Servitù della gleba: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|la canzone di [[Elio e le Storie Tese]]|Servi della gleba (singolo)|Servi della gleba}}
{{nota disambigua|il cognome italiano|Servi (cognome)|Servo}}
{{F|storia medievale|gennaio 2012|manca totalmente l'apparato critico storiografico, la voce ha l'aspetto di una ricerca originale, nel frattempo la storiografia è andata avantie ha dimostrato l'inesistenza dei servi della gleba}}
{{citazione|La casa di Dio che si crede una, è dunque divisa in tre: gli uni pregano, gli altri combattono, gli altri infine lavorano. Coloro i quali lavorano sono chiamati servi.|[[Adalberone di Laon]], ''Carmen ad Rodbertum Regem''.}}▼
La '''servitù della gleba''' (già ''[[colonato]]'' in epoca romana) era una [[figura giuridica]] molto diffusa nel [[Medioevo]], che legava il [[contadino]] a un determinato terreno (la ''gleba'', in [[lingua latina|latino]] propriamente
== Storia ==▼
▲{{citazione|La casa di Dio che si crede una, è dunque divisa in tre: gli uni pregano, gli altri combattono, gli altri infine lavorano. Coloro i quali lavorano sono chiamati servi|[[Adalberone di Laon]], ''Carmen ad Rodbertum Regem''}}
Istituzioni sociali simili alla servitù della gleba erano già conosciute nella [[storia antica]]
L'imperatore romano, al fine di fermare la fuga dalle campagne verso le città, con un provvedimento autoritativo aveva imposto ai coloni di trasmettere il proprio mestiere ai loro discendenti
▲La '''servitù della gleba''' (già ''[[colonato]]'' in epoca romana) era una [[figura giuridica]] molto diffusa nel [[Medioevo]] che legava il [[contadino]] a un determinato terreno (la ''gleba'', in [[lingua latina|latino]] propriamente «zolla [di [[terra]]]»). Una figura giuridicamente complessa, che si colloca a metà tra lo [[Schiavismo|schiavo]] e l'uomo libero.
Le condizioni migliorarono nell’età comunale con il movimento contro la lotta alle classi feudali, con conquiste economiche, giuridiche ispirate anche dalle nuove idee politiche dell’opera della chiesa, degli ordini religiosi tra cui il [[Ordine cistercense|cistercense]] e dal movimento [[Ordine francescano|francescano]].<ref name=":0" />
▲== Storia ==
▲Istituzioni sociali simili alla servitù della gleba erano già conosciute nella [[storia antica]]; la figura si è sviluppata subito nel III secolo, sotto [[Diocleziano]], dai contadini [[antica Roma|romani]], conosciuti con il nome di ''coloni'', o "affittuarii". Il sostantivo ''colonus'', invece, deriva dal verbo ''colere'' (coltivare).
Anche se proprietà terriera e servitù della gleba cominciarono a essere inscindibili attorno al [[IX secolo
▲L'imperatore romano, al fine di fermare la fuga dalle campagne verso le città, con un provvedimento autoritativo aveva imposto ai coloni di trasmettere il proprio mestiere ai loro discendenti; li aveva inoltre fissati (anche per le generazioni successive) al terreno che coltivavano, al punto da essere venduti assieme a esso (passando così al servizio del nuovo proprietario del fondo). Il proprietario del fondo aveva il diritto di reclamare i coloni al suo servizio qualora si allontanassero dal fondo; poteva infliggere loro pene corporali in caso di disobbedienza; poteva stabilire in quali modi ogni colono potesse utilizzare la sua paga (chiamata ''peculius'', come quella concessa agli schiavi).
Nell'area tedesca sud-occidentale, durante il Medioevo, la servitù della gleba veniva intesa come un vincolo piuttosto blando. Solamente nel
▲Anche se proprietà terriera e servitù della gleba cominciarono a essere inscindibili attorno al [[IX secolo|secolo IX]], essa trovò un fondamento giuridico formale con l'editto di [[Federico I di Danimarca]] (6 maggio [[1524]]), che garantì ai proprietari terrieri la giurisdizione sui loro sudditi. Nel secolo XVI la servitù della gleba si affermò quasi ovunque, e in alcuni territori, soprattutto nell'area tedesca, molti contadini liberi furono ridotti alla condizione di servi della gleba.
Nei secoli [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo|XVIII]], quando i divieti di matrimonio, di fatto, erano venuti meno, non vi era praticamente opposizione alla servitù della gleba. Poteva persino accadere che i servi della gleba rifiutassero le offerte di liberazione dalla loro condizione, nonostante, molto spesso, fossero stati in grado di sostenerne gli oneri finanziari. Soprattutto nelle zone in cui l'autorità territoriale era fortemente frammentata (per esempio nell'alta [[Svevia]]), la servitù della gleba ebbe una funzione importante dal punto di vista della tutela giuridica.
▲Nell'area tedesca sud-occidentale durante il Medioevo la servitù della gleba veniva intesa come un vincolo piuttosto blando. Solamente nel secolo [[XV secolo|XV]] i proprietari terrieri fecero un uso più concreto dei diritti che loro derivavano da quest'istituto, anche come conseguenza dei processi di territorializzazione. Essi tentarono, su tutti i territori da loro controllati e in maniera sempre crescente, di identificare la proprietà su un fondo con la servitù della gleba di chi lo coltivava, attraverso la vendita e la permuta dei servi, oltre che con divieti di matrimonio sempre più severi. Furono soprattutto i divieti di matrimonio a suscitare scontento tra i contadini, e furono una delle cause principali della [[Guerra dei contadini tedeschi|rivolta contadina del 1524-1526]].
Solamente agli inizi del
=== Italia ===
[[File:Giuseppe Graziosi, Il figlio della gleba, 1898.jpg|thumb|[[Giuseppe Graziosi]], ''Il figlio della gleba'', 1898, Modena, Gipsoteca "Giuseppe Graziosi".]]
Nell’Italia dei Comuni esistevano molti uomini di simile condizione. Una delle prime zone
La servitù della gleba si trasformò in altri istituti agrari, come la [[colonia parziaria]] e la [[mezzadria]].
=== Russia ===
{{Vedi anche|Riforma emancipativa del 1861|Riforme nell'Impero russo#L'abolizione della servitù della gleba}}
In [[Russia]], la servitù della gleba cominciò ad affermarsi molto tardi, nel
La situazione dei contadini russi divenne ancora più pesante con [[Caterina II di Russia]], nel tardo XVIII secolo, quando la servitù della gleba venne estesa anche all'[[Ucraina]], dove, sino ad allora, i contadini erano rimasti liberi. La servitù della gleba venne abolita solamente nel == Descrizione ==
=== Nozione ===
La servitù della gleba va intesa anzitutto come un obbligo reciproco. Il signore garantiva ai servi della gleba tutela giuridica e militare. Per tutela giuridica si intende che il signore doveva assicurare l'assistenza legale in caso di liti verso terzi. In cambio, il servo della gleba versava al signore diversi tributi, in denaro, beni o servizi. Per esempio, nella [[Germania]] sud-occidentale, ogni anno, in segno di riconoscimento dello stato di servitù, doveva essere fornita al signore una gallina, e in caso di morte di un capofamiglia servo della gleba il miglior capo di bestiame (qualora morisse una donna, l'abito migliore). I servi della gleba erano soggetti al [[banno]]. Erano definiti bannalità: il turno di guardia, il trasporto di materiali, l'alloggiamento dei guerrieri e quello del signore, la trasmissione di messaggi.
Nel corso dei secoli
Chi tentava di allontanarsi, veniva ricercato e riportato indietro con la forza. Solamente quando a un servo riusciva di raggiungere il territorio di una città, e di ottenere colà un diritto di residenza, poteva sottrarsi alla giurisdizione del proprietario fondiario. Da questo contesto nasce il detto
=== Caratteristiche dell'istituto ===
I servi della gleba coltivavano i terreni che erano dati in concessione dal re ai [[nobili]], pagando un [[canone (diritto privato)|fitto]]. Inoltre, dovevano pagare le [[decima|decime]] (qualora il proprietario facesse parte del [[clero]] o fosse un [[ente ecclesiastico]]) ed erano obbligati a determinate prestazioni di lavoro ([[corvée]]s). I servi della gleba erano tali per nascita, e non potevano (
I servizi a cui i servi della gleba erano obbligati, contrariamente a quanto accadeva nella [[schiavitù]], non avevano un carattere generico, ma erano precisamente definiti. A differenza degli schiavi, giuridicamente i servi della gleba non erano "[[bene (diritto)|cose]]" ma persone, con qualche diritto: [[proprietà privata]] (limitata ai beni mobili), possibilità di sposarsi e di avere figli ai quali lasciare un'[[eredità]]. Il [[feudatario]] non aveva potestà sulla vita del servo della gleba, che però poteva essere venduto insieme alla terra, su cui aveva l'obbligo di restare. Intaccare questo principio fu una delle forme per sgretolare la servitù della gleba.<ref>Nel [[1289]] il comune di [[Firenze]] vietò la vendita dei servi [http://www.storia.unive.it/_RM/didattica/fonti/cammarosano/sez2/cap10.htm RM Fonti - Le campagne nell'età comunale - II, 10] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080307024437/http://www.storia.unive.it/_RM/didattica/fonti/cammarosano/sez2/cap10.htm |data=7 marzo 2008 }}</ref> Perciò non poteva neanche esserne cacciato. Dai doveri rurali, in molte zone d'Europa, ci si poteva sottrarre anche col trasferimento in città, come avvenne in Italia con la formazione dei liberi comuni (lasciare la campagna era illegale, ma i liberi comuni proteggevano i propri cittadini da ritorsioni del signore feudale): in [[Germania]] c'era il detto "''Stadtluft macht frei''", ossia "l'aria della città rende liberi".<ref>Negli statuti della città di [[Parma]] la libertà era subordinata alla permanenza in città per 10 anni</ref>▼
▲I servizi a cui i servi della gleba erano obbligati, contrariamente a quanto accadeva nella [[schiavitù]], non avevano un carattere generico, ma erano precisamente definiti. A differenza degli schiavi, giuridicamente i servi della gleba non erano "[[bene (diritto)|cose]]" ma persone, con qualche diritto: [[proprietà privata]] (limitata ai beni mobili), possibilità di sposarsi e di avere figli ai quali lasciare un'[[eredità]]. Il [[feudatario]] non aveva potestà sulla vita del servo della gleba, che però poteva essere venduto insieme alla terra, su cui aveva l'obbligo di restare. Intaccare questo principio fu una delle forme per sgretolare la servitù della gleba.<ref>Nel
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Cammarosano, ''Le campagne nell'età comunale''
* Jan Dhont
* {{cita libro|Marco|Melluso|La schiavitù in età giustinianea|2000|Les Belles Lettres|Paris|isbn=2-913322-41-7}}
*
* Rushton Coulborn
*
*
* Pierre
*
* Francesco Panero, ''Schiavi, servi e villani nell'Italia medievale'', Paravia, Torino, 1999.
== Voci correlate ==
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* [[Paroikoi]]
* [[Pronoia]]
* ''[[Le anime morte]]'' (libro)
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|diritto|medioevo}}
[[Categoria:Diritto feudale]]
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