occidente latino (ma anche gli Slavi), soprattutto dopo l'800 (incoronazione di Carlo Magno), lo definivano «Impero greco», per la sua ellenicità. Il termine «bizantino» fu coniato da Du Cange (1610-1688), quasi due secoli dopo la caduta dell'Impero (1453); il termine venne poi reso popolare dagli storici illuministi, che disprezzavano l'Impero.<ref>Per esempio si potrebbe citare il Gibbon che nella sua opera [[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano]] scrisse che la storia del tardo Impero romano d'Oriente è «una monotona vicenda di debolezze e miseria», uno dei giudizi «più falsi e di maggiore effetto mai espressi da uno storico attento» secondo J. B. Bury (Fonte: Gibbon, ''Declino e caduta dell'Impero romano'', prefazione del curatore Saunders, p. 18).</ref> Il motivo per cui Du Cange e gli illuministi decisero di dare ai Romani d'Oriente il nome di Bizantini, secondo Clifton R. Cox, sarebbe questo:<ref>{{Cita web |url=http://digilander.libero.it/ortodossia/bisanzio.htm |titolo=CHE SIGNIFICA IL TERMINE BIZANTINO SE NIENTE PUÒ DEFINIRSI CON TALE PAROLA? |accesso=22 maggio 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110610133728/http://digilander.libero.it/ortodossia/bisanzio.htm |dataarchivio=10 giugno 2011 |urlmorto=no }}</ref>
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* la fase moderna, periodo di riabilitazione nel quale rifioriscono le antiche virtù.
Inseriti in questo schema ideologico di pensiero, Du Cange e i suoi contemporanei non potevano accettare che i ''bizantini'' fossero ''greci'' o ''romani'', visto che, sotteso ai termini ''greci'' e ''romani'', c'era il glorioso periodo classico terminato con la caduta di Roma. In aggiunta a ciò si sovrappose il pregiudizio religioso: la cattolica Francia guardava alle Chiese Ortodosse d'Oriente come a quelle maggiormente scismatiche ed eretiche". }}
Nel periodo proto-bizantino (da Costantino fino a Eraclio, 330-641) l'Impero mantenne un carattere multietnico e molte delle istituzioni del Tardo Impero (al punto che alcuni storici anglofoni prolungano la durata del Tardo Impero romano fino al 602/610/641)<ref>Si potrebbero citare: [[J. B. Bury]], autore di una ''History of the Later Roman Empire, from Arcadius to Irene'', Jones, autore della ''[[The Prosopography of the Later Roman Empire]]'' (che considera "romano" l'Impero bizantino fino al 641), ma anche di una Storia del tardo Impero romano fino al 602, e [[George Finlay]], che considera "romano" l'Impero bizantino fino al 717 (infatti la sua storia della Grecia bizantina inizia proprio nel 717).</ref> e continuava a estendersi su buona parte del Mediterraneo, soprattutto dopo le conquiste effimere di Giustiniano I (Italia, Dalmazia, Spagna meridionale e Nord Africa). Nonostante ciò, le influenze orientali lo portarono gradualmente a evolversi, divenendo sempre più un Impero greco: già al tempo di Giustiniano, pur essendo ancora il latino [[Lingue dell'Impero romano|lingua ufficiale]], la popolazione delle province orientali ignorava il latino, al punto che l'Imperatore dovette scrivere molte delle sue leggi in greco, per renderle comprensibili alla popolazione; lo stesso Giustiniano abolì il consolato (541)<ref>In realtà il consolato non fu abolito del tutto ma divenne una carica che poteva assumere solo l'Imperatore nel primo anno di regno. Cfr. J.B. Bury, ''History of the Later Roman Empire''</ref> e, pur mantenendo in massima parte il sistema provinciale elaborato da Diocleziano e Costantino (con l'Impero suddiviso in prefetture, diocesi e province), abolì le diocesi nella prefettura d'Oriente e unificò autorità civile e militare nelle mani del ''[[duce (storia romana)|dux]]'' in alcune province che lo richiedevano particolarmente per la loro situazione interna; né va dimenticato che già sotto Giustiniano l'Imperatore aveva assunto un carattere teocratico, ingerendosi pesantemente proprio per questo motivo nelle questioni religiose ([[cesaropapismo]]).<ref>Enciclopedia Treccani, lemma ''Civiltà bizantina''.</ref> Un altro passo in avanti nel processo di rinnovamento dell'Impero fu attuato dall'Imperatore Maurizio (582-602) nel tentativo di proteggere le province occidentali sotto la minaccia dei Longobardi e dei Visigoti: egli infatti riorganizzò le prefetture d'Italia e Africa in altrettanti esarcati (retti da esarchi, con autorità sia civile e militare), abolendo nelle province occidentali la netta separazione tra autorità civile e militare stabilita da Diocleziano.
Le riforme dello Stato e gli effimeri successi militari di Maurizio, attuate per risollevare lo Stato tardo-romano ormai decadente, non furono però sufficienti e, a causa del malgoverno del tiranno Foca (602-610),<ref>"Gli anni dell'anarchia sotto il regno di Foca rappresentano l'ultima fase dell'Impero tardo romano
A causa di queste riforme, l'Impero romano d'Oriente aveva ormai perso in massima parte le proprie connotazioni romane, divenendo quello che gli storici moderni chiamano [[Impero bizantino]], di lingua, cultura e istituzioni greche. Ad accentuare il carattere di ellenizzazione contribuì il restringimento dei confini dell'Impero: esso infatti non si estendeva più su quasi tutto il bacino del Mediterraneo ma in massima parte su zone di lingua e etnia greca; infatti, se Eraclio vinse i Persiani recuperando le province orientali, queste andarono di nuovo perse pochi anni dopo sotto l'espansionismo del nascente Islam; il risultato fu che, a parte alcuni frammenti dell'Italia
== Cause della crisi e caduta dell'Impero romano d'Occidente ==
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{{Vedi anche|Economia dell'Impero romano|cristianesimo|esercito romano}}
Le cause interne furono varie: l'[[anarchia militare]] e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica, con l'[[inflazione]] e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere l'esercito e la burocrazia imperiali) che salirono a livelli molto alti
Fra gli storici c'è stato, inoltre, un secolare dibattito riguardo alle conseguenze della diffusione del [[Cristianesimo]] sulla tenuta dell'Impero: alcuni l'hanno ritenuto colpevole di aver ulteriormente indebolito, con il suo [[pacifismo]]
=== Cause esterne ===
{{Vedi anche|Invasioni barbariche|Regni romano-barbarici}}
[[File:German migrations 150 1066.jpg|
Le cause esterne furono sostanzialmente le [[invasioni barbariche]]. I barbari a partire dal III secolo si fecero sempre più aggressivi: i Germani pressavano sul ''limes'' renano e danubiano e compivano sempre più spesso incursioni e saccheggi in territorio romano, mettendo spesso in difficoltà l'esercito imperiale. Le modalità di questi scontri erano molto diverse da quelle dei secoli precedenti: non si trattava più di grandi spostamenti di individui a piedi attuati da singole tribù, ma di rapidi attacchi condotti da soldati a cavallo di varie tribù confederate.
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=== Bisanzio ===
{{Vedi anche|Impero bizantino}}
[[File:Mosaic of Justinianus I - Basilica San Vitale (Ravenna).jpg|
▲[[File:Mosaic of Justinianus I - Basilica San Vitale (Ravenna).jpg|thumb|left|[[Giustiniano I]] che riuscì a riconquistare parte dei territori dell'antico [[Impero romano d'Occidente]].]]
{{Cronologia essenziale dell'Impero bizantino}}
L'eredità di Roma fu assunta dall'[[Impero bizantino|Impero romano d'Oriente]] che mantenne fino a Eraclio le proprie istituzioni tardo-romane<ref>{{Citazione|Invece, nel suo primo periodo [324-610], l'Impero bizantino era ancora effettivamente un impero romano e tutta la sua vita era fittamente contesta di elementi romani. Questo periodo, che si può chiamare sia il primo periodo bizantino, sia il tardo periodo dell'Impero romano, appartiene alla storia bizantina non meno che alla storia romana. I primi tre secoli della storia bizantina - o gli ultimi tre secoli della storia romana - sono una tipica età di transizione che conduce dall'Impero romano all'Impero bizantino medioevale, in cui le forme di vita dell'antica Roma man mano si estinguono e cedono il posto alle nuove forme di vita dell'età bizantina.|Ostrogorsky, ''Storia dell'Impero bizantino'', p. 27.}}</ref> (esercito, amministrazione provinciale, latino come lingua ufficiale e [[diritto romano|diritto]]). A quell'epoca, l'Impero di Bisanzio era ancora internazionalmente riconosciuto come un "impero romano",<ref>Tralasciando le fonti bizantine e quelle arabe, che chiamano i Bizantini "Romani", anche le fonti occidentali non fanno eccezione. Paolo Diacono, ancora nella seconda metà
Le conquiste di Giustiniano si
Con [[Foca (imperatore)|Foca]] l'Impero romano d'Oriente precipitò nell'anarchia e nella tirannide e l'Imperatore dispotico venne alla fine detronizzato da Eraclio, il figlio dell'esarca d'Africa, che divenne imperatore. Sotto il regno di Eraclio, ricordato dai posteri soprattutto per le trionfali ma effimere vittorie contro la Persia (vanificate poi dalle invasioni arabe), la trasformazione dell'Impero romano in Impero bizantino, già iniziata sotto Giustiniano, giunse a termine
L'Impero rinnovato in tal modo, non più tardo-romano ma greco-bizantino, riuscì a mantenere i territori residui (Anatolia, Tracia, isole del Mediterraneo, enclave nei Balcani e in Italia), per lo più di cultura greca, con piccole e relative perdite territoriali, e con [[Costante II]] ([[641]]-[[668]]), nipote di Eraclio, si tentò persino di recuperare l'Italia, strappandola ai Longobardi; l'impresa era tuttavia anacronistica e, per la strenua resistenza degli assediati Longobardi di Benevento, la campagna fallì (663). Costante II fu l'ultimo imperatore «romano» a visitare Roma (663); successivamente si stabilì a Siracusa, dove pose la propria residenza imperiale; morì nel 668, in una congiura, e la residenza imperiale venne di nuovo spostata a Costantinopoli.
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Con l'ascesa della [[dinastia Isauriana]] ([[717]]) l'Impero si ellenizzò ulteriormente, e gradualmente tutti i titoli latini scomparvero dalle monete. Nel corso dell'[[VIII secolo]], la controversia iconoclastica (distruzione delle immagini sacre, ritenute idolatre) e le minacce dei Longobardi e dei Franchi contribuirono a separare l'Italia e la città di Roma dall'Impero romano d'Oriente, e nel 751 l'intero centro Italia (tranne il ducato romano) cadde in mano longobarda; il papa, non potendo più contare sui Bizantini, chiese aiuto ai Franchi che scesero in Italia e annientarono il regno longobardo, cedendo poi il Centro Italia ai papi invece di restituirlo ai Bizantini (756); Roma, l'antica capitale, andò di nuovo perduta finendo in mano papale. Fu a questo punto che i papi smisero di riconoscere come "Romani" gli Imperatori di Bisanzio definendoli da ora in poi "Greci" e conferendo il titolo di "Imperatore romano" a [[Carlo Magno]] e ai suoi successori.<ref>Cfr. ad esempio N. Bergamo, ''Costantino V imperatore di Bisanzio'', p. 96: «I rapporti tra Impero e pontefice divennero molto tesi, e nel 756 la rottura fu definitiva. Le cancellerie pontificie continuarono per qualche tempo ancora ad utilizzare le date dell'Impero, ma la situazione si deteriorò sempre più col passare degli anni. Dalle fonti, quelli che fino a poco tempo prima erano i Romani e coloro che guidavano la ''res pubblica romanorum'', ora diventano ''graeci''.»</ref> Da quel momento in poi vi sarebbero stati due Imperi aufodefinitesi "romani", cioè l'Impero greco in Oriente e il [[Sacro Romano Impero]] in Occidente.
Bisanzio conobbe un periodo di rinascita sotto la dinastia dei Macedoni, nel corso della quale l'Impero riconquistò a spese di Arabi e Bulgari Cipro, parte della Siria e della Palestina, parti di Armenia e Mesopotamia, e tutti i Balcani; con la morte di [[Basilio II Bulgaroctono|Basilio II]] (noto come lo sterminatore di Bulgari, perché fu l'artefice della distruzione dell'[[Impero bulgaro]]) nel 1025 tuttavia iniziò un nuovo declino per Bisanzio dovuto soprattutto dalla disgregazione del sistema dei ''temi'', causata dall'espandersi dei latifondi: con la scomparsa dei soldati-contadini (stratioti), sostituiti da truppe mercenarie, l'Impero si indebolì militarmente,<ref>[[Georgij Aleksandrovič Ostrogorskij|Georg Ostrogorsky]], ''Storia dell'Impero bizantino'', pag. 294-310</ref> e di questo ne approfittarono nuovi temibili nemici, come Normanni e Selgiuchidi, che inflissero un duro colpo all'Impero.
Nel 1071 infatti i Normanni conquistarono Bari cacciando definitivamente i Bizantini dall'Italia mentre i Selgiuchidi annichilirono l'esercito bizantino nella Battaglia di Manzikert conquistando gran parte dell'Anatolia e della Siria; l'Impero, privo dell'Anatolia (principale fonte di truppe), sembrava sul punto di crollare ma seppe riprendersi con la dinastia dei Comneni. Il primo imperatore di questa importante dinastia, Alessio I, chiese infatti aiuti all'Occidente latino chiedendo loro di cacciare i Selgiuchidi dal Santo Sepolcro e dall'Anatolia e l'Occidente rispose organizzando alcune [[crociata|crociate]] contro gli Infedeli; inizialmente le crociate portarono vantaggi a Bisanzio con la riconquista, con l'aiuto dei crociati, delle zone costiere dell'Asia Minore; nel corso delle Crociate si crearono tuttavia dei dissidi tra Crociati e Bizantini, che sfociarono nella [[Quarta
Tuttavia nel 1261 i [[Impero bizantino|Bizantini]] riuscirono a riconquistare Bisanzio facendo rinascere l'Impero d'Oriente; sotto la dinastia dei [[Paleologhi]] tuttavia l'Impero non riuscì a recuperare l'antico splendore anche a causa dell'ascesa di un nuovo nemico, gli [[Impero ottomano|Ottomani]], che seppero approfittare delle guerre civili che dilaniavano Bisanzio e nel [[1453]] espugnarono Costantinopoli ponendo definitivamente fine all'Impero romano. Anche se [[Maometto II]], il conquistatore della città, si dichiarò Imperatore dell'Impero romano (''Cesare di Roma / Qayṣer-i Rum'') nel 1453, [[Costantino XI Paleologo]] viene generalmente considerato l'ultimo imperatore romano-orientale.
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{{Vedi anche|Carlo Magno|Impero carolingio|Sacro Romano Impero}}
[[File:Dürer karl der grosse.jpg|
Nel corso del [[VI secolo]], gli imperatori bizantini [[Tiberio II Costantino|Tiberio II]] e [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]] considerarono la possibilità di rifondare un Impero d'Occidente autonomo da quello d'Oriente, e con Roma capitale, ma questi progetti non andarono in porto: Tiberio II ci ripensò e nominò unico successore il generale Maurizio, mentre lo stesso Maurizio, che aveva espresso nel suo testamento l'intenzione di lasciare in eredità la parte occidentale al figlio Tiberio, mentre la parte orientale sarebbe andata al primogenito Teodosio, venne ucciso insieme alla sua famiglia da una ribellione.<ref>Treadgold, ''History of the Byzantine State and Society'', pp. 226-227; Smith, ''Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology'', p. 978</ref> Da ricordare inoltre l'usurpazione dell'[[esarca]] [[eunuco]] di [[Esarcato di Ravenna|Ravenna]], [[Eleuterio (esarca)|Eleuterio]], che nel dicembre 619 si fece incoronare dalle sue truppe imperatore d'Occidente con il nome di ''Ismailius'' e tentò, su consiglio dell'arcivescovo ravennate, di marciare su Roma per farsi incoronare nell'antica capitale.<ref>{{Cita web |url=http://www.porphyra.it/Porphyra12.pdf |titolo=''Porphyra'' #12, pp. 5-18. |accesso=19 luglio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722045025/http://www.porphyra.it/Porphyra12.pdf |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlmorto=no }}</ref> Tuttavia, giunto a ''Castrum Luceoli'' (presso l'odierna [[Cantiano]]) venne ucciso dai suoi soldati.
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Nel Natale [[800]] il re dei [[Franchi]] [[Carlo Magno]] venne incoronato Imperatore dei [[impero carolingio|Romani]] da [[papa Leone III]]. L'incoronazione non aveva basi nel diritto di allora; i Bizantini però erano allora governati dall'[[Irene (imperatrice)|Imperatrice Irene]], illegittima agli occhi degli occidentali, non solo perché donna ma anche perché si era impossessata del trono accecando e uccidendo il figlio Costantino VI; il Papa, dunque, considerando "vacante" il trono di Costantinopoli perché retto da una donna filicida,<ref>Ostrogorsky, ''Storia dell'Impero bizantino'', pp. 165-168</ref> ebbe la giustificazione per incoronare imperatore d'Occidente Carlo Magno. Sembra che comunque Carlo avesse l'intenzione di sposare l'Imperatrice Irene per ricongiungere Occidente e Oriente, ma la detronizzazione di Irene mandò a monte il progetto; il successore, Niceforo I, si rifiutò di riconoscere all'imperatore franco il titolo di imperatore romano e ciò fu una delle cause di una disputa tra i due imperi per il possesso di Venezia e della Dalmazia che si concluse solo con la ''[[Pax Nicephori]]'' (812), con cui Bisanzio riconobbe a Carlo Magno il titolo di Imperatore ma non quello di imperatore dei Romani. In ogni modo, il declino dell'Impero carolingio permise a Bisanzio di ritornare sui propri passi, disconoscendo il titolo di Imperatore agli Imperatori tedeschi.
In seguito [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], nel X secolo, trasformò una parte del vecchio impero carolingio nel [[Sacro Romano Impero]]. I
Nel [[1648]] con la [[Pace di Vestfalia]] i principi feudali divennero praticamente indipendenti dall'Imperatore e il Sacro Romano Impero si ridusse in pratica a semplice confederazione di Stati solo formalmente uniti, ma ''de facto'' indipendenti. Esso continuò comunque a esistere formalmente fino al [[1806]], quando la sconfitta contro [[Napoleone Bonaparte]] obbligò [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]] a sciogliere il Sacro Romano Impero e a nominarsi [[Impero d'Austria|Imperatore d'Austria]].
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Il terzo a proclamarsi erede dell'Impero dei Cesari fu l'[[Impero russo]] che, nel [[1470]], forte del matrimonio tra lo [[zar]] [[Ivan III]] e la principessa bizantina [[Zoe Paleologa]], ribattezzò [[Mosca (Russia)|Mosca]] la "Terza Roma" (essendo Costantinopoli considerata la seconda).
La [[Chiesa cattolica]] inoltre, preservò certi aspetti dell'Impero
Escludendo questi tre ultimi Stati che sostenevano di essere successori dell'Impero, e dando per vera la data tradizionale della [[fondazione di Roma]], lo Stato romano durò dal [[753 a.C.]] al [[1453]], per un totale di 2.206 anni.
Inoltre parti dell'Impero bizantino sopravvissero alla caduta di Costantinopoli come ultime roccaforti della cultura greco-romana-cristiana nel [[Despotato di Morea]] fino al 1460, nell'[[Impero di Trebisonda]] fino al 1461 e nel [[Principato di Teodoro]] in Crimea fino al 1475, tutte conquistate dall'Impero ottomano. Eredi delle [[Restauratio Imperii|conquiste]] dell'Imperatore [[Giustiniano]] in occidente, resesi indipendenti de facto ma comunque legate al mondo romano, furono il [[Ducato Romano]] evolutosi nello [[Stato Pontificio]] e successivamente nello [[Stato della Città del Vaticano]], ancora presente, il Ducato Venetico divenuto la [[Repubblica di Venezia]], soppressa nel 1797 dopo la [[Caduta della Repubblica di Venezia|conquista napoleonica]], i Ducati di [[Ducato di Napoli|Napoli]], di [[Ducato di Gaeta|Gaeta]], di [[Ducato di Amalfi|Amalfi]] e di [[Ducato di Sorrento|Sorrento]] annessi al [[Regno di Sicilia]] fondato nel 1130 da [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II D'Altavilla]], i [[Storia della Sardegna giudicale|Giudicati della Sardegna]] conquistati solo nel 1420 al termine della [[guerra sardo-catalana]].
Va detto, infine, che anche l'[[Storia dell'Italia fascista|Italia fascista]] di [[Mussolini]] pretese di essere l'erede diretta dell'Impero Romano. Infatti il [[duce]] sognava di fare dell'Italia una [[grande potenza|potenza mondiale]] e alla [[Guerra d'Etiopia#La proclamazione dell'Impero|proclamazione dell'Impero di Etiopia]] annunciò «dopo quindici secoli la riapparizione dell'Impero sui colli fatali di Roma».<ref>[[s:Italia - 9 maggio 1936, Discorso di proclamazione dell'Impero|Discorso di proclamazione dell'Impero]]</ref>▼
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== Note ==
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* [[Ammiano Marcellino]], [[Wikisource:la:Res Gestae Libri XXXI|''Res Gestae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* [[Annales Valesiani]], [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Excerpta_Valesiana/home.html Vedi qui testo latino e traduzione in inglese].
* [[Augusto]], ''[[Res
* [[Sesto Aurelio Vittore]], ''Epitome de Caesaribus'' e ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum''; [http://www.thelatinlibrary.com/victor.html Vedi qui testo latino e traduzione in inglese].
* [[Cassio Dione Cocceiano]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]''.
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* [[Eutropio]], [[Wikisource:la:Breviarium historiae romanae|''Breviarium historiae romanae'' (testo latino), VII-X]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* [[Flavio Giuseppe]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerre giudaica]]''.
* [[Historia Augusta]], [[Wikisource:la:Historia Augusta|''Vite degli imparatori da Adriano a Caro, Carino e Numeriano'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
* [[Lattanzio]], ''[[De mortibus persecutorum]]'', XXIV; [http://www.thelatinlibrary.com/lactantius/demort.shtml Vedi qui testo latino].
* [[Paolo Orosio|Orosio]], ''Historiarum adversus paganos libri septem'', [http://www.thelatinlibrary.com/orosius.html Vedi qui testo latino].
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** [[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|''Annales'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
** [[Wikisource:la:Historiae (Tacitus)|''Historiae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* [[Velleio Patercolo]], ''[[Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo]]''.
* [[Giovanni Zonara|Zonara]], ''L'epitome delle storie''.
* [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I-II [http://www.tertullian.org/fathers/zosimus01_book1.htm traduzione inglese del libro I, QUI].
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* ''[[L'Année épigraphique]]'' (AE)
* ''Corpus Inscriptionum Graecarum'' (CIG), Böckh A. e Niebhur B.G., [[1825]]-[[1859]]
* ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'' (CIL), AAVV, [[1863]]-...
=== Storiografia moderna ===
* P. Brown, ''Società romana e impero tardo-antico'', Roma-Bari, Laterza,
* J. B. Bury, ''A History of the Roman Empire from its Foundation to the death of Marcus Aurelius'', 1913.
* D. Carro, ''Classica (ovvero "Le cose della Flotta") - Storia della Marina di Roma - Testimonianze dall'antichità'', Rivista Marittima, Roma, 1992-2003 (12 volumi).
* [[Edward Gibbon]], ''[[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano]]'' ([[1776]]-[[1788]])
* P. Grimal, ''Storia di Roma'', Lecce, Argo, 2004.
* F. Jacques, J. Scheid, ''Roma e il suo impero. Istituzioni, economia, religione'', Roma-Bari, Laterza,
* A. H. M. Jones, ''Il tardo impero romano. 284-602 d.C.'', Milano, 1973-1981.
* Y. Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero romano'', Roma, 2008, p. 274. ISBN 978-88-430-4677-5.
* E. Lepore, ''Il princeps ciceroniano e gli ideali politici della tarda repubblica'', Napoli, 1954.
* E. N. Luttwak, ''La grande strategia dell'impero romano'', Milano, 1991.
* S. Mazzarino, ''L'impero romano'', Roma-Bari, Laterza, 1995.
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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* {{cita web|url=http://
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* {{cita web|url=http://imperium.ahlfeldt.se/|titolo=Digital Atlas of the Roman Empire|lingua=en}}
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