Velio Spano: differenze tra le versioni

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|incarichi =
|sito = http://www.senato.it/leg/04/BGT/Schede/Attsen/00007183.htm
|partito = [[Partito Comunista Italiano|PCI]] <small>(1927-1964)</small>
|titolo di studio = maturità classica
|alma mater =
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==La giovinezza==
Nacque a [[Teulada]] il 15 gennaio 1905 da Attilio e Antonietta Contini. Nel 1910 la famiglia si trasferì a [[Guspini]], importante centro minerario, dove il movimento [[socialismo|socialista]] era presente, forte e ben organizzato. A Guspini il giovane Spano ebbe modo di conoscere le lotte della classe operaia e dei [[minatore|minatori]], rimanendone segnato. Nel centro minerario compì anche i primi studi, proseguiti poi a [[Cagliari]], nel liceo ''Dettori'', dove conseguì la maturità classica. Nel 1923 s'iscrisse alla [[Federazione Giovanile Comunista Italiana|FGCI]], partecipando alle lotte popolari che si svolsero a Cagliari in seguito alla [[marcia su Roma]].
 
Nel dicembre del 1923 la famiglia si trasferì a [[Rodi]], mentre Velio si iscrisse alla Facoltà di [[Giurisprudenza]] dell'[[Sapienza - Università di Roma|Università di Roma]]. Nel 1924 entrò a far parte dei gruppi dirigenti della FGCI del [[Lazio]]. A [[Roma]] conobbe anche [[Antonio Gramsci]], col quale s'intrattenne spesso in lunghe discussioni sulla "questione sarda". Su quei colloqui con Gramsci Velio Spano scriverà più tardi:
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La situazione degenerò rapidamente allo scoppio della guerra, quando il PCT entrò nella clandestinità. Nel maggio del 1939, intanto, Velio sposa Nadia Gallico. Egli avrebbe preferito rientrare in Italia, come già avevano fatto diversi esponenti del partito, ma la Direzione del PCI gli chiese di restare in Tunisia. Nel 1940 fu arrestato e rinchiuso, insieme ad altri comunisti italiani, nel campo di concentramento di [[Sbeitla]], dove rimase fino alla caduta di [[Parigi]] (giugno 1940).
 
Nel 1941 Velio riorganizzò il Partito Comunista Tunisino, divenendone di fatto il principale dirigente. Negli anni della guerra, inoltre, stabilì preziosi contatti con i [[gollismo|gollisti]] e i socialisti francesi e con il partito arabo del [[Neo-Destour]] di [[Habib BourghibaBourguiba|BourghibaBourguiba]], per una lotta comune contro il [[regime di Vichy|governo collaborazionista di Vichy]]. Nel novembre del 1941, in seguito alla denuncia di un delatore, la maggior parte del gruppo dirigente del Partito Comunista Tunisino fu arrestata. Nel processo che seguì Velio Spano, sfuggito alla cattura, fu condannato a morte in [[contumacia]]. La condanna fu confermata nel giugno dello stesso anno, con l'accusa di "riorganizzazione di partito disciolto e propaganda delle parole d'ordine della [[Terza Internazionale]]".
 
Nonostante la caccia spietata della polizia fascista, continuò a operare nella clandestinità, e nel dicembre del 1942 tenne una conferenza dei quadri dirigenti del PCT. In quello stesso anno, quando la Tunisia fu invasa dalle truppe italiane, Spano svolse un intenso lavoro politico tra i soldati, organizzando fra loro nuclei comunisti e distribuendo giornali di propaganda antifascista. Liberata la Tunisia nel maggio del 1943, Spanò poté uscire dalla clandestinità e far rientro, il 16 ottobre dello stesso anno, in Italia.
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Nel luglio del 1944 entrò a far parte della direzione provvisoria del PCI "operativa" per l'Italia liberata. In quello stesso mese passò a dirigere, fino al giugno del 1946, l'edizione romana dell'[[L'Unità|organo comunista]]. Nel maggio del 1945 rappresentò la direzione nazionale al 2º congresso regionale sardo del PCI, sostenendo la necessità di saldare la lotta per l'autonomia a quella per le riforme sociali. Membro della direzione provvisoria nazionale costituita, l'8 agosto 1945, dai due gruppi dirigenti di Roma e Milano, fu membro anche della Consulta Nazionale per la Costituente e sottosegretario all'[[agricoltura]] nel [[Governo De Gasperi II]] (luglio 1946-gennaio 1947). Al 5º congresso del PCI (dicembre 1945) fu eletto nel Comitato Centrale e nella direzione, dove rimase fino al 9º congresso.
 
Eletto deputato alla Costituente per la Sardegna, dal 1947 al 1957 fu segretario del PCI nell'isola, partecipando alle grandi lotte contadine, all'occupazione delle terre, al duro [[sciopero]] di 72 giorni dei minatori di [[Carbonia]], e conducendo la battaglia per la rinascita sociale ed economica della Sardegna. Nelle [[elezioni politiche italianein Italia del 1946|elezioni]] del 18 aprile 1948 venne eletto senatore, e poi riconfermato nelle successive legislature, nel collegio di [[Guspini]]-[[Iglesias (Italia)|Iglesias]]. Nell'agosto del 1949, primo inviato del PCI, fece un viaggio nella [[Cina]] comunista, che descriverà come giornalista.
 
Nel 1956 divenne responsabile esteri del PCI, nel 1958 segretario del [[Movimento Italiano per la Pace]], e quindi membro della Presidenza Mondiale. Nel novembre 1961 si oppose, in atteggiamento critico verso l'[[Unione Sovietica]], alla relazione "continuista" di [[Palmiro Togliatti]], segretario del PCI, nel Comitato Centrale che seguì al [[XXII Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XXII congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], che aveva confermato le posizioni antistaliniste già assunte dal segretario del PCUS [[Nikita Chruščëv]] nel [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX congresso]] del 1956.
 
Morì a Roma il 7 ottobre 1964. Alla sua morte gli subentrò [[Luigi Polano]] al Senato.
 
== Opere ==