Marcantonio Trevisan: differenze tra le versioni

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{{Monarca
|nome = Marcantonio Trevisan
|immagine = Titian - Portrait of Marcantonio TrevisaniTrevisan, -Doge WGA22974of Venice – Google Art Project.jpg
|legenda = Ritratto di Marcantonio Trevisan di [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], ''Ritratto del doge Marcantonio Trevisan'', [[1553]], [[Museo di Belle Arti (Budapest)|Museo di Bellebelle Arti]],arti di [[Budapest]]
|stemma = Coat of Arms of the House of Trevisan.svg
|titolo = [[Doge di Venezia]]
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|casa reale =
|dinastia = [[Trevisan (famiglia)|Trevisan]]
|padre = [[Domenico Trevisan]]
|madre = [[Suordamor Marcello]]
|consorte =
|consortedi =
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|LuogoNascita = Venezia
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[1475]] circa
|LuogoMorte = Venezia
|GiornoMeseMorte = 31 maggio
|AnnoMorte = 1554
|Epoca = 1500
|Attività = doge
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = fu l'80º [[dogeDoge (Venezia)|doge]] della [[Repubblica di Venezia]]<ref>{{cita libro |titolo= Art in Renaissance Italy |autore= John T. Paoletti |autore2= Gary M. Radke |anno= 2005 |editore= Laurence King Publishing |ISBN= 1-85669-439-9 |p= 553 |url= https://books.google.com/books?id=EFhVehAvVyUC&q=%22Marcantonio+Trevisan%22+Doge}}</ref>
}}
 
== Biografia ==
 
=== Giovinezza ===
NatoNacque danel [[1475]], figlio primogenito di [[Domenico Trevisan|Domenico]] e da [[Marcello (famiglia)|Suordamor Marcello]]. Aveva almeno due fratelli, [[Girolamo Trevisan|Girolamo]] e [[Pietro Trevisan|Pietro]]. eraEra noto in tutta [[Venezia]] per la sua bigotteria ed il fanatismo religioso che lo animava. tanto che non si sposò mai, probabilmente, come dicevano alcune fonti dell'epoca, per non peccare.
 
=== Missione diplomatica nel Sultanato d'Egitto ===
Non si sposò mai, probabilmente, come dicevano alcune fonti dell'epoca, per non peccare. Durante la sua vita politica ebbe numerosi incarichi in cui si mise in luce per la sua onestà e rettitudine morale; ciò gli permise di esser ben considerato nonostante l'estremismo religioso.
Il 22 gennaio [[1512]] il padre Domenico, in qualità di procuratore e oratore, partì da Venezia per una delicata missione diplomatica presso il [[Sultanato d'Egitto|sultano d’Egitto]], [[Qansuh al-Ghuri|Qanṣūh al-Ghūrī]]. Marcantonio lo accompagnò insieme al segretario Andrea Franceschi.<ref>{{cita|Sanudo|p. 404 (XIII)}}.</ref>
In aprile, con un seguito di circa quarantacinque persone, lasciarono [[Alessandria d'Egitto]] per [[Abukir]] quindi l'ultimo giorno del mese si imbarcarono a [[Rosetta (città)|Rosetta]] sulle rive del [[Nilo]]. Il 6 giugno raggiunsero [[Bulaq]], allora sobborgo a tre miglia dal [[Cairo]] e furono accolti dal ''[[maestro di cerimonie|memendar]]'' scortato da una compagnia di [[mamelucchi]]. Il sultano ricevette splendidi doni e onorò l'oratore veneziano permettendogli di alloggiare in uno dei più sfarzosi palazzi della città, fatto costruire da Fatima, moglie del precedente sultano [[Sayf al-Dīn Ṭūmān Bāy I]] e collocato accanto alla [[Cittadella del Cairo]]. Marcantonio vi abitò per i successivi due mesi. Il sultano ebbe tre udienze con il padre Domenico durante le quali si trattò dei rapporti tra la [[Repubblica di Venezia]] e [[Scià Isma'il I|Isma'il I]], ''[[shah]]'' di [[Persia]], suo avversario, mediati da [[Pietro Zen]], che secondo il sovrano aveva rischiato di provocare una guerra tra il Sultanato e la Serenissima. Il Trevisan riuscì ad ammansire il sultano che alla fine acconsentì a risparmiare la vita allo Zen, facendolo giudicare però dai veneziani e costringendolo ad uscire dal suo palazzo con una catena stretta attorno al collo. Promise inoltre che avrebbe fatto pagare il tributo in mercanzie a lui dovuto dai [[Cipro|ciprioti]], che lo avevano ingannato consegnandogli prodotti di valore inferiore a quello stabilito. Infine, si assicurò l'approvvigionamento di [[pepe]] dal Sultanato per tre [[muda (Repubblica di Venezia)|mude]] l'anno, il libero commercio dei mercanti veneziani entro i suoi confini sotto il pagamento di 5.000 [[ducato (moneta)|ducati]] e la possibilità per i pellegrini veneziani di visitare il [[Santo Sepolcro]], permesso che il sultano aveva invece negato ai francesi.
Il 4 agosto, conclusa la missione diplomatica, i Trevisan accompagnati dai consoli di Alessandria e Damasco e da molti mercanti veneziani lasciarono il Cairo e cinque giorni dopo arrivarono a [[Damietta]] dove si imbarcarono su una galea che dopo aver fatto tappa a [[Cipro]], [[Creta (Grecia)|Creta]] e [[Corfù]] raggiunse Venezia verso la metà di ottobre.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 193-208 (XV)}}.</ref>
 
=== Carriera politica ===
Non si sposò mai, probabilmente, come dicevano alcune fonti dell'epoca, per non peccare. Durante la sua vita politica ebbe numerosi incarichi in cui si mise in luce per la sua onestà e rettitudine morale; ciò gli permise di esser ben considerato nonostante l'estremismo religioso.
 
Nell'agosto del [[1524]] fu eletto consigliere a Cipro<ref>{{cita|Sanudo|p. 545 (XXXVI)}}.</ref> insieme a [[Pietro Valier (consigliere a Cipro)|Pietro Valier]] e a [[Michele Foscarini]], capitano di [[Larnaca]].<ref>{{cita|Sanudo|p. 338 (XXXIX)}}.</ref> Vi giunse nell'autunno dello stesso anno. Durante il suo incarico sull'isola fece bandire e ritirare il [[monete di Venezia|marcello]] e il [[Lira Mocenigo|mocenigo]] locali che contenevano meno metallo prezioso del dovuto.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 15-16 (XL)}}.</ref> Ritornò a Venezia insieme al Valier con un grande carico di spezie e frumento nel dicembre [[1527]].<ref>{{cita|Sanudo|pp. 354-355 (XLVI)}}.</ref>
 
Nel febbraio [[1528]] fu eletto [[procuratore di San Marco|procuratore]] [[sopra atti del Sopragastaldo|sopra gli atti dei sopragastaldi]] benché soggetto a [[contumacia]]. La sua elezione fu comunque approvata dal [[Maggior Consiglio]] e questa violazione della legge fece grande scalpore.<ref>{{cita|Sanudo|p. 570 (XLVI)}}.</ref> In ottobre ottenne la carica di [[Collegio dei Savi|Savio sulla mercanzia]] per il mese di settembre [[1529]].<ref>{{cita|Sanudo|p. 75 (XLVIII)}}.</ref> Nel giugno 1529 diviene uno dei sette Savi sull'''imprestado del clero'' e in seguito Savio sopra l'[[estimo]].<ref>{{cita|Sanudo|p. 489 (XLIX)}}.</ref>
 
Nel [[1530]] insieme ad altri quattro Savi si occupò di dirimere le questioni inerenti all'isola di [[Anafi|Nanfio]].<ref>{{cita|Sanudo|p. 555 (LII)}}.</ref> Venne poi eletto Savio ''"sopra la reformation di la terra"''.<ref>{{cita|Sanudo|p. 190 (LIII)}}.</ref>
 
A novembre dello stesso anno, in virtù della sua pregressa esperienza quale consigliere a Cipro, fu eletto dal Maggior Consiglio quale luogotenente dell'isola al posto di [[Agostino da Mula]]. Partì alla fine di marzo dell'anno successivo con tre navi e vi giunse a luglio.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 134, 353, 510 (LIV)}}.</ref> Fece un resoconto dettagliato del pessimo stato delle fortificazioni di [[Nicosia]], il cui adeguamento avrebbe implicato anni di lavori e la spesa di migliaia di ducati.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 244-246 (LVI)}}.</ref>
 
Nel [[1533]] dovette far fronte a scarsi raccolti, distrutti dalla siccità e dalle cavallette, che fecero aumentare notevolmente il prezzo del frumento e dell'orzo, principali produzioni agricole locali. Contemporaneamente si scatenò un'epidemia di [[peste]], giunta dalla [[Siria]], che colpì in particolare [[Famagosta]]. Il Trevisan e i rettori riuscirono ad impedire che il contagio si diffondesse in tutta l'isola ma in città e nelle immediate vicinanze morirono in pochi mesi più di 800 abitanti (tra cui diversi funzionari veneziani) e si contagiarono in migliaia. Per far fronte alle richieste di frumento e denaro da parte di Venezia fu costretto a vendere il [[cotone (fibra)|cotone]] e lo [[zucchero]] presenti sull'isola.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 187, 191, 589-590 (LVIII)}}.</ref>
 
=== Dogato ===
[[File:Doge Marc'Antonio Trevisan.png|thumb|Stemma del dove Marcantonio Trevisan]]
Venne inaspettatamente eletto il 4 giugno [[1553]]. Durante il suo breve dogato cercò di limitare feste e frivolezze a favore d'una ritrovata spiritualità e d'una maggior comunione con i dettami sacri ma, come si può immaginare, il popolo non lo seguì molto e, presto, rimase isolato.
 
Il suo ritratto dogale fu opera di [[Tiziano Vecellio]].
 
=== Morte ===
Ammalatosi gravemente, morì il 31 maggio [[1554]], forse neppure troppo pianto da una città che era al culmine del suo splendore ed il cui popolo voleva divertirsi, lasciandosi per sempre alle spalle il [[medioevo]] con le sue forme religiose divenute ormai eccessive in un [[Rinascimento|ambito rinascimentale]], ben più libero e orientato alla ricerca di valori più terreni.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornaledivicenza.it/argomenti/cultura/6-il-dogebacchettonedipinto-da-tiziano-1.892300|titolo=Il doge bacchettone dipinto da Tiziano|autore=Cinzia Albertoni|data=20 novembre 2012|accesso=8 febbraio 2021}}</ref>
 
== Note ==
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{{Box successione|carica=[[Dogi della Repubblica di Venezia|Doge di Venezia]]|periodo=4 giugno [[1553]] - 31 maggio [[1554]]|precedente=[[Francesco Donà]]|successivo=[[Francesco Venier]]}}
 
{{Dogi di Venezia}}
{{Controllo di autorità}}