Fra Diavolo: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua}}
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|Nome = Fra Diavolo
|Immagine = Fra Diavolo.jpg
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|Luogo_di_sepoltura =
|Religione = [[Chiesa cattolica|cattolica]]
|Nazione_servita = {{
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|Guerre = [[Prima coalizione]] <br/> [[Insorgenze antifrancesi in Italia|Insorgenze antifrancesi]]
|Campagne = [[Campagna d'Italia (1796-1797)|Campagna d'Italia]] <br/> [[Invasione di Napoli (1806)]]
|Battaglie = [[Assedio di Gaeta (1799)]] <br/> [[Battaglia di Roma (1799)]] <br/> [[Assedio di Gaeta (1806)]] <br/> [[Battaglia di Maida]]
|Comandante_di = «Legione della Vendetta»
|Decorazioni =
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|GiornoMeseMorte = 11 novembre
|AnnoMorte = 1806
|Epoca = 1700
|Epoca2 = 1800
|Attività = brigante
|Attività2 = militare
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== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Michele Arcangelo Pezza nacque a [[Itri]], un piccolo centro posto sulla [[via Appia]] tra [[Fondi]] e [[Formia]], nella [[Terra di Lavoro]], all'epoca parte del [[Regno di Napoli]], attualmente in [[provincia di Latina]], quintogenito
All'età di cinque anni
Ricevette la prima istruzione in parrocchia, ma non si rivelò adatto agli studi. Durante una lezione, il canonico Nicola De Fabritiis, suo insegnante, davanti alla
Un giorno, durante un'accesa discussione, Eleuterio mise le mani addosso al ragazzo, il quale per tutta risposta uccise il mastro sellaio con un grosso ago usato per imbastire le selle, poi ne assassinò il fratello, Francesco Agresti (detto "Faccia d'Argento"), che gli aveva giurato vendetta. Iniziò quindi un periodo di vagabondaggio sui [[monti Aurunci]], dove si mise al servizio del barone Felice di [[Roccaguglielma]], nel feudo di [[Campello (Itri)|Campello]]. Successivamente si trasferì a [[Sonnino]], nello [[Stato Pontificio]], appoggiandosi a una famiglia itrana che vi si era trasferita. Non sappiamo se servì nelle guardie pontificie ma sta di fatto che, da latitante, entrò in contatto con numerosi briganti, con i quali instaurò buoni rapporti, ricevendo in breve tempo una considerazione degna di un capo.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 37-40}}.</ref>
=== Un anno nell'esercito borbonico (1798) ===
[[File:Mengs - Ferdinand IV of Naples, Royal Palace of Madrid.jpg|miniatura|''Ritratto di Ferdinando I di Borbone'' di [[Anton Raphael Mengs]] ([[1772]])]]
Nel [[1796]] il [[Regno di Napoli]] inviò quattro battaglioni del suo esercito a combattere in [[Lombardia]], al fianco degli alleati austriaci, contro l'esercito di [[Napoleone Bonaparte]], che in quell'anno aveva invaso l'Italia del Nord. La [[Terra di Lavoro]] diventò un crocevia di truppe e la famiglia di Michele pensò di trarre vantaggio dalla situazione. Nel [[1797]] presentò domanda affinché la pena per il duplice omicidio fosse commutata in servizio militare. La domanda fu accolta e Michele fu arruolato in uno dei reggimenti del [[Regno di Sicilia]]. Il comando di polizia stabilì che il servizio militare sarebbe durato tredici anni. Ai primi del [[1798]], dunque, Michele partì soldato in un corpo di fucilieri della fanteria borbonica.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 40}}.</ref> Fedelissimo suddito del
▲{{main|Campagna d'Italia (1796-1797)}}
▲Nel [[1796]] il [[Regno di Napoli]] inviò quattro battaglioni del suo esercito a combattere in [[Lombardia]], al fianco degli alleati austriaci, contro l'esercito di [[Napoleone Bonaparte]], che in quell'anno aveva invaso l'Italia del Nord. La [[Terra di Lavoro]] diventò un crocevia di truppe e la famiglia di Michele pensò di trarre vantaggio dalla situazione. Nel [[1797]] presentò domanda affinché la pena per il duplice omicidio fosse commutata in servizio militare. La domanda fu accolta e Michele fu arruolato in uno dei reggimenti del [[Regno di Sicilia]]. Il comando di polizia stabilì che il servizio militare sarebbe durato tredici anni. Ai primi del [[1798]], dunque, Michele partì soldato in un corpo di fucilieri della fanteria borbonica.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 40}}.</ref> Fedelissimo suddito del Regno di Napoli, disprezzava il denaro ed era attaccato profondamente [[Diritto divino dei re|al trono e alla religione]].
Non passò molto tempo prima che i francesi del generale [[Jean Étienne Championnet]] invadessero il [[Regno di Napoli]], sbaragliando l'esercito borbonico. Il 15 febbraio, [[Napoli]] cadde dopo alcuni giorni di resistenza da parte dei [[Lazzari]]. Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]] riparò a [[Palermo]], mentre venne costituita la repubblica. La conquista di Napoli non garantiva però all'esercito francese, né alla '''[[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]''', la sovranità su tutto il territorio del Regno che, specie nelle zone più periferiche, era saldamente nelle mani della guerriglia legittimista. Ferdinando IV, deciso a riprendere il trono, strinse un'alleanza con [[Austria]] e [[Inghilterra]] per muovere guerra ai francesi.▼
=== Da brigante a capomassa (1798-99) ===
Le armate francesi avrebbero senz'altro dovuto percorrere la [[via Appia]] nella loro marcia verso Napoli
▲Sarà proprio questo fortino a diventare la prima roccaforte della massa, il luogo da cui far partire le scorrerie contro i soldati francesi e contro le carrozze di passaggio. La colonna dell'esercito francese entrò nel territorio di Itri a metà dicembre. Nei giorni successivi si verificarono gli scontri con la banda di Fra Diavolo. Gli attacchi furono inaspettati e provocarono un arresto della marcia, tanto che i francesi chiamarono rinforzi. Il 29 dicembre, tre battaglioni [[Polonia|polacchi]] occuparono il fortino, poi entrarono a Itri. Il paese fu saccheggiato e molti abitanti furono passati per le armi: tra questi, anche il padre di Fra Diavolo. Michele, mentre guardava per l'ultima volta il padre, giurò vendetta. Nascostosi sulle montagne, tornò di notte per dare al padre sepoltura in chiesa.
▲
▲Tornò sui monti, raccolse 600 uomini ed elaborò un nuovo piano. Vicino a Itri, a [[Gaeta]], si trovava la fortezza più potente del regno. Fra Diavolo pensò di farne la sua base, per coprirsi le spalle prima e dopo gli attacchi. Ma, quando giunse alla fortezza, il 31 dicembre, scoprì che il comandante, il colonnello svizzero Tschudy si era arreso ai francesi. Fra Diavolo si sentì tradito dalla viltà dei generali stranieri al soldo del Regno. Riorganizzò le sue truppe e, visto che l'esercito francese aveva già attraversato il [[Garigliano]], decise di sollevargli contro tutta la Terra di Lavoro. Passò uno per uno in tutti i paesi, reclutò uomini e raccolse denari, ma dodici giorni dopo venne a sapere dell'[[Armistizio di Sparanise]] (11 gennaio 1799). Anche il generale Mack si era arreso al nemico senza combattere.
=== Da capomassa a capitano di fanteria (1799-1800) ===
[[File:Cardinale Fabrizio Ruffo.jpg|miniatura|Ritratto del card. Fabrizio Ruffo]]
A Fra Diavolo non rimase che ritornare a Itri, partecipando nei mesi successivi a tutti i tentativi di rivolta antifrancese. In seguito
Nel [[1799]] si formò una [[Seconda coalizione]] internazionale contro Napoleone e Fra Diavolo si presentò agli inglesi,
Ai primi di giugno entrò nel [[Principato Ultra]] l'esercito del cardinale [[Fabrizio Ruffo]], Vicario Generale di re Ferdinando. Era un'armata di volontari reclutati
A Napoli, nel frattempo,
Il 20 agosto 1799 Fra Diavolo partì da Napoli con la sua truppa. Il 9 settembre giunse a [[Velletri]], poi si acquartierò ad [[Albano Laziale]]. Prima di sferrare
Fra Diavolo subì una sorte peggiore. Ad Albano venne arrestato (fu preso mentre dormiva) e venne incarcerato a [[Castel Sant'Angelo]]. Il capomassa non attese l'inizio del processo: fuggì nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. L'arresto era stato ordinato da Diego Naselli{{Chiarire|2
=== Gli anni a Napoli (1800-1806) ===
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=== Da colonnello a ricercato numero uno (1806) ===
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
Nel [[1806]] Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla [[Quarta coalizione]] (la [[Terza coalizione]] del [[1805]] non influì direttamente sul Regno di Napoli). Una delle sue prime decisioni fu quella di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Il Consiglio di guerra di Ferdinando IV decise di richiamare all'azione sia il cardinal Ruffo sia i capimassa. Ruffo rifiutò l'offerta<ref>{{cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|titolo=Il Romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli|giornale=La Critica|anno=1924|volume=22|
▲{{main|Campagna d'Italia (1805)}}
▲Nel [[1806]] Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla [[Quarta coalizione]] (la [[Terza coalizione]] del [[1805]] non influì direttamente sul Regno di Napoli). Una delle sue prime decisioni fu quella di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Il Consiglio di guerra di Ferdinando IV decise di richiamare all'azione sia il cardinal Ruffo sia i capimassa. Ruffo rifiutò l'offerta<ref>{{cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|titolo=Il Romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli|giornale=La Critica|anno=1924|volume=22|pagina=264}}</ref> e dei capimassa ormai non restava (vivo e operativo) che il colonnello Pezza, ben felice di tornare in azione. Fra Diavolo lasciò Napoli e tornò nelle province a reclutare uomini abili alle armi tra la popolazione ma, mentre si preparava alla guerra, gli giunse la notizia che il re aveva abbandonato Napoli per riparare, come fatto nel 1799, a Palermo. Pochi giorni dopo ricevette un'ordinanza con la quale veniva ordinato ai comandanti militari di non aggredire l'armata napoleonica. «''In conseguenza, S. M. comanda che il colonnello Pezza (Fra Diavolo) e gli altri incaricati di battaglioni volanti non facciano alcun movimento, né resistenza contro la detta armata''». Supportato dalle armi del capace e spietato [[Maresciallo dell'Impero|Maresciallo]] [[Andrea Massena]], [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di Napoleone, fu incoronato re di Napoli per volere dell'imperatore francese.
Fra Diavolo fu uno dei due soli comandanti militari che disobbedirono all'ordine: il secondo fu il generale principe [[Luigi d'Assia-Philippsthal]], comandante della fortezza di Gaeta. Fra Diavolo, che aveva sempre desiderato che la fortezza fosse la base delle sue operazioni, vi si recò senza indugio. Pochi giorni dopo, i francesi giunsero davanti alla fortezza e la cinsero d'assedio. Nelle settimane seguenti, Fra Diavolo si lanciò in spericolate operazioni di disturbo delle postazioni francesi. Poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini.
▲{{main|Assedio di Gaeta (1806)}}
▲Fra Diavolo fu uno dei due soli comandanti militari che disobbedirono all'ordine: il secondo fu il generale principe [[Luigi d'Assia-Philippsthal]], comandante della fortezza di Gaeta. Fra Diavolo, che aveva sempre desiderato che la fortezza fosse la base delle sue operazioni, vi si recò senza indugio. Pochi giorni dopo, i francesi giunsero davanti alla fortezza e la cinsero d'assedio. Nelle settimane seguenti, Fra Diavolo si lanciò in spericolate operazioni di disturbo delle postazioni francesi. Poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini. Rischiò di essere preso, insieme al fratello Nicola, a [[Sant'Oliva]], ma riuscì a riparare fortunosamente a [[Maranola]], poi a [[Scauri]] s'imbarcò per Gaeta. Tentato con denaro dai francesi, rifiutò di tradire il suo re.
Negli ultimi giorni di aprile, Fra Diavolo fu chiamato dal monarca a Palermo. L'inglese [[William Sidney Smith]], ammiraglio della flotta reale, gli prospettò un progetto che ricalcava l'impresa dei Sanfedisti di sette anni prima: la sollevazione delle Calabrie e l'avanzata dell'esercito fino a Napoli. Il 28 giugno Smith fu nominato comandante in capo della spedizione
▲{{main|Insurrezione calabrese}}
▲Negli ultimi giorni di aprile, Fra Diavolo fu chiamato dal monarca a Palermo. L'inglese [[William Sidney Smith]], ammiraglio della flotta reale, gli prospettò un progetto che ricalcava l'impresa dei Sanfedisti di sette anni prima: la sollevazione delle Calabrie e l'avanzata dell'esercito fino a Napoli. Il 28 giugno Smith fu nominato comandante in capo della spedizione e Fra Diavolo fu il suo luogotenente. L'operazione cominciò il giorno dopo e Pezza, alla testa della sua «Legione della Vendetta», sbarcò da navi inglesi ad [[Amantea]] e conseguì ripetute vittorie sui francesi. Il 1º luglio, 6 000 inglesi, comandati dal generale Stuard, sbarcarono a nord di [[Sant'Eufemia]] ma furono respinti da un contingente polacco comandato dal colonnello Grabinski fino alla pianura di [[Maida]], dove furono affrontati da 5 000 francesi comandati dal generale [[Jean Reynier]]: nella [[Battaglia di Maida]], i due eserciti si scontrarono alla pari, avendo i napoleonici buona cavalleria e sei cannoni da opporre ai sedici pezzi d'artiglieria degli inglesi, e fu solo l'arrivo di Fra Diavolo a sbloccare la situazione, permettendo a Stuard di bloccare le comunicazioni con [[Monteleone]]; Reynier riaprì lo scontro presso il [[fiume Amato]] e dopo cinque ore di scontro gli inglesi ebbero la vittoria, portando mille e cento prigionieri, nonché viveri e munizioni che Reynier aveva dovuto lasciare durante la ritirata.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 196}}.</ref> Il generale francese [[Jean Antoine Verdier]] riparò verso [[Cassano all'Ionio]] ma fu respinto dagli abitanti che si erano sollevati in massa dopo che, a [[Marcellinara]], Reyner aveva aperto il fuoco sui paesani (convinti di stare acclamando l'arrivo di truppe fedeli al Borbone!).
Mentre la sollevazione diveniva generale, Smith e Pezza allargarono il fronte delle operazioni avviando la [[guerra di corsa]] nel Golfo di Gaeta.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Owen Connelly|titolo=Napoleon's Satellite Kingdoms|editore=The Free Press|anno=1965|
Fra Diavolo tentò un'impresa disperata: sollevare alle spalle dei francesi la Campania. Il 2 settembre sbarcò a [[Sperlonga]] e poi si diresse a Itri. Decise cosa fare in base al numero di uomini che sarebbe riuscito
=== L'ultima battaglia e la morte ===
Giunto a [[Cava de' Tirreni]], Fra Diavolo passò
== Letteratura, opera e cinema ==
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=== Studi ===
* {{cita libro|Francesco|Barra|Michele Pezza detto Fra Diavolo. Vita avventure e morte di un guerrigliero dell'800 e sue memorie inedite|1999|Avagliano|Cava de' Tirreni}}
* {{cita libro|Piero|Bargellini|Fra Diavolo|1932|Vallecchi|Firenze|cid=
* {{cita libro|Giuseppe|dall'Ongaro|Fra' Diavolo|1985|Istituto Geografico De Agostini|Novara|cid=Dall'Ongaro
* {{cita libro|Roberto|Giardina|La leggenda di Fra Diavolo: l'avventurosa storia del brigante buono|1995|Piemme|Casale Monferrato}}
* {{cita libro|autore=Vittorio Gleijeses|titolo=Napoli nostra e le sue storie|editore=Società Editrice Napoletana|anno=1973|
* {{cita libro|Ernesto|Jallonghi|Fra' Diavolo (colonnello M. Pezza) nella storia e nell'arte|1910|Società Tipograffica Editrice Cooperativa| Firenze}}
* {{
* {{cita libro|autore=Francesco Leoni|titolo=Storia della controrivoluzione in Italia (1789-1859)|città=Napoli|editore=Guida|anno=1975|cid=Leoni 1975}}
* {{cita libro|Pino|Pecchia|Il Colonnello Michele Pezza (frà Diavolo). Protagonista dell'Insorgenza in Ciociaria e Terra di Lavoro. 1798-1806|2005|Arti Grafiche Kolbe|Fondi}}
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{{Portale|biografie|Due Sicilie|storia d'Italia}}
[[Categoria:
[[Categoria:Militari dell'esercito del Regno delle Due Sicilie]]
[[Categoria:Persone giustiziate per impiccagione]]
[[Categoria:Banditismo nell'età moderna]]
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