Fra Diavolo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Pil56-bot (discussione | contributi)
m smistamento lavoro sporco e fix vari
m Annullata la modifica di 93.49.142.120 (discussione), riportata alla versione precedente di AdertBot
Etichetta: Rollback
 
(32 versioni intermedie di 20 utenti non mostrate)
Riga 11:
|Luogo_di_sepoltura =
|Religione = [[Chiesa cattolica|cattolica]]
|Nazione_servita = {{simbolo|FlagNAP of the Kingdom of Naples.svg1441-1816}} [[Regno di Napoli]]
|Forza_armata = [[FanteriaEsercito delle Due Sicilie]] <br/> [[Esercito della Santa Fede]]
|Arma =
|Corpo =
Riga 20:
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Prima coalizione]] <br/> [[Insorgenze antifrancesi in Italia|Insorgenze antifrancesi]]
|Campagne = [[Campagna d'Italia (1796-1797)|Campagna d'Italia]] <br/> [[Invasione di Napoli (1806)]]
|Battaglie = [[Assedio di Gaeta (1799)]] <br/> [[Battaglia di Roma (1799)]] <br/> [[Assedio di Gaeta (1806)]] <br/> [[Battaglia di Maida]]
|Comandante_di = «Legione della Vendetta»
|Decorazioni =
Riga 42:
|GiornoMeseMorte = 11 novembre
|AnnoMorte = 1806
|Epoca = 1700
|Epoca2 = 1800
|Attività = brigante
|Attività2 = militare
Riga 50 ⟶ 52:
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Michele Arcangelo Pezza nacque a [[Itri]], un piccolo centro posto sulla [[via Appia]] tra [[Fondi]] e [[Formia]], nella [[Terra di Lavoro]], all'epoca parte del [[Regno di Napoli]], attualmente in [[provincia di Latina]], quintogenito deglidei ottonove figli di Francesco Pezza, appartenentemembro adi una delle famiglie più in vista del paese, e di Arcangela Matrullo. Michele doveva il suo doppio nome al fatto di essere stato battezzato nella chiesa di San Michele Arcangelo. I suoi fratelli erano: i gemelli [[Giuseppe Antonio Pezza|Giuseppe Antonio]] e [[Vincenzo Luca Pezza|Vincenzo Luca]], nati nel [[1762]], Maria Saveria Giuseppa, nata nel [[1766]], Francesca Erasma Marianna, nata nel [[1768]], Giovanni Nicola, nato nel [[1774]], Regina Maria Civita, nata nel [[1778]], Maria Anna Zaccaria, nata nel [[1776]], e Angelo Antonio, nato nel [[1782]].
 
All'età di cinque anni, una grave malattia mise a serio rischio la sua vita. Visto che le cure erano inefficaci, la madre fece un [[Voto (religione)|voto]] a [[san Francesco di Paola]]: lo promise frate se si fosse salvato. In realtà, il voto non era gravoso: consisteva nel vestire il bambino con un saio da frate sia d'estate sia d'inverno. Quando il vestito si fosse consumato, l'avrebbe riportato al santo e così il voto si sarebbe sciolto. Per adempiere al voto materno, Michele trascorse tutta l'infanzia vestito con il saio, guadagnandosi il soprannome di «Fra Michele». Quando sciolse il voto, era già entrato nell'adolescenza.
 
Ricevette la prima istruzione in parrocchia, ma non si rivelò adatto agli studi. Durante una lezione, il canonico Nicola De Fabritiis, suo insegnante, davanti alla sua poca voglia di studiare dell'allievo e alla sua pigrizia, lo apostrofò con la frase: "Tu non sei Fra Michele Arcangelo; tu, tu sei Fra Diavolo!"<ref>{{cita|Bargellini 1932|p. 37}}.</ref>. Una volta cresciuto, Michele aiutavaaiutò il padre nel lavoro nei campi, ma questi, vedendolo interessato più ai cavalli che alle olive, lo mandò a lavorare presso la bottega di un amico bastaio, Eleuterio Agresti, il [[sellaio]] del paese. Rimase per alcuni anni nella sua bottega.
 
Un giorno, durante un'accesa discussione, Eleuterio mise le mani addosso al ragazzo, il quale per tutta risposta uccise il mastro sellaio con un grosso ago usato per imbastire le selle, poi ne assassinò il fratello, Francesco Agresti (detto "Faccia d'Argento"), che gli aveva giurato vendetta. Iniziò quindi un periodo di vagabondaggio sui [[monti Aurunci]], dove si mise al servizio del barone Felice di [[Roccaguglielma]], nel feudo di [[Campello (Itri)|Campello]]. Successivamente si trasferì a [[Sonnino]], nello [[Stato Pontificio]], appoggiandosi a una famiglia itrana che vi si era trasferita. Non sappiamo se servì nelle guardie pontificie ma sta di fatto che, da latitante, entrò in contatto con numerosi briganti, con i quali instaurò buoni rapporti, ricevendo in breve tempo una considerazione degna di un capo.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 37-40}}.</ref>
 
=== Un anno nell'esercito borbonico (1798) ===
[[File:Mengs - Ferdinand IV of Naples, Royal Palace of Madrid.jpg|miniatura|''Ritratto di Ferdinando I di Borbone'' di [[Anton Raphael Mengs]] ([[1772]])]]
{{Vedi anche|Campagna d'Italia (1796-1797)}}
[[File:Mengs - Ferdinand IV of Naples, Royal Palace of Madrid.jpg|miniatura|''Ritratto di Ferdinando I di Borbone'' di [[Anton Raphael Mengs]] ([[1772]])]]
Nel [[1796]] il [[Regno di Napoli]] inviò quattro battaglioni del suo esercito a combattere in [[Lombardia]], al fianco degli alleati austriaci, contro l'esercito di [[Napoleone Bonaparte]], che in quell'anno aveva invaso l'Italia del Nord. La [[Terra di Lavoro]] diventò un crocevia di truppe e la famiglia di Michele pensò di trarre vantaggio dalla situazione. Nel [[1797]] presentò domanda affinché la pena per il duplice omicidio fosse commutata in servizio militare. La domanda fu accolta e Michele fu arruolato in uno dei reggimenti del [[Regno di Sicilia]]. Il comando di polizia stabilì che il servizio militare sarebbe durato tredici anni. Ai primi del [[1798]], dunque, Michele partì soldato in un corpo di fucilieri della fanteria borbonica.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 40}}.</ref> Fedelissimo suddito del Regno[[Diritto divino dei re|re di Napoli]], disprezzava il denaro ed era attaccato profondamente [[DirittoPro divinoaris deiet refocis|al trono e alla religione]].
 
InIl novembre10 febbraio 1798 [[Roma]], dopocapitale moltidella mesicristianità, dfu invasa dall'inazione,esercito francese rivoluzionario. In novembre il re di Napoli diede l'ordine di attaccare [[Roma]]l'Urbe. L'esercito, di cui faceva parte anche Michele, conquistò la capitale il 27 novembre e, due giorni dopo, il sovrano fece il suo ingresso trionfale in città. Michele vide per la prima volta in vita sua quali fossero ile vantaggiconseguenze deldell'occupazione conquistaremilitare di una città: appropriazioni indebite e soprusi che rimanevano impuniti. In breve tempo l'esercito napoletano, guidato dall'austriaco [[Karl Mack von Leiberich]], si sfaldò e rimase senza ordini, e Michele decise quindi di ritornare da solo al paese natale, Itri. Nel frattempo, l'esercito napoleonico, sotto i comandi del generale [[Jean Étienne Championnet]], si riorganizzò e si preparò a invadere il Regno di Napoli.
 
Non passò molto tempo prima che i francesi del generale [[Jean Étienne Championnet]] invadessero il [[Regno di Napoli]], sbaragliando l'esercito borbonico. Il 15 febbraio, [[Napoli]] cadde dopo alcuni giorni di resistenza da parte dei [[Lazzari]]. Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]] riparò a [[Palermo]], mentre venne costituita la repubblica. La conquista di Napoli non garantiva però all'esercito francese, né alla '''[[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]''', la sovranità su tutto il territorio del Regno che, specie nelle zone più periferiche, era saldamente nelle mani della guerriglia legittimista. Ferdinando IV, deciso a riprendere il trono, strinse un'alleanza con [[Austria]] e [[Inghilterra]] per muovere guerra ai francesi.
 
=== Da brigante a capomassa (1798-99) ===
Le armate francesi avrebbero senz'altro dovuto percorrere la [[via Appia]] nella loro marcia verso Napoli e: Itri si trovava proprio sulla rotta. Michele Pezza pensò che attaccare i francesi sarebbe stato facile per lui, che conosceva a menadito la zona: avrebbe inferto molti danni alle forze nemiche. La sua "zona d'azione" fu la [[via Appia Antica]], più precisamente le zone che attraversano le montagne comprese fra la pianura di [[Fondi]] e la strada verso [[Formia]] ([[Monti Ausoni]] e Monti Aurunci). I primi a unirsi a lui furono i suoi fratelli, poi vennero molti altri abitanti del paese. Michele riacquistò il suo soprannome, "Fra Diavolo", e si mise a capo dei rivoltosi, che scelsero come luogo dove aspettare il nemico il fortino di Sant'Andrea, edificio costruito nel [[XVI secolo]] sui resti di antichi templi dedicati ad [[Apollo]] e [[Mercurio (divinità)|Mercurio]].
 
SaràFu proprio questo fortino a diventare la prima roccaforte della massa, il luogo da cui far partire legli scorrerieassalti contro i soldati francesi e contro le carrozze di passaggio. La colonna dell'esercito francese entrò nel territorio di Itri a metà dicembre 1798. Nei giorni successivi si verificarono gliduri scontri con la banda di Fra Diavolo. Gli attacchi furono inaspettati e provocarono un arresto della marcia, tanto che i francesi chiamarono rinforzi. Il 29 dicembre, tre battaglioni [[Polonia|polacchi]] occuparono il fortino, poi entrarono a Itri. Il paese fu saccheggiato e molti abitanti furono passati per le armi: tra questi, anche il padre di Fra Diavolo. Michele, mentre guardava per l'ultima volta il padre, giurò vendetta. Nascostosi sulle montagne, tornò di notte per dare al padre degna sepoltura in chiesa.
 
TornòTornato sui monti, raccolse 600 uomini ed elaborò un nuovo piano. Vicino aad Itri, a [[Gaeta]], si trovava la fortezza più potente del regno. Fra Diavolo pensò di farne la sua base, per coprirsi le spalle prima e dopo gli attacchi. Ma, quando giunse alla fortezza, il 31 dicembre, scoprì che il comandante, il colonnello svizzero Tschudy si era arreso ai francesi. Fra Diavolo si sentì tradito dalla viltà dei generali stranieri al soldo del Regno. Riorganizzò le sue truppe e, visto che l'esercito francese aveva già attraversato il [[Garigliano]], decise di sollevargli contro tutta la Terra di Lavoro. Passò uno per uno in tutti i paesi, reclutò uomini e raccolse denari, ma dodici giorni dopo venne a sapere dell'[[Armistizio di Sparanise]] (11 gennaio 1799). Anche il generale Mack si era arreso al nemico senza combattere.
 
Non passò molto tempo prima che i francesi del generale [[Jean Étienne Championnet]] invadessero il [[Regno di Napoli]], sbaragliando l'esercito borbonico. Il 15 febbraio, 1799 [[Napoli]] cadde dopo alcuni giorni di resistenza da parte dei [[Lazzari]]. Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]] riparò a [[Palermo]], mentre venne costituita la repubblica. La conquista di Napoli non garantiva però all'esercito francese, né alla '''[[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]''', la sovranità su tutto il territorio del Regno che, specie nelle zone più periferiche, erarimase saldamente nelle mani della guerriglia [[legittimismo|legittimista]]. Ferdinando IV, deciso a riprendere il trono, strinse un'alleanza con [[Austria]] e [[Inghilterra]] per muovere guerra ai francesi.
 
=== Da capomassa a capitano di fanteria (1799-1800) ===
[[File:Cardinale Fabrizio Ruffo.jpg|miniatura|Ritratto del card. Fabrizio Ruffo]]
A Fra Diavolo non rimase che ritornare a Itri, partecipando nei mesi successivi a tutti i tentativi di rivolta antifrancese. In seguito, sitornò a posizionòposizionarsi con la sua banda lungo la via Appia, a ovest di Itri, e intercettò tutti i corrieri che la percorrevano; così le comunicazioni tra Roma e Napoli furono azzerate. Oltre aad ottenere il controllo assolutoimpadronirsi delle vie di comunicazione, Fra Diavolo dominòassunse il controllo assoluto del territorio da Gaeta a [[Capua]], che amministrò direttamente<ref>{{cita|Bargellini 1932|pp. 100 e 146}} - L'amministrazione capuana di Fra' Diavolo ha lasciato anche un bilancio, in cui sono riportati con esattezza le poste in ''avere'' e le poste in ''dare''.</ref>: dai suoi monti, teneva d'occhio la fortezza di Gaeta in mano ai francesi.
 
Nel [[1799]] si formò una [[Seconda coalizione]] internazionale contro Napoleone e Fra Diavolo si presentò agli inglesi, nellache loroavevano baseil quartier generale nell'isola di [[Procida]], come soldato del Regno di Napoli, chiedendo e ottenendo due cannoni e una barca.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 67-68}}.</ref> Fissò la sua base a [[Maranola]], (ora frazione collinare, appartenente aldel comune di [[Formia]]), e continuò la sua attività di taglieggiamento dellelungo le principali vie di comunicazionicomunicazione. La sua azione fu così efficace che gli inglesi pronunciarono su di lui parole di elogio,<ref>{{Citacita|Sacchinelli 1836|pag. 186}}.</ref> che giunsero fino alle orecchie di Re Ferdinando IV a Palermo. In maggio, quando la Seconda coalizione decise di muovere l'assedio alla fortezza di Gaeta, Fra Diavolo fu scelto come comandante delle operazioni. La sua massa, composta da oltre mille uomini, fu riconosciuta come parte dell'esercito regolare. Re Ferdinando lo nominò [[capitano]], mentre la regina consorte [[Maria Carolina d'Austria]], per mostrargli la propria ammirazione, gli donò una spilla di diamanti. Il 15 maggio Fra Diavolo passò in [[rivista (militare)|rivista]] la truppa e guidò l'assedio via terra, mentre la flotta inglese bloccava la fortezza per parte di mare.
 
Ai primi di giugno entrò nel [[Principato Ultra]] l'esercito del cardinale [[Fabrizio Ruffo]], Vicario Generale di re Ferdinando. Era un'armata di volontari reclutati daldallo prelatostesso stessoporporato a partire dal mese di febbraio<ref>{{cita|Leoni 1975|p. 92}}.</ref> e da lui battezzata «[[Esercito della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo]]». Muovendo dalla [[Calabria]], questi "Sanfedisti" avevano liberato tutti i paesi della regione<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 94}}.</ref>, ripetendo l'opera in [[Basilicata]] e [[Puglia]], giustiziando molti dei sostenitori della Repubblica. Mentre il grosso dell'esercito francese prendeva la via del nord, lasciando a difesa di Napoli solo tre corpi d'armata, Ruffo si attendò a [[Nola]], ormai forte di contingenti regolari inglesi, russi, turchi e austriaci che l'ammiraglio [[Horatio Nelson]], sodale del cardinale, aveva sbarcato sulle coste calabresi. Al comando d'una squadra navale anglo-borbonica, Nelson provvide poi a bloccare le coste campane. Da Nola, dopo aver chiamato a sé tutti i capimassa mutatisi in patrioti come Fra Diavolo (dei quali Ruffo non fece mai mistero di non fidarsi ciecamente)<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 95}}.</ref>, Ruffoil sicardinale mossediresse l'esercito a [[Somma Vesuviana]] e poi a [[Portici]], conquistandole entrambe. Nella battaglia del 13 giugno l'Esercito della Santa Fede espugnò Napoli. Fra Diavolo e i suoi presero parte marginale agli scontroscontri e, cosa fondamentale, fu loro impedito di mettere al sacco la città, privandoli dell'agognato bottino. Frustrato, Fra Diavolo se ne tornò a Gaeta per riprendere l'assedio. Alla fine di luglio, dopo tre mesi d'assedio, il generale francese Girardon avviò i colloqui per la resa ma volle trattare solamente con gli inglesi, reputando Pezza niente più che un brigante. Il capitano, per tutta risposta, si preparò all'attacco della fortezza, ma Ruffo gl'intimò di non muoversi. e laLa resa di Gaeta fu così firmata dal generale [[John Acton]] per i borbonici e da Nelson per gli inglesi.<ref>{{Citacita web|url=http://www.ilportaledelsud.org/fra_diavolo.htm|titolo=Fra Diavolo}}</ref><ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 102-103}}.</ref>
 
A Napoli, nel frattempo, il redivivo Ferdinando (o per meglio dire sua moglie Maria Carolina) pianificava la riconquista di Roma, ancora in mani francesi. Fra Diavolo si recò nel capoluogo partenopeo per partecipare all'organizzazione della campagna militare. Nella capitale soggiornò nel palazzo di Acton, [[primo ministro]] del governo borbonico e favorito della regina Maria Carolina. Il 14 agosto si sposò con Fortunata Rachele De Franco, ragazza napoletana conosciuta durante l'occupazione francese, nella chiesa della parrocchia di Sant'Arcangelo all'Arena. I testimoni di nozze furono due suoi compagni d'armi, entrambi di Itri.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 105}}.</ref>
 
Il 20 agosto 1799 Fra Diavolo partì da Napoli con la sua truppa. Il 9 settembre giunse a [[Velletri]], poi si acquartierò ad [[Albano Laziale]]. Prima di sferrare un l'attacco alla Città Eterna attese l'arrivo delle forze regolari napoletane e rimase in quella posizione fino a metà settembre. Per garantire rifornimenti di viveri alla truppa, non esitò a calare sui villaggi vicini e a saccheggiarli.<ref>Luca Topi, ''"C'est absolumment la Vandée". L'insorgenza del Dipartimento del Circeo (1798-1799)'', FrancoAngeli, Milano, 2003, p. 156.</ref> Sempre durante il suo soggiorno ad Albano Laziale, Pezza si macchiò dell'omicidio del sindaco del luogopaese.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 112-117}}.</ref> Roma fu liberata dalle truppe napoletane il 30 settembre ma il nuovo governo mostrò un'inaspettata diffidenza nei confronti degli insorgenti: alle masse non venne concesso di entrare in città. Anche le truppe di Fra Diavolo furono colpite dal provvedimento.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 123}}.</ref> Inoltre, vennero disarmate e la loro paga fu tagliata. Gli uomini non poterono fare altro che tornare ai loro villaggi.
 
Fra Diavolo subì una sorte peggiore. Ad Albano venne arrestato (fu preso mentre dormiva) e venne incarcerato a [[Castel Sant'Angelo]]. Il capomassa non attese l'inizio del processo: fuggì nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. L'arresto era stato ordinato da Diego Naselli{{Chiarire|2 = Per quale motivo?}}, generale dell'esercito napoletano. Egli non sapeva però che il 24 ottobre, da Napoli, il sovrano aveva nominato Michele Pezza [[colonnello]] di fanteria. Dopo 200&nbsp;km di fuga, Fra Diavolo giunse a Napoli, dove ottenne di essere ricevuto dal re. Ferdinando IV credette al suo racconto e lo ricompensò, cancellando i debiti che la sua armata aveva contratto per le battaglie sostenute.
 
=== Gli anni a Napoli (1800-1806) ===
Riga 92 ⟶ 94:
 
=== Da colonnello a ricercato numero uno (1806) ===
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
{{Vedi anche|Campagna d'Italia (1805)}}
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
Nel [[1806]] Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla [[Quarta coalizione]] (la [[Terza coalizione]] del [[1805]] non influì direttamente sul Regno di Napoli). Una delle sue prime decisioni fu quella di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Il Consiglio di guerra di Ferdinando IV decise di richiamare all'azione sia il cardinal Ruffo sia i capimassa. Ruffo rifiutò l'offerta<ref>{{cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|titolo=Il Romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli|giornale=La Critica|anno=1924|volume=22|p=264}}</ref> e dei capimassa ormai non restava (vivo e operativo) che il colonnello Pezza, ben felice di tornare in azione. Fra Diavolo lasciò Napoli e tornò nelle province a reclutare uomini abili alle armi tra la popolazione ma, mentre si preparava alla guerra, gli giunse la notizia che il re aveva abbandonato Napoli per riparare, come aveva già fatto nel 1799, a [[Palermo]]. Pochi giorni dopo ricevette un'ordinanza con la quale veniva ordinato ai comandanti militari di non aggredire l'armata napoleonica. «''In conseguenza, S. M. comanda che il colonnello Pezza (Fra Diavolo) e gli altri incaricati di battaglioni volanti non facciano alcun movimento, né resistenza contro la detta armata''». Supportato dalle armi del capace e spietato [[Maresciallo dell'Impero|Maresciallo]] [[Andrea Massena]], [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di Napoleone, fu incoronato re di Napoli per volere dell'imperatore francese.
{{Vedi anche|Assedio di Gaeta (1806)}}
Fra Diavolo fu uno dei due soli comandanti militari che disobbedirono all'ordine: il secondo fu il generale principe [[Luigi d'Assia-Philippsthal]], comandante della fortezza di Gaeta. Fra Diavolo, che aveva sempre desiderato che la fortezza fosse la base delle sue operazioni, vi si recò senza indugio. Pochi giorni dopo, i francesi giunsero davanti alla fortezza e la cinsero d'assedio. Nelle settimane seguenti, Fra Diavolo si lanciò in spericolate operazioni di disturbo delle postazioni francesi. Poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini. RischiòA Sant'Oliva rischiò di essere preso, insieme al fratello Nicola, a [[Sant'Oliva]], ma riuscì a riparare fortunosamente a [[Maranola]], poi a [[Scauri]] s'imbarcò per Gaeta. Tentato con il denaro dai francesi, rifiutò di tradire il suo re.
{{Vedi anche|Insurrezione calabrese}}
Negli ultimi giorni di aprile, Fra Diavolo fu chiamato dal monarca a Palermo. L'inglese [[William Sidney Smith]], ammiraglio della flotta reale, gli prospettò un progetto che ricalcava l'impresa dei Sanfedisti di sette anni prima: la sollevazione delle Calabrie e l'avanzata dell'esercito fino a Napoli. Il 28 giugno Smith fu nominato comandante in capo della spedizione econ Fra Diavolo fu il suo luogotenente. L'operazione cominciò il giorno dopo e Pezza, alla testa della sua «Legione della Vendetta», sbarcò da navi inglesi ad [[Amantea]] e conseguì ripetute vittorie sui francesi. Il 1º luglio, 6&nbsp;000 inglesi, comandati dal generale Stuard, sbarcarono a nord di [[Piana di Sant'Eufemia|Sant'Eufemia]] ma furono respinti da un contingente polacco comandato dal colonnello Grabinski fino alla pianura di [[Maida]], dove furono affrontati da 5&nbsp;000 francesi comandati dal generale [[Jean Reynier]]: nella [[Battaglia di Maida]], i due eserciti si scontrarono alla pari, avendo i napoleonici buona cavalleria e sei cannoni da opporre ai sedici pezzi d'artiglieria degli inglesi, e fu solo l'arrivo di Fra Diavolo a sbloccare la situazione, permettendo a Stuard di bloccare le comunicazioni con [[Vibo Valentia|Monteleone]]; Reynier riaprì lo scontro presso il [[fiume Amato]] e dopo cinque ore di scontrobattaglia gli inglesi ebbero la vittoria, portando mille e cento prigionieri, nonché viveri e munizioni che Reynier aveva dovuto lasciare durante la ritirata.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 196}}.</ref> Il generale francese [[Jean Antoine Verdier]] riparò verso [[Cassano all'Ionio]] ma fu respinto dagli abitanti che si erano sollevati in massa dopo che, a [[Marcellinara]], Reyner aveva aperto il fuoco sui paesani (convinti di stare acclamando l'arrivo di truppe fedeli al Borbone!).
 
Mentre la sollevazione diveniva generale, Smith e Pezza allargarono il fronte delle operazioni avviando la [[guerra di corsa]] nel Golfo di Gaeta.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Owen Connelly|titolo=Napoleon's Satellite Kingdoms|editore=The Free Press|anno=1965|p=64}}</ref><ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. ...}}</ref> I calabresi furono però lasciati alla mercé dei nemici, guidata dalla ferma volontà del Maresciallo Massena.<ref>{{Cita |Lefebvre 2009 |pp. 249-250}}.</ref> Giunto alla corte del re, Fra Diavolo fu ricompensato con il titolo di [[duca]] di Cassano, dal nome dell'eroica città. Nei giorni successivi, i francesi repressero i moti di ribellione in Calabria: erano diventati i padroni del Regno, avendo anche conquistato la fortezza di Gaeta.
 
Fra Diavolo tentò un'impresa disperata: sollevare alle spalle dei francesi la Campania. Il 2 settembre sbarcò a [[Sperlonga]] e poi si diresse a Itri. Decise cosa fare in base al numero di uomini che sarebbe riuscito aad raccoglierearruolare. In 500 risposero al suo appello, troppo pochi per affrontare i francesi in campo aperto. Sottrasse ai nemici due cannoni e si trincerò a [[Sora (Italia)|Sora]], al confine con l'[[Abruzzo]]. Sora fu attaccata da tre lati: le truppe francesi erano soverchianti. Dopo tre giorni, i due cannoni smisero di funzionare e Fra Diavolo si gettò allora in [[Valle Roveto]] (29 settembre). Isfuggendo ai francesi che, presi di sorpresa, non ebbero il tempo di reagire. SiFra Diavolo si rifugiò sulle montagne di [[Miranda (Italia)|Miranda]] e divenne il ricercato numero uno del Regno di Napoli. Ridotta la massa a 300 uomini, Frail Diavoloduca di Cassano si mosse di paese in paese, cercando inutilmente di sollevare la popolazione contro il nemico. Attraversò [[Esperia (Italia)|Esperia]], [[Pignataro Interamna|Pignataro]], Bauco (oggi [[Boville Ernica]]), e [[Isernia]]. Intanto i francesi avevano bloccato tutti gli accessi alle valli. Fra Diavolo si era rintanato, ma non poteva uscire più dal suo nascondiglio. Fu posta sulla sua testa una taglia di {{formatnum:17000}} ducati e maestro di caccia fu nominato il colonnello [[Joseph Léopold Sigisbert Hugo]] (padre dello scrittore [[Victor Hugo]]). L'inseguimento durò quindici giorni, al termine deldei qualequali la massa di Fra Diavolo fu stretta nella valle di [[Boiano]]. Qui Frail Diavoloduca dovette accettare il combattimento, che avvenne in ottobre. La battaglia durò sei ore, anche perché la pioggia che cadeva da giorni aveva reso inservibili i fucili. Si combatté all'arma bianca, l'attacco francese fu respinto (nella battaglia morirono 400 francesi e 40 insorti) e Fra Diavolo sfuggì alla cattura ancora una volta. Si diresse verso [[Benevento]] con 150 uomini, rifugiandosi nelle [[Localizzazione delle Forche Caudine|Forche caudine]], dove pensava di essere al sicuro. Invece Hugo lo trovò e lo affrontò. Questa volta il numero delle vittime fu a favore dei francesi e Fra Diavolo rimase con circasoli 50 uomini.
 
=== L'ultima battaglia e la morte ===
Giunto a [[Cava de' Tirreni]], Fra Diavolo passò l'ultimain rivista deii suoi uomini per l'ultima volta, stabilendo che il gruppo si sarebbe separatosciolto e che ognuno avrebbe preso la sua strada. Vagò per giorni e giorni da un paese all'altro, finché il 1º novembre, esausto, fu riconosciuto dal titolare di una spezieria e catturato a [[Baronissi]]. Condotto a [[Salerno]] e identificato, il 3 novembre fu condottotrasferito in prigione a Napoli su una vettura circondata da lancieri polacchi. Il 10 novembre fu condannato a morte dal Tribunale straordinario riunito a [[Castel Capuano]]. Alla richiesta di declinare le generalità, dichiarò di essere colonnello dell'[[esercito borbonico]]. Fu giustiziato per [[impiccagione]] in [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] l'11 novembre, vestito con l'uniforme di brigadiere dell'esercito borbonico, e con il brevetto di duca di Cassano al collo<ref>{{cita pubblicazione|autore=Pier Giacomo Sottoriva|anno=1986|mese=marzo - maggio|titolo=Il brigantaggio post-unitario|rivista=Quaderni del CEPIG|editore=Tipolitografia Scuderi|città=Latina|numero=6-7|p=33}}</ref>, il suo corpo venne lasciato molte ore fino a sera bene in vista, come monito allaper la popolazione. Non appena la Real Famiglia apprese dell'impiccagione di Pezza, celebrò il suo funerale nella [[cattedrale di Palermo]]. Fu sepolto nella [[Complesso degli Incurabili|Chiesa degli Incurabili]]. Nel 2019 fu inaugurata una scultura, raffigurante il busto di Pezza, a Itri, il suo paese natale<ref>{{cita web|url=https://latinatu.it/fra-diavolo-torna-a-itri-celebrato-da-un-convegno-e-un-busto/|titolo=Fra Diavolo torna a Itri|accesso=21 febbraio 2023}}</ref>.
 
== Letteratura, opera e cinema ==
Riga 136 ⟶ 138:
=== Studi ===
* {{cita libro|Francesco|Barra|Michele Pezza detto Fra Diavolo. Vita avventure e morte di un guerrigliero dell'800 e sue memorie inedite|1999|Avagliano|Cava de' Tirreni}}
* {{cita libro|Piero|Bargellini|Fra Diavolo|1932|Vallecchi|Firenze|cid=BargelliBargellini 1932}}
* {{cita libro|Giuseppe|dall'Ongaro|Fra' Diavolo|1985|Istituto Geografico De Agostini|Novara|cid=Dall'Ongaro 1985}}
* {{cita libro|Roberto|Giardina|La leggenda di Fra Diavolo: l'avventurosa storia del brigante buono|1995|Piemme|Casale Monferrato}}
* {{cita libro|autore=Vittorio Gleijeses|titolo=Napoli nostra e le sue storie|editore=Società Editrice Napoletana|anno=1973|pp=249-252}}
* {{cita libro|Ernesto|Jallonghi|Fra' Diavolo (colonnello M. Pezza) nella storia e nell'arte|1910|Società Tipograffica Editrice Cooperativa| Firenze}}
* {{Citacita libro |nome=Georges |cognome=Lefebvre |wkautore=Georges Lefebvre |titolo=Napoleone |anno=2009 |editore=Editori Laterza |città=Bari |cid=Lefebvre 2009 |ISBN=978-88-420-5902-8}}
* {{cita libro|autore=Francesco Leoni|titolo=Storia della controrivoluzione in Italia (1789-1859)|città=Napoli|editore=Guida|anno=1975|cid=Leoni 1975}}
* {{cita libro|Pino|Pecchia|Il Colonnello Michele Pezza (frà Diavolo). Protagonista dell'Insorgenza in Ciociaria e Terra di Lavoro. 1798-1806|2005|Arti Grafiche Kolbe|Fondi}}
Riga 159 ⟶ 161:
{{Portale|biografie|Due Sicilie|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:InsorgenzeEsercito antifrancesidella Santa Fede in ItaliaNostro Signore Gesù Cristo]]
[[Categoria:Militari dell'esercito del Regno delle Due Sicilie]]
[[Categoria:Persone giustiziate per impiccagione]]
[[Categoria:Banditismo nell'età moderna]]