Linea di successione al trono d'Italia: differenze tra le versioni

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[[File:Coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg|thumb|Lo stemma della monarchia italiana.]]
La '''linea di successione al trono d'Italia''' eraè la [[gerarchia]] di [[Casa Savoia]] per la trasmissione del titolo di [[re d'Italia]]. A seguito del [[Nascita della Repubblica Italiana|mutamento istituzionale del 1946]] e della cessazione del titolo regale, tale gerarchia identifica oggi esclusivamente il Capo di Casa Savoia e ne regolamenta la successione.
 
[[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele di Savoia]] agisce da Capo della Casa dal 1983, anno della morte di [[Umberto II di Savoia|Umberto II]], ma tale titolo e le prerogative ad esso spettanti (il gran magistero degli ordini dinastici sabaudi e il titolo di [[Duchi di Savoia|duca di Savoia]]) vennero contestati da [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]]. Tale disputa nacque a seguito del matrimonio non autorizzato da Umberto II fra Vittorio Emanuele e [[Marina Doria]], situazione che avrebbe portato, secondo la normativa dinastica di Casa Savoia, lo stesso Vittorio Emanuele e la sua discendenza al di fuori della linea di successione.
 
Secondo i sostenitori di Vittorio Emanuele, il Capo della Casa può legittimamente modificare in maniera unilaterale i criteri di successione dinastica, nonostante questo non sia mai avvenuto, in passato, durante i dieci secoli di regno della dinastia.<ref name=spiegazione>L'esclusione delle linee femminili caratterizza la successione in Casa Savoia sin dalle primissime generazioni. Il diritto di primogenitura, presente sin dagli albori, prevalse in modo definitivo nel XIII secolo. La normativa sui matrimoni di eguale rango era consuetudine praticata da tempo immemorabile. Vittorio Amedeo III non modificò queste disposizioni, limitandosi a codificarle nelle Lettere Patenti. Esemplificativa è l'opinione che Umberto II aveva delle leggi dinastiche: «Tale precisazione si richiama alla legge della nostra Casa, vigente da ben 29 generazioni e rispettata dai 43 Capi Famiglia, miei predecessori, succedutisi secondo la legge Salica attraverso matrimoni contratti con famiglie di Sovrani. Tale legge, io 44mo Capo Famiglia, non intendo e non ho diritto di mutare, nonostante l'affetto per te» ([http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-sua-maesta-il-re-umberto-ii-al-figlio-del-25-gennaio-1960/ dalla lettera di Umberto II a Vittorio Emanuele del 1960]).</ref> In questo caso, stando a una modifica delle leggi dinastiche operata da Vittorio Emanuele nel 2019, la successione seguirebbe attualmente il criterio della primogenitura eguale e il titolo di Capo della Casa spetterebbe al figlio primogenito indipendentemente dal sesso.
 
Invece secondo i sostenitori di [[Aimone di Savoia-Aosta (1967)|Aimone di Savoia-Aosta]], quale successore del padre [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943-2021)|Amedeo]], le leggi di successione dinastica possono essere modificate solo con l'esercizio effettivo combinato dei poteri della Corona e del Parlamento.<ref name=ansa>{{cita web|url=http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2020/01/15/senatori-savoia-legge-salica-immutabile_335332c6-935e-4aca-92ca-670c9efff50a.html|titolo=Senatori Savoia, legge salica immutabile|accesso=8 febbraio 2020}}</ref><ref name=comunicato2020>{{cita web|url=http://www.crocerealedisavoia.org/comunicato-stampa-del-15-gennaio-2020/|titolo=Comunicato stampa del 15 gennaio 2020|accesso=24 gennaio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.crocerealedisavoia.org/precisazione-sulla-legge-salica/|titolo=Precisazione sulla Legge Salica|accesso=17 maggio 2021}}</ref> Mancando queste condizioni, stante l'attuale ordinamento repubblicano dello Stato, sempre secondo i sostenitori di Aimone non sarebbe possibile, per il singolo, compiere modifiche unilaterali alle leggi suddette. La successione, pertanto, seguirebbe il criterio della [[primogenitura]] maschile secondo la [[legge salica]], ossia si baserebbe sulla regolamentazione rimasta "cristallizzata" al giugno 1946, in vigore al momento della cessazione dell'istituto monarchico in Italia.<ref>{{cita web|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/01/15/news/guerra_tra_i_monarchici_emanuele_filiberto_non_puo_passare_la_corona_a_sua_figlia_virginia_-245849813/?ref=RHRS-BH-I245850482-C6-P5-S1.6-T1|titolo=Guerra tra i monarchici: "Emanuele Filiberto non può passare la corona a sua figlia Vittoria"|accesso=17 maggio 2021}}</ref>
 
== Le leggi dinastiche ==
La successione dinastica in [[Casa Savoia]], strettamente interconnessa alla normativa sui matrimoni principeschi, è regolamentata da una serie di norme originate agli albori della dinastia, tramandate oralmente almeno dall'anno 1000, codificate per iscritto a partire dal 1780 e mai abrogate, contenute in una pluralità di atti.<ref>{{cita web|url=https://www.consultadeisenatoridelregno.it/dinastica/Le_Regie_Patenti.pdf|titolo=Le Regie Patenti|accesso=17 gennaio 2020}}</ref>
=== Normativa sui matrimoni ===
[[File:Portrait of King Vittorio Amedeo III (10).jpg|thumb|Vittorio Amedeo III.]]
La successione dinastica in [[Casa Savoia]], strettamente interconnessa alla normativa sui matrimoni principeschi, è regolamentata da una serie di norme, codificate a partire dal 1780 e mai abrogate, contenute in una pluralità di atti.<ref>{{cita web|url=http://olgopinions.blog.kataweb.it/files/2010/04/valsassina.pdf|titolo=Le Regie Patenti|accesso=17 gennaio 2020}}</ref>
;Regno di Sardegna
*Le regie lettere patenti del 13 settembre 1780, emanate da [[Vittorio Amedeo III di Savoia|Vittorio Amedeo III]]:
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::'' Art. 92. Per la validità dei matrimoni dei Principi e delle Principesse Reali è richiesto l'assenso del Re Imperatore''.
 
==== Analisi ====
[[File:AlberoS.M. genealogicoRe deiVittorio Amedeo III di Savoia Aosta(01).jpgpng|thumb|IVittorio dueAmedeo ramiIII di Casa Savoia.]]
I matrimoni dei principi di [[Casa Savoia]] avvengono rigorosamente fra pari: questo uso, insieme al diritto di [[primogenitura]] e all'[[Legge salica|esclusione delle linee femminili]], è attestato sin dalla fondazione della dinastia, ai tempi di [[Umberto I Biancamano|Umberto Biancamano]], e già dall'anno 1000 l'erede al trono era tale solo se aveva contratto un matrimonio di pari rango con il preventivo assenso da parte del Capo della Casa. Tale peculiarità, vera e propria leggeconsuetudine consuetudinariatramandata oralmente e osservata sincon daglirigore alboridurante i secoli successivi, aveva lo scopo di evitare che soggetti potenzialmente destabilizzanti per la Corona o per lo Stato potessero entrare a far parte della dinastiafamiglia. Nel [[XVIII secolo]], èquando sancitomolte dalledinastie, leggiper evitare dispute, iniziarono a trascrivere gli usi tramandati in maniera orale che definivano i doveri dei principi, il re di Sardegna [[Vittorio Amedeo III di Savoia|Vittorio Amedeo III]] codificò per iscritto le tradizioni che regolavano la successione in Casa Savoia nelle regie lettere patenti del 13 settembre suddette1780.<ref name=autogenerato1spiegazione group=N>EmilioL'obbligo Crosadi contrarre matrimonio fra pari, il diritto di primogenitura e l'esclusione delle linee femminili caratterizzano la successione in Casa Savoia sin dalla fondazione della dinastia, intorno all'Laanno Monarchia1000, e con ogni probabilità erano regole già presenti, ereditate da dinastie precedenti e tramandate da tempi immemorabili. Vittorio Amedeo III, nel dirittoXVIII pubblicosecolo, italiano'non modificò queste disposizioni, ma si limitò a codificarle nelle regie lettere patenti. Esemplificativa è l'opinione che Umberto II aveva delle leggi dinastiche: «Tale precisazione si richiama alla legge della nostra Casa, 1922vigente da ben 29 generazioni e rispettata dai 43 Capi Famiglia, miei predecessori, succedutisi secondo la legge Salica attraverso matrimoni contratti con famiglie di Sovrani. Tale legge, io 44º Capo Famiglia, non intendo e non ho diritto di mutare, nonostante l'affetto per te» ([http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-sua-maesta-il-re-umberto-ii-al-figlio-del-25-gennaio-1960/ dalla lettera di Umberto II a Vittorio Emanuele del 1960] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210602012714/http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-sua-maesta-il-re-umberto-ii-al-figlio-del-25-gennaio-1960/ |data=2 giugno 2021 }}).</ref><ref name=Crosa20>{{cita|Crosa|p. 20}}.</ref> Conformemente a molte [[Famiglia reale|famiglie reali]] europee (come, ad esempio, [[Linea di successione al trono del Belgio|quella belga]], [[Linea di successione al trono di Danimarca|quella danese]], [[Linea di successione al trono dei Paesi Bassi|quella olandese]] o [[Linea di successione al trono di Spagna|quella spagnola]]), anche in Casa Savoia il principe che sta per sposarsi deve obbligatoriamente ricevere l'assenso al matrimonio dal Capo della Casa, pena la perdita di tutti i diritti di successione.<ref>Enciclopedia Italiana Treccani (1939), voce Re: in particolare si constati la necessità di "Nozze dichiarate principesche".</ref>
 
L'art. 1 delle regie lettere patenti del 1780 prevede che, nel caso venga celebrato un matrimonio fra principi senza la preventiva autorizzazione da parte del Capo della Casa, quest'ultimo potrà decidere caso per caso le sanzioni da comminare. L'art. 2, invece, descrive una fattispecie particolare e più grave: quella che, oltre all'assenza della preventiva autorizzazione da parte del Capo della Casa, si aggiunga la circostanza di matrimonio diseguale (ad esempio un principe che sposa una borghese, o un membro della piccola nobiltà). In questo caso, sempre secondo l'art. 2, è prevista la decadenza automatica del principe contraente matrimonio e l'esclusione da qualsiasi titolo e diritto di successione per sé e per la sua discendenza. Infine, l'art. 3 prevede la possibilità che un principe contragga matrimonio diseguale, ma sempre previo obbligatorio assenso da parte del Capo della Casa. Quest'ultimo potrà allora, con atto scritto, dichiarare il matrimonio dinastico o [[Matrimonio morganatico|morganatico]]:<ref name=dirittodinastico>{{cita web|url=https://sites.google.com/site/clubannobit/news/lannunciodivittorioemanuelecircailmutamentodelleleggidinastichedicasasavoiaelabolizionedellaleggesalicabrevissimeconsiderazionididirittodinasticosabaudo|titolo=L'annuncio di Vittorio Emanuele circa il mutamento delle leggi dinastiche di Casa Savoia e l'abolizione della Legge Salica: brevissime considerazioni di diritto dinastico sabaudo|accesso=24 luglio 2021|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201022004131/https://sites.google.com/site/clubannobit/news/lannunciodivittorioemanuelecircailmutamentodelleleggidinastichedicasasavoiaelabolizionedellaleggesalicabrevissimeconsiderazionididirittodinasticosabaudo}}</ref> nel primo caso il principe contraente matrimonio manterrà i propri titoli e diritti e li trasmetterà alla moglie e all'eventuale discendenza (come nel caso delle nozze fra il duca di Genova [[Ferdinando di Savoia-Genova (1884-1963)|Ferdinando di Savoia]] con Maria Luisa Alliaga Gandolfi dei conti di Ricaldone, che divenne duchessa di Genova), mentre nel secondo caso il principe contraente matrimonio manterrà i propri titoli e diritti, ma non li trasmetterà né alla moglie, né all'eventuale discendenza (come nel caso delle nozze fra [[Eugenio Emanuele di Savoia-Villafranca]] con Felicita Crosio, che non assunse alcun titolo dal marito).<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/conti-di-villafranca-soisson/|titolo=Conti di Villafranca-Soisson|accesso=28 luglio 2021}}</ref>
Nel caso di nozze fra principi che non siano state autorizzate, il Capo della Casa potrà decidere le sanzioni caso per caso. Invece, nel caso di mancato assenso a un matrimonio diseguale (ad esempio un principe con una borghese, o con un membro della piccola nobiltà), è prevista la decadenza automatica del principe contraente matrimonio e l'esclusione da qualsiasi titolo e diritto di successione per sé e per la sua discendenza. La decadenza del principe e la sua esclusione dalla successione sono automatiche e non necessitano di alcun ulteriore atto da parte del Capo della Casa. Il principe decaduto non può appellarsi e contro tale situazione «non è ammesso reclamo ad alcuna autorità».<ref name=Ranelletti>Oreste Ranelletti, ''Istituzioni di diritto pubblico'', 1934, p. 175.</ref>
 
La decadenza di un principe che si sposa senza regio assenso e la sua esclusione dalla linea di successione sono automatiche e non necessitano di alcun ulteriore atto da parte del Capo della Casa, come previsto dall'art. 2 (« [...] si intenderanno senz'altro decaduti...»). Il principe decaduto non può appellarsi e contro tale situazione «non è ammesso reclamo ad alcuna autorità».<ref name=Ranelletti>{{cita|Ranelletti|p. 175}}.</ref> Il successore al trono viene sempre identificato dalle leggi di successione dinastica, e mai per via arbitraria o testamentaria: «i poteri del nuovo Re non derivano dal precedente, ma direttamente dalla costituzione».<ref name=Ranelletti160>{{cita|Ranelletti|p. 160}}.</ref> Lo [[Statuto Albertino]], adottato nel 1848, non si sofferma sulle leggi di successione e rinvia alle disposizioni precedenti, dando solo, a differenza di altre costituzioni coeve, indicazioni di massima in merito alla successione.<ref name=Miceli486>{{cita|Miceli|p. 486}}.</ref> L'art. 2 dello Statuto recita infatti: «Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Il Trono è ereditario secondo la [[legge salica]]»,<ref name=statutoalbertino>[[s:Italia, Regno - Statuto albertino|Il testo dello Statuto Albertino.]]</ref> precisando quindi che le donne sono escluse dalla linea di successione. Lo Statuto Albertino ha abrogato le precedenti disposizioni contrarie a esso secondo la lettura dell'art. 81 («Ogni legge contraria al presente Statuto è abrogata») ma, sulla base della dottrina prevalente nel periodo monarchico,<ref name=Crosa20/> le norme dinastiche contenute nelle regie lettere patenti del 1780 e nel regio editto del 1782 non sono contrarie allo Statuto dal momento che anch'esse prevedono la legge salica, precisandone i criteri di applicazione attraverso la normativa sui matrimoni principeschi.<ref>{{Treccani|matrimonio-morganatico|morganàtico, matrimònio|anno=1939|accesso=20 dicembre 2015}}</ref>
Tuttavia, in casi eccezionali, il Capo della Casa può autorizzare un matrimonio diseguale con il proprio assenso, considerandolo matrimonio dinastico. Un matrimonio, inoltre, può essere dichiarato [[Matrimonio morganatico|morganatico]]: in tal caso il principe contraente matrimonio diseguale mantiene i propri diritti, ma non li trasmette né alla consorte, né alla discendenza.
 
Di nuovo, a conferma della validità delle disposizioni settecentesche, gli articoli inseriti nel [[Codice civile italiano del 1865|Codice Civile del 1865]] e nel [[Codice civile italiano|Codice Civile del 1942]], che prescrivono l'obbligatorietà del regio assenso prima delle nozze: « [...] non si possono considerare come legittimi discendenti per la successione al trono se non i figli nati da matrimonio considerato legittimo secondo i princìpi del nostro diritto pubblico. Perché a tali effetti il matrimonio sia legittimo occorre: I) che sia stato fatto con l'assenso del Re conformemente alla disposizione dell'art. 69 del Codice Civile; II) che non sia stato contratto con persona di condizione inferiore, cioè non appartenente alla categoria dei prìncipi di famiglie regnanti o ex regnanti. Ciò in forza della reale patente del 13 settembre 1780 e del reale biglietto del 28 ottobre<ref group=N>Il testo fa riferimento al matrimonio di [[Eugenio Ilarione di Savoia-Carignano]] che, nel 1779, aveva sposato Elisabeth Anne Magon de Boisgarin. Poiché il matrimonio era diseguale (la moglie non era di sangue reale) e non era stato preventivamente approvato dal re Vittorio Amedeo III, Eugenio Ilarione perse automaticamente tutti i propri diritti dinastici e il titolo principesco. Vittorio Amedeo III, con atto di benevolenza, il 28 ottobre 1780 emise però un regio biglietto grazie al quale Eugenio Ilarione poté riassumere diritti e titolo, ma la moglie e i futuri figli non furono riconosciuti come membri di Casa Savoia, né furono mai inclusi nella linea di successione al trono, pur potendo portare il cognome sabaudo: «Volendo Noi per tratto di grazia speciale usare a favore del Principe Eugenio di Carignano mio Cugino della riserva apposta nell'articolo terzo delle Patenti nostre delli 13 scorso settembre, perciò col presente di nostra mano firmato, e controfirmato dall'infrascritto nostro Ministro, e Primo Segretario di Stato per gli affari interni, permettiamo al detto Principe Eugenio, ed alla sua persona solamente, che, qualora per motivi di coscienza, od altri, stimi di riabilitare il matrimonio da lui contratto nullamente in Francia, in tal caso, e non altrimenti, possa egli ritenere e conservare i diritti di successione, prerogative, ed onorificenze della famiglia, nonostante il disposto in tal parte dell'articolo 1 delle mentovate Patenti. Mandiamo il presente registrarsi nella Segreteria nostra di Stato per gli affari interni, tal essendo il nostro volere. Dato a Moncalieri il 28 ottobre 1780. Vittorio Amedeo».</ref> del medesimo anno. Queste disposizioni continuano a essere in vigore, non essendo state abrogate da leggi o da decreti successivi».<ref name=Miceli486/>
Lo [[Statuto Albertino]] del 1848, che si occupa dei rapporti fra i poteri e fra gli organi dello Stato, non si sofferma sulle leggi di successione e rinvia alle disposizioni precedenti dando solo, a differenza di altre costituzioni coeve, indicazioni di massima in merito alla successione.<ref>Vincenzo Miceli, ''Principi di diritto costituzionale'', 1913, p. 486.</ref> L'articolo 2 dello Statuto recita: «Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Il Trono è ereditario secondo la [[legge salica]]»,<ref>[[s:Italia, Regno - Statuto albertino|Il testo dello Statuto Albertino]]</ref> ed esclude quindi la successione femminile. Lo Statuto Albertino ha abrogato le precedenti disposizioni contrarie a esso secondo la lettura dell'articolo 81, ma le regie lettere patenti del 1780 e il regio editto del 1782 non sono contrarie allo Statuto dal momento che anch'esse prevedono la legge salica, precisandone i criteri di applicazione attraverso la normativa sui matrimoni principeschi.<ref>{{Treccani|matrimonio-morganatico|morganàtico, matrimònio|anno=1939|accesso=20 dicembre 2015}}</ref>
 
DiLa nuovolegge n. 2693 del 9 dicembre 1928, ache confermaistituiva dellail validità[[Gran delleconsiglio disposizionidel settecenteschefascismo]], gliall'articolo articoli12 inseritistabiliva nelche [[Codiceesso civileaveva italianofacoltà, delfra 1865|Codicele Civilevarie delcose, 1865]]di epronunciarsi nelin [[Codicemateria civiledi italiano|Codicesuccessione Civileal deltrono. 1942]]Tuttavia dal 1928 al 1943, cheanno prescrivonodi l'obbligatorietàabolizione deldella regiolegge assensosuddetta primae delledello nozzestesso Gran consiglio, non venne presentata alcuna proposta riguardante modifiche sui criteri di successione.<ref>{{cita web|url=https://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1928-12-11&atto.codiceRedazionale=028U2693&tipoDettaglio=originario&qId=&tabID=0.14099346881475605&title=Atto%20originario&bloccoAggiornamentoBreadCrumb=true|titolo=Legge 9 dicembre 1928, n. 2693|accesso=22 ottobre 2021}}</ref> Il principio dell'assenso preventivo non venne ritenuto contrario neanche alla [[Costituzione della Repubblica Italiana]] del 1948, dal momento che rimase sotto il profilo dell'assenso del presidente della Repubblica per i militari di alto rango e per i diplomatici di carriera,<ref>{{cita web|url=https://boe.es/publicaciones/anuarios_derecho/abrir_pdf.php?id=ANU-E-1995-10030300322|titolo=Sulla vitalità della normativa italiana sull'assenso matrimoniale regio|accesso=28 luglio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210728224326/https://boe.es/publicaciones/anuarios_derecho/abrir_pdf.php?id=ANU-E-1995-10030300322|dataarchivio=28 luglio 2021|urlmorto=sì}}</ref> cioè per quei soggetti che, come un tempo i membri della Famigliafamiglia Realereale, rappresentano con le loro funzioni l'immagine pubblica dello Stato.<ref>Gigi {{cita|Speroni, ''Umberto II. Il dramma segreto dell'ultimo re'', Milano, Bompiani, 2004, pag|p. 12}}.</ref> In sintesi la successione in Casa Savoia, secondo l'interpretazione delle leggi suddette, segue:
 
In sintesi la successione in Casa Savoia, secondo l'interpretazione delle leggi suddette, segue:
 
* La legge salica, che comporta l'esclusione delle donne dalla successione.
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* Il principio di parità delle nozze, eccezionalmente derogabile.
* Il principio del regio assenso alle nozze da parte del Capo della Casa, non derogabile.
 
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! Caso !! Conseguenze
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| Un principe, con il preventivo assenso del Capo della Casa, sposa una principessa || Il matrimonio è dinastico: il principe manterrà i propri titoli e diritti di successione, la principessa assumerà i titoli del marito, i futuri figli erediteranno i titoli del principe e saranno inclusi nella linea di successione al trono
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| Un principe, con il preventivo assenso del Capo della Casa, sposa una donna di condizione inferiore || Il Capo della Casa deciderà se dichiarare il matrimonio dinastico o [[Matrimonio morganatico|morganatico]]. Se dinastico, il principe manterrà i propri titoli e diritti di successione e la sposa assumerà i titoli del marito. I futuri figli erediteranno i titoli del principe e saranno inclusi nella linea di successione al trono. Se morganatico, il principe manterrà i propri titoli e diritti di successione, ma la sposa non assumerà i titoli del marito. I futuri figli non erediteranno i titoli del principe e non saranno inclusi nella linea di successione al trono
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| Un principe, senza il preventivo assenso del Capo della Casa, sposa una principessa || Il Capo della Casa deciderà, caso per caso, le sanzioni da comminare
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| Un principe, senza il preventivo assenso del Capo della Casa, sposa una donna di condizione inferiore || Il principe perde immediatamente tutti i propri titoli e diritti di successione. La moglie non assumerà alcun titolo dal principe. I futuri figli non erediteranno alcun titolo dal principe e non saranno inclusi nella linea di successione al trono
|}
 
=== Linea di successione al giugno 1946 ===
La linea di successione al trono, al momento della cessazione dell'istituto monarchico in Italia, era la seguente:
* [[Umberto II di Savoia|Umberto II]], [[re d'Italia]].
# [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele di Savoia]], principe di Napoli.
# [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone di Savoia-Aosta]], quarto duca d'Aosta.
# [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]], duca delle Puglie.
# [[Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta]], conte di Torino.
# [[Ferdinando di Savoia-Genova (1884-1963)|Ferdinando di Savoia-Genova]], terzo duca di Genova.
# [[Filiberto di Savoia-Genova]], duca di Pistoia.
# [[Adalberto di Savoia-Genova]], duca di Bergamo.
# [[Eugenio di Savoia-Genova]], duca di Ancona.
 
== Antefatto ==
[[File:Amedeo di Savoia Aosta e Vittorio Emanuele di Savoia.jpg|thumb|Amedeo di Savoia-Aosta e Vittorio Emanuele di Savoia.]]
[[File:Amedeo di Savoia-Aosta.jpg|thumb|Amedeo di Savoia-Aosta.]]
=== La posizione di Umberto II ===
Alla fine degli [[Anni 1950|anni cinquanta]] alcuni rotocalchi italiani e stranieri iniziarono a dare notizia di avventure sentimentali fra Vittorio Emanuele di Savoia e l'attrice Dominique Claudel prima, e poi fra lo stesso Vittorio Emanuele e la campionessa di sci d'acqua [[Marina Doria]],<ref>{{cita web|url=https://memorie.secolo-trentino.com/societa/vittorio-emanuele-iv-il-principe-di-napoli-compie-80-anni/2017/|titolo=Vittorio Emanuele di Savoia compie 80 anni|accesso08 febbraio 2020}}</ref> ventilando anche l'ipotesi di possibili nozze. Il re Umberto II, in una lettera a Vittorio Emanuele del 25 gennaio 1960, preannunciò il proprio rifiuto alla concessione del regio assenso alle nozze qualora Vittorio Emanuele avesse contratto matrimonio diseguale ed espose il proprio punto di vista sulla questione, precisando che la decadenza automatica di un principe che contrae matrimonio non autorizzato con una sposa di rango inferiore «si richiama alla legge della nostra Casa, vigente da ben 29 generazioni e rispettata dai 43 Capi Famiglia, miei predecessori, succedutisi secondo la legge Salica attraverso matrimoni contratti con famiglie di Sovrani. Tale legge, io 44mo Capo Famiglia, non intendo e non ho diritto di mutare, nonostante l'affetto per te».<ref name=spiegazione/>
 
Ancora, il 18 luglio 1963, Umberto II chiese per iscritto a Vittorio Emanuele chiarimenti sui suoi progetti matrimoniali, ricordandogli l'impossibilità di modifica delle leggi di successione esistenti con l'inciso: «Sai bene che sono spinto solo dall'affetto che ho per te e dal desiderio di assicurarti il migliore avvenire, che non potrebbe mai essere in contrasto con quanto è sempre stato fatto nella nostra famiglia».<ref>{{Cita web|url=http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-sua-maesta-il-re-umberto-ii-a-vittorio-emanuele-del-18-luglio-1963/|titolo=Lettera di Sua Maestà il Re Umberto II a Vittorio Emanuele del 18 luglio 1963|accesso=7 febbraio 2020}}</ref> Inoltre, Umberto II avvertì il figlio che un matrimonio non autorizzato avrebbe comportato anche risvolti patrimoniali, dal momento che l'eredità dello stesso Umberto II sarebbe in futuro stata divisa in parti uguali fra [[Maria Pia di Savoia (1934)|Maria Pia]], Vittorio Emanuele, [[Maria Gabriella di Savoia|Maria Gabriella]] e [[Maria Beatrice di Savoia (1943)|Maria Beatrice]], anziché riservare una quota più consistente all'erede dinastico.<ref name=lettera1960>{{cita web|http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-sua-maesta-il-re-umberto-ii-al-figlio-del-25-gennaio-1960/|titolo=Corrispondenza da Cascais, 25 gennaio 1960|accesso=2 luglio 2015}}</ref> In più, Umberto II avvisò il figlio che l'inosservanza agli ammonimenti avrebbe comportato anche la sospensione dell'appannaggio di duemila franchi svizzeri che Vittorio Emanuele percepiva mensilmente, cosa che effettivamente avvenne.<ref>Vittorio Emanuele di Savoia, ''Lampi di vita. Storia di un principe in esilio '', Milano, Rizzoli, 2002, p. 97.</ref>
 
Vittorio Emanuele, in pratica, sarebbe rimasto erede civile di Umberto II, equiparato alle proprie sorelle nell'asse ereditario «giacché non vi sarebbe più alcuna ragione per un particolare trattamento» a suo favore, ma non sarebbe più stato erede dinastico e successore.<ref name=lettera1960/> Qualora Vittorio Emanuele avesse deciso di non osservare le regole indicategli dal padre, il successore dinastico di Umberto II sarebbe diventato per automatismo «il parente maschio più prossimo»,<ref name=Ranelletti/> in questo caso il duca d'Aosta [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo]].<ref name=ammonizioni>{{cita web|url=http://www.crocerealedisavoia.org/lettera-di-re-umberto-del-25-gennaio-1960/|titolo=Le lettere di Umberto II sui matrimoni in Casa Savoia|accesso=24 gennaio 2020}}</ref>
 
In conseguenza delle nozze civili di Vittorio Emanuele con Marina Doria, celebrate a [[Las Vegas]] nel 1970,<ref>{{citazione|Con Corrado Agusta, ed il suo segretario Franco Chiesa, in un negozio abbiamo comprato due fedi, in un altro un bouquet preconfezionato, poi siamo andati davanti ad un giudice di pace, il quale ci ha sposato. Era l'11 gennaio del 1970, a Las Vegas, Nevada, Usa. Matrimonio civile '''di cui non informai nessuno, neanche i miei genitori'''|Vittorio Emanuele di Savoia, ''Lampi di vita, storia di un principe in esilio'', Rizzoli, pagina 187.}}</ref> Umberto II prese atto dell'automatica decadenza dinastica del figlio a norma delle regie lettere patenti del 13 settembre 1780 («tanto i contraenti che i discendenti da tale matrimonio si intenderanno senz'altro decaduti dal possesso dei beni e dei diritti provenienti dalla Corona e dalla ragione di succedere nei medesimi»)<ref name=spiegazione/> e, coerentemente a quanto notificato il 25 gennaio 1960, irrogò le seguenti sanzioni:<ref>Nella lettera, ricordando che le nozze non dinastiche avrebbero comportato automaticamente la riduzione allo stato di privato cittadino, Umberto II prevedeva altre conseguenze accessorie: modifiche all'asse ereditario civile e comunicazioni ai membri della Casa sabauda e di altre Case reali.</ref>
 
# Equa ripartizione testamentaria della propria eredità fra tutti i figli, senza la quota maggiore che era originariamente prevista per il principe ereditario.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/28/maria-jose-ronchey-faro-rispettare-il.html|titolo=Maria Josè a Ronchey "farò rispettare il testamento di Umberto".|editore=La Repubblica|data=28 aprile 1993|accesso=16 febbraio 2020}}</ref>
# Divieto di partecipazione dei membri di Casa Savoia, consistenti nei principi e nelle principesse delle Case [[Savoia-Genova]] e [[Savoia-Aosta]], al matrimonio religioso celebrato a [[Teheran]] nel 1971 e al successivo ricevimento tenuto a [[Ginevra]].<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/09/10/ho-16-tatuaggi-11-nipoti-ho-fatto-giro-mondo-se-fossi-stato-re-non-mi-sarei-divertito-tanto-f2ddb16c-7789-11e6-a5b1-4fe0f4da1c53.shtml?refresh_ce-cp|titolo=Ho 16 tatuaggi, 11 nipoti, ho fatto il giro del mondo e, se fossi stato re, non mi sarei divertito tanto|editore=Corriere della Sera|data=16 settembre 2016|accesso=16 febbraio 2020}}</ref><ref name=citazione>{{citazione|Sua Maestà il Re Umberto II invitò noi Savoia-Aosta ed i Savoia-Genova a non intervenire né al matrimonio a Teheran, né al successivo ricevimento a Ginevra. Sua Maestà ne soffrì moltissimo e l'Unione Monarchica Italiana venne consigliata da Cascais di non inviare auguri e regali agli sposi|Intervista di Gigi Speroni ad Amedeo di Savoia-Aosta nel libro ''In nome del Re'', Rusconi editore, 1986, pagg. 9, 10 e 11.}}</ref>
 
Le sanzioni furono comminate da Umberto II con discrezione, senza proclami pubblici che avrebbero potuto mettere in cattiva luce la Casa, il figlio (già esposto a note vicende di natura legale), e il successore dinastico. Inoltre Umberto II, benché nutrisse sentimenti di affetto verso Vittorio Emanuele e verso il nipote Emanuele Filiberto, e nonostante avesse partecipato ad alcuni eventi familiari come il battesimo dello stesso Emanuele Filiberto,<ref name=lettera1960/> non riconobbe la nascita di quest'ultimo come significativa da un punto di vista dinastico e, come diretta conseguenza, non conferì a Emanuele Filiberto alcun [[Titolo (onomastica)|titolo]], né onorificenza, né il [[Trattamento d'onore|trattamento]] di [[altezza reale]],<ref>Annuario della Nobiltà Italiana, voce "Real Casa di Savoia", edizione XXXII (2014) e precedenti.</ref> che gli sarebbe spettato di diritto qualora Vittorio Emanuele non fosse decaduto dalla sua posizione di successore dinastico<ref>{{cita web|url=http://www.cnicg.net/realfam.asp|titolo=Regio decreto del 1º gennaio 1890 - Titoli e stemmi della Famiglia Reale|accesso=9 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131017025336/http://www.cnicg.net/realfam.asp|dataarchivio=17 ottobre 2013|urlmorto=sì}}</ref> (nell'integrale dei ''Provvedimenti Nobiliari di Grazia e di Giustizia di Umberto di Savoia'' non risulta alcuna concessione firmata da Umberto II relativa ai titoli di [[principe di Piemonte]] e di [[principe di Venezia]], nonostante questi titoli siano correntemente utilizzati da Emanuele Filiberto).<ref>{{cita web | 1 = http://www.cnicg.net/umberto.asp | 2 = Provvedimenti Nobiliari di Grazia e di Giustizia di Umberto di Savoia | 3 = 6 febbraio 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131123174353/http://www.cnicg.net/umberto.asp | dataarchivio = 23 novembre 2013 | urlmorto = sì }}</ref>
 
=== Dopo la morte di Umberto II ===
Le condizioni di salute di Umberto II, colpito da un [[Tumori delle ossa|tumore alle ossa]], ebbero un notevole peggioramento nell'autunno del 1982. Nel tentativo di salvargli la vita venne trasferito da [[Cascais]], dove si trovava in esilio, alla ''London Clinic'' di [[Londra]]. Secondo la testimonianza della figlia [[Maria Beatrice di Savoia (1943)|Maria Beatrice di Savoia]]: «Vittorio passeggiava freneticamente per i corridoi della clinica con un foglio in mano. Scoprii poi che si trattava del decreto di nomina nobiliare in favore della moglie Marina. Lo aveva preparato da tanto tempo e sperava che almeno in punto di morte lo firmasse. Ma non ci riuscì».<ref>Gigi Speroni, ''Umberto II. Il dramma segreto dell'ultimo re'', Milano, Bompiani, 2004, pag. 338.</ref>
 
All'inizio del 1983, nella fase terminale della malattia, Umberto II venne trasferito da Londra all'ospedale di [[Ginevra]] per fare in modo che fosse più vicino ai familiari. Dopo la sua morte, avvenuta il 18 marzo dello stesso anno, Vittorio Emanuele agì da Capo di Casa Savoia assumendone titoli e prerogative, benché le questioni relative al suo matrimonio non autorizzato e alla conseguente decadenza automatica dalla successione dividessero i monarchici italiani.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/06/23/busto-per-umberto-gli-eredi-non.html|titolo=Busto per Umberto, gli eredi non c'erano|accesso=26 gennaio 2020}}</ref> Suo figlio Emanuele Filiberto, nonostante Umberto II non gli avesse concesso alcun titolo, né trattamento, né onorificenza, iniziò a utilizzare i titoli di [[principe di Piemonte]] e di [[principe di Venezia]], nonché ad attribuirsi il trattamento di [[altezza reale]].<ref>{{cita web|url=https://www.emanuelefiliberto.eu/it/bio/biosteps|titolo=Biografia ufficiale di Emanuele Filiberto di Savoia|accesso=14 febbraio 2020}}</ref>
 
La XIII disposizione transitoria e finale della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] del 1948 aveva precluso a tutti i membri e ai discendenti di Casa Savoia l'esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo e la possibilità di ricoprire uffici pubblici. Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi era stato inoltre interdetto l'ingresso e il soggiorno nel territorio italiano ed era prescritta l'avocazione allo Stato dei loro beni.<ref name=xiii>{{cita web|url=http://www.senato.it/1025?sezione=140&articolo_numero_articolo=XIII|titolo=Costituzione della Repubblica Italiana, XIII disposizione transitoria e finale|accesso=26 gennaio 2020}}</ref> Con il possibile ritorno in patria dall'esilio di Vittorio Emanuele e di Emanuele Filiberto, accompagnato questo da un giuramento di fedeltà alla [[Repubblica italiana]], la successione dinastica a Umberto II fu al centro di aspri dibattiti.
 
Nel 2001, per dirimere la questione, fu chiamata in causa la [[Consulta dei senatori del Regno]], un'associazione costituita nel 1955 da circa 160 ex senatori del vecchio [[Senato del Regno (Italia)|Senato del Regno d'Italia]], riconosciuta da Umberto II come la più alta autorità monarchica esistente in Italia, ma i membri della Consulta non trovarono né un accordo unanime, né una soluzione di compromesso accettata da tutti. Ne seguì la nascita di due diverse organizzazioni che da allora pretendono di essere l'autentica Consulta dei senatori del Regno: una favorevole alla tesi di Vittorio Emanuele, con presidente Pier Luigi Duvina, e una favorevole alla tesi di Amedeo, con presidente [[Aldo Alessandro Mola]].
 
L'articolo 1 della legge costituzionale n. 1 del 23 ottobre 2002<ref>{{cita web|url=http://www.parlamento.it/parlam/leggi/02001lc.htm|titolo=Legge costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1|accesso=26 gennaio 2020}}</ref> fece cessare in parte gli effetti delle disposizioni transitorie e, da quella data, i discendenti di Casa Savoia poterono ricoprire cariche elettive o pubblici uffici ed entrare e soggiornare nel territorio nazionale. Vittorio Emanuele di Savoia e la sua famiglia rientrarono così in Italia nel 2003. La questione dinastica, nel 2004, generò un alterco fra i due cugini durante le nozze di [[Filippo VI di Spagna|Felipe di Spagna]], con Vittorio Emanuele che colpì al volto Amedeo.<ref>{{cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/05/28/zuffa-savoia-alle-nozze-di-madrid-vittorio.html|titolo=Zuffa Savoia alle nozze di Madrid Vittorio Emanuele colpisce Amedeo|accesso=18 gennaio 2020}}</ref> Quest'ultimo, nel 2006, lasciò il titolo di [[duca d'Aosta]] per quello di [[Duchi di Savoia|duca di Savoia]], venendo proclamato Capo della Casa dalla Consulta dei senatori del Regno presieduta da Aldo Alessandro Mola.<ref>{{cita web|url=https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/51225/detronizzato-vittorio-emanuele-di-savoia-in-favore-del-cugino.html|titolo=Detronizzato Vittorio Emanuele di Savoia in favore del cugino|accesso=18 gennaio 2020}}</ref>
 
Il 1° giugno 2021, alla morte di Amedeo, la pretesa al titolo di duca di Savoia passò al figlio Aimone, che divenne così il nuovo Capo di Casa Savoia in contrasto con Vittorio Emanuele.
 
== La tesi favorevole a Vittorio Emanuele di Savoia ==
[[File:Vittorio Emanuele di Savoia (2009).jpg|thumb|Vittorio Emanuele di Savoia.]]
Vittorio Emanuele e i suoi sostenitori tendono a ridimensionare gli atti e i fatti citati. Inoltre, Vittorio Emanuele ritiene che le leggi che regolano Casa Savoia, ma solo quelle relative ai matrimoni, siano decadute con la proclamazione della forma repubblicana dello Stato nel 1946, o che comunque siano state modificate dall'entrata in vigore dello [[Statuto Albertino]] nel 1848.
 
In particolare vengono sostenuti i seguenti punti:
*'''Lo Statuto Albertino ha abrogato le precedenti disposizioni'''
::Vittorio Emanuele ritiene che lo Statuto Albertino abbia completamente abrogato le precedenti disposizioni, vale a dire le regie lettere patenti e il regio editto di Vittorio Amedeo III, cosicché in materia dinastica varrebbe esclusivamente l'art. 2 dello Statuto stesso: «Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Il Trono è ereditario secondo la [[legge salica]]». Il pretesto giuridico per l'invalidità delle regie lettere patenti del 1780 riposerebbe nell'articolo 81 dello Statuto, che stabilisce: «Ogni legge contraria al presente Statuto è abrogata».<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/statutoalbertino.htm|titolo=Lo Statuto Albertino|accesso=27 settembre 2010}}</ref> Secondo l'interpretazione di Vittorio Emanuele, le [[leggi dinastiche]] precedenti allo Statuto sono a esso contrarie, e quindi abrogate.<ref name=autogenerato2>[http://www.diesis.it/ufficistampa/comunicato.php?id=1328 Comunicato del portavoce di Emanuele Filiberto] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090616093330/http://www.diesis.it/ufficistampa/comunicato.php?id=1328 |data=16 giugno 2009 }}</ref>
 
*'''Il regime repubblicano ha abrogato le leggi di successione sui matrimoni'''
::Vittorio Emanuele sostiene che le norme sui matrimoni reali, che richiedono il necessario regio assenso da parte del Capo della Casa, siano decadute con l'entrata in vigore della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione Repubblicana]] e non producano più effetti civili nei riguardi della Casa Reale.
 
*'''Umberto II legittimò Emanuele Filiberto'''
::Secondo Vittorio Emanuele, il re Umberto II avrebbe riconosciuto come dinasticamente valida la nascita di Emanuele Filiberto conferendogli oralmente, senza alcun documento verificabile o atto firmato, il titolo di [[principe di Venezia]].<ref>{{cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2007/02/11/Cronaca/SAVOIA-VITTORIO-EMANUELE-COMPIE-70-ANNI-FESTA-DI-COMPLEANNO-IN-FAMIGLIA-3_151228.php|titolo=Savoia: Vittorio Emanuele compie 70 anni, festa di compleanno in famiglia|accesso=18 febbraio 2020}}</ref>
 
*'''Ogni matrimonio canonico è dinastico'''
::Secondo Sandro Gherro, professore ordinario di diritto ecclesiastico, il mancato consenso del Capo della Casa non può produrre alcun effetto perché «gli impedimenti a questo [matrimonio canonico, NdR] possono essere stabiliti solo dal Sommo Pontefice».<ref>[http://savoia.blastness.com/intervista.htm Libero, ''Intervista al prof. Gherro'', 6 agosto 2006] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20101211114924/http://savoia.blastness.com/intervista.htm |data=11 dicembre 2010 }}</ref> Secondo questa tesi, le ripetute ammonizioni<ref name=ammonizioni/> di [[Umberto II di Savoia|Umberto II]] circa la decadenza automatica a seguito di un matrimonio diseguale non autorizzato, non hanno valore.<ref name=autogenerato2 />
 
*'''Le contraddizioni di Amedeo di Savoia-Aosta'''
::Vittorio Emanuele sostiene che le dichiarazioni a volte contraddittorie di [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]] abbiano favorito il consolidamento del suo status di Capo della Casa. Amedeo infatti, in alcuni contesti, in passato sostenne con alcune dichiarazioni le tesi di Vittorio Emanuele, anche ponendosi in contrasto con la [[Consulta dei Senatori del Regno]] presieduta da [[Aldo Alessandro Mola]]. In un'intervista al [[Corriere della Sera]] nel 2002 egli dichiarava, alla domanda di Giuliano Gallo di proporsi come candidato all'ipotetico trono d'Italia: «Se il popolo italiano dovesse chiedermelo ''e mio cugino rinunciasse ai suoi diritti'' sarei pronto ad assumere anche le mie responsabilità dinastiche».<ref>Amedeo di Savoia: pronto alla politica, il mio modello è Simeone di Bulgaria, Corriere della Sera del 9 ottobre 2002</ref> Sempre nel 2002, nel suo libro-intervista, Amedeo dichiarava: «il Capo della Casa è mio cugino Vittorio Emanuele e dopo di lui, l'erede è suo figlio Emanuele Filiberto».<ref>Amedeo di Savoia, Proposta per l'Italia, a cura di Fabio Torriero, Edizioni Il Minotauro, 2002, p. 88.</ref>
 
*'''L'opinione della regina Maria José, vedova di re Umberto II'''
::In un'intervista successiva alla morte di Umberto II al settimanale ''Point de Vue'', la [[Maria José del Belgio|regina Maria José]] smentì le pretese di [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]]: «Re Umberto non si espresse mai su questa questione di Amedeo, era cosa inesistente. Anzi, nelle ultime settimane di vita era molto vicino al piccolo Emanuele Filiberto che vedeva come continuatore della Dinastia e come possibile Re d'Italia...».<ref>Point de Vue n. 3026, luglio 2006.</ref>
 
*'''L'esilio subìto legittima la successione di Vittorio Emanuele'''
::Vittorio Emanuele sostiene che la prova per eccellenza del fatto che sia lui il Capo della Casa è data dall'esilio inflitto a lui e a suo figlio fino al 2002 dall'ordinamento repubblicano.<ref>la [http://savoia.blastness.com/notalettere.htm nota del portavoce di Emanuele Filiberto] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20101211184515/http://savoia.blastness.com/notalettere.htm |data=11 dicembre 2010 }} parla di "inequivocabili specificazioni interpretative che la stessa Costituzione Repubblicana ha reso nell'individuare siffatta successione: laddove ha comminato l'esilio ad Umberto II, a suo figlio e al non ancora nato figlio di suo figlio".</ref> La XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione sanciva infatti, al secondo comma, che: «Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale».<ref name=xiii/>
 
*'''Validità della tentata deposizione di Umberto II da parte di Vittorio Emanuele'''
::Poiché le [[leggi dinastiche]] di [[Casa Savoia]] riguardano i matrimoni dei principi, ma non i matrimoni dei re, il 15 dicembre 1969 [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele di Savoia]], essendo consapevole delle vigenti leggi e del rifiuto del [[Umberto II di Savoia|padre]] di acconsentire al suo matrimonio con [[Marina Doria]], su consiglio del gran maestro della [[Grande Oriente d'Italia|massoneria]] [[Giordano Gamberini]] aggirò l'ostacolo ed emanò un "decreto reale" nel quale si elevava a re, autoproclamandosi ''Vittorio Emanuele IV re d'Italia'',<ref>{{cita web |url=http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1.jpg |titolo=Copia archiviata |accesso=16 novembre 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928042655/http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1.jpg |dataarchivio=28 settembre 2007 }}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=5 giugno 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928042615/http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf |dataarchivio=28 settembre 2007 }}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/20050330_adami_it.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=16 novembre 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928042726/http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/20050330_adami_it.pdf |dataarchivio=28 settembre 2007 }}</ref> in quanto, secondo lui, succeduto ''ipso jure'' al padre nel 1946 come conseguenza della sua partenza per l'esilio, considerata da Vittorio Emanuele come un'implicita [[abdicazione]]. «Per effetto della avvenuta successione, Ci competono anche i diritti di Capo legittimo della dinastia Sabauda e tali diritti eserciteremo d'ora innanzi, solo temperati dalla discrezione che lo stato fisico e morale di S.M. l'ex Re Umberto II detta alla Nostra coscienza di figlio».<ref>[http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf Decreto Reale n. 1] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070928042615/http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf |data=28 settembre 2007 }}</ref> Il giorno successivo, 16 dicembre, al fine di sanare la condizione borghese della fidanzata, Vittorio Emanuele, in qualità di "Re d'Italia", emanò un secondo (e ultimo) "decreto reale",<ref>{{cita web|url=https://drive.google.com/file/d/13Ycj78FOOHQdY31imazgjj1eom2aKRFc/view|titolo=Trascrizione del decreto reale n.1; trascizione e originale del decreto reale n.2|accesso=14 febbraio 2020}}</ref> col quale conferiva a Marina Doria il titolo di duchessa di Sant'Anna di Valdieri.<ref>{{cita web|url=https://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2003/07/12/VT1TC_VT103.html|titolo=Macchè Principessa di Venezia|accesso=13 febbraio 2020}}</ref> Pochi giorni dopo, l'11 gennaio 1970, sposò civilmente a [[Las Vegas]] Marina Doria, contraendo in seguito anche le nozze religiose a [[Teheran]]. I sostenitori di Vittorio Emanuele ritengono legittimi questi atti.
 
*'''La normativa matrimoniale di Casa Savoia è arcaica, non ha valore o non è mai esistita'''
::Un'argomentazione ricorrente di Emanuele Filiberto è quella relativa al fatto che la normativa matrimoniale di Casa Savoia sia molto antica e, quindi, ormai superata e priva di valore. In altri casi, Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto hanno sostenuto in pubblico che Casa Savoia non ha mai avuto leggi di successione relative al matrimonio e al regio assenso.
 
=== La successione secondo Vittorio Emanuele di Savoia ===
Vittorio Emanuele, pur nella sua interpretazione della validità delle regole dinastiche di Casa Savoia, aveva sempre riconosciuto la [[legge salica]] quale pilastro della successione, sancita dall'articolo 2 dello [[Statuto Albertino]].<ref name="autogenerato2" /> Di conseguenza, almeno fino a fine 2019, questo era l'ordine di successione secondo la tesi a lui favorevole:
 
* [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele]], principe di Napoli, duca di Savoia e Capo della Casa.
# [[Emanuele Filiberto di Savoia (1972)]], principe di Piemonte e di Venezia.
# [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)]], quinto duca d'Aosta.
# [[Aimone di Savoia-Aosta (1967)]], duca delle Puglie.
# Umberto di Savoia-Aosta (2009), principe del sangue.<ref>{{cita web|url=https://web.archive.org/web/20090617043014/http://savoia.blastness.com/documents/NOTAARALDAOST120309.pdf|titolo=Chiarificazioni sulla posizione dinastica del Duca d'Aosta e della sua discendenza|accesso=18 gennaio 2020}}</ref>
# Amedeo di Savoia-Aosta (2011), principe del sangue.
 
A fine 2019, ormai chiara l'impossibilità per la sua linea di generare un maschio, Vittorio Emanuele, con un decreto del 28 dicembre 2019, ha «adeguato alle norme comunitarie sull'uguaglianza di genere» la legge salica,<ref>{{cita web|url=http://consulta.altervista.org/3-DecretoLeggediSuccessione.pdf|titolo=Decreto Legge di Successione del 28 dicembre 2019|accesso=18 gennaio 2020}}</ref> perifrasi che di fatto implica l'abolizione della legge salica stessa in favore della primogenitura semplice. Inoltre, Vittorio Emanuele ha circoscritto la linea di successione esclusivamente alla sua discendenza. La linea di successione dinastica, secondo il suo nuovo decreto, sarebbe pertanto la seguente:<ref name="annuncio" />
 
* [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele]], principe di Napoli, duca di Savoia e Capo della Casa.
# [[Emanuele Filiberto di Savoia (1972)]], principe di Piemonte e di Venezia.
# Vittoria di Savoia (2003), principessa di Carignano, marchesa d'Ivrea.
# Luisa di Savoia (2006), principessa di Chieri, contessa di Salemi.
 
== La tesi favorevole ad Aimone di Savoia-Aosta ==
[[File:AimoneSavoiaAosta20112020.jpg|thumb|Aimone di Savoia-Aosta.]]
Requisito fondamentale per la successione in Casa Savoia è quello relativo al regio assenso per i matrimoni: nel caso di mancato assenso a un matrimonio diseguale (un principe con una borghese, come nel caso di [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele di Savoia]] e [[Marina Doria]]), il contraente perde immediatamente, cioè senza necessità di alcun provvedimento o di atto da parte del Capo della Casa, qualsiasi diritto dinastico.
 
Vittorio Emanuele, essendosi sposato senza l'assenso di suo padre [[Umberto II di Savoia|Umberto II]], il quale era contrario al matrimonio al punto da comunicare agli italiani di non inviare auguri o regali agli sposi,<ref name=citazione/> avrebbe perciò infranto le leggi di successione della sua Casa e si sarebbe così portato automaticamente al di fuori dalla successione per sé stesso e per i suoi discendenti. Ripetutamente Vittorio Emanuele era stato avvisato dal padre della perdurante validità delle leggi di successione in Casa Savoia.<ref name=lettera1960/> In base a questo matrimonio non autorizzato, contrario alle leggi dinastiche, Amedeo di Savoia-Aosta giustifica la sua pretesa di Capo della Casa.
 
Secondo i sostenitori di Aimone, quale successore del padre Amedeo, soltanto con l'esercizio effettivo combinato dei loro poteri la Corona e il voto del Parlamento possono modificare o abrogare le leggi civili di successione dinastica.<ref name=ansa/> Mancando questa condizione, stante l'attuale ordinamento repubblicano dello Stato, non sarebbe possibile per il singolo compiere modifiche unilaterali alle leggi suddette.<ref name=comunicato2020/> In base a questo, i sostenitori di Aimone ritengono illegittimo e privo di valore l'atto con cui, il 28 dicembre 2019, Vittorio Emanuele ha «adeguato alle norme comunitarie sull'uguaglianza di genere» la legge salica, di fatto abrogandola in favore di Vittoria, figlia primogenita di Emanuele Filiberto.<ref name=annuncio>{{cita web|url=https://sites.google.com/site/clubannobit/news/lannunciodivittorioemanuelecircailmutamentodelleleggidinastichedicasasavoiaelabolizionedellaleggesalicabrevissimeconsiderazionididirittodinasticosabaudo|titolo=L'annuncio di Vittorio Emanuele circa il mutamento delle leggi dinastiche di Casa Savoia e l'abolizione della Legge Salica: brevissime considerazioni di diritto dinastico sabaudo|accesso=21 gennaio 2020}}</ref>
 
{{Discendenza
=== La successione secondo Aimone di Savoia-Aosta ===
| 1|-1|† [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]]|XXIII Re di Sardegna
L'attuale linea di successione dinastica, secondo i sostenitori di Aimone, sarebbe la seguente:
| 2| 1|† [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]|I Re d'Italia
| 3| 1|† [[Ferdinando di Savoia-Genova (generale)|Ferdinando]]|I duca di Genova
| 4| 2|† [[Umberto I di Savoia|Umberto I]]|II Re d'Italia
| 5| 2|† [[Amedeo I di Spagna|Amedeo]]|I duca d'Aosta
| 6| 3|† [[Tommaso di Savoia-Genova|Tommaso]]|II duca di Genova
| 7| 4|[[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]|III Re d'Italia
| 8| 7|[[File:Crown of Savoy.svg|35px]]<br />'''[[Umberto II di Savoia|Umberto II]]'''|IV Re d'Italia
| 9| 8|'''{{Discendenza/P|1}} [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele]]'''|Principe di Napoli
|10| 6|'''{{Discendenza/P|5}} [[Ferdinando di Savoia-Genova (ammiraglio)|Ferdinando]]'''|III duca di Genova
|11| 6|'''{{Discendenza/P|6}} [[Filiberto di Savoia-Genova|Filiberto]]'''|Duca di Pistoia
|12| 6|'''{{Discendenza/P|7}} [[Adalberto di Savoia-Genova|Adalberto]]'''|Duca di Bergamo
|13| 6|'''{{Discendenza/P|8}} [[Eugenio di Savoia-Genova|Eugenio]]'''|Duca di Ancona
|14| 5|† [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|Emanuele Filiberto]]|II duca d'Aosta
|15| 5|'''{{Discendenza/P|4}} [[Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta|Vittorio Emanuele]]'''|Conte di Torino
|16|14|† [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898)|Amedeo]]|III duca d'Aosta
|17|14|'''{{Discendenza/P|2}} [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone]]'''|IV duca d'Aosta
|18|17|'''{{Discendenza/P|3}} [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo]]'''|Duca delle Puglie
}}
 
== Dopo la caduta della monarchia ==
* [[Aimone di Savoia-Aosta (1967)|Aimone]], duca d'Aosta, duca di Savoia e Capo della Casa.
{{vedi anche|Casa Savoia#Controversia sul titolo di Capo di Casa Savoia}}
# Umberto di Savoia-Aosta (2009), principe di Piemonte e duca delle Puglie.
A seguito del matrimonio non autorizzato da [[Umberto II di Savoia|Umberto II]] fra suo figlio [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele]] e [[Marina Doria]], l'attribuzione del titolo di Capo di Casa Savoia e le prerogative ad esso spettanti (il gran magistero degli [[Onorificenze degli Stati preunitari d'Italia#Ducato di Savoia (1416 – 1720) e Regno di Sardegna (1720 – 1861)|ordini dinastici sabaudi]] e il titolo di [[Duchi di Savoia|duca di Savoia]]) sono oggi fonte di controversia fra [[Emanuele Filiberto di Savoia (1972)|Emanuele Filiberto di Savoia]], figlio di Vittorio Emanuele, e suo cugino [[Aimone di Savoia-Aosta (1967)|Aimone di Savoia-Aosta]].
# Amedeo di Savoia-Aosta (2011), duca degli Abruzzi.
 
== Note ==
;Note al testo
<references group="N"/>
;Fonti
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Emilio Crosa|titolo=La Monarchia nel diritto pubblico italiano|editore=Fratelli Bocca Editori|città=Torino|anno=1922|isbn=no|cid=Crosa}}
* {{cita libro|autore= Vincenzo Miceli|titolo=Principii di diritto costituzionale|editore=Società Editrice Libraria|città=Milano|anno=1913|isbn=no|cid=Miceli}}
* {{cita libro|autore=Oreste Ranelletti|titolo=Istituzioni di diritto pubblico|editore=Casa Editrice Dott. A. Milani|città=Padova|anno=1934|isbn=no|cid=Ranelletti}}
* {{cita libro|autore=Gigi Speroni|titolo=Umberto II. Il dramma segreto dell'ultimo re|editore=Bompiani|città=Milano|anno=2004|ISBN=88-452-1360-9|cid=Speroni}}
 
== Voci correlate ==
* [[Legge di successione dinastica]]
* [[Corona d'Italia]]
* [[Re d'Italia|ElencoLegge di monarchisuccessione italianidinastica]]
* [[Sovrani italiani]]
 
{{Linea di successione al trono}}