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{{Quote|Se Dio non ci fosse, il mondo sarebbe contraddittorio.|G. Bontadini, ''Saggio di una metafisica dell'esperienza''}}
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{{Bio
{{C|toni non enciclopedici, piuttosto criptico per i non-esperti|filosofia|gennaio 2007|[[utente:Sogeking|Sogeking]] [[Discussioni utente:Sogeking|<small>freak on a leash</small>]]|argomento=filosofia}}
|Nome = Gustavo
{{w|biografie|gennaio 2007}}
|Cognome = Bontadini
|Sesso = M
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita = 27 marzo
|AnnoNascita = 1903
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 12 aprile
|AnnoMorte = 1990
|Epoca = 1900
|Attività = filosofo
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , esponente di spicco del [[neotomismo|movimento neotomista]], che ebbe presso l'[[Università Cattolica del Sacro Cuore]] di [[Milano]] uno dei suoi più importanti punti di riferimento e diffusione
|Immagine = Gustavo Bontadini.jpg
}}
 
Fu maestro, tra gli altri, di [[Angelo Scola]], [[Emanuele Severino]], [[Giovanni Reale]], [[Evandro Agazzi]], [[Virgilio Melchiorre]], [[Luigi Negri]], [[Luisa Muraro]], [[Carmelo Vigna]], [[Giuseppe Barzaghi]], [[Alessandro Cortese]], [[Paolo Aldo Rossi]], [[Giorgio Buccellati]], Paolo Pagani.
'''Gustavo Bontadini''' [[Milano]] ([[1903]] - [[1990]]) è l'unico esponente del cosiddetto [[neoclassicismo filosofico]].
 
Era fratello del calciatore e medico [[Franco Bontadini]].
==Cenni biografici==
 
== Biografia ==
Laureatosi in filosofia presso Università Cattolica di Milano, è stato professore nella stessa di ''filosofia teoretica'' dal 1951 al 1973.
Iscrittosi presso l'Università Cattolica di Milano quando essa aveva iniziato le sue attività, ma non era ancora riconosciuta dal governo italiano, egli fu, nel [[1925]], il terzo laureato assoluto dell'ateneo, presso il quale fu poi professore di [[filosofia teoretica]] dal [[1951]] al [[1973]], anno del suo ritiro.
 
Ha insegnato anche nellpresso l'università[[Università degli Studi di lettereUrbino]] e(1940-1950), filosofiala [[Università degli Studi di PaviaMilano|Statale di "filosofiaMilano]] morale"(1944-1946) dale 1947l'[[Università aldegli Studi di Pavia]] (1947-1951).
 
== Pensiero ==
=== Un ritorno a Parmenide ===
Pur rifacendosi alla [[metafisica]] classica, quella [[Aristotele|aristotelica]] e [[San Tommaso d'Aquino|tomistica]], Bontadini si dichiara "neoclassico" intendendo evidenziare il nuovo ruolo che quell'antica metafisica può svolgere nella filosofia contemporanea.
 
Egli infatti definisce se stesso come «un metafisico radicato nel cuore del pensiero moderno».
== Pensiero==
 
Rifacendosi alla [[idealismo|filosofia idealistica]] ne apprezza soprattutto la «verità [[Metodo dialettico|metodologica]]» che ha evidenziato il ruolo della [[coscienza (filosofia)|coscienza]], del '' cogito'' [[Cartesio|cartesiano]], nel cogliere il significato dell'[[essere]] pur considerandolo come ''altro'', diverso dalla soggettività della coscienza stessa, realizzando cioè una identità tra il [[Soggetto (filosofia)|soggetto]] e l'[[Oggetto (filosofia)|oggetto]], tra l'intelletto e la sensibilità che riporta in luce l'antica teoria [[parmenide]]a dell'identità di Essere e Pensiero.
Esso deve intendersi come una ripresa "rigorizzata" del nucleo della metafisica classica. Questo significa che Bontadini, maestro di [[Emanuele Severino]], ha inteso riaffermare il valore perenne "classico" teorema della permanenza dell'essere, aggiornandone l'impostazione metodologica; partendo dall'Unità dell'esperienza (l'Unità dell'atto con il fatto che si suppone ogni volta che si conosce - ogni esperienza è sperimentata, è Esperienza) afferma che questa non può fungere da orizzonte assoluto della realtà, in quanto non può realizzare gli attributi essenziali che spettano all'assoluto.L'esperienza umana infatti - pur essendo la realtà con cui inevitabilmente misuriamo ogni altra - sia che venga presa individualmente o universalmente non è mai totalmente attuale: dunque non può essere l'assoluto.
 
Un Parmenide, quello di Bontadini, che non esclude «la constatazione del [[divenire]], da un lato, e la denuncia della sua contraddittorietà, dall'altro. Due protocolli che fanno capo rispettivamente ai due piloni del fondamento: l'[[esperienza]] e il [[principio di non contraddizione]] (primo principio). I due protocolli sono tra loro in contraddizione, e tuttavia godono entrambi del titolo di verità [...] sono verità, però, che in quanto prese nell'[[antinomia]] (antinomia dell'esperienza e del logo) si trovano a dover lottare contro un'imputazione di falsità. Giacché l'esperienza oppugna la verità del logo e il logo quella dell'esperienza»<ref>G. Bontadini, ''Metafisica e de-ellenizzazione''</ref>.
Una delle frasi che esplicitano meglio questa posizione e che al tempo stesso meglio la sintetizzano è " se Dio non ci fosse, il mondo [nel senso suddetto di Esperienza] sarebbe contraddittorio" e cioè non possiede le formalità fondamentali che rendono il reale intellegibile. Ciò che caratterizza il pensiero umano è infatti il principio di identità - il pensiero determina (si riferisce al determinato); ma questo determinare, che sia constare o mediare secondo principio la realtà, è nel tempo: esso - dice Bontadini - è il miglior testimone della contraddittorietà del reale: guardando solo ad esso si potrebbe dire che una cosa è e non è in tempi diversi
 
=== Il sapere ===
L'esperienza umana , spiega Bontadini nel ''Saggio di una metafisica dell'esperienza'' riprendendo il linguaggio di [[Giovanni Gentile]],consta infatti di due elementi indisgiungibili ma ben distinguibili: l'atto e il fatto.
Una nuova concezione del sapere è alla base del pensiero di Bontadini che ne ribadisce l'origine nell'esperienza che però va intesa non più come risultato delle operazioni della ragione ([[razionalismo]]) o come ricezione passiva dei dati empirici ([[empirismo]]), ma come "presenza": mentre la [[gnoseologia]] contemporanea continua a concepirla nell'ambito di un dualismo dell'essere e del conoscere, correlando così il problema metafisico a quello del conoscere e facendo nascere la questione, di difficile soluzione, di quale correlazione possa esserci tra il pensiero e la realtà.
 
Ma ogni qual volta si considera ciò che si ritiene sia "al di là" del pensiero, questo inevitabilmente è nel pensiero, appartiene al pensiero stesso.
Con questi due termini si designano rispettivamente la realtà cosciente (o pensiero) che esperimenta e il contenuto stesso dell'esperienza (ciò che è sperimentato); ora, visto che poi siamo anche testimoni o autocoscienti di questa bipolarità dell'esperienza, poiché possiamo essere a nostra volta sappiamo che che ogni pensante o pensato ha da essere riconosciuto dal Pensiero o dall'Esperienza come orizzonte ultimo.
Lungi dall'ammettere il dualismo gnoseologico, dunque, ''Bontadini'' riprende la lezione tomista della conoscenza come intenzionalità mostrando come essa è perfettamente in linea con il miglior idealismo.
L'Unità dell'esperienza [il maiuscolo si deve alla dimensione fondante sopramenzionata]di Bontadini, non è altro che il nucleo teoretico del Cogito cartesiano,dell'Io penso Kantiano o dell'Atto gentiliano,esplicitatosi tramite la progressiva perdita degli elementi storici che lo caratterizzavano e lo vincolavano al destino di una filosofia piuttosto che di un'altra.
 
Quindi ogni esperienza come "presenza" è assoluta, perché non costruita, ed è totale, poiché ogni singolo fatto empirico fa parte di essa.
Tra i suoi più profondi ammiratori sono da annoverare [[Ugo Spirito]], [[Emanuele Severino]], [[Ede Fabrizio]], [[Carmelo Vigna]] e [[Adriano Bausola]], tutti neotomisti.
 
=== L'unità dell'esperienza ===
==Opere principali==
Si arriva quindi alla concezione di "unità dell'esperienza" dove tra l'esperienza e il pensiero si sviluppa quel rapporto di circolarità che costituisce il sapere.
 
Ma secondo l'insegnamento di Parmenide l'essenza dell'esperienza è il divenire che si presenta come contraddittorio nella sua realtà di essere e di [[esistere]] inteso come opposto al non essere.
* Saggio di una metafisica dell'esperienza (1935);
* Studi sull'idealismo (1942);
* Dall' attualismo al problematicismo (1946);
* Studi sulla filosofia dell'età cartesiana (1947),
* Dal problematicismo alla metafisica (1952);
* Indagini si struttura sul gnoseologismo moderno (1952);
* Studi di filosofia moderna (1966);
* Conversazioni di metafisica (1971);
* Metafisica e deellenizzazione (1975)
* Appunti di filosofia
{{Portale|filosofia}}
 
Come può il sapere allora basarsi su una struttura contraddittoria di essere e divenire?
[[Categoria:biografie|Bontadini, Gustavo]]
 
«Il divenire si presenta cioè contraddittorio; anzi come la stessa incarnazione della contraddittorietà (l'identificarsi del positivo e del negativo), come la smentita alla suprema e immediata identità: l'essere è»<ref>G. Bontadini, ''Sull'aspetto dialettico della dimostrazione dell'esistenza di Dio'' in ''Conversazioni di metafisica'', Milano, 1971, pag. 189.</ref>.
 
=== La soluzione in Dio creatore ===
«L'ente, che è temporale in quanto empirico, è eterno in quanto divino»<ref>G. Bontadini, ''Metafisica e deellenizzazione'', pag.26</ref>.
 
La contraddizione insita nel divenire cioè può essere superata nell'esistenza di Dio [[creazione (teologia)|creatore]]: «La contraddizione del divenire è superata con la dottrina della creazione, in quanto quella identificazione dell'essere e del non essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere»<ref>G. Bontadini, ''Saggio di una metafisica dell'esperienza''</ref>, di Colui che crea dal non essere l'essere.
 
Ma l'essere poi non ricade, divenendo, nel nulla?
 
Non si può, risponde Bontadini, pensare assurdamente che l'essere sia distrutto dal nulla ma il mondo creato da Dio è diverso da Lui ma insieme coincide nella sua creazione non alterando la sua essenziale immutabilità.
 
=== La polemica con Emanuele Severino ===
[[Emanuele Severino]]<ref>Espulso per le sue posizioni filosofiche dalla Cattolica di Milano, nel [[1969]].</ref>, traendo le conclusioni dalla concezione del suo maestro Bontadini nel [[1964]] in un saggio pubblicato nella ''Rivista di filosofia neo-scolastica'' (fasc. II) dal titolo ''Ritornare a Parmenide'', eliminò ogni differenza tra l'immutabilità di Dio e quella del mondo soggetto al divenire, sicché ogni cosa sarebbe eterna com'è eterno Dio.<ref>Sembra qui tornare il ''Deus sive Natura'' di Spinoza</ref>
 
Rispose con toni duramente ironici Bontadini in un articolo dal titolo in greco antico ''Sozein ta fainomena'' (Salvare i fenomeni): «... io mi chiesi [...] con quale barba si trovi, nel mondo dell'essere, il mio alter ego immutabile. Giacché, da quando ero matricola venendo fino ad oggi, di barbe io ne ho cambiate molte centinaia. Ora, se poniamo che tutte sono immutabili, mi pare che non troverei abbastanza superficie sul mio corpo – quello fissato per l'eternità – per fare posto a tutte»<ref>G, Bontadini, ''Sozein ta fainomena'' pag. 444</ref>. Bontadini ribadì quindi la sua concezione del "principio di creazione" che permette di superare la contraddittorietà del divenire tramite l'azione creatrice di Dio: «in quanto quella identificazione dell'essere e del non-essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il ''risultato'' dell'azione dell'Essere (azione indiveniente dell'Essere indiveniente)»<ref>''Ibidem'', pag. 448</ref>.
 
Il dialogo a distanza continuò negli anni successivi<ref>G. Bontadini - E. Severino, ''L'essere e l'apparire. Una disputa.'' Morcelliana, 2017</ref>. Il punto centrale del disaccordo verteva sul fatto se l'esperienza attesti o meno il divenire: verità ammessa da Bontadini (se anche non abbiamo esperienza dell'annientamento degli enti, ma solo della loro apparizione/scomparsa, tale esperienza è pur sempre un mutamento), in accordo con il senso comune e con la tradizione filosofica occidentale, ma negata da Severino, per il quale la concezione tradizionale del divenire è una cattiva interpretazione dell’esperienza.
 
== Opere principali ==
 
* ''Saggio di una metafisica dell'esperienza'', Milano, Vita e pensiero, 1938.
* ''Studi sull'idealismo. Serie prima (1923-1935)'', Urbino, A. Argalia, 1942.
* ''Dall'attualismo al problematicismo. Studii sulla filosofia italiana contemporanea'', Brescia, La scuola, 1945.
* ''Studi sulla filosofia dell'età cartesiana'', Brescia, La scuola, 1947.
* ''Dal problematicismo alla metafisica. Nuovi studi sulla filosofia italiana contemporanea'', Milano, Marzorati, 1952.
* ''Indagini di struttura sul gnoseologismo moderno. I. Berkeley, Leibniz, Hume, Kant'', Brescia, La scuola, 1952.
* ''Il compito della metafisica'' (a cura di), Milano, Fratelli Bocca, 1952.
* ''Studi di filosofia moderna'', Brescia, La scuola, 1966.
* ''Conversazioni di metafisica'', 2 voll., Milano, Vita e pensiero, 1971.
* ''Metafisica e deellenizzazione'', Milano, Vita e pensiero, 1975.
* ''Appunti di filosofia'', Milano, Vita e pensiero, 1996. ISBN 88-343-3680-1
* ''Gentile e la metafisica'', Brescia, Morcelliana, 2025.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Antonio Lombardi, ''Il volto epistemico della filosofia italiana. La Neoclassica di Gustavo Bontadini'', AM Edizioni, Vigonza (PD), 2018.
* Giulio Goggi, ''Dal diveniente all'immutabile. Studio sul pensiero di Gustavo Bontadini'', prefazione di [[Emanuele Severino]], Cafoscarina, Venezia, 2003. ISBN 88-7543-007-1
* Carmelo Vigna (a cura di), ''Bontadini e la metafisica'', Vita e Pensiero, Milano, 2008.
* Paolo Pagani, ''L'Essere è Persona. Riflessioni su ontologia e antropologia filosofica in Gustavo Bontadini'', Orthotes, Napoli-Salerno, 2016.
* Francesco Saccardi, ''Metafisica e parmenidismo. Il contributo della filosofia neoclassica'', Orthotes, Napoli-Salerno, 2016.
* {{Treccani|gustavo-bontadini_(Enciclopedia-Italiana)|BONTADINI, Gustavo|anno=1961|volume=3}}
* {{Treccani|gustavo-bontadini_(Dizionario-di-filosofia)|BONTADINI, Gustavo}}
 
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