Unni: differenze tra le versioni

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{{Popolo
|nome = Unni
|immagine = HunnenAttilatheHunonhorsebackbyGeorgeSStuart.jpg
|didascalia = <small>Ricostruzione di un cavaliere unno dello storico e scultore [[George Stuart|George S. Stuart]], Museo di Ventura County.</small>
|didascalia = Gli Unni in battaglia contro gli [[Alani]]<br/><small>(illustrazione ottocentesca di [[Johann Nepomuk Geiger]])</small>
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|note = forse lo stesso popolo degli [[Xiongnu|Hsiung-Nu]]
}}
Gli '''Unni''' erano un popolo guerriero [[nomade]], proveniente dalla [[Siberia]] meridionale, che giunse in [[Europa]] nel [[IV secolo]]. Sono particolarmente conosciuti per le incursioni compiute a metà del [[V secolo]] contro l'[[Imperoimpero romano d'Occidente]]. Tra il [[447]] e il [[454]], sotto [[Attila]], formarono un [[impero nomade]] che fu [[Imperi per estensione|il più vasto del suo tempo]], con una superficie di 4,0 milioni di km² all'apice.<ref>{{Cita libro|titolo=Jews, Church & Civilization, Volume II|url=https://books.google.it/books?id=QTi5DFemVSkC&pg=PA46&lpg=PA46&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=DO47-Rjfg4&sig=ACfU3U2mqYjGlypSuL4oRMUxNX95GTp3fA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwAnoECAkQAQ|accesso=17 giugno 2020|editore=David Birnbaum|lingua=en|ISBN=9780980171051}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=ORMUS The Secret Alchemy of Mary Magdalene ~ Revealed ~ [Part A]|url=https://books.google.it/books?id=sj_bBoDtP9YC&pg=PA198&lpg=PA198&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=NliDhUZFe-&sig=ACfU3U10AQNaTXS7z26EccD-tltOZPLr4w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwBHoECAcQAQ|accesso=17 giugno 2020|data=2007-12|editore=ORMUS® USA/Japan|lingua=en|ISBN=9780979373701}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://jwsr.pitt.edu/ojs/index.php/jwsr/article/view/369/381|titolo=East-West Orientation of Historical Empires and Modern States|autore=Peter Turchin - Jonathan M. Adams - Thomas D. Hall|lingua=en|p=3|accesso=17 giugno 2020}}</ref>
 
== Origini ==
Provenivano[[Ammiano dalla Siberia meridionaleMarcellino|Ammiano]], come dimostra un documento cinese antico e la loro lingua era forse di ceppo turco. Lo storico romano del IV secolo, [[Ammiano Marcellino|Ammiano]], si limita a specificare che essi provengono da «al di là delle paludi [[Meozia|meotiche]]», una zona di steppe molto vasta.<ref name=Kel17-36>{{cita|Kelly|pp. 17-36.}}.</ref>
 
In passato è stata proposta un'identificazione con gli Hsiung-Nu[[Xiongnu]] 匈奴 (una variante arcaica o una tribù completamente diversa), una popolazione nomade che, riportano fonti cinesi, nel [[I secolo a.C.]] minacciava la Cina. Durante la [[dinastia Han]] 漢 ([[206 a.C.]]-[[220]] d.C.), gli Hsiung-NuXiongnu fondarono un regno nelle regioni a nord dell'imperoImpero cinese sconfiggendo nel 162 a.C. gli [[Yuezhi]] ([[popolo indoeuropeo]]). Il potere degli Xiongnu si indebolì durante i secoli seguenti e alla fine, nel 48 a.C., si scisse in due gruppi: uno venne sottomesso e inglobato dai Cinesi, mentre l'altro, i Xiongnu Meridionalimeridionali, combatté contro l'Impero cinese ancora per un altro secolo fino a che non fu costretto a migrare verso occidente in seguito a una sconfitta subita ad opera degli Hsieng-Se, alleati dei Cinesi, nel 93 d.C. Durante la migrazione verso occidente attraverso la valle dell'[[Ili (fiume)|Ili]] - se l'identificazione con gli Unni è corretta - gli Unni si sarebbero poi stabiliti lungo il corso del [[Volga]], invadendo i territori degli [[Alani]] (in cinese: Ālánliáo 阿蘭聊), degli [[Ostrogoti]] e dei [[Visigoti]]. I Xiongnu Occidentaliorientali invece rimasero sotto l'influenza politica dell'imperoImpero cinese.
[[File:Hunnen.jpg|miniatura|didascalia = Gli Unni in battaglia contro gli [[Alani]]<br/><small> (illustrazione ottocentesca di [[Johann Nepomuk Geiger]])</small>]]
 
Addirittura, un principato unno che comprendeva i territori delimitati daldai fiumi [[Fiumefiume Talas|Talas]], daie [[Montifiume AltajTarim|Tarim]] e daldai [[FiumeMonti TarimAltaj]], arruolò come mercenari un gruppo di soldati capaci di combattere "uniti come le squame del pesce", in base a quanto scritto dalle cronache cinesi, nel [[36 a.C.]], provenienti dalle regioni orientali di confine del [[Regno dei Parti]]: ci sono fondati indizi che tali mercenari furono legionari romani presi prigionieri dai [[Parti]] tra il [[53 a.C.]] (disfatta di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] a [[Carre (città)|Carre]]) ed il 36 a.C. (disfatta di [[Marco Antonio]]). Se effettivamente la situazione stesse in questi termini, legionari romani, in seguito catturati dai cinesi, avrebbero combattuto per gli avi di coloro che furono i protagonisti della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] mezzo millennio più tardi .<ref>[http://www.icampiflegrei.it/Bollettino/cina_1.htm Bollettino].</ref> Comunque, l'identificazione degli Unni ('''xiongren''' in mandarino moderno) con tale gruppo nomade è carente di prove.
Si diceva che dove passassero gli Unni non crescesse più l'erba. Questo fa bene intendere quali fossero le devastazioni arrecate dalle loro scorrerie.
 
Da quando [[Joseph de Guignes]] nel [[XVIII secolo]] ha identificato gli Unni con gli ''[[Hsiung-nuXiongnu]]'', il dibattito sulla loro origine si è acceso. L'identificazione tra Unni e Hsiung-NuXiongnu, seppur affascinante, non è comprovata con prove certe, e tra l'altro, se vi sono delle analogie tra le due popolazioni, vi sono anche notevoli differenze:<ref name=Kel17-36/><ref name=Hea187-200>{{cita|Heather|pp. 187-200.}}.</ref>
* Gli Unni e gli Hsiung-NuXiongnu avevano un'organizzazione politica completamente differente: gli Unni nel IV secolo avevano molti re, i due gruppi di Hsiung-NuXiongnu avevano invece un unico capo, lo Shan-Yu.
* Anche il modo di legare i capelli era differente: gli Hsiung-NuXiongnu legavano i capelli in una coda di cavallo, a differenza degli Unni.
* Inoltre il rinvenimento di artefatti bronzei Hsiung-NuXiongnu del [[Deserto di Ordos|deserto Ordos]] in Mongolia ha permesso agli studiosi di constatare come i reperti archeologici attribuibili agli Hsiung-NuXiongnu siano del tutto diversi a quelli Unni, come constatato da uno dei più autorevoli studiosi degli Unni, [[Otto Maenchen-Helfen]], il quale ha concluso:
{{Citazione|I bronzi di Ordos furono prodotti da o per gli Hsiung-NuXiongnu. Anche controllando a uno a uno tutti i pezzi dell'inventario di Ordos, non saremmo in grado di indicare un solo oggetto da mettere in relazione con un reperto proveniente dal territorio una volta occupato dagli Unni… In questo stile di disegni animali ricorrono motivi ben noti… Non uno dei motivi appartenenti a questo ricco repertorio è mai stato identificato su un oggetto unno.}}
* Sono stati rinvenuti inoltre ulteriori reperti archeologici a Ivolga in Russia nel 1996, che confermano le notevoli differenze tra Hsiung-NuXiongnu e Unni, confermando la tesi di Maenchen-Helfen sulla non corrispondenza tra i due popoli.
Secondo una congettura di Christopher Kelly, per niente affatto convinto della corrispondenza tra Unni e Hsiung-NuXiongnu, gli Unni potrebbero provenire dalle steppe dell'odierno [[Kazakistan]], zona dal clima gelido e dai venti molto intensi.<ref name=Kel17-36/>
 
La stirpe mongolide degli Unni viene messa in dubbio anche da altri studiosi:
{{Citazione|"Sulla spinosa querelle relativa alla complessa origine degli Unni, ritenuti generalmente di stirpe mongolide, si è ora propensi a prendere atto che i dati posseduti non risultino chiarificatori, in quanto basati in larga misura su considerazioni etimologiche [… che] non solo rappresenterebbero realtà storiche diverse, ma sarebbero anche linguisticamente scollegate tra loro […].
È tuttavia legittimo chiedersi da dove mosse, come ultima sede, il popolo che travolse Alani e Goti.
La “fase"fase formativa”formativa" degli Unni sembra fosse avvenuta in un'area collocabile tra il lago d'Aral e il Mar Caspio; poi essi avrebbero aggirato il Caspio a settentrione restando a nord della catena del Caucaso per occupare un immenso territorio fino alla palude Meotide intorno al Mar d'Azov, ricordata anche da Ammiano Marcellino (Res gestae, XXXI, 2)" (tratto da: Silvia Blason Scarel, ''Attila e gli Unni'', Catalogo mostra itinerante, Gruppo archeologico aquileiese, L'Erma di Bretschneider, 1995, p. 16-17)}}
 
{{Senza fonte|Recenti ricerche hanno mostrato che nessuna delle grandi confederazioni di guerrieri della steppa era etnicamente pura e, a rendere le cose più difficili, moltidiversi clan affermavano di essere Unni basandosi semplicemente sul prestigio del loro nome; o era attribuito da estranei che li descrivevano con comuni caratteristiche, presunti luoghi d'origine o reputazione. Sebbene sia molto difficile risalire ad un luogo di origine degli Unni, sembra che all'inizio il nome designasse un prestigioso gruppo di guerrieri della steppa la cui origine etnica è sconosciuta.<ref>{{Cita libro |autore=[[Walter Pohl]] |titolo=Late Antiquity: A Guide to the Postclassical World |editore=The Belknap Press of Harvard University Press |anno=1999 |isbn=978-0-674-51173-6 |pp=[https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe/page/501 501–502] |capitolo=Huns |curatore1=G. W. Bowersock |curatore2=Peter Brown |curatore3=Oleg Grabar |lingua=en |urlcapitolo=https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe|url=https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe/page/501}}</ref>
 
Gli Unni non devono essere confusi con gli ''Aparni'' ("[[Unni Bianchi]]")<ref>Gli '''Aparni''' sono probabilmente da identificarsi con gli '''Sparnioi''' della confederazione dei '''Dahae''' menzionati da [[Strabone]] nella '''Geografia'''. Si noti che i [[Parti]], prima di invadere la [[Persia]] e fondare la [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], si chiamavano '''Parni'''. Gli Aparni potrebbero dunque essere [[Iranici]].</ref> di [[Procopio di Cesarea|Procopio]], in quanto si tratta di un ramo culturale e fisico completamente diverso, né con i [[Chioniti]] (gli ''Unni rossi'', probabilmente i ''[[Kian-yun]]'' dei cinesi)<ref>È stato suggerito che i '''Chioniti'''/'''Kian-Yun''' (ma si trova anche Kyan-hun, Jankun, Giankun, Giangun, vedi [[Cultura di Taštyk]]) siano gli ultimi discendenti della [[cultura di Afanasevo]] e dunque sarebbero [[indoeuropei]] occidentali come i [[Tocari]].</ref> che comparvero sulla scena in [[Transoxiana]] nel [[320]], guidati dal re [[Kidara]].
 
=== Etimologia ===
Il nome "Unni" è attestato nelle fonti classiche europee con il greco Οὖννοι (Ounnoi) e latino Hunni o Chuni.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gerhard|cognome=Doerfer|data=1971-01|titolo=Bemerkungen zur Methodik der türkischen Lautlehre|rivista=Orientalistische Literaturzeitung|volume=66|numero=1-6|p=8|accesso=6 aprile 2024|doi=10.1524/olzg.1971.66.16.163|url=http://dx.doi.org/10.1524/olzg.1971.66.16.163}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|data=2009|titolo=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|rivista=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|volume=15|numero=4|p=528|accesso=6 aprile 2024|doi=10.25162/jgo-2009-0026|url=http://dx.doi.org/10.25162/jgo-2009-0026}}</ref> John Malalas registra il loro nome come Οὖννα (Ounna).<ref>{{Cita libro|titolo=Dubitando: studies in history and culture in honor of Donald Ostrowski|data=2012|editore=Slavica Publishers|p=31|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Un'altra possibile variante greca potrebbe essere Χοὖνοι (Khounoi), sebbene l'identificazione di questo gruppo con gli Unni sia contestata.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge/Taylor & Francis Group|p=66|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> Le fonti classiche usano spesso anche i nomi di nomadi della steppa più antichi e non imparentati invece del nome Unni, chiamandoli Massagetae, Sciti e Cimmeri, tra gli altri nomi.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=6 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=4-9|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
L'etimologia di "Unni" non è chiara. Varie etimologie proposte generalmente presuppongono almeno che i nomi dei vari gruppi eurasiatici conosciuti come Unni siano correlati. Sono state proposte numerose etimologie turche, che fanno derivare il nome variamente dal turco ön, öna (crescere), qun (ghiottone), kün, gün, un suffisso plurale «che presumibilmente significa 'popolo'»,<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=The Ethnic Name Hun|rivista=Journal of the American Oriental Society|numero=|p=237|doi=10.2307/595148|url=}}</ref> qun (forza), e hün (feroce).<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=237|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Maenchen-Helfen respinge tutte queste etimologie turche come "semplici supposizioni"<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=236|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> e propone un'etimologia iraniana, da una parola simile a hūnarā (abilità), hūnaravant (abile). Egli suggerisce che in origine il termine potrebbe aver designato un rango piuttosto che un'etnia.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|pp=237-238|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Robert Werner ha avanzato un'etimologia dal [[Lingua tocaria|tocario]] ku (cane), suggerendo - come i cinesi chiamavano i cani Xiongnu - che il cane fosse l'animale totem della tribù degli Unni. Confronta anche il nome Massagetae, notando che l'elemento saka in quel nome significa cane.<ref>{{Cita libro|autore=Robert Werner|titolo=Das früheste Auftreten des Hunnennamens Yüe-či und Hephthaliten|dataoriginale=1967|editore=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas.|p=555|volume=15}}</ref> Altri come Harold Bailey, S. Parlato e Jamsheed Choksy hanno sostenuto che il nome deriva da una parola iraniana simile: Ẋyaona, ed era un termine generalizzato che significa "ostili, oppositori". Christopher Atwood respinge questa possibilità su basi fonologiche e cronologiche.<ref>{{Cita libro|nome=Brian J.|cognome=Boeck|nome2=Russell Edward|cognome2=Martin|nome3=Daniel Bruce|cognome3=Rowland|titolo=Huns and Xiōngnú: New Thoughts on an Old Problem|data=2012|editore=Slavica|p=40|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Pur non arrivando ad un'etimologia di per sé, Atwood fa derivare il nome dal fiume Ongi in Mongolia, che era pronunciato uguale o simile al nome Xiongnu, e suggerisce che originariamente fosse un nome dinastico piuttosto che un nome etnico.<ref>{{Cita libro|nome=Christopher P.|cognome=Atwood|titolo=The Kai, the Khongai, and the Names of the Xiōngnú|collana=International Journal of Eurasian Studies|dataoriginale=2015|pp=45-47|volume=2}}</ref>
 
== Cultura ==
Gli Unni erano un popolo bellicoso, probabilmente di origine mongola, sebbene la loro identificazione con gli Hsiung-Nu non sia certa. Lo storico romano [[Ammiano Marcellino]], scrivendo intorno al 390, in una digressione della sua opera dipinge gli Unni come un popolo rozzo e incivile:
{{Citazione|Il popolo degli Unni…Unni [...] supera ogni limite di barbarie. Siccome hanno l'abitudinel’abitudine di solcare profondamente con un coltello ile [[Guancia|gote]] ai bambini appena nati, affinché il vigore della barba, quando spunta al momento debito, si indebolisca a causa delle rughe delle cicatrici, invecchiano imberbi, senz'alcunasenz’alcuna bellezza e simili ad [[Eunuco|eunuchi]]. Hanno membra robuste e salde, grosso collo e sono stranamente brutti e curvi, tanto che si potrebbero ritenere animali bipedi o simili a quei tronchi grossolanamente scolpiti che si trovano sui parapetti dei ponti. …sono[...] sono così rozzi nel tenoretenor di vita da non aver bisogno né di fuoco né di cibi conditi, ma si nutrono di radici di erbe selvatiche e di carne crudasemicruda di qualsiasi animale, che riscaldano per un po'po’ di tempo trafra le loro cosce eed il dorso dei cavalli. [...] Adoperano vesti di lino oppure fatte di pelli di topi selvatici, né dispongono di una veste diper casa e di un'altraun’altra per fuori. Ma una volta che abbiano fermato al collo una tunica di colore sbiadito, non la depongono né la mutano finché, logorata dal lungo uso, non sia ridotta a brandelli. [...] E nelle assemblee…,assemblee [...] tutti in questo medesimo atteggiamento discutono degli interessi comuni. [...] Nessuno difra loro ara né tocca mai la stiva di un aratro. Infatti tutti vagano senza aver sedi fisse, senza una casa o una legge o uno stabile tenoretenor di vita. Assomigliano a gente in continua fuga sui carri che fungono loro da abitazione. Quivi le mogli tessono loro le orribili vesti, qui si accoppiano ai mariti, qui partoriscono ed allevano i figli sino alla pubertà…pubertà. [...] Sono infidi eed incostanti nelle tregue, mobilissimi ad ogni soffio di una nuova speranza e sacrificano ogni sentimento ad un violentissimo furore. Ignorano profondamente, come animali privi di ragione, il bene ed il male, sono ambigui ed oscuri quando parlano, né mai sono legati dal rispetto per una religione o superstizione, ma ardono di un'immensad’un’immensa avidità di oro. A tal punto sono mutevoli di temperamento e facili all'iraall’ira, che spesso in un sol giorno, senza alcuna provocazione, più volte tradiscono gli amici e nello stesso modo, senza bisogno che alcuno li plachi, si rappacificano.|Ammiano, XXXI,2.}}
La descrizione di Ammiano, secondo lo storico revisionista [[Christopher Kelly]] non è del tutto attendibile, in quanto influenzata dal topos letterario della contrapposizione tra lo straniero percepito come "rozzo" e "incivile" e i "civilizzati" Romani. A detta dello storico australiano, tutti i popoli al di fuori del confine romano, erano considerati razze inferiori e senza leggi, e venivano caratterizzati dunque come brutali, disonesti, irrazionali, feroci, incolti, senza una buona forma di governo o una vera religione.<ref name=Kel17-36/> Inoltre la descrizione di Ammiano è influenzata dai suoi modelli letterari (in primis [[Erodoto]] quando descrive gli Sciti), ed è improbabile, secondo il suddetto storico, che Ammiano abbia mai fatto personalmente conoscenza con un unno, a differenza dello storico del V secolo [[Prisco di Panion]] che visitò la corte di Attila e fa una descrizione più attendibile e positiva, e meno stereotipata degli Unni.<ref name=Kel17-36/> Evidenti errori nella descrizione di Ammiano sono ad esempio l'affermazione che vivessero sempre sui carri, perché, come attesta ad esempio Prisco, essi facevano uso delle tende, oppure l'affermazione secondo cui gli Unni non avevano "bisogno né di fuoco né di cibi conditi": infatti rinvenimenti archeologici attestano infatti l'uso da parte degli Unni di calderoni di rame per cucinare e cuocere la carne.<ref name=Kel17-36/> Ciò, comunque, non vuol dire che la descrizione di Ammiano non contenga informazioni vere: la descrizione degli Unni come "stranamente brutti e curvi" e dunque deformi potrebbe essere motivata dalla loro usanza di appiattirsi artificialmente la zona frontale del cranio; oppure l'affermazione secondo cui non si cambiassero le vesti e non le lavassero potrebbe avere qualche fondamento per analogia con i [[Mongoli]] di [[Gengis Khan]], che imponeva ai suoi di non levarsi i propri indumenti e di non lavarli finché non fossero consunti.<ref name=Kel17-36/>
 
Non si conosce quasi nulla della [[lingua unna]], di essa sono oggi pervenuti solo alcuni nomi di persona e pochissimi vocaboli. L'ipotesi più accettata è che si trattasse di una [[Lingue altaiche|lingua altaica]] ma sono state avanzate, soprattutto nel passato, diverse altre teorie che la vorrebbero vicina al moderno [[Lingua ungherese|ungherese]] o addirittura alle [[lingue iraniche]].
 
=== Arte e cultura materiale ===
Ci sono due fonti per la cultura materiale e l'arte degli Unni: antiche descrizioni e reperti archeologici. Sfortunatamente, la natura nomade della società unna ha portato a un lasciato molto scarso nella documentazione archeologica. Infatti, sebbene una grande quantità di materiale archeologico sia stata portata alla luce dal 1945, a partire dal 2005 c'erano solo 200 sepolture unniche identificate positivamente da cui sono state ricavate oggetti di cultura materiale unna. Quindi può essere difficile distinguere i reperti archeologici unni da quelli dei Sarmati, poiché entrambi i popoli vivevano nelle immediate vicinanze e sembrano aver avuto culture materiali molto simili. Quindi alcuni storici avvertono quindi che è difficile assegnare etnicamente alcun artefatto agli Unni. È anche possibile che gli Unni in Europa abbiano adottato la cultura materiale dei loro sudditi germanici. Le descrizioni romane degli Unni, nel frattempo, sono spesso molto distorte, sottolineando la loro presunta primitività.
 
==== Calderoni sacrali ====
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==== Gioielleria e altri oggetti di uso comune ====
[[File:Hunnish - Fibula - Walters 57558.jpg|alt=Si tratta di una fibula ovale traforata incastonata con una corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro. Le celle traforate erano probabilmente originariamente riempite con inserti in pietra. Le perline dorate lungo il bordo sono caratteristiche dell'artigianato unno.|miniatura|[[Fibula (spilla)|Fibula]] ovale degli Unni traforata con corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro, [[IV secolo]], [[Walters Art Museum]]]]
 
Sia le fonti antiche che i reperti archeologici provenienti dalle tombe confermano che gli Unni indossavano molti [[Diadema|diademi]]., riccamente decorati, dorati o placcati in oro. Maenchen-Helfen elenca un totale di sei diademi unni noti. Sembra che anche le donne unne abbiano indossato collane e braccialetti di perline di vari materiali per lo più importate. E addirittura si pensa che la pratica comune altomedievale di decorare gioielli e armi con pietre preziose sembra aver avuto origine con gli Unni. Sono anche noti per aver realizzato piccoli specchi di un tipo originariamente cinese, che spesso sembra essere stato intenzionalmente rotto quando collocato in una tomba.
 
==== Indumenti ====
[[File:Hunnish - Bracelet - Walters 571082 - Detail Front.jpg|alt=Questo superbo bracciale tubolare si chiude con un fermaglio decorato con granulazione, un segno distintivo dell'artigianato unno, attorno a un granato rotondo centrale. I dorsi degli emisferi sono decorati con una filigrana. Mentre anche le donne unne indossavano gioielli, le grandi dimensioni di questo braccialetto suggeriscono che sarebbe stato indossato da un uomo, in alto sul braccio.|sinistra|miniatura|Bracciale Unno - del V secolo - Dettaglio frontale]]
Buone descrizioni degli abiti degli Unni sono note grazie alle sepolture nell'Asia centrale. Indossavano probabilmente i [[Khalat]], che mancano nelle fonti greco-romane.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|p=119|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Lo storico bizantino Prisco riferisce di aver visto un mercante greco che scambiò per un Unno perché indossava abiti "sciti"; questo sembra dimostrare che gli Unni indossavano un abito distinto che faceva parte della loro identificazione etnica.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|p=16|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Ammiano riferisce che gli Unni indossavano abiti di lino o pellicce di topi e gambali di pelle di capra, che non lavavano.<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=47|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> Sebbene l'uso di pellicce e lino possa essere accurato, la descrizione degli Unni con pelli di animali sporche e con addosso pelli di topo è chiaramente derivata da stereotipi e [[Topos|topoi]] negativi sui barbari primitivi.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=115-116|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Prisco menziona anche l'uso di varie pellicce di animali rare e costose, e menziona le ancelle della regina [[Kreka]] di Attila che tessono biancheria decorativa.
Reperti archeologici indicano che gli Unni indossavano placche d'oro come ornamento sui loro vestiti, così come perline di vetro importate. Ammiano riferisce che indossavano abiti di lino o pellicce di marmotta e gambali in pelle di capra.
 
Utilizzando reperti dal moderno Kazakistan, l'archeologo Joachim Werner ha descritto l'abbigliamento unno come probabilmente costituito da grembiuli lunghi fino al ginocchio e con maniche (il khalat appunto), che a volte erano fatti di [[seta]], così come pantaloni e stivali di pelle.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=116-117|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Sia San Girolamo che Ammiano descrivono gli Unni come indossanti un berretto rotondo, probabilmente fatto di feltro, molto simile al berretto frigio.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=171-172|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
{{Citazione|un berretto rotondo, come lo vediamo raffigurato in Ulisse, come se una palla fosse divisa a metà e una delle parti posta sulla testa. Questo i greci e il nostro popolo lo chiamano τιάραν, alcuni lo chiamano Galerus|[[San Girolamo]], Epistulae LXIV, 13|Rotundum pilleolum quale pictum in Ulixe conspicimus, quasi sphaera media sit divisa, et pars altera ponatur in capite. Hoc Graeci et nostri τιάραν, nonnulli galerum vocant|lingua=Latino}}
 
Poiché l'abbigliamento nomade non aveva bisogno di spille, l'assenza di questo oggetto altrimenti comune in alcune sepolture barbariche potrebbe indicare un'influenza culturale unna.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|pp=389, 398|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> Secondo Maenchen-Helfen, le scarpe degli Unni erano probabilmente realizzate in pelle di pecora.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=171|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref> La statuetta di Bántapuszta indossa stivali alti e voluminosi collegati alla cotta di maglia del guerriero tramite cinghie, del tipo descritto anche da Prisco.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=László|cognome=Károly|nome2=Mária|cognome2=Ivanics|data=2009-03|titolo=Reviews|rivista=Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae|volume=62|numero=2|pp=241-249|accesso=5 aprile 2024|doi=10.1556/aorient.62.2009.2.6|url=http://dx.doi.org/10.1556/aorient.62.2009.2.6}}</ref>
 
==== Abitazioni ====
Ammiano riferisce che gli Unni non avevano edifici, ma menziona di sfuggita checome gli Unniessi possedevanopossedessero tende e carri. Maenchen-Helfen crede che gli Unni avessero probabilmente "tende di feltro e pelle di pecora": Prisco, una volta, menziona la tenda di Attila, e Giordane riferisce che Attila giaceva in una tenda di seta. Tuttavia è noto come, verso la metà del V secolosecondo, è noto che gli Unni possedevano anche case di legno permanenti, che Maenchen-Helfen ritiene siano state costruite dai loro sudditi goti.
 
=== Religione ===
Non si sa quasi nulla della religione degli Unni. Ammiano Marcellino sostenne che gli Unni non avevano religione, mentre lo scrittore cristiano del V secolo [[Salviano di Marsiglia|Salviano]] li classificò come [[Paganesimo|Pagani]]. La ''Getica'' di [[Giordane]] riporta anche che gli Unni adoravano "la spada di Marte", un'antica spada che significava il diritto di Attila di governare il mondo intero. Maenchen-Helfen nota un diffuso culto di un [[dio della guerra]] sotto forma di spada tra i popoli della steppa, inclusi gli [[Xiongnu]]. Denis Sinor, tuttavia, ritiene che il culto di una spada tra gli Unni sia apocrifo. Maenchen-Helfen sostiene anche che, mentre gli Unni stessi non sembrano aver considerato Attila divino, alcuni dei suoi sudditi lo facevano chiaramente. unaLa credenza nellain [[profezia|profezie]] e [[divinazione]] è attestatoattestata anche tra gli Unni. Maenchen-Helfen sostiene che glia esecutori dieseguire questi atti di veggenza e divinazione eranofossero probabilmente gli [[Sciamano|sciamani]].{{efn|Egli sostiene l'esistenza di sciamani unni sul base della presenza dell'elemento ''kam'' nei nomi unni ''Atakam'' e ''Eskam'', che deriva dal turco ''qam'', che significa sciamano.<ref>{{sfncita|Maenchen-Helfen, |1973|pp=167–169. 167-169}}.</ref>}} Anche il linguista Dennis Sinor ritiene probabile che gli Unni avesserosi rivolgessero a degli sciamani, sebbene ciò non sianosia del tutto attestatiattestato. Maenchen-Helfen deduce anche una credenza in spiriti acquatici da un'usanza menzionata in Ammiano.{{efn|Deduce questa credenza da un'usanza unna, attestata in Ammiano, che gli Unni non si lavassero i vestiti: tra i popoli successivi della steppa, questo è fatto per evitare di offendere gli spiriti dell'acqua.<ref>{{sfncita|Maenchen-Helfen|, 1973|p=pp. 259-260}}.</ref>}} Suggerisce inoltre che gli Unni potrebbero aver realizzato piccoli idoli di metallo, legno o pietra, che sono attestati anche tra altre tribù della steppa, e cheriporta una fonte bizantina attestache perattestava gli Unni in Crimea nel VI secolo. CollegaEgli anchecollega altresì reperti archeologici di calderoni di bronzo unni trovati sepolti vicino o in acquacorsi corrented’acqua a possibili rituali eseguiti dagli Unni in primavera.
 
==== Tengri ====
[[File:Tengrism1.svg|miniatura|Un simbolo usato dai tengristi, che rappresenta la struttura dell'universo, il dio Tengri, l'apertura del tetto di una yurta e il tamburo di uno sciamano.]]
 
[[John Man]] sostiene che gli Unni del tempo di Attila probabilmente adoravano il cielo e la divinità della steppa [[Tengri]], che è anche attestata come adorata dagli Xiongnu. Maenchen-Helfen suggerisce anche la possibilità che gli Unni di questo periodo possano aver adorato Tengri, ma osserva che il dio non è attestato nei documenti europei fino al IX secolo.<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=ΘΕΓΡΙ e Tengri|nomeurl=Jhttps://archive.org/details/sim_american-journal-of-philology_1966-01_87_1/page/81 Otto|cognomeautore=J. Otto Maenchen-Helfen |rivista=The American Journal of Philology |volume=87 |numero=1 |anno=1966 |ppp=81}}</ref> Il culto di Tengri sotto il nome di "T'angri Khan" è attestato tra gli Unni del Caucaso del nord nella cronaca armena attribuita a Movses Dasxuranci durante il tardo VII secolo. Movses registra anche che gli Unni del Caucaso adoravano gli alberi e bruciavano cavalli in sacrificio a Tengri, e che "facevano sacrifici al fuoco e all'acqua e ad alcuni dei delle strade, e alla luna e a tutte le creature considerate nel loro occhi per essere in qualche modo notevoli." CiEsistono sono anche alcuneinoltre prove perdi [[Sacrificio umano|sacrifici umani]] tra gli Unni europei. Maenchen-Helfen sostiene che gliesseri umani sembrano essere stati sacrificati durante il rito funerario di Attila, registrato in Giordania sotto il nome di ''strava''. Prisco afferma che gli Unni sacrificarono i loro prigionieri "alla vittoria" dopo essere entrati in [[Scizia]], ma questo non è altrimenti attestato come un'usanza unna e potrebbe essere una finzione.
 
==== Altre religioni ====
Oltre a queste credenze pagane, ci sono numerose attestazioni di Unni [[Conversione al cristianesimo|convertiti al cristianesimo]] e che ricevettero missionari cristiani. L'attività missionaria tra gli Unni del Caucaso sembra aver avuto particolare successo, con la conversione del principe unno [[Alp Ilteber]]. Attila nel suo impero sembra aver tollerato sia il Cristianesimo niceno che il [[Arianesimo|Cristianesimo ariano]] tra i suoi sudditi. Tuttavia, una lettera pastorale di [[Papa Leone Magno]] alla chiesa di [[Aquileia]] indica che gli schiavi cristiani prelevati da lì dagli Unni nel 452 furono costretti a partecipare alle attività religiose degli Unni.
 
=== Matrimonio e ruolo delle donne ===
Le élite dominanti degli Unni praticavano la [[poligamia]], mentre i cittadini comuni erano probabilmente [[Monogamia|monogami]]. Ammiano Marcellino sosteneva che le donne unne vivevano in isolamento, tuttavia il resoconto di prima mano di [[Prisco di Panion|Prisco]] le mostra muoversi liberamente muoversi e mescolarsi con gliagli uomini. Prisco descrive le donne unne che sciamano intorno ad Attila mentre entrava in un villaggio, così come la moglie del ministro di Attila [[Onegesio]] che offre al re cibo e bevande con i suoi servi. Prisco è stato in grado di entrare nella tenda della principale moglie di Attila, [[Kreka|Hereka]], senza difficoltà.
 
Prisco attesta anche che la vedova di [[Bleda]], fratello di Attila, era al comando di un villaggio attraversato dagli ambasciatori romani: il suo territorio potrebbe aver incluso un'area più ampia., ed era noto per aver avuto leader tribali donne. ePrisco sostiene, inoltre, che gli Unni probabilmente tenevano le vedove in grande rispetto. Modello: A causa della natura pastorale dell'economia degli Unni, le donne probabilmente avevanoesercitavano un grande grado di autorità sulla famiglia.
 
=== lacrimeLacrime di "Sangue" e Deformazionedeformazione cranica ===
Giordane scrisse che gli Unni "si procuravano ferite sulle guance come segno di lutto per i guerrieri più valorosi, piangendoli non con lacrime di donne ma con il sangue degli uomini". Inoltre gli Unni praticavano la deformazione cranica, allungandosi le teste probabilmente a imitazione dei nomadi [[sarmati]] di origine indoiranica. La deformazione cranica fu una pratica molto comune nel corso della storia. Il procedimento veniva applicato sin dalla più tenera infanzia e consisteva nello stringere la testa del bambino con un bendaggio, approfittando del fatto che a quell'età il cranio era ancora molle e in crescita. Nel caso di alcuni popoli, questa pratica serviva a indicare che il ragazzo era destinato al sacerdozio, ma nel caso degli Unni se ne ignora il significato.
[[File:0511 Turmschädel Württembergisches Landesmuseum Stuttgart anagoria.JPG|miniatura|cranioCranio di donna [[Alemannia|alamannica]] di 30-40 anni dei primi del [[VI secolo]]; esposto al Württembergisches Landesmuseum, Stoccarda, Germania. Il cranio si presenta deformato artificialmente, a dimostrazione della diffusione di questa pratica originaria prima dai Sarmati e poi in seguito dagli Unni (da cui gli Alemanni furono influenzati).]]
Le scoperte archeologiche dimostrano che gli Unni fasciavano le teste di alcuni bambini, che nella vita adulta continuavano, naturalmente, ad avere la testa deformata. Per questa ragione, è sorprendente che nessuna fonte greco-romana menzioni il fenomeno; ma forse, come suggerisce lo storico John Man, "gli uomini con la testa allungata costituivano un'élite". con Ll'obiettivo di «creare una chiara distinzione fisica tra la nobiltà e la plebe»<ref>Kim, Hyun Jin (2015). ''The Huns''. Routledge. ISBN <bdi>9781138841758.</bdi> p. 164.</ref>. Questa pratica non venne solo ed esclusivamente applicata dagli Unni ma anche dalle varie [[tribù germaniche]] sotto la loro influenza.
 
== Organizzazione militare degli unni ==
 
=== Tattiche e strategie ===
I metodi di guerra degli Unni nel suoloro insieme non sono ben studiatidocumentati. Una delle principali fonti di informazioni sullasul guerrametodo bellico degli Unni èproviene dallo storico romano Ammiano Marcellino, che include una descrizione estesa dei metodi di guerra degli Unni:
{{Citazione|ACombattono alle volte combattonose anche quandosono provocati, eed poi entrano iningaggiano battaglia radunati in masseschiere a forma di cuneo, mentrecon ilurla loroconfuse miscuglio di voci fa un rumoree selvaggioferoci. E siccomecome sono leggermentearmati attrezzatialla perleggera iled movimentoassaltano rapido,all’improvviso eper inaspettatiessere nell'azioneveloci, dicosì, propositodisperdendosi sia dividonobella improvvisamenteposta in bandemodo sparserepentino, attaccano e attaccano, correndocorrono qua e là in disordine, facendo stragi spaventose; e perprovocano lagravi lorostragi. straordinariaSenza rapiditàche dinessuno movimentoli nonveda, sigrazie vedonoall’eccessiva mairapidità attaccareattaccano unil baluardovallo o saccheggiaree unsaccheggiano accampamentol’accampamento nemico. EPotrebbero perpoi questoessere nonconsiderati esiterestisenz’alcuna a chiamarlidifficoltà i più terribili difra tutti i guerrieri, perchépoiché combattono daa lontanodistanza con dardigiavellotti di osso aguzzoforniti, invece delleche solited’una puntepunta di ferro, unitidi alleossa asteaguzze che sono attaccate con mirabilearte abilità;meravigliosa, poie, galoppanodopo negliaver spazipercorso intermedirapidamente ela combattonodistanza che li separa dagli avversari, lottano a corpo a corpo con lela spade,spada indipendentementesenz'alcun dallariguardo per la propria vita;. e mentreMentre i nemici sifanno guardanoattenzione dalle ferite deiai colpi di sciabolaspada, gettanoquelli scagliano striscesu di stoffa intrecciate in cappi sui loro avversari e li imprigionanolacci in modo taleche, da incatenarelegate le loro membra edegli togliergliavversari, iltolgono potereloro la possibilità di cavalcare o di camminare.|Storie di Ammiano Marcellino, 31.2.8–9 (p. 385).}}
Basandosi sulla descrizione di Ammiano, [[Maenchen-Helfen]] sostiene che le tattiche degli Unni non differivano notevolmente da quelle usate da altri arcieri nomadi a cavallo. Egli sostiene che le "masseschiere cuneiformia forma di cuneo" (''cunei'') menzionate da Ammiano erano probabilmente divisioni organizzate da clan e famiglie tribali, i cui capi potrebbero essere stati chiamati ''cur''. Questo titolo sarebbe stato quindi ereditato man mano che veniva tramandato al clan. Come Ammiano, anche lo scrittore del VI secolo [[Zosimo (storico)|Zosimo]] sottolinea l'uso quasi esclusivo degli arcieri a cavallo da parte degli Unni e la loro estrema rapidità e mobilità. Queste qualità differivano dagli altri guerrieri nomadi in Europa in quel momento: i [[Sarmati]], per esempio, facevano affidamento su [[catafratti]] pesantemente corazzati armati di lance. L'uso da parte degli Unni di terribili grida di guerra si trovaritrova anche in altre fonti. Tuttavia, alcune affermazioni di Ammiano sono state contestate dagli studiosi moderni. In particolare, mentre Ammiano afferma che gli Unni non conoscevano la lavorazione dei metalli, Maenchen-Helfen sostiene che un popolo così primitivo non avrebbe mai potuto avere successo nella guerra contro i romani.
 
Gli eserciti unni facevano affidamento sulla loro elevata mobilità e «un accorto senso di quando attaccare e quando ritirarsi». Un'importante strategia usata dagli Unni eraconsisteva unanella finta ritirata, fingendoossia nell’inscenare una finzione di fuggirefuga eper poi voltandosivoltarsi e attaccandoattaccare il nemico disordinato. Ne parlano gli scrittori Zosimo e [[Agazia]]. Tuttavia, non furono sempre efficaci nella battaglia campale, subendo la sconfitta a Tolosa nel 439, vincendo a malapena nella [[battaglia dell'Utus]] nel 447, probabilmente perdendo o in stallo nella battaglia dei campi catalauni nel 451, e perdendo nella [[Battaglia del fiume Nedao|battaglia di Nedao]] (454?). Christopher Kelly sostiene che Attila cercò di evitare "per quanto possibile, un impegno su larga scala con l'esercito romano". La guerra e la minaccia della guerra erano strumenti frequentemente usati per estorcere Roma; gli Unni si affidavano spesso ai traditori locali per evitare perdite. I resoconti delle battaglie notano che gli Unni fortificarono i loro accampamenti usando recinzioni mobili o creando dei cerchi di carri.
 
Lo stile di vita nomade degli Unni incoraggiava caratteristiche come l'eccellente abilità nell'equitazione, mentre gli Unni si addestravano alla guerra con la caccia frequente. Diversi studiosi hanno suggerito che gli Unni avessero difficoltà a mantenere la loro cavalleria a cavallo e lo stile di vita nomade dopo essersi stabiliti nella pianura ungherese, e che questo a sua volta ha portato a una marcata diminuzione della loro efficacia come combattenti.
 
Gli Unni sono quasi sempre noti come combattenti al fianco di popoli non unni, come [[germani]] o [[iranici]] o, in tempi precedenti, alleati.[215] Come nota Heather, "la macchina militare degli Unni crebbe, e crebbe molto rapidamente, incorporando un numero sempre maggiore di Germani dell'Europa centrale e orientale"<ref>Heather,{{cita libro |lingua=en |autore=Peter (Heather |anno=2005). ''|titolo=The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. |città=New York: |editore=Oxford University Press. pp. |p=332. |ISBN <bdi>=978-0-19-515954-7</bdi>.}}</ref>. Nella battaglia dei campiCampi catalauniciCatalaunici, Giordane notò che Attila aveva posto i suoi sudditi nelle ali dell'esercito, mentre gli Unni avevano il centro.
 
Una delle principali fonti di informazioni sulla guerra delle steppe dal tempo degli Unni proviene dallo [[Strategikon]] del VI secolo, che descrive la guerra di "Trattare con gli Sciti, cioè Avari, Turchi e altri il cui stile di vita ricorda quello dei popoli unni". Lo Strategikon descrive gli Avari e gli Unni come subdoli e molto esperti in materia militare. SonoSi descrittidescrive come preferisconoentrambi i popoli preferiscano sconfiggere i loro nemici con l'inganno, gli attacchi a sorpresa e il taglio dei rifornimenti. Gli Unni portaronoportavano un gran numero di cavalli da usare come sostituti e per dare l'impressione di poter contare su un esercito più grande in campagna. I popoli degli Unni non costruironocostruivano un campo trincerato, ma si sparserospargevano nei pascoli secondodivisi ilper clan, e custodironocustodivano i loro cavalli necessari finché non iniziaronofosse stato necessario iniziare a formare la linea di battaglia con la copertura del primo mattino. Lo Strategikon afferma che gli Unni disponevano anche sentinelle a distanze significative e in costante contatto tra loro per prevenire attacchi a sorpresa.
 
Secondo lo Strategikon, gli Unni non formaronoformavano una linea di battaglia usando il metodo usato dai romani e dai persiani, ma si disponevano in divisioni di dimensioni irregolari, in un'unica linea e mantenendo una forzacontingente militare separato e separatanascosto nelle vicinanze per imboscate e come riserva. Lo Strategikon afferma anche che gli Unni usavano formazioni profonde con un fronte denso e uniforme. Lo Strategikon afferma che gli Unni tenevano i loro cavalli di scorta e le salmerie su entrambi i lati della linea di battaglia a circa un miglio di distanza, con una guardia di dimensioni moderate, e talvolta legavano insieme i loro cavalli di riserva dietro la linea di battaglia principale. Gli Unni preferivano combattere a lungo raggio, utilizzando l'imboscata, l'accerchiamento e la finta ritirata. Lo Strategikon annota anche le formazioni a forma di cuneo menzionate da Ammiano e confermate come reggimenti familiari da Maenchen-Helfen. Lo Strategikon afferma che gli Unni preferivano inseguire i loro nemici senza sosta dopo una vittoria e poi logorarli con un lungo assedio dopo la sconfitta.
 
[[Peter Heather]] nota che gli Unni furono in grado di assediare con successo città e fortezze fortificate nella loro campagna del 441: erano quindi in grado di costruire [[macchine d'assedio]].<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 301-302. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>.</ref> Heather annota i molteplici percorsi possibili per l'acquisizione di questa conoscenza, suggerendo che potrebbe essere stata riportata dal servizio sotto Ezio, acquisita da ingegneri romani catturati, o sviluppata attraverso la necessità di fare pressione sulle ricche città stato della via della seta, e trasferita in Europa. Lo storico David Nicolle è d'accordo con quest'ultimo punto, e suggerisce persino che gli unni avessero una serie completa di conoscenze ingegneristiche, comprese le abilità per la costruzione di fortificazioni avanzate, come la fortezza di Igdui-Kala in Kazakistan.<ref>Nicolle,{{cita libro |lingua=en |autore=David (Nicolle |anno=2006). ''|titolo=Attila and the Nomad Hordes''. |città=Oxford: |editore=Osprey Publishing. |p. =18}}</ref>
 
=== Equipaggiamento militare ===
Lo Strategikon afferma che gli Unni usavano tipicamente la [[cotta di maglia]], spade, archi e lance e che la maggior parte dei guerrieri unni erano armati sia di arco che di lancia e li usavano in modo intercambiabile secondo necessità. Dichiara inoltre che gli Unni usavano del lino trapuntato, lana o talvolta bardature di ferro per i loro cavalli e indossavano anche cuffie e caftani trapuntati.<ref>Dennis,{{cita libro |lingua=en |autore=George T. (Dennis |anno=1984). ''|titolo=Maurice's Strategikon: Handbook of Byzantine Military Strategy'' |url=https://archive.org/details/mauricesstrategi00maur |città=Philadelphia: |editore=University of Pennsylvania Press. |pp=[https://archive.org/details/mauricesstrategi00maur/page/11 11–1311]–13, 116.}}</ref> Questa valutazione è ampiamente più convalidata da reperti archeologici di equipaggiamento militare unno, come le sepolture Volnikovka e Brut.
[[File:Bandhelm-Narona.JPG|miniatura|Bandhelm]]
[[File:Spangenhelm-Sinj.JPG|miniatura|[[Spangenhelm]] in ferro da Sinj; datato nel periodo delle [[Invasioni barbariche]] - Museo della regione Cetinska Krajina - Sinj, Dalmazia (Croazia).]]
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref name="Glad, Damien 2010">Glad,{{cita libro |lingua=en |autore=Damien (Glad |anno=2010). "|titolo=The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets". ''|capitolo=The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration'': 349–362.|pp=349-362}}</ref> Un elmo unno del tipo ''Segmentehelm'' è stato trovato a Chudjasky, uno [[Spangenhelm]] unno nella tomba di Tarasovsky nel 1784 e un altro del tipo ''Bandhelm'' a Turaevo.<ref>Miks,{{cita libro |lingua=de |autore=Christian (Miks |anno=2009). "|titolo=RELIKTE EINES FRÜHMITTELALTERLICHEN OBERSCHICHTGRABES? Überlegungen zu einem Konvolut bemerkenswerter Objekte aus dem Kunsthandel".; ''Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz |capitolo=56 |pp=395–538, 500}}</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all''interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref name="Glad, Damien 2010"/> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>{{cita libro |lingua=ru |autore=A.F. Medvedev |anno=1959 |titolo=K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi |titolotradotto=On the History of Plate Armor in Medieval Russia |editore=Soviet Archaeology |capitolo= 2 |p=119}}</ref>. Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'56introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell':era 395–538della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
 
==== Archi e frecce ====
[[File:02019 0565 Reflexbogen, Fürsten-Grab von Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Un "arco unno" riflesso cerimoniale ricostruito da una lamina d'oro trovata in una sepoltura nomade a Jakuszowice, nella moderna Polonia.<ref name="brill.com">{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=379|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref>]]
Le antiche fonti romane sottolineano l'importanza dell'arco per gli Unni, di cui era l’arma principale.<ref name="dx.doi.org">{{Cita pubblicazione|nome=M. H.|cognome=OFFORD|data=1º ottobre 1991|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498-498|accesso=5 aprile 2024|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> Essi usavano un arco composito o riflesso di quello che viene spesso chiamato di "tipo Unno", molto diffuso tra tutti i nomadi della steppa eurasiatica all'inizio del periodo che vide gli Unni prosperare. Tali archi misuravano tra 120 e 150 centimetri. Sono stati ritrovati ben pochi esemplari; in Europa, i pochi reperti sono raggruppati nella steppa del Ponto e nella regione del Medio Danubio.<ref name="dx.doi.org"/> La rarità degli esemplari sopravvissuti rende difficile affermare con precisione i vantaggi di quest'arma.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=383|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> Si sa che tali archi erano di difficile costruzione e probabilmente erano oggetti di grande valore: erano infatti realizzati con legno flessibile, strisce di corno o osso e tendini di animali.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|pp=383-384|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> L'osso utilizzato per rinforzare l'arco lo rendeva più resistente ma probabilmente meno potente.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024|data=4 agosto 2016|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|p=83}}</ref> Le tombe di figure identificate come "principi" tra gli Unni sono state rinvenute con all’interno archi cerimoniali dorati, in un'ampia area dal Reno al Dnepr.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns, Rome and the Birth of Europe|url=https://www.cambridge.org/core/product/identifier/9780511920493/type/book|accesso=5 aprile 2024|edizione=1|data=18 aprile 2013|editore=Cambridge University Press|p=203|ISBN=978-0-511-92049-3|doi=10.1017/cbo9780511920493}}</ref> Gli archi venivano sepolti posti sul petto del defunto.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024|data=4 agosto 2016|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|pp=82-83}}</ref>
 
Gli archi unni scagliavano frecce più grandi dei precedenti di "tipo scita" e, nella documentazione archeologica, la comparsa di punte di freccia trilobate in ferro è considerata un segno della loro diffusione.<ref>{{Cita libro|nome=Oleksandr|cognome=Symonenko|titolo=Warfare and Arms of the Early Iron Age Steppe Nomads|url=http://asianhistory.oxfordre.com/view/10.1093/acrefore/9780190277727.001.0001/acrefore-9780190277727-e-237|accesso=5 aprile 2024|data=28 giugno 2017|editore=Oxford University Press|lingua=en|ISBN=978-0-19-027772-7|doi=10.1093/acrefore/9780190277727.013.237}}</ref> Ammiano, pur riconoscendo l'importanza degli archi unni, non appare ben informato al riguardo e sostiene, tra l'altro, che gli Unni usassero solo frecce con punta in osso.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=221-222|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
p.500</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all'interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref name="Glad, Damien 2010"/> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>Medvedev, A.F. (1959). "K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi [On the History of Plate Armor in Medieval Russia]". ''Soviet Archaeology''. '''2''': 119.</ref>.Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell'era della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
 
==== Spade e altre armi ====
È anche ampiamente accettato che gli Unni introdussero in Europa il [[Scramasax|langseax]], una lama da taglio di 60 cm (24 pollici) che divenne popolare tra i germanici dell'era delle migrazioni e nell'esercito tardo romano.<ref>Kiss, Attila P. (2014). "Huns, Germans, Byzantines? The Origins of the Narrow Bladed Long Seaxes". ''Acta Archaeologica Carpathica''. '''49''': 131–164.</ref> Si ritiene che queste lame abbiano avuto origine in Cina e che i Sarmati e gli Unni servissero come vettore di trasmissione, utilizzando mari più corti in Asia centrale che si svilupparono nello stretto langseax nell'Europa orientale durante la fine del IV e la prima metà del V secolo. Queste lame precedenti risalgono al I secolo d.C., con il primo del tipo più recente apparso nell'Europa orientale, l'esempio Wien-Simmerming, datato alla fine del IV secolo d.C.
[[File:02019 0566 (2) Spatha of Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Una spada ritrovata in una tomba del periodo degli Unni proveniente da Jakuszowice nella moderna Polonia.<ref name="brill.com"/>]]
Ammiano riferisce che gli Unni usavano spade di ferro,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=Peter J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> e spade cerimoniali, pugnali e foderi decorati sono reperti frequenti nelle sepolture del periodo degli Unni. Inoltre, molte spade sono adornate con delle perle; questi elementi decorativi potrebbero aver avuto un significato religioso.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024|data=19 agosto 2013|editore=BRILL|pp=518-519|ISBN=978-90-04-25258-5|doi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> A partire da Joachim Werner, gli archeologi hanno sostenuto che gli Unni potrebbero aver originato la moda di decorare le spade con [[cloisonné]];<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge|p=170|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> tuttavia, Philip von Rummel sostiene che queste spade mostrano una forte influenza mediterranea, sono rare nel bacino dei Carpazi nel periodo contemporaneo agli Unni, e potrebbero essere state prodotte da officine bizantine.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=346-348|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref>
 
Thompson è scettico sul fatto che gli Unni potessero fondere la ghisa da soli,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> ma Maenchen-Helfen sostiene che "[l]'idea che i cavalieri unni si facessero strada fino alle mura di Costantinopoli e alla Marna con spade barattate e catturate è assurda."<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=12|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref> Una spada caratteristica usata dagli Unni e dai loro popoli sudditi era la lunga ''[[seax]]'' a lama stretta.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=396|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> A partire dal lavoro di J. Werner negli anni '50, molti studiosi hanno ipotizzato che gli Unni potrebbero aver introdotto questo tipo di spada in Europa.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Paweł|cognome=Valde-Nowak|data=2021-12|titolo=Editorial: Professor Zenon Woźniak. Editor of twenty-five volumes of Acta Archaeologica Carpathica|rivista=Acta Archaeologica Carpathica|volume=56|pp=9-12|accesso=5 aprile 2024|doi=10.4467/00015229aac.21.001.15342|url=http://dx.doi.org/10.4467/00015229aac.21.001.15342}}</ref> Nelle versioni più antiche, queste spade sembrano essere armi più corte e da taglio. Gli Unni, insieme agli Alani e ai popoli germanici orientali, usavano anche un tipo di spada conosciuta come ''spatha'' germanica orientale o asiatica, una lunga spada di ferro a doppio taglio con una guardia incrociata di ferro. Queste spade sarebbero state usate per abbattere i nemici che erano già stati messi in fuga dalle raffiche di frecce degli Unni.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024|data=19 agosto 2013|editore=BRILL|p=513|ISBN=978-90-04-25258-5|doi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> Fonti romane menzionano anche i lacci di corda come armi usate a distanza ravvicinata per immobilizzare gli avversari.<ref>{{Cita libro|nome=P. J.|cognome=Heather|titolo=The fall of the Roman Empire: a new history of Rome and the Barbarians|url=https://www.worldcat.org/title/ocm58595067|accesso=5 aprile 2024|data=2006|editore=Oxford University Press|p=157|oclc=ocm58595067|ISBN=978-0-19-515954-7}}</ref>
Gli Unni usavano un tipo di [[spatha]] in stile [[Ironia|iranico]] o [[Impero sasanide|sasanide]], con una lama lunga e dritta di circa 83 cm (33 pollici), solitamente con una piastra di protezione in ferro a forma di diamante. Spade di questo stile sono state trovate in siti come Altlussheim, Szirmabesenyo, Volnikovka, Novo-Ivanovka e Tsibilium 61. In genere avevano le impugnature in lamina d'oro, foderi in lamina d'oro e accessori del fodero decorati in stile policromo. La spada veniva portata nello "stile iraniano" attaccata a un cinturone, piuttosto che su un [[balteo]]<ref>Kazanski, Michel (2013). "Barbarian Military Equipment and its Evolution in the Late Roman and Great Migration Periods (3rd–5th C. A.D.)". ''War and Warfare in Late Antiquity''. '''8''' (1): 493–522. doi:10.1163/9789004252585_016. ISBN <bdi>9789004252585</bdi>.</ref>.
 
Alcuni Unni o le popolazioni a loro sottomesse potrebbero anche aver portato lance pesanti, come attestato per alcuni mercenari unni nelle fonti romane.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=239|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
L'arma più famosa degli Unni è l'arco ricurvo composito di tipo Qum Darya, spesso chiamato "arco unno". Questo arco fu inventato nel terzo o secondo secolo a.C. con i primi ritrovamenti vicino al lago [[Lago Bajkal|Baikal]], ma si diffuse in tutta l'Eurasia molto prima della migrazione unna. Questi archi erano caratterizzati dall'essere asimmetrici nella sezione trasversale tra 145 e 155 cm (57 e 61 pollici) di lunghezza, con 4-9 torni sull'impugnatura e nelle siyah.<ref name="Reisinger, Michaela R. 2010">Reisinger, Michaela R. (2010). "New Evidence About Composite Bows and Their Arrows in Inner Asia". ''The Silk Road''. '''8''': 42–62.</ref> Sebbene gli archi interi sopravvivano raramente nelle condizioni climatiche europee, i reperti di osso Siyah sono abbastanza comuni e caratteristici delle sepolture della steppa. Esemplari completi sono stati trovati in siti nel bacino del Tarim e nel deserto del Gobi come Niya, Qum Darya e Shombuuziin-Belchir. I nomadi eurasiatici come gli Unni usavano tipicamente punte di freccia di ferro trilobate a forma di diamante, attaccate usando catrame di betulla e un codolo, con aste tipicamente di 75 cm (30 pollici) e impennate attaccate con catrame e tendini. Si ritiene che tali punte di freccia trilobate siano più precise e abbiano un potere di penetrazione o una capacità di ferire migliori rispetto alle punte di freccia piatte.<ref name="Reisinger, Michaela R. 2010"/> I ritrovamenti di archi e frecce in questo stile in Europa sono limitati ma archeologicamente evidenziati. Gli esempi più famosi provengono da Wien-Simmerming, anche se più frammenti sono stati trovati nei Balcani settentrionali e nelle regioni dei Carpazi.<ref>Kazanski, Michel (2018). "Bowmen's Graves from the Hunnic Period in Northern Illyricum". In Nagy; et al. (eds.). ''To Make a Fairy's Whistle from a Briar Rose:" Studies Presented to Eszter Istvánovits on her Sixtieth Birthday''. Nyíregyháza: Jósa András Museum. pp. 207–217.</ref>
 
== Storia ==
Ad inizio del II secolo [[DionisioDionigi il PeriegetePeriegeta]] parla di un popolo, forse gli Unni, che viveva lungo il [[Mar Caspio]]. attorno alSuccessivamente [[200Mosè di Corene]], enella inoltresua nel''Storia [[214]],degli Armeni'' ([[ChoroneiAlbania Mozescaucasica]], nellaall'incirca suacorrispondente "Storiacon delll'Armenia"), indica gli ''"Hunni''" come vicini dei [[Sarmati]] e prosegue descrivendo come catturarono la città di Balk (Kush in armeno) in un periodo tra il [[194]] e il [[214]], spiegando perché i greci chiamavano quella città '''Hunuk'''. Senza la presenza degli Xiongnu, la Cina visse un secolo di pace, interrotto quindi dalla famiglia Liu di Unni Tiefu che tentò di ristabilire la sua presenza nella Cina occidentale. In Occidente, i [[Impero romano|Romani]] invitarono gli Unni ad ovest dell'[[Ucraina]], alla colonizzazione della [[Pannonia]] nel [[361]] e [[372]], sotto il governo del loro capo Balimir, così che essi sconfissero gli [[Alani]]. In [[Oriente (regione geografica)|Oriente]] invece, all'inizio del [[V secolo]], [[Tiefu Xia]] è l'ultima dinastia degli Unni nella Cina orientale, mentre sono presenti gli [[Unni Alchon|Alchon]] e gli [[HunaHunas]] in [[Afghanistan]] e [[Pakistan]]. Da qui in poi, decifrare la storia degli Unni e dei loro successori diventa più semplice per via degli eventi relativamente bene documentati da fonti bizantine, armene, iraniane, indiane e cinesi. Fino al VI secolo è sopravvissuto il principato unno di Yue-Pan in Asia centrale nell'orbita [[Sogdiana]].
 
=== Gli Unni in Europa ===
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[[File:450 roman-hunnic-empire 1764x1116.jpg|thumb|upright=1.4|left|Massima espansione dell'impero unno (arancione chiaro), 451 circa]]
 
Gli Unni, originari dell'Asia centrale, arrivarono in [[Europa]] alla fine del IV secolo-inizi del V secolo, scacciati dalla Cina grazie alle armi e alle strutture di difesa avanzate sviluppate dai cinesi, come nuovi usi per gli esplosivi, catapulte più precise e la balestra in bronzo e l'arco. La calata delle orde nomadi degli Unni sulle pianure dell'[[Ucraina]] e della [[Bielorussia]] avvenne tra il [[374]] ed il [[376]] sotto il Re [[Octar]] e si concretizzò come il classico "[[Effettoeffetto domino]]": vennero travolti dapprima [[Sarmati]], [[Alani]], [[Ostrogoti]], [[Sciri]], [[Rugi]] ([[Battaglia del fiume Erac]]) e, quindi, [[Visigoti]], [[Eruli]], [[Gepidi]], [[Burgundi]], [[Franchi]], [[suebi|SveviSuebi]], [[Vandali]] ed [[Alemanni|Alamanni]], i quali tra il [[378]] ed il [[406]] si abbatterono in massa sull'[[Impero romano d'Occidente]], disintegrandolo nel giro d'una settantina d'anni e creando, al suo posto, i [[regni romano-barbarici]]. Intorno al 385 gli Unni occuparono brevemente Colonia e secondo la tradizione vi uccisero [[Sant'Orsola]] e le sue compagne. Nel frattempo un gruppo di Unni misto ad [[Avari]], a [[Popoli turchi|Turchi]] e a [[Bulgari]], staccatosi dall'orda principale, aveva messo a ferro e fuoco l'[[Impero Sasanide]] di [[Persia]], stanziandosi nelle regioni comprese tra il [[Lago Balqaš]] ed il [[Indo|Fiume Indo]], ede invadendoinvaso l'[[India]] stessa.
 
Nel 395 grandi concentrazioni di Unni erano ancora a nord del Mar Nero, da cui partirono in quello stesso anno incursioni che devastarono sia l'Impero romano d'Oriente che la Persia.<ref>{{cita|Heather|p. 252.}}.</ref> [[San Girolamo]], che in quel momento risiedeva a Betlemme, scrisse terrorizzato:
{{Citazione|Ma proprio un anno fa, eccoti piombare su di noi, dalle più lontane regioni rupestri del Caucaso, dei lupi. Non erano dell'Arabia, no, erano del Nord, e in poco tempo hanno traversato immensi territori. Quanti monasteri hanno requisito! Quanti fiumi si sono visti cambiare l'acqua in sangue umano!... Branchi di prigionieri vennero trascinati via. L'Arabia, la Fenicia, la Palestina e l'Egitto sono in preda al terrore, come paralizzate. Potessi avere anche cento lingue e cento bocche e una voce di ferro, non potrei ugualmente fare una rassegna completa di tutti questi disastri.}}
Fu intorno all'inizio del V secolo che presumibilmente avvenne la migrazione nella grande pianura ungherese: nel 412-413, anno in cui lo storico e ambasciatore [[Olimpiodoro di Tebe]] condusse un'ambasceria presso gli Unni, erano già stanziati lungo il corso medio del Danubio,<ref>{{cita|Heather|p. 253.}}.</ref> in una posizione strategica a cavallo tra i due imperi, sempre meno solidali tra di loro, che consentiva una politica di oscillazione tra i due: ormai non potevano che attaccare uno dei due imperi o fornire mercenari a caro prezzo.<ref name=":0" /> Probabilmente, secondo la teoria di Heather, fu lo spostamento degli Unni a spingere Radagaiso a invadere l'Italia, Vandali, Alani, Svevi e Burgundi a invadere le Gallie, e [[Uldino]] a invadere la Tracia durante la crisi del 405-408.<ref>{{cita|Heather|p. 254.}}.</ref> All'epoca dell'ambasceria di Olimpiodoro, gli Unni erano governati da molti re, ma nel giro di vent'anni, probabilmente attraverso lotte violente, il comando fu unificato sotto un unico re: Attila.<ref>{{cita|Heather|pp. 394-395.}}.</ref>
 
L'alleanza tra romani e Unni durò dal 401, anno in cui il re [[Uldino]] portò la testa di [[Gainas]] all'imperatore [[Arcadio]], al 450,<ref name=":0">{{Cita libro|autore=[[Michel Rouche]]|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=[[Salerno Editrice]]|città=[[Pioltello]] (MI)|p=75 e 79|volume=14|capitolo=IV- Il grande scontro (375-435)|ISSN=2531-5609}}</ref> pur con fasi alterne.<ref>Uldino attaccò nel 405-6 e nel 408 i Balcani dell'Impero d'Oriente</ref>
 
Nel [[V secolo]] gli Unni costituirono un regno nell'Europa centrorientale, e come gli orientali Xiongnu, incorporarono gruppi di popolazioni tributarie, arrestando il flusso migratorio ai danni dell'Impero da essi stessi provocato, in quanto, volendo dei sudditi da sfruttare, impedirono ogni migrazione da parte delle popolazioni sottomesse. Nel caso europeo, [[Alani]], [[Gepidi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Sarmati]], [[Slavi]] e specialmente le tribù [[goti]]che, vennero tutti uniti sotto la supremazia militare della famiglia degli Unni. Guidati dai re [[Rua]], [[Attila]] e [[Bleda]], gli Unni si rafforzarono molto. Attila (406-453) apparteneva alla famiglia reale. Nel [[432]] gli Unni avevano un tale potere che lo zio di Attila, il re Rua, riceveva un consistente tributo dall'impero. Ottennero la supremazia sui loro rivali, molti dei quali altamente civilizzati, grazie alla loro abilità militare, mobilità e ad armi come l'[[arco unno]].
 
Negli anni 430 furono impiegati come mercenari dal ''[[magister militum]]'' [[Flavio Ezio|Ezio]] per le sue campagne in Gallia, ottenendo, in cambio del loro appoggio, parte della [[Pannonia]]; grazie al sostegno degli Unni, Ezio riuscì a vincere nel 436 i [[Burgundi]], massacrati dall'esercito romano-unno di Ezio, ridotti all'obbedienza e insediati come ''foederati'' intorno al lago di Ginevra; gli Unni risultarono poi decisivi anche nella repressione della rivolta dei [[bagaudi]] in Armorica e nelle vittorie contro i Visigoti ad [[battaglia di Arles|Arelate]], e [[battaglia di Narbona (436)|a Narbona]],<ref>{{cita|Heather|pp. 350-351.}}.</ref> grazie alle quali nel 439 i Visigoti accettarono la pace alle stesse condizioni del 418. La scelta di Ezio di impiegare gli Unni trovò però l'opposizione di taluni, come il vescovo di [[Marsiglia]] [[Salviano di Marsiglia|Salviano]], autore del ''De gubernatione dei'' ("Il governo di Dio"),<ref>{{cita|Kelly|pp. 95-96.}}.</ref> secondo cui l'impiego dei pagani Unni contro i cristiani (seppur [[Arianesimo|ariani]]) Visigoti non avrebbe fatto altro che provocare la perdita della protezione di Dio, perché i Romani «avevano avuto la presunzione di riporre la loro speranza negli Unni, essi invece che in Dio». Si narra che nel 439 [[Litorio]], arrivato ormai alle porte della capitale visigota [[Tolosa]], che intendeva conquistare annientando completamente i Visigoti, permettesse agli Unni di compiere sacrifici alle loro divinità e di predire il futuro attraverso la [[scapulomanzia]], suscitando lo sdegno e la condanna di scrittori cristiani come Prospero Tirone e Salviano, che si lamentarono anche per i saccheggi degli Unni contro gli stessi cittadini che erano tenuti a difendere. Litorio poi perse la battaglia decisiva contro i Visigoti e fu giustiziato. Secondo Salviano, la sconfitta degli arroganti Romani, adoratori degli Unni, contro i pazienti Goti, timorati di Dio, oltre a costituire una giusta punizione per Litorio, confermava il passo del [[Nuovo Testamento]], secondo cui «chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà esaltato.»<ref>Salviano, ''De gubernatione Dei'', [http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_07_book7.htm VII, 9].</ref>
 
==== Campagne balcaniche di Attila ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.7|Gli Unni all'attacco.]]
La situazione cambiò drasticamente quando a capo degli Unni salì [[Attila]] nel [[445]], la cui ferocia è rimasta leggendaria. Questi, già nel 441-442, quando condivideva ancora il governo con il fratello Bleda, attaccò i territori dell'Impero romano d'Oriente approfittando dello sguarnimento del fronte danubiano dovuto all'invio di una potente flotta da parte dell'Impero d'Oriente nel tentativo di recuperare Cartagine ai Vandali. Gli Unni espugnarono rapidamente Vidimacium, Margus e Naissus, costringendo l'Impero d'Oriente a rinunciare alla guerra contro i Vandali, richiamando la flotta, e poco tempo dopo, a comprare la pace accettando di pagare un tributo di 1.400 libbre d'oro all'anno.<ref>{{cita|Heather|pp. 372-373.}}.</ref> Teodosio II, però, ritornata la flotta, smise di pagare il tributo agli Unni, nella speranza che con i Balcani non sguarniti di truppe e con il potenziamento delle difese, sarebbe riuscito a respingere gli attacchi unni. Quando gli arretrati raggiunsero le 6.000 libbre d'oro, nel 447, Attila protestò, e al rifiuto dell'Imperatore di sborsare le 6.000 libbre d'oro in questione, il re unno reagì con la guerra.<ref>{{cita|Heather|pp. 374-375.}}.</ref> Nell'invasione del 447, Attila sconfisse più volte gli eserciti romano-orientali, non riuscendo ad espugnare Costantinopoli, ma devastando gli interi Balcani Orientali e costringendo l'Impero romano d'Oriente ad accettare una pace umiliante:
{{Citazione|[Tutti] i fuggiaschi dovettero essere riconsegnati agli Unni, e bisognò versare 6.000 libbre d'oro per le rate arretrate del tributo; e di lì in avanti il tributo stesso sarebbe stato di 2.100 libbre d'oro all'anno; per ogni prigioniero di guerra romano [preso dagli Unni] che fosse scappato e riuscito a tornare in patria senza [che per lui fosse pagato alcun] riscatto, si sarebbero versati dodici solidi ... e ... i Romani non avrebbero dovuto accogliere gli Unni fuggiaschi.|Prisco, ''Storie''.}}
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>{{cita|Heather|p. 380.}}.</ref>
 
==== Campagne occidentali di Attila ====
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Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Flavio Ezio|Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[PoMincio]], dove incontrò un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che proprio il papa abbiagli fermatomostrò il crocifisso e Attila mostrandogligli ilvide crocifissoal seguito una schiera di angeli, e spaventato tornò indietro). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione (in [[Italia]], infatti, stava infuriando un'epidemia di [[colera]] e di [[malaria]] e la [[Pianura padana]] non era in grado di dar sostentamento all'orda<ref>La parola ''orda'' viene spesso riferita agli Unni con una valenza semantica decisamente ma è interessante sapere che il sostantivo è perfettamente adeguato, significano ''ordu'' in [[lingua turca]] "esercito".</ref> barbarica) potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe chementre [[Marciano (imperatore)|Marciano]] mandò delle truppe oltre il Danubio, potrebberol’armata averglidi datoEzio ragioneera didiscesa retrocedere,dalla oFrancia forsee entrambesi letrovava cosein sonoLiguria concausalidiretta allaverso suaAttila ritirataper braccarlo, e questi potrebbero avergli dato ragione di retrocedere. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dallo scalpello di [[Alessandro Algardi|Algardi]]" (come l'ha chiamata [[Edward Gibbon]]) di [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[Pietro apostolo]] e [[Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,<ref>{{cita|Luttwak|p. 62.}}.</ref> e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildikó]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto e i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
 
==== Collasso deldell'impero suodi imperoAttila ====
Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. Dopo il suo decesso, l'Impero unno si disgregò rapidamente: infatti i tre figli di Attila ([[Dengizico|Dengizich]], [[Ellac]] e [[Ernakh|Ernac]]) non riuscirono a sedare le rivolte per l'indipendenza dei sudditi degli Unni, portando alla rapida caduta dell'Impero unno. Il primo gruppo ad ottenere l'indipendenza fu quello dei [[Gepidi]], guidati da re [[Ardarico]], che sconfissero nel 453-454 l'esercito unno nella [[Battaglia del fiume Nedao]] ([[454]]), costringendo gli Unni a riconoscere loro l'indipendenza.<ref>{{cita|Heather|p. 426.}}.</ref> Negli anni successivi tutti gli altri gruppi (come Sciri, Rugi, Eruli, Longobardi, Ostrogoti) ottennero gradualmente l'indipendenza dagli Unni, e nel 468 gli Unni persero la propria indipendenza, finendo per essere arruolati come mercenari dall'Impero romano d'Oriente.
 
La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le [[tribù germaniche]], ed è una componente importante nella [[Völsunga Saga]] e [[Hervarar Saga]], in [[norvegese antico]], e nel [[Nibelungenlied]], in [[antico germanico]]. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella ''Hervar Saga'', i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del [[Danubio]]. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (''Atli'' in Norvegese e ''Etzel'' in Germanico) sconfigge il re [[Franchi|franco]] [[Sigisberto I]] (''Sigurðr'' o ''Siegfried'') e il re [[Burgundi|burgundo]] [[Gontran I]] (''Gunnar'' or ''Gunther'') ma è successivamente assassinato dalla regina [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]] (''Gudrun'' o ''Kriemhild''), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.
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== Cronologia degli Hsiung-nu / Unni asiatici ==
La seguente cronologia è ricavata in parte da documentazione storica cinese e in parte da ricerche di paleoantropologia della Siberia.
 
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| 197 a.C. || Guerra tra Unni e Yueh-chi
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| 165 a.C. || '''Vittoria degli Unni sugli Yueh-chi'''. Migrazione degli [[Yueh-chi]] al di là del Tien-Shan e dei [[Wusun]] nella pianura dei Sette fiumi (Semirecie).
|-
| 158 a.C. || Incursioni unne in Cina
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;Annotazioni
{{Gruppo di note}}
<references group="lower-alpha"/>
 
== Bibliografia ==
'''Fonti primarie'''
* {{la}} [[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI''.
* {{la}} [[Giordane]], ''Getica'', {{cita web|url=https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html|titolo=traduzione in inglese QUI}}
* {{el}} [[Prisco di Panion]], ''Prisci Panitae Fragmenta'', in {{cita libro|curatore= [[Karl Wilhelm Ludwig Müller]]|titolo= Fragmenta Historicorum Graecorum|anno=1851 |città=Parigi |pp=Volume IV, 69–110|url=https://books.google.it/books?id=quBFAQAAMAAJ&pg=PA200&dq=%22Fragmenta+HIstoricorum+graecorum%22+Menandro&hl=it&sa=X&ved=0CCYQ6AEwAGoVChMI9-61oMbzxwIVyTkaCh1HIQ9f#v=onepage&q=%22Fragmenta%20HIstoricorum%20graecorum%22%20Menandro&f=false}}
* {{la}} [[Salviano di Marsiglia]], ''De gubernatione Dei'', {{cita web|url=http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_00_intro.htm|titolo=traduzione in inglese QUI}}
 
'''Studi moderni'''
* {{cita libro |autore=Peter cognome=Heather | nome=Peter | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2006 | ISBN=978-88-11-68090-1 | cid=Heather}}
* {{cita libro| cognome=Kelly | nomeautore=Christopher |Kelly |titolo=Attila e la caduta di Roma | editore=Bruno [[Mondadori]] | città=Milano | anno=2009 | ISBN=9788861593633 | cid=Kelly}}
* {{cita libro| nomeautore=Edward N. | cognome=Luttwak | titolo=La grande strategia dell'Impero bizantino | anno=2009 | editore=Rizzoli | città=Milano | ISBN=9788817053570 | cid=Luttwak}}
* {{Cita libro |autore=Otto J. Maenchen-Helfen |curatore=Knight |titolo=The World of the Huns: Studies in Their History and Culture |url=https://archive.org/details/bub_gb_CrUdgzSICxcC_2 |editore=University of California Press |anno=1973 |isbn=978-0-520-01596-8 |cid=Maenchen-Helfen, 1973 |lingua=en}}
 
== Altri progetti ==
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[[Categoria:Unni| ]]