Quarta crociata: differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Quarta Crociatacrociata
|Parte_di = delle [[Crociate]]
|Immagine = ConquestOfConstantinopleByTheCrusadersIn1204.jpg
|Didascalia = Conquista di [[Costantinopoli]] nel [[1204]].
|Data = [[1202]]–[[1204]]
|Luogo = [[Penisola balcanica|Balcani]], [[Costantinopoli]]
|Casus = Fallimento della [[Terzaterza crociata]]
|Mutamenti_territoriali = Creazione dell'[[Impero Latino]]
|Esito = * Vittoria crociata sui bizantini<br />
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|Schieramento1 = '''[[Crociata|Crociati]]:'''
{{Sacro Romano Impero}}
* {{simbolo|Arms of the House of Savoy.svg|15}} [[Contea di Savoia|Savoia]] ([[1202]]-[[1203]])
* {{simbolo|Coat of arms of the Kingdom of Thessalonica.svg|15}} [[Marchesato del Monferrato|Monferrato]]
* {{simbolo|Armoiries Hainaut Moderne.png|15}} [[Contea di Hainaut|Hainaut]]
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* {{simbolo|Blason fr ville Amiens.svg|15}} [[Amiens]]
* {{simbolo|Blason France moderne.svg|15}} [[Île-de-France]]
* {{simbolo|Blason Nord-Pas-De-Calais.svg|15}} [[Contea di Saint-Pol|Saint-Pol]]
* {{simbolo|Blason Ducs Bourgogne (ancien).svg|15}} [[Borgogna]]
* {{simbolo|Blason Nord-Pas-De-Calais.svg|15}} [[Contea delle Fiandre|Fiandre]]
|Schieramento2 = '''In Terrasanta:'''<br /> {{simbolo|Flag of PalaeologusEmperorFlag_of_Ayyubid_Dynasty.svg|15|border}} [[ImperoAyyubidi|Sultanato Bizantinoayyubide]]<br />
|Schieramento3 = '''In Europa:'''<br />{{simbolo|Flag of PalaeologusEmperor.svg|15|border}} [[Impero Bizantino]]<br />
{{simbolo|Hungary Arms.svg|15}} [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno d'Ungheria]]
|Comandante1 = {{simbolo|Flag of Republic of Venice (1659-1675).svg|15|border}} [[Enrico Dandolo]]<br />{{simbolo|Emperor Otto IV Arms.svg|15}} [[Ottone IV di Brunswick|Ottone IV]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the Kingdom of Thessalonica.svg|15}} [[Bonifacio I del Monferrato|Bonifacio I]]<br />{{simbolo|Blason Blois Ancien.svg|15}} [[Luigi di Blois]] <br />{{simbolo|Flag of PalaeologusEmperor.svg|15|border}} [[Alessio IV Angelo]]
|Comandante2 = {{simbolo|Flag_of_Ayyubid_Dynasty.svg|15}} [[Safedino]]
|Comandante3 = {{simbolo|Flag of PalaeologusEmperor.svg|15|border}} [[Alessio III Angelo]]<br />{{simbolo|Doukas-Arms.svg|15|border}} [[Alessio V Ducas]]<br />{{simbolo|Bandierano dell'esercito dei Lascarisimage.JPGsvg|15|border}} [[Costantino XI Lascaris]]<br />{{simbolo|Bandierano dell'esercito dei Lascarisimage.JPGsvg|15|border}} [[Teodoro I Lascaris|Teodoro Lascaris]]
<br />{{simbolo|Hungary Arms.svg|15}} [[Emerico d'Ungheria (re)|Emerico I]]
|Effettivi1 = 42.000{{m|42000}} crociati<br />13.000{{m|13000}} veneziani<br />40-70 navi tonde<br />60 galee<br />100-110 uscieri<br />numerose navi minori<br />Totale: 200-230 navi maggiori
|Effettivi2 = sconosciuti
|Effettivi2 = Sconosciuti, 20.000-30.000 (in maggioranza cittadini armati, i soldati di professione erano quasi esclusivamente le 5.000 [[guardie variaghe]])<br />20 navi
|Effettivi3 = Sconosciuti, {{m|20000}}-{{m|30000}} (in maggioranza cittadini armati, i soldati di professione erano quasi esclusivamente le {{m|5000}} [[guardie variaghe]])<br />20 navi
|Perdite1 = sconosciute
|Perdite2 = sconosciute
|Perdite3 = sconosciute
|Note =
}}
{{Campagnabox Crociate}}
 
{{Storia dell'Impero bizantino}}
La '''quarta [[crociata]]''' (1202-1204), anche detta "la crociata deviata" fu una spedizione armata indetta da [[papa Innocenzo III]] all'indomani della propria elezione al soglio pontificio nel 1198 e che coinvolse la [[1198Chiesa cattolica|cristianità occidentale]]. DovevaL'obiettivo essereufficiale direttadella contro[[crociata]] iera di riconquistare la città di [[musulmaniGerusalemme]], allora controllata indai [[Terramusulmani]], santasconfiggendo il potente [[sultanato]] islamico. Tuttavia, mauna inserie realtàdi sieventi risolsedi nelnatura economica e politica portarono invece all'[[Assedio di CostantinopoliZara (12041202)|saccheggioassedio di BisanzioZara]] danel parte1202 e al successivo dell'[[CrociatoAssedio di Costantinopoli (1203)|esercitosacco crociatodi Costantinopoli nel 1204]], portandoanziché raggiungere gli obiettivi iniziali. Queste azioni condussero alla spartizionedivisione dell'[[Impero bizantino]] etra allai costituzioneCrociati dae partei deiloro crociatialleati dell'[[Imperorepubblica Latinodi Venezia|veneziani]]., Nellanoto primacome ''[[enciclica]]Partitio diterrarum Innocenzoimperii IIIRomaniae]]'', dellall'agostoinstaurazione 1198della ''francocrazia'', laovvero liberazioneil di"dominio [[Gerusalemme]] era vistadei come necessariafranchi", mae questoalla obiettivofondazione nondi fuun raggiuntobrevissimo e[[Impero solo una piccola partelatino di crociati raggiunse la TerrasantaCostantinopoli]].
 
Gli eventi ebbero origine quando la [[Repubblica di Venezia]] stipulò un accordo con i capi crociati, impegnandosi a fornire una flotta per trasportare i loro eserciti in [[Egitto]] in cambio di denaro. Tuttavia, al momento della partenza si presentarono meno soldati rispetto alle previsioni e quindi non si riuscì pagare il prezzo concordato. A fronte di ciò, il [[doge]] veneziano [[Enrico Dandolo]] propose ai crociati di attaccare la città ribelle di [[Zara]] sull'Adriatico orientale come pagamento. Così, nel novembre 1202, i crociati assediarono e saccheggiarono la città dalmatina, nonostante il divieto posto da papa Innocenzo III di attaccare altri cristiani. Zara passò sotto il controllo di Venezia, e quando il papa ne venne a conoscenza, temporaneamente [[scomunica|scomunicò]] l'esercito crociato.
 
Nel gennaio 1203, mentre la spedizione finalmente prendeva la via verso Gerusalemme, i capi conclusero un nuovo accordo con il principe [[bizantini|bizantino]] [[Alessio IV Angelo|Alessio Angelo]], che prevedeva il loro supporto per restaurare come [[imperatori bizantini|imperatore]] il padre deposto [[Isacco II Angelo]]. Questo avrebbe garantito il suo sostegno per l'attacco successivo in [[Terra Santa]]. Il 23 giugno 1203, la maggior parte dell'esercito crociato raggiunse Costantinopoli, mentre altri, contrari alla diversione, proseguirono verso [[Acri (Israele)|Acri]].
 
Durante l'[[Assedio di Costantinopoli (1203)|assedio della capitale bizantina]] nell'agosto del 1203, Alessio fu incoronato co-imperatore. Tuttavia, nel gennaio 1204, fu deposto da una rivolta popolare, privando così i crociati degli aiuti promessi. Dopo l'assassinio di Alessio il 8 febbraio, i crociati decisero di conquistare definitivamente la città. Nell'aprile dello stesso anno, [[Assedio di Costantinopoli (1204)|presero la città]] e saccheggiarono le sue immense ricchezze. Da quel momento, solo pochi crociati proseguirono verso la [[Terra Santa]].
 
La conquista di Costantinopoli portò alla frammentazione dell'Impero bizantino in tre stati: l'[[Impero di Nicea]], il [[Despotato dell'Epiro]] e l'[[Impero di Trebisonda]]. I crociati stabilirono diversi nuovi [[stati crociati]], principalmente basati sull'Impero latino di Costantinopoli. La presenza di questi stati latini portò presto alla guerra con i rimanenti territori bizantini e con l'[[impero bulgaro]]. L'Impero di Nicea alla fine riconquistò Costantinopoli e ripristinò l'Impero bizantino nel luglio 1261.
 
Si ritiene che la Quarta Crociata abbia accentuato [[Grande Scisma|lo Scisma]] tra cristianità orientale e occidentale cristallizzatosi già nel 1054. Inoltre, la crociata inflisse un duro colpo all'Impero bizantino, contribuendo al suo declino e alla sua [[caduta di Costantinopoli|successiva caduta]] a opera del [[impero ottomano|Sultanato ottomano]].
 
== Contesto storico ==
=== Terrasanta ===
{{vedi anche|Terza crociata|Crociata del 1197}}
[[File:Siège d'Acre par Philippe Auguste.jpg|sinistra|miniatura|[[Assedio di San Giovanni d'Acri (1189-1191)|Assedio di San Giovanni d'Acri]] durante la [[terza crociata]]]]
Tra il 1176 e il 1187, il [[Ayyubidi|sultanato ayyubide]] guidato da [[Saladino]] aveva conquistato la maggior parte degli [[Stato crociato|Stati crociati]] in [[Terrasanta]] (nel [[Levante (regione storica)|Levante]]). Restavano in mano occidentale poco più di tre città lungo la costa del [[Mar Mediterraneo]]: [[Tiro (città antica)|Tiro]], [[Tripoli]] e [[Antiochia di Siria|Antiochia]]. [[Gerusalemme]] era caduta dopo l'[[Assedio di Gerusalemme (1187)|assedio del 1187]].<ref>{{cita|Grousset, 1998|p. 128}}.</ref><ref>{{cita|Montanari, 2006|p. 172}}.</ref>
 
In risposta alla perdita della Città Santa, nel 1189 era stata proclamata una nuova [[crociata]], comunemente conosciuta come [[Terza crociata|la terza]], con l'obiettivo dichiarato di riconquistarla. La spedizione permise sì ai cristiani di recuperare un vasto territorio, e in particolare le città costiere di [[Acri (Israele)|Acri]] e [[Giaffa]], ma Gerusalemme rimase in mani musulmane. Il 2 settembre 1192 i crociati firmarono con Saladino la [[pace di Ramla]], la quale pose fine alla guerra stabilendo una tregua di tre anni e otto mesi.<ref>{{cita|Runciman, 2005|pp. 690-692}}.</ref><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 229}}.</ref>
 
La terza crociata fu segnata anche da un significativo inasprimento delle tensioni, già esistenti da tempo, tra gli occidentali e l'[[Impero bizantino]]. Durante il viaggio verso la [[Terra Santa]], l'esercito dell'[[imperatore del Sacro Romano Impero|Imperatore]] [[Federico I Barbarossa]] era quasi arrivato ad attaccare [[Costantinopoli]] dopo che l'imperatore [[Isacco II Angelo]] gli aveva negato un passaggio sicuro attraverso i [[Dardanelli]]. Da parte loro, i Bizantini sospettavano che Federico cospirasse con le province separatiste di [[Serbia]] e [[Bulgaria]]. [[Riccardo I d'Inghilterra|Riccardo Cuor di Leone]] [[re d'Inghilterra]], anch'egli impegnato nella crociata, aveva conquistato [[Cipro]], da poco resasi indipendente dal governo di Costantinopoli, e, anziché restituirla all'Impero, preferì consegnarla al suo sostenitore [[Guido di Lusignano]], l'ex [[re di Gerusalemme]] che aveva perso la corona a favore di [[Corrado di Monferrato]] in passato alleato bizantino.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 219-222}}.</ref><ref>{{cita|Cardini, 2018|pp. 346-347}}.</ref>
 
[[File:Map Crusader states 1197-it.svg|miniatura|Il [[Vicino Oriente]] alla fine del [[XII secolo]]]]
 
Saladino morì il 4 marzo 1193, prima della scadenza della tregua, e il suo impero fu diviso tra tre dei suoi figli e due dei suoi fratelli. Il nuovo sovrano del Regno di Gerusalemme, [[Enrico II di Champagne]], si affrettò quindi a firmare un'estensione della tregua con il sultano egiziano [[al-'Aziz Uthman]]. La pace venne però interrotta cinque anni più tardi, nel 1197, dall'arrivo di una [[Crociata del 1197|crociata tedesca]] che, senza il permesso di Enrico, attaccò i possedimenti di [[al-'Adil I|al-ʿĀdil I]] di [[Damasco]], il quale rispose aggredendo [[Giaffa]]. L'improvvisa morte di Enrico ne impedì il soccorso e l'importante città portuale venne persa. I tedeschi, tuttavia, riuscirono a conquistare [[Beirut]] nel nord.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 229-230}}.</ref><ref>{{cita|Richard, 1999|p. 382}}.</ref><ref>{{cita|Runciman, 2005|p. 768}}.</ref>
 
A Enrico succedette [[Amalrico II di Lusignano]], che a sua volta, il 1º luglio 1198, firmò una tregua con al-ʿĀdil della durata di cinque anni e otto mesi volta a preservare lo ''status quo''. Giaffa rimaneva nelle mani degli Ayyubidi ma le sue fortificazioni distrutte non potevano essere ricostruite; Beirut venne lasciata ai crociati; [[Sidone]] fu posta sotto un dominio condiviso con una suddivisione delle entrate monetarie. Prima che la tregua finisse, al-ʿĀdil riuscì a unire le regioni dell'ex impero di Saladino, prendendo l'[[Egitto]] nel 1200 e [[Aleppo]] nel 1202. In questo modo, con i suoi domini arrivò a circondare quasi completamente i territori dei cristiani, mettendoli così in una situazione di grave pericolo.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2022|p. 166}}.</ref><ref name="ric376">{{cita|Richard, 1999|p. 376}}.</ref>
 
=== Costantinopoli ===
{{vedi anche|Rinascita dell'Impero bizantino durante la dinastia comnena|Storia dell'impero bizantino|Impero bizantino durante la dinastia comnena}}
[[File:Isaac II Angelos and Alexios III Angelos.jpg|sinistra|miniatura|[[Isacco II Angelo]] e [[Alessio III Angelo]]. Illustrazione tratta dalla ''[[Cronaca illustrata di Ivan il Terribile]]'']]
 
All'epoca della quarta crociata, [[Costantinopoli]] esisteva da 874 anni ed era la città più grande e progredita della [[cristianità]], quasi l'unico tra i principali centri urbani medievali ad aver mantenuto funzionanti le strutture civiche, i bagni pubblici, i fori, i monumenti e gli acquedotti dell'[[età romana]] classica. Nel momento del suo massimo splendore era arrivata ad ospitare una popolazione di circa mezzo milione di individui, protetti da 20 chilometri di [[mura di Costantinopoli|triplici mura]]. La sua posizione strategica l'aveva resa non solo la capitale dell'[[Impero romano d'Oriente]] ma anche un importante centro commerciale posto sulle rotte commerciali che dal Mediterraneo proseguivano verso il [[Mar Nero]], la [[Cina]], l'[[India]] e la [[Persia]]. Di conseguenza, Costantinopoli era percepita sia come una città rivale e sia come un obiettivo allettante per i nuovi aggressivi Stati occidentali, in particolare per la [[Repubblica di Venezia]].
 
Nel 1195, a seguito di trame di palazzo, l'[[imperatore bizantino]] [[Isacco II Angelo]] era stato deposto in favore del fratello. Incoronato come [[Alessio III Angelo]], il nuovo Imperatore aveva fatto subito accecare il sovrano detronizzato (una pena consueta per tradimento e considerata più umana rispetto all'esecuzione) per poi mandarlo in [[esilio]]. In politica estera, al fine di rafforzare la sua autorità, presto Alessio intraprese un percorso di avvicinamento diplomatico all'Europa occidentale molto apprezzato dal papato, che confidava in tal modo di arginare la crescente influenza del [[Sacro Romano Impero]].<ref name="ric371">{{cita|Richard, 1999|p. 371}}.</ref> Nel 1197 si celebrarono le nozze, invero già combinate da tempo, tra [[Irene Angela]], figlia del deposto Isacco II, e [[Filippo di Svevia]], fratello dell'imperatore tedesco [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]].<ref name="ost370">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 370}}.</ref> In virtù di questo legame matrimoniale, Enrico, il quale aspirava a creare un saldo impero nel Mediterraneo dopo aver unito la [[corona di Sicilia]] a quella tedesca, si sentì legittimato a rivendicare delle pretese al trono nei confronti di Costantinopoli; così, intimò i bizantini di versare un elevatissimo tributo pari a {{formatnum:5000}} [[Libbra|libbre]] d'oro all'anno, al fine di finanziare la cosiddetta [[crociata del 1197]].<ref name="ric371"/> Come alternativa a questa sorta di ''[[ultimatum]]'', Enrico pretese dai romei supporto logistico, con la garanzia quindi di strade e porti sicuri per le truppe dirette verso la Terra santa, e l'allestimento di un contingente militare funzionale a supportare la campagna.<ref name="ric372">{{cita|Richard, 1999|p. 372}}.</ref> Sebbene i toni di questa richiesta non furono probabilmente così intimidatori come vorrebbero far credere le fonti primarie, è certo che Bisanzio non appariva in grado di ottemperare né all'una né all'altra richiesta.<ref name="ric372"/> Essa confidò pertanto nell'intervento della diplomazia e negoziò con i tedeschi affinché fosse ridotto il totale del tributo preteso, abbassato infine a {{formatnum:1600}} libbre auree.<ref>{{cita|Richard, 1999|pp. 371-372}}.</ref>
 
A mitigare la posizione fu anche l'intervento del papato, sia pur flebile, in quanto si cercò di ricordare a Enrico che la crociata era diretta contro Gerusalemme e non contro Costantinopoli.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 370-371}}.</ref> Papa Celestino III, da «uomo timoroso ed incerto» quale era, appariva di certo infastidito dalla situazione, ma si limitò a consigliare all'Imperatore di non lanciare subito un attacco contro Bisanzio «perché erano in corso trattative con quell'Imperatore per una riunificazione della Chiesa».<ref name="run780"/> Il sollecito celava un comprensibile timore paventato dal pontefice: risulta infatti comprensibile che, qualora Enrico fosse riuscito a insediarsi anche a Costantinopoli, il peso specifico del papato sarebbe stato ulteriormente indebolito.<ref name="ost371"/> La grave situazione economica che affliggeva l'erario bizantino costrinse Alessio a imporre il pagamento di una tassa speciale (''[[alamanikon]]''), divenuta presto odiatissima dai sudditi, e ciò lo espose a un'innegabile umiliazione.<ref name="ost371">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 371}}.</ref>
 
Incapace sul campo di battaglia, Isacco si era anche dimostrato un monarca incompetente che aveva depauperato le casse dello stato. Le sue azioni nel distribuire in modo dispendioso armi e rifornimenti militari in dono ai suoi sostenitori avevano minato le difese dell'impero. Il nuovo imperatore, tuttavia, non si dimostrò migliore. Ansioso di rafforzare la sua posizione, Alessio mandò in bancarotta i conti pubblici. I suoi tentativi di assicurarsi il sostegno dei comandanti di frontiera minarono l'autorità centrale, mentre la sua trascuratezza aveva compromesso i settori cruciali della difesa e della diplomazia. Secondo quanto riferito, l'ammiraglio capo dell'imperatore (cognato di sua moglie), [[Michele Strifno]], aveva venduto fino alle unghie l'equipaggiamento della flotta per arricchirsi.
 
=== Europa ===
 
All'inizio del XIII secolo, l'Europa viveva un periodo di grande crescita economica e di relativa stabilità politica e sociale. Il commercio marittimo e le rotte mediterranee crescevano, grazie anche alle [[Crociate]], portando ricchezze e contatti con il mondo orientale. In campo culturale, si assisteva alla fioritura delle prime [[università medievali|università]], luoghi di sapere e di studio, dove la [[filosofia scolastica]] tentava di conciliare fede e ragione. Il [[papato]] raggiunse l'apice del suo potere sotto [[papa Innocenzo III]], che governava non solo la Chiesa ma riusciva a influenzare anche la politica secolare. Il vecchio [[feudalesimo|mondo feudale]] stava lasciando il posto alla [[nascita degli Stati nazionali]], soprattutto in [[regno di Inghilterra|Inghilterra]] e in [[regno di Francia|Francia]].<ref>{{cita|Montanari, 2006|pp. 172-174, 211-215, 221-223}}.</ref> In [[Italia]], invece, le [[Repubbliche Marinare]] — [[repubblica di Venezia|Venezia]], [[repubblica di Genova|Genova]], [[repubblica di Pisa|Pisa]] e [[repubblica di Amalfi|Amalfi]] — raggiunsero il culmine della loro potenza economica e commerciale, grazie alla capacità di controllare rotte marittime e commerci nel Mediterraneo. Mentre Pisa e Genova si contendevano il dominio sulle rotte tirreniche e verso il Nord Africa, Venezia consolidava il proprio monopolio verso l’Oriente, favorendo l’espansione economica tramite accordi strategici e talvolta scontri armati.<ref>{{cita|Montanari, 2006|pp. 182-183}}.</ref><ref>{{treccani|repubbliche-marinare_(Dizionario-di-Storia)|Repubbliche marinare}}</ref>
 
== Preliminari ==
Dopo il fallimento della [[terza crociata]], in Europa ben poco interesse sussisteva per una ripetizione dell'avventura. [[Gerusalemme]] era in mano alla dinastia [[Curdi|curdo]]-musulmana degli [[Ayyubidi]] che governava la [[Siria]] e l'[[Egitto]], eccettuate poche città lungo la costa che erano controllate dal [[regno di Gerusalemme]]. La terza crociata aveva anche istituito il [[Regno di Cipro]].
 
[[File:Pope Innocent III (Monastery of Subiaco).jpg|miniatura|[[Papa Innocenzo III]]]]
La quarta crociata fu predicata e indetta da [[papa Innocenzo III]], al secolo Lotario conte di Segni, eletto al seggio di Pietro all'età di 36 anni l'8 gennaio del [[1198]].
Il 15 agosto [[1198]], pochi mesi dopo la sua elezione al [[papato|soglio pontificio]], il pontefice emanava un'[[enciclica]] con la quale incitava i cattolici alla riconquista di Gerusalemme. La reazione degli stati europei non fu proprio entusiasta. I [[Germania|tedeschi]] erano in polemica con il papa, [[Francia]] e [[Inghilterra]] combattevano una delle loro guerre e le [[Repubbliche marinare|città marinare]] avevano i loro interessi in Oriente.
 
Dopo il sostanziale fallimento della terza crociata e di quella del 1197, in Europa vi era scarsissimo interesse per una nuova impresa simile. Tuttavia, la situazione cambiò con l'elezione di [[papa Innocenzo III]], al secolo Lotario conte di Segni, che salì al soglio pontificio all'età di trentasei anni l'8 gennaio 1198. In breve tempo, beneficiando dell'assenza di sovrani di spessore sul panorama europeo dopo la dipartita di Enrico VI, riuscì a imporre la propria egemonia su quella imperiale.<ref name="run780">{{cita|Runciman, 2005|p. 780}}.</ref> Solo pochi mesi dopo infatti, il 15 agosto, il nuovo pontefice emise l'[[enciclica]] ''[[Post miserabile]]'', con la quale esortò il mondo cattolico a riconquistare [[Gerusalemme]]. Nonostante ciò, la reazione degli Stati europei non fu particolarmente entusiasta: i tedeschi apparivano da tempo in disaccordo con il papato, l'[[regno d'Inghilterra|Inghilterra]] era coinvolta nei soliti conflitti con il [[regno di Francia]] e le [[repubbliche marinare]] erano più preoccupate a tutelare i loro interessi commerciali con l'Oriente che a intraprendere rischiose spedizioni. La [[Repubblica di Venezia]], per evitare una possibile [[scomunica]], chiese addirittura al papa una dispensa dalla partecipazione, sostenendo di non poter sopravvivere se i commerci con l'[[Egitto]] fossero interrotti.<ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 99">{{cita|Zorzi, 2001|p. 99}}.</ref><ref name="Riley-Smith 233">{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 233}}.</ref> Inoltre, la prematura morte di [[Riccardo Cuor di Leone]], uno dei principali comandanti della terza crociata, aveva lasciato i cristiani d'Occidente senza una potenziale guida valida.<ref>{{Treccani|riccardo-i-cuor-di-leone-re-d-inghil-terra_%28Federiciana%29/|Riccardo I, cuor di leone, Re di Inghilterra}}</ref>
Per evitare una [[scomunica]], la [[Repubblica di Venezia]] chiese al papa addirittura una dispensa alla partecipazione, perché affermava di non poter sopravvivere se fossero cessati i traffici con l'[[Egitto]].<ref name="ReferenceA">Alvise Zorzi, ''La Repubblica del Leone&nbsp;– Storia di Venezia'', Rusconi Libri S.P.A, Seconda edizione, 1980</ref> Ciononostante, principalmente in seguito alle fervide prediche di [[Folco di Neuilly]], la crociata venne posta in essere in occasione di un [[Torneo (medievale)|torneo]] tenuto ad [[Asfeld|Écry-sur-Aisne]] e organizzato dal conte [[Tebaldo III di Champagne]] nel [[1199]].
 
Tuttavia, in Francia si registrarono alcuni segni positivi, principalmente grazie alla fervente predicazione del [[taumaturgo]] e [[curato]] [[Folco di Neuilly]]. Un ruolo importante fu anche svolto dal cardinale [[Pietro Capuano]]: durante un sinodo a [[Digione]] tenutosi il 6 dicembre 1199, in cui venne proclamata ufficialmente la crociata, riuscì a persuadere molti [[vescovo|vescovi]] a donare un trentesimo delle entrate delle rispettive [[diocesi]] alla causa.<ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 99"/><ref name=Treccani/>
La crociata stentava tuttavia a partire a causa della morte di [[Riccardo Cuor di Leone]] e dell'[[interdetto]] lanciato dal pontefice sulla Francia, perché il re aveva ripudiato sua moglie [[Ingeburge di Danimarca]]. I nobili francesi scelsero come loro capo il conte Tebaldo di Champagne, che però morì il 24 maggio del [[1201]]; fu [[Bonifacio I del Monferrato]] a prendere il suo posto. L'obiettivo era di invadere l'Egitto, seguendo il progetto che Riccardo Cuor di Leone aveva prospettato al termine della sua spedizione in [[Terrasanta]] durante la terza crociata.<ref>[http://www.newadvent.org/cathen/04543c.htm Catholic Ecyclopedia - Le crociate]</ref>
 
[[File:Fulk of Neuilly.png|miniatura|sinistra|[[Folco di Neuilly]] predica per la crociata, ''De la Conquête de Constantinople'' di [[Goffredo di Villehardouin]]]]
== Trattative ==
I crociati, memori di quanto successo nelle crociate precedenti, decisero di prendere la via del mare per raggiungere la loro meta. Dal parlamento dei crociati di [[Compiègne]] vennero nominati sei plenipotenziari che dovevano provvedere in merito. Scartate [[Marsiglia]] e [[Genova]], non rimaneva che [[Venezia]] quale potenza marittima che potesse provvedere tempestivamente ai necessari navigli.
 
La svolta cruciale avvenne però nel novembre del 1199, quando il giovane conte [[Tebaldo III di Champagne]], in quel momento poco più che ventenne, organizzò un [[Torneo di Écry|torneo]] nel suo castello di Écry-sur-Aisne (oggi [[Asfeld]]).<ref name="run779781">{{cita|Runciman, 2005|pp. 779, 781}}.</ref> Tebaldo, il quale era un nipote di [[Riccardo Cuor di Leone]] e [[Filippo II Augusto di Francia]], due dei comandanti principali della terza crociata, aveva invitato i principali esponenti della nobiltà francese, tra cui [[Luigi di Blois]], [[Simone IV di Montfort]], [[Giovanni di Brienne]] e [[Goffredo di Villehardouin]]. Folco di Neuilly, presente anch'egli a Écry, ebbe l'opportunità di rivolgere un appello a tutta questa giovane nobiltà francese riunita.<ref name="run779781"/> Sebbene non ci siano testimonianze dirette riguardo a ciò che disse, si crede che nel corso delle discussioni fu posto l'accento sul fatto che le spedizioni precedenti in ''Outremer'' non avevano funzionato per via dell'ingerenza di re e imperatori.<ref name="run779780">{{cita|Runciman, 2005|pp. 779-780}}.</ref> Sarebbe stato un simile elemento a consentire un netto successo nella [[prima crociata]], motivo per cui durante il torneo furono aperte delle riflessioni sul fatto che la partecipazione di un gruppo di nobili, più o meno omogenei per provenienza, avrebbe consentito di appianare le divergenze e accantonare gelosie e dissapori, permettendo magari il raggiungimento dell'agognato obiettivo di riconquistare Gerusalemme.<ref name="run779780"/> Secondo le cronache, Folco riuscì nell'intento di accendere gli animi al punto che, tutti «i cavalieri si tolsero gli elmi e corsero alle croci». Il predicatore cucì personalmente la croce sulle loro vesti, simbolo del voto di partecipare alla spedizione. Tebaldo III venne quindi nominato capo della crociata con l'approvazione del Papa Innocenzo.<ref name=Treccani>{{Treccani|la-quarta-crociata_%28Storia-di-Venezia%29/|La quarta crociata}}</ref><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 100">{{cita|Zorzi, 2001|p. 100}}.</ref>
Vennero iniziate le trattative con la [[Serenissima]] e ai primi di febbraio del [[1201]] la delegazione crociata raggiunse Venezia e venne accolta dal [[Doge (Venezia)|doge]] [[Enrico Dandolo]]. Il doge ascoltò la richiesta dei crociati e rispose di dover consultare innanzitutto le diverse assemblee politiche della repubblica. Faceva parte dei plenipotenziari anche il maresciallo [[Goffredo di Villehardouin]], il quale ci ha tramandato un rapporto delle trattative. Finalmente, nell'aprile, venne stipulato il contratto di trasporto e rifornimento.
 
Scaturito durante il torneo, il fervore per la crociata si diffuse rapidamente in tutta Europa. Folco continuò a guadagnare proseliti in Francia, mentre l'abate [[Martino di Pairis]] reclutava uomini in [[Germania]]; qui le operazioni procedettero con maggiori asperità, poiché l'energia di diversi nobili era assorbita dalla [[disputa sul trono tedesco]].<ref name="run781">{{cita|Runciman, 2005|p. 781}}.</ref> Il [[mercoledì delle ceneri]] del 1200, si unì alla causa, tra gli altri, [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino IX di Hainault]], conte di Fiandra e cognato di Tebaldo, insieme al fratello Enrico. Poco dopo vennero seguiti dal conte [[Ugo IV di Saint-Pol]] con i propri [[vassallo|vassalli]].<ref name=Treccani/><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 100"/><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 237}}.</ref> A mano a mano che altri signori minori dei [[Paesi Bassi]] e della Francia settentrionale prestavano la propria adesione, anche parecchi aristocratici dell'[[Italia settentrionale]] decisero di unirsi all'appello.<ref name="run781"/> A Roma nel frattempo, il 31 dicembre 1199, fu emessa una nuova bolla, ''[[Graves Orientalis terrae]]'', con la quale si imponeva alla Chiesa, «dal momento che lo esige la massima necessità», una nuova tassa del 2,5% sulle entrate per sostenere le spese dei soldati che non erano in grado di permettersi il viaggio per la crociata. Si comandò, inoltre, di collocare cassette nelle chiese per raccogliere le offerte dei laici.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 234}}.</ref>
I Veneziani per i loro servizi fecero accettare ai crociati il pagamento di 85.000 marche imperiali d'argento. Per quella somma i veneziani avrebbero approntato per la fine di giugno del 1202 navigli bastanti per il trasporto di 4.500 cavalieri con i loro cavalli, 9.000 scudieri e 20.000 fanti.
 
I preparativi per la crociata procedevano lentamente,<ref name="run782">{{cita|Runciman, 2005|p. 782}}.</ref> venendo il 24 maggio 1201 interrotti dalla precoce morte di Tebaldo. Il conte venne sostituito come capo della spedizione da [[Bonifacio I del Monferrato]], fratello dell'ex [[re di Gerusalemme]], [[Corrado di Monferrato|Corrado]], morto a [[Tiro (città antica)|Tiro]] nove anni prima.<ref name=Treccani/><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 101">{{cita|Zorzi, 2001|p. 101}}.</ref> Si trattava pertanto di una decisione ovvia, considerati tra l'altro le numerose parentele di Bonifacio in Oriente, ma la sua figura veniva ritenuta dal papato troppo vicina alla famiglia tedesca regnante, gli [[Hohenstaufen]], e la sua investitura, come si temeva, finì per sottrarre la spedizione all'influenza di Papa Innocenzo.<ref name="run782"/> Bonifacio prese ufficialmente la croce nel settembre del 1201 a [[Soissons]] dalle mani di Folco di Neuilly.<ref name=Treccani/><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 101"/>
Il contratto prevedeva anche il rifornimento di viveri e foraggio bastanti per il viaggio; oltre a ciò Venezia s'impegnò ad armare 50 [[galea|galere]] che avrebbero accompagnato la crociata in cambio della metà delle conquiste effettuate dal momento della partenza.<ref name="ReferenceB">Steven Runciman, ''Geschichte der Kreuzzüge'', dtv, ISBN 3-423-04670-8</ref> Le condizioni furono ritenute soddisfacenti dagli ambasciatori dei crociati e tre giorni dopo vennero ratificate da parte veneziana dal Maggior Consiglio e dall'assemblea popolare. Seguì anche una messa solenne nella [[basilica di San Marco]] con la presenza di ben 10.000 persone.
 
== Trattative con Venezia ==
I crociati iniziarono a radunarsi a [[Venezia]] tra l'aprile e il giugno [[1202]], più precisamente a San Niccolò sull'isola del Lido; le loro condizioni di vita erano alquanto precarie. In ogni caso la Serenissima aveva rispettato il contratto, le navi erano pronte e i rifornimenti erano disponibili.
[[File:Gustave dore crusades dandolo preaching the crusade.jpg|thumb|Il doge [[Enrico Dandolo]] annuncia la partecipazione alla crociata nella [[Basilica di San Marco]], incisione di [[Gustave Doré]]]]
{{Citazione|E la flotta da essi allestita era di tanta bellezza ed eccellenza, che mai cristiano ne vide una più bella ed eccellente; così le galere come le navi da trasporto, e bastevole per almeno il triplo degli uomini adunati nell'armata.|[[Goffredo di Villehardouin]]<ref>Frederic C. Lane, Storia di Venezia, Edizioni Einaudi, 1978, Torino, p. 44</ref>}}
 
Reclutati gli uomini e nominati i capi, i crociati si trovarono di fronte alla necessità di pianificare la strategia per la loro spedizione.<ref name="run782"/> Memori delle problematiche occorse nelle precedenti campagne in Terra Santa e consci dei rischi di un viaggio per terra, i cristiani decisero questa volta di prendere la via del mare per raggiungere l'[[Egitto]], la cui conquista era ritenuta strategicamente fondamentale prima di muoversi verso [[Gerusalemme]].<ref group=N>Come suggerito anche da Riccardo, che lo riteneva il punto vulnerabile delle terre musulmane, i capi crociati pensarono che la strategia migliore fosse quella di attaccare i [[Saraceni]] sul fianco provenendo dall'Egitto, invece che scendere in [[Palestina]] dal nord: {{cita|Runciman, 2005|p. 782}} e {{Treccani|la-quarta-crociata_%28Storia-di-Venezia%29/|La quarta crociata}} Per completezza, occorre segnalare che il percorso via terra venne escluso per via delle insicurezze generate dall'instabile rotta che percorreva i [[Penisola balcanica|Balcani]] e l'[[Anatolia]]: {{cita|Runciman, 2005|p. 782}}.</ref><ref name="run782"/> Questa mossa, però, richiedeva una considerevole flotta per attraversare il [[Mediterraneo]], e in quel momento solo poche città potevano fornire il supporto necessario. Così, in un incontro tenutosi a [[Compiègne]], furono nominati sei plenipotenziari, tra cui [[Conone di Béthune]], incaricati di gestire le trattative. Dopo aver esaminato varie opzioni e scartato [[Marsiglia]] e [[Genova]], i crociati si rivolsero alla potente [[Repubblica di Venezia]], l'unica effettivamente in grado di mettere in mare in breve tempo una flotta adeguata all'obbiettivo.<ref name="Riley-Smith 233" /><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 100"/>
[[File:Gustave dore crusades dandolo preaching the crusade.jpg|thumb|left|Il doge [[Enrico Dandolo]] annuncia la partecipazione alla crociata nella [[Basilica di San Marco]], incisione di [[Gustave Doré]]]]
 
I sei plenipotenziari arrivarono in laguna all'inizio di febbraio 1201, dove furono accolti dal [[doge]] [[Enrico Dandolo]]. Dopo aver ascoltato le richieste dei crociati, il doge annunciò che avrebbe consultato le assemblee politiche della Repubblica prima di dare una risposta. Tra i plenipotenziari c'era anche il maresciallo [[Goffredo di Villehardouin]], che nella sua cronaca della crociata riportò fedelmente le trattative descrivendo minuziosamente il processo decisionale del governo veneziano. Fu lo stesso Goffredo a prendere la parola durante la solenne assemblea popolare convocata nella [[basilica di San Marco]]; nel suo discorso invocò l'aiuto dei veneziani, elogiandoli in quanto «nessuna gente che sia sul mare ha sul mare potere così grande». Le sue parole suscitarono un forte entusiasmo e, finalmente, in aprile, si arrivò alla stipula del contratto di trasporto e rifornimento.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 100-101}}.</ref>
Rispetto alle previsioni, il numero dei crociati che avevano risposto all'appello del Papa era molto ridotto e il denaro raccolto non bastava a coprire le spese: mancavano ancora 34.000 marche d'argento, anche perché molti baroni e il loro seguito, in contrasto con la scelta di Venezia, avevano scelto altre vie per raggiungere la Terra Santa; in queste condizioni Venezia si rifiutò di prendere il mare. Intanto i crociati portavano scompiglio nella città, molestavano le donne, rubacchiavano e compivano altri spiacevoli misfatti. A causa di ciò furono banditi “come appestati” (Zorzi) al [[Lido di Venezia|Lido]] dove s'erano accampati in attesa di quanto si doveva decidere.
 
Secondo questo accordo, i veneziani si sarebbero impegnati a armare entro giugno 1202 di una flotta sufficiente a trasportare {{M|4500}} cavalieri con i loro cavalli, {{M|9000}} scudieri, {{M|20000}} fanti oltre a viveri e foraggio per la traversata. Inoltre, Venezia avrebbe armato 50 [[galea|galere]] che avrebbero accompagnato la crociata in cambio della metà delle conquiste effettuate dal momento della partenza. Come contropartita, i crociati avrebbero corrisposto la cifra di {{M|85000}} [[Marco (unità di misura)|marchi]] imperiali d'argento.<ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 101"/><ref name=Lane-44>{{Cita|Lane, 1978|p. 44}}.</ref><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 235}}.</ref> Le condizioni furono ritenute soddisfacenti dagli ambasciatori dei crociati e tre giorni dopo vennero ratificate dai veneziana per mezzo del [[Maggior Consiglio]] e dall'assemblea popolare. Seguì anche una messa solenne nella [[basilica di San Marco]] con la presenza di ben {{M|10000}} persone. Successivamente anche il Papa dette il proprio assenso all'accordo.<ref name=Treccani/>
Ma anche per i veneziani la situazione era molto sfavorevole: avevano investito capitali, che temevano di perdere, per soddisfare il contratto e dovevano continuamente rifornire viveri ai crociati accampati in attesa di partire.
Mentre una parte dei pellegrini abbandonava l'impresa, oppure decideva di tentare la via di terra, il capo dei crociati, [[Bonifacio I del Monferrato]], negoziò un compromesso con il doge [[Enrico Dandolo]]: i veneziani avrebbero partecipato all'impresa e il doge stesso avrebbe assunto il comando della spedizione.
 
[[File:C croisade4 flotte.jpg|thumb|sinistra|[[Marina veneziana]] arriva a Costantinopoli, miniatura del [[XV secolo]]]]
== Saccheggio di Zara ==
{{Vedi anche|Assedio di Zara (1202)}}
[[File:Eugène Ferdinand Victor Delacroix 012.jpg|thumb|Dipinto di [[Eugène Delacroix]] che raffigura l'entrata dei [[crociati]] a [[Costantinopoli]]]]
 
Sottoscritto il contratto, i crociati, in gran parte provenienti dalle regioni francesi di [[Blois]], [[Champagne]], [[Amiens]], [[Contea di Saint-Pol|Saint-Pol]], [[Île-de-France]] e [[Borgogna]], ma anche dalle [[Fiandre]], dal [[Monferrato]] e dalla Germania, iniziarono a confluire a Venezia stabilendosi a [[Chiesa di San Nicolò (Venezia, Lido)|San Niccolò]] sull'isola del [[Lido di Venezia|Lido]]. Tuttavia, ben presto fu evidente che il numero dei soldati accorsi fosse assai inferiore rispetto alle ambiziose previsioni che stimavano l'arrivo di {{M|33500}} uomini.<ref name=RS-240>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 240}}.</ref> Riley-Smith ha sottolineato come, molto probabilmente, i capi crociati contassero di poter reclutare anche un sostanziale numero di [[mercenario|mercenari]], cosa che poi non si verificò. Inoltre, molti baroni, scontenti della scelta di prendere il mare con la flotta veneziana, avevano preferito partire per la Terra Santa attraverso altre vie.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 235-236}}.</ref> Un numero minore di partecipanti comportò di conseguenza minori risorse economiche e ben presto divenne evidente che non fosse possibile rispettare l'accordo con Venezia: mancavano ben {{M|34000}} marchi d'argento sul totale concordato.<ref name=RS-240/><ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp 101-102}}.</ref>
Lo storico e scrittore veneziano [[Alvise Zorzi]] afferma che la riconquista di [[Zara]] non fu pattuita già dall'inizio, ma che era, per così dire, solo latente. Il proposito di riconquistare Zara prese concreta forma durante il viaggio.<ref>Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone&nbsp;– Storia di Venezia, Rusconi Libri S.P.A, Seconda edizione, 1980</ref>
Il giorno 1º ottobre (secondo Zorzi), ovvero 8 novembre [[1202]] (secondo lo storico [[Steven Runciman]]), la grande flotta si mise in rotta. Goffredo di Villehardouin tramanda che mai fu vista una flotta più bella partire da un porto di mare. Secondo stime attendibili, era composta da 202 navi di vario tipo, dove erano imbarcati 17.000 veneziani e 32.000 crociati. La flotta si fermò prima a [[Trieste]] e poi a [[Muggia]], dove i veneziani chiesero un atto di sottomissione.
 
Con queste condizioni la situazione entrò in stallo. Dal canto loro i veneziani avevano rispettato i patti mettendo in mare una flotta tanto imponente che Goffredo di Villehardouin ne lodò la «tanta bellezza ed eccellenza, che mai cristiano ne vide una più bella ed eccellente»,<ref name=Lane-44/> ma per far questo avevano dovuto sacrificare parzialmente i loro commerci e investire ingenti capitali. Inoltre, si trovavano a dover sfamare i crociati accampati «come appestati» al Lido in attesa di partire.<ref name=Zorzi-102/> Mentre una parte di essi decise di abbandonare l'impresa o di tentare la via di terra, Bonifacio I negoziò un compromesso con il doge: la flotta sarebbe salpata e i veneziani stessi avrebbero preso parte alla spedizione, la cui guida passava al doge Dandolo; i proventi e le perdite sarebbero poi stati equamente divisi. In pratica, nelle parole dello storico [[Alvise Zorzi]], il «contratto di trasporto si trasformava in un contratto di compartecipazione totale».<ref name=Zorzi-102>{{cita|Zorzi, 2001|p. 102}}.</ref> I termini del compromesso vennero ratificati da Papa Innocenzo che aggiunse il divieto solenne di attaccare Stati cristiani.
Arrivati a Zara (ormai sotto l'egida del [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno d'Ungheria]]) il 10 novembre, i crociati non vennero però accolti a braccia aperte, anzi la popolazione fece resistenza. Dopo un assedio di cinque giorni avvenne l'assalto alla città, che venne presa e saccheggiata. Ormai l'inverno era alle soglie e perciò venne deciso di svernare a Zara. Quando venne a conoscenza della presa di Zara e del saccheggio, il papa inorridì: contro il suo ordine i crociati avevano osato aggredire una città cristiana. Per tale ragione decise di [[scomunica]]re la crociata.
 
== Spedizione principale ==
I diversi baroni dichiararono però di essere stati ricattati e costretti da Venezia alla sciagurata azione; il papa allora tolse loro la scomunica, che andò completamente a carico dei veneziani. Il doge Dandolo non si curò molto della scomunica, ma prese contatto con [[Filippo di Svevia]] (anche lui scomunicato), che doveva convincere il papa a far continuare l'impresa, anche a favore del proprio cognato [[Alessio IV Angelo|Alessio IV]].
=== Saccheggio di Zara ===
{{Vedi anche|Guerra di Zara (1183-1203)|Assedio di Zara (1202)}}
[[File:Siege_of_Zadar.jpg|miniatura|''L'assedio di Zara'', di [[Andrea Vicentino]] (1539-1614)]]
 
Nonostante il monito di [[Papa Innocenzo III|Innocenzo III]], i veneziani chiesero ai crociati di dirigere le forze verso la città di [[Zara]], situata sulle coste della [[Dalmazia]], anziché proseguire verso l'Egitto come inizialmente pianificato. La decisione di spingersi verso quella terra aveva invero suscitato ampia disapprovazione tra i crociati più umili, i quali non comprendevano perché recarsi in un luogo così lontano da Gerusalemme.<ref name="run784">{{cita|Runciman, 2005|p. 784}}.</ref> La loro insoddisfazione fu incoraggiata discretamente dai veneziani, che non avevano nessuna intenzione di fornire aiuti per un attacco contro l'Egitto.<ref name="run784"/> Il sultano [[al-'Adil I|al-ʿĀdil]] aveva infatti stretto importanti rapporti commerciali con le città italiane, non ultima la Serenissima, i cui ambasciatori strinsero nella primavera del 1202 un trattato ai sensi del quale veniva garantito che nessuna spedizione sarebbe stata inviata in Egitto.<ref name="run784"/> La città [[dalmazia|dalmatina]] era stata sotto il dominio della Serenissima fino al 1183, quando si era ribellata, e alla vigilia della partenza della flotta crociata si trovava sotto la protezione di [[Emerico d'Ungheria (re)|Emerico d'Ungheria]]. A rendere ancor più surreale lo scenario bisogna ricordare che lo stesso Emerico aveva in precedenza preso la croce e desiderava raggiungere la Terra Santa.<ref name="ost373"/> Secondo lo storico Alvise Zorzi, l'idea di riconquistare la città non era stata pattuita all'inizio, sebbene fosse latente, ma prese forma concreta solo durante il viaggio, come logica necessità per una flotta così numerosa.<ref name=Zorzi-102-103/> Per Jonathan Riley-Smith le cose andarono diversamente: la diversione su Zara sarebbe stata parte dell'accordo stipulato tra veneziani e crociati per compensare il parziale pagamento rispetto a quanto inizialmente promesso. In ogni caso, l'idea di attaccare una città cristiana non fu accolta con unanime favore tra i crociati e le defezioni furono molte. Il cardinale [[Pietro Capuano]], che accompagnava la spedizione, prima si oppose al progetto, ma poi riconobbe che quello fosse l'unico modo per proseguire benché trovò forti resistenze da parte degli altri ecclesiastici presenti. Lo stesso Bonifacio del Monferrato preferì abbandonare momentaneamente il gruppo recandosi a [[Roma]].<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 240-241}}.</ref> Secondo [[Steven Runciman]], invece, Bonifacio, «che aveva pochi scrupoli cristiani», sarebbe stato senza dubbio d'accordo con la decisione di raggiungere il porto dalmatino.<ref name="run785">{{cita|Runciman, 2005|p. 785}}.</ref>
== Alessio IV ==
Difatti, nel frattempo, i crociati avevano ricevuto a Zara un'ambasciata del principe [[impero bizantino|bizantino]] [[Alessio IV Angelo]], figlio dell'imperatore [[Isacco II Angelo|Isacco II]], [[Mutilazioni politiche nella cultura bizantina|detronizzato, accecato e tenuto in prigione]] da suo fratello [[Alessio III Angelo]]. Alessio era riuscito a fuggire dalla prigionia nel [[1202]] e si era rifugiato in Germania presso sua sorella, moglie di Filippo di Svevia.<ref name="ReferenceB"/> In precedenza Alessio aveva già contattato Venezia da [[Verona]]. La proposta del principe bizantino era quella di ottenere la collaborazione dei crociati per riappropriarsi del trono in cambio di aiuti militari (10.000 soldati), denaro e generi di consumo ai crociati, riunione delle due Chiese e favorevoli accordi mercantili con Venezia.<ref>[http://www.newadvent.org/cathen/08013a.htm Catholic Ecyclopedia]</ref> A Venezia promise anche di pagare la somma che i crociati non avevano pagato e di sostenere le spese di 500 cavalieri che dovevano rimanere in [[Terra Santa]].
 
Presa così la decisione, nei primi giorni di ottobre la grande flotta si mise in rotta. Secondo stime attendibili, essa era composta da 202 navi di vario tipo con imbarcati {{M|17000}} veneziani e {{M|32000}} crociati provenienti da tutta Europa. A bordo si trovavano anche [[macchine d'assedio]], come [[petriere]] e [[Mangano (arma)|mangani]].<ref name=Zorzi-102-103>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 102-103}}.</ref> Il convoglio navale fece tappa, prima a [[Trieste]], e poi a [[Muggia]], dove i veneziani chiesero alle popolazioni locali un atto di sottomissione.<ref name=Zorzi-103>{{cita|Zorzi, 2001|p. 103}}.</ref>
Il papa, allettato dalla prospettiva della riunione con la [[chiesa ortodossa]], si fece convincere, tolse la scomunica e diede il suo permesso per la continuazione dell'impresa e la detronizzazione dell'usurpatore Alessio III.
Il doge Dandolo fu felicissimo di accontentare il papa e di assicurare a Venezia enormi vantaggi. Alcuni crociati, cui non piaceva la prospettiva di assalire un'altra città cristiana in luogo di combattere i [[musulmano|musulmani]], si separarono dal resto dei crociati e fecero vela in direzione della [[Siria]].
Il 25 aprile [[1203]] Alessio IV arrivò a Zara e alcuni giorni dopo la flotta spiegò le vele in direzione di [[Costantinopoli]]. Venne fatta una sosta a [[Durazzo]], dove Alessio fu riconosciuto quale imperatore, e un'ulteriore sosta venne fatta a [[Corfù]]. Finalmente il 24 giugno Costantinopoli venne avvistata. Dopo aver fatto invano il tentativo di occupare [[Calcedonia]] e [[Crisopoli]], i crociati sbarcarono a [[Galata (Istanbul)|Galata]], riuscirono a far saltare la catena che difendeva il [[Corno d'Oro]] ed entrarono nel porto di Costantinopoli.
 
Arrivati a Zara il 10 novembre, l'aspettativa dei crociati di essere accolti come liberatori dalla popolazione locale venne delusa: al contrario, si trovarono ad affrontare una strenua difesa e nemmeno bastò apporre dei crocifissi sulle mura per far desistere gli aggressori.<ref name="ost373">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 373}}.</ref> Dopo [[Assedio di Zara (1202)|un assedio]] di cinque giorni la città venne presa d'assalto e, quindi, saccheggiata. Con l'inverno oramai alle soglie, venne deciso che l'esercito sarebbe rimasto a Zara a svernare.<ref name="run785"/> Quando il papa venne a conoscenza dei fatti inorridì: contro il suo esplicito ordine i crociati avevano osato aggredire una città cristiana cattolica, per giunta posta sotto la protezione di un re (Emerico d'Ungheria) che aveva egli stesso preso la croce. Decise quindi di [[scomunica]]re la crociata.<ref name="RS-240" /><ref name=Zorzi-103/>
== Prima presa di Costantinopoli ==
 
I baroni si giustificarono dichiarando di essere stati ricattati e costretti da Venezia alla sciagurata azione; così il papa tolse loro la scomunica, che andò completamente a carico dei veneziani, a patto che Zara fosse riconsegnata a Emerico e che non fossero state mai più attaccate città cristiane. La scomunica venne tolta, ma gli ordini papali vennero disattesi; addirittura, Bonifacio del Monferrato non rese pubblica la bolla di condanna papale poiché riteneva che questa avrebbe potuto pregiudicare i rapporti con i veneziani, mettendo a repentaglio il prosieguo della spedizione.<ref name="RS-243" />
 
=== I crociati decidono di deviare a Costantinopoli ===
[[File:Quarta crociata-it.svg|thumb|sinistra|upright=2|Itinerario della spedizione principale della quarta crociata e successiva divisione dell'Impero bizantino]]
 
A dicembre Bonifacio si ricongiunse con l'esercito crociato ancora fermo a Zara per trascorrere l'inverno. A breve distanza venne seguito da un'ambasciata dell'imperatore [[Filippo di Svevia]] mandata a nome del principe [[impero bizantino|bizantino]] [[Alessio IV Angelo]], figlio dell'imperatore [[Isacco II Angelo|Isacco II]], [[Mutilazioni politiche nella cultura bizantina|detronizzato, accecato e tenuto in prigione]] dal fratello [[Alessio III Angelo|Alessio III]]. Alessio IV era riuscito a fuggire dalla prigionia nel 1202 e si era rifugiato in Germania dalla sorella, [[Irene Angela|Irene]], moglie dell'imperatore. In precedenza Alessio aveva già contattato i veneziani quando si trovava a [[Verona]] e alcuni colloqui con Bonifacio erano già intercorsi mesi prima. Il progetto del principe bizantino era quello di ottenere l'aiuto dei crociati per riappropriarsi del trono in cambio di aiuti militari pari a {{M|10000}} soldati, oltre a 500 uomini che sarebbero stati stanziati permanentemente in Terra Santa, {{M|200000}} marchi d'argento e generi di consumo utili per il prosieguo della spedizione, in particolare per la conquista dell'Egitto.<ref name="run786">{{cita|Runciman, 2005|p. 786}}.</ref> Ancora, una volta riottenuto il trono di Costantinopoli, si sarebbe impegnato per una riunificazione della Chiesa di Roma con quella d'Oriente, formalmente divise a seguito del [[Grande Scisma]] dell'[[XI secolo]]; tale questione stava particolarmente a cuore al papa.<ref>{{cita|Goffredo di Villehardouin|vol. I, pp. 2-6}}.</ref> Considerando che Bisanzio aveva già in passato, per via del complicato quadro economico che stava vivendo, garantito accordi favorevoli a [[Repubblica di Genova|Genova]] e a [[Repubblica di Pisa|Pisa]], le due fiorenti rivali di Venezia, lo spregiudicato Alessio promise che avrebbe garantito favorevoli accordi mercantili anche alla Serenissima.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 372}}.</ref><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 241-242}}.</ref> Infine, egli assicurò ai crociati che, una volta giunti a Costantinopoli, la popolazione li avrebbe accolti come liberatori da un tiranno usurpatore.<ref name=Treccani/>
 
La proposta del principe suscitò molte discussioni nel campo crociato: vi era infatti chi la riteneva necessaria per la continuazione dell'impresa, chi era sospettoso riguardo a offerte così impegnative, chi ancora considerava attaccare Costantinopoli contrario agli obiettivi della crociata. Alcuni nobili, tra cui [[Simone IV di Montfort]] e Werner di Boladen, non volendo assalire un'altra città cristiana al posto di combattere i [[musulmano|musulmani]], si separarono dal resto della spedizione e fecero vela autonomamente in direzione della [[Siria]].<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 104}}.</ref> Il legato papale, Pietro Capuano, dette invece il proprio assenso, mentre si rivelò più arduo convincere papa Innocenzo III. Quest'ultimo, avendo conosciuto Alessio da giovane e considerandolo una figura «spregevole», non intravedeva alcuna prospettiva positiva, a maggior ragione considerando che il patto che stava maturando vedeva come protagonisti dello schieramento cattolico i veneziani e vari amici di [[Filippo di Svevia]], due figure abbastanza invise alla curia romana.<ref name="run787"/> Alla fine, effettivamente allettato dalla prospettiva della riunione con la [[Chiesa ortodossa]], Innocenzo si fece convincere, a patto di non compiere ulteriori stragi cristiane se non in caso di ostacoli obiettivi.<ref name="run787">{{cita|Runciman, 2005|p. 787}}.</ref> Per i greci che ignoravano le complessità della politica occidentale, invece, questa flebile presa di posizione sarebbe corrisposta a una manifestazione evidente dell'approvazione papale.<ref name="run787"/> Dal canto suo, il doge Dandolo, «del tutto insensibile all'idea di crociata», riconobbe invece la possibilità di assicurare a Venezia enormi vantaggi nei commerci con l'Oriente intronizzando a Costantinopoli un proprio alleato.<ref name="Ostrogorskij pp. 371-372">{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 371-372}}.</ref><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 242-243}}.</ref> Del resto, non venne nemmeno previsto né pattuito quando avrebbe dovuto avere luogo la summenzionata campagna in Egitto che era stata pattuita, motivo per cui essa poteva essere rimandata senza indugio.<ref name="run786"/> Inoltre, circa trent'anni prima aveva partecipato a un'ambasceria a Costantinopoli, dove era stato coinvolto in una rissa e aveva parzialmente perduto l'uso della vista.<ref name=Treccani/><ref name="run785"/> Il risentimento che ne derivò contro i bizantini accrebbe quando, dopo la sua ascesa al dogato nel 1193, l'imperatore Alessio III cercò di ostacolare in tutti i modi il rispetto dei vantaggiosi accordi commerciali che aveva stipulato prima Isacco.<ref name="run785"/> Così, alla fine, la proposta venne accettata e i messaggeri di Alessio fecero ritorno in Germania per avvisarlo in modo che potesse raggiungere i crociati a Zara.<ref name=Treccani/><ref>{{Treccani|alessio-iv-angelo-imperatore-di-bisanzio_(Enciclopedia-Italiana)/|Alessio IV Angelo, imperatore di Bisanzio}}</ref> È probabile che alcuni dissidenti furono pagati da Venezia per tacere e che alla maggioranza dei combattenti venne fatto credere che il piano di attaccare Bisanzio non nasceva per caso: essa, infatti, aveva «costantemente tradito la cristianità durante tutte le guerre sante», motivo per cui occorreva riportare sulla retta via «gli scismastici greci» ortodossi.<ref>{{cita|Runciman, 2005|pp. 786-787}}.</ref> Non mancò poi chi, al di là dei discorsi religiosi, intravedeva un'ottima opportunità di impadronirsi di ricchi bottini situati nella capitale e nelle sue province.<ref name="run787"/>
 
Il 25 aprile del 1203, Alessio IV arrivò a Zara dalla Germania, imbarcandosi pochi giorni dopo e venendo riconosciuto imperatore durante una sosta effettuata a [[Durazzo]].<ref name="run787"/>, Da lì si proseguì alla volta di [[Corfù]], dove si giunse alla stipula ufficiale dell'accordo con Alessio, ma una volta che questo venne reso informalmente pubblico, altri crociati si dissociarono, decidendo di restare sull'isola in attesa di altre navi che li avrebbero portati direttamente in Terra Santa.<ref name=Treccani/> Il 24 (o il 25) maggio, la flotta spiegò le vele e circumnavigò il [[Peloponneso]], in direzione di Costantinopoli.<ref name="RS-243" /><ref name="Zorzi 105">{{cita|Zorzi, 2001|p. 105}}.</ref> Lungo la rotta, sostarono sull'isola di [[Andro (Grecia)|Andro]] per rifornirsi di acqua e verso lo [[stretto dei Dardanelli]], trovato sorprendentemente indifeso, tanto che in [[Tracia]] fu possibile sbarcare e arraffare quanto si poteva del raccolto che stava maturando.<ref>{{cita|Runciman, 2005|pp. 787-788}}.</ref>
 
=== Prima presa di Costantinopoli ===
{{Vedi anche|Assedio di Costantinopoli (1203)}}
[[File:GustaveConstantinople doremural, crusadesIstanbul entryArchaeological of the crusaders into constantinopleMuseums.jpg|thumbminiatura|left|L'entrataLe dei[[mura crociati adi Costantinopoli]] inal un'incisionetempo didella [[Gustavequarta Doré]]crociata]]
 
Il 24 giugno la flotta giunse in vista di Costantinopoli e, stando a quanto raccontano le cronache, i crociati rimasero stupiti «non potendo pensare che potesse esservi così ricca città in tutto il mondo, quando videro quelle alte mura e quelle ricche torri che la racchiudevano tutt'intorno». Alessio aveva fatto capirecredere ai crociati e ai veneziani che sarebbero stati accolti con gioia dalla popolazione. InveceTuttavia, al loro arrivo, trovarono le porte sbarrate e le mura foltepiene di difensori. Ilche 17li luglio,insultavano dopoe alcunili giornideridevano.<ref di aspra battaglianame=RS-243>{{cita|Riley-Smith, i2017|p. veneziani243}}.</ref><ref riuscirononame="Zorzi ad105" aprire/> unaNella brecciacapitale nellepersistevano muracomunque eddelle entraredifficoltà: nella città.l'imperatore Alessio III, messonon alleaveva stretteallestito alcuna difesa, avevamentre arraffatol'esercito quantoera potevaperlopiù delcomposto tesoroda imperialemercenari e sistava erasoffrendo datouna allasituazione fuga,difficile portandoper convia delle ladiscutibili politiche condotte dal predecessore Manuele.<ref name="run788">{{cita|Runciman, 2005|p. figlia788}}.</ref>
 
Fallita la possibilità di contare su una sollevazione popolare a favore di Alessio, ai crociati non rimase che ricorrere alla forza militare. Così, dopo alcuni giorni di aspre lotte iniziali, il 17 luglio l'esercito latino assaltò le mura della città. Da una parte la flotta veneziana attaccò le torri dal mare, riuscendo a conquistarne una porzione, dall'altra le truppe di terra diedero battaglia campale nei pressi del [[palazzo delle Blacherne]].<ref name=RS-243/><ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 106}}.</ref> I cronisti di entrambi i fronti non mancarono di annotare l'effetto che ebbero i cavalieri crociati con le loro lucenti armature sugli abitanti di Costantinopoli: [[Roberto de Clari]] racconta di come le dame e damigelle li ammirassero come se fossero angeli, mentre il cronista greco [[Niceta Coniata]] li descrive come «angeli sterminatori».<ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 106-107}}.</ref> L'attacco venne parzialmente respinto, ma Alessio III, messo oramai alle strette, preferì arraffare quanto più poté del tesoro imperiale e darsi alla fuga, portando con sé la figlia.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 243-244}}.</ref>
Isacco II venne liberato dal carcere e si dichiarò pronto a confermare le promesse fatte ai crociati dal figlio, che nominò coreggente il 1º agosto [[1203]], con appropriata cerimonia nella [[Hagia Sophia|chiesa di Santa Sofia]] alla presenza di tutti i baroni della crociata. Ma non fu facile rispettare gli impegni presi: le casse del regno erano vuote e l'unione delle due chiese era fortemente osteggiata sia dal clero sia dal popolo. I crociati rimanevano accampati fuori delle mura e attendevano una decisione; Alessio cercava di tergiversare e di tacitare i comandanti dei crociati con dispendiosi regali.
 
[[File:Gustave dore crusades mourzoufle parleying with dandolo.jpg|thumb|left|[[Gustave Doré]]: Enrico Dandolo parlamenta con [[Alessio V]]]]
In città le ivi residenti colonie dei mercanti genovesi e pisani venivano assalite dal popolo. Alessio peggiorò le cose imponendo nuove e gravose tasse per racimolare fondi per acquietare i crociati che cominciavano a fare la voce forte. Si fece nemico anche il clero, confiscando i candelabri d'argento delle chiese, che fece fondere. La scontentezza degli abitanti cresceva nel vedere quei i cavalieri che scorrazzavano in città.
 
Senza una guida, l'aristocrazia locale non si fece trovare impreparata e optò per l'arguta decisione liberare Isacco II, padre di Alessio, e chiedere così la cessazione delle ostilità e una definitiva riconciliazione.<ref>{{cita|Runciman, 2005|pp. 788-789}}.</ref> Dichiaratosi pronto a confermare le promesse fatte ai crociati dal figlio, Isacco nominò quest'ultimo coreggente il 1º agosto 1203, allestendo una cerimonia appropriata nella chiesa di [[Santa Sofia (Istanbul)|Santa Sofia]] alla presenza di tutti i baroni della crociata. Tuttavia, rispettare gli impegni presi non fu facile: le casse del regno erano vuote e la comunità ortodossa fu fortemente risentita quando si vive privare dei beni propri per saldare le promesse contratte con i veneziani.<ref name="run789">{{cita|Runciman, 2005|p. 789}}.</ref> Oltretutto, l'unione delle due chiese era fortemente osteggiata sia dal clero che dal popolo. Ben presto divenne evidente, anche tra gli occidentali, che la controparte non appariva nelle condizioni di ottemperare alle proprie promesse, ma ciononostante essi dovettero decidere di passare l'inverno accampati fuori delle mura.<ref name="run789"/><ref name="ost374">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 374}}.</ref> Alessio, dal canto suo, riteneva strategicamente fondamentale la presenza dell'esercito alleato nei primi mesi del suo regno per garantire la stabilità del suo potere. Nel frattempo, il papa, informato di quanto avvenuto a Costantinopoli, espresse parole di biasimo, intimando alla spedizione crociata di proseguire immediatamente verso gli obiettivi prefissati e invitando i vescovi che la accompagnavano a obbligare i comandanti a compiere atti di penitenza.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 244}}.</ref><ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 107}}.</ref>
i crociati avevano bisogno di viveri e facevano per conto suo scorribande. Cominciarono atti di aperta ostilità contro i crociati, che venivano anche aggrediti per le strade. Alcuni di essi, che avevano saccheggiato una moschea, vennero aggrediti dai “greci” e per difendersi appiccarono il fuoco ad alcune case. L'incendio si propagò e per giorni una parte di Costantinopoli fu preda delle fiamme; venne fatto anche un tentativo di incendiare le navi veneziane, che però non ebbe successo alcuno.
 
Nei mesi seguenti la situazione precipitò, con la scontentezza degli abitanti di Costantinopoli crebbe sempre di più nel dover sopportare la presenza dei cavalieri crociati che scorrazzavano in città manifestandosi in veri e propri atteggiamenti [[xenofobia|xenofobi]] nei confronti dei latini, aggredendoli talvolta nelle strade.<ref name="run789"/> Sempre più in difficoltà nel mantenere l'esercito crociato, Alessio dovette imporre nuove tasse inimicandosi ancora di più la popolazione. Una spedizione alla ricerca del fuggiasco ex imperatore e del tesoro reale si rivelò infruttuosa. Alla ricerca di viveri, i crociati eseguirono delle scorribande per conto proprio. Alcuni di essi, responsabili del saccheggio di una [[moschea]], vennero aggrediti dai greci e per difendersi appiccarono il fuoco ad alcune case. L'incendio si propagò e, per giorni, una parte di Costantinopoli fu preda delle fiamme; venne fatto anche un tentativo di incendiare le navi veneziane, terminato però con un insuccesso. Alessio prese sempre più le distanze da loro iniziando per giunta a non onorare più i pagamenti concordati.<ref name=Treccani/><ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 108-109}}.</ref>
Si giunse ad una rivolta, capeggiata da [[Alessio V Ducas|Alessio V]] detto "Murzuflo", cugino di Alessio IV, che aveva precedentemente appoggiato l'usurpazione di Alessio III. Alessio IV venne catturato e strangolato, Isacco II morì misteriosamente poco dopo, forse quale conseguenza dei patimenti ricevuti in carcere o forse per mano di Alessio V. Salito al trono, Alessio V rifiutò qualsiasi pagamento ai crociati e ai veneziani e impose loro di lasciare la “sua” città e il “suo” dominio.
 
Alla fine di gennaio 1204, si verificò un [[colpo di stato]]: [[Alessio V Ducas|Alessio Ducas]] depose e fece strangolare il cugino Alessio IV, mentre Isacco II morì in circostanze misteriose poco dopo. Salito al trono con il nome di Alessio V, il nuovo imperatore rifiutò qualsiasi pagamento ai crociati e ai veneziani, imponendo a loro di lasciare la città.<ref name=RS-245/><ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 109}}.</ref> Pur essendo una figura energica e molto attiva, il nuovo monarca non seppe farsi apprezzare dai suoi concittadini, soprattutto dopo aver rimosso dal loro incarico tutti i ministri sospettati di infedeltà.<ref name="run791">{{cita|Runciman, 2005|p. 791}}.</ref> Il provvedimento riguardò anche Niceta Coniata, motivo per cui risulta facilmente desumibile come mai egli non riservi toni lusinghieri ad Alessio.<ref name="run791"/> Nonostante la volontà di rinforzare le mura e risollevare il morale delle guardie a seguito delle continue insurrezioni, la situazione interna era complicata: i veneziani avevano corrotto diversi traditori per generare disordini e non c'era modo di richiamare dalle province delle armate di supporto.<ref name="run791"/> Di pari passo con questa insoddisfazione, negli ambienti veneziani maturò l'idea di porre fine all'instabilità intervenendo con la forza e nominando un uomo di propria fiducia, di provenienza occidentale, sul trono.<ref name="run790">{{cita|Runciman, 2005|p. 790}}.</ref> Trovatosi avviluppato in una situazione ostile, l'esercito latino dovette prendere una decisione quando rimase a corto di viveri e senza la possibilità di fare ritorno in patria né di proseguire per la Terra Santa.<ref name=RS-245/> Messi alle strette e fallito un ultimo tentativo di mediazione con il nuovo monarca, ai crociati non rimaneva quindi che la possibilità di mettere al [[sacco]] Costantinopoli.<ref name=RS-245>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 245}}.</ref><ref name=Zorzi110>{{cita|Zorzi, 2001|p. 110}}.</ref>
== Seconda presa di Costantinopoli ==
{{Vedi anche|Assedio di Costantinopoli (1204)}}
[[File:Gustave dore crusades mourzoufle parleying with dandolo.jpg|thumb|left|[[Gustave Doré]]: Enrico Dandolo parlamenta con Alessio IV]]
 
=== Sacco di Costantinopoli ===
I crociati non avevano intenzione di rinunciare al pagamento pattuito e pianificarono di conseguenza l'assalto alla città.
{{Vedi anche|Sacco di Costantinopoli}}
[[File:PriseDeConstantinople1204PalmaLeJeune.JPG|miniatura|verticale=1.2|''Presa di Costantinopoli da parte dei crociati'', dipinto di [[Palma il Giovane]]]]
 
Mentre i religiosi al seguito della crociata discutevano sulle possibili giustificazioni riguardo a quello che si stava preparando, i capi crociati stipularono nel marzo del 1204 un trattato riguardo a come avrebbero spartito il bottino una volta presa la città.<ref name="ost374"/> I proventi del saccheggio sarebbero andati ai veneziani per i tre quarti fino a ripagare il debito per la costituzione della flotta, per poi essere diviso in parti uguali con i crociati; a Venezia, inoltre, sarebbero stati confermati i privilegi commerciali già in essere. Una volta che l'Impero bizantino fosse stato nelle loro mani, sarebbe stata nominata una commissione che avrebbe eletto il nuovo imperatore e un nuovo patriarca cattolico, mentre la [[Chiesa ortodossa]] sarebbe stata sottomessa a quella di Roma.<ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 245}}.</ref> Infine venne deciso che l'esercito crociato sarebbe rimasto nei pressi di Costantinopoli per garantire la stabilità al nuovo impero.<ref name=Zorzi110/><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 246}}.</ref>
Una lettera del papa che proibiva l'azione venne intercettata dai comandanti dei veneziani. Nacque però una disputa su chi doveva coprire l'alta carica. [[Filippo di Svevia]] era lontano e per di più scomunicato, [[Bonifacio I del Monferrato]] era inviso ai veneziani perché lo consideravano troppo ambizioso e, peggio ancora, nutriva rapporti con i genovesi.
 
Il primo attacco dei crociati venne sferrato il 9 aprile 1204, ma fu respinto e procurò solo forti perdite. Il 12 aprile fu fatto un nuovo tentativo e questa volta i Veneziani ricorsero a uno stratagemma. Avevano costruito piattaforme sulle cime degli alberi delle navi, poi avevano inclinato le imbarcazioni fino a che le piattaforme andavano a toccare le mura. Il veneziano Pietro Alberti fu il primo a saltare sulle mura di una torre nemica, ma fu subito ucciso. Venne seguito da un francese, André Dureboise, che riuscì a resistere all'attacco dei difensori, permettendo ad altri veneziani e crociati di occupare le mura. Poco tempo dopo, le porte della città furono aperte dagli attaccanti penetrati all'interno; per Costantinopoli, "la Seconda Roma", non ci fu più scampo.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 110-111}}.</ref><ref>{{cita|Riley-Smith, 2017|pp. 246-247}}.</ref>
Si decise allora che una commissione composta di sei crociati e sei veneziani avrebbe nominato un imperatore dopo la conquista della città. Se l'eletto fosse stato uno dei crociati, ai veneziani sarebbe andata la carica di [[Patriarca di Costantinopoli|Patriarca]] e viceversa.
 
[[File:Gustave dore crusades entry of the crusaders into constantinople.jpg|thumb|sinistra|L'entrata dei crociati a Costantinopoli in un'incisione di [[Gustave Doré]]]]
All'imperatore sarebbe andato il palazzo imperiale, il [[Palazzo delle Blacherne]], un quarto della città ed un quarto del regno. I crociati e i veneziani si sarebbero spartiti i restanti tre quarti. Il bottino sarebbe stato diviso in parti uguali. Il contratto sulla spartizione, noto come ''[[Partitio Terrarum Imperii Romaniae]]'', venne firmato nel marzo del [[1204]]. In previsione di un attacco dei crociati, Alessio V fece rinforzare le mura e organizzò la difesa. Il primo attacco dei crociati venne sferrato il 9 aprile 1204, ma venne respinto e procurò solo forti perdite. Il 12 aprile venne fatto un nuovo tentativo e questa volta i veneziani ricorsero ad uno stratagemma.
 
Alessio V s'era rifugiato con alcune truppe nel suo palazzo imperiale. Nella notte, forse perché temevano un attacco di sorpresa, alcuni crociati tedeschi appiccarono il fuoco a delle case e nuovamente l'incendio divampò in città. Vista l'impossibile situazione, Alessio V si dette alla fuga. Mentre regnava il caos fu eletto imperatore un altro antilatino, [[Costantino XI Lascaris]], il quale ordinò una sortita contro i crociati guidata dal fratello, il [[generale bizantino]] [[Teodoro I Lascaris|Teodoro Lascaris]] (futuro [[Impero di Nicea|imperatore di Nicea]]), conclusasi in maniera del tutto infruttuosa.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 111}}.</ref><ref name="cita|Riley-Smith, 2017|p. 247">{{cita|Riley-Smith, 2017|p. 247}}.</ref><ref>{{Treccani|teodoro-i-lascaris-imperatore-di-nicea_(Enciclopedia-Italiana)/|Teodorio I Lascaris, imperatore di Nicea}}</ref>
[[File:Gustave dore crusades the crusaders war machinery.jpg|thumb|L'attacco alle mura di Costantinopoili, in un'incisione di [[Gustave Doré]]]]
 
Il giorno dopo, esaurita la resistenza bizantina dopo che anche la [[guardia variaga]] non voleva proseguire le lotte, ebbe inizio il grande ed efferato saccheggio.<ref>{{cita|Runciman, 2005|p. 792}}.</ref> Mentre Bonifacio del Monferrato occupava il palazzo imperiale del [[Boukoleon]] che, secondo [[Roberto de Clari]] aveva ben 500 stanze tutte riccamente addobbate e ben trenta cappelle, i crociati entravano nelle case e asportavano qualsiasi cosa di valore avessero trovato. Tutte le chiese vennero spogliate dei vasi sacri, delle icone, dei candelabri e di qualsiasi oggetto di valore. Anche la [[Santa Sofia (Istanbul)|basilica di Santa Sofia]] venne completamente saccheggiata, mentre l'altare finì distrutto e gli arazzi fatti a pezzi. Un cronista dell'epoca, testimone oculare, tramanda che una [[prostituta]], seduta sul trono del Patriarca, cantava strofe oscene in lingua francese.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|pp. 111-112}}.</ref>
Avevano costruito piattaforme sulle cime degli alberi delle navi, poi avevano inclinato le imbarcazioni fino a che le piattaforme andavano a toccare le mura. Il veneziano Pietro Alberti fu il primo a saltare sulle mura di una torre nemica, ma fu subito ucciso. Venne seguito da un francese, André Dureboise, che riuscì a resistere all'attacco dei difensori, permettendo ad altri veneziani e crociati di occupare le mura. Poco tempo dopo le porte della città vennero aperte dagli attaccanti penetrati all'interno; per Costantinopoli, "la Città", non ci fu più scampo.
 
[[File:Venice - St. Marc's Basilica 10.jpg|miniatura|Copia dei cavalli di bronzo sulla facciata della [[Basilica di San Marco]] a Venezia]]
Alessio V s'era rifugiato con alcune truppe nel suo palazzo imperiale. Nella notte, forse perché temevano un attacco di sorpresa, alcuni crociati tedeschi appiccarono il fuoco a delle case e nuovamente l'incendio divampò in città. Vista l'impossibile situazione, Alessio V si dette alla fuga. Durante quella notte, in cui regnava il caos a Costantinopoli, visto che l'imperatore era scappato, fu eletto imperatore [[Costantino XI Lascaris]], che ordinò una sortita contro i crociati, guidata dal fratello del nuovo imperatore, il [[generale bizantino]] [[Teodoro I Lascaris|Teodoro Lascaris]] (futuro [[Impero di Nicea|imperatore di Nicea]]), che non ebbe successo alcuno.<ref name="ReferenceA"/>
 
Dopo tre giorni, i comandanti degli assalitori intervennero dando ordine di cessare il saccheggio e che il bottino doveva essere portato in tre chiese e sorvegliato da fidatissimi crociati e Veneziani per poi essere spartiti secondo i patti (tre ottavi ai crociati, tre ottavi al Veneziani ed un quarto messo da parte per il futuro imperatore).<ref>{{cita|Villehardouin|vol. II, pp. 59-60}}.</ref><ref>{{cita|Roberto di Clari|pp. 80-81}}.</ref> Fra gli altri beni, i veneziani portarono in patria i quattro [[Cavalli di San Marco|cavalli di bronzo]] che ornano (attualmente in copia) la [[basilica di San Marco]], l'icona della [[Madonna Nicopeia]] e molte preziose reliquie che ancora sono serbate nel [[tesoro di San Marco]].<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 113}}.</ref> Goffredo di Villehardouin testimonia che «dalla creazione del mondo non è mai stato fatto un tale bottino in una città», mentre Niceta Coniata descrive con disprezzo gli eventi, arrivando addirittura a definire perfino i musulmani «umani e benevoli» in confronto a questa gente «che porta la croce di Cristo sulle spalle».<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 375}}.</ref>
Il giorno dopo ebbe inizio il grande ed efferato saccheggio.
Durante la notte del 9 maggio seguente, una commissione composta da dodici crociati e dodici veneziani annunciò di avere scelto [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino di Fiandra]] come nuovo imperatore. È stato osservato di come tale onore non fosse stato concesso, come poteva sembrare ovvio, al capo dei crociati Bonifacio del Monferrato per via dell'opposizione dei veneziani che lo consideravano, tra l'altro, troppo vicino ai rivali [[repubblica di Genova|Genovesi]]. Il 16 maggio Baldovino venne incoronato dai vescovi cattolici, poiché ancora doveva essere nominato un patriarca.<ref name="cita|Riley-Smith, 2017|p. 247"/><ref name=Treccani-Romania>{{Treccani|la-romania-veneziana_%28Storia-di-Venezia%29/|La Romània veneziana}}</ref>
 
==== La stipula del trattato ''Partitio terrarum imperii Romaniae'' ====
Mentre Bonifacio del Monferrato occupava il palazzo imperiale del [[Boukoleon]] che, secondo [[Roberto de Clari]] aveva ben 500 stanze tutte riccamente addobbate e ben trenta capelle, i crociati entravano nelle case e asportavano qualsiasi cosa di valore avessero trovato. Tutte le chiese vennero spogliate dei vasi sacri, delle icone, delle vite dei rifugiati, dei candelabri e quanto non si poteva asportare veniva semplicemente distrutto. Anche la basilica di S. Sofia venne completamente saccheggiata, l'altare venne spezzato, gli arazzi fatti a pezzi.
{{vedi anche|Partitio terrarum imperii Romaniae}}
 
Immediatamente dopo il saccheggio, o secondo altre fonti alcuni mesi dopo, venne sottoscritto dai crociati il trattato ''[[Partitio terrarum imperii Romaniae]]'' tramite il quale venne fondato l'[[impero latino]] in luogo dell'impero greco, stabilendo la divisione dell'impero smantellato tra i partecipanti alla crociata. Secondo lo studioso [[Georgij Ostrogorskij]], «raramente nella storia si è proceduto in modo così pianificato come nella spartizione» delle terre bizantine.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 388}}.</ref> La repubblica di Venezia ne trasse, sulla carta, i maggiori benefici costituendo una pietra miliare nella formazione del suo [[Stato da Mar|impero coloniale]].<ref name=Zorzi110/><ref name=Treccani-Romania/>
Un cronista dell'epoca, testimone oculare, tramanda che una prostituta, seduta sul trono del patriarca, cantava strofe oscene in lingua francese. Mentre i veneziani si concentravano su quelle cose che avevano un grande valore, i francesi arraffavano tutto quello che luccicava, si fermavano solo per ammazzare e violentare. Le cantine vennero depredate, i quasi cinquemila palazzi della città, i quali, secondo fonti, custodivano i due terzi di tutte le proprietà mondiali accumulate fino ad allora, vandalicamente saccheggiati e dati alle fiamme. La città era piena di soldataglia avvinazzata che trucidava chiunque trovasse lungo il cammino. Gli indifesi cittadini venivano torturati perché rivelassero dove avevano nascosto i loro valori.
 
== In Terra Santa ==
[[File:Venice - St. Marc's Basilica 10.jpg|thumb|left|Copia dei cavalli di bronzo sulla facciata della [[Basilica di San Marco]] a Venezia]]
 
Come evidenziato, tra coloro che risposero all'appello di papa Innocenzo III prendendo la croce, non tutti seguirono il gruppo principale che finì per saccheggiare Costantinopoli. Alcuni partirono per la Terra Santa già anni prima, scegliendo porti diversi da Venezia, mentre altri abbandonarono la spedizione guidata da Goffredo del Monferrato, insoddisfatti delle deviazioni verso Zara e Costantinopoli, preferendo proseguire autonomamente per adempiere ai loro voti religiosi. Secondo il cronista [[Goffredo di Villehardouin]], la maggioranza dei crociati partecipanti alla quarta crociata raggiunse effettivamente la Terra Santa, mentre solo una minoranza prese parte all'assalto di Costantinopoli. Tuttavia, lo stesso Goffredo suggerisce che i capi crociati impegnati nell'assedio di Costantinopoli potrebbero aver esagerato il numero dei cosiddetti disertori per amplificare il successo della conquista della capitale bizantina.<ref name=Kedar>{{cita|Kedar, 2005|pp. 89-101}}.</ref><ref name="Queller et al.">{{cita pubblicazione |autore1=Donald E. Queller|autore2=Thomas K. Compton|autore3=Donald A. Campbell|anno=1974|titolo=The Fourth Crusade: The Neglected Majority |url=https://archive.org/details/sim_speculum_1974-07_49_3/page/441|rivista=Speculum |volume=49 |numero=3 |pp=441-465 |doi=10.2307/2851751|jstor=2851751|lingua=en }}</ref>
I conventi vennero presi d'assalto, le monache stuprate, uccisi e torturati i monaci, molti vescovi e metropoliti e molti nobili e notabili bizantini furono incarcerati e altri assassinati. Vecchi, donne e bambini giacevano in pozze di sangue per le strade, già morti o morenti. La Quarta Crociata conquistò Costantinopoli, stabilendovi un Impero Latino. Nell'organizzazione del nuovo Stato venne istituita la carica di Patriarca latino di Costantinopoli, per guidare il numeroso clero cattolico (veneziano e di altre regioni d'Europa) affluito al seguito dei conquistatori e sostituire il vecchio Patriarcato Ecumenico ortodosso, sopravvissuto nei residui territori bizantini. Il patriarca [[Giovanni X di Costantinopoli]] dovette quindi abbandonare la città, ritirandosi in esilio in Tracia, al seguito dell'imperatore [[Alessio V]], ritirandosi quindi nel 1206 a Nicea, presso la corte di [[Teodoro I Lascaris]], che venne incoronato Imperatore di Nicea. L'inferno durò per 14 giorni.
 
Gli storici moderni tendono però a non considerare attendibili le affermazioni di Villehardouin. [[Steven Runciman]] sostiene che solo una «piccola proporzione» dei crociati raggiunse la Terra Santa, mentre [[Joshua Prawer]] parla di pochi «miseri resti» dell'esercito originale. Studi recenti indicano che il numero di crociati che proseguirono verso la Terra Santa fu considerevole, ma comunque lontano dall'essere la maggioranza. Delle 92 personalità nominate da Villehardouin che presero il voto di crociato, si stima che tra 23 e 26 andarono effettivamente in Terra Santa.<ref name="Queller et al."/>
Infine i comandanti degli assalitori intervennero, dettero ordine di cessare il saccheggio (tanto ben poco era rimasto da depredare) e ordinarono che qualsiasi bottino doveva essere portato in tre chiese e sorvegliato da fidatissimi crociati e veneziani. Questo perché il contratto prevedeva la spartizione dei beni saccheggiati: tre ottavi ai veneziani, tre ottavi ai crociati e il restante quarto era destinato al futuro imperatore. Fra l'altro i veneziani portarono a Venezia i quattro [[Cavalli di San Marco|cavalli di bronzo]] che ornano (attualmente in copia) la [[basilica di San Marco]], l'icona della [[Madonna Nicopeia]] e molte preziose reliquie che ancora sono serbate nel [[tesoro di San Marco]].
 
Sembra inoltre che il tasso di "diserzione" fosse particolarmente alto tra i francesi:<ref name="Queller et al."/> solo circa un decimo dei cavalieri provenienti dalle [[Fiandre]] raggiunse gli stati cristiani in Terra Santa, mentre più della metà di quelli originari dell'[[Île-de-France]] vi giunse. In totale, circa 300 cavalieri dal nord della Francia, con i loro seguiti, arrivarono in [[Palestina]].<ref>{{cita|Nicolle, 2011|pp. 77-78}}.</ref> Vi sono meno informazioni sui contingenti provenienti da [[Borgogna]], [[Occitania (regione storica)|Occitania]], [[Italia]] e [[Germania]], ma è certo che vi furono defezioni tra quelli occitani e tedeschi.<ref name=Kedar/>
Nel 1215 il [[Concilio Lateranense IV]] riconobbe al patriarca latino i diritti dell'antica sede patriarcale costantinopolitana, ma già nel 1261 il debole Stato latino venne cancellato, con la riconquista della città in mani bizantine: il patriarcato greco venne ristabilito nella sua originaria sede e i rivali latini dovettero lasciare la città per l'Italia. Così ebbe fine la Quarta Crociata che, istituita con l'intenzione di combattere i [[saraceni]], aggredì e saccheggiò unicamente paesi [[cristiani]]. Il solco tra [[Cattolici]] e [[Ortodossi]] era destinato ad allargarsi e approfondirsi nei secoli, fino ai nostri giorni e fino al [[Concilio Vaticano II]] indetto da [[Giovanni XXIII]], che vide per la prima volta, come osservatori conciliari, insieme con altri membri di Chiese cristiane sorelle, anche la presenza di molti rappresentanti di [[Chiese ortodosse]] e del [[Patriarcato di Costantinopoli]].
 
I principali itinerari seguiti da coloro che non si imbarcarono a Venezia, o che abbandonarono la spedizione principale, avevano come punti di partenza [[Marsiglia]] o i porti [[Puglia|pugliesi]].
 
=== Truppe crociate salpate dall'Italia meridionale ===
[[File:Simon Leicester.jpg|miniatura|sinistra|Il nobile [[Simone IV di Montfort]]. Disgustato dell'assedio di Zara e contrario alla diversione per Costantinopoli abbandonò la spedizione crociata per recarsi in Terra Santa da [[Barletta]] in [[Puglia]]]]
 
Nell'estate del 1202, diversi crociati, invece di dirigersi verso Venezia, si diressero a sud, in direzione di [[Piacenza]], con l'intenzione di raggiungere la Terra Santa partendo dai porti dell'Italia meridionale. Tra questi vi erano [[Vilain di Nully]], [[Enrico di Arzillières]], [[Renardo II di Dampierre]] e [[Enrico di Longchamp]], ciascuno con il proprio seguito. Non sembra che questi crociati avessero pianificato la spedizione insieme o che abbiano viaggiato in gruppo. Alla fine, solo alcune centinaia di cavalieri e fanti partirono dai porti dell'Apulia, un numero talmente ridotto che re [[Amalrico II di Gerusalemme]] si rifiutò di rompere la tregua con gli [[Ayyubidi]] per consentire loro di combattere. Nonostante le suppliche e i fondi cospicui offerti da Renardo, che stava adempiendo al voto crociato del defunto conte Tebaldo III di Champagne, il re mantenne la tregua. Di conseguenza, ottanta crociati, guidati dallo stesso Renardo, decisero di recarsi nel [[Principato di Antiochia]], che non era coinvolto nella tregua. Ignorando i consigli di evitare questo percorso, caddero in un'imboscata lungo la strada e furono tutti uccisi o catturati; Renardo fu tenuto prigioniero per trent'anni.<ref name="Queller et al."/>
 
Quando la crociata fu dirottata su Zara, molti crociati tornarono in patria o rimasero in Italia, cercando mezzi alternativi alla flotta veneziana per raggiungere la Terra Santa. Tra questi vi era [[Goffredo I di Villehardouin]], nipote del cronista. [[Stefano di Perche (morto 1205)|Stefano di Perche]], impossibilitato a partire con il grosso dell'esercito a causa di una malattia, si imbarcò dall'Italia meridionale nel marzo 1203, dopo essersi ristabilito, e viaggiò direttamente verso la Terra Santa con altri crociati. Stefano si riunì con l'esercito principale solo dopo la caduta di Costantinopoli.<ref name="Queller et al."/>
 
=== Spedizioni da Zara ===
 
Dopo l'assedio di Zara, altri contingenti decisero di abbandonare la spedizione principale. I crociati avevano inviato Roberto di Boves come ambasciatore presso il Papa, ma dopo aver completato la sua missione, si recò direttamente in Terra Santa. L'abate [[Martino di Pairis]] lo raggiunse durante il viaggio verso Roma e successivamente si imbarcò per la Palestina da [[Siponto]], arrivando ad Acri il 25 aprile 1203, proprio nel mezzo di un'[[epidemia]] di [[peste]]. Secondo la cronaca anonima ''[[Devastatio Constantinopolitana]]'', dopo la decisione presa a Zara di porre Alessio IV sul trono di Costantinopoli, i capi della crociata permisero a circa {{M|1000}} uomini di proseguire autonomamente verso la Terra Santa. La maggioranza di questi crociati era tra i più poveri, e due delle navi che li trasportavano affondarono durante il viaggio, causando notevoli perdite umane.<ref name="Queller et al."/>
 
Da Zara fu inviata un'ambasciata ufficiale in Terra Santa, guidata da [[Rinaldo di Montmirail]] e composta anche da [[Guglielmo di Ferrières]], Guglielmo di Ferrières, Goffredo di Beaumont e i fratelli Giovanni e Pietro di Frouville. Secondo gli accordi, avrebbero dovuto tornare all'esercito principale entro quindici giorni dal completamento della loro missione, ma si trattennero in Terra Santa e fecero ritorno solo dopo la caduta di Costantinopoli.<ref name="Queller et al."/>
 
Nell'inverno tra il 1203 e il 1204, [[Simone IV di Montfort]] guidò un consistente contingente di disertori, disgustati dall'attacco a Zara e contrari alla deviazione verso Costantinopoli.<ref>{{Treccani|simon-iv-de-montfort_(Enciclopedia-Italiana)/|Montfort, Simon IV de}}</ref> Il suo gruppo marciò dalla moderna città croata lungo la costa adriatica fino a raggiungere l'Italia, dove trovarono i mezzi per imbarcarsi verso la Palestina.<ref name="Queller et al."/>
 
=== Spedizione fiamminga da Marsiglia ===
 
Per ragioni sconosciute, [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino di Fiandra]] decise di dividere le sue forze, conducendone metà a Venezia e inviando l'altra metà direttamente via mare verso la Terra Santa. La flotta fiamminga partì dalle [[Fiandre]] nell'estate del 1202 sotto il comando di [[Giovanni II di Nesle]], [[Teodorico di Fiandra]] e [[Nicola di Mailly]].<ref name="run782"/> Dopo aver attraversato il Mediterraneo, attaccò e conquistò una cittadina musulmana sulla costa africana, come riportato dal cronista [[Ernoul]], ma il suo nome non è noto. La città fu poi consegnata ai [[Cavalieri portaspada]], mentre la flotta si recò a [[Marsiglia]], dove trascorse l'inverno tra il 1202 e il 1203. I marinai di Marsiglia, forti alla loro esperienza nella navigazione in acque aperte, potevano raggiungere Acri in soli quindici giorni durante il periodo estivo, il che rendeva Marsiglia un porto economico e accessibile per il contingente francese.<ref name="Queller et al."/> Qui, il gruppo navale si ampliò grazie all'arrivo di numerosi crociati francesi, tra cui il vescovo [[Gualtiero II di Autun]], il conte [[Ghigo III di Forez]], [[Bernardo IV di Moreuil]], Enrico d'Arraines, Ugo di Chaumont, Giovanni di Villers, Pietro Bromont e i fratelli Gualtiero e Ugo di Saint-Denis, accompagnati dai loro rispettivi seguiti.<ref name="Queller et al."/>
 
Verso la fine di marzo del 1203, Baldovino inviò l'ordine ai suoi uomini, ancora fermi a Marsiglia, di salpare e incontrarsi con la flotta veneziana al largo di [[Modone]]. I messaggeri portarono anche la notizia della decisione di deviare verso Costantinopoli prima di proseguire per la Terra Santa; di conseguenza, i comandanti fiamminghi potrebbero aver deciso di ignorare l'ordine e di dirigersi direttamente verso Acri. È possibile che inizialmente avessero pianificato di incontrare la flotta veneziana, ma non trovandola a Modone (dove la flotta veneziana arrivò solo a maggio), proseguirono autonomamente verso Acri, dove giunsero il 25 aprile 1203, prima di Martino di Paris.<ref name="Queller et al."/> Prima di raggiungere Acri, tuttavia, almeno una parte della flotta si fermò a [[Cipro]], dove Teodorico di Fiandra rivendicò l'isola a nome di sua moglie, figlia di [[Isacco Comneno di Cipro|Isacco Comneno]], vecchio re di Cipro. Tuttavia, re [[Amalrico I di Cipro]] ordinò a Teodorico di lasciare l'isola, e la flotta proseguì verso il [[Regno di Armenia]], patria della suocera di Teodorico.<ref name="WHRdC">{{cita pubblicazione|autore=Wipertus Hugo Rudt de Collenberg|anno=1968|titolo=L'empereur Isaac de Chypre et sa fille (1155–1207)|rivista=Byzantion|volume=38|numero=1|pp=172-173|jstor=44169293|lingua=fr}}.</ref>
 
Ad Acri, i crociati fiamminghi affrontarono le stesse difficoltà di Renardo di Dampierre, poiché re Amalrico I non era disposto a rompere la tregua solo per il desiderio di un piccolo contingente. Di conseguenza, i crociati si divisero: alcuni entrarono al servizio del [[Principato di Antiochia]], altri della [[Contea di Tripoli]]. Bernardo di Moreuil e Giovanni di Villers si unirono a Renardo di Dampierre e furono catturati con lui. Giovanni di Nesle, invece, si unì alla causa dell'Armenia, ritrovandosi così a combattere contro alcuni dei suoi ex compagni, poiché l'Armenia era in guerra con Antiochia. La tregua fu comunque rotta prima del 5 novembre 1203, quando i musulmani sequestrarono due navi cristiane; in risposta, i cristiani catturarono sei navi musulmane. Infine, i crociati fiamminghi tornarono nel Regno di Gerusalemme per combattere.<ref name="Queller et al."/>
 
L'8 novembre, Martino di Pairis e [[Corrado di Swartzenberg]] furono inviati presso l'esercito principale, che in quel momento stava assediando Costantinopoli, per convincerlo a proseguire verso la Terra Santa, ora che la tregua era stata definitivamente rotta. Tuttavia, raggiunsero il corpo di spedizione principale solo il 1º gennaio 1204, mentre era impegnato in pesanti combattimenti, e la loro missione non ebbe successo.<ref name="Queller et al."/>
 
== Conseguenze ==
{{vedi anche|Impero latino di Costantinopoli|Francocrazia}}
[[File:Baudouin de Constantinople.JPG|thumb|Monumento dedicato a [[Baldovino I di Costantinopoli]] a [[Mons]] in [[Hainaut]]]]
 
Alla notizia del sacco di Costantinopoli, [[papa Innocenzo III]] inorridì, e scrisse lettere ai crociati deplorando le loro azioni, ma ciò non cambiò la situazione. La crociata da lui predicata e indetta si era tramutata in una guerra tra stati cristiani peggiorando, contrariamente a quanto auspicato dallo stesso pontefice, i rapporti fra la [[Chiesa ortodossa]] e quella [[Chiesa cattolica|cattolica di Roma]], già formalmente separate dal [[Grande Scisma]] del 1054; separazione che permane tuttora nonostante alcuni tentativi di riconciliazione.
Prima conseguenza fra tutte fu quella di fare cessare, anche se momentanemente, l'Impero Bizantino. Gravi furono i danni al patrimonio artistico e culturale della città.
 
Secondo quanto previsto dall'accordo ''[[Partitio terrarum imperii Romaniae]]'' sottoscritto dopo il sacco, parte del territorio bizantino andò a Venezia. Per ampliare la propria potenza marittima la Serenissima reclamò e ottenne la costa occidentale della [[Grecia]], tutto il [[Peloponneso]] ([[Morea]]), [[Nasso (isola)|Nasso]], [[Andro (Grecia)|Andro]], [[Eubea]] (oggi Negroponte), [[Gallipoli (Turchia)|Gallipoli]], [[Edirne|Adrianopoli]] e i porti della [[Tracia]] sul [[Mar di Marmara]]. Da allora il Doge assunse il titolo di “''Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae''”, cioè ''Signore di un quarto e mezzo dell'Impero Romano d'Oriente''. I veneziani pretesero anche tre ottavi della città di Costantinopoli e occuparono il quartiere dove è oggi ubicata l'[[Hagia Sophia]], ex basilica di Santa Sofia.<ref>E. Gerland, ''Geschichte des lateinischen Kaiserreiches von Konstantinopel. 1. Teil: Geschichte des Kaisers Balduin I. und Heinrich'', Homburg v. d. Höhe 1905, pp. 1-10</ref>
Il bottino fu calcolato in circa 900.000 marche imperiali d'argento<ref>Jean Richard, ''The Crusades, c.1071-c.1291'', p. 251</ref>, oggi equivalenti a molte centinaia di milioni di [[Euro]]{{citazione necessaria}}.
 
L'impero bizantino si trovò smembrato in tre nuove entità politiche sorrette dagli esuli: l'[[Impero di Nicea]], il [[Despotato di Epiro]] e l'[[Impero di Trebisonda]], mentre a Costantinopoli venne fondato il cattolico [[Impero latino di Costantinopoli|impero latino]] guidato da [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino I]]. Nei territori controllati dagli occidentali si instaurò un sistema di tipo [[feudalesimo|feudale]], con a capo nobili francesi e italiani, che segnò il periodo noto come "[[Francocrazia]]".
Poi si passò all'elezione dell'[[Impero latino]]. Bonifacio del Monferrato sperava sempre di essere eletto, ma trovò la forte opposizione dei veneziani. All'inizio i comandanti crociati avevano offerto al vecchio doge veneziano il titolo di imperatore, ma il Dandolo rifiutò; quindi i comandanti crociati e quelli veneziani furono d'accordo nell'eleggere il conte [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino IX di Fiandra]], che prese possesso del trono di Costantinopoli. Parte del regno però andò a Venezia, secondo quanto previsto dal contratto. Per ampliare la propria potenza marittima Venezia reclamò e ottenne la costa occidentale della [[Grecia]], tutto il [[Peloponneso]] ([[Morea]]), [[Nasso]], [[Andro (Grecia)|Andro]], [[Eubea]] (oggi Negroponte), [[Gallipoli (Turchia)|Gallipoli]], [[Edirne|Adrianopoli]] e i porti della [[Tracia]] sul [[Mar di Marmara]].
 
Tale situazione durò fino al 1261 quando l'imperatore di Nicea, [[Michele VIII Paleologo]], riuscì a riprendere Costantinopoli sconfiggendo i latini ripristinando l'impero bizantino. Tuttavia l'impero si trovava in forte decadenza e la sua capitale, da anni considerata un bastione del cristianesimo a difesa dell'Europa dall'avanzata delle forze musulmane, aveva ricevuto un colpo irreparabile dal sacco conseguente alla quarta crociata. Così, la nuova dinastia imperiale dei [[Paleologi]] nulla poté fare nei decenni successivi per contrastare efficacemente le continue pressioni degli [[ottomani]] che, nel 1453, conquisteranno Costantinopoli ponendo fine a quello che fu l'Impero Romano d'Oriente 1058 anni dopo la sua fondazione.
Da allora il Doge assunse il titolo di “''Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae''”, cioè ''Signore di un quarto e mezzo dell'Impero Romano d'Oriente''. I veneziani pretesero anche tre ottavi della città di Costantinopoli e occuparono il quartiere dove è oggi ubicata l'[[Hagia Sophia]], ex basilica di Santa Sofia<ref>E. Gerland, ''Geschichte des lateinischen Kaiserreiches von Konstantinopel. 1. Teil: Geschichte des Kaisers Balduin I. und Heinrich'', Homburg v. d. Höhe 1905, pp. 1-10</ref> Inoltre ai veneziani andò successivamente l'importante isola di [[Creta]], venduta da Baldovino I in cambio di denari sonanti che andarono a riempire le vuote casse imperiali. A ricoprire la carica di patriarca venne nominato il nobile veneziano [[Tommaso Morosini]].<ref name="ReferenceB"/> Baldovino venne incoronato in pompa magna il 16 maggio [[1204]] nella cattedrale di Santa Sofia.
 
== Reazioni ==
Alla notizia degl'accaduto, [[Innocenzo III]] scrisse lettere a Costantinopoli, deplorando e condannando che, senza il suo sapere, Stato e Chiesa erano stati divisi; ma ciò non cambiò la situazione<ref>Philip Hughes, "Innocent III & the Latin East", ''History of the Church'', Sheed & Ward, 1948, vol. 2, p. 372</ref>. Il suo dispiacere crebbe ancora quando venne a sapere che il suo legato, [[Pietro di San Marcello]], aveva svincolato i crociati dalla promessa di liberare Gerusalemme<ref>[http://www.fordham.edu/halsall/source/1204innocent.asp Medieval Sourcebook: Pope Innocent III: Reprimand of Papal Legate]</ref>. La crociata da lui predicata e indetta si era tramutata in una guerra tra stati cristiani. Le atrocità commesse dai crociati durante il saccheggio di Costantinopoli non contribuirono certamente a migliorare i rapporti fra la [[Chiesa ortodossa]] e quella [[Chiesa cattolica|cattolica di Roma]]. Le due Chiese rimasero separate dal [[1054]] fino al giorno d'oggi.
 
Gli eventi legati alla quarta crociata suscitarono forti reazioni che si protrassero nel tempo. Diversi eminenti crociati, tra cui [[Enguerrand III]], [[Simone IV di Montfort]] e [[Guido di Vaux-de-Cernay]], contestarono la scelta di attaccare Zara e Costantinopoli, rifiutando di prendervi parte e abbandonando la spedizione.<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=Donald E. Queller, Thomas K. Compton e Donald A. Campbell |data=1974 |titolo=The Fourth Crusade: The Neglected Majority |url=https://www.jstor.org/stable/2851751 |rivista=Speculum |volume=49 |numero=3 |pp=441-465 |doi=10.2307/2851751 |jstor=2851751 |issn=0038-7134|lingua=en}}</ref> Il bizantinista [[Jonathan Harris]] scrisse che, quando fu presa la decisione di dirottare verso Costantinopoli «[u]na parte considerevole [di crociati], lasciò l'esercito e si diresse verso la Terra Santa. Coloro che rimasero accettarono solo con riluttanza la diversione quando furono sottoposti a un misto di ricatto finanziario ed emotivo. Già allora molti esitarono prima dell'attacco finale dell'aprile 1204, e nutrirono seri dubbi sulla legittimità di attaccare in questo modo una città cristiana».<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Jonathan Harris |data=2004 |titolo=The Debate on the Fourth Crusade |url=https://compass.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1478-0542.2004.00114.x |rivista=History Compass |lingua=en |volume=2 |numero=1 |doi=10.1111/j.1478-0542.2004.00114.x |issn=1478-0542}}</ref>
Nonostante alcuni tentativi di riconciliazione al [[secondo Concilio di Lione]] ([[1276]]) e al [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]] ([[1439]]), falliti in quanto semplici mosse politiche non riconosciute dalla gerarchia ortodossa, le due Chiese si estraniarono sempre più l'una dall'altra. Bisognerà aspettare il [[1964]], quando [[papa Paolo VI]] e il [[patriarca ecumenico di Costantinopoli]] [[Atenagora (patriarca di Costantinopoli)|Atenagora]] si scambieranno reciproci saluti e, dopo nove secoli, aboliranno le rispettive [[scomunica|scomuniche]]. Il 4 maggio [[2001]] [[papa Giovanni Paolo II]], in visita ad [[Atene]], chiese perdono a [[Christodoulos]], arcivescovo ortodosso di [[Atene]] e di tutta la [[Grecia]], per il sacco di Costantinopoli. La [[Papa Giovanni Paolo II#Relazioni con la Chiesa Ortodossa Orientale|visita]] si svolse in un difficile clima, dovuto al dissenso espresso da una parte della comunità ortodossa, soprattutto proveniente dalle Chiese veterocalendariste (del [[calendario giuliano]] detto vecchio calendario) e dalle comunità monastiche del [[Monte Athos]], da sempre ostili al primato rivendicato dal [[Vescovo di Roma]].{{citazione necessaria}}
 
Il monaco e poeta [[Guiot de Provins]] scrisse un'opera satirica in risposta alla crociata accusando il papato di [[avarizia]].<ref name=":2">{{Cita libro|autore=Palmer A. Throop |url=http://archive.org/details/criticismofcrusa0000thro |titolo=Criticism of the Crusade: A Study of Public Opinion and Crusade Propaganda |data=1975 |editore=Philadelphia : Porcupine Press |isbn=978-0-87991-618-3 |p=30}}</ref> Un po' più tardi, [[Guilhem Figueira]] scrisse un [[sirventes]] dove ripeté queste accuse, affermando che l'avidità fosse il fattore principale dietro la crociata. Egli dichiarò:<ref name=":2" />
== Note ==
 
<references/>
{{Citazione|Roma ingannatrice, l'avarizia ti prende in trappola, sì che tosi troppo la lana delle tue pecore. Lo Spirito Santo, che assume carne umana, ascolti la mia preghiera e ti spezzi il becco, o Roma! Non avrai mai tregua con me perché sei falso e perfido con noi e con i Greci [...] Roma, fai poco male ai Saraceni, ma massacri Greci e Latini. Nel fuoco dell'inferno e nella rovina hai il tuo posto, Roma.}}
 
Nel 1954 l'eminente medievalista Sir [[Steven Runciman]] affermò che «non c'è mai stato un crimine contro l'umanità più grande della quarta crociata».<ref>{{Cita libro|autore=Runciman|titolo=History of the Crusades|volume= 3|p=130}}</ref> Lo storico Martin Arbagi osservò invece che «la deviazione della Quarta Crociata nel 1204 fu una delle più grandi atrocità della storia medievale, e Papa Innocenzo III attribuì la maggior parte della colpa a Venezia».<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Martin Arbagi |data=2007 |titolo=The Medieval Crusade. |url=https://go.gale.com/ps/i.do?p=AONE&sw=w&issn=00182370&v=2.1&it=r&id=GALE%7CA162576163&sid=googleScholar&linkaccess=abs |rivista=The Historian |volume=69 |numero=1 |pp=166-168|doi=10.1111/j.1540-6563.2007.00175_61.x|lingua=en }}</ref>
 
Ottocento anni dopo la quarta crociata, [[Papa Giovanni Paolo II]] espresse due volte dolore per tali eventi. Nel 2001 scrisse a [[Cristodulo (arcivescovo)|Cristodulo]], arcivescovo di [[Atene]]: «È tragico che gli assalitori, che volevano garantire il libero accesso ai cristiani in Terra Santa, si siano rivoltati contro i loro fratelli nella fede. Il fatto che fossero cristiani latini riempie i cattolici di un profondo rammarico».<ref>{{cita web|url=http://www.ewtn.com/footsteps/words/CHRISTODOULOS_5_4.htm|titolo=In the Footsteps of St. Paul: Papal Visit to Greece, Syria & Malta – Words|sito=EWTN|autore=Pope John Paul II|data=2001|accesso=26 marzo 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091204015424/http://www.ewtn.com/footsteps/words/CHRISTODOULOS_5_4.htm|urlmorto=si|lingua=en}}</ref> Nel 2004, mentre [[Bartolomeo di Costantinopoli|Bartolomeo I]], [[patriarca di Costantinopoli]], si trovava in visita in [[Vaticano]], [[Giovanni Paolo II]] si chiese: «Come non condividere, a distanza di otto secoli, il dolore e il disgusto».<ref>{{cita news|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/3850789.stm |titolo=Pope sorrow over Constantinople|opera=[[BBC News]]|data=29 giugno 2004|lingua=en}}</ref> Ciò è stato considerato come scuse verso la Chiesa greco-ortodossa per i massacri perpetrati durante la quarta crociata.<ref>{{Cita libro|autore=Phillips|titolo=The Fourth Crusade|p=xiii}}</ref>
 
Nell'aprile 2004, in un discorso in occasione dell'800º anniversario della presa della città, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I accettò formalmente le scuse. «Lo spirito di riconciliazione è più forte dell'odio», ha detto durante una liturgia alla quale ha partecipato l'arcivescovo cattolico romano [[Philippe Barbarin]] di [[Lione]]. «Riceviamo con gratitudine e rispetto il vostro gesto cordiale per i tragici eventi della Quarta Crociata. È un dato di fatto che qui in città fu commesso un crimine 800 anni fa». Bartolomeo ha detto che la sua accettazione è avvenuta nello spirito della Pasqua. «Lo spirito di riconciliazione della risurrezione [...] ci incita alla riconciliazione delle nostre Chiese».<ref>{{cita web|url=http://www.incommunion.org/articles/issue-33/news-issue-33 |opera=In Communion |titolo=News |numero=33 |autore=Ecumenical Patriarch Bartholomew I |data=aprile 2004 |urlmorto=si |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071009183904/http://incommunion.org/articles/issue-33/news-issue-33|lingua=en }}</ref>
 
== Fonti storiografiche ==
[[File:Niketas Choniates.JPG|miniatura|sinistra|verticale|Lo storico [[bizantino]] [[Niceta Coniate]]]]
 
Le principali fonti storiografiche grazie alle quali è stato possibile ricostruire la pianificazione e lo svolgimento della quarta crociata sono tre cronache scritte dai protagonisti di questi eventi. La più importante è sicuramente la ''Histoire de la conquête de Constantinople'' di [[Goffredo di Villehardouin]], [[siniscalco]] della [[Champagne]], che oltre ad aver partecipato alla spedizione è stato anche uno degli artefici delle trattative iniziali e quindi fu un prezioso testimone di tutte le fasi della crociata. Della cronaca di Villehardouin è stato comunque osservato di come l'autore probabilmente abbia evitato di riportare alcuni aspetti giudicati non positivi per la causa crociata. Anche il cavaliere [[Roberto de Clari]] lasciò una cronaca, sia pur sostanzialmente descrittiva e priva di considerazioni e di dettagli. Lo storico bizantino [[Niceta Coniata]] fu testimone oculare dei gravi disordini che avvennero con la presa crociata di Costantinopoli, raccontandola nei suoi scritti senza però poter avere una visione di insieme e certamente egli stesso influenzato dall'odio verso gli invasori occidentali.<ref name=Treccani/> Egli descrisse inoltre anche i primi momenti di esistenza dell'Impero latino fino al 1206.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 386}}.</ref> Anche il [[Metropolia di Efeso|metropolita di Efeso]], [[Nicola Mesarite]], assistente personalmente agli eventi e li analizzò nel corso di un'orazione funebre dedicata al fratello Giovanni.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 385, nota 178}}.</ref> Una breve cronaca anonima, nota come ''Devastatio Constantinopolitana'', copre il periodo che va dalla predicazione di Pietro Capuano nel 1198 al 16 maggio 1204, poco dopo il sacco di Costantinopoli.
 
Un'altra fonte molto importante sono gli atti di [[papa Innocenzo III]] e la sua numerosa corrispondenza che intrattenne con i capi crociati al fine di cercare di mantenere il controllo sulla spedizione che gli sembrò spesso non aver appieno. Poco o nulla abbiamo di provenienza [[repubblica di Venezia|veneziana]], gli storici della Serenissima «per caso o per intenzione coprirono ogni traccia non lasciando nulla di scritto, e i cronisti posteriori videro assai più gloria che non vituperio nelle imprese del grande doge Dandolo».<ref group=N>Il primo racconto della quarta crociata da parte dei Veneziani si deve a [[Martino Canal]] che lo inserì nelle sue ''Les estoires de Venise'' scritte tra il 1267 e il 1275. La sua descrizione è comunque ritenuta eccessivamente [[apologia|apologetica]] nei confronti di Venezia, oltre contenere palesi inesattezze e fantasie, e pertanto non gode di molta considerazione da parte degli storici. Tuttavia, il suo lavoro riflette l'opinione dei veneziani ai tempi della spedizione, riassumibile in un grande elogio al doge e alla potenza di Venezia, che poi servì per influenzare le successive cronache veneziane come quella di [[Andrea Dandolo]]. In {{Treccani|la-quarta-crociata_%28Storia-di-Venezia%29/|La quarta crociata}}</ref><ref name=Treccani/><ref name="cita|Zorzi, 2001|p. 100" />
 
== Analisi storica ==
Se le fonti occidentali del tempo non dedicano assai spazio alla ricerca delle responsabilità riguardo al fallimento della crociata, queste sono state invece oggetto di numerosi studi e dibattiti nella storiografia moderna. Tuttavia, tra gli storici che hanno affrontato l'argomento non vi è unanimità di interpretazioni. Alcuni ritengono che la deviazione dall'obbiettivo iniziale fu il frutto di eventi imprevisti e errori che non sarebbero potuti essere governati né dal papa né dai capi crociati. Altri invece hanno attribuito la causa all'avidità e al desiderio di profitto degli occidentali e, in particolare, del doge Enrico Dandolo, della cui personalità e della cui capacità di prendere decisioni impegnative si è già detto. Altri ancora hanno attribuito al papa il grosso delle responsabilità, sebbene non vi siano prove concrete a sostegno di ciò.<ref name=Treccani/> Interessante resta il giudizio di [[Georgij Ostrogorskij]] a proposito dei fattori che scatenarono il conflitto:
 
{{citazione|Molte teorie sono state costruite per tentare di spiegare la diversione contro Costantinopoli della quarta crociata; ma in realtà la spiegazione è semplice: la diversione è il risultato quasi inevitabile degli avvenimenti precedenti. A partire dallo scisma ecclesiastico e soprattutto dopo l'inizio delle [[crociate]], in Occidente era andata costantemente crescendo l'avversione nei confronti di Bisanzio. La politica aggressiva di [[Manuele I Comneno|Manuele]] nei confronti dell'Occidente e il provocante atteggiamento antilatino di [[Andronico I Comneno|Andronico]] contribuirono a che questa avversione diventasse ostilità aperta. Di fronte all'evidente debolezza e impotenza dell'impero bizantino sotto gli [[Angeli (famiglia)|Angeli]], in Occidente l'ostilità nei contronti di Bisanzio assunse la forma d'un piano di conquista. L'idea della conquista di Costantinopoli era una vecchia eredità normanna, e già durante la seconda crociata veniva discussa nell{{'}}''entourage'' di [[Luigi VII di Francia|Luigi VII]]; durante la [[Terza crociata#Svolgimento del conflitto|crociata di Federico Barbarossa]] la sua realizzazione sembrò imminente; l'erede di [[Barbarossa]] e del re normanno, [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]], la pose al centro della sua politica. Ed ora che Venezia gettava sul piatto della bilancia i suoi interessi commerciali e politici, l'idea divenne realtà. La progressiva secolarizzazione dell'idea della crociata giungeva alla sua conclusione logica: la crociata diventava uno strumento di conquista e si rivolgeva contro l'impero cristiano d'oriente. Una combinazione di circostanze facilitò questo processo e contribuí al fatto che i crociati si mettessero al servizio degli interessi veneziani.|Georgij Ostrogorskij, ''Storia dell'impero bizantino'', pp. 372-373<ref name="Ostrogorskij pp. 371-372">{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 371-372}}.</ref>}}
 
==Note==
; Esplicative
<references group=N/>
 
; Bibliografiche
{{note strette}}
 
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* Robert de Clary, ''Racconti della quarta crociata'', tratti dalle prose di Robert de Clary e di Jofroy de Vilehardoin da V. De Bartholomaeis, Loescher, Roma 1904
* [[Goffredo di Villehardouin]], ''La conquista di Costantinopoli'', introduzione, traduzione e note di Fausta Garavini, Torino 1962
* [[Niceta Coniata]], ''La conquista di Costantinopoli durante la 4. crociata'', traduzione di Fabrizio Conca, Milano 1981
 
* ''La caduta di Costantinopoli, 1204: fonti bizantine e occidentali sulla Quarta crociata'', testi presentati in occasione del Convegno "Venezia, la Quarta crociata, l'impero latino d'Oriente" (Venezia 4 maggio 2004) Venezia: Dipartimento di studi storici, Università Ca' Foscari, 2004
;Fonti secondarie
* Niccolo Zorzi, ''Per la storiografia sulla quarta crociata: il De bello constantinopolitano di Paolo Ramusio e la Constantinopolis belgica di Pierre d'Outreman'', in: ''Quarta crociata: Venezia, Bisanzio, Impero latino'', a cura di G. Ortalli, G. Ravegnani, P. Schreiner, Venezia: Istituto veneto di scienze lettere ed Arti, 2006, pp.&nbsp;684–746
* {{cita libro|autore=Benjamin Z. Kedar |capitolo=The Fourth Crusade's Second Front|curatore=Angeliki Laiou |titolo=Urbs Capta: The Fourth Crusade and its Consequences|città=Parigi|anno=2005|editore=Lethielleux|isbn=978-2-283-60464-9|lingua=en|cid=Kedar, 2005}}
* Donald E. Queller and Thomas F. Madden, ''The Fourth Crusade: the conquest of Constantinople'' with an essay on primary sources by Alfred J. Andrea, Philadelphia: University of Pennsylvania press, 2000
* {{Cita libro|titolo=Storia di Venezia|autore=Frederic Lane|editore=Edizioni Einaudi|anno=1978|città=Torino|isbn=88-06-33498-0|sbn=RAV0083307|cid=Lane, 1978}}
* Anna Maria Nada Patrone, ''La quarta crociata e l'Impero latino di Romania, 1198-1261'' Giappichelli, Torino 1972
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale|editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006|sbn=AQ10081962}}
* Alvise Zorzi, ''La Repubblica del Leone'', Milano, Rusconi, 1980 (2ª ed.).
* {{cita libro|autore=David Nicolle|titolo=The Fourth Crusade 1202–04: The Betrayal of Byzantium|editore=Osprey Publishing|città=Oxford|anno=2011|isbn=978-1-84908-319-5|cid=Nicolle, 2011|lingua=en}}
* Steven Runciman, ''Storia delle Crociate'', Torino, Einaudi, 1966 (4ª ed.). Trad. it. dell'originale ''A History of the Crusades'', Londra, Cambridge University Press, 1951.
* {{cita libro|autore=[[Georgij Aleksandrovič Ostrogorskij|Georgij Ostrogorskij]]|titolo=Storia dell'Impero bizantino|anno=2014|cid=Ostrogorskij, 2014|traduttore=Piero Leone|isbn=978-88-06-22416-5|editore=Einaudi|città=Torino}}
* {{cita web|url=http://digicoll.library.wisc.edu/cgi-bin/History/History-idx?type=article&did=HISTORY.0028.0063.0019&isize=M|titolo=Storia delle crociate online, quarta crociata (inglese).}}
* {{cita libro|autore=Jonathan Riley-Smith|titolo=Storia delle crociate. Dalla predicazione di papa Urbano II alla caduta di Costantinopoli|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2017|isbn=978-88-04-67811-3|sbn=CFI0966240|cid=Riley-Smith, 2017}}
* Marco Meschini, ''1204: l'incompiuta: la quarta crociata e le conquiste di Costantinopoli'', Milano 2004
* {{cita libro|autore=[[Steven Runciman]]|traduttore=A. Comba e E. Bianchi|cid=Runciman, 2005|anno=2005|titolo=Storia delle crociate|editore=Einaudi|isbn=978-88-06-17481-1}}
* {{Cita libro| autore= G. Ortalli|autore2= G. Ravegnani|autore3= P. Schreiner| titolo=Quarta Crociata: Venezia-Bisanzio-Impero Latino |anno=2006|editore=Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed arti |città=Venezia | ISBN= 88-88143-74-2}}
* {{cita libro|autore=[[Alvise Zorzi]]|titolo=La Repubblica del Leone. Storia di Venezia|editore=Euroclub|città=Milano|anno=2001|isbn=88-452-9136-7|cid=Zorzi, 2001}}
* ''Urbs capta. The Fourth Crusade and Its Consequences&nbsp;– La IVe croisade et ses conséquences'', éd. par A. Laiou, Paris, Lethielleux, 2005
* {{cita libro|titolo=Storia delle crociate|autore=[[René Grousset]]|edizione=I|cid=Grousset, 1998|anno=1998|editore=Piemme|città=Casale Monferrato|traduttore=Roberto Maggioni|isbn=978-88-384-4007-6}}
*Marina Montesano, ''Dio lo volle? 1204: la vera caduta di Costantinopoli'', Roma, Salerno editrice, 2020, ISBN 978-88-6973-464-9
* {{cita libro|autore=[[Jean Richard]]|anno=1999|cid=Richard, 1999|titolo=La grande storia delle crociate|volume=1|collana=Il Giornale. Biblioteca storica|editore=Newton & Compton editori|città=Roma|traduttore=Maria Pia Vigoriti}}
* {{cita libro|titolo=Il Barbarossa. Vita, trionfi e illusioni di Federico I imperatore|autore=[[Franco Cardini]]|anno=2018|isbn=978-88-04-67829-8|cid=Cardini, 2018|editore=Mondadori}}
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.associazioneclaramaffei.org/claraCMS/articolo.jsp?id=0_0&sub=0&art=0|titolo=La quarta crociata e la conquista di Costantinopoli in 8 puntate|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080423023920/http://www.associazioneclaramaffei.org/claraCMS/articolo.jsp?id=0_0&sub=0&art=0|dataarchivio=23 aprile 2008}}
* {{Cita libro|autore=Donald M. Nicol|titolo=La quarta Crociata |url=https://www.treccani.it/enciclopedia/la-quarta-crociata_%28Storia-di-Venezia%29/ |anno=1995|opera=Storia di Venezia}}
 
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