Unni: differenze tra le versioni
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{{Popolo
|nome = Unni
|immagine =
|didascalia = <small>Ricostruzione di un cavaliere unno dello storico e scultore [[George Stuart|George S. Stuart]], Museo di Ventura County.</small>
|didascalia = Gli Unni in battaglia contro gli [[Alani]]<br/><small>(illustrazione ottocentesca di [[Johann Nepomuk Geiger]])</small>▼
|alternativi =
|sottogruppi =
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|distribuzione3 =
|popolazione3 =
|note = forse lo stesso popolo degli [[Xiongnu|Hsiung-Nu]]
}}
Gli '''Unni''' erano un popolo guerriero [[nomade]], proveniente dalla [[Siberia]] meridionale, che giunse in [[Europa]] nel [[IV secolo]]. Sono particolarmente conosciuti per le incursioni compiute a metà del [[V secolo]] contro l'[[
== Origini ==
In passato è stata proposta un'identificazione con gli
▲[[File:Hunnen.jpg|miniatura|
Addirittura, un principato unno che comprendeva i territori delimitati
Si diceva che dove passassero gli Unni non crescesse più l'erba. Questo fa bene intendere quali fossero le devastazioni arrecate dalle loro scorrerie.
Da quando [[Joseph de Guignes]] nel [[XVIII secolo]] ha identificato gli Unni con gli ''[[
* Gli Unni e gli
* Anche il modo di legare i capelli era differente: gli
* Inoltre il rinvenimento di artefatti bronzei
{{Citazione|I bronzi di Ordos furono prodotti da o per gli
* Sono stati rinvenuti inoltre ulteriori reperti archeologici a Ivolga in Russia nel 1996, che confermano le notevoli differenze tra
Secondo una congettura di Christopher Kelly, per niente affatto convinto della corrispondenza tra Unni e
La stirpe mongolide degli Unni viene messa in dubbio anche da altri studiosi:
{{Citazione|"Sulla spinosa querelle relativa alla complessa origine degli Unni, ritenuti generalmente di stirpe mongolide, si è ora propensi a prendere atto che i dati posseduti non risultino chiarificatori, in quanto basati in larga misura su considerazioni etimologiche [… che] non solo rappresenterebbero realtà storiche diverse, ma sarebbero anche linguisticamente scollegate tra loro […].
È tuttavia legittimo chiedersi da dove mosse, come ultima sede, il popolo che travolse Alani e Goti.
La
Gli Unni non devono essere confusi con gli ''Aparni'' ("[[Unni Bianchi]]")<ref>Gli
=== Etimologia ===
Il nome "Unni" è attestato nelle fonti classiche europee con il greco Οὖννοι (Ounnoi) e latino Hunni o Chuni.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gerhard|cognome=Doerfer|data=1971-01|titolo=Bemerkungen zur Methodik der türkischen Lautlehre|rivista=Orientalistische Literaturzeitung|volume=66|numero=1-6|p=8|accesso=6 aprile 2024|doi=10.1524/olzg.1971.66.16.163|url=http://dx.doi.org/10.1524/olzg.1971.66.16.163}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|data=2009|titolo=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|rivista=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|volume=15|numero=4|p=528|accesso=6 aprile 2024|doi=10.25162/jgo-2009-0026|url=http://dx.doi.org/10.25162/jgo-2009-0026}}</ref> John Malalas registra il loro nome come Οὖννα (Ounna).<ref>{{Cita libro|titolo=Dubitando: studies in history and culture in honor of Donald Ostrowski|data=2012|editore=Slavica Publishers|p=31|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Un'altra possibile variante greca potrebbe essere Χοὖνοι (Khounoi), sebbene l'identificazione di questo gruppo con gli Unni sia contestata.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge/Taylor & Francis Group|p=66|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> Le fonti classiche usano spesso anche i nomi di nomadi della steppa più antichi e non imparentati invece del nome Unni, chiamandoli Massagetae, Sciti e Cimmeri, tra gli altri nomi.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=6 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=4-9|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
L'etimologia di "Unni" non è chiara. Varie etimologie proposte generalmente presuppongono almeno che i nomi dei vari gruppi eurasiatici conosciuti come Unni siano correlati. Sono state proposte numerose etimologie turche, che fanno derivare il nome variamente dal turco ön, öna (crescere), qun (ghiottone), kün, gün, un suffisso plurale «che presumibilmente significa 'popolo'»,<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=The Ethnic Name Hun|rivista=Journal of the American Oriental Society|numero=|p=237|doi=10.2307/595148|url=}}</ref> qun (forza), e hün (feroce).<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=237|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Maenchen-Helfen respinge tutte queste etimologie turche come "semplici supposizioni"<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=236|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> e propone un'etimologia iraniana, da una parola simile a hūnarā (abilità), hūnaravant (abile). Egli suggerisce che in origine il termine potrebbe aver designato un rango piuttosto che un'etnia.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|pp=237-238|accesso=6 aprile 2024|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Robert Werner ha avanzato un'etimologia dal [[Lingua tocaria|tocario]] ku (cane), suggerendo - come i cinesi chiamavano i cani Xiongnu - che il cane fosse l'animale totem della tribù degli Unni. Confronta anche il nome Massagetae, notando che l'elemento saka in quel nome significa cane.<ref>{{Cita libro|autore=Robert Werner|titolo=Das früheste Auftreten des Hunnennamens Yüe-či und Hephthaliten|dataoriginale=1967|editore=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas.|p=555|volume=15}}</ref> Altri come Harold Bailey, S. Parlato e Jamsheed Choksy hanno sostenuto che il nome deriva da una parola iraniana simile: Ẋyaona, ed era un termine generalizzato che significa "ostili, oppositori". Christopher Atwood respinge questa possibilità su basi fonologiche e cronologiche.<ref>{{Cita libro|nome=Brian J.|cognome=Boeck|nome2=Russell Edward|cognome2=Martin|nome3=Daniel Bruce|cognome3=Rowland|titolo=Huns and Xiōngnú: New Thoughts on an Old Problem|data=2012|editore=Slavica|p=40|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Pur non arrivando ad un'etimologia di per sé, Atwood fa derivare il nome dal fiume Ongi in Mongolia, che era pronunciato uguale o simile al nome Xiongnu, e suggerisce che originariamente fosse un nome dinastico piuttosto che un nome etnico.<ref>{{Cita libro|nome=Christopher P.|cognome=Atwood|titolo=The Kai, the Khongai, and the Names of the Xiōngnú|collana=International Journal of Eurasian Studies|dataoriginale=2015|pp=45-47|volume=2}}</ref>
== Cultura ==
Gli Unni erano un popolo bellicoso, probabilmente di origine mongola, sebbene la loro identificazione con gli Hsiung-Nu non sia certa. Lo storico romano [[Ammiano Marcellino]], scrivendo intorno al 390, in una digressione della sua opera dipinge gli Unni come un popolo rozzo e incivile:
{{Citazione|Il popolo degli
La descrizione di Ammiano, secondo lo storico revisionista [[Christopher Kelly]] non è del tutto attendibile, in quanto influenzata dal topos letterario della contrapposizione tra lo straniero percepito come "rozzo" e "incivile" e i "civilizzati" Romani. A detta dello storico australiano, tutti i popoli al di fuori del confine romano, erano considerati razze inferiori e senza leggi, e venivano caratterizzati dunque come brutali, disonesti, irrazionali, feroci, incolti, senza una buona forma di governo o una vera religione.<ref name=Kel17-36/> Inoltre la descrizione di Ammiano è influenzata dai suoi modelli letterari (in primis [[Erodoto]] quando descrive gli Sciti), ed è improbabile, secondo il suddetto storico, che Ammiano abbia mai fatto personalmente conoscenza con un unno, a differenza dello storico del V secolo [[Prisco di Panion]] che visitò la corte di Attila e fa una descrizione più attendibile e positiva, e meno stereotipata degli Unni.<ref name=Kel17-36/> Evidenti errori nella descrizione di Ammiano sono ad esempio l'affermazione che vivessero sempre sui carri, perché, come attesta ad esempio Prisco, essi facevano uso delle tende, oppure l'affermazione secondo cui gli Unni non avevano "bisogno né di fuoco né di cibi conditi":
Non si conosce quasi nulla della [[lingua unna]], di essa sono oggi pervenuti solo alcuni nomi di persona e pochissimi vocaboli. L'ipotesi più accettata è che si trattasse di una [[Lingue altaiche|lingua altaica]] ma sono state avanzate, soprattutto nel passato, diverse altre teorie che la vorrebbero vicina al moderno [[Lingua ungherese|ungherese]] o addirittura alle [[lingue iraniche]].
=== Arte e cultura materiale ===
Ci sono due fonti per la cultura materiale e l'arte degli Unni: antiche descrizioni e reperti archeologici. Sfortunatamente, la natura nomade della società unna ha portato a un lasciato molto scarso nella documentazione archeologica. Infatti, sebbene una grande quantità di materiale archeologico sia stata portata alla luce dal 1945, a partire dal 2005 c'erano solo 200 sepolture unniche identificate positivamente da cui sono state ricavate oggetti di cultura materiale unna. Quindi può essere difficile distinguere i reperti archeologici unni da quelli dei Sarmati, poiché entrambi i popoli vivevano nelle immediate vicinanze e sembrano aver avuto culture materiali molto simili. Quindi alcuni storici avvertono
==== Calderoni sacrali ====
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==== Gioielleria e altri oggetti di uso comune ====
[[File:Hunnish - Fibula - Walters 57558.jpg|alt=Si tratta di una fibula ovale traforata incastonata con una corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro. Le celle traforate erano probabilmente originariamente riempite con inserti in pietra. Le perline dorate lungo il bordo sono caratteristiche dell'artigianato unno.|miniatura|[[Fibula (spilla)|Fibula]] ovale degli Unni traforata con corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro, [[IV secolo]], [[Walters Art Museum]]]]
Sia le fonti antiche che i reperti archeologici provenienti dalle tombe confermano che gli Unni indossavano molti [[Diadema|diademi]]
==== Indumenti ====
[[File:Hunnish - Bracelet - Walters 571082 - Detail Front.jpg|alt=Questo superbo bracciale tubolare si chiude con un fermaglio decorato con granulazione, un segno distintivo dell'artigianato unno, attorno a un granato rotondo centrale. I dorsi degli emisferi sono decorati con una filigrana. Mentre anche le donne unne indossavano gioielli, le grandi dimensioni di questo braccialetto suggeriscono che sarebbe stato indossato da un uomo, in alto sul braccio.|sinistra|miniatura|Bracciale Unno - del V secolo - Dettaglio frontale]]
Buone descrizioni degli abiti degli Unni sono note grazie alle sepolture nell'Asia centrale. Indossavano probabilmente i [[Khalat]], che mancano nelle fonti greco-romane.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|p=119|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Lo storico bizantino Prisco riferisce di aver visto un mercante greco che scambiò per un Unno perché indossava abiti "sciti"; questo sembra dimostrare che gli Unni indossavano un abito distinto che faceva parte della loro identificazione etnica.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|p=16|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Ammiano riferisce che gli Unni indossavano abiti di lino o pellicce di topi e gambali di pelle di capra, che non lavavano.<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=47|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> Sebbene l'uso di pellicce e lino possa essere accurato, la descrizione degli Unni con pelli di animali sporche e con addosso pelli di topo è chiaramente derivata da stereotipi e [[Topos|topoi]] negativi sui barbari primitivi.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=115-116|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Prisco menziona anche l'uso di varie pellicce di animali rare e costose, e menziona le ancelle della regina [[Kreka]] di Attila che tessono biancheria decorativa.
Utilizzando reperti dal moderno Kazakistan, l'archeologo Joachim Werner ha descritto l'abbigliamento unno come probabilmente costituito da grembiuli lunghi fino al ginocchio e con maniche (il khalat appunto), che a volte erano fatti di [[seta]], così come pantaloni e stivali di pelle.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=116-117|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref> Sia San Girolamo che Ammiano descrivono gli Unni come indossanti un berretto rotondo, probabilmente fatto di feltro, molto simile al berretto frigio.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=171-172|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
{{Citazione|un berretto rotondo, come lo vediamo raffigurato in Ulisse, come se una palla fosse divisa a metà e una delle parti posta sulla testa. Questo i greci e il nostro popolo lo chiamano τιάραν, alcuni lo chiamano Galerus|[[San Girolamo]], Epistulae LXIV, 13|Rotundum pilleolum quale pictum in Ulixe conspicimus, quasi sphaera media sit divisa, et pars altera ponatur in capite. Hoc Graeci et nostri τιάραν, nonnulli galerum vocant|lingua=Latino}}
Poiché l'abbigliamento nomade non aveva bisogno di spille, l'assenza di questo oggetto altrimenti comune in alcune sepolture barbariche potrebbe indicare un'influenza culturale unna.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|pp=389, 398|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> Secondo Maenchen-Helfen, le scarpe degli Unni erano probabilmente realizzate in pelle di pecora.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=171|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref> La statuetta di Bántapuszta indossa stivali alti e voluminosi collegati alla cotta di maglia del guerriero tramite cinghie, del tipo descritto anche da Prisco.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=László|cognome=Károly|nome2=Mária|cognome2=Ivanics|data=2009-03|titolo=Reviews|rivista=Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae|volume=62|numero=2|pp=241-249|accesso=5 aprile 2024|doi=10.1556/aorient.62.2009.2.6|url=http://dx.doi.org/10.1556/aorient.62.2009.2.6}}</ref>
==== Abitazioni ====
Ammiano riferisce che gli Unni non avevano edifici, ma menziona di sfuggita
=== Religione ===
Non si sa quasi nulla della religione degli Unni. Ammiano Marcellino sostenne che gli Unni non avevano religione, mentre lo scrittore cristiano del V secolo [[Salviano di Marsiglia|Salviano]] li classificò come [[Paganesimo|Pagani]]. La ''Getica'' di [[Giordane]] riporta anche che gli Unni adoravano "la spada di Marte", un'antica spada che significava il diritto di Attila di governare il mondo intero. Maenchen-Helfen nota un diffuso culto di un [[dio della guerra]] sotto forma di spada tra i popoli della steppa, inclusi gli [[Xiongnu]]. Denis Sinor, tuttavia, ritiene che il culto di una spada tra gli Unni sia apocrifo. Maenchen-Helfen sostiene anche che, mentre gli Unni stessi non sembrano aver considerato Attila divino, alcuni dei suoi sudditi lo facevano chiaramente.
==== Tengri ====
[[File:Tengrism1.svg|miniatura|Un simbolo usato dai tengristi, che rappresenta la struttura dell'universo, il dio Tengri, l'apertura del tetto di una yurta e il tamburo di uno sciamano.]]
[[John Man]] sostiene che gli Unni del tempo di Attila probabilmente adoravano il cielo e la divinità della steppa [[Tengri]], che è anche attestata come adorata dagli Xiongnu. Maenchen-Helfen suggerisce anche la possibilità che gli Unni di questo periodo possano aver adorato Tengri, ma osserva che il dio non è attestato nei documenti europei fino al IX secolo.<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=ΘΕΓΡΙ e Tengri|
==== Altre religioni ====
Oltre a queste credenze pagane, ci sono numerose attestazioni di Unni [[Conversione al cristianesimo|convertiti al cristianesimo]] e che ricevettero missionari cristiani. L'attività missionaria tra gli Unni del Caucaso sembra aver avuto particolare successo, con la conversione del principe unno [[Alp Ilteber]]. Attila nel suo impero sembra aver tollerato sia il Cristianesimo niceno che il [[Arianesimo|Cristianesimo ariano]] tra i suoi sudditi. Tuttavia, una lettera pastorale di [[Papa Leone Magno]] alla chiesa di [[Aquileia]] indica che gli schiavi cristiani prelevati da lì dagli Unni nel 452 furono costretti a partecipare alle attività religiose degli Unni.
=== Matrimonio e ruolo delle donne ===
Le élite dominanti degli Unni praticavano la [[poligamia]], mentre i cittadini comuni erano probabilmente [[Monogamia|monogami]]. Ammiano Marcellino sosteneva che le donne unne vivevano in isolamento, tuttavia il resoconto di prima mano di [[Prisco di Panion|Prisco]] le mostra muoversi liberamente
Prisco attesta anche che la vedova di [[Bleda]], fratello di Attila, era al comando di un villaggio attraversato dagli ambasciatori romani: il suo territorio potrebbe aver incluso un'area più ampia
===
Giordane scrisse che gli Unni "si procuravano ferite sulle guance come segno di lutto per i guerrieri più valorosi, piangendoli non con lacrime di donne ma con il sangue degli uomini". Inoltre gli Unni praticavano la deformazione cranica, allungandosi le teste probabilmente a imitazione dei nomadi [[sarmati]] di origine indoiranica. La deformazione cranica fu una pratica molto comune nel corso della storia. Il procedimento veniva applicato sin dalla più tenera infanzia e consisteva nello stringere la testa del bambino con un bendaggio, approfittando del fatto che a quell'età il cranio era ancora molle e in crescita. Nel caso di alcuni popoli, questa pratica serviva a indicare che il ragazzo era destinato al sacerdozio, ma nel caso degli Unni se ne ignora il significato.
[[File:0511 Turmschädel Württembergisches Landesmuseum Stuttgart anagoria.JPG|miniatura|
Le scoperte archeologiche dimostrano che gli Unni fasciavano le teste di alcuni bambini, che nella vita adulta continuavano, naturalmente, ad avere la testa deformata. Per questa ragione, è sorprendente che nessuna fonte greco-romana menzioni il fenomeno; ma forse, come suggerisce lo storico John Man, "gli uomini con la testa allungata costituivano un'élite" == Organizzazione militare degli unni ==
=== Tattiche e strategie ===
I metodi di guerra degli Unni nel
{{Citazione|
Basandosi sulla descrizione di Ammiano, [[Maenchen-Helfen]] sostiene che le tattiche degli Unni non differivano notevolmente da quelle usate da altri arcieri nomadi a cavallo. Egli sostiene che le "
Gli eserciti unni facevano affidamento sulla loro elevata mobilità e «un accorto senso di quando attaccare e quando ritirarsi». Un'importante strategia usata dagli Unni
Lo stile di vita nomade degli Unni incoraggiava caratteristiche come l'eccellente abilità nell'equitazione, mentre gli Unni si addestravano alla guerra con la caccia frequente. Diversi studiosi hanno suggerito che gli Unni avessero difficoltà a mantenere la loro cavalleria
Gli Unni sono quasi sempre noti come combattenti al fianco di popoli non unni, come [[germani]] o [[iranici]] o, in tempi precedenti, alleati.[215] Come nota Heather, "la macchina militare degli Unni crebbe, e crebbe molto rapidamente, incorporando un numero sempre maggiore di Germani dell'Europa centrale e orientale"<ref>
Una delle principali fonti di informazioni sulla guerra delle steppe dal tempo degli Unni proviene dallo [[Strategikon]] del VI secolo, che descrive la guerra di "Trattare con gli Sciti, cioè Avari, Turchi e altri il cui stile di vita ricorda quello dei popoli unni". Lo Strategikon descrive gli Avari e gli Unni come subdoli e molto esperti in materia militare.
Secondo lo Strategikon, gli Unni non
[[Peter Heather]] nota che gli Unni furono in grado di assediare con successo città e fortezze fortificate nella loro campagna del 441: erano quindi in grado di costruire [[macchine d'assedio]].<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 301-302. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>.</ref> Heather annota i molteplici percorsi possibili per l'acquisizione di questa conoscenza, suggerendo che potrebbe essere stata riportata dal servizio sotto Ezio, acquisita da ingegneri romani catturati, o sviluppata attraverso la necessità di fare pressione sulle ricche città stato della via della seta, e trasferita in Europa. Lo storico David Nicolle è d'accordo con quest'ultimo punto, e suggerisce persino che gli unni avessero una serie completa di conoscenze ingegneristiche, comprese le abilità per la costruzione di fortificazioni avanzate, come la fortezza di Igdui-Kala in Kazakistan.<ref>
=== Equipaggiamento militare ===
Lo Strategikon afferma che gli Unni usavano tipicamente la [[cotta di maglia]], spade, archi e lance e che la maggior parte dei guerrieri unni erano armati sia di arco che di lancia e li usavano in modo intercambiabile secondo necessità. Dichiara inoltre che gli Unni usavano del lino trapuntato, lana o talvolta bardature di ferro per i loro cavalli e indossavano anche cuffie e caftani trapuntati.<ref>
[[File:Bandhelm-Narona.JPG|miniatura|Bandhelm]]
[[File:Spangenhelm-Sinj.JPG|miniatura|[[Spangenhelm]] in ferro da Sinj; datato nel periodo delle [[Invasioni barbariche]] - Museo della regione Cetinska Krajina - Sinj, Dalmazia (Croazia).]]
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref name="Glad, Damien 2010">
==== Archi e frecce ====
[[File:02019 0565 Reflexbogen, Fürsten-Grab von Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Un "arco unno" riflesso cerimoniale ricostruito da una lamina d'oro trovata in una sepoltura nomade a Jakuszowice, nella moderna Polonia.<ref name="brill.com">{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=379|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref>]]
Le antiche fonti romane sottolineano l'importanza dell'arco per gli Unni, di cui era l’arma principale.<ref name="dx.doi.org">{{Cita pubblicazione|nome=M. H.|cognome=OFFORD|data=1º ottobre 1991|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498-498|accesso=5 aprile 2024|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> Essi usavano un arco composito o riflesso di quello che viene spesso chiamato di "tipo Unno", molto diffuso tra tutti i nomadi della steppa eurasiatica all'inizio del periodo che vide gli Unni prosperare. Tali archi misuravano tra 120 e 150 centimetri. Sono stati ritrovati ben pochi esemplari; in Europa, i pochi reperti sono raggruppati nella steppa del Ponto e nella regione del Medio Danubio.<ref name="dx.doi.org"/> La rarità degli esemplari sopravvissuti rende difficile affermare con precisione i vantaggi di quest'arma.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=383|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> Si sa che tali archi erano di difficile costruzione e probabilmente erano oggetti di grande valore: erano infatti realizzati con legno flessibile, strisce di corno o osso e tendini di animali.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|pp=383-384|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> L'osso utilizzato per rinforzare l'arco lo rendeva più resistente ma probabilmente meno potente.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024|data=4 agosto 2016|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|p=83}}</ref> Le tombe di figure identificate come "principi" tra gli Unni sono state rinvenute con all’interno archi cerimoniali dorati, in un'ampia area dal Reno al Dnepr.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns, Rome and the Birth of Europe|url=https://www.cambridge.org/core/product/identifier/9780511920493/type/book|accesso=5 aprile 2024|edizione=1|data=18 aprile 2013|editore=Cambridge University Press|p=203|ISBN=978-0-511-92049-3|doi=10.1017/cbo9780511920493}}</ref> Gli archi venivano sepolti posti sul petto del defunto.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024|data=4 agosto 2016|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|pp=82-83}}</ref>
Gli archi unni scagliavano frecce più grandi dei precedenti di "tipo scita" e, nella documentazione archeologica, la comparsa di punte di freccia trilobate in ferro è considerata un segno della loro diffusione.<ref>{{Cita libro|nome=Oleksandr|cognome=Symonenko|titolo=Warfare and Arms of the Early Iron Age Steppe Nomads|url=http://asianhistory.oxfordre.com/view/10.1093/acrefore/9780190277727.001.0001/acrefore-9780190277727-e-237|accesso=5 aprile 2024|data=28 giugno 2017|editore=Oxford University Press|lingua=en|ISBN=978-0-19-027772-7|doi=10.1093/acrefore/9780190277727.013.237}}</ref> Ammiano, pur riconoscendo l'importanza degli archi unni, non appare ben informato al riguardo e sostiene, tra l'altro, che gli Unni usassero solo frecce con punta in osso.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=221-222|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
==== Spade e altre armi ====
[[File:02019 0566 (2) Spatha of Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Una spada ritrovata in una tomba del periodo degli Unni proveniente da Jakuszowice nella moderna Polonia.<ref name="brill.com"/>]]
Ammiano riferisce che gli Unni usavano spade di ferro,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=Peter J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> e spade cerimoniali, pugnali e foderi decorati sono reperti frequenti nelle sepolture del periodo degli Unni. Inoltre, molte spade sono adornate con delle perle; questi elementi decorativi potrebbero aver avuto un significato religioso.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024|data=19 agosto 2013|editore=BRILL|pp=518-519|ISBN=978-90-04-25258-5|doi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> A partire da Joachim Werner, gli archeologi hanno sostenuto che gli Unni potrebbero aver originato la moda di decorare le spade con [[cloisonné]];<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge|p=170|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> tuttavia, Philip von Rummel sostiene che queste spade mostrano una forte influenza mediterranea, sono rare nel bacino dei Carpazi nel periodo contemporaneo agli Unni, e potrebbero essere state prodotte da officine bizantine.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=346-348|ISBN=978-3-11-019150-9|doi=10.1515/9783110918205}}</ref>
Thompson è scettico sul fatto che gli Unni potessero fondere la ghisa da soli,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> ma Maenchen-Helfen sostiene che "[l]'idea che i cavalieri unni si facessero strada fino alle mura di Costantinopoli e alla Marna con spade barattate e catturate è assurda."<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=12|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref> Una spada caratteristica usata dagli Unni e dai loro popoli sudditi era la lunga ''[[seax]]'' a lama stretta.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024|data=17 marzo 2020|editore=BRILL|p=396|ISBN=978-90-04-42242-1|doi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> A partire dal lavoro di J. Werner negli anni '50, molti studiosi hanno ipotizzato che gli Unni potrebbero aver introdotto questo tipo di spada in Europa.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Paweł|cognome=Valde-Nowak|data=2021-12|titolo=Editorial: Professor Zenon Woźniak. Editor of twenty-five volumes of Acta Archaeologica Carpathica|rivista=Acta Archaeologica Carpathica|volume=56|pp=9-12|accesso=5 aprile 2024|doi=10.4467/00015229aac.21.001.15342|url=http://dx.doi.org/10.4467/00015229aac.21.001.15342}}</ref> Nelle versioni più antiche, queste spade sembrano essere armi più corte e da taglio. Gli Unni, insieme agli Alani e ai popoli germanici orientali, usavano anche un tipo di spada conosciuta come ''spatha'' germanica orientale o asiatica, una lunga spada di ferro a doppio taglio con una guardia incrociata di ferro. Queste spade sarebbero state usate per abbattere i nemici che erano già stati messi in fuga dalle raffiche di frecce degli Unni.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024|data=19 agosto 2013|editore=BRILL|p=513|ISBN=978-90-04-25258-5|doi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> Fonti romane menzionano anche i lacci di corda come armi usate a distanza ravvicinata per immobilizzare gli avversari.<ref>{{Cita libro|nome=P. J.|cognome=Heather|titolo=The fall of the Roman Empire: a new history of Rome and the Barbarians|url=https://www.worldcat.org/title/ocm58595067|accesso=5 aprile 2024|data=2006|editore=Oxford University Press|p=157|oclc=ocm58595067|ISBN=978-0-19-515954-7}}</ref>
Alcuni Unni o le popolazioni a loro sottomesse potrebbero anche aver portato lance pesanti, come attestato per alcuni mercenari unni nelle fonti romane.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024|data=31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=239|ISBN=978-0-520-31077-3|doi=10.1525/9780520310773}}</ref>
== Storia ==
Ad inizio del II secolo [[
=== Gli Unni in Europa ===
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[[File:450 roman-hunnic-empire 1764x1116.jpg|thumb|upright=1.4|left|Massima espansione dell'impero unno (arancione chiaro), 451 circa]]
Gli Unni, originari dell'Asia centrale, arrivarono in [[Europa]] alla fine del IV
Nel 395 grandi concentrazioni di Unni erano ancora a nord del Mar Nero, da cui partirono in quello stesso anno incursioni che devastarono sia l'Impero romano d'Oriente che la Persia.<ref>{{cita|Heather|p. 252
{{Citazione|Ma proprio un anno fa, eccoti piombare su di noi, dalle più lontane regioni rupestri del Caucaso, dei lupi. Non erano dell'Arabia, no, erano del Nord, e in poco tempo hanno traversato immensi territori. Quanti monasteri hanno requisito! Quanti fiumi si sono visti cambiare l'acqua in sangue umano!... Branchi di prigionieri vennero trascinati via. L'Arabia, la Fenicia, la Palestina e l'Egitto sono in preda al terrore, come paralizzate. Potessi avere anche cento lingue e cento bocche e una voce di ferro, non potrei ugualmente fare una rassegna completa di tutti questi disastri.}}
Fu intorno all'inizio del V secolo che presumibilmente avvenne la migrazione nella grande pianura ungherese: nel 412-413, anno in cui lo storico e ambasciatore [[Olimpiodoro di Tebe]] condusse un'ambasceria presso gli Unni, erano già stanziati lungo il corso medio del Danubio,<ref>{{cita|Heather|p. 253
L'alleanza tra romani e Unni durò dal 401, anno in cui il re [[Uldino]] portò la testa di [[Gainas]] all'imperatore [[Arcadio]], al 450,<ref name=":0">{{Cita libro|autore=[[Michel Rouche]]|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=
Nel [[V secolo]] gli Unni costituirono un regno nell'Europa centrorientale, e come gli orientali Xiongnu, incorporarono gruppi di popolazioni tributarie, arrestando il flusso migratorio ai danni dell'Impero da essi stessi provocato, in quanto, volendo dei sudditi da sfruttare, impedirono ogni migrazione da parte delle popolazioni sottomesse. Nel caso europeo, [[Alani]], [[Gepidi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Sarmati]], [[Slavi]] e specialmente le tribù [[goti]]che, vennero tutti uniti sotto la supremazia militare della famiglia degli Unni. Guidati dai re [[Rua]], [[Attila]] e [[Bleda]], gli Unni si rafforzarono molto. Attila (406-453) apparteneva alla famiglia reale. Nel [[432]] gli Unni avevano un tale potere che lo zio di Attila, il re Rua, riceveva un consistente tributo dall'impero. Ottennero la supremazia sui loro rivali, molti dei quali altamente civilizzati, grazie alla loro abilità militare, mobilità e ad armi come l'[[arco unno]].
Negli anni 430 furono impiegati come mercenari dal ''[[magister militum]]'' [[Flavio Ezio|Ezio]] per le sue campagne in Gallia, ottenendo, in cambio del loro appoggio, parte della [[Pannonia]]; grazie al sostegno degli Unni, Ezio riuscì a vincere nel 436 i [[Burgundi]], massacrati dall'esercito romano-unno di Ezio, ridotti all'obbedienza e insediati come ''foederati'' intorno al lago di Ginevra; gli Unni risultarono poi decisivi anche nella repressione della rivolta dei [[bagaudi]] in Armorica e nelle vittorie contro i Visigoti ad [[battaglia di Arles|Arelate]], e [[battaglia di Narbona (436)|a Narbona]],<ref>{{cita|Heather|pp. 350-351
==== Campagne balcaniche di Attila ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.7|Gli Unni all'attacco.]]
La situazione cambiò drasticamente quando a capo degli Unni salì [[Attila]] nel [[445]], la cui ferocia è rimasta leggendaria. Questi, già nel 441-442, quando condivideva ancora il governo con il fratello Bleda, attaccò i territori dell'Impero romano d'Oriente approfittando dello sguarnimento del fronte danubiano dovuto all'invio di una potente flotta da parte dell'Impero d'Oriente nel tentativo di recuperare Cartagine ai Vandali. Gli Unni espugnarono rapidamente Vidimacium, Margus e Naissus, costringendo l'Impero d'Oriente a rinunciare alla guerra contro i Vandali, richiamando la flotta, e poco tempo dopo, a comprare la pace accettando di pagare un tributo di 1.400 libbre d'oro all'anno.<ref>{{cita|Heather|pp. 372-373
{{Citazione|[Tutti] i fuggiaschi dovettero essere riconsegnati agli Unni, e bisognò versare 6.000 libbre d'oro per le rate arretrate del tributo; e di lì in avanti il tributo stesso sarebbe stato di 2.100 libbre d'oro all'anno; per ogni prigioniero di guerra romano [preso dagli Unni] che fosse scappato e riuscito a tornare in patria senza [che per lui fosse pagato alcun] riscatto, si sarebbero versati dodici solidi ... e ... i Romani non avrebbero dovuto accogliere gli Unni fuggiaschi.|Prisco, ''Storie''.}}
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>{{cita|Heather|p. 380
==== Campagne occidentali di Attila ====
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Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Flavio Ezio|Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildikó]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto e i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
==== Collasso
Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. Dopo il suo decesso, l'Impero unno si disgregò rapidamente: infatti i tre figli di Attila ([[Dengizico|Dengizich]], [[Ellac]] e [[Ernakh|Ernac]]) non riuscirono a sedare le rivolte per l'indipendenza dei sudditi degli Unni, portando alla rapida caduta dell'Impero unno. Il primo gruppo ad ottenere l'indipendenza fu quello dei [[Gepidi]], guidati da re [[Ardarico]], che sconfissero nel 453-454 l'esercito unno nella [[Battaglia del fiume Nedao]] ([[454]]), costringendo gli Unni a riconoscere loro l'indipendenza.<ref>{{cita|Heather|p. 426
La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le [[tribù germaniche]], ed è una componente importante nella [[Völsunga Saga]] e [[Hervarar Saga]], in [[norvegese antico]], e nel [[Nibelungenlied]], in [[antico germanico]]. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella ''Hervar Saga'', i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del [[Danubio]]. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (''Atli'' in Norvegese e ''Etzel'' in Germanico) sconfigge il re [[Franchi|franco]] [[Sigisberto I]] (''Sigurðr'' o ''Siegfried'') e il re [[Burgundi|burgundo]] [[Gontran I]] (''Gunnar'' or ''Gunther'') ma è successivamente assassinato dalla regina [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]] (''Gudrun'' o ''Kriemhild''), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.
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|}
== Cronologia degli Hsiung-nu
La seguente cronologia è ricavata in parte da documentazione storica cinese e in parte da ricerche di paleoantropologia della Siberia.
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| 197 a.C. || Guerra tra Unni e Yueh-chi
|-
| 165 a.C. ||
|-
| 158 a.C. || Incursioni unne in Cina
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;Annotazioni
{{Gruppo di note}}
== Bibliografia ==
* {{la}} [[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI''.
* {{la}} [[Giordane]], ''Getica'', {{cita web|url=https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html|titolo=traduzione in inglese QUI}}
* {{el}} [[Prisco di Panion]], ''Prisci Panitae Fragmenta'', in {{cita libro|curatore= [[Karl Wilhelm Ludwig Müller]]|titolo= Fragmenta Historicorum Graecorum|anno=1851 |città=Parigi |pp=Volume IV, 69–110|url=https://books.google.it/books?id=quBFAQAAMAAJ&pg=PA200&dq=%22Fragmenta+HIstoricorum+graecorum%22+Menandro&hl=it&sa=X&ved=0CCYQ6AEwAGoVChMI9-61oMbzxwIVyTkaCh1HIQ9f#v=onepage&q=%22Fragmenta%20HIstoricorum%20graecorum%22%20Menandro&f=false}}
* {{la}} [[Salviano di Marsiglia]], ''De gubernatione Dei'', {{cita web|url=http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_00_intro.htm|titolo=traduzione in inglese QUI}}
* {{cita libro |autore=Peter
* {{cita libro
* {{cita libro|
* {{Cita libro |autore=Otto J. Maenchen-Helfen |curatore=Knight |titolo=The World of the Huns: Studies in Their History and Culture |url=https://archive.org/details/bub_gb_CrUdgzSICxcC_2 |editore=University of California Press |anno=1973 |isbn=978-0-520-01596-8 |cid=Maenchen-Helfen, 1973 |lingua=en}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sugli}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Unni| ]]
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