Arcadia (poema): differenze tra le versioni

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{{Libro
[[File:Faam met een portret van Jacopo Sannazaro Sannazarius (titel op object), RP-P-1909-4492.jpg|thumb|Antiporta dell’''Arcadia'' di Jacopo Sannazaro, nella traduzione olandese di Pieter Vlaming, Amsterdam, Adriaen Wor, en de Erv: van G. Onder de Linden, 1730.]]
|titolo = Arcadia
[[File:Pastore di Arcadia tratto da oltre n. 145.jpg|alt=Immagine fantastica di un pastore di Arcadia.|miniatura|"''Pastorello di Arcadia''" di [[Cesare Saccaggi|Cesare Saccaggi.]] ]]
|titoloorig =
'''''Arcadia''''' è un [[prosimetro]] [[Pastorale (arte)|pastorale]] di [[Jacopo Sannazaro]], scritto verso la metà degli [[anni 1480|anni ottanta]] del [[Quattrocento]] e pubblicato nel [[1504]] a [[Napoli]]. La prima stesura circolò sotto forma di manoscritto prima della sua pubblicazione a stampa. L'opera ha un posto di rilievo nella storia della prosa e della poesia europee, e può essere considerata un vero e proprio ''boom'' editoriale dell'epoca e un vero classico letterario nei secoli successivi.
|titoloalfa =
|immagine = Faam met een portret van Jacopo Sannazaro Sannazarius (titel op object), RP-P-1909-4492.jpg
|didascalia = [[File:Faam met een portret van Jacopo Sannazaro SannazariusAntiporta (titel op objectstampa), RP-P-1909-4492.jpg|thumb|Antiporta]] dell’dell''Arcadia'' di Jacopo Sannazaro,opera nella traduzione olandese di Pieter Vlaming, (Amsterdam, Adriaen Wor, en de Erv: van G. Onder de Linden, 1730.]])
|annoorig = 1504
|genere = [[prosimetro]]
|sottogenere = [[Poesia bucolica|bucolico]]
|lingua = it
}}
 
L{{'}}'''''Arcadia''''' è un [[prosimetro]] [[Pastorale (arte)|pastorale]] di [[Jacopo Sannazaro]], scritto verso la metà degli [[anni 1480|anni ottanta]] del [[Quattrocento]] e pubblicato nel [[1504]] a [[Napoli]]. La prima stesura circolò sotto forma di manoscritto prima della sua pubblicazione a stampa. L'opera ha un posto di rilievo nella storia della prosa e della poesia europee, e può essere considerata un vero e proprio ''boom''fenomeno editoriale dell'epoca e un vero classico letterario nei secoli successivi.
 
== Trama ==
L'opera ha un impianto molto semplice ed eminentemente statico e lirico più che narrativo in senso stretto. La storia dura 6 giorni, dal 20 al 25 aprile (le antiche [[Palilia|feste di Pale]]). Il protagonista è loil stessopastore Sannazaro che,Sincero (sotto il nomequale delsi pastorecela Sincerolo stesso Sannazaro), che narra in [[Prima persona (narrativa)|prima persona]] la propriasua vita in [[Arcadia]], una regione impervia delladell'[[antica Grecia]] dove, come volevano le fonti classiche, i pastori vivevano felici e non facevano altro che pascolare animali e cantare inni con zufoli e zampogne.
 
Leggendo, tuttavia, si scopre che Sincero non è un arcade, ma un napoletano rifugiato in Arcadia tra i pastori, il quale, alalla terminefine dellaè storia,indotto a tornare a Napoli dopoda un brutto sogno ([[allegoria]] della caduta di Napoli sotto [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] nel [[1494]] col conseguente crollo della "politica dell'equilibrio") lo induce a tornare a Napoli. Attraversando grotte e antri, giunge in città dove viene a conoscenza della morte della donna amata. Qui tristemente si conclude la storia.
 
Questa esile vicenda è contornata da moltissimi episodi e personaggi secondari (molti dei quali reali, anche se trasfigurati col nome pastorale), da lunghissime descrizioni di bellezze naturalistiche, di opere d'arte (ilun vaso delin legno di acero dipinto dal [[Mantegna]], ad esempio, nella prosa XI; o le porte del tempio di Pale in quella VIII), da canti d'amore e diatribe amorose tra i vari pastori, giochi funebri (nella prosa XI), ecce così via.
 
== Genesi ==
L{{'}}''Arcadia'' è un [[prosimetro]] (componimento misto di prosa e di poesia) di ambientazione pastorale, composto da 12 prose intervallate 12 ecloghe, preceduto da una Prefazione[[prefazione]] e concluso da un congedo intitolato ''Alla Sampogna''.
 
Essa venne composta in un lungo arco di tempo, di circa 20 anni. EssendoPoiché alcuni punti e date controversi nella storia del testo, ricaviamosono controversi, le informazioni sulla sua genesi sono qui riprese dall'edizione a cura di Francesco Erspamer, citata in bibliografia in fondo, e poi da altri.
 
Sembra che intorno al 1480, il poeta abbia composto alcune [[ecloghe]] di ambientazione pastorale (le attuali I, II, VI), e solo dopo decise di fonderle assieme, continuarle, e costruire una storia.<ref>{{Cita libro|autore=Marina Riccucci|titolo=Il neghittoso e il fier connubio. Storia e filologia nell'Arcadia di Jacopo Sannazaro|anno=2001|editore=Liguori|città=Napoli|pagina=5|cid=Riccucci|isbn=88-207-3204-1}}</ref>.
 
Forse al 1475-85 risale ''la prima redazione'' del testo, il cui titolo era ''Aeglogorum liber Arcadius inscriptus'', e poi ''Libro pastorale nominato (intitulato) Arcadio''.<ref>{{Cita|Ivi|pp. 3-4|Riccucci}}.</ref>. Questa prima redazione comprende solo le prime 10 parti dell'opera attuale. Di questa prima versione ci sono rimasti diciannove codici, che furono diffusi nei principali centri culturali italiani.
 
Il poeta tuttavia la accantonò e vi tornò più di dieci anni dopo, forse intorno al 1490 o al 1496, vi aggiunseaggiungendovi le ultime due parti, il congedo ''Alla sampogna'', e ne rividerivedendo profondamente la veste linguistica, orientandola in senso più toscano ed omogeneo e sfumando i dialettismi e i latinismi crudi (la cosiddetta ''seconda stesura'', di cui non sono rimasti manoscritti).<ref>{{Cita|Riccucci|p. 5}}.</ref>.
 
L'opera vide finalmente la luce a Napoli nel [[1504]] per le stampe di Sigismondo Mayr a cura di [[Pietro Summonte]] (per questo detta edizione summontina), maanche se ad insaputa dell'autore, all'epoca esule in Francia. Come specificato dal Summonte nella dedica al cardinale d'Aragona, il manoscritto gli era stato dato dal fratello dello stesso poeta, rimasto a Napoli, e la sua edizione ha lo scopo di emendare le precedenti edizioni, tutte scorrettissime, cioè una del 1501, ed una veneziana del 1502 (di cui però a noi oggi non rimane traccia).<ref>{{Cita libro|curatore=Vittore Branca|titolo=Dizionario critico della letteratura italiana|anno=1995|editore=UTET|città=Torino|pagina=300|cid=Branca|isbn=88-02-04018-4}}</ref> L'intera tradizione testuale dell'opera discende pertanto all'edizione summontina.
 
Al suo ritorno dalla Francia, tuttavia, il poeta, intento alla composizione del ''De partu Virginis'', non si curò punto di approntare un'edizione diversa, o magari correttaeventualmente da lui riveduta, e abbandonò l'opera al suo destino., Ilil quale fu fortunatissimo e fece rapidamente dell{{'}}''Arcadia'' uno dei testi più letti e ristampati di sempre.
L 'intera tradizione testuale dell'''Arcadia'' discende, quindi, all'edizione summontina.
 
Al suo ritorno dalla Francia, tuttavia, il poeta, intento alla composizione del ''De partu Virginis'', non si curò punto di approntare un'edizione diversa o magari corretta da lui e abbandonò l'opera al suo destino. Il quale fu fortunatissimo e fece rapidamente dell'''Arcadia'' uno dei testi più letti e ristampati di sempre.
 
Nel 1514 anche il celebre editore veneziano [[Aldo Manuzio]] ne diede ai torchi una edizione, che è, oltre agli ''[[Gli Asolani|Asolani]]'' di [[Pietro Bembo]], l'unico altro testo di prosa contemporanea stampato dal Manuzio.
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== Struttura ==
L'opera può dividersi sostanzialmente in cinque blocchi:
-* il primo è il Prologoprologo;
-* il secondo comprende le prose I-VI (e le rispettive ecloghe, tre delle quali sono le più antiche) e fornisce l'inquadramento generale, la presentazione dei personaggi e le prime diatribe d'amore;
-* il terzo comprende la sola prosa VII, che narra la vicenda di Sincero e funge da cerniera tra la prima e la seconda parte;
-* il quarto comprende le restanti prose VIII-XII ed ecloghe, dove la storia si conclude, col sogno e il ritorno a Napoli;
-* l'ultimo è il congedo ''Alla sampogna''.
 
Il testo è preceduto ovviamente dalla Dedica del Summonte, citata in precedenza.
- il primo è il Prologo;
 
== Fonti ==
- il secondo comprende le prose I-VI (e le rispettive ecloghe, tre delle quali sono le più antiche) e fornisce l'inquadramento generale, la presentazione dei personaggi e le prime diatribe d'amore;
Nel breve giro di scarse 200 pagine odierne, il Sannazaro dà fondo alla sua vasta erudizione sia classica (e greca e latina) sia in volgare: tra le fonti si ricordino almeno l{{'}}''[[Elegia di Madonna Fiammetta]]'', il ''[[Filocolo]]'', il ''[[Ninfale d'Ameto]]'', il ''[[Ninfale fiesolano]]'' e il ''[[Decameron]]'' del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], il ''[[De Balneis Puteolanis|De balneis Puteolanis]]'' di [[Pietro da Eboli]], il ''[[Bucolicum carmen]]'' del [[Francesco Petrarca|Petrarca]], oltre ovviamente a [[Dante]].
 
Nel breve giro di scarse 200 pagine odierne, il Sannazaro dà fondo alla sua vasta erudizione classica, sia greca che latina, e volgare: tra le fonti si ricordino almeno l'<nowiki/>''Elegia di Madonna Fiammetta'', il ''Filocolo'', l'''Ameto,'' il ''Decamerone'' e il ''Ninfale Fiesolano'' del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], il ''De balneis Puteolanis'' di Pietro da Eboli, il ''Bucolicum Carmen'' del [[Francesco Petrarca|Petrarca]], e ovviamente Dante; traTra i classici, vasti "saccheggi" vengono dalla ''[[Naturalis Historiahistoria]]'' di [[Plinio il Vecchio]] (nelle prose VIII-IX-X) e, dalle opere di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], dae [[Lucio Giunio Moderato Columella|Columella]], dai ''[[Fasti, (Ovidio)|Fasti]]'', dagli ''[[Amores]]'' e dalle ''[[Metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]'' di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] (nelle prose III e IX), dalla ''[[Tebaide (Stazio)|Tebaide]]'' di [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] (prose XI-XII). Si aggiungano [[Decimo Magno Ausonio|Ausonio]], [[Bione di Smirne|Bione]], [[Tito Calpurnio Siculo|Calpurnio]], [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]], [[Claudio Claudiano|Claudiano]], [[Mosco (poeta)|Mosco]], [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Marco Aurelio Olimpio Nemesiano|Nemesiano]], [[Teocrito]] e [[Omero]]. Tra i moderni [[Chariteo]], [[Agnolo Poliziano|Poliziano]], [[Giovanni Pontano|Pontano]] e de[[Pietro Iacopo De Jennaro|De Jennaro]].
- il terzo comprende la sola prosa VII, che narra la vicenda di Sincero e funge da cerniera tra la prima e la seconda parte;
 
Le ecloghe inveceegloghe, spesso lamenti amorosi, sono componimenti metricamente complessi, quasi sempre in rime sdrucciole o inframmezzate (frottole, canzoni, madrigali, ecc...etc.)<ref>{{Cita libro|autore=William J. Kennedy|titolo=Jacopo Sannazaro and the uses of Pastoral|anno=1983|editore=University Press of New England|città=Hanover-Londra|pagina=97|isbn=0-87451-268-9}}</ref>.
- il quarto comprende le restanti prose VIII-XII ed ecloghe, dove la storia si conclude, col sogno e il ritorno a Napoli;
 
== Lingua ==
- l'ultimo è il congedo ''Alla sampogna''.
Nella [[letteratura italiana]] l{{'}}''Arcadia'' ha avuto anche un altro pregio, sotto l'aspetto linguistico: nel passaggio dalla prima alla seconda redazione, indicate sopra, il poeta ha deciso di petrarchizzare fortemente il lessico costituendo così il primo vero modello di una letteratura in prosa e poesia che, toscaneggiando fuori di Toscana, ambisse a collocarsi come 'italiana' in senso totale, superando la grande frammentazione linguistica della cultura quattrocentesca ed aprendo la strada al classicismo rinascimentale.
 
Il testo è preceduto ovviamente dalla Dedica del Summonte, citata in precedenza.
 
== Fonti ==
 
Nel breve giro di scarse 200 pagine odierne, il Sannazaro dà fondo alla sua vasta erudizione classica, sia greca che latina, e volgare: tra le fonti si ricordino almeno l'<nowiki/>''Elegia di Madonna Fiammetta'', il ''Filocolo'', l'''Ameto,'' il ''Decamerone'' e il ''Ninfale Fiesolano'' del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], il ''De balneis Puteolanis'' di Pietro da Eboli, il ''Bucolicum Carmen'' del [[Francesco Petrarca|Petrarca]], e ovviamente Dante; tra i classici, vasti saccheggi vengono dalla ''Naturalis Historia'' di [[Plinio il Vecchio]] (prose VIII-IX-X) e dalle opere di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], da [[Lucio Giunio Moderato Columella|Columella]], dai ''Fasti,'' dagli ''Amores'' e dalle ''Metamorfosi'' di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] (prose III e IX), dalla Tebaide di [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] (prose XI-XII). Si aggiungano [[Decimo Magno Ausonio|Ausonio]], [[Bione di Smirne|Bione]], [[Tito Calpurnio Siculo|Calpurnio]], [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]], [[Claudio Claudiano|Claudiano]], [[Mosco (poeta)|Mosco]], [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Marco Aurelio Olimpio Nemesiano|Nemesiano]], [[Teocrito]] e [[Omero]]. Tra i moderni [[Chariteo]], [[Agnolo Poliziano|Poliziano]], [[Giovanni Pontano|Pontano]] e de Jennaro.
 
Le ecloghe invece, spesso lamenti amorosi, sono componimenti metricamente complessi, quasi sempre in rime sdrucciole o inframmezzate (frottole, canzoni, madrigali, ecc....)<ref>{{Cita libro|autore=William J. Kennedy|titolo=Jacopo Sannazaro and the uses of Pastoral|anno=1983|editore=University Press of New England|città=Hanover-Londra|pagina=97|isbn=0-87451-268-9}}</ref>.
== Lingua ==
Nella letteratura italiana l'''Arcadia'' ha avuto anche un altro pregio, sotto l'aspetto linguistico: nel passaggio dalla prima alla seconda redazione, indicate sopra, il poeta ha deciso di petrarchizzare fortemente il lessico costituendo così il primo vero modello di una letteratura in prosa e poesia che, toscaneggiando fuori di Toscana, ambisse a collocarsi come 'italiana' in senso totale, superando la grande frammentazione linguistica della cultura quattrocentesca ed aprendo la strada al classicismo rinascimentale.
Ugualmente Sannazaro fece lo stesso anche per le sue ''Rime'', di stretta osservanza petrarchesca, creando non solo uno splendido canzoniere, ma giungendo, con netto anticipo, alle stesse conclusioni letterarie ed estetiche propugnate da [[Pietro Bembo|Bembo]] nelle ''[[Prose della volgar lingua|Prose]]'' del 1525. Le ''Rime'' di entrambi questi poeti verranno stampate nel 1530, ma le due operazioni culturali e linguistiche andranno intese se non come separate (del resto entrambi erano in forte contatto con la corte romana), di certo indipendenti ed originali; anzi l'inizio dei lavori di Sannazaro (ben più vecchio del Bembo) è certo che risalga a molto prima rispetto a quello del Bembo per le sue ''Rime''.
 
== Fortuna ==
Questa è stata la prima opera "pastorale" dell'[[Europa]] [[Rinascimento|rinascimentale]] ad aver incontrato il successo internazionale, basti pensare alle 66 edizioni italiane nel [[XVI secolo|Cinquecento]] e all'influenza esercitata sulla [[letteratura francese]], [[letteratura spagnola|spagnola]], [[letteratura portoghese|portoghese]] e [[Letteratura inglese|inglese]].<ref name="M">{{Cita libro|titolo=Le muse|anno=1964|editore=De Agostini|città=Novara|pagine=323-324|volume=1|sbn=IT\ICCU\RER\0004615RER0004615}}</ref>
 
L<nowiki>{{'</nowiki>}}''Arcadia'' di Sannazaro, insieme alla ''Diana'' dello spagnolo [[Jorge de Montemayor]] (''Los siete libros de la Diana'', [[1559]]), opera che deve molto al lavoro di Sannazaro, ebbe un profondo impatto sulla letteratura di tutta Europa fino alla metà del [[XVII secolo]]. Anzi, l{{'}}''Arcadia'' sarà da ritenersi davvero fra le opere che abbia più influenzato l'intero immaginario occidentale nei suoi sogni di altrove nel tempo e nello spazio: le fonti classiche infatti descrivono scarsamente questa regione della Grecia che doveva essere, anzi, desertica. L'averla trasformata in un luogo edenico e lussureggiante collocato alle origini della civiltà tutta è vera invenzione del Sannazzaro e a lui va legittimamente attribuita, un'idea che passando per [[Montaigne]], giunge diretta ai giusnaturalisti francesi e alla cultura settecentesca (il mito del buon selvaggio, lo stato di natura ecc...).
 
In Italia la sua influenza, storicamente, più evidente è la nascita dell'[[Accademia dell'Arcadia|omonima accademia]], fondata nel 1690. Sino all'Ottocento l{{'}}''Arcadia'' è stata considerata dalla tradizione classicista un modello fondamentale, ma in epoca romantica decadde rapidamente. Nel '900 è stata rivalutata e considerata un capolavoro dell'Umanesimo meridionale.
Sino all'Ottocento l'''Arcadia'' è stata considerata dalla tradizione classicista un modello fondamentale, ma in epoca romantica decadde rapidamente. Nel '900 è stata rivalutata e considerata un capolavoro dell'Umanesimo meridionale.
 
A parte questo, l'Arcadia del Sannazaro è venuta a costituire un vero e proprio topos dell'immaginario occidentale: il Sannazaro, infatti, fu il primo a fare della brulla terra di Arcadia (tale è descritta dalle fonti classiche) una rigogliosa terra felice, piena di schermaglie amorose e di squarci campestri, innocente, pura: ancora oggi il senso della parola ''arcadico'' include la sfumatura della sua <nowiki>''trasfigurazione letteraria ...[…] idilliaco e bucolico'' (dizionario Treccani), il che è dovuto all'</nowiki>interpretazione della regione greca fornita dal poeta napoletano.
 
== Edizioni ==
 
* {{Cita libro
|autore= Jacopo Sannazaro
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|città= Torino
|anno= 1944
|sbn= IT\ICCU\CAG\0558797CAG0558797
}}
*{{Cita libro
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== Bibliografia ==
 
*F. Torraca, ''Gli imitatori stranieri del Sannazaro'', in ''Scritti vari'', Milano-Genova, 1928.
 
*{{Cita libro
|autore= [[Gianfranco Folena]]
Riga 117 ⟶ 119:
|città= Firenze
|anno= 1952
|sbn= IT\ICCU\MIL\0036923MIL0036923
}}
*{{Cita libro
Riga 125 ⟶ 127:
|città= Napoli
|anno= 1977
|sbn= IT\ICCU\SBL\0016159SBL0016159
}}
*{{Cita libro
Riga 137 ⟶ 139:
 
== Voci correlate ==
* [[EtJacopo in Arcadia egoSannazaro]]
* [[Arcadia (poesia)]]
* [[JacopoArcadia Sannazaro(poesia)]]
* [[Poesia bucolica]]
* [[Pastorale (arte)|Pastorale]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|testo=Arcadia (Sannazaro)|preposizione=dell'}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/sannazaro_arcadia.htm|titolo=Arcadia|autore=Iacopo Sannazaro|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090318082555/http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/sannazaro_arcadia.htm|dataarchivio=18 marzo 2009}}