Indro Montanelli: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Indro Alessandro Raffaello Schizogene
|Cognome = Montanelli
|PostCognomeVirgola = nome completo '''Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli'''<ref>''Schizogene'', ovvero «generatore di divisioni», «seminatore di zizzania». Indro Montanelli, ''Nella mia lunga e tormentata esistenza. Lettere da una vita'', a cura di [[Paolo Di Paolo]], p. 6.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=270|titolo=Il vero nome di Montanelli|editore=''[[Fondazione Montanelli Bassi]]''|data=19 ottobre 2015|accesso=28 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161021005618/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=270|urlmorto=no}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Fucecchio
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|Epoca2 = 2000
|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittoresaggista
|Attività3 = scrittore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Indro Montanelli 2.jpg
|DimImmagine = 300
|Didascalia = Indro Montanelli nel 1990 circa
|Didascalia = Indro Montanelli negli anni '90
}}
Considerato da molti il più grande giornalista italiano del [[XX secolo|Novecento]], si distinse per la concisione e la limpidezza della sua scrittura. Fu l'uomo-simbolo del ''[[Corriere della Sera]]'', il principale quotidiano italiano, per il quale lavorò dal 1938 al 1973 e dal 1995 al 2001.
 
Tra i più popolari giornalisti italiani del [[XX secolo|Novecento]], si distinse per la limpidezza della sua scrittura. Iniziata la carriera durante il [[Storia del fascismo italiano|ventennio fascista]], fu per oltre quarant'anni l'uomo-simbolo del principale quotidiano d'Italia, il ''[[Corriere della Sera]]''. Lasciato il ''Corriere'' per contrasti sulla nuova linea politica della testata, diresse per vent'anni un quotidiano fondato da lui stesso, ''[[il Giornale]]'', distinguendosi come opinionista di stampo conservatore. Fu ferito alle gambe nel 1977 in un attentato organizzato dalle [[Brigate Rosse]].<ref>{{Cita web|url=http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_dicembre_13/milano-1977-montanelli-gambizzato-giardini-pubblici-brigate-rosse-326e44fa-dff2-11e7-b8cc-37049f602793.shtml|titolo=Milano, 1977: Montanelli gambizzato ai Giardini pubblici (e io c’ero)|autore=Dino Messina|sito=[[Corriere della Sera]]|data=16 dicembre 2017|accesso=13 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171219041843/http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_dicembre_13/milano-1977-montanelli-gambizzato-giardini-pubblici-brigate-rosse-326e44fa-dff2-11e7-b8cc-37049f602793.shtml|dataarchivio=19 dicembre 2017|urlmorto= sì}}</ref>
Esordì nel giornalismo durante il [[Storia del fascismo italiano|ventennio fascista]], regime che prima appoggiò e dal quale prese poi le distanze finendo anche imprigionato e rischiando la morte. Firma di stampo conservatore e fedele al suo rapporto con il pubblico dei lettori, respinse ogni tentativo di omologazione e si distaccò sempre da chi riteneva che stesse minacciando la sua indipendenza di giudizio: nel 1973 lasciò il ''Corriere'' e, l'[[1974|anno successivo]], fondò ''[[il Giornale]]'', che poi abbandonò venti anni dopo. All'età di 85 anni fondò un nuovo quotidiano indipendente, ''[[La Voce (quotidiano)|la Voce]]'', che chiuse dopo un anno. Fu ferito alle gambe nel 1977 in un attentato ordito dalle [[Brigate Rosse]].
 
NelCon 1991l'entrata fuin propostopolitica comedi [[senatore aSilvio vitaBerlusconi]], mada declinòlui ritenendolodisapprovata, inlasciò profondo''il contrastoGiornale'' cone, ilnel suomarzo sentire:1994, "Lofondò vivrei''[[La comeVoce (quotidiano)|La Voce]]'', un modoquotidiano diche imbrancarmi"però -chiuse dichiaròl'anno seguente. Fu l'autore delladi celeberrimauna collana di libri di storia a carattere divulgativo, ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]]'', operache anarrano caratterela divulgativostoria ind'Italia ventiduedall'antichità volumi,alla lafine piùdel popolareXX seriesecolo. storicaIn incentrataciascuna sulattività passatoMontanelli dell'Italiaseppe conquistare un largo seguito di lettori.
 
== Biografia ==
=== Infanzia e giovinezza ===
[[File:Indro Montanelli child.jpg|thumb|upright|La famiglia Montanelli: il piccolo Indro e i suoi genitori, Sestilio Montanelli e Maddalena Doddoli]]
Unico figlio di Sestilio Montanelli (1880-1972), professore di scuola media e successivamente preside del liceo della città di [[Rieti]], e Maddalena Dòddoli (1886-1982), figlia di agiati commercianti di cotone<ref>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 12.</ref>, Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli nacque il 22 aprile 1909 a [[Fucecchio]]<ref>Lo stesso giorno, mese e anno di [[Rita Levi Montalcini]].</ref> ([[provincia di Firenze|FI]]), nel palazzo di proprietà della famiglia della madre. A questa circostanza sono riferite alcune «leggende», la più famosa delle quali – raccontata dallo stesso Indro – narra che, dopo un litigio (gli abitanti di Fucecchio erano divisi in «insuesi» e in «ingiuesi», cioè di Fucecchio di sopra e di Fucecchio di sotto; la madre di Indro era insuese e il padre ingiuese), la famiglia materna ottenne di far nascere il bambino nella zona collinare, mentre il padre lo battezzò scegliendo un nome [[Onomastico#Nomi adespoti|adespota]], estraneo alla famiglia materna.<ref>{{Cita web|url=http://www.fucecchionline.com/indro-montanelli/indice.html|titolo=Indro Montanelli - Storia di un giornalista|accesso=22 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081208151303/http://www.fucecchionline.com/indro-montanelli/indice.html|urlmorto=sì}}</ref>
 
I nomi Alessandro e Raffaello rimandano rispettivamente ai nomi dei nonni materno e paterno. Il nome [[Indro]], scelto dal padre, infatti è la maschilizzazione del nome della divinità [[Induismo|induista]] [[Indra]].<ref>In [[Lingua hindi|hindi]] il nome è comunque di genere maschile.</ref> Negli anni, da tale nome derivò il soprannome «Cilindro», creato dagli amici e anche da alcuni avversari politici del giornalista;<ref>{{Cita libro|autore=Giancarlo Mazzuca|titolo=Testimoni del Novecento|città=Bologna|editore=Poligrafici Editoriale|anno=2008}}</ref> per anni circolò una voce che sosteneva che "Cilindro" fosse in realtà il suo vero nome di battesimo, smentita però dall'atto battesimale.<ref>{{Cita news|autore=Riccardo Cardellicchio|titolo=Cilindro Montanelli? Solo leggenda|pubblicazione=Il Tirreno|data=5 novembre 2012}}</ref> Il nome, dopo la sua nascita, ebbe una certa diffusione a Fucecchio; ad esempio, vi furono il calciatore e allenatore [[Indro Cenci]] e alcuni omonimi Indro Montanelli.<ref>{{Cita news|autore=Stefano Lorenzetto|url=http://www.ilgiornale.it/news/custode-stanza-indro-fui-io-dirgli-chi-era-veramente.html|titolo=Il custode della «stanza» di Indro: «Fui io a dirgli chi era veramente»|pubblicazione=''[[il Giornale]]''|data=24 settembre 2006|accesso=23 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140427021551/http://www.ilgiornale.it/news/custode-stanza-indro-fui-io-dirgli-chi-era-veramente.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/07/25/Cronaca/MONTANELLI-UN-OMONIMO-PORTA-FIORI-SULLA-SUA-TOMBA_194600.php|titolo=MONTANELLI: UN OMONIMO PORTA FIORI SULLA SUA TOMBA|pubblicazione=[[Adnkronos]]|data=25 luglio 2001|accesso=23 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171007170709/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/07/25/Cronaca/MONTANELLI-UN-OMONIMO-PORTA-FIORI-SULLA-SUA-TOMBA_194600.php|urlmorto=no}}</ref> Il padre gli assegnò altri tre nomi, Alessandro, Raffaello e Schizogene, cioè «generatore di divisioni».<ref>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 11.</ref><ref>''Schizogene'', ovvero «generatore di divisioni», «seminatore di zizzania». Indro Montanelli, ''Nella mia lunga e tormentata esistenza. Lettere da una vita'', a cura di [[Paolo Di Paolo]], p. 6.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=270|titolo=Il vero nome di Montanelli|editore=''[[Fondazione Montanelli Bassi]]''|data=19 ottobre 2015|accesso=28 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161021005618/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=270|urlmorto=no}}</ref>
Figlio di Sestilio Montanelli ([[1880]]-[[1972]]), professore di scuola media, e Maddalena Dòddoli ([[1886]]-[[1982]]), figlia di ricchi commercianti di cotone<ref>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 12.</ref>, Indro nacque a [[Fucecchio]]<ref>Lo stesso giorno, mese e anno di [[Rita Levi Montalcini]].</ref>, nel palazzo di proprietà della famiglia della madre. A tale circostanza sono riferite alcune «leggende», la più famosa delle quali – raccontata dallo stesso Indro – narra che, dopo un litigio (gli abitanti di Fucecchio erano divisi in «insuesi» e in «ingiuesi», cioè di Fucecchio di sopra e di Fucecchio di sotto; la madre di Indro era insuese e il padre ingiuese), la famiglia materna ottenne di far nascere il bambino nella propria zona collinare, mentre il padre scelse un nome [[Onomastico#Nomi adespoti|adespota]], estraneo alla famiglia materna<ref>{{Cita web|url=http://www.fucecchionline.com/indro-montanelli/indice.html|titolo=Indro Montanelli - Storia di un giornalista|accesso=22 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081208151303/http://www.fucecchionline.com/indro-montanelli/indice.html|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Passò l'infanzia nel paese natale, spesso ospite nella villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio per quasi un ventennio nei primi anni del Novecento. A Emilio Bassi, che considerava come un «nonno adottivo», restò legato, tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel [[1987]].<ref>Dal sito della ''Fondazione Montanelli Bassi''.</ref>
Il nome [[Indra (nome)|Indro]], scelto dal padre, infatti è la mascolinizzazione del nome della divinità [[Induismo|induista]] [[Indra]]<ref>In [[Lingua hindi|hindi]] il nome è comunque di genere maschile.</ref>, poi trasformato nel soprannome «Cilindro» dagli amici e anche da alcuni avversari politici<ref>{{Cita libro|autore=Giancarlo Mazzuca|titolo=Testimoni del Novecento|città=Bologna|editore=Poligrafici Editoriale|anno=2008}}</ref>; per anni circolò una voce che affermava che il suo nome di battesimo fosse davvero Cilindro, smentita però dall'atto battesimale<ref>{{Cita news|autore=Riccardo Cardellicchio|titolo=Cilindro Montanelli? Solo leggenda|pubblicazione=Il Tirreno|data=05-11-2012}}</ref>. Il nome, dopo la sua nascita, ebbe una certa diffusione a Fucecchio; ad esempio vi furono [[Indro Cenci]] e alcuni omonimi Indro Montanelli<ref>{{Cita news|autore=Stefano Lorenzetto|url=http://www.ilgiornale.it/news/custode-stanza-indro-fui-io-dirgli-chi-era-veramente.html|titolo=Il custode della «stanza» di Indro: «Fui io a dirgli chi era veramente»|pubblicazione=''[[il Giornale]]''|data=24 settembre 2006|accesso=23 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140427021551/http://www.ilgiornale.it/news/custode-stanza-indro-fui-io-dirgli-chi-era-veramente.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/07/25/Cronaca/MONTANELLI-UN-OMONIMO-PORTA-FIORI-SULLA-SUA-TOMBA_194600.php|titolo=MONTANELLI: UN OMONIMO PORTA FIORI SULLA SUA TOMBA|pubblicazione=[[Adnkronos]]|data=25 luglio 2001|accesso=23 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171007170709/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/07/25/Cronaca/MONTANELLI-UN-OMONIMO-PORTA-FIORI-SULLA-SUA-TOMBA_194600.php|urlmorto=no}}</ref>. Il padre gli assegnò altri tre nomi, Alessandro, Raffaello e Schizogene, cioè «generatore di divisioni»<ref>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 11.</ref>.
 
Sin da ragazzo Montanelli incominciò a soffrire di [[Attacco di panico|attacchi di panico]], un disturbo che lo segnerà per tutta la vita e riguardo al quale dichiarerà:<ref name="correva">{{Cita web|titolo=Correva l'anno – Indro Montanelli, un elegante provocatore|url=http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ae65b36f-570d-416a-8649-707539ba555a.html|data=17 agosto 2010|accesso=16 luglio 2019|dataarchivio=24 settembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110924020605/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ae65b36f-570d-416a-8649-707539ba555a.html|urlmorto=sì}}</ref>
Passò l'infanzia nel paese natale, spesso ospite nella villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio per quasi un ventennio nei primi anni del Novecento. A Emilio Bassi, che considerava come un «nonno adottivo», restò legato tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel [[1987]]<ref>Dal sito della ''Fondazione Montanelli Bassi''.</ref>.
{{Citazione|La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente.<ref>{{Cita libro|autore=Serena Zoli|autore2=Giovanni B. Cassano|titolo=E liberaci dal male oscuro|città=Milano|editore=Longanesi|anno=2003|annooriginale=1993|isbn=978-88-304-2060-1}}</ref>}}
 
Il padre, preside di liceo, fu trasferito a [[Lucca]] e poi a [[Nuoro]] per cinque anni (dal [[1920]] al [[1925]]) presso la Scuola Normale di Nuoro (che corrispondeva all'odierno Istituto Magistrale), dove il giovane Indro lo seguì come studente degli ultimi due anni delle scuole elementari e i primi tre del [[Ginnasio]]. A causa degli spostamenti del padre, frequentò il [[liceo classico]] "Marco Terenzio Varrone" a Rieti, dove nel [[1926]] conseguì la maturità.
Sin da ragazzo Montanelli incominciò a soffrire di [[Attacco di panico|attacchi di panico]], un male che lo segnò per tutta la vita<ref name="correva">{{Cita web|titolo=Correva l'anno – Indro Montanelli, un elegante provocatore|url=https://web.archive.org/web/20110924020605/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ae65b36f-570d-416a-8649-707539ba555a.html#p=0|data=17 agosto 2010}}</ref>:
{{Citazione|La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente<ref>{{Cita libro|autore=Serena Zoli|autore2=Giovanni B. Cassano|titolo=E liberaci dal male oscuro|città=Milano|editore=Longanesi|anno=2003|annooriginale=1993|isbn=978-88-304-2060-1}}</ref>.}}
Probabilmente Montanelli soffriva di [[disturbo bipolare]]<ref name="ilgiornale.unipi.it">{{cita web|url=http://ilgiornale.unipi.it/index.php?page=_layout_news&id=165&lang=it|autore=Michelangelo Betti|titolo=Disturbo bipolare, una malattia che fa tendenza|data=19 luglio 2010|accesso=24 giugno 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131113232809/http://ilgiornale.unipi.it/index.php?page=_layout_news&id=165&lang=it}}</ref>.
 
Nel 1930 si laureò in [[giurisprudenza]] all'[[Università degli Studi di Firenze|Università di Firenze]], con un anno di anticipo sulla durata normale dei corsi, discutendo una tesi sulla riforma elettorale del fascismo ([[legge Acerbo]]), in cui sostenne che era finalizzata ad abolire le elezioni<ref name="curridori"/>. Ottenne la valutazione di centodieci e [[lode]].<ref name="soltanto">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 1.</ref> Suoi docenti furono [[Piero Calamandrei]], [[Federico Cammeo]], [[Enrico Finzi]], [[Manfredi Siotto Pintor]] e il giovane [[Giorgio La Pira]].<ref>{{cita|S. Merlo|p. 29|Merlo, 2016}}.</ref> Successivamente, frequentò corsi di specializzazione all'[[Università di Grenoble]], alla [[Sorbona]] e a [[Università di Cambridge|Cambridge]]. Nel 1932 ottenne una seconda laurea, in [[scienze politiche]] e [[Scienze sociali|sociali]], sempre a Firenze, all'[[Istituto Cesare Alfieri]],<ref>{{Cita libro|autore=[[Vittore Buzzi]]|autore2=Claudio Buzzi|titolo=Le vie di Milano|città=Milano|editore=Hoepli|anno=2005}}</ref> con una tesi in cui valutava positivamente la politica di isolamento inglese.<ref name="curridori">{{Cita libro|titolo=Indro Montanelli. Un giornalista libero e controcorrente|autore=Francesco Curridori|città=Roma|editore=Aracne|anno=2011}}</ref>
Il padre, preside di liceo (il più giovane d'Italia)<ref name="correva" />, fu trasferito prima a [[Rieti]] (nel [[1922]]), poi a [[Lucca]] e ancora a [[Nuoro]] presso il [[Liceo ginnasio statale Giorgio Asproni]], dove il giovane Indro lo seguì. A causa degli spostamenti del padre, frequentò il [[liceo classico]] "Marco Terenzio Varrone" a Rieti, dove nel [[1925]] conseguì la maturità. Prima di diplomarsi, insieme al figlio del locale [[prefetto]], aveva organizzato uno sciopero degli studenti e una manifestazione contro gli stessi preside e prefetto<ref name="correva" />.
 
Nel [[1929]] fu allievo ufficiale a [[Palermo]], ove, vittima delle crisi depressive, fu raggiunto dalla madre, che provò a rassicurarlo.<ref name=correva /> La madre, molto tempo dopo, raccontò l'episodio in televisione.<ref name="oraverita">''[[L'ora della verità (televisione)|L'ora della verità]]'', trasmissione televisiva di [[Gianni Bisiach]], 1969.</ref>
Nel 1930 si laureò in [[Giurisprudenza]] all'[[Università degli Studi di Firenze]], con un anno di anticipo sulla durata normale dei corsi, discutendo una tesi sulla riforma elettorale del fascismo ([[legge Acerbo]]), in cui sostenne che era finalizzata ad abolire le elezioni<ref name = "curridori"/>. Ottenne la valutazione di centodieci e [[lode]]<ref name="soltanto">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 1.</ref>. Suoi docenti furono [[Piero Calamandrei]], [[Federico Cammeo]], [[Enrico Finzi]], [[Manfredi Siotto Pintor]] e il giovane [[Giorgio La Pira]]<ref>{{cita|S. Merlo|p. 29.|Merlo, 2016}}</ref>. Successivamente frequentò corsi di specializzazione all'[[Università di Grenoble]], alla [[Sorbona]] e a [[Università di Cambridge|Cambridge]]. Nel 1932 ottenne una seconda laurea, in [[Scienze politiche]] e [[Scienze sociali|sociali]], sempre a Firenze, all'[[Istituto Cesare Alfieri]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Vittore Buzzi]]|autore2=Claudio Buzzi|titolo=Le vie di Milano|città=Milano|editore=Hoepli|anno=2005}}</ref>, con una tesi in cui valutava positivamente la politica di isolamento inglese<ref name="curridori">{{Cita libro|titolo=Indro Montanelli. Un giornalista libero e controcorrente|autore=Francesco Curridori|città=Roma|editore=Aracne|anno=2011}}</ref>.
 
Nel [[1929]] fu allievo ufficiale a [[Palermo]] ove, vittima delle crisi depressive, fu raggiunto dalla madre che provò a rassicurarlo<ref name=correva />. La madre, molto tempo dopo, raccontò l'episodio in televisione<ref name=oraverita>''[[L'ora della verità (televisione)|L'ora della verità]]'', trasmissione televisiva di [[Gianni Bisiach]], 1969.</ref>.
 
=== Gli anni trenta ===
{{Citazione|Io mi considero un condannato al giornalismo, perché non avrei saputo fare niente altro.|Indro Montanelli, ''Questo secolo'', 1982.<ref name=biagi82 />.}}
 
Dopo i primi articoli giovanili per ''La Frusta'' di Rieti<ref>{{YouTube|id=04OpTwhcoUA|titolo=''2) Leo Longanesi, Enzo Biagi, Giorgio Bocca – Parte 4/5''|data=29 aprile 2013|accesso=28 agosto 2013}}</ref>, Montanelli firmò il suo primo articolo, su ''[[George Gordon Byron|Byron]] e il cattolicesimo'', sulla [[rivista]] ''[[Il Frontespizio]]'' di [[Piero Bargellini]] (luglio-agosto 1930).<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/13/Montanelli_rilesse_Byron_dandy_cattolico_co_0_030513073.shtml|autore=Indro Montanelli|titolo=E Montanelli rilesse Byron: dandy sì ma cattolico|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=13 maggio 2003|accesso=4 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122621/http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/13/Montanelli_rilesse_Byron_dandy_cattolico_co_0_030513073.shtml}}</ref>. Fu attento lettore di altre riviste, specie ''[[L'Italiano (rivista letteraria)|L'Italiano]]'' di [[Leo Longanesi]] (conosciuto nel 1937 a Roma e destinato a diventare suo grande amico) e ''[[Il Selvaggio (rivista)|Il Selvaggio]]'' di [[Mino Maccari]]: periodici, entrambi, che, pur essendo fascisti, furono fra i primi a rompere con il coro conformista del regime.<ref name=gerbi/>.
 
Dopo che nel 1932 un amico, Diano Brocchi, gli fece conoscere di persona [[Berto Ricci]], con cui aveva fino ad allora scambiato alcune lettere,<ref>''[[Il Borghese]]'', 4 febbraio 1955, citato in ''[{{cita testo|url=http://www.beppeniccolai.org/Giovani_allora.htm |titolo=Berto Ricci: come fummo giovani allora] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20140730050037/http://www.beppeniccolai.org/Giovani_allora.htm |data=30 luglio 2014 }}'', intervento di Beppe Niccolai tenuto a Firenze il 25 marzo 1984.</ref>, incominciò a collaborare al periodico fiorentino ''[[L'Universale]]'',<ref>{{Cita news|titolo=Il fascismo visto da Diano Brocchi|autore=Indro Montanelli|data=4 marzo 1996|accesso=6 giugno 2014|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/04/fascismo_visto_Diano_Brocchi_co_0_96030411489.shtml|pubblicazione=Corriere della sera|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714184811/http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/04/fascismo_visto_Diano_Brocchi_co_0_96030411489.shtml}}</ref>, che aveva una diffusione di nemmeno {{formatnum:2000}} copie.<ref>{{Cita libro|autore=Alberto Mazzuca|autore2=Luciano Foglietta|titolo=Mussolini e Nenni. Amici nemici|città=Bologna|editore=Minerva|anno=2015|p=378}}</ref>. Nello stesso anno fu ricevuto, assieme a tutto lo staff de ''L'Universale''<ref>{{Cita libro|autorecuratore=Diano Brocchi (a cura di)|titolo=L'Universale|città=Milano|editore=Edizioni del Borghese|anno=1969|paginap=14}} Diano Brocchi racconta la «straordinaria suggestione che provocava Mussolini sui suoi interlocutori, e particolarmente sui giovani» e aggiunge: «Non mi fa affatto sorridere il ricordo del mio amico Indro, fattosi poi spietato critico degli atteggiamenti, dei gesti e degli atti mussoliniani, che, curvo a punto interrogativo verso colui che ci parlava, ipnotizzato da lui, mi piangeva accanto, tanto da trasmettere agli altri la sua sincera commozione».</ref> da [[Benito Mussolini]], il quale, secondo il racconto che lo stesso Montanelli avrebbe reso a [[Enzo Biagi]] per la trasmissione ''Questo secolo'', del [[1982]], intendeva elogiarlo per un articolo anti-razzista che aveva scritto.<ref name=biagi82>''Questo secolo'', trasmissione televisiva di [[Enzo Biagi]], 1982.</ref>.
{{Citazione|Mi disse: "Avete fatto benissimo a scrivere quell'articolo, il razzismo è roba da biondi".<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/solferino/montanelli/02-02-21/01.spm|titolo=Mussolini mi disse: «Il razzismo è roba da biondi»|pubblicazione=Corriere della Sera|data=21 febbraio 2002|accesso=12 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171112132254/http://www.corriere.it/solferino/montanelli/02-02-21/01.spm|urlmorto=no}}</ref>.|Indro Montanelli, ''Questo secolo'', 1982.<ref name=biagi82 />.}}
 
Tuttavia quattroQuattro anni dopo, nell'ambito della propaganda per la [[guerra d'Etiopia]], Montanelli scriveràdistinguerà paroleperò dalsu tenore''Civiltà opposto:Fascista'' tra un "razzismo europeo" e un "razzismo africano":
{{Citazione|Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà.|Indro Montanelli, ''Civiltà Fascista'', 1936<ref>{{Cita web|url=https://www.bufale.net/precisazioni-indro-montanelli-e-lacquisto-di-una-moglie-12enne-in-abissinia-era-un-bel-animalino/|titolo=Indro Montanelli e l'acquisto di una moglie|sito=Bufale.net|data=21 febbraio 2002|accesso=12 novembre 2017|dataarchivio=12 novembre 2017|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Indro Montanelli: Una biografia (1909-2001)|autore1=Sandro Gerbi|autore2=‎Raffaele Liucci|anno=2014|editore=Hoepli|url=https://books.google.it/books?id=33mXBAAAQBAJ&pg=PT48&lpg=PT48&dq=Coi+negri+non+si+fraternizza.+Non+si+pu%C3%B2,+non+si+deve.+Almeno+finch%C3%A9+non+si+sia+data+loro+una+civilt%C3%A0&source=bl&ots=sEa1fyaEjO&sig=ACfU3U18fmaRA0JUUSe6ZW1pdRkHJPyV1A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjUvoaHvfvxAhXCsKQKHa3TDNsQ6AEwBXoECAwQAw#v=onepage&q=Coi%20negri%20non%20si%20fraternizza.%20Non%20si%20pu%C3%B2%2C%20non%20si%20deve.%20Almeno%20finch%C3%A9%20non%20si%20sia%20data%20loro%20una%20civilt%C3%A0&f=false}}</ref>.}}
 
{{Citazione|Ci sono due razzismi: uno europeo - e questo lo lasciamo in monopolio ai capelbiondi d'oltralpe; e uno africano - e questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà.|Indro Montanelli, ''Civiltà Fascista'', n. 1, gennaio 1936.<ref>{{Cita web | url= https://www.bufale.net/precisazioni-indro-montanelli-e-lacquisto-di-una-moglie-12enne-in-abissinia-era-un-bel-animalino/ | titolo= PRECISAZIONI Indro Montanelli e l’acquisto di una moglie 12enne in Abissinia: ‘Era un bel animalino’ | data= 18 settembre 2017 | accesso= 26 agosto 2022 | urlarchivio= https://archive.is/20220826144518/https://www.bufale.net/precisazioni-indro-montanelli-e-lacquisto-di-una-moglie-12enne-in-abissinia-era-un-bel-animalino/ |dataarchivio= 26 agosto 2022 |urlmorto=no }}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Indro Montanelli: Una biografia (1909-2001)|autore1=Sandro Gerbi|autore2=Raffaele Liucci|anno=2014|editore=Hoepli|url=https://books.google.it/books?id=33mXBAAAQBAJ&pg=PT48}}</ref>}}
Montanelli fu altresì invitato a collaborare a ''[[Il Popolo d'Italia]]''; ''L'Universale'' venne chiuso nel 1935<ref name="gerbi">{{Cita libro|autore=[[Sandro Gerbi]]|autore2=Raffaele Liucci|titolo=Indro Montanelli. Una biografia (1909-2001)|città=Milano|editore=Hoepli|anno=2014}}</ref>. Invece si recò a [[Parigi]] per respirare aria nuova (1934)<ref>{{cita|S. Merlo|p. 45.|Merlo, 2016}}</ref>. Si presentò al quotidiano ''[[Paris-Soir]]'' offrendosi come «informatore volontario»<ref name=correva />. Esordì come giornalista di [[cronaca nera]]; contemporaneamente collaborò al quotidiano ''[[L'Italie Nouvelle]]'' diretto da Italo Sulliotti (un giornale bilingue, organo del Fascio francese). Fu poi, mandato sempre da ''Paris-Soir''<ref name=correva />, corrispondente in [[Norvegia]] e da lì in [[Canada]]. Gli articoli che Montanelli spedì dal Canada furono letti da [[Webb Miller]], all'epoca inviato parigino della ''[[United Press International|United Press]]'', che suggerì all'agenzia di assumerlo. La prima assunzione di Montanelli come giornalista fu a [[New York]]<ref name=correva />. Incominciò quindi a lavorare come apprendista alla sede centrale della ''UP'', ma non interruppe i rapporti professionali con ''Paris-Soir''<ref name="curridori" />. Fu infatti la rivista parigina a offrirgli la possibilità di realizzare il suo primo ''scoop''<ref name="soltanto"/><ref name=gerbi/>: un'intervista con il magnate [[Henry Ford]].
 
Montanelli fu altresì invitato a collaborare a ''[[Il Popolo d'Italia]]''; ''L'Universale'' venne chiuso nel 1935.<ref name="gerbi">{{Cita libro|autore=[[Sandro Gerbi]]|autore2=Raffaele Liucci|titolo=Indro Montanelli. Una biografia (1909-2001)|città=Milano|editore=Hoepli|anno=2014}}</ref> Invece si recò a [[Parigi]] per respirare aria nuova (1934).<ref>{{cita|S. Merlo|p. 45|Merlo, 2016}}.</ref> Si presentò al quotidiano ''[[Paris-Soir]]'' offrendosi come «informatore volontario».<ref name=correva /> Esordì come giornalista di [[cronaca nera]]; contemporaneamente collaborò al quotidiano ''[[L'Italie Nouvelle]]'' diretto da Italo Sulliotti (un giornale bilingue, organo del Fascio francese).
[[File:Indro Montanelli 1936.jpg|thumb|Montanelli, in divisa da ufficiale, nel 1936.]]
 
Sulla base di testimonianze orali rilasciate ad alcuni dei suoi intervistatori (e in base anche ad alcune sue opere autobiografiche), si ha notizia che Indro Montanelli sia stato, negli anni 1934-35, mandato da ''Paris-Soir'',<ref name="correva" /> in qualità di inviato speciale, in [[Norvegia]] e, da lì, in [[Canada]]; che gli articoli che Montanelli spedì dal Canada in Francia vennero letti da [[Webb Miller]], all'epoca inviato ''globetrotter'' dell'[[agenzia di notizie]] [[United Press International|United Press]], il quale suggerì all'agenzia stessa di assumerlo; inoltre che la prima assunzione di Montanelli come [[giornalista professionista]] con regolare stipendio avvenne a [[New York]],<ref name="correva" /> ov'egli si mise in luce con corrispondenze locali per conto della Centrale della United Press, pur non interrompendo i suoi rapporti professionali con ''Paris-Soir'';<ref name="curridori" /> e ancora, che mediante l'agenzia di stampa United Press venne offerta a Montanelli la possibilità di realizzare il suo primo ''scoop'':<ref name="soltanto" /><ref name="gerbi" /> un'intervista al magnate dell'industria automobilistica [[Henry Ford]]. Benché tali episodi siano probabili, tuttavia, mancano riscontri certi in merito. Quel che è certo è che la collaborazione di Montanelli al foglio diretto da Sulliotti fu breve e si chiuse improvvisamente: Montanelli venne rispedito in Italia per aver espresso su l{{'}}''Italie Nouvelle'' idee fin troppo libere, rispetto all'autocensura imposta dal potere fascista a questo giornale di mera propaganda ideologica.
Nel [[1935]] Montanelli scrisse il suo primo libro, ''Commiato dal tempo di pace'', che fu pubblicato nelle edizioni del «Selvaggio». In quell'anno l'Italia [[Guerra d'Etiopia|invase l'Etiopia]]. Montanelli si propose all'UP come inviato in zona di guerra, ma l'agenzia aveva già scelto Webb Miller per quel ruolo<ref>{{cita|S. Merlo|p. 58.|Merlo, 2016}}</ref>. Allora prese una decisione drastica: si licenziò dalla ''United Press'' e si arruolò volontario<ref name=biagi82 />. Il 15 giugno 1935 salpò per l'Etiopia<ref>Paolo Di Paolo, ''Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c'era'', Rizzoli, Milano 2014, p. 192.</ref>. Partecipò alle operazioni di guerra come [[sottotenente]] inquadrato in un battaglione coloniale di [[àscari]], il XX Battaglione Eritreo, in cui fu comandante di una compagnia<ref name=correva />:
[[File:Indro Montanelli 1936.jpg|thumb|Montanelli, in divisa da ufficiale, nel 1936]]
 
Nel [[1935]] scrisse il suo primo libro, ''Commiato dal tempo di pace'', che fu pubblicato dalle edizioni del «Selvaggio». Quell'anno l'Italia conquistò militarmente l'Etiopia. Montanelli si propose all'UP come inviato in zona di guerra, ma l'agenzia aveva già scelto Webb Miller per quel ruolo;<ref>{{cita|S. Merlo|p. 58|Merlo, 2016}}.</ref> allora decise di licenziarsi dalla United Press e di arruolarsi come volontario: salpò per l'Etiopia il 15 giugno 1935,<ref name="biagi82" /><ref>Paolo Di Paolo, ''Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c'era'', Rizzoli, Milano 2014, p. 192.</ref> partecipando alle operazioni di guerra come [[sottotenente]] al comando di un battaglione coloniale di [[àscari]], il XX Battaglione Eritreo, tema del suo secondo volume.<ref name=correva />
{{Citazione|Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora.|Indro Montanelli, ringraziando [[Benito Mussolini]] («Gran Babbo»), nel raccontare la sua esperienza di comandante di una compagnia di àscari durante la [[guerra d'Etiopia]]<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=XX Battaglione eritreo|città=Milano|editore=Panorama|anno=1936}}</ref>.}}
 
{{Citazione|Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora.|Indro Montanelli, ringraziando [[Benito Mussolini]] («Gran Babbo»), nel raccontare la sua esperienza di comandante di una compagnia di àscari durante la [[guerra d'Etiopia]].<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=XX Battaglione eritreo|città=Milano|editore=Panorama|anno=1936}}</ref>}}
La guerra di Montanelli durò solo fino a dicembre: fu ferito e dovette abbandonare il fronte. Durante la sua permanenza al fronte aveva incominciato a scrivere un libro-''reportage'', che uscì all'inizio del [[1936]], mentre era ancora in Etiopia<ref>Fu dato alle stampe dall'editore [[Gianni Mazzocchi]], che aveva raccolto le note diaristiche che il giovane ufficiale aveva inviato per posta al padre dall'[[Africa]].</ref>. L'opera, ''XX Battaglione Eritreo'', in maggio fu recensita favorevolmente da [[Ugo Ojetti]] sul ''Corriere della Sera''<ref>{{Cita news|autore=Antonio Carioti|url=https://www.corriere.it/cultura/10_novembre_29/carioti-recensione-ojetti-giovane-indro_877da796-fb9e-11df-bfbe-00144f02aabc.shtml|titolo=Così la recensione di Ojetti lanciò il giovane Indro|pubblicazione=Corriere della Sera|data=29 novembre 2010|accesso=2 agosto 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101205154110/https://www.corriere.it/cultura/10_novembre_29/carioti-recensione-ojetti-giovane-indro_877da796-fb9e-11df-bfbe-00144f02aabc.shtml|urlmorto=no}}</ref> e da [[Goffredo Bellonci]]: la sua [[tiratura]] raggiunse le {{formatnum:30000}} copie<ref name=correva />.
 
La guerra d'Etiopia per Montanelli durò solo fino a dicembre: venne ferito e ottenne licenza di abbandonare il fronte. Durante la sua esperienza bellica aveva incominciato a scrivere un libro-''reportage'' che uscì, per volontà di suo padre Sestilio, all'inizio del [[1936]], mentre era ancora in Etiopia.<ref>Fu dato alle stampe dall'editore [[Gianni Mazzocchi]], che aveva raccolto le note diaristiche che il giovane ufficiale aveva inviato per posta al padre dall'Africa.</ref> L'opera, ''XX Battaglione Eritreo'', fu recensita favorevolmente, sul ''Corriere della Sera'', da [[Ugo Ojetti]], amico personale di Sestilio Montanelli,<ref>{{Cita news|autore=Antonio Carioti|url=https://www.corriere.it/cultura/10_novembre_29/carioti-recensione-ojetti-giovane-indro_877da796-fb9e-11df-bfbe-00144f02aabc.shtml|titolo=Così la recensione di Ojetti lanciò il giovane Indro|pubblicazione=Corriere della Sera|data=29 novembre 2010|accesso=2 agosto 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101205154110/https://www.corriere.it/cultura/10_novembre_29/carioti-recensione-ojetti-giovane-indro_877da796-fb9e-11df-bfbe-00144f02aabc.shtml|urlmorto=no}}</ref> e da [[Goffredo Bellonci]]; la [[tiratura]] dell'opera, avvalendosi dei due prestigiosi sponsor culturali, raggiunse le {{formatnum:30000}} copie.<ref name=correva />
Il padre di Indro, Sestilio, si trovava in [[Africa Orientale]] per dirigere una commissione di esami per militari e civili dell'esercito residenti nelle colonie. Intercedette presso il direttore del quotidiano di [[Asmara]] ''La Nuova Eritrea'', Leonardo Gana, facendolo assumere. Montanelli ottenne così la tessera di giornalista. Nel gennaio [[1936]] fu trasferito dal XX Battaglione Eritreo al Drappello Servizi Presidiari e incominciò a prestare servizio presso l'Ufficio Stampa e Propaganda<ref>Marco Lenci, ''L'Eritrea e l'Etiopia nell'esperienza di Indro Montanelli'', ''Studi Piacentini'', nº 33/2003.</ref>.
 
Nel 1935 anche il padre di Indro venne inviato dal regime fascista in [[Africa orientale]] per dirigere una commissione di esami per civili e militari già residenti nella [[colonia eritrea]]; ivi intercedette presso Leonardo Gana, direttore del maggiore quotidiano di [[Asmara]], ''La Nuova Eritrea'', facendovi assumere il figlio: così Indro ricevette la sua prima regolare tessera di giornalista, il che dimostra che l'anteriore collaborazione di Montanelli con la United Press, se vi fu, ebbe un carattere alquanto informale. Nel gennaio 1936 Indro Montanelli fu trasferito dal XX Battaglione Eritreo al Drappello Servizi Presidiari e incominciò a prestare servizio presso l'Ufficio Stampa e Propaganda.<ref>Marco Lenci, ''L'Eritrea e l'Etiopia nell'esperienza di Indro Montanelli'', ''Studi Piacentini'', nº 33/2003.</ref>
In Etiopia Montanelli, che all'epoca aveva 26 anni, ebbe una relazione con una bambina eritrea di 12 anni<ref name=oraverita />. Altre fonti parlano invece di una ragazzina di 14 anni<ref name=granz37>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 37.</ref>, ma in una intervista televisiva Montanelli dichiara «di aver regolarmente comprato dal padre» una bambina di 12 anni, per sposarla<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=N_2xZWu_Ak8|titolo=Quando Montanelli comprò e violentò una bambina di 12 anni|data=luglio 2015|accesso=3 febbraio 2016}}</ref>. Fatìma<ref name="correva" /> (che in un articolo de ''La stanza di Montanelli'' del 2000, dove ricostruisce minuziosamente la vicenda del suo primo matrimonio, Montanelli chiama invece Destà<ref name="fonda2">{{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=260|titolo=Un'accusa ingiusta e strumentale|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|data=luglio 2015|accesso=3 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170825145833/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=260|urlmorto=no}}</ref>) fu comprata dal suo «[[sciumbasci]]» Gabér Hishial<ref name=granz37/> versando al padre la [[Prezzo della sposa|convenuta cifra]] di 350 [[Lira italiana|lire]] (la richiesta iniziale era di 500), più l'acquisto di un «tucul» (una capanna di fango e di paglia) di 180 lire<ref name=fonda2/>. Compresi nel prezzo ebbe anche un cavallo e un fucile<ref name=biagi82 />.
 
In Etiopia Montanelli, che all'epoca aveva 26 anni, ebbe una relazione con una bambina eritrea di 12 anni.<ref name=oraverita /> Altre fonti parlano invece di una ragazzina di 14 anni,<ref name=granz37>Paolo Granzotto, ''Montanelli'', p. 37.</ref> ma in una intervista televisiva Montanelli dichiarò «di aver regolarmente comprato dal padre» una ragazzina di 12 anni per sposarla.<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=N_2xZWu_Ak8|titolo=Quando Montanelli comprò e violentò una bambina di 12 anni|data=luglio 2015|accesso=3 febbraio 2016}}</ref> Fatìma<ref name="correva" /> (che in un articolo de ''La stanza di Montanelli'' del 2000, dove ricostruisce minuziosamente la vicenda del suo primo matrimonio, Montanelli chiama invece Destà<ref name="fonda2">{{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=260|titolo=Un'accusa ingiusta e strumentale|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|data=luglio 2015|accesso=3 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170825145833/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=260|urlmorto=no}}</ref>) fu comprata dal suo «[[sciumbasci]]» Gabér Hishial<ref name=granz37/> versando al padre la [[Prezzo della sposa|convenuta cifra]] di 350 [[Lira italiana|lire]] (la richiesta iniziale era di 500), più l'acquisto di un «tucul» (una capanna di fango e di paglia) di 180 lire.<ref name=fonda2/> Compresi nel prezzo ebbe anche un cavallo e un fucile.<ref name=biagi82 />
{{Citazione|Vista l'usanza degli ascari di combattere con la moglie al seguito, decisi anch'io di sposarmi. I miei uomini mi procurarono una giovane e bellissima eritrea [...]. In questo modo, ogni due settimane mi ritrovavo, al pari dei miei uomini, con i panni puliti<ref>{{Cita libro|autore=Gian Luca Mazzini|titolo=Montanelli mi ha detto|città=Rimini|editore=Il Cerchio|anno=2002}}</ref>.}}
 
{{Citazione|Vista l'usanza degli ascari di combattere con la moglie al seguito, decisi anch'io di sposarmi. I miei uomini mi procurarono una giovane e bellissima eritrea [...]. In questo modo, ogni due settimane mi ritrovavo, al pari dei miei uomini, con i panni puliti.<ref>{{Cita libro|autore=Gian Luca Mazzini|titolo=Montanelli mi ha detto|città=Rimini|editore=Il Cerchio|anno=2002}}</ref>}}
La ragazza rimase al suo fianco per l'intera permanenza in Africa<ref>Intervista di [[Enzo Biagi]] a Indro Montanelli del [[1982]] nel programma ''RT-Era ieri'', trasmesso da [[Rai 3]] alle 23:45 del 13 ottobre 2008.</ref>. L'usanza del [[madamato]], dapprima tollerata e talvolta attuata su spinta dei capi-reggimento locali<ref name=fonda2/>, fu proibita nell'aprile 1937 per limitare le infezioni veneree e per evitare contatti tra italiani e africani: il provvedimento fu poi seguito l'anno dopo dall'emanazione delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]]. Prima del ritorno in Italia la cedette al generale [[Alessandro Pirzio Biroli]], che la introdusse nel proprio piccolo [[harem]]<ref name=biagi82 />. In seguito la ragazza sposò un militare eritreo che era stato agli ordini di Montanelli nella guerra coloniale:
 
La ragazza rimase al suo fianco per l'intera permanenza in Africa.<ref>Intervista di [[Enzo Biagi]] a Indro Montanelli del [[1982]] nel programma ''RT-Era ieri'', trasmesso da [[Rai 3]] alle 23:45 del 13 ottobre 2008.</ref> L'usanza del [[madamato]], dapprima tollerata e talvolta attuata su spinta dei capi-reggimento locali<ref name=fonda2/>, fu proibita nell'aprile 1937 per limitare le infezioni veneree e per evitare contatti tra italiani e africani: il provvedimento fu poi seguito l'anno dopo dall'emanazione delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]]. Prima del ritorno in Italia, Montanelli cedette la giovane al generale [[Alessandro Pirzio Biroli]], che la introdusse nel proprio piccolo [[harem]].<ref name=biagi82 /> In seguito la ragazza sposò un militare eritreo che era stato agli ordini di Montanelli nella guerra coloniale:
{{Citazione|Nel '52 chiesi e ottenni di poter tornare nell'Etiopia del Negus e la prima tappa, scendendo da Asmara verso il Sud, la feci a Sageneiti, patria di Destà e del mio vecchio "bulukbasci", che mi accolsero come un padre. Avevano tre figli, di cui il primo si chiamava Indro. Donde la favola, di cui non sono mai più riuscito a liberarmi, che fosse figlio mio. Invece era nato ben 20 mesi dopo il mio rimpatrio<ref name=fonda2/>.}}
 
{{Citazione|Nel '52 chiesi e ottenni di poter tornare nell'Etiopia del Negus e la prima tappa, scendendo da Asmara verso il Sud, la feci a Sageneiti, patria di Destà e del mio vecchio "bulukbasci", che mi accolsero come un padre. Avevano tre figli, di cui il primo si chiamava Indro. Donde la favola, di cui non sono mai più riuscito a liberarmi, che fosse figlio mio. Invece era nato ben 20 mesi dopo il mio rimpatrio.<ref name=fonda2/>}}
Nel 2020 un sessantasettenne italo-eritreo, originario di Sageneiti e residente a Parma, affermò in un'intervista di essere figlio di tale Lattemicael Destà, che secondo l'articolo<ref>{{Cita web|url=https://www.tpi.it/cronaca/montanelli-sposa-bambina-eritrea-contraddizioni-video-testimone-20200716637047/|autore=Andrea Sceresini|titolo=Siete proprio sicuri che Montanelli sposò una 12enne in Eritrea? Spunta un testimone: "Qualcosa non torna, quel figlio mai visto"|data=16 luglio 2020|accesso=18 luglio 2020}}</ref> sarebbe da ritenersi con ogni probabilità l'unica donna chiamata Destà residente a Sageneiti in quel periodo. Nata nel 1923, la donna non avrebbe avuto mai alcun rapporto con lo scrittore. La vicenda sarebbe stata quindi inventata da Montanelli, o comunque manipolata in modo molto significativo.
 
Nel 2020 un sessantasettenne italo-eritreo, originario di Sageneiti e residente a Parma, affermò in un'intervista di essere figlio di tale Lattemicael Destà, che secondo l'articolo<ref>{{Cita web|url= https://www.tpi.it/cronaca/montanelli-sposa-bambina-eritrea-contraddizioni-video-testimone-20200716637047/ |autore=Andrea Sceresini |titolo=Siete proprio sicuri che Montanelli sposò una 12enne in Eritrea? Spunta un testimone: "Qualcosa non torna, quel figlio mai visto" |data= 16 luglio 2020 | sito=[[The Post Internazionale]] | accesso= 26 agosto 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20211027154625/https://www.tpi.it/cronaca/montanelli-sposa-bambina-eritrea-contraddizioni-video-testimone-20200716637047/ |dataarchivio= 27 ottobre 2021 |urlmorto=no}}</ref> sarebbe da ritenersi con ogni probabilità l'unica donna chiamata Destà residente a Sageneiti in quel periodo. Nata nel 1923, la donna non avrebbe avuto mai alcun rapporto con Montanelli, il quale avrebbe inventato, o comunque manipolato in modo molto significativo, la vicenda.
{{chiarire|Un giorno|quando?}} Montanelli incontrò [[Filippo Tommaso Marinetti]] che, nonostante la non giovane età (era nato nel 1876), aveva voluto ugualmente vivere l'esperienza della guerra<ref>{{cita|S. Merlo|p. 69.|Merlo, 2016}}</ref>. Redattore de ''La Nuova Eritrea'', Montanelli scrisse un pezzo per ''[[L'Italia letteraria]]'' in cui mostrò la sua disillusione per la nuova Italia che il fascismo voleva costruire:
 
Montanelli incontrò [[Filippo Tommaso Marinetti]] che, nonostante la non giovane età (era nato nel 1876), aveva voluto ugualmente vivere l'esperienza della guerra.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 69|Merlo, 2016}}.</ref> Redattore de ''La Nuova Eritrea'', Montanelli scrisse un pezzo per ''[[L'Italia letteraria]]'' in cui mostrò la sua disillusione per la nuova Italia che il fascismo voleva costruire:
{{Citazione|Dopo quattordici anni di tensione ideale [e dopo] un crescendo di parole [emerge ora] un certo scetticismo. [Mi accorgo infatti che] la coscienza è una parola che comincia a scomparire dal linguaggio usuale, [sostituita dal] Dovere: imperativo, standardizzato, uguale per tutti<ref name="Merlo-71">{{cita|S. Merlo|p. 71.|Merlo, 2016}}</ref>}}
 
{{Citazione|Dopo quattordici anni di tensione ideale [e dopo] un crescendo di parole [emerge ora] un certo scetticismo. [Mi accorgo infatti che] la coscienza è una parola che comincia a scomparire dal linguaggio usuale, [sostituita dal] Dovere: imperativo, standardizzato, uguale per tutti.<ref name="Merlo-71">{{cita|S. Merlo|p. 71|Merlo, 2016}}.</ref>}}
Il pezzo, sfuggito alla censura fascista, attirò l'attenzione di [[Carlo Rosselli]]. L'esule, che aveva conosciuto Montanelli a Parigi, si augurò su ''Giustizia e Libertà'' che l'Abissinia potesse aver guarito «Indro Montanelli da molte illusioni»<ref name="Merlo-71"/>.
 
Il pezzo, sfuggito alla censura fascista, attirò l'attenzione di [[Carlo Rosselli]]. L'esule, che aveva conosciuto Montanelli a Parigi, si augurò su ''Giustizia e Libertà'' che l'Abissinia potesse aver guarito «Indro Montanelli da molte illusioni».<ref name="Merlo-71"/>
[[Manlio Morgagni]], direttore dell'[[Agenzia Stefani]] e fedelissimo di Mussolini, lo avrebbe voluto come corrispondente da [[Asmara]], ma la trattativa non ebbe esito positivo. Quando il padre ritornò in Italia, Indro lo seguì (agosto 1936)<ref>{{Cita libro|autore=Romano Canosa|titolo=La voce del Duce. L'agenzia Stefani: l'arma segreta di Mussolini|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2002}}</ref>.
 
[[Manlio Morgagni]], direttore dell'[[Agenzia Stefani]] e fedelissimo di Mussolini, lo avrebbe voluto come corrispondente da [[Asmara]], ma la trattativa non ebbe esito positivo. Quando il padre ritornò in Italia, Indro lo seguì (agosto 1936).<ref>{{Cita libro|autore=Romano Canosa|titolo=La voce del Duce. L'agenzia Stefani: l'arma segreta di Mussolini|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2002}}</ref>
Nell'aprile [[1937]] Montanelli si presentò alla redazione del neonato settimanale d'informazione ''[[Omnibus (1937)|Omnibus]]''. Conobbe [[Leo Longanesi]], di soli cinque anni più anziano, ma già un giornalista-editore esperto. Tra i due nacque una duratura amicizia. Nello stesso anno Montanelli partì per la [[Spagna]], dov'era scoppiata la [[guerra civile spagnola|guerra civile]], come corrispondente per il quotidiano romano ''[[Il Messaggero]]'', scrivendo articoli anche per ''Omnibus''. In un resoconto sulla [[battaglia di Santander]] descrisse la resa della guarnigione repubblicana facendo questa osservazione: «È stata una lunga passeggiata militare con un solo nemico: il caldo»<ref name=oraverita /><ref name=fondazionemontanelli>Biografia dal sito {{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it|titolo=Fondazione Montanelli|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|data=4 gennaio 2010|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090310192924/http://www.fondazionemontanelli.it/|urlmorto=no}} Relativamente al 1937. Lo stesso sito fa riferimento anche ad un ordine diretto di Mussolini per quanto riguarda il successivo rimpatrio.</ref>. La sua simpatia per gli anarchici spagnoli lo portò ad aiutare uno di loro, che accompagnò fuori della frontiera: il gesto venne ricompensato da «El Campesino»<ref>Al secolo [[Valentín González]].</ref>, capo anarchico della 46ª divisione nella [[Guerra di Spagna]], con il dono di una tessera della ''Federación Anarquista de Cataluña'' di cui Montanelli si sarebbe fregiato per tutta la vita<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 4.</ref>.
 
Nell'aprile [[1937]] Montanelli si presentò alla redazione del neonato settimanale d'informazione ''[[Omnibus (1937)|Omnibus]]''. Conobbe [[Leo Longanesi]], di neanche quattro anni più anziano, ma già un giornalista-editore esperto. Tra i due nacque una duratura amicizia. Nello stesso anno Montanelli partì per la [[Spagna]], dov'era scoppiata la [[guerra civile spagnola|guerra civile]], come corrispondente per il quotidiano romano ''[[Il Messaggero]]'', scrivendo articoli anche per ''Omnibus''. In un resoconto sulla [[battaglia di Santander]] descrisse la resa della guarnigione repubblicana facendo questa osservazione: «È stata una lunga passeggiata militare con un solo nemico: il caldo».<ref name=oraverita /><ref name=fondazionemontanelli>Biografia dal sito {{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it|titolo=Fondazione Montanelli|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|data=4 gennaio 2010|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090310192924/http://www.fondazionemontanelli.it/|urlmorto=no}} Relativamente al 1937. Lo stesso sito fa riferimento anche ad un ordine diretto di Mussolini per quanto riguarda il successivo rimpatrio.</ref> La sua simpatia per gli anarchici spagnoli lo portò ad aiutare uno di loro, che accompagnò fuori della frontiera: il gesto venne ricompensato da «El Campesino»,<ref>Al secolo [[Valentín González]].</ref> capo anarchico della 46ª divisione nella [[guerra di Spagna]], con il dono di una tessera della ''Federación Anarquista de Cataluña'' di cui Montanelli si sarebbe fregiato per tutta la vita.<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 4.</ref>
Una volta rimpatriato, il [[Minculpop]], con l'intervento diretto di Mussolini, lo cancellò dall'albo dei giornalisti per l'articolo sulla battaglia di Santander, considerato offensivo per l'onore delle forze armate italiane. Gli fu anche tolta la tessera del partito<ref name=fondazionemontanelli/>, e lui non fece nulla per riaverla. Alla vigilia del processo con il quale avrebbe potuto essere condannato al [[confino]], Montanelli anticipò che in [[dibattimento]] avrebbe chiesto che venisse fatto il nome di un morto, anche uno solo<ref name=oraverita />. Per evitare il peggio, [[Giuseppe Bottai]], allora ministro dell'Educazione nazionale e suo amico dai tempi dell'Etiopia<ref name=correva />, prima gli trovò in [[Estonia]] un [[Lettorato (università)|lettorato]] di [[lingua italiana]] nell'[[Università di Tartu]], poi lo fece nominare direttore dell'[[Istituti italiani di cultura all'estero|Istituto Italiano di Cultura]] di [[Tallinn]], la capitale (a.a. 1937/38)<ref name=gbg>''Giornalisti raccontano'', trasmissione televisiva di [[Giordano Bruno Guerri]], 1987.</ref>. Come racconta in ''Pantheon Minore'', a Tallinn, su richiesta del colonnello russo Engelhardt, Montanelli diede ospitalità alla moglie russa di [[Vidkun Quisling]], che di lì a qualche anno sarebbe divenuto il capo del regime [[collaborazionismo|collaborazionista]] di [[Oslo]], avendo modo in quell'occasione di conoscere anche il futuro ''fører'' di [[Norvegia]]<ref name=correva /><ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Pantheon minore|città=Milano|editore=Longanesi|anno=1950}}</ref>. Dalla capitale estone Montanelli scrisse articoli per ''[[L'Illustrazione Italiana]]'' e per il quotidiano torinese ''[[La Stampa]]''<ref>{{cita|S. Merlo|p. 97.|Merlo, 2016}}</ref>.
 
Una volta rimpatriato, il [[Minculpop]], con l'intervento diretto di Mussolini, lo cancellò dall'albo dei giornalisti per l'articolo sulla battaglia di Santander, considerato offensivo per l'onore delle forze armate italiane. Gli fu anche tolta la tessera del partito<ref name=fondazionemontanelli/> e lui non fece nulla per riaverla. Alla vigilia del processo con il quale avrebbe potuto essere condannato al [[confino]], Montanelli anticipò che in [[dibattimento]] avrebbe chiesto che venisse fatto il nome di un morto, anche uno solo.<ref name=oraverita /> Per evitare il peggio, [[Giuseppe Bottai]], allora ministro dell'Educazione nazionale e suo amico dai tempi dell'Etiopia,<ref name=correva /> prima gli trovò in [[Estonia]] un [[Lettorato (università)|lettorato]] di [[lingua italiana]] nell'[[Università di Tartu]], poi lo fece nominare direttore dell'[[Istituti italiani di cultura all'estero|Istituto italiano di cultura]] della capitale [[Tallinn]] per l'anno accademico 1937-1938.<ref name="gbg">''Giornalisti raccontano'', trasmissione televisiva di [[Giordano Bruno Guerri]], 1987.</ref> Come racconta in ''Pantheon Minore'', a Tallinn, su richiesta del colonnello russo Engelhardt, Montanelli diede ospitalità alla moglie russa di [[Vidkun Quisling]], che di lì a qualche anno sarebbe divenuto il capo del regime [[collaborazionismo|collaborazionista]] di [[Oslo]], avendo modo in quell'occasione di conoscere anche il futuro ''fører'' di [[Norvegia]].<ref name=correva /><ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Pantheon minore|città=Milano|editore=Longanesi|anno=1950}}</ref> Dalla capitale estone Montanelli scrisse articoli per ''[[L'Illustrazione Italiana]]'' e per il quotidiano torinese ''[[La Stampa]]''.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 97|Merlo, 2016}}.</ref>
[[File:IndroMontanelliLettera22.jpg|upright=1.4|thumb|left|Milano, 1940. Al ritorno dal fronte finnico, Montanelli, seduto su una pila di libri, batte a macchina ripreso da [[Fedele Toscani]]<ref>{{Cita news|autore=Gaetano Afeltra|url=https://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Fedele_Toscani_vita_tutta_clic_co_0_9207201962.shtml|titolo=Fedele Toscani, la vita è tutta un clic|pubblicazione=Corriere della Sera|data=20 luglio 1992|accesso=25 ottobre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110307033840/http://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Fedele_Toscani_vita_tutta_clic_co_0_9207201962.shtml}}</ref> nella sede del ''[[Corriere della Sera]]'' di Via Solferino. Anche se la sua macchina per scrivere preferita fu l'[[Olivetti Lettera 22]], questa foto lo ritrae mentre scrive su una [[Olivetti MP1]], il primo modello portatile della [[Olivetti|casa di Ivrea]].]]
 
[[File:IndroMontanelliLettera22.jpg|upright=1.4|thumb|Milano, 1940. Al ritorno dal fronte finnico, Montanelli, seduto su una pila di libri, batte a macchina ripreso da [[Fedele Toscani]]<ref>{{Cita news|autore=Gaetano Afeltra|url=https://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Fedele_Toscani_vita_tutta_clic_co_0_9207201962.shtml|titolo=Fedele Toscani, la vita è tutta un clic|pubblicazione=Corriere della Sera|data=20 luglio 1992|accesso=25 ottobre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110307033840/http://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Fedele_Toscani_vita_tutta_clic_co_0_9207201962.shtml}}</ref> nella sede del ''[[Corriere della Sera]]'' di Via Solferino, utilizzando una [[Olivetti MP1]], il primo modello portatile della [[Olivetti|casa di Ivrea]]. Il modello precede l'[[Olivetti Lettera 22]], che fu prodotta dal 1950 e che divenne la preferita di Montanelli.]]
Nell'estate del [[1938]] ottenne un congedo estivo. Tornato a Milano, conobbe la nobildonna austriaca Margarethe de Colins de Tarsienne ([[Rovereto]], 18 dicembre 1911 - 20 giugno 2013)<ref>[https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/creators/4333]</ref> e se ne innamorò<ref>{{cita|S. Merlo|p. 98.|Merlo, 2016}}</ref><ref>Margarethe, detta Maggie, lavorava come direttrice dell'istituto di bellezza «Elisabeth Arden».</ref>. Deciso a non ritornare più in Estonia, chiese a Ugo Ojetti di essere presentato al direttore del ''Corriere della Sera'' [[Aldo Borelli]]. Ojetti, che credeva nel talento giornalistico di Montanelli, fece il suo nome a Borelli<ref name="nuovestanze">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Le nuove stanze|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2001}}</ref>. Il primo articolo di Montanelli sul ''Corriere'' fu pubblicato il 9 settembre 1938<ref>{{cita|S. Merlo|p. 104.|Merlo, 2016}}</ref> (''Fattoria canadese. Avventura nella prateria'', che apparve in in [[Terza pagina]])<ref>{{cita web|url=https://www.academia.edu/36656281/|titolo=«Denigratore delle forze armate italiane». Le corrispondenze di guerra dalla Spagna di Indro Montanelli|accesso=9 marzo 2021}}</ref>. Borelli gli spiegò che non poteva assumerlo poiché non aveva la tessera del partito. Lo nominò «redattore viaggiante» (il moderno [[inviato]]) senza contratto<ref>{{cita|S. Merlo|p. 110.|Merlo, 2016}}</ref><ref name="soltanto6">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 6.</ref>. Montanelli prese una stanza nell'appartamento dove alloggiavano [[Dino Buzzati]] e [[Guido Piovene]]. In breve tempo i tre divennero amici<ref>{{cita|S. Merlo|p. 112.|Merlo, 2016}}</ref>.
 
Nell'estate del [[1938]] ottenne un congedo estivo. Tornato a Milano, conobbe la nobildonna austriaca Margarethe de Colins de Tarsienne ([[Rovereto]], 18 dicembre 1911 - 20 giugno 2013)<ref>{{Cita web | url= https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/creators/4333 | titolo=Colins de Tarsienne de, Margarethe (Rovereto (TN), 1911 dicembre 18 - 2013 giugno 20) | accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220331130534/https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/creators/4333 |dataarchivio= 31 marzo 2022 |urlmorto=no}}</ref> e se ne innamorò.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 98|Merlo, 2016}}.</ref><ref>Margarethe, detta Maggie, lavorava come direttrice dell'istituto di bellezza «Elisabeth Arden».</ref> Deciso a non ritornare più in Estonia, chiese a Ugo Ojetti di essere presentato al direttore del ''Corriere della Sera'' [[Aldo Borelli]]. Ojetti, che credeva nel talento giornalistico di Montanelli, fece il suo nome a Borelli.<ref name="nuovestanze">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Le nuove stanze|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2001}}</ref> Il primo articolo di Montanelli sul ''Corriere'' fu pubblicato il 9 settembre 1938<ref>{{cita|S. Merlo|p. 104|Merlo, 2016}}.</ref> (''Fattoria canadese. Avventura nella prateria'', che apparve in [[terza pagina]]).<ref>{{cita web|url=https://www.academia.edu/36656281/|titolo=«Denigratore delle forze armate italiane». Le corrispondenze di guerra dalla Spagna di Indro Montanelli|accesso=9 marzo 2021|urlmorto=sì}}</ref> Borelli gli spiegò che non poteva assumerlo poiché non aveva la tessera del partito. Lo nominò «redattore viaggiante» (il moderno [[inviato]]) senza contratto.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 110|Merlo, 2016}}.</ref><ref name="soltanto6">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 6.</ref> Montanelli prese una stanza nell'appartamento dove alloggiavano [[Dino Buzzati]] e [[Guido Piovene]]. In breve tempo i tre divennero amici.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 112|Merlo, 2016}}.</ref>
Nel settembre di quell'anno si tenne la [[Conferenza di Monaco]]. Dopo le assise fu chiaro che Hitler non avrebbe rinunciato alle sue mire espansioniste. Da qui la decisione del governo Mussolini di occupare l'[[Albania]] per contenere l'avanzata del Reich. In novembre Aldo Borelli inviò Montanelli a [[Tirana]]. Le sue corrispondenze servivano a preparare l'opinione pubblica italiana all'annessione<ref>{{cita|S. Merlo|p. 120.|Merlo, 2016}}</ref>. Appena giunto ricevette dall'Ambasciatore [[Francesco Jacomoni]] l'incarico di scrivere un saggio sul Paese balcanico. I suoi servizi per il ''Corriere'' confluirono nel libro ''Albania una e mille'' (pubblicazione finanziata dal [[Minculpop]]). Montanelli lasciò il paese balcanico nel marzo [[1939]], prima dell'[[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|invasione italiana]].
 
Nel settembre di quell'anno si tenne la [[Conferenza di Monaco]]. Dopo le assise fu chiaro che Hitler non avrebbe rinunciato alle sue mire espansioniste. Da qui la decisione del governo Mussolini di [[Invasione italiana dell'Albania|invadere l'Albania]] per contenere l'avanzata del Reich. In novembre Aldo Borelli inviò Montanelli a [[Tirana]]. Le sue corrispondenze servivano a preparare l'opinione pubblica italiana all'annessione.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 120|Merlo, 2016}}.</ref> Appena giunto, ricevette dall'ambasciatore [[Francesco Jacomoni]] l'incarico di scrivere un saggio sul Paese balcanico. I suoi servizi per il ''Corriere'' confluirono nel libro ''Albania una e mille'' (pubblicazione finanziata dal [[Minculpop]]). Montanelli lasciò il paese balcanico nel marzo [[1939]], prima dell'[[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|invasione italiana]].
=== Gli anni della seconda guerra mondiale ===
Nell'agosto 1939 il ''Corriere'' gli diede l'incarico di seguire un gruppo di 200 giovani fascisti che, simboleggiando l'Asse Italia-Germania, partirono da Venezia in bicicletta per raggiungere [[Berlino]]. Al [[passo del Brennero]] furono raggiunti da una colonna della ''[[Hitlerjugend]]'', che li accompagnò fino alla capitale tedesca<ref name=correva />. Fra le sue corrispondenze ve ne fu una in cui s'inventò che i ciclisti italiani si sarebbero fermati in Austria ad aiutare i coloni a mietere il grano<ref name=correva />. Tutti i giornali concorrenti rimproverarono i propri inviati per aver "bucato" la notizia<ref>{{cita|S. Merlo|p. 128.|Merlo, 2016}}</ref>.
 
=== Gli anni della seconda guerra mondiale ===
Il 1º settembre 1939 – primo giorno dell'invasione tedesca della Polonia – egli si trovava nelle vicinanze di [[Corridoio di Danzica|Danzica]]: qui incontrò [[Adolf Hitler]], accompagnato dallo scultore [[Arno Breker]] e dall'architetto [[Albert Speer]] (che confermò nel 1979 la veridicità del fatto)<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Il testimone|città=Milano|editore=Longanesi|anno=1992}}</ref>. Montanelli affermò inoltre di aver intervistato lo stesso Führer nell'occasione ma che l'intervista non venne mai pubblicata per pressioni del governo tedesco sul [[Ministero della cultura popolare|Minculpop]], alcuni giornalisti come [[Massimo Fini]] però hanno dubitato della veridicità dell'intervista<ref>{{Cita web|url=http://www.massimofini.it/index.php?option=com_content&view=article&id=195:ne-ho-piene-le-scatole-del-libero-mercato&catid=32:1997&Itemid=63|titolo=L'intervista «proibita» a Hitler|sito=www.massimofini.it|accesso=}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.quotidiano.net/editoriale/montanelli-intervista-hitler-1.4627432|titolo=Montanelli, Hitler e l'intervista fantasma|autore=Michele Brambilla|sito=Quotidiano Nazionale|data=2019-06-03|lingua=it|accesso=}}</ref>
Nell'agosto 1939 il ''Corriere'' gli diede l'incarico di seguire un gruppo di 200 giovani fascisti che, simboleggiando l'Asse Italia-Germania, partirono da [[Venezia]] in bicicletta per raggiungere [[Berlino]]. Al [[passo del Brennero]] furono raggiunti da una colonna della ''[[gioventù hitleriana]]'', che li accompagnò fino alla capitale tedesca.<ref name=correva /> Fra le sue corrispondenze ve ne fu una in cui s'inventò che i ciclisti italiani si sarebbero fermati in Austria ad aiutare i coloni a mietere il grano.<ref name=correva /> Tutti i giornali concorrenti rimproverarono i propri inviati per aver "bucato" la notizia.<ref>{{cita|S. Merlo|p. 128|Merlo, 2016}}.</ref>
 
Il 1º settembre 1939 – primo giorno dell'invasione tedesca della Polonia – egli si trovava nelle vicinanze di [[Corridoio di Danzica|Danzica]]: qui incontrò [[Adolf Hitler]], accompagnato dallo scultore [[Arno Breker]] e dall'architetto [[Albert Speer]] (che confermò nel 1979 la veridicità del fatto).<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Il testimone|città=Milano|editore=Longanesi|anno=1992}}</ref> Montanelli affermò inoltre di aver intervistato lo stesso Führer nell'occasione, ma che l'intervista non venne mai pubblicata per pressioni del governo tedesco sul [[Ministero della cultura popolare|Minculpop]]; alcuni giornalisti come [[Massimo Fini]] però hanno dubitato della veridicità dell'intervista.<ref>{{Cita web|url= http://www.massimofini.it/index.php?option=com_content&view=article&id=195:ne-ho-piene-le-scatole-del-libero-mercato&catid=32:1997&Itemid=63|titolo=L'intervista «proibita» a Hitler| accesso= 26 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210924062212/http://www.massimofini.it/index.php?option=com_content&view=article&id=195:ne-ho-piene-le-scatole-del-libero-mercato&catid=32:1997&Itemid=63 |dataarchivio= 24 settembre 2021 |urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url= https://www.quotidiano.net/editoriale/montanelli-intervista-hitler-1.4627432|titolo=Montanelli, Hitler e l'intervista fantasma|autore=[[Michele Brambilla]] |sito=[[Quotidiano Nazionale]]|data=3 giugno 2019 | accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210928163650/https://www.quotidiano.net/editoriale/montanelli-intervista-hitler-1.4627432 |dataarchivio= 28 settembre 2021 |urlmorto=no}}</ref>
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], Montanelli si recò sui fronti di guerra europei: oltre all'invasione della [[Polonia]], il giornalista assistette a quella dell'[[Estonia]] da parte dell'URSS di Stalin. Giunto in [[Finlandia]] nell'ottobre 1939, fu appassionato testimone della [[Guerra d'inverno|guerra russo-finlandese]]: nei suoi articoli per il ''Corriere della Sera'' traspare la forte adesione alla causa del paese sopraffatto dal gigante comunista. Quelle corrispondenze per il ''Corriere'' diedero fama a Montanelli presso i lettori italiani, e furono poi raccolte nel volume ''I cento giorni della Finlandia''. Fu l'unico giornalista occidentale, insieme con [[Martha Gellhorn]], fotogiornalista USA, testimone dell'occupazione sovietica di Helsinki nel [[1940]]<ref>
{{cita news|autore=Sergio De Benedetti|titolo=La «guerra d'inverno» e il testimone Montanelli|pubblicazione=[[Libero (quotidiano)|Libero]]|data=28 gennaio 2021|accesso=22 febbraio 2021}}</ref>. Dopo il [[Trattato di Mosca (1940)|trattato di pace di Mosca]] del 12 marzo 1940, si trasferì in [[Norvegia]] per seguire l'invasione del Paese da parte dei tedeschi, assistendo al disastroso [[campagna di Namsos|sbarco inglese di Namsos]]. I [[reportage]] dal fronte valsero a Montanelli l'assunzione al ''Corriere'' come [[inviato di guerra]] il 29 gennaio 1940: a maggio rientrò in Italia.
[[File:Indro Montanelli Milano 1949.jpg|miniatura|sinistra|Montanelli in un'immagine scherzosa, fotografia di [[Federico Patellani]], 1949]]
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] Montanelli si recò sui fronti di guerra europei: oltre all'invasione della [[Polonia]], il giornalista assistette a quella dell'[[Estonia]] da parte dell'[[Unione Sovietica|URSS]] di [[Stalin]]. Giunto in [[Finlandia]] nell'ottobre 1939, fu appassionato testimone della [[Guerra d'inverno|guerra russo-finlandese]]: nei suoi articoli per il ''Corriere della Sera'' traspare la forte adesione alla causa del paese sopraffatto dal gigante comunista. Quelle corrispondenze per il ''Corriere'' diedero fama a Montanelli presso i lettori italiani e furono poi raccolte nel volume ''I cento giorni della Finlandia''. Fu l'unico giornalista occidentale, insieme con [[Martha Gellhorn]], fotogiornalista USA, testimone dell'occupazione sovietica di Helsinki nel [[1940]].<ref>
Il 10 giugno 1940 si trovava a Roma, dove ascoltò la dichiarazione di guerra di Mussolini all'Inghilterra e alla Francia. Montanelli fu inviato in [[Francia]], ma pochi giorni dopo andò nei [[Balcani]], soprattutto in Romania. Alla fine di ottobre era in Albania, da dove, come corrispondente, seguì la disastrosa campagna militare italiana contro la [[Grecia]]. Raccontò di aver scritto poco, per malattia ma soprattutto per onestà intellettuale: il regime gli imponeva l'obbligo di propaganda, ma sotto i suoi occhi l'esercito italiano subiva batoste dai greci<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 10.</ref>. A metà aprile [[1941]] rientrò in Italia per alcuni mesi, poi seguì la seconda guerra russo-finlandese. In Albania tornò nel maggio [[1942]] e due mesi dopo si recò nella [[Stato Indipendente di Croazia|Croazia]] di [[Ante Pavelić]], dove ebbe modo di vedere il [[campo di concentramento di Jasenovac]]. Dal settembre 1942 al luglio 1943 collaborò al settimanale ''[[Tempo (periodico)|Tempo]]'' di [[Alberto Mondadori]] con lo pseudonimo di «Calandrino»<ref name="dbi"/>.
{{cita news|autore=Sergio De Benedetti|titolo=La «guerra d'inverno» e il testimone Montanelli|pubblicazione=[[Libero (quotidiano)|Libero]]|data=28 gennaio 2021}}</ref> Dopo il [[Trattato di Mosca (1940)|trattato di pace di Mosca]] del 12 marzo 1940, si trasferì in [[Norvegia]] per seguire l'invasione del Paese da parte dei tedeschi, assistendo al disastroso [[campagna di Namsos|sbarco inglese di Namsos]]. I [[reportage]] dal fronte valsero a Montanelli l'assunzione al ''Corriere'' come [[inviato di guerra]] il 29 gennaio 1940: a maggio rientrò in Italia.
 
Il 10 giugno 1940 si trovava a Roma, dove ascoltò la dichiarazione di guerra di Mussolini all'Inghilterra e alla Francia. Montanelli fu inviato in [[Francia]], ma pochi giorni dopo andò nei [[Penisola balcanica|Balcani]], soprattutto in [[Romania]]. Alla fine di ottobre era in Albania, da dove, come corrispondente, seguì la disastrosa campagna militare italiana contro la [[Grecia]]. Raccontò di aver scritto poco, per malattia ma soprattutto per onestà intellettuale: il regime gli imponeva l'obbligo di propaganda, ma sotto i suoi occhi l'esercito italiano subiva batoste dai greci.<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 10.</ref> A metà aprile [[1941]] rientrò in Italia per alcuni mesi, poi seguì la seconda guerra russo-finlandese. In Albania tornò nel maggio [[1942]] e due mesi dopo si recò nella [[Stato Indipendente di Croazia|Croazia]] di [[Ante Pavelić]], dove ebbe modo di vedere il [[campo di concentramento di Jasenovac]]. Dal settembre 1942 al luglio 1943 collaborò al settimanale ''[[Tempo (periodico)|Tempo]]'' di [[Alberto Mondadori]] con lo pseudonimo di «Calandrino».<ref name="dbi"/>
Il 24 novembre [[1942]] sposò Margarethe, con cui era fidanzato da quattro anni. Fu il cardinale di Milano [[Ildefonso Schuster]] – lo stesso che, con il suo intervento, avrebbe salvato poi Indro dalla fucilazione nel 1944 – a sposarli nella [[Chiesa di San Gottardo in Corte]]. Per ottenere i documenti necessari – causa di complicazioni, visto che l'Austria nel 1938 era stata annessa alla Germania – il Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano]] mandò una persona a Berlino per ottenere il permesso di matrimonio<ref name="dbi">{{DBI|nome=Indro Montanelli|nomeurl=indro-montanelli|autore=[[Sandro Gerbi]] e Raffaele Liucci|anno=2011|volume=75|accesso=17 settembre 2012}}</ref>. I due vissero un'unione contrastata, che si concluse con la separazione nel 1951<ref>{{Cita news|autore=Chiara Caliceti|url=http://qn.quotidiano.net/2002/01/05/2881599-Esclusivo--La-prima-moglie-di-Indro-.shtml|titolo=Io, signora Montanelli|pubblicazione=Quotidiano.net|data=5 gennaio 2002|accesso=17 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121124013708/http://qn.quotidiano.net/2002/01/05/2881599-Esclusivo--La-prima-moglie-di-Indro-.shtml}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Tiziana Abate|titolo=Mamma non lo voleva per genero. Così l'ex moglie di Montanelli ricorda le sue nozze contrastate con il giornalista|pubblicazione=[[Oggi (rivista)|Oggi]]|data=1995}}</ref>.
 
Il 24 novembre [[1942]] sposò Margarethe, con cui era fidanzato da quattro anni. Fu il cardinale di Milano [[Ildefonso Schuster]] – lo stesso che, con il suo intervento, avrebbe salvato poi Indro dalla fucilazione nel 1944 – a sposarli nella [[chiesa di San Gottardo in Corte]]. Per ottenere i documenti necessari – causa di complicazioni, visto che l'Austria nel 1938 era stata annessa alla Germania – il Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano]] mandò una persona a Berlino per ottenere il permesso di matrimonio.<ref name="dbi">{{DBI|nome=Indro Montanelli|nomeurl=indro-montanelli|autore=[[Sandro Gerbi]] e Raffaele Liucci|anno=2011|volume=75|accesso=17 settembre 2012}}</ref> I due vissero un'unione contrastata, che si concluse con la separazione nel 1951.<ref>{{Cita news|autore=Chiara Caliceti|url=http://qn.quotidiano.net/2002/01/05/2881599-Esclusivo--La-prima-moglie-di-Indro-.shtml|titolo=Io, signora Montanelli|pubblicazione=Quotidiano.net|data=5 gennaio 2002|accesso=17 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121124013708/http://qn.quotidiano.net/2002/01/05/2881599-Esclusivo--La-prima-moglie-di-Indro-.shtml}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Tiziana Abate|titolo=Mamma non lo voleva per genero. Così l'ex moglie di Montanelli ricorda le sue nozze contrastate con il giornalista|pubblicazione=[[Oggi (periodico)|Oggi]]|data=1995}}</ref>
Con la principessa [[Maria Josè di Savoia]], sua amica, Montanelli intrattenne a Milano e Roma colloqui privati di tono antifascista; dopo la guerra scoprì che le conversazioni, spiate e trascritte, furono la causa del suo arresto. Bastò solo affermare: «Altezza, è ora che Casa Savoia si districhi da questa responsabilità, è ora che faccia qualcosa»<ref>{{cita|S. Merlo|p. 175.|Merlo, 2016}}</ref> per inserire Montanelli nella lista dei traditori del regime.
 
Con la principessa [[Maria Josè di Savoia]], sua amica, Montanelli intrattenne a Milano e Roma colloqui privati di tono antifascista; dopo la guerra scoprì che le conversazioni, spiate e trascritte, furono la causa del suo arresto. Bastò solo affermare: «Altezza, è ora che Casa Savoia si districhi da questa responsabilità, è ora che faccia qualcosa»<ref>{{cita|S. Merlo|p. 175|Merlo, 2016}}.</ref> per inserire Montanelli nella lista dei traditori del regime.
Il 26 luglio [[1943]] Montanelli si trovava a [[Portofino]] quando apprese la notizia dell'arresto di Mussolini: scrisse vari articoli antifascisti, sul ''Corriere della Sera'' e su ''[[Tempo (periodico)|Tempo]]''.
 
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Quando l'Italia, dopo l'8 settembre 1943, cadde sotto l'occupazione tedesca, decise di aderire al gruppo clandestino di [[Giustizia e Libertà]]. Ma prima che riuscisse ad unirsi alle formazioni combattenti fu scoperto dai nazi-fascisti.
 
Il 5 febbraio 1944 Indro Montanelli e la moglie Margarethe<ref>La prima moglie del giornalista raccontò: «il nostro fu un colpo di fulmine, era il 1938 e avevo 27 anni. Ci incontrammo all'Hotel Continental di Milano, dove tutti i giovani andavano a ballare ai tempi. E lui era stato appena assunto al ''Corriere della Sera'' e mi invitò a ballare nonostante fosse un pessimo ballerino. E scoccò la scintilla».</ref> furono arrestati dietro una soffiata della portinaia dello stabile in cui viveva la moglie del giornalista. Un paio di giorni dopo i due coniugi si ritrovarono in una cella in una prigione tedesca di [[Gallarate]]. L'accusa per il giornalista fu di aver pubblicato su ''Tempo'' degli articoli considerati diffamatori del regime nell'ottobre 1943.<ref name="Lettere">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Nella mia lunga e tormentata esistenza|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2012}}</ref>.
[[File:Indro Montanelli e Margarethe de Colins de Tarsienne.jpg|thumb|upright=1.2|Margarethe de Colins de Tarsienne e Indro Montanelli.]]
[[File:Montanelli e Colette.jpg|thumb|upright=1.2|Margarethe de Colins de Tarsienne, austriaca, e Indro Montanelli. La prima moglie del giornalista raccontò: «il nostro fu un colpo di fulmine, era il 1938 e avevo 27 anni. Ci incontrammo all'Hotel Continental di Milano, dove tutti i giovani andavano a ballare ai tempi. E lui era stato appena assunto al ''Corriere della Sera'' e mi invitò a ballare nonostante fosse un pessimo ballerino. E scoccò la scintilla». Arrestata nel 1944, Margarethe fu deportata poi in un [[Campo di transito di Bolzano|''lager'' nazista vicino a Bolzano]]<ref>Veronica Deriu, ''Con Indro la mia felicità. Festa a Malnate: Maggie, prima moglie di Montanelli, compie 100 anni'', 17 dicembre 2001, www.prealpina.it</ref>.]]
Arrestata nel 1944, Margarethe fu deportata poi in un [[Campo di transito di Bolzano|''lager'' nazista vicino a Bolzano]].<ref>Veronica Deriu, ''Con Indro la mia felicità. Festa a Malnate: Maggie, prima moglie di Montanelli, compie 100 anni'', 17 dicembre 2001, www.prealpina.it</ref>
Ecco la deposizione resa da Montanelli nel primo interrogatorio nella prigione tedesca:
{{Citazione|Dal 1938 non appartengo più al Partito fascista. Sono liberale ma non ho svolto nessuna attività in seno al [[Partito Liberale Italiano|partito omonimo]]. Ho considerato un giorno di lutto nazionale quello dell'alleanza fra Italia e Germania; ugualmente catastrofico per noi e per voi il nostro intervento in guerra. Considero l'8 settembre come un evento vergognoso e necessario. Come Ufficiale sono fedele al Re. E, siccome il Re è in guerra con voi, anch'io mi considero in guerra con voi. Se l'8 settembre avessi rivestito l'uniforme non mi sarei arreso. Non odio la Germania. Riterrei catastrofica per il mio Paese una sua completa vittoria, così come una sua completa sconfitta. Dopo l'8 settembre ho avuto più volte la tentazione di arruolarmi nelle bande, ma vi ho sempre rinunziato: vorrei combattere come soldato, ma, non potendolo, rinunzio a combattervi come bandito.<ref name=lett>{{Cita|Lettere|p. 89.|Montanelli, 2012}}.</ref>.}}
 
La moglie fu tenuta in carcere sotto la seguente accusa: «Essendo al corrente delle opinioni e dell'attività del marito, non lo denunziava». A Montanelli fu comunicato: «La sua fucilazione è inevitabile» e fu consegnato al reparto dei condannati a morte. La sua condanna a morte, secondo gran parte delle fonti, venne portata alla firma il 15 febbraio, per poi essere revocata per una prosecuzione d'inchiesta,<ref>{{Cita|Lettere|p. 97.|Montanelli, 2012}}.</ref> secondo la critica dello storico [[Luigi Borgomaneri]], tuttavia, "sulla base almeno della documentazione attualmente conosciuta, non risulta alcuna condanna a morte specificamente emessa a suo carico da comandi nazisti o da tribunali fascisti".<ref name="cita| Luigi Borgomaneri|p. 28">{{cita| Luigi Borgomaneri|p. 28}}.</ref>
 
Nei tre mesi successivi Montanelli spedì dal carcere diverse lettere e biglietti, sia ad amici e parenti sia a persone altolocate (tra cui anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster|Schuster]]), costruendo così una fitta rete di sostegno.<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=12|titolo=Indro Montanelli – Biografia|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722033326/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=12|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=https://spacepress.wordpress.com/2009/04/20/travaglioricordando-il-grande-montanelli/|titolo=Travaglio:ricordando il grande Montanelli|editore=''spacepress.info''|data=20 aprile 2009|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090628033003/http://spacepress.wordpress.com/2009/04/20/travaglioricordando-il-grande-montanelli/|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/indro/indro/indro.html|titolo=È morto Indro Montanelli in lutto il giornalismo|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|Repubblica.it]]|data=22 luglio 2001|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090726130310/http://www.repubblica.it/online/cronaca/indro/indro/indro.html|urlmorto=no}}</ref><ref name="archiviostorico.corriere.it">{{Cita news|autore=Gaetano Afeltra|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/19/Montanelli_appuntamenti_con_storia_co_0_92111913413.shtml|titolo=Montanelli. appuntamenti con la storia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=19 novembre 1992|accesso=11 novembre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/19/Montanelli_appuntamenti_con_storia_co_0_92111913413.shtml}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Nello Ajello|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/23/montanelli-imprevedibile-indro.html|titolo=Montanelli L'imprevedibile Indro|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=23 luglio 2001|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317135049/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/23/montanelli-imprevedibile-indro.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/persona/MIDC0007AD/|titolo=Montanelli Indro (Fucecchio 1909 – Milano 2001 luglio 22)|editore=''Lombardia Beni Culturali''|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722041516/http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/persona/MIDC0007AD/|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.odg.mi.it/node/31376|titolo=Indro Montanelli 1909-2001. Dal nostro inviato del Novecento|editore=''Ordine dei Giornalisti''|accesso=22 aprile 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091023051255/http://www.odg.mi.it/node/31376|urlmorto=no}}</ref>. Nello stesso periodo, tutti i suoi vicini di cella (26 persone) vennero portati al muro e fucilati, tranne lui. Il 6 maggio Montanelli e la moglie vennero prelevati dal carcere tedesco e trasferiti nel [[carcere di San Vittore]].<ref>{{Cita|Lettere|p. 105.|Montanelli, 2012}}.</ref>. Il giornalista ebbe l'occasione di conoscere il giovanissimo [[Mike Bongiorno]] (sorpreso a fare la staffetta per i partigiani) e il generale Della Rovere, in realtà una spia infiltrata dai tedeschi, Giovanni Bertone (che si rifiutò di fare la spia e venne fucilato dai tedeschi).<ref>{{cita|S. Merlo|p. 83.|Merlo, 2016}}.</ref><ref>Questo incontro ispirò a Montanelli il romanzo [[Il generale Della Rovere (romanzo)|Il generale Della Rovere]]</ref>. Le condizioni di vita migliorarono notevolmente: le guardie erano italiane e il CLN aveva in carcere i suoi delegati.
 
Ma in luglio cominciarono le fucilazioni anche a San Vittore. Di nuovo, uno dopo l'altro i suoi compagni di prigionia furono messi al muro. Con l'aiuto di più persone, tra le quali [[Theodor Saevecke]]<ref name="cita| Luigi Borgomaneri|p. 28"/> e anche [[Luca Osteria|Luca Ostèria]], funzionario dell'[[OVRA]] (che fabbricò un falso ordine di trasferimento),<ref>{{Cita|Lettere|p. 102.|Montanelli, 2012}}.</ref><ref>È anche vero che Aldo Crespi versò di propria tasca 500.000 lire all'ufficiale [[Schutzstaffel|SS]] Theodor Saevecke, e a Luca Ostèria.</ref>, un giorno prima della data asseritamente prevista per l'esecuzione, Montanelli e un altro prigioniero vennero prelevati dal carcere e portati in un nascondiglio. Passati dieci giorni, i fuggitivi, con l'appoggio del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]],<ref>{{cita|Lettere|p. 108.|Montanelli, 2012}}.</ref>, furono condotti fino a [[Luino]], al confine con la Svizzera. Da documenti però, nel gruppo era insieme a [[Dorothy Gibson]] (parente di [[Franklin Delano Roosevelt]]) e il generale Bartolo Zambon (escluso solo [[Giuseppe Robolotti]]), come contropartita dello stesso Luca Osteria con il CLN e nel dopoguerra con gli angloamericani, dopo aver convinto il comando tedesco che avrebbero collaborato col [[Sicherheitspolizei|Sipo-SD]].<ref name="cita| Luigi Borgomaneri|p. 28"/><ref>{{cita web|url=https://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDarticolo=284|titolo=Controversie montanelliane. Seconda parte|data=3 maggio 2016|autore=Alberto Malvolti|editore=[[Fondazione Montanelli Bassi]]|accesso=16 luglio 2025}}</ref> A piedi Montanelli raggiunse la città di [[Lugano]]. Dall'esperienza trascorsa nella prigione di Gallarate e poi in quella di San Vittore trasse ispirazione per il romanzo ''[[Il generale Della Rovere (romanzo)|Il generale Della Rovere]]''.<ref>Dal libro [[Roberto Rossellini]] trasse il film-capolavoro ''[[Il generale Della Rovere]]'', che venne premiato con un [[Leone d'oro]] a [[Venezia]].</ref>.
 
Accolto con freddezza, sospetto e ostilità dai fuorusciti italiani antifascisti<ref name="dbi"/> (cosa che non dimenticherà mai di ricordare), rimase in Svizzera, collaborando a diversi giornali, sino alla fine della guerra: Lugano (agosto-ottobre 1944); Davos (ottobre 1944-febbraio 1945); Berna (marzo-maggio 1945). Qui Montanelli pubblicò nel 1945 su ''L'[[Illustrazione Ticinese]]'' il romanzo ''Drei Kreuze'' (''Tre croci''), ispirato al romanzo di [[Thornton Wilder]] ''[[Il ponte di San Luis Rey (romanzo)|Il ponte di San Luis Rey]]''.
 
=== Dal dopoguerra agli anni sessanta ===
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[[File:Arnoldo Mondadori e Indro Montanelli archivi Mondadori AA205597.jpg|thumb|Montanelli (a destra) in un momento di relax con l'editore [[Arnoldo Mondadori]]]]
 
Montanelli fece ritorno in Italia il 29 aprile 1945:
Quando Montanelli fece ritorno in Italia il 29 aprile 1945 trovò al ''Corriere della Sera'' una situazione molto diversa rispetto a quando l'aveva lasciato<ref name="reggiani1">{{cita web|autore=Odoardo Reggiani|titolo=Indro Montanelli (prima parte) – I grandi del giornalismo|url=http://www.ilcastellano.net/index.php?option=com_content&view=article&id=361&Itemid=30|editore=''Il Castellano''|accesso=25 settembre 2012|urlmorto=sì}}</ref>. Il ''Corriere'' era stato commissariato per decreto del [[Comitato di Liberazione Nazionale]]. Il nuovo direttore, [[Mario Borsa]], aveva organizzato l'[[epurazione]] di vari giornalisti ritenuti colpevoli di connivenza con il regime di Salò<ref name="Cap 12">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 12.</ref>. A indicare i nomi degli epurati fu designato [[Mario Melloni]], il futuro «Fortebraccio», che «siccome era un galantuomo, alla fine non epurò nessuno, o quasi. Io [Montanelli] fui uno dei pochi»<ref name="Cap 12" />.
{{Citazione|fui testimone, in piazzale Loreto a Milano, del feroce ludibrio cui furono sottoposti i cadaveri di Mussolini e Claretta, assieme a quelli dei gerarchi fucilati a Dongo. Scene da Messico, che avrebbero potuto travolgere anche me, se mai qualcuno m'avesse riconosciuto e magari indicato come "fascista". Rimasi invece confuso tra la folla, un angelo custode mi rese forse invisibile, davanti a quell'indegno spettacolo.<ref>{{cita news|url= https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2009/10/19/news/montanelli-a-piazzale-loreto-c-ero-711827/ |titolo=Montanelli: "A piazzale Loreto c'ero"|data=19 ottobre 2009|editore=[[Il Tempo]]|accesso=27 agosto 2022| urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180624144918/https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2009/10/19/news/montanelli-a-piazzale-loreto-c-ero-711827/|dataarchivio=24 giugno 2018|urlmorto=no}}</ref>}}
 
Trovò al ''Corriere della Sera'' una situazione molto diversa rispetto a quando l'aveva lasciato.<ref name="reggiani1">{{cita web|autore=Odoardo Reggiani |titolo=Indro Montanelli (prima parte) – I grandi del giornalismo |url=http://www.ilcastellano.net/index.php?option=com_content&view=article&id=361&Itemid=30 |editore=''Il Castellano''| accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://archive.is/20130413182321/http://www.ilcastellano.net/index.php?option=com_content&view=article&id=361&Itemid=30 |dataarchivio= 13 aprile 2013 }}</ref> Il ''Corriere'' era stato commissariato per decreto del [[Comitato di Liberazione Nazionale]]. Il nuovo direttore, [[Mario Borsa]], aveva organizzato l'[[epurazione]] di vari giornalisti ritenuti colpevoli di connivenza con il regime di Salò.<ref name="Cap 12">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 12.</ref> A indicare i nomi degli epurati fu designato [[Mario Melloni]], il futuro «Fortebraccio», che «siccome era un galantuomo, alla fine non epurò nessuno, o quasi. Io [Montanelli] fui uno dei pochi».<ref name="Cap 12" />
 
Montanelli dovette ricominciare dal «settimanale popolare» del ''Corriere'', ''[[La Domenica del Corriere]]'' (all'epoca intitolata ''Domenica degli Italiani''), di cui assunse la direzione nello stesso anno. Solo alla fine del 1946 poté tornare in via Solferino. Nel corso dell'anno lui e Leo Longanesi si occuparono, curarono e adattarono le memorie di [[Quinto Navarra]], pubblicate nel libro ''Memorie del cameriere di Mussolini'', edito dalla [[Longanesi & C.|Longanesi]]. Nel frattempo, Montanelli era stato reintegrato nell'Albo dei giornalisti.<ref>{{Cita|Lettere|p. 265.|Montanelli, 2012}}.</ref>. Il 2 giugno 1946 al referendum istituzionale votò per la Monarchia.<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia dell'Ulivo|ed=4|collana=Storia d'Italia|editore=Rizzoli|p=342|capitolo=Postafazione}}</ref>
 
Nel settembre 1945 uscì in Italia ''Qui non riposano'', versione italiana di ''Drei Kreuze'' (Tre croci). La storia del libro inizia il 17 settembre 1944, quando in Val d'Ossola un prete seppellisce tre sconosciuti commemorandoli con tre croci. Nel libro Montanelli ripercorse la propria biografia politica, dall'adesione giovanile al fascismo alla critica, fino all'[[antifascismo]] conservatore cui approdò alla fine della guerra. Fin dalla sua prima uscita nell'inverno 1944-1945 in Svizzera, suscitò polemiche per il ritratto impietoso dell'Italia, sia di quella sotto il fascismo sia di quella occupata dai nazisti, assai diversa dalla pubblicistica antifascista dell'epoca già grondante di retorica. Montanelli faticò non poco a trovare un editore: dopo vari rifiuti, fu il libraio Antonio Tarantola a stamparlo a Milano. Il successo fu immediato: l'opera ebbe dodici ristampe in due mesi e fu ristampata da Mondadori tre anni dopo.<ref name="liucci">{{Cita libro|autore=Raffaele Liucci|titolo=L'Italia borghese di Longanesi|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=2002}}</ref>.
 
Identica difficoltà nel trovare un editore ebbe con il ''[[pamphlet]]'' ''Il buonuomo Mussolini'', pubblicato nel 1947 da un semiclandestino stampatore milanese. Il libro riscosse subito un grande successo di vendite, ma sollevò anche fortissime polemiche, nel clima di «ribollenti passioni [[Resistenza italiana|partigiane]]» che animava il capoluogo lombardo nel primo dopoguerra. In seguito a tali polemiche, Montanelli fu costretto ad abbandonare Milano per diversi mesi, per sottrarsi a prevedibili rappresaglie.<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=I libelli|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1975}}</ref>.
 
Per l'amico [[Leo Longanesi]] – segnalato all'industriale [[Giovanni Monti]] da Montanelli per la creazione di una nuova casa editrice, la [[Longanesi & C.]] – pubblicò alcune opere, come il ''reportage'' sulla Resistenza tedesca al nazismo ''Morire in piedi'', nel 1949. Nel 1950 fu tra i fondatori – insieme a [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]], [[Henry Furst]] – del settimanale ''[[Il Borghese]]'', diretto da Longanesi. Scrisse fin dal primo numero, del 15 marzo 1950. La collaborazione con il periodico proseguì fino al 1956. In quell'anno s'interruppe l'amicizia tra i due: i rapporti si incrinarono a causa delle corrispondenze di Montanelli sulla [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivolta antisovietica d'Ungheria dell'autunno 1956]], non gradite a Longanesi. Solo pochi giorni prima della morte, dopo una lettera riconciliatoria di Montanelli a Longanesi, si riappacificarono.
 
Montanelli, oltre che con Longanesi, strinse un'amicizia profonda con un altro personaggio importante nella cultura italiana dell'epoca, [[Dino Buzzati]].<ref>{{cita web|autore=Mario Biondi|url=http://www.infinitestorie.it/frames.speciali/speciali.asp?ID=124|titolo=Montanelli: più che un'amicizia una complicità. Conversazione con Giorgio Soavi|accesso=18 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140824202358/http://www.infinitestorie.it/frames.speciali/speciali.asp?ID=124|urlmorto=no}}</ref>. Il terzo intellettuale con cui Montanelli strinse una forte e duratura amicizia fu [[Giuseppe Prezzolini]], che stimava per l'indipendenza di pensiero; egli conosceva bene la rivista che Prezzolini aveva fondato nel 1909, ''[[La Voce (rivistaperiodico)|La Voce]]'', che considerava uno dei migliori prodotti del giornalismo culturale italiano. Montanelli fu amico personale dell'[[ambasciatrice]] americana, la signora [[Clare Boothe Luce]], di cui tra l'altro apprezzava il deciso anticomunismo, tanto che nel 1954, in una lettera personale, si rivolse a lei in questi termini:
 
{{Citazione|Se alle prossime elezioni un [[Fronte Democratico Popolare|Fronte Popolare]] comunque costituito raggiungesse la maggioranza, [[Mario Scelba|Scelba]] cosa farebbe? Consegnerebbe il potere, e sarebbe la fine. [...] Ma debbo aggiungere qualcosa di più: qualunque uomo di governo, oggi, anche non democristiano, si arrenderebbe per totale impossibilità di compiere un colpo di Stato. Gli mancherebbe tutto, per osarlo: la polizia e l'esercito sono inquinati di comunismo; i carabinieri, senza il Re, hanno perso ogni mordente; la magistratura è vile. E in tutto il paese non c'è una forza capace di appoggiare l'azione di un uomo risoluto. Noi dobbiamo creare questa forza. Quale? Non si può sbagliare, guardando la storia del nostro Paese, che è quella di un sopruso imposto da una minoranza di centomila bastonatori. Le maggioranze in Italia non hanno mai contato: sono sempre state al rimorchio di questo pugno di uomini che ha fatto tutto con la violenza: l'unità d'Italia, le sue guerre e le sue rivoluzioni. Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l'unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta… e un capo. [...] [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] nella lotta contro il comunismo non serve più, come non servono più gli altri uomini e partiti dell'attuale regime. Di fronte a questa realtà, mi trovo in questo dilemma: difendere la democrazia fino ad accettare, per essa, la morte dell'Italia: o difendere l'Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia? La mia scelta è fatta... Suo, sinceramente, Indro Montanelli.<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/19/le-tre-lettere.html?ref=search|titolo=''Le tre lettere''|pubblicazione=la Repubblica|data=19 dicembre 1998|accesso=3 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150218213519/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/19/le-tre-lettere.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>.}}
 
Nel 1998 Montanelli sostenne, a proposito del rapporto con la Luce:
{{Citazione|Non volevamo il [[Colpocolpo di Stato|golpe]]. Volevamo essere pronti alla resistenza, a una nuova resistenza: se prendono il potere i comunisti, che naturalmente avranno alle spalle le forze armate sovietiche, noi ci battiamo... C'erano già delle formazioni che si erano date alla montagna, per esempio quella di [[Carlo Andreoni]], che conoscevo bene perché era stato mio compagno a San Vittore. E c'era [[Edgardo Sogno|Sogno]] che cominciava ad agitarsi. Però quelli lì volevano il golpe, io no: ecco perché non ero con loro. Finché si poteva difendere la democrazia si difendeva la democrazia, era soltanto nel caso in cui la democrazia venisse seppellita dalle cose... Io non avevo nulla a che fare con i [[Giovanni de Lorenzo|De Lorenzo]] e compagnia bella. E la Luce era perfettamente d'accordo: era lei che mi pregava di mettere tutto per iscritto.<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/19/ma-il-mio-non-era-un-vero.html|titolo=Ma il mio non era un vero golpe|accesso=18 febbraio 2015|data=19 dicembre 1998|pubblicazione=la Repubblica|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150218213310/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/19/ma-il-mio-non-era-un-vero.html|urlmorto=no}}</ref>.}}
 
Oltre a Montanelli erano coinvolti vari industriali italiani – tra cui [[Furio Cicogna]] – e figure come [[Dino Grandi]] e [[Vittorio Cini]]. Il progetto fallì a causa dell'impossibilità di trovare un accordo tra Montanelli, Grandi, Cini e Clare Luce. Montanelli confidava in Clare Boothe Luce, che però disse di avere le mani legate (stando ai diari di Indro). Grandi temeva che iniziative più aggressive venissero associate a un «rigurgito fascista». Cini premeva per una campagna anticomunista da svolgere tramite la stampa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Federico Robbe|titolo=L'America di Indro Montanelli tra atlantismo, anticomunismo e disagio verso il culto del progresso, 1953-1956|rivista=Nuova Rivista Storica|numero=3/2015}}</ref>. La stessa ambasciatrice non mostrò però alcuna apertura verso l'istituzione della vagheggiata «guardia civile» o verso richieste di intervento giunte per esempio da [[Franco Marinotti]], sempre nel 1954.<ref>{{Cita libro|autore=Federico Robbe|titolo=L'impossibile incontro. Gli Stati Uniti e la destra italiana negli anni Cinquanta|città=Milano|editore=FrancoAngeli|anno=2012}}</ref>.
 
Sino alla fine del [[1953]] Montanelli fu impegnato come inviato speciale del ''Corriere'', spesso all'estero. Dal [[1954]] incominciò la sua collaborazione stabile con ''Il Borghese'', in cui firmò gli articoli sotto gli pseudonimi di Adolfo Coltano (con riferimento al campo di prigionia in cui, nei mesi successivi alla Liberazione, erano stati rinchiusi numerosi appartenenti alla [[Repubblica Sociale Italiana]]) e Antonio Siberia e di cui fu una delle tre colonne portanti, assieme a Longanesi e [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]].<ref name="liucci" />. Nel [[1956]] Longanesi e Montanelli diedero una descrizione opposta della rivolta d'Ungheria: i rapporti tra i due si raffreddarono. Montanelli interruppe la collaborazione al ''Borghese''.
 
Nello stesso periodo accettò la richiesta di [[Dino Buzzati]] di tornare a collaborare con ''La Domenica del Corriere''. Buzzati gli diede una pagina intera; nacque la rubrica ''Montanelli pensa così'', che divenne poi ''La Stanza di Montanelli'', uno spazio in cui il giornalista rispondeva ai lettori sui temi più caldi dell'attualità. In breve tempo diventò una delle rubriche più lette d'Italia. Grazie al successo della rubrica, Montanelli accettò di scrivere a puntate la [[Storia romana|storia dei Romani]] e poi [[AnticaStoria dell'antica Grecia|quella dei Greci]]. Cominciò così la carriera di divulgatore storico, che fece di Montanelli il più venduto storicoscrittore di storia italiano. (soloLa lasua collana, ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]],'' ha vendutorisultava, al [[2004]], oltre un milione di copie, e risulta il saggio storico di maggior successo negliin annaliItalia, dell'editoriacon italiana)oltre un milione di copie vendute.
 
Il primo libro venne intitolato ''[[Storia di Roma (Montanelli)|Storia di Roma]]'' e fu pubblicato a puntate sulla ''Domenica del Corriere'' e poi, nel 1957, raccolto in volume per la Longanesi. Nel [[1959]] Montanelli passò dalla Longanesi alla [[RCS MediaGroup|Rizzoli Editore]].<ref>Gian Carlo Ferretti, ''Storia dell'editoria letteraria in Italia. 1945-2003'', Einaudi, Torino 2004, p. 140.</ref> Da quell'anno in poi la Rizzoli pubblicò tutti gli altri volumi. La serie continuò con la ''[[Storia dei Greci]]'', per poi riprendere con la ''Storia d'Italia'' dal Medioevo ad oggi.
{{vedi anche|Storia d'Italia (Montanelli)}}
 
Quando la parlamentare socialista [[Lina Merlin]] nel [[1956]] propose un disegno di legge che prevedeva l'abolizione della regolamentazione della [[prostituzione]] in Italia e la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui, in particolare attraverso l'abolizione delle [[Casa di tolleranza|case di tolleranza]], Montanelli si batté pervicacemente contro quella che passò alla storia come [[legge Merlin]]. Diede alle stampe un ''[[pamphlet]]'' intitolato ''Addio, Wanda! Rapporto Kinsey sulla situazione italiana'',<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Sandro Russo|url=https://www.ponzaracconta.it/2020/08/18/lorgasmo-del-fascismo-2-le-case-chiuse/|titolo=L'orgasmo del fascismo (2). Le case chiuse|sito=Ponza Racconta|data=2020-08-18|accesso=2024-12-08}}</ref> un libello satirico nel quale scriveva tra l'altro:
Il primo libro venne intitolato ''[[Storia di Roma (Montanelli)|Storia di Roma]]'' e fu pubblicato a puntate sulla ''Domenica del Corriere'' e poi, nel 1957, raccolto in volume per la Longanesi. Nel [[1959]] Montanelli passò dalla Longanesi alla [[RCS MediaGroup|Rizzoli Editore]]<ref>Gian Carlo Ferretti, ''Storia dell'editoria letteraria in Italia. 1945-2003'', Einaudi, Torino 2004, p. 140.</ref>. Da quell'anno in poi la Rizzoli pubblicò tutti gli altri volumi. La serie continuò con la ''[[Storia dei Greci]]'', per poi riprendere con la ''Storia d'Italia'' dal Medioevo ad oggi.
 
Quando la parlamentare socialista [[Lina Merlin]] nel [[1956]] propose un disegno di legge che prevedeva l'abolizione della regolamentazione della [[prostituzione]] in Italia e la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui, in particolare attraverso l'abolizione delle [[Casa di tolleranza|case di tolleranza]], Montanelli si batté pervicacemente contro quella che veniva già chiamata – e si sarebbe da allora chiamata – [[legge Merlin]]. Diede alle stampe un ''[[pamphlet]]'' intitolato ''Addio, Wanda! Rapporto Kinsey sulla situazione italiana'', un libello satirico nel quale scriveva tra l'altro:
 
{{Citazione|In Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia.}}
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Nello stesso 1956 la sua attività d'inviato aveva portato Montanelli a [[Budapest]], dove fu testimone della [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]. La repressione sovietica gli ispirò la trama di un'opera teatrale, ''I sogni muoiono all'alba'' ([[1960]]), da lui portata anche al cinema l'anno successivo insieme a Mario Craveri ed [[Enrico Gras]], con [[Lea Massari]] e [[Renzo Montagnani]] nel ruolo dei giovani protagonisti.
 
Nel 1959 Montanelli fu protagonista della prima intervista rilasciata da un Papa a un quotidiano laico,<ref name="cubeddu">{{Cita news|titolo=La Chiesa che ho conosciuto|autore=Giovanni Cubeddu|data=luglio/agosto 2000|pubblicazione=30 giorni nella Chiesa e nel Mondo}}</ref>, pubblicando il resoconto di un suo incontro con [[Papa Giovanni XXIII]]. Il pontefice, tramite il suo segretario [[Loris Capovilla]], aveva informato il direttore del ''Corriere'', [[Mario Missiroli (giornalista)|Mario Missiroli]], di voler concedere un'intervista a un giornalista esterno al mondo cattolico. Missiroli designò perciò Montanelli al posto del vaticanista del ''Corriere'', [[Silvio Negro]]. Superato l'iniziale imbarazzo nel trovarsi di fronte a un mondo a lui non familiare, il giornalista intrattenne una lunga conversazione con il Papa, il quale gli confidò anche alcune sue opinioni private, come la sua scarsa stima per il suo predecessore [[Papa Pio X|Pio X]], canonizzato alcuni anni prima.<ref name="Cap 19">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 19.</ref>. L'incontro con Giovanni XXIII fu pubblicato sulla terza pagina del ''Corriere'', cosa che Montanelli considerò una posizione inadatta per lo storico evento (il giornalista attribuì questa scelta di Missiroli alla sua preoccupazione di non offendere Negro per l'esclusione).<ref name="cubeddu"/>. D'altra parte, il direttore rimproverò a Montanelli di avere relegato a un accenno la storica decisione dell'indizione del [[Concilio Vaticano II]], una notizia che Giovanni XXIII aveva ufficializzato proprio durante l'incontro: Montanelli, inesperto del linguaggio ecclesiastico, non aveva colto l'importanza dell'annuncio.<ref name="Cap 19" />.
 
Nel [[1962]] pubblicò un'inchiesta sull'[[Eni]] e il suo presidente, [[Enrico Mattei]], uscita a puntate dal 13 al 17 luglio. Pur ammirandolo come imprenditore, Montanelli contestò il fatto che avesse escluso i privati dalla ricerca di un ipotetico petrolio italiano, oltre a speculare sulla «rendita petrolifera», realizzando profitti immensi e incontrollati, che gli hanno consentito di espandersi in settori non collegati all'attività dell'Eni. Un altro motivo di contestazione fu l'aver firmato contratti petroliferi all'estero (ad esempio in [[Egitto]] e in [[Iran]]) senza nessuna convenienza economica per l'Eni, solo per dare fastidio alle [[Sette sorelle (compagnie petrolifere)|Sette sorelle]]. Montanelli scrisse inoltre che Mattei, per la stessa ragione, decise di costruire un grande oleodotto europeo (quando le compagnie concorrenti ne avevano già progettato uno analogo), si mise in affari con l'[[Unione Sovietica|URSS]] (scavalcando lo Stato nelle decisioni di politica estera) e si servì delle larghe disponibilità occulte dell'azienda per offrire «sussidi» a vari partiti e organi di stampa.<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=In mano di Mattei le chiavi di una grande cassaforte dell'Italia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 luglio 1962}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Dal petrolio al metano|pubblicazione=Corriere della Sera|data=14 luglio 1962}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Petroliere ma senza petrolio|pubblicazione=Corriere della Sera|data=15 luglio 1962}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=L'uomo che sostituendosi alla diplomazia va di persona a trattare con i sovietici|pubblicazione=Corriere della Sera|data=16 luglio 1962}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Gli oscuri conti dell'Eni|pubblicazione=Corriere della Sera|data=17 luglio 1962}}</ref>. Il presidente dell'Eni scrisse una lettera risentita e cavillosa<ref>{{Cita news|autore=Enrico Mattei|titolo=La lettera dell'ingegner Mattei|pubblicazione=Corriere della Sera|data=27 luglio 1962}}</ref> e Montanelli controreplicò ribadendo punto per punto le proprie affermazioni: gli rimproverò di non aver risposto a nessuna delle sue domande, «attaccandosi ai particolari tecnici», e che nulla si era saputo a proposito della «rendita metanifera», dei profitti occultati e adoperati per finanziare i partiti (in particolare la DC) e sui contratti pubblicitari con cui l'Eni condizionava la stampa.<ref name="Eni">{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Le mancate risposte alle nostre domande|pubblicazione=Corriere della Sera|data=27 luglio 1962}}</ref>.
 
Montanelli aggiunse che Mattei continuava a violare le leggi, trattava «spregiativamente di "Catone" il giornalista che, non senza il condimento di molte lodi e il riconoscimento delle sue grandi qualità, ha osato criticarlo» e concluse che il presidente Eni cercò di individuare chi c'era dietro l'inchiesta del ''Corriere della Sera''.<ref name="Eni"/>. In merito a questi timori scrisse che dietro quell'inchiesta non c'erano né ministri né monopoli privati, ma soltanto «il disagio di una opinione pubblica che, avvertendo in aria qualcosa che non va, vuol sapere cos'è e di dove viene».<ref name="Eni"/>.
 
Nel [[1963]], dopo il [[disastro del Vajont]], Montanelli assunse una posizione controversa in merito alle reali cause della tragedia<ref name="vajont">{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/06/tragedia_del_Vajont_caccia_alle_co_0_9812069410.shtml|titolo=La tragedia del Vajont e la caccia alle streghe|pubblicazione=Corriere della Sera|data=6 dicembre 1998|accesso=13 gennaio 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110520061904/http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/06/tragedia_del_Vajont_caccia_alle_co_0_9812069410.shtml|dataarchivio=20 maggio 2011}}</ref> affermando il carattere di catastrofe naturale della stessa e tacciando di «sciacallaggio» l'attività di alcuni giornalisti italiani, tra i quali [[Tina Merlin]] de ''[[l'Unità]]'', che avevano denunciato i rischi derivanti dalla costruzione della diga per l'incolumità della popolazione:<ref name="vajont" />: nel [[1998]], rispondendo a un lettore, raccontò che quella presa di posizione fu dovuta al comportamento di una certa stampa che, senza avere prove in quel momento, cercava di addossare tuttatutte le responsabilità all'industria privata per accontentare quella parte politica che reclamava la nazionalizzazione dell'industria elettrica,<ref name="vajont" />, riconoscendo l'errore ma affermando che forse, in circostanze analoghe, l'avrebbe ricommesso.<ref name="vajont" />.
 
A partire dal [[1965]] partecipò attivamente al dibattito sul [[colonialismo italiano]]. In accesa polemica con lo storico [[Angelo Del Boca]], Montanelli sostenne ostinatamente l'opinione secondo cui quello italiano fu un colonialismo mite e bonario, portato avanti grazie all'azione di un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene.<ref>{{Cita news|titolo=Montanelli, Del Boca e l'Etiopia: le guerre non finiscono mai|autore=Michele Brambilla|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º ottobre 1996|accesso=4 ottobre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/01/Montanelli_Del_Boca_Etiopia_guerre_co_0_9610012889.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180146/http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/01/Montanelli_Del_Boca_Etiopia_guerre_co_0_9610012889.shtml|urlmorto=no}}</ref>. Nei suoi numerosi interventi pubblici negò ripetutamente l'impiego sistematico di [[armi chimiche]] come [[iprite]], [[fosgene]] e [[arsina|arsine]] da parte dell'aviazione militare italiana in [[Etiopia]],<ref name=gerbi/><ref>{{Cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia|anno=1996|città=Roma|editore=Editori Riuniti}}</ref>, salvo poi scusarsi nel 1996 quando il suo oppositore dimostrò, documenti alla mano, l'impiego di tali mezzi di distruzione.<ref>{{Cita news|titolo=Gas in Etiopia: i documenti mi danno torto|autore=Indro Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 febbraio 1996|accesso=4 ottobre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/13/Gas_Etiopia_documenti_danno_torto_co_0_9602135236.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180132/http://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/13/Gas_Etiopia_documenti_danno_torto_co_0_9602135236.shtml}}</ref>.
 
Dichiaratamente [[Anticomunismo|anticomunista]], [[Anarchismo|anarco]]-[[Conservatorismo|conservatore]] (come amava definirsi su suggestione del grande amico Prezzolini), [[Liberalismo|liberale]]<ref name=lett/><ref>{{Cita news|autore=Ruben Razzante|url=http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quando-montanelli-fondo-il-giornale-9577.htm|titolo=Quando Montanelli fondò il Giornale|pubblicazione=La nuova Bussola Quotidiana|data=26 giugno 2014|accesso=20 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150220172219/http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quando-montanelli-fondo-il-giornale-9577.htm|dataarchivio=20 febbraio 2015|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.nicolatranfaglia.com/blog/2009/07/08/montanelli-diario-di-un-anarchico-norghese|titolo=Montanelli: diario di un anarchico borghese|editore=''nicolatranfaglia.com''|data=8 luglio 2009|accesso=20 febbraio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20150220143808/http://www.nicolatranfaglia.com/blog/2009/07/08/montanelli-diario-di-un-anarchico-norghese|dataarchivio=20 febbraio 2015}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/07/Liberali_destra_liberali_sinistra_co_0_0105077393.shtml|titolo=Liberali di destra e liberali di sinistra|pubblicazione=Corriere della Sera|data=7 maggio 2001|accesso=20 febbraio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150220171125/http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/07/Liberali_destra_liberali_sinistra_co_0_0105077393.shtml|dataarchivio=20 febbraio 2015}}</ref> e controcorrente, vedeva nelle sinistre un pericolo incombente,<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/23/democrazie_popolari_dei_regimi_comunisti_co_0_00032312158.shtml|titolo=Le "democrazie popolari" dei regimi comunisti|pubblicazione=Corriere della Sera|data=23 marzo 2000|accesso=31 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151120202043/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/23/democrazie_popolari_dei_regimi_comunisti_co_0_00032312158.shtml|dataarchivio=20 novembre 2015}}</ref>, in quanto finanziate dall'allora superpotenza sovietica.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/27/chi_vuole_che_impegni_digiuno_co_0_9801271177.shtml|titolo=Ma chi vuole che s'impegni al digiuno per il Pds?|pubblicazione=Corriere della Sera|data=27 gennaio 1998|accesso=31 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151109201724/http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/27/chi_vuole_che_impegni_digiuno_co_0_9801271177.shtml|dataarchivio=9 novembre 2015}}</ref>.
 
Nel [[1968]] Montanelli pubblicò sul ''Corriere'' una serie di inchieste sulle città verso le quali nutriva maggiore interesse. I servizi riguardarono, tra le altre, [[Firenze]] e [[Venezia]]. Il giornalista dedicò ampio spazio alla Serenissima,<ref>L'inchiesta su Venezia uscì in quattro articoli, il 22, 23, 24 e 26 novembre 1968.</ref>, lanciando l'allarme per la salvaguardia della città. Montanelli rilevò i pericoli che la crescente industrializzazione stava arrecando al delicato ecosistema lagunare. Stabilì un rapporto causa-effetto tra la forte industrializzazione della zona attorno a Porto Marghera e l'inquinamento a Venezia, la città e i suoi monumenti. Infine denunciò il silenzio delle pubbliche autorità, che continuavano a ignorare i sintomi del degrado della laguna (su tutti l'[[acqua alta]], che proprio in quegli anni incominciava a essere molto frequente). Impiegò, in quest'opera di impegno civile svincolata da tematiche o colorazioni partitiche, tutta la sua autorevolezza personale.<ref>{{Cita news|autore=Dino Messina|url=http://lanostrastoria.corriere.it/2011/01/il-sessantotto-di-montanelli-l.html|titolo=Il Sessantotto di Montanelli, la battaglia per Venezia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=27 gennaio 2011|accesso=22 giugno 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20120711142047/http://lanostrastoria.corriere.it/2011/01/il-sessantotto-di-montanelli-l.html|dataarchivio=11 luglio 2012}}</ref>. L'anno seguente, nel [[1969]], Montanelli registrò tre ''reportage'' televisivi per la [[Rai]], dedicati rispettivamente a [[Portofino]], Firenze e Venezia.<ref>Il ''reportage'' su Venezia fu trasmesso il 12 novembre 1969.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.rai.it/dl/PortaliRai/Programmi/PublishingBlock-597bd97e-4d5c-4359-9e91-9dfcccf404f2.html?ContentItem-f04f3982-e954-471e-8242-78f92423550d|titolo=Indro Montanelli TV|editore=RAI.it|accesso=20 ottobre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181020224102/http://www.rai.it/dl/PortaliRai/Programmi/PublishingBlock-597bd97e-4d5c-4359-9e91-9dfcccf404f2.html?ContentItem-f04f3982-e954-471e-8242-78f92423550d|urlmorto=no}}</ref>.
 
=== L'abbandono del ''Corriere'' ===
[[File:Indro Montanelli 1960-70.jpg|thumb|Indro Montanelli (ain sinistrapiedi) con [[Guglielmo Emanuel]], direttore del ''Corriere della Sera'' dal 1946 al 1952.]]
 
A partire dalla metà degli anni sessanta, dopo la morte di Mario e Vittorio Crespi e la grave malattia del terzo fratello Aldo, la proprietà del ''Corriere della Sera'' fu gestita dalla figlia di quest'ultimo<ref name="archiviostorico.corriere.it" />. Sotto il controllo di [[Giulia Maria Crespi|Giulia Maria]], e durante la sua gestione il quotidiano operò una netta virata a sinistra. La nuova linea venne varata nel [[1972]], con il licenziamento in tronco del direttore [[Giovanni Spadolini]] e la sua sostituzione con [[Piero Ottone]].
 
Montanelli diede un giudizio tagliente sull'operazione. In un'intervista a ''[[L'Espresso]]'' dichiarò che «un direttore non lo si caccia via come un domestico ladro» e, rivolgendosi ai Crespi, stigmatizzò il «modo autoritario, prepotente e guatemalteco che hanno scelto per imporre la loro decisione».<ref>{{Cita news|autore=Nello Ajello|titolo=D'ora in poi i padroni siamo noi|pubblicazione=[[L'Espresso]]|data=12 marzo 1972}}</ref>. L'articolo fece sensazione. Montanelli ricevette addirittura una proposta di candidatura alle imminenti elezioni politiche<ref>[[Elezioni politiche italianein Italia del 1972]].</ref> da [[Ugo La Malfa]], segretario del [[Partito Repubblicano Italiano]] e suo amico personale (era stato lui a introdurre il giornalista, nel 1935, nel gruppo di antifascisti che in seguito avrebbero fondato il [[Partito d'Azione]]).<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 11.</ref>. Montanelli declinò la proposta, girandola signorilmente a Spadolini. Un altro terreno di scontro con la proprietà del ''Corriere della Sera'' fu la sostituzione del capo della redazione romana, [[Ugo Indrio]]. Dopo il cambio di direttore, Indrio fu costretto a dimettersi: Montanelli lo difese, ma non riuscì ad evitare il suo allontanamento.
 
Nello stesso anno fu uno dei pochissimi giornalisti a scrivere che l'uccisione del commissario [[Luigi Calabresi]] era la conseguenza di una campagna diffamatoria senza precedenti, scatenata dall'estrema sinistra e sostenuta da molti intellettuali<ref>{{Cita news|autore=Michele Brambilla|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/12/Colpevoli_Non_certo_clima_odio_co_0_9511128157.shtml|titolo="Colpevoli? Non so, certo il clima di odio..."|pubblicazione=Corriere della Sera|data=12 novembre 1995|accesso=29 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151107131337/http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/12/Colpevoli_Non_certo_clima_odio_co_0_9511128157.shtml}}</ref>. Rispondendo a un lettore, pochi giorni dopo il [[massacro di Monaco di Baviera]], prese anche posizione a favore dello Stato d'[[Israele]] nelle guerre arabo-israeliane, scrivendo:
 
Rispondendo a un lettore, pochi giorni dopo il [[massacro di Monaco di Baviera]], prese anche posizione a favore dello Stato d'[[Israele]] nelle guerre arabo-israeliane, scrivendo:
{{Citazione|Che i profughi [[palestinesi]] siano delle povere vittime, non c'è dubbio. Ma lo sono degli Stati arabi, non d'Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta. Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato ''[[Fedayyin|feddayn]]'' scarica su Israele l'odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell'altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli "usurpatori" ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=L'antico e legittimo focolare degli ebrei|pubblicazione=Corriere della Sera|data=16 settembre 1972}}</ref>.}}
 
{{Citazione|Che i profughi [[palestinesi]] siano delle povere vittime, non c'è dubbio. Ma lo sono degli Stati arabi, non d'Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta. Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato ''[[Fedayyin|fedain]]'' scarica su Israele l'odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell'altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli "usurpatori" ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=L'antico e legittimo focolare degli ebrei|pubblicazione=Corriere della Sera|data=16 settembre 1972}}</ref>.}}
 
A partire dal [[1973]] Montanelli cominciò a esprimere il proprio malumore sulla conduzione del giornale. Piero Ottone replicò con un [[articolo di fondo]] nel quale ribadiva la giustezza della propria posizione. Per evitare quella che considerava l'«autocensura rossa» attuata da molti colleghi, Montanelli scelse di limitarsi a curare una rubrica settimanale, ''Montanelli risponde''<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 21.</ref>. Il giornalista entrò definitivamente in rotta di collisione con la proprietà in seguito a due interviste rilasciate nell'ottobre 1973 e a un articolo molto polemico<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Lettera a Camilla|pubblicazione=Corriere della Sera|data=21 marzo 1972}}</ref> nei confronti di [[Camilla Cederna]] (definita ''[[radical chic]]'')<ref>{{Cita news|autore=Luca Sofri|url=http://www.ilpost.it/2014/08/29/radical-chic/|titolo=Cosa sono i radical chic?|pubblicazione=[[il Post]]|data=29 agosto 2014|accesso=20 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150227154223/http://www.ilpost.it/2014/08/29/radical-chic/|urlmorto=no}}</ref>, grande amica di Giulia Maria Crespi. La prima intervista fu pubblicata il 10 ottobre sul settimanale politico-culturale ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]''. Montanelli dichiarava a [[Cesare Lanza]]:
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La seconda uscì il 18 ottobre su ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]''. L'intervista, raccolta da [[Lamberto Sechi]], venne pubblicata con il titolo ''Montanelli se ne va''. E nel lungo sommario: «"A novembre mi metto in pensione", annuncia il più famoso giornalista italiano. I motivi: dissensi sulla nuova linea del ''Corriere'', vecchia ruggine con uno dei proprietari, Giulia Maria Crespi. Per adesso pensa a portare a termine gli ultimi volumi della sua ''Storia d'Italia''. Ma non gli dispiacerebbe, dice, fondare un nuovo giornale». L'editorialista spiegava:
{{Citazione|Tra virgolette, ora mi si può solo attribuire questo: il ''Corriere'' era un giornale misto, nel senso che conciliava il tipo di giornale a grande tiratura con quello di giornale d<nowiki>{{'</nowiki>}}''élite''. È molto probabile che questo compromesso si basasse su un tipo di pubblico e di società che non esiste più e che quindi oggi ci si deva [sic] rinunciare. Questa rinuncia Ottone la sta compiendo con coerenza (il giornale è anche tecnicamente fatto bene) e forse non poteva esimersi dal compierlo. Ma mette me in estremo disagio. Non gliene faccio alcun rimprovero. Semplicemente constato che le mie attitudini, la mia mentalità, il mio stile, tutto mi rende difficile l'adeguamento.|Franco Di Bella, ''Corriere segreto'', Milano, Rizzoli, 1982, p. 402 (Appendice).}}
 
Nel seguito dell'articolo, ''Panorama'' scriveva che Montanelli stava già pensando di realizzare un nuovo giornale con alcuni suoi fedelissimi, molti dei quali lavoravano con lui al ''Corriere''. Avuta l'anticipazione del testo, il 17 ottobre, Giulia Maria Crespi e Piero Ottone non apprezzarono affatto l'intervista. Quello stesso giorno, in serata, Ottone si recò al domicilio milanese di Montanelli per comunicargli la decisione del suo licenziamento. Montanelli, però, se ne andò volontariamente, presentando le dimissioni e accompagnandole da un polemico articolo di commiato. L'articolo non fu pubblicato: il ''Corriere'' diede la notizia con un comunicato, su una colonna, il 19 ottobre (in un'intervista concessa a [[Franco Di Bella]], Montanelli smentì di aver lasciato il giornale per incassare subito la [[liquidazione]] e rivelò che la cifra che ricevette fu di soli 75 milioni di lire, dopo 37 anni di carriera)<ref>{{Cita libro|autore=Franco Di Bella|titolo=Corriere segreto|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1982}}</ref>.
 
Il giorno stesso della sua uscita dal ''Corriere'', Montanelli ricevette un'offerta da [[Gianni Agnelli]], che gli propose di scrivere su ''[[La Stampa]]''. L'offerta fu accettata. ed Indro pubblicò il suo primo pezzo sul quotidiano torinese il 28 ottobre<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1117_01_1973_0254_0003_21959790/|titolo=I nostri filoarabi|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=28 ottobre 1973|accesso=1º novembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161104000220/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1117_01_1973_0254_0003_21959790/|urlmorto=no}}</ref>. Montanelli lasciò anche la sua storica rubrica sul settimanale ''[[La Domenica del Corriere]]'' per traslocare sul concorrente ''[[Oggi (rivistaperiodico)|Oggi]]''<ref>Montanelli manterrà la sua rubrica ''La stanza'' su ''Oggi'' fino alla morte, nel 2001.</ref>. Il vero obiettivo di Montanelli rimaneva comunque la fondazione di un quotidiano indipendente. Chiamò la nuova creatura ''il Giornale nuovo''<ref>Montanelli avrebbe desiderato chiamarlo ''il Giornale'', tuttavia, a quel tempo esisteva una piccola testata con lo stesso nome, per cui dovette aggiungervi l'aggettivo ''nuovo''. In seguito, con la chiusura di quella testata poté rinominare il suo quotidiano semplicemente ''[[il Giornale]]''.</ref>.
 
Nella sua «traversata nel deserto» dal ''Corriere della Sera'' al ''Giornale nuovo'' lo seguirono molti validi colleghi che, come lui, non condividevano il nuovo clima interno al ''Corriere'', tra i quali [[Enzo Bettiza]], [[Egisto Corradi]], [[Guido Piovene]], [[Cesare Zappulli]], e intellettuali europei come [[Raymond Aron]], [[Eugène Ionesco]], [[Jean-François Revel]] e [[François Fejtő]]. All'inizio del [[1974]], quando il progetto di fondazione del nuovo quotidiano era ormai definitivo, giunse (grazie anche all'interessamento di [[Amintore Fanfani]]) un insperato sostegno finanziario da parte di [[Eugenio Cefis]]. Il presidente della [[Montedison]] gli fornì 12 miliardi di lire per tre anni<ref>{{Cita news|autore=Vittorio Feltri|titolo=Piccola storia del giornalismo|pubblicazione=[[Libero (quotidiano)|Libero]]|data=16 giugno 2003}}</ref>.
 
Con quel finanziamento Montanelli tentò di avere dalla sua il nome di un importante editore. Tentò prima con Andrea Rizzoli (gli offrì il giornale gratis, ma Rizzoli rispose di no perché era già in trattative per l'acquisto del ''Corriere della Sera'') e poi con [[Mario Formenton]], genero di [[Arnoldo Mondadori]] e amministratore delegato della casa editrice (anche lui disse di no, anche per il parere negativo di [[Giovanni Spadolini]], cosa che fece arrabbiare molto Indro). In precedenza Montanelli aveva rifiutato di faredirigere il giornale insiemeavendo adcome condirettore [[Eugenio Scalfari (il primo direttore]], il secondo condirettore) definendoconsiderando la proposta di Scalfari un tantino azzardata. A quel punto Cefis affiancò a Indro due ''manager'' di provata esperienza: Angelo Morandi, per lungo tempo direttore amministrativo al quotidiano milanese ''[[Il Giorno]]'' e Antonio Tiberi, presidente di una società del gruppo Montedison, Industria, attiva nel settore editoriale<ref>{{Cita libro|autore=Giampaolo Pansa|titolo=La Repubblica di Barbapapà|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2013}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=|Franco Recanatesi|titolo=La mattina andavamo in piazza Indipendenza|città=Milano|editore=Cairo|anno=2016}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Alberto Mazzuca|titolo=Penne al vetriolo|città=Bologna|editore=Minerva|anno=2017}}</ref>: Montanelli rimase comunque il proprietario della testata con i giornalisti cofondatori.
 
Nel marzo [[1974]] Montanelli annunciò pubblicamente dalle colonne della ''Stampa'' il suo progetto di fondare un nuovo giornale<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1112_01_1974_0057_0003_16380090/|titolo=Chi pagò i fascisti|pubblicazione=La Stampa|data=17 marzo 1974|accesso=31 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161101101857/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1112_01_1974_0057_0003_16380090/|urlmorto=no}}</ref>: il suo ultimo articolo sul quotidiano torinese comparve il 21 aprile<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1112_01_1974_0087_0003_16390798/|titolo=Congedo dal Piemonte|pubblicazione=La Stampa|data=21 aprile 1974|accesso=31 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161101041918/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1112_01_1974_0087_0003_16390798/|urlmorto=no}}</ref>. Nello stesso anno si sposò in terze nozze con la collega [[Colette Rosselli]] (1911-1996), [[Corsivo (giornalismo)|corsivista]] del settimanale ''[[Gente (periodico)|Gente]]'', più nota con lo [[pseudonimo]] di «Donna Letizia». La relazione tra Montanelli e la Rosselli era già incominciata intorno al 1950 (nonostante vivessero sempre in case separate, lui a Milano e lei a Roma), ma il giornalista ottenne il [[divorzio]] da Margarethe Colins de Tarsienne solo nel [[1972]], a causa della legge italiana che non lo ammetteva fino al [[1970]]<ref>{{Cita news|autore=Riccardo Cardellicchio|url=http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2013/03/31/news/quello-strano-matrimonio-di-colette-rosselli-e-indro-1.6803555|titolo=Quello strano matrimonio di Colette Rosselli e Indro|pubblicazione=[[Il Tirreno]]|data=31 marzo 2013|accesso=19 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150219134355/http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2013/03/31/news/quello-strano-matrimonio-di-colette-rosselli-e-indro-1.6803555|urlmorto=no}}</ref>.
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{{Citazione|Nascemmo [...] per metterci contro il vento di quegli anni che soffiava in direzione del [[compromesso storico]] coi comunisti, della contestazione barricadiera, del giustizialismo, del pansindacalismo, della resa all'eversione, e per [[Battere la Diana|suonare la Diana]] della riscossa dei vecchi valori dello Stato di diritto, dell'ordine, della iniziativa privata, dell'economia di mercato, della meritocrazia, non per interpretare e propugnare i gusti e le tendenze del tempo, ma per contrastarli<ref>{{Cita news|titolo=La parola ai lettori|pubblicazione=[[il Giornale]]|data=9 febbraio 1986}}</ref>.}}
 
Con ''il Giornale nuovo'', che diventerà poi ''[[il Giornale]]'' – il primo numero uscì martedì 25 giugno [[1974]]<ref>{{Cita web|url=https://www.milanofree.it/milano/personaggi/indro-montanelli-una-vita-dedicata-al-giornalismo.html|titolo=Indro Montanelli, una vita dedicata al giornalismo|autore=Paola Montonati, Paola Montonati|accesso=18 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200218145923/https://www.milanofree.it/milano/personaggi/indro-montanelli-una-vita-dedicata-al-giornalismo.html|urlmorto=no}}</ref> – Montanelli intese creare una testata che esprimesse le istanze delle forze produttive della società, in particolare della piccola e media borghesia lombarda<ref name="Cap 22">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>, inserendosi nel dibattito politico in guisa di interlocutore esterno alla politica, non schierato se non su orientamenti di massima e fautore di una [[destra (politica)|destra]] ideale<ref name="Cap 29">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref>. Il ''Giornale nuovo'' si avvalse della collaborazione di diverse grandi figure del giornalismo italiano: [[Enzo Bettiza]] nel ruolo di condirettore<ref>Il sodalizio professionale tra Montanelli e Bettiza durò fino al 1983.</ref>, Mario Cervi, [[Cesare Zappulli]], [[Guido Piovene]], come presidente della società dei redattori; vi scrissero grandi intellettuali liberali come [[Rosario Romeo]], [[Renzo De Felice]], [[Sergio Ricossa]], [[Vittorio Mathieu]], [[Nicola Matteucci]], [[Raymond Aron]] e [[François Fejtő]]; alla critica letteraria [[Geno Pampaloni]]; per la filosofia [[Nicola Abbagnano]]; e ancora, [[Renato Mieli]], Frane Barbieri, [[Giovanni Arpino]] e, più tardi, [[Gianni Brera]]<ref>Brera collaborerà con il quotidiano di via Negri dal 1979 al 1982, per poi passare a ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]''.</ref>.
 
La prassi giornalistica di Montanelli fu influenzata dal praticantato fatto negli Stati Uniti (1934-35), tenendo presente la massima imparata alla ''[[United Press]]'', vale a dire che ogni articolo deve poter essere letto e capito da chiunque, anche da un «lattaio dell'[[Ohio]]». Divenne membro onorario dell'[[Accademia della Crusca]], per la quale si batté, sulle pagine del ''Giornale'', cercando di coinvolgere direttamente i suoi lettori, così che uno dei più antichi e importanti centri di studio sulla lingua italiana non scomparisse.
 
Nel 1975, Montanelli troncò la quarantennale amicizia con [[Ugo La Malfa]]. Il motivo della rottura, avvenuta in seguito ad una violenta lite<ref>{{Cita news|titolo=Indro e il Cavaliere. un divorzio o uno strappo?|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/24/Indro_Cavaliere_divorzio_uno_strappo_co_0_94032412884.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Francesco Cevasco|data=24 marzo 1994|accesso=18 ottobre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122345/http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/24/Indro_Cavaliere_divorzio_uno_strappo_co_0_94032412884.shtml}}</ref>, fu la decisione, da parte del presidente del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], di sostenere il [[compromesso storico]], ovvero il riavvicinamento fra DC e PCI<ref name="Cap 22" />. LaI literapporti sarebbetra statai ricompostadue solosarebbero stati ricomposti nel 1979, pochi giorni prima della scomparsa di La Malfa<ref name="ref_A">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 24.</ref>.
 
Fra gli episodi che Montanelli ritenne a posteriori più importanti<ref name="Cap 22" /> nella storia della sua conduzione del ''Giornale'', vi furono due campagne, entrambe lanciate nel 1976. La prima fu la raccolta fondi lanciata a favore delle vittime del [[Terremoto del Friuli del 1976|terremoto del Friuli]], che in poche settimane raccolse tre miliardi di lire. I proventi, affidati al cronista [[Egisto Corradi]], vennero usati per la ricostruzione dei comuni di [[Vito d'Asio]] e [[Montenars]] e della frazione di Sedilis, nel comune di [[Tarcento]].
 
L'altra campagna fu l'invito a votare per la [[Democrazia Cristiana]], lanciato alla vigilia delle [[elezioniElezioni politiche italianein Italia del 1976|elezioni politiche del 1976]]<ref name="Cap 22" />. Dinanzi alla crescita del [[Partito Comunista Italiano]], Montanelli sollecitò gli elettori progressisti e moderati a impedire la salita al potere del partito di [[Enrico Berlinguer|Berlinguer]] esprimendo, anche se controvoglia, un consenso per quello di [[Benigno Zaccagnini|Zaccagnini]], con uno slogan poi divenuto celebre:
{{Citazione|Turiamoci il naso e votiamo DC<ref>{{Cita news|autore=Venanzio Postiglione|titolo=Montanelli si tura il naso come nel '76: voto l'uomo della Lega|pubblicazione=Corriere della Sera|data=6 giugno 1993|accesso=6 ottobre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/giugno/06/Montanelli_tura_naso_come_nel_co_0_93060610816.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180200/http://archiviostorico.corriere.it/1993/giugno/06/Montanelli_tura_naso_come_nel_co_0_93060610816.shtml}}</ref>:.|Frase originalmente detta da [[Gaetano Salvemini]] alla vigilia delle [[Elezioni politiche in Italia del 1948|elezioni politiche del 1948]], come affermato dallo stesso Montanelli.}}
[[File:Montanelli TeleMontecarlo 1976.jpg|miniatura|Indro Montanelli alla conduzione del programma "Il Giornale nuovo" su Telemontecarlo nel gennaio del 1976. Fotografia di [[Carla Cerati]]]]
{{Citazione|Turiamoci il naso e votiamo DC.|Frase originalmente detta da [[Gaetano Salvemini]] alla vigilia delle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche del 1948]], come affermato dallo stesso Montanelli.}}
Sempre nel 1976, Montanelli fu contattato da [[Mike Bongiorno]], che gli propose di condurre, sulla nascente rete televisiva [[Telemontecarlo]], un notiziario curato dalla redazione del ''Giornale''. La trasmissione, anch'essa intitolata ''Il Giornale nuovo'', ebbe un notevole successo nonostante gli scarsi mezzi tecnici a disposizione<ref>{{Cita news|autore=Claudia Provvedini|url=http://www.corriere.it/cronache/09_settembre_08/mike_bongiorno_montanelli_archivio_corriere_a9b6978e-9c93-11de-a226-00144f02aabc.shtml|titolo=Mike Bongiorno: a San Vittore ero il suo messaggero|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=23|mese=luglio|anno=2001|accesso=27 agosto 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220827184808/https://www.corriere.it/cronache/09_settembre_08/mike_bongiorno_montanelli_archivio_corriere_a9b6978e-9c93-11de-a226-00144f02aabc.shtml|dataarchivio=27 agosto 2022|urlmorto=sì}}</ref>. Costato solamente cento milioni di lire, il telegiornale, registrato in uno scantinato a Milano, fece registrare un{{'}}''audience'' di alcuni milioni di telespettatori<ref name="Cap 22" />. La popolarità della trasmissione fu accolta con ostilità dagli ambienti di sinistra: in particolare [[Eugenio Scalfari]], direttore de ''[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', accusò TMC di essere una rete illegale e alcuni pretori ne bloccarono le frequenze<ref>{{Cita libro|autore1=Sandro Gerbi|autore2=Raffaele Liucci|titolo=Montanelli l'anarchico borghese. La seconda vita 1958-2001|città=Torino|editore=Einaudi|anno=2009}}</ref>.
 
Per tutto il periodo della sua conduzione, Montanelli curò sul ''Giornale'' una rubrica quotidiana, intitolata ''[[Controcorrente (corsivo)|Controcorrente]]'', in cui commentava in modo sarcastico fatti e personaggi d'attualità. Su questa rubrica, fra l'altro, proseguì il duello a distanza, già cominciato sulle colonne del ''Corriere della Sera'', con «[[Mario Melloni|Fortebraccio]]», divenuto corsivista per ''[[l'Unità]]''. I due giornalisti, di opposte ideologie («Fortebraccio» era decisamente schierato a sinistra) ma identica ''vis polemica'', mascherarono in realtà sotto i reciproci attacchi una relazione personale di amicizia e stima, come testimoniato dall'ironico epitaffio che Mario Melloni dichiarò sull{{'}}''Unità'' di volere per se stesso: «Qui giace Fortebraccio / che segretamente / amò Indro Montanelli. / Passante, perdonalo / perché non ha mai cessato / di vergognarsene». Montanelli, sul ''Giornale'', replicò che avrebbe voluto essere seppellito a fianco del collega, sotto l'epitaffio: «Vedi / lapide / accanto»<ref>{{Cita news|titolo=Controcorrente: il cruccio quotidiano di Montanelli|autore=Giulio Nascimbeni|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º luglio 1993|accesso=22 ottobre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140509051029/http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=La mia amicizia a prova di bomba con Fortebraccio|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/mia_amicizia_prova_bomba_con_co_0_9705289617.shtml|data=28 maggio 1997|accesso=22 ottobre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130107010837/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/mia_amicizia_prova_bomba_con_co_0_9705289617.shtml}}</ref>. Durante i primi anni fu curata anche un'altra rubrica, ''Dicono di noi'', che riportava articoli di altri quotidiani in cui si attribuivano al ''Giornale nuovo'' i più fantasiosi padroni e finanziatori occulti.<ref name="Travaglio"/> Montanelli ricordò: «La stampa nazionale o ci ignorava o ci attaccava. Decisi quasi subito di varare la rubrica "Dicono di noi", una galleria delle calunnie sul "Giornale" pubblicate quasi quotidianamente. Erano invenzioni talmente strampalate che, lette tutte insieme a distanza di tempo, risultano comiche. Basti dire che Fortebraccio arrivò a scrivere sull{{'}}''Unità'' che io guadagnavo un milione al minuto. Invece non c'era una lira<ref name="Cap 22" />».
Sempre nel 1976, Montanelli fu contattato da [[Mike Bongiorno]], che gli propose di condurre, sulla nascente rete televisiva [[Telemontecarlo]], un notiziario curato dalla redazione del ''Giornale''. La trasmissione, anch'essa intitolata ''Il Giornale nuovo'', ebbe un notevole successo nonostante gli scarsi mezzi tecnici a disposizione<ref>{{Cita news|autore=Claudia Provvedini|url=http://www.corriere.it/cronache/09_settembre_08/mike_bongiorno_montanelli_archivio_corriere_a9b6978e-9c93-11de-a226-00144f02aabc.shtml|titolo=Mike Bongiorno: a San Vittore ero il suo messaggero|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=23|mese=luglio|anno=2001}}</ref>. Costato solamente cento milioni di lire, il telegiornale, registrato in uno scantinato a Milano, fece registrare un{{'}}''audience'' di alcuni milioni di telespettatori<ref name="Cap 22" />. La popolarità della trasmissione fu accolta con ostilità dagli ambienti di sinistra: in particolare [[Eugenio Scalfari]], direttore de ''[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', accusò TMC di essere una rete illegale e alcuni pretori ne bloccarono le frequenze<ref>{{Cita libro|autore=[[Sandro Gerbi]] e Raffaele Liucci|titolo=Montanelli l'anarchico borghese. La seconda vita 1958-2001|città=Torino|editore=Einaudi|anno=2009}}</ref>.
 
Per tutto il periodo della sua conduzione, Montanelli curò sul ''Giornale'' una rubrica quotidiana, intitolata ''[[Controcorrente (corsivo)|Controcorrente]]'', in cui commentava in modo sarcastico fatti e personaggi d'attualità. Su questa rubrica, fra l'altro, proseguì il duello a distanza, già cominciato sulle colonne del ''Corriere della Sera'', con [[Mario Melloni|Fortebraccio]], divenuto corsivista per ''[[l'Unità]]''. I due giornalisti, di opposte ideologie («Fortebraccio» era comunista) ma identica ''vis polemica'', mascherarono in realtà sotto i reciproci attacchi una relazione personale di amicizia e stima, come testimoniato dall'ironico epitaffio che Mario Melloni dichiarò sull{{'}}''Unità'' di volere per se stesso: «Qui giace Fortebraccio / che segretamente / amò Indro Montanelli. / Passante, perdonalo / perché non ha mai cessato / di vergognarsene». Montanelli, sul ''Giornale'', replicò che avrebbe voluto essere seppellito a fianco del collega, sotto l'epitaffio: «Vedi / lapide / accanto»<ref>{{Cita news|titolo=Controcorrente: il cruccio quotidiano di Montanelli|autore=Giulio Nascimbeni|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º luglio 1993|accesso=22 ottobre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140509051029/http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml|dataarchivio=9 maggio 2014}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=La mia amicizia a prova di bomba con Fortebraccio|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/mia_amicizia_prova_bomba_con_co_0_9705289617.shtml|data=28 maggio 1997|accesso=22 ottobre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130107010837/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/mia_amicizia_prova_bomba_con_co_0_9705289617.shtml|dataarchivio=7 gennaio 2013}}</ref>.
 
Nel 1978, in seguito al sequestro di [[Aldo Moro]] e all'uccisione della scorta da parte delle [[Brigate Rosse]], ''il Giornale nuovo'' si schierò fin dal primo giorno per la linea della fermezza, scrivendo:
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{{Citazione|Naturalmente noi facciamo i più fervidi voti perché la sua tragica avventura si concluda nel modo migliore. Ma al cittadino italiano non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo offrire lo spettacolo di uno Stato che contratta il proprio prestigio, la propria autorità, i propri doveri con la criminalità ideologizzata solo quando è in gioco la sopravvivenza di uno dei suoi esponenti. Quanto più alti siano questi esponenti, tanto più è doveroso che essi soggiacciano alla regola comune: con i terroristi non si tratta<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Faccia a faccia|pubblicazione=[[il Giornale|il Giornale nuovo]]|data=17 marzo 1978}}</ref>.}}
 
Durante i due mesi di sequestro Moro non fu mai torturato o minacciato dalle BR, e a tal proposito Montanelli criticò severamente le lettere scritte dal presidente democristiano durante la prigionia, affermando che «tutti a questo mondo hanno diritto alla paura. Ma un uomo di Stato (e lo Stato italiano era Moro) non può cercare d'indurre lo Stato ad una trattativa con dei terroristi che oltre tutto, nel colpo di via Fani, avevano lasciato sul selciato cinque cadaveri fra carabinieri e poliziotti»<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/marzo/22/Aldo_Moro_della_melassa_ipocrita_co_0_97032213197.shtml|titolo=Aldo Moro, al di là della melassa ipocrita...|pubblicazione=Corriere della Sera|data=22 marzo 1997|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150411034433/http://archiviostorico.corriere.it/1997/marzo/22/Aldo_Moro_della_melassa_ipocrita_co_0_97032213197.shtml|dataarchivio=11 aprile 2015}}</ref>.
 
Altre critiche furono rivolte a Eleonora Chiavarelli, vedova di Aldo Moro diventata accusatrice della DC e della classe politica italiana pochi anni dopo l'omicidio del marito:
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{{Citazione|C'era infatti qualcosa di trionfalistico nel tono con cui questa vedova nera della politica parlava dei politici e nel perentorio gesto con cui puntava il dito contro tutti. Tutti, eccettuati coloro che le hanno ammazzato il marito. Contro di essi, dalle cronache che ho letto, non ha sporto accuse, non ha pronunciato condanne, non li ha nemmeno guardati. Fosse dipeso da lei, il processo ai terroristi sarebbe diventato il processo alla Dc, di cui suo marito era presidente, al governo di cui suo marito era l'artefice e garante, e ai servizi di sicurezza di cui suo marito era stato l'affossatore<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=La vedova nera|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=23 luglio 1982}}</ref>.}}
 
=== LaI P2primi etre ilanni compromesso storico(1974-77) ===
Nei primi tre anni ''il Giornale nuovo'' ottenne il finanziamento della [[Montedison]], azienda con partecipazione statale guidata all'epoca da [[Eugenio Cefis]]. Il finanziamento fu ottenuto attraverso la «Società di Pubblicità Italiana» (SPI), di cui la Montedison era la maggiore azionista<ref name="Cap 22" /><ref>Secondo due appunti del [[Sismi]] e del [[Sisde]] Eugenio Cefis sarebbe il fondatore della [[P2]]. Vedi {{Cita news|autore=Gianni D'Elia|titolo=Petrolio la bomba di Pasolini|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano]]|data=2 aprile 2010|p=14}}</ref>. Nel corso della campagna elettorale del 1976 Montanelli consigliò ai propri lettori una rosa di candidati DC «non compromessi col malaffare», che gli elettori potevano indicare nello spazio riservato alle preferenze. Dei quaranta candidati consigliati dal quotidiano ai lettori, 33 furono eletti in Parlamento, tra cui il capolista [[Massimo De Carolis]]. Il rapporto tra i due si ruppe pochi anni dopo, tanto che in occasione delle [[Elezioni politiche in Italia del 1979|elezioni anticipate del 1979]] Montanelli non lo sostenne più<ref name="GerbiLiucci">{{Cita libro|autore1=Sandro Gerbi|autore2=Raffaele Liucci|titolo=Indro Montanelli. Una biografia (1909-2001)|città=Torino|editore=Einaudi|anno=2014}}</ref><ref>Nel 1981, quando scoppiò lo scandalo della P2, De Carolis risultò nell'elenco degli iscritti alla loggia eversiva. Vedi {{Cita news|titolo=Come andarono le cose con Massimo De Carolis|pubblicazione=Corriere della Sera|data=26 marzo 2000|accesso=22 settembre 2022|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/26/Come_andarono_cose_con_Massimo_co_0_00032610901.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151120202508/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/26/Come_andarono_cose_con_Massimo_co_0_00032610901.shtml|dataarchivio=20 novembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
''Il Giornale'' nasce con il finanziamento di [[Eugenio Cefis]], presidente della Montedison, azienda con partecipazione statale, legato alla [[Democrazia Cristiana|DC]] e implicato in affari illeciti. Secondo due appunti del [[Sismi]] e del [[Sisde]] sarebbe il fondatore della [[P2]].<ref>Gianni D'Elia, "Petrolio la bomba di Pasolini", in ''Fatto Quotidiano'', 2 aprile 2010, p. 14.</ref> La P2 fu rilevata da [[Licio Gelli|Gelli]] e [[Umberto Ortolani|Ortolani]] e i suoi aderenti divennero protagonisti in una serie di inchieste giudiziarie e processi, da [[Sindona]] in poi, fino a [[Mani pulite]] e oltre, in delitti e scandali che sono costati miliardi di lire allo Stato.<ref>Marco Marsili, ''Dalla P2 alla P4. Trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi'',Termidoro Edizioni, ISBN 9788897486008</ref> Siamo negli [[anni di piombo]], con attentati terroristici, scioperi ed inflazione. C'erano timori negli ambienti americani per la forte avanzata del [[Partito Comunista Italiano|PCI]]. In questo ambito s'inserisce la P2 per sfruttarne i finanziamenti con il pretesto della campagna anticomunista. Montanelli fonda ''il Giornale'' con questo scopo. Indro frequentava il console americano a Milano, Thomas W. Fina, al quale il 12 gennaio 1978 avrebbe confidato di preferire uno scenario cileno piuttosto che un governo comunista.<ref>M. Molinari, ''Governo ombra. I documenti segreti degli Usa sull'Italia degli anni di piombo'', Rizzoli, Milano 2012, p. 205; Sandro Gerbi- Raffaele Liucci, ''Indro Montanelli Una biografia (1909-2001)'', pp. 212-16</ref> Nel corso della campagna elettorale del 1976 Montanelli impegna il giornale alla raccolta di voti e appoggi a favore della corrente di destra della DC, pubblica i nomi da votare a Milano, fra cui il capolista DC [[Massimo De Carolis]], anche lui iscritto alla P2.<ref>"Ma chi è Massimo De Carolis? Montanelli racconta", ''Corriere della Sera'' del 26 Marzo 2000.</ref>
 
In quegli anni la [[loggia P2]], al cui vertice vi erano [[Licio Gelli]] e [[Umberto Ortolani]], mirava al controllo dei principali mezzi di comunicazione. Nel 1977 riuscì, attraverso illecite manovre finanziarie, ad arrivare al ''Corriere della Sera'', allora diretto da [[Franco Di Bella]]. Nel suo ''Diario'' Montanelli riportò informazioni su questa vicenda che ricavò dalle sue conversazioni con [[Amintore Fanfani]], [[Arnaldo Forlani]], [[Giulio Andreotti]], [[Silvio Berlusconi]] e con lo stesso Di Bella<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=I Conti con me stesso|url=https://archive.org/details/iconticonmestess0000mont|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2009|isbn=9788817039666}}</ref>:
 
{{Citazione|24 settembre 1977. De Carolis m'informa che il vero autore della operazione "Corriere" è un certo Gelli, misterioso personaggio massonico, di Arezzo (Fanfani), che vuole incontrarmi per un accordo fra i due giornali.
 
[...]
 
Roma, 3 ottobre 1977, mi telefona Di Bella. Mi dice che ha già ricevuto l'investitura da Zaccagnini, ma che vuole l'accordo con noi. Bernabei che smentisce in pieno Fanfani rivendicando la paternità dell'operazione «Corriere». Anche lui sostiene la necessità di un accordo fra i due giornali (al Corriere l'informazione, a noi l'opinione) nel quadro di una strategia editoriale di vasto raggio.
 
[...]
 
Roma, 4 ottobre. Secondo quanto mi era stato raccomandato, dovevo salire direttamente alla camera 219 dell'Excelsior. Ma alla camera 219 non c'era nessuno, e così dovetti chiedere al portiere del signor Gelli. Poi Gelli arrivò, mi condusse furtivamente nel suo appartamento e mi fece un lungo discorso pieno di allusioni, dal quale dovevo comprendere che lui è un pezzo grosso – forse il più grosso – della massoneria (Palazzo Giustiniani), che come tale era stato il vero padrino della operazione Rizzoli, e che in questa operazione potevamo rientrare anche noi. Mi ha detto che quattro ministri dell'attuale governo, otto sottosegretari e centoquaranta parlamentari dipendono da lui.
 
[...]
 
Milano, 16 ottobre. Da Berlusconi, a cena con Di Bella. Mi dice che la sua direzione è sicura.}}
 
Gelli scrisse nel suo libro di avergli fatto avere un finanziamento di 300 milioni dal Banco Ambrosiano a titolo gratuito<ref>{{Cita web|url=https://formiche.net/2015/12/perche-non-mi-hanno-iscritto-alla-p2-di-licio-gelli/|titolo=Perché non mi hanno iscritto alla P2 di Licio Gelli|autore=Francesco Damato|data=17 dicembre 2015|accesso=27 agosto 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220827210628/https://formiche.net/2015/12/perche-non-mi-hanno-iscritto-alla-p2-di-licio-gelli/|dataarchivio=27 agosto 2022|urlmorto=sì}}</ref>. Querelato da Montanelli, fu condannato per diffamazione dal Tribunale di Monza a pagare 2 milioni di multa, 30 di risarcimento danni e 15 di riparazione pecuniaria<ref name="Fasano">{{Cita news|autore=Giusi Fasano|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/14/Montanelli_vince_contro_Gelli_co_0_92111412389.shtml|titolo=Montanelli vince contro Gelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=14 novembre 1992|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151030203749/http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/14/Montanelli_vince_contro_Gelli_co_0_92111412389.shtml}}</ref>. Per i giudici Gelli aveva «offeso dolosamente nella dignità professionale e nella reputazione» il giornalista<ref name="Fasano"/>.
 
Montanelli affermò di aver ottenuto un prestito dal presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, iscritto alla P2, socio di Sindona e autore di furti ai danni delle banche e società dello Stato: «È vero che in seguito la società editrice ottenne un finanziamento dal Banco Ambrosiano, ma non mi occorrevano certo gli auspici di Gelli: io ero amico di Calvi, l'avevo conosciuto durante la guerra di Russia nel '42»<ref name="Fido">{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/14/montanelli-diffamato-da-gelli-la-p2.html|titolo=Montanelli diffamato da Gelli 'La P2 non ci finanziò'|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=14 novembre 1992|accesso=27 agosto 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220827213927/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/14/montanelli-diffamato-da-gelli-la-p2.html|dataarchivio=27 agosto 2022|urlmorto=sì}}</ref>, aggiungendo che la banca aprì un fido, pretendendo però un interesse del 22%<ref name="Fido"/> e per questo non ne usufrì quasi mai<ref name="Cap 22" />.
 
Con la scoperta e la pubblicazione dell'elenco degli iscritti alla loggia viene alla luce che alcuni di loro, oltre a Berlusconi, erano nel suo giornale – il redattore Claudio Lanti<ref name="GerbiLiucci"/>, il presidente del Tribunale di Forlì Antonio Buono (editorialista in tema di giustizia)<ref name="GerbiLiucci"/> – mentre altri, come [[Roberto Gervaso]], sono a lui vicini<ref name="GerbiLiucci"/>. Montanelli mise in quarantena Lanti<ref name="GerbiLiucci"/>, interruppe la collaborazione con Buono<ref name="GerbiLiucci"/> e troncò i rapporti con Gervaso<ref name="GerbiLiucci"/><ref>Indro Montanelli a Roberto Gervaso, Milano, 16 febbraio 1982, (FM, Fondo Montanelli, Corrispondenti, ''ad nomen''). «Credi che mi abbia fatto piacere e recato giovamento il fatto che dopo tanti libri in cui i nostri nomi compaiono insieme, il tuo sia stato associato a questa faccenda? Ciao senza rancore, ma con un senso di delusione».</ref>, mentre Berlusconi continuò ad essere azionista di maggioranza e poi, dal 1987, editore<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/04/11/il-giornale-di-berlusconi.html?ref=search|titolo='Il Giornale è di Berlusconi'|pubblicazione=la Repubblica|data=11 aprile 1987|accesso=22 settembre 2022}}</ref>.
La P2 mira al controllo dei principali mezzi di comunicazione attraverso illecite manovre finanziarie e riesce così ad arrivare anche al principale quotidiano italiano il ''Corriere della sera'', con la direzione di [[Franco Di Bella]]. Nel suo ''Diario'', Montanelli riporta incontri riguardanti questi retroscena, che ha con [[Amintore Fanfani|Fanfani]], [[Arnaldo Forlani|Forlani]], [[Andreotti]], [[Berlusconi]] e con lo stesso Di Bella: "24 settembre 1977. De Carolis m'informa che il vero autore della operazione «Corriere» è un certo Gelli, misterioso personaggio massonico, di Arezzo (Fanfani), che vuole incontrarmi per un accordo fra i due giornali." "Roma, 4 ottobre. Secondo quanto mi era stato raccomandato, dovevo salire direttamente alla camera 219 dell'Excelsior. Ma alla camera 219 non c'era nessuno, e così dovetti chiedere al portiere del signor Gelli. Poi Gelli arrivò, mi condusse furtivamente nel suo appartamento e mi fece un lungo discorso pieno di allusioni, dal quale dovevo comprendere che lui è un pezzo grosso - forse il più grosso - della massoneria (Palazzo Giustiniani), che come tale era stato il vero padrino della operazione Rizzoli, e che in questa operazione potevamo rientrare anche noi. Mi ha detto che quattro ministri dell'attuale governo, otto sottosegretari e centoquaranta parlamentari dipendono da lui". "Roma, 3 ottobre 1977, mi telefona Di Bella. Mi dice che ha già ricevuto l'investitura da Zaccagnini, ma che vuole l'accordo con noi. Bernabei che smentisce in pieno Fanfani rivendicando la paternità dell'operazione «Corriere». Anche lui sostiene la necessità di un accordo fra i due giornali (al ''Corriere'' l'informazione, a noi l'opinione) nel quadro di una strategia editoriale di vasto raggio". "Milano, 16 ottobre. Da Berlusconi, a cena con Di Bella. Mi dice che la sua direzione è sicura."<ref>Indro Montanelli, ''I Conti con me stesso'', Rizzoli, 2010 ,ISBN 9788817039666</ref>
 
Pur criticando Licio Gelli, definendolo «avventuriero» e «millantatore», nonché «un emerito furfante»<ref>{{Cita news|titolo=La parola ai lettori – Un colpo di ramazza|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=12 giugno 1981}}</ref> e un «magliaro»<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Attenti al polverone|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=15 settembre 1982}}</ref>, tese a escludere le ispirazioni golpiste della loggia<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Tiro al piccione|pubblicazione=il Giornale|data=19 marzo 1985}}</ref>, definendo il suo capo un «pataccaro», e la P2 una delle tante cricche italiane<ref>Intervista a Alain Elkann in DVD: ''La Storia d'Italia di Indro Montanelli - Il caso Sindona e la P2'', Data d'uscita: 14 aprile 2005 ASIN: B006HEH9AW.</ref>.
Gelli scrisse nel suo libro di avergli fatto avere un finanziamento di 300 milioni dal Banco Ambrosiano a "titolo gratuito".<ref>[https://formiche.net/2015/12/perche-non-mi-hanno-iscritto-alla-p2-di-licio-gelli Testimonianza di Damato]</ref> Querelato da Montanelli, fu condannato per diffamazione dal Tribunale di Monza. Montanelli afferma che ottenne "un prestito" dal presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, iscritto alla P2, socio di Sindona e autore di furti ai danni delle banche e società dello Stato: «È vero che in seguito la società editrice ottenne un finanziamento dal Banco Ambrosiano, ma non mi occorrevano certo gli auspici di Gelli: io ero amico di Calvi, l'avevo conosciuto durante la guerra di Russia nel '42.»<ref>[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/14/montanelli-diffamato-da-gelli-la-p2.html ''La Repubblica'' 14 novembre 1992]</ref> Le difficoltà finanziarie del giornale terminano con l'intervento di un altro affiliato alla P2: Berlusconi, il quale entrerà in politica nel 1994, sempre con la motivazione anticomunista. Con la scoperta e la pubblicazione dell'elenco degli iscritti alla loggia viene alla luce che alcuni di loro, oltre a Berlusconi, sono nel suo giornale e altri, come [[Roberto Gervaso]], a lui vicini.<ref>Sandro Gerbi, Raffaele Liucci, parte IV , cap. 4</ref> Rompe i rapporti con Gervaso ma non con Berlusconi, con il quale continua a collaborare fino al 1994 malgrado le prime inchieste portino alla luce i suoi legami affaristici. Minimizza il ruolo di Gelli parlando solo del suo presunto golpe, a cui non crede, definendolo un «pataccaro», e la P2 una delle tante "cricche" italiane, non approfondendo la materia, neanche sul suo giornale, dell'azione politica svolta dalla loggia: «Per istinto, e per come avevo visto e conosciuto Gelli, io sono convinto che [la Loggia P2] era una cricca di affaristi e basta. Era una cricca di affaristi condotta da un uomo che, evidentemente, come intrallazzatore doveva essere geniale. Era un pataccaro, indiscutibilmente era un pataccaro, ma che a tutto pensava fuorché a un golpe. Non ci pensava nemmeno. Lui procurava affari e soprattutto fomentava carriere. Lui aveva capito qual è la struttura del potere in Italia, sempre, non soltanto allora, sempre: è una struttura mafiosa. Bisogna far parte di una cricca, di una conventicola in cui ognuno aiuta l'altro, e questo era la P2. […] Ma che interesse poteva avere Gelli a rovesciare un sistema che gli consentiva di influire sino a quel punto? Quale interesse poteva avere? E poi, Gelli era un farabolano ma non doveva essere del tutto sprovveduto, doveva sapere che l'Italia non è terra da golpe. Ma chi lo fa il golpe? E anche se qualcuno lo fa, come fa a resistere? Che cos'ha dalla sua per fare il golpe? Non ho mai creduto al golpismo di Gelli."<ref>1)Intervista a Alain Elkann in DVD: ''La Storia d'Italia di Indro Montanelli - 13 Il caso Sindona e la P2'' [Puntata intera], Data d'uscita : 14 aprile 2005 ASIN : B006HEH9AW, anche: MONTANELLI PARLA DELLA LOGGIA MASSONICA P2 parte 1, su YouTube, URL consultato il 10 febbraio 2021. 2) Indro Montanelli, "Se questo è il Gotha", in ''il Giornale nuovo'', 22 maggio 1981</ref>
 
Altre critiche furono rivolte a coloro che decisero di aderire alla P2:
Gelli stesso approfitterà di questa ambiguità nel difendersi in una lettera a [[Tina Anselmi]], presidente della Commissione P2: "A quali risultati ha portato il lavoro di ben tre anni di questa Commissione. Nessuna certezza, ... un testo … che un giornalista illustre come Indro Montanelli, che con me non è mai stato tenero, ha definito «cicaleccio di portineria», aggiungendo che «nulla si può escludere, nemmeno che Tina Anselmi sia una calunniatrice».<ref>Lettera del 3 dicembre 1985 in ''La P2 nei Diari segreti di Tina Anselmi'', a cura di Anna Vinci, Chiare Lettere, 2011 ISBN 9788861901698</ref> Schierandosi con i personaggi citati incontra l'opposizione di uomini politici a lui vicini come [[Ugo La Malfa]] e [[Giovanni Spadolini]]. Rompe inoltre la lunga amicizia con un suo maestro: [[Augusto Guerriero]]<ref>Claudio Taccucci, ''Ricciardetto (Augusto Guerriero)'', 2011 ISBN 978-8891018953</ref> Le cause del dissidio sono due: una è il [[compromesso storico]], ovvero l'accordo fra DC e PCI. Con l'avvento di [[Enrico Berlinguer|Berlinguer]] alla segreteria, il partito si era distaccato dall'Urss e aveva preso posizione contro il terrorismo e contro gli affari illeciti dei partiti. La Malfa e Spadolini erano per un avvicinamento al PCI, e Guerriero, benché fosse stato sempre anticomunista, riteneva che la collaborazione del nuovo PCI avrebbe aiutato l'Italia a uscire dalla crisi drammatica che stava attraversando. L'altra causa di dissidio era morale: i suoi amici rifiutavano di "turarsi il naso". La Malfa, unico nel governo, si era opposto al salvataggio della banca di Sindona<ref>"Memoria dell'Epoca", ''Epoca'', 3 marzo 1976</ref> e Spadolini aveva sciolto la P2. Guerriero aveva denunciato sulla rivista ''Epoca'' Sindona e i suoi complici.<ref>Augusto Guerriero, "Il denaro del diavolo", ''Epoca'', 17 maggio 1975 e altri successivi</ref>
 
{{Citazione|L'idea che ministri, parlamentari, generali, ammiragli, ambasciatori, prefetti, magistrati, professionisti, imprenditori, giornalisti, tutta gente di grido, abbiano preso sul serio un personaggio come Gelli e accettato di fargli da valletti nella P2, mi sgomenta. Se questo è il Gotha italiano, figuriamoci il resto. Secondo me meritano davvero la galera. Non per associazione a delinquere, come dicono gl'inquirenti, ma per baggianeria e sconsideratezza<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Se questo è il Gotha|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=22 maggio 1981}}</ref>.}}
 
Gelli stesso approfittò di queste prese di posizione nel difendersi in una lettera a [[Tina Anselmi]], presidente della Commissione P2: «A quali risultati ha portato il lavoro di ben tre anni di questa Commissione. Nessuna certezza, [...] un testo [...] che un giornalista illustre come Indro Montanelli, che con me non è mai stato tenero, ha definito "cicaleccio di portineria"», aggiungendo che «nulla si può escludere, nemmeno che Tina Anselmi sia una calunniatrice»<ref>Lettera del 3 dicembre 1985 in ''La P2 nei Diari segreti di Tina Anselmi'', a cura di Anna Vinci, Chiare Lettere, 2011, ISBN 9788861901698.</ref>.
Nel corso degli anni Montanelli lanciò una campagna giornalistica contro la candidatura di [[Venezia]] per l'[[Expo 2000]] (voluta dal socialista [[Gianni De Michelis]] e ritirata nel [[1990]]), appoggiò i referendum abrogativi [[Referendum abrogativo in Italia del 1991|a favore della preferenza unica]] e del [[Referendum abrogativi in Italia del 1993#Elezione Senato della Repubblica|sistema maggioritario]] (prendendo a modello il sistema elettorale francese a doppio turno) e nel [[1991]] sostenne la partecipazione dell'Italia nella [[guerra del Golfo]] per la liberazione del [[Kuwait]] (invaso dall'[[Iraq]]), promuovendo un appello a favore dei militari italiani presenti nel Golfo e criticando i pacifisti<ref>{{Cita news|autore=Carmine Fotia|titolo=Montanelli: «È solo l'inizio»|pubblicazione=[[il manifesto]]|data=31 gennaio 1991}}</ref>.
 
Montanelli ebbe contrasti con uomini politici a lui vicini come [[Ugo La Malfa]] e [[Giovanni Spadolini]]. Ruppe inoltre la lunga amicizia con uno dei colleghi che ammirava di più, [[Augusto Guerriero]]<ref>Claudio Taccucci, ''Ricciardetto (Augusto Guerriero)'', 2011, ISBN 978-8891018953</ref>. Le cause del dissidio furono due: una era il [[compromesso storico]], ovvero l'accordo fra DC e PCI. Con l'avvento di [[Enrico Berlinguer]] alla segreteria, il partito si era distaccato dall'URSS e aveva preso posizione contro il terrorismo e contro gli affari illeciti dei partiti. La Malfa e Spadolini erano per un avvicinamento al PCI, e Guerriero, benché fosse stato sempre anticomunista, riteneva che la collaborazione del nuovo PCI avrebbe aiutato l'Italia a uscire dalla crisi drammatica che stava attraversando. L'altra causa di dissidio era morale: i suoi amici rifiutavano di «turarsi il naso». La Malfa, unico nel governo, si era opposto al salvataggio della banca di Sindona.<ref>''Memoria dell'Epoca'', ''Epoca'', 3 marzo 1976.</ref>. Guerriero aveva denunciato sulla rivista ''Epoca'' Sindona e i suoi complici<ref>Augusto Guerriero, ''Il denaro del diavolo'', ''Epoca'', 17 maggio 1975 e altri successivi.</ref>.
In occasione delle [[elezioni politiche italiane del 1992]] (le prime dalla fine della [[guerra fredda]]) invitò i lettori del ''Giornale'' a votare una rosa di nomi favorevoli alle riforme istituzionali: furono individuate 457 persone tra vari partiti<ref>{{Cita news|autore=Marco Ventura|titolo=Ammessi in 457 al «patto Segni»|pubblicazione=il Giornale|data=18 marzo 1992}}</ref><ref>I candidati referendari erano così suddivisi: 192 nel PDS (130 candidati alla Camera dei deputati, 62 candidati al Senato della Repubblica), 94 nella DC (76 deputati e 18 senatori), 73 nel PRI (48 e 25), 41 nel PLI (29 e 12), 25 ne [[La Rete (partito politico)|La Rete]] (22 e 3), 20 nei Verdi (10 e 10), 4 nella [[Vallée d'Aoste (coalizione)|Vallée d'Aoste]] (2 e 2), 2 nel SVP (candidati al Senato), nella [[Sì Referendum|Lista Giannini]] (1 e 1) e nella [[Associazione Politica Nazionale Lista Marco Pannella|Lista Pannella]] (candidati alla Camera), 1 nel PSI e nel PSDI (entrambi alla Camera).</ref>, ritenendo tuttavia votabili soltanto il PRI (quasi tutto filo-referendario), parte del PLI e la corrente DC vicina a [[Mariotto Segni|Mario Segni]] (risulteranno eletti oltre 150 «pattisti»). Pur essendo critico nei confronti delle [[Lega Nord|Leghe]] riconobbe che erano «un fenomeno di reazione a una provocazione» dovuto alla partitocrazia e alla politica nazionale che amministrava malissimo i soldi pubblici<ref>{{Cita news|autore=Francesco Cevasco|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0920_01_1990_0260_0009_12638105/|titolo=Montanelli, ultima sfida «Qui il padrone sono io»|pubblicazione=La Stampa|data=7 novembre 1990|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151119192007/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0920_01_1990_0260_0009_12638105/|dataarchivio=19 novembre 2015|urlmorto=no}}</ref> e al ballottaggio delle elezioni comunali del 1993 invitò gli elettori milanesi a votare per [[Marco Formentini (politico)|Marco Formentini]], candidato leghista considerato meno lontano dai moderati rispetto a [[Nando dalla Chiesa]], sostenuto da una coalizione di sinistra, dando per certa la sconfitta dei candidati centristi al primo turno<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Povera Madunina|pubblicazione=il Giornale|data=5 giugno 1993}}</ref>.
 
Per il compromesso storico Montanelli nutriva un'avversione culturale, prima che politica, sostenendo che l'alleanza DC-PCI avrebbe fatto trionfare la parte peggiore della mentalità italiana: controriformista e poco laica, piagnucolosa e ribelle, clientelare e assistenzialista, popolaresca e familista, mariana e partitocratica, sempre in bilico fra la sacrestia e la cellula di partito, il culto di [[padre Pio]] e il rimpianto per «[[Iosif Stalin|Baffone]]»<ref name="GerbiLiucci"/>. Più in generale vedeva nell'alleanza tra democristiani e comunisti «la corruzione democristiana esercitata col rigore comunista»<ref name="GerbiLiucci"/>.
=== L'attentato delle Brigate Rosse ===
[[File:Montanelli attentato.jpg|thumb|upright=1.4|Montanelli ferito dalle Brigate Rosse.]]
 
Montanelli e Gelli si videro a Roma, in un incontro organizzato dal giornalista [[Renzo Trionfera]], poiché il direttore cercava azionisti per il ''Giornale nuovo'' e gli era stato fatto il suo nome<ref name="Cap 22" />. Dopo aver spiegato la situazione finanziaria del quotidiano, Gelli lo interruppe per parlargli di un progetto di ristrutturazione della stampa italiana<ref name="Cap 22" />, sostenendo che fosse necessario un unico padrone che controllasse almeno i maggiori quotidiani<ref name="Cap 22" />; il progetto di ristrutturazione era centrato su una banca internazionale per prestiti a tasso agevolato<ref name="Cap 22" />. Alle perplessità di Montanelli, convinto che per attuare un progetto come quello fosse necessario l'appoggio del governo, Gelli rispose: «Lì non ci sono problemi. E comunque lei capisce che in un assetto di questo genere è fatale che i piccoli giornali come il suo scompaiono»<ref name="Cap 22" />. L'incontro terminò in questo modo, con Montanelli e Trionfera che si guardarono in silenzio una volta usciti dalla stanza<ref name="Cap 22" />. Nelle sue memorie, Montanelli ricordò quello che successe in seguito: «Qualche tempo dopo, quando la bufera della P2 si scatenò, gli ricordai quell'episodio. "Renzo, ringraziamo Iddio che quel bischero ci abbia accolti così. Perché se lui ci avesse detto: se volete salvare il "Giornale" dovete entrare nella P2, noi c'entravamo". Senza sapere cosa fosse, come è successo a tanti»<ref name="Cap 22" />.
Il 2 giugno [[1977]] Montanelli fu vittima a Milano di un attentato, ordito dalla [[colonna Walter Alasia|colonna milanese]] delle [[Brigate Rosse]]. Mentre come ogni mattina, dopo essere uscito dall'Hotel Manin, dove risiedeva<ref name="gerbi" /><ref>{{Cita news|autore=Oriana Davini|url=https://www.milanoweekend.it/2013/11/06/hotel-manin-a-milano-il-settimo-piano-dello-storico-albergo-cambia-veste-foto/17513|titolo=Hotel Manin a Milano: il settimo piano dello storico albergo cambia veste [foto]|pubblicazione=Milano Weekend|data=6 novembre 2013|accesso=11 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170211155922/https://www.milanoweekend.it/2013/11/06/hotel-manin-a-milano-il-settimo-piano-dello-storico-albergo-cambia-veste-foto/17513|dataarchivio=11 febbraio 2017|urlmorto=no}}</ref>, si stava recando in redazione, venne ferito all'angolo fra via Daniele Manin e piazza Cavour (ove aveva sede ''il Giornale nuovo'', nel cosiddetto Palazzo dei giornali), con una pistola 7,65 munita di [[silenziatore (armi)|silenziatore]]. L'attentatore gli sparò otto colpi consecutivamente, colpendolo due volte alla gamba destra, una volta di striscio alla gamba sinistra e alla natica, secondo una pratica definita – con un neologismo coniato in quel periodo – «[[gambizzazione]]»<ref>In quello stesso mese furono gambizzati altri due giornalisti: [[Vittorio Bruno]], vicedirettore de ''[[Il Secolo XIX]]'', ed [[Emilio Rossi]], direttore del [[TG1]].</ref>.
 
Quanto alle finalità della Loggia, dichiarò: «Spadolini propose lo scioglimento della P2 e fu un gesto doveroso. Ma il "Giornale" assunse subito una posizione controcorrente rispetto a quella ch'era la smisurata leggenda nera imbastita sulla P2. Che non aveva certo come fine l'eversione, la dittatura e le stragi, ma la creazione d'una società di mutuo soccorso per incettare palanche e poltrone. Perché poi Gelli e i suoi compari avrebbero dovuto proporsi il rovesciamento d'un regime che sembrava studiato apposta per i loro comodi? Quel ch'è certo è che se i piduisti approfittarono della congrega per arraffar posti, molti di quelli che ne reclamarono il crucifige lo fecero per occuparli a loro volta, profittando della purga dei titolari. Ci fu chi sostenne che il "Giornale" minimizzava la portata della P2 perché il suo editore vi era coinvolto. Infatti il nome di Berlusconi risultò nell'elenco. Ma prima di tutto non aveva mai avuto ruoli nella conduzione politica del "Giornale". E poi, come ho già raccontato, soltanto il caso m'aveva salvato dal ritrovarmici anch'io. Sapevo quindi perfettamente quale valore dare a quella lista»<ref name="ref_A" />.
Il gruppo brigatista era formato da [[Lauro Azzolini]], [[Franco Bonisoli]] e [[Calogero Diana]]: fu quest'ultimo a sparare. Gli attentatori, che probabilmente non sapevano che Montanelli portava con sé una pistola, lo avvicinarono di spalle chiamandolo per nome. Mentre il giornalista, fermatosi, stava girandosi per rispondere, Diana gli sparò a distanza ravvicinata. Colpito, Montanelli sentì cedere le gambe, ma decise di non estrarre la pistola. Il suo unico pensiero fu di non lasciarsi cadere a terra: si aggrappò alla cancellata dei Giardini<ref>Ricordando l'episodio in un'intervista televisiva sostenne che fu questo gesto a salvargli la vita, in quanto se fosse immediatamente caduto gli ultimi colpi l'avrebbero probabilmente colpito alla pancia e al torace. Il particolare è annotato anche nei ''Diari'', pubblicati nel [[2009]].</ref> mentre urlava: «Vigliacchi, vigliacchi!» all'indirizzo dell'attentatore e dei complici in fuga; poi si lasciò scivolare a terra. Poco dopo dichiarò ad un soccorritore: «Quei vigliacchi mi hanno fottuto. Li ho visti in faccia, non li conosco, ma credo di poterli riconoscere»<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1977_06/19770603_0005.pdf&query=|titolo=L'attentatore è fuggito a piedi con un complice|pubblicazione=[[l'Unità]]|data=3 giugno 1977|accesso=31 ottobre 2016|urlmorto=sì}}</ref>. I proiettili trafissero la carne, senza però ledere né ossa né vasi sanguigni<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Torelli|titolo=Non avrete altro Indro. Montanelli raccontato con nostalgia|città=Milano|editore=Ancora|anno=2009}}</ref>. Lauro Azzolini affermò che se Montanelli avesse estratto la sua pistola sarebbe stato sicuramente ucciso<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bocca|titolo=Noi terroristi|città=Milano|editore=Garzanti|anno=1985}}</ref>.
 
In un'intervista dichiarò poi di non aver mai voluto infierire su chi avesse avuto la tessera piduista<ref>{{Cita news|autore=Pietro Cheli|url=http://www.diario.it/cnt/berlusconeide/cheli.htm|titolo=Io ne ho conosciuti due|pubblicazione=[[Diario (periodico)|Diario]]|data=30 marzo 2001|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20011208174244/http://www.diario.it/cnt/berlusconeide/cheli.htm|dataarchivio=8 dicembre 2001}}</ref>.
Tutta la stampa italiana diede grande rilievo all'attentato contro Montanelli. Con due significative eccezioni: il ''[[Corriere della Sera]]'', diretto da [[Piero Ottone]], e ''[[La Stampa]]'', diretta da [[Arrigo Levi]], che arrivarono addirittura a omettere nel titolo di prima pagina il nome di Montanelli, relegandolo al sommario. Il ''[[Corriere della Sera]]'' titolò: ''I giornalisti nuovo bersaglio della violenza. Le Brigate rosse rivendicano gli attentati''<ref>{{Cita news|titolo=I giornalisti nuovo bersaglio della violenza. Le Brigate rosse rivendicano gli attentati|pubblicazione=Corriere della Sera|data=3 giugno 1977}}</ref>; poi nel suo editoriale, pur esprimendogli una solidarietà senza riserve, avvertì i propri lettori che il collega ferito «rappresenta e difende posizioni nelle quali non ci riconosciamo». Per colmo, sia [[Arrigo Levi]] che [[Piero Ottone]] faranno poi visita al capezzale di Montanelli, che prenderà nota nei suoi ''Diari'' dell'imbarazzante visita dei due, con il consueto sarcasmo:
{{Citazione|La notizia era il mio nome. Abolendolo, hai [Piero Ottone] svuotato la notizia. Ed è strano che lo abbia fatto proprio tu, che della notizia hai sempre predicato la centralità. [...] Più tardi sopraggiunge [[Arrigo Levi]], che dopo consulto telefonico con Ottone, aveva a sua volta evitato, nel titolo, il mio nome. Più accorto, non dice nulla, e io nulla gli rimprovero. Ma da quali ometti è rappresentato questo povero giornalismo italiano!<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=I conti con me stesso|url=https://archive.org/details/iconticonmestess0000mont|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2009}}</ref>}}
 
=== L'attentato delle Brigate Rosse ===
Più ironico su ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' fu il vignettista [[Giorgio Forattini]], che raffigurò l'allora suo direttore [[Eugenio Scalfari]] nell'atto di puntarsi una pistola contro il piede dopo aver letto la notizia dell'attentato a Montanelli, suggerendo che ne invidiasse la popolarità. Altri quotidiani pubblicarono la notizia in prima pagina (''[[l'Unità]]'' riportò la cronaca dell'evento evidenziando la ferma condanna del partito per un atto definito criminale nell'occhiello del titolo)<ref>{{Cita news|autore=Mauro Brutto|url=http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1977_06/19770603_0001.pdf&query=|titolo=Montanelli ferito da colpi di pistola in un attentato di «brigatisti rossi»|pubblicazione=l'Unità|data=3 giugno 1977|accesso=30 ottobre 2016|urlmorto=sì}}</ref>.
[[File:Montanelli attentato.jpg|thumb|upright=1.2|Montanelli ferito dalle [[Brigate Rosse]].]]
Il 2 giugno [[1977]] Montanelli fu vittima a Milano di un attentato, ordito dalla [[colonna Walter Alasia|colonna milanese]] delle [[Brigate Rosse]]. Mentre come ogni mattina, dopo essere uscito dall'Hotel Manin, dove risiedeva<ref name="gerbi" /><ref>{{Cita news|autore=Oriana Davini|url=https://www.milanoweekend.it/2013/11/06/hotel-manin-a-milano-il-settimo-piano-dello-storico-albergo-cambia-veste-foto/17513|titolo=Hotel Manin a Milano: il settimo piano dello storico albergo cambia veste [foto]|pubblicazione=Milano Weekend|data=6 novembre 2013|accesso=11 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170211155922/https://www.milanoweekend.it/2013/11/06/hotel-manin-a-milano-il-settimo-piano-dello-storico-albergo-cambia-veste-foto/17513|urlmorto=no}}</ref>, si stava recando in redazione, venne ferito all'angolo fra via Daniele Manin e piazza Cavour (ove aveva sede ''il Giornale nuovo'', nel cosiddetto Palazzo dei giornali), con una pistola 7,65 munita di [[silenziatore (armi)|silenziatore]]. L'attentatore gli sparò otto colpi consecutivamente, colpendolo due volte alla gamba destra, una volta di striscio alla gamba sinistra e alla natica, secondo una pratica definita – con un neologismo coniato in quel periodo – «[[gambizzazione]]»<ref>In quello stesso mese furono gambizzati altri due giornalisti: [[Vittorio Bruno]], vicedirettore de ''[[Il Secolo XIX]]'', ed [[Emilio Rossi]], direttore del [[TG1]].</ref>.
 
Il gruppo brigatista era formato da [[Lauro Azzolini]], [[Franco Bonisoli]] e [[Calogero Diana]]: fu quest'ultimo a sparare. Gli attentatori, che probabilmente non sapevano che Montanelli portava con sé una pistola, lo avvicinarono di spalle chiamandolo per nome. Mentre il giornalista, fermatosi, stava girandosi per rispondere, Diana gli sparò a distanza ravvicinata. Colpito, Montanelli sentì cedere le gambe, ma decise di non estrarre la pistola. Il suo unico pensiero fu di non lasciarsi cadere a terra: si aggrappò alla cancellata dei Giardini. Ricordando l'episodio in un'intervista televisiva sostenne che fu questo gesto a salvargli la vita, in quanto se fosse immediatamente caduto gli ultimi colpi l'avrebbero probabilmente colpito alla pancia e al torace. Il particolare è annotato anche nei ''Diari'', pubblicati nel [[2009]], mentre urlava «Vigliacchi, vigliacchi!» all'indirizzo dell'attentatore e dei complici in fuga; poi si lasciò scivolare a terra. Poco dopo dichiarò ad un soccorritore: «Quei vigliacchi mi hanno fottuto. Li ho visti in faccia, non li conosco, ma credo di poterli riconoscere»<ref>{{Cita news|url= https://archive.org/details/unita_1977-06-03/page/n4/mode/1up|titolo= L'attentatore è fuggito a piedi con un complice|pubblicazione= [[l'Unità]]|data= 3 giugno 1977|p= 5|accesso=1º giugno 2023|urlmorto= no}}</ref>. I proiettili trafissero la carne, senza però ledere né ossa né vasi sanguigni<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Torelli|titolo=Non avrete altro Indro. Montanelli raccontato con nostalgia|città=Milano|editore=Ancora|anno=2009}}</ref>. Lauro Azzolini affermò che se Montanelli avesse estratto la sua pistola sarebbe stato sicuramente ucciso<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bocca|titolo=Noi terroristi|città=Milano|editore=Garzanti|anno=1985}}</ref>.
 
Tutta la stampa italiana diede grande rilievo all'attentato contro Montanelli. Con due significative eccezioni: il ''[[Corriere della Sera]]'', diretto da [[Piero Ottone]], e ''[[La Stampa]]'', diretta da [[Arrigo Levi]], che arrivarono addirittura a omettere nel titolo di prima pagina il nome di Montanelli, relegandolo al sommario. Il ''Corriere della Sera'' titolò: ''I giornalisti nuovo bersaglio della violenza. Le Brigate Rosse rivendicano gli attentati''<ref>{{Cita news|titolo=I giornalisti nuovo bersaglio della violenza. Le Brigate Rosse rivendicano gli attentati|pubblicazione=Corriere della Sera|data=3 giugno 1977}}</ref>; poi nel suo editoriale, pur esprimendogli una solidarietà senza riserve, avvertì i propri lettori che il collega ferito «rappresenta e difende posizioni nelle quali non ci riconosciamo». Per colmo, sia [[Arrigo Levi]] che [[Piero Ottone]] faranno poi visita al capezzale di Montanelli, che prenderà nota nei suoi ''Diari'' dell'imbarazzante visita dei due, con il consueto sarcasmo:
{{Citazione|La notizia era il mio nome. Abolendolo, hai [Piero Ottone] svuotato la notizia. Ed è strano che lo abbia fatto proprio tu, che della notizia hai sempre predicato la centralità. [...] Più tardi sopraggiunge [[Arrigo Levi]], che dopo consulto telefonico con Ottone, aveva a sua volta evitato, nel titolo, il mio nome. Più accorto, non dice nulla, e io nulla gli rimprovero. Ma da quali ometti è rappresentato questo povero giornalismo italiano<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=I conti con me stesso|url=https://archive.org/details/iconticonmestess0000mont|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2009}}</ref>!}}
 
Più ironico su ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' fu il vignettista [[Giorgio Forattini]], che raffigurò l'allora suo direttore [[Eugenio Scalfari]] nell'atto di puntarsi una pistola contro il piede dopo aver letto la notizia dell'attentato a Montanelli, suggerendo che ne invidiasse la popolarità. Altri quotidiani pubblicarono la notizia in prima pagina (''[[l'Unità]]'' riportò la cronaca dell'evento evidenziando la ferma condanna del partito per un atto definito criminale nell'occhiello del titolo)<ref>{{Cita news|url=https://archive.org/details/unita_1977-06-03/mode/1up|titolo=Montanelli ferito a colpi di pistola in un attentato di «brigatisti rossi»|autore=Mauro Brutto|pubblicazione=[[l'Unità]]|data=3 giugno 1977|p=1|accesso=1º giugno 2023|urlmorto=no}}</ref>.
 
L'attentato venne rivendicato dalla [[colonna Walter Alasia]] delle Brigate Rosse con una telefonata al ''[[Corriere d'Informazione]]'' (edizione pomeridiana del ''Corriere della Sera''). Secondo la rivendicazione dei terroristi perché «schiavo delle multinazionali». Il giorno prima, con la medesima tecnica, le Brigate Rosse avevano gambizzato a Genova [[Vittorio Bruno]], vicedirettore del ''[[Il Secolo XIX|Secolo XIX]]'', mentre il giorno successivo all'attentato a Montanelli venne gravemente ferito a Roma [[Emilio Rossi]], a quel tempo direttore del [[TG1]].
 
Dieci anni dopo Montanelli incontrò i due brigatisti che lo avevano ferito<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=qKsj-iKndVU|titolo=La Storia d'Italia di Indro Montanelli – 11 – Il terrorismo fino al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro|accesso=22 novembre 2020}}</ref> e che si erano dissociati dalla lotta armata.<ref>{{Cita news|autore=Francesco Cevasco|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/novembre/09/Montanelli_gambizzato_cinque_mesi_prima_co_0_9711098446.shtml|titolo=Montanelli "gambizzato" cinque mesi prima: "Mi salvò una promessa a Mussolini"|pubblicazione=Corriere della Sera|data=9 novembre 1997|accesso=18 febbraio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101005073648/http://archiviostorico.corriere.it/1997/novembre/09/Montanelli_gambizzato_cinque_mesi_prima_co_0_9711098446.shtml|dataarchivio=5 ottobre 2010}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/24/dieci_anni_dopo_Indro_strinse_co_0_010724447.shtml|titolo=E dieci anni dopo, Indro strinse la mano a chi gli sparò|pubblicazione=Corriere della Sera|data=24 luglio 2001|accesso=13 aprile 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150922135650/http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/24/dieci_anni_dopo_Indro_strinse_co_0_010724447.shtml|dataarchivio=22 settembre 2015}}</ref>. Ad un incontro pubblico in cui erano presenti anche gli ex brigatisti disse poi:
{{Citazione|Sono da rispettare perché stanno pagando, con pene che sono state giustamente inflitte, per tutto il male che hanno fatto. Pagano e non hanno però tradito i loro compagni. Oggi rifiutano il loro passato e vogliono reinserirsi. [...] Sono stati bravi, mi hanno sparato quattro colpi senza uccidermi o azzopparmi, e non è facile. Ora la guerra è finita e tra vecchi nemici si usa brindare. Però se mi avessero ucciso il padre o il figlio non sarei certo qui, ma loro stanno pagando o hanno pagato. Prima o poi riusciranno a venir fuori e quindi hanno diritto al perdono. Non amo i pentiti, ma stimo [[Renato Curcio]], anche se siamo su posizioni opposte. Non ha mai tradito i suoi compagni e non ha ammazzato nessuno. Non capisco perché stia ancora dentro. [...] Il mio conto con loro è chiuso. Li rispetto perché oggi rifiutano il loro passato<ref>{{Cita news|autore=Leonardo Coen|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/03/20/montanelli-stringe-la-mano-ai-due-br.html|titolo=Montanelli stringe la mano ai due che gli spararono|pubblicazione=la Repubblica|data=20 marzo 1987|accesso=18 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150218211807/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/03/20/montanelli-stringe-la-mano-ai-due-br.html|dataarchivio=18 febbraio 2015|urlmorto=no}}</ref>.}}
 
Montanelli espresse stima, oltre che per l'ex capo brigatista, anche per il bandito sardo [[Graziano Mesina]]<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/01/Montanelli_pranza_con_Mesina_aiutero_co_0_9210014065.shtml|titolo=Montanelli pranza con Mesina: ti aiuterò|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º ottobre 1992|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/01/Montanelli_pranza_con_Mesina_aiutero_co_0_9210014065.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>, mentre definì l'ex ''leader'' di [[Autonomia Operaia]] [[Toni Negri]] «un esemplare umano di bassa lega»<ref>{{Cita news|autore=Riccardo Chiaberge|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/03/testimone_lungo_corso_co_0_9210033495.shtml|titolo="io, testimone di lungo corso"|pubblicazione=Corriere della Sera|data=3 ottobre 1992|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20150917061247/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/03/testimone_lungo_corso_co_0_9210033495.shtml|dataarchivio=17 settembre 2015}}</ref>.
 
Nel [[1996]], rispondendo a Lauro Azzolini, rievocò il gesto di riconciliazione (avvenuto il 19 marzo 1987), aggiungendo:
{{Citazione|Quando, dieci anni dopo, venni a stringervi la mano, il gesto fu naturalmente equivocato. Non potendo attribuirlo alla paura, visto che voi eravate in galera e che il terrorismo era ormai debellato, molti mi accusarono di avervi stretto la mano per esibizionismo. Non capirono che lo avevo fatto perché ci eravamo combattuti all'ultimo sangue, ma allo stesso modo, cioè di fronte e a viso scoperto. Ecco perché ogni qual volta il romanziere di turno (e Dio sa quanti ce ne sono in questo Paese) si mette a ricamare sulle vostre tresche con la mafia, la camorra, la P2, i servizi segreti, ed insomma con quanto c'è di più sudicio in questo sudicio Paese, mi viene da ridere, ma anche un po' da indignarmi perché questo significava non avere, del terrorismo, capito nulla. Il terrorismo era la pistola; la malavita e il sudiciume sono l'Aids. Bene, caro Azzolini, sono contento che tu e Bonisoli abbiate ritrovato una certa normalità di vita, dandole un contenuto sociale e solidaristico in perfetta sintonia con le vostre ideologie. State tranquilli: nessuna persona di buon senso potrà mai scambiarvi per dei "pentiti" o dei complici di mafia o di camorra<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/18/Terroristi_non_complici_mafia_co_0_960118867.shtml|titolo=Terroristi, non complici di mafia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=18 gennaio 1996|accesso=18 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151029182051/http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/18/Terroristi_non_complici_mafia_co_0_960118867.shtml|dataarchivio=29 ottobre 2015}}</ref>.}}
 
===Il caso Calabresi===
Il 3 novembre 1980 Montanelli fu chiamato a testimoniare a Catanzaro, durante il processo d'appello per la [[strage di piazza Fontana]] (12 dicembre 1969). Nelle settimane precedenti si era riaperta a Milano l'inchiesta sull'[[Omicidio Calabresi|omicidio del commissario Luigi Calabresi]] (17 maggio 1972), indagando sugli ambienti di Lotta Continua in seguito alle testimonianze di alcuni ex militanti poi passati a [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]]<ref>{{Cita news|titolo=Calabresi fu condannato da un tribunale di Lotta continua|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=24 ottobre 1980}}</ref>. Montanelli scrisse un [[articolo di fondo]] in cui ricordò il clima che precedette l'omicidio, con il commissario descritto dagli ambienti di sinistra (e da molti intellettuali dell'epoca) come «un brutale torturatore al servizio dei golpisti»<ref name="finestra">{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Da quella finestra|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=24 ottobre 1980}}</ref>, per poi aggiungere che, qualche giorno prima della strage, [[Giuseppe Pinelli]] mise in guardia anticipatamente Calabresi, senza però essere più preciso, e che dopo il fatto il commissario chiese a Pinelli di fare i nomi<ref name="finestra"/>. Poiché quest'ultimo continuava a rifiutarsi, gli furono fatte sentire, registrate su un nastro e tagliate in modo da sembrare una confessione, le confidenze fatte prima del 12 dicembre 1969<ref name="finestra"/>. Da qui il gesto estremo dell'anarchico per paura di essere considerato una spia da parte dei suoi compagni<ref name="finestra"/>. Montanelli aggiunse che, secondo il suo informatore, Calabresi non volle rivelare questo retroscena perché si vergognava del ricatto a cui era stato sottoposto il ferroviere anarchico, avvertendo tuttavia i lettori che questo racconto gli venne fatto in via confidenziale da una fonte rimasta anonima<ref name="finestra"/>.
Di fronte al pubblico ministero di Catanzaro, il direttore del ''Giornale nuovo'' dichiarò che la fonte era l'ex magistrato [[Vittorio Occorsio]], che gli confermò la tesi del suicidio già riferita da tre cronisti del quotidiano milanese<ref name="Avanti!">{{Cita news|titolo=Catanzaro: senza esito la deposizione di Montanelli|pubblicazione=[[Avanti!]]|data=4 novembre 1980}}</ref>. Spiegò che inizialmente decise di non pubblicare nulla, dal momento che i tre giornalisti avevano raccolto solo voci di corridoio prive di riscontro, e che alla fine del 1975 incontrò Occorsio a Roma, con cui parlò della vicenda<ref name="Avanti!"/>. L'ex magistrato lo interruppe dicendo che anche lui aveva sentito quelle voci e le riteneva verosimili, aggiungendo: «I poliziotti ricorrono a questi trucchetti, anche i più corretti. Questa è la loro superiorità – se così vogliamo chiamarla – rispetto a noi magistrati»<ref name="Avanti!"/>. A chi gli chiese perché non scrisse nulla di quell'incontro, Montanelli rispose che Occorsio gli precisò che avrebbe smentito tutto se fosse uscito qualcosa sul ''Giornale''<ref name="Avanti!"/>.
 
Tornato a Milano, alcuni lettori gli scrissero per avere chiarimenti su quella convocazione in tribunale. Montanelli rispose che intendeva scrivere una rievocazione di Calabresi e solo nella parte finale dell'articolo aggiunse un cenno sulla morte di Giuseppe Pinelli, aggiungendo: «Cerchi di non essere mai convocato da un tribunale come testimone. Si vedrebbe immediatamente trasformato in imputato e trattato come tale»<ref>{{Cita news|titolo=La parola ai lettori – Quel giorno a Catanzaro|pubblicazione=il Giornale nuovo|data=8 novembre 1980}}</ref>. In un'intervista del 6 aprile 1981 a ''[[Mixer (programma televisivo)|Mixer]]'' dichiarò: «Io a Catanzaro ripetei esattamente, parola per parola, quello che avevo scritto. Se poi questo poveretto di Porcelli<ref>Domenico Porcelli, sostituto procuratore generale di Catanzaro e pubblico ministero del processo d'appello per la strage di piazza Fontana.</ref>, il quale ha avuto poi la paga del sabato dalla sentenza del tribunale, che ha completamente rovesciato tutte le sue richieste<ref>Il pubblico ministero aveva chiesto l'ergastolo per i principali imputati, sia anarchici che neofascisti. Il tribunale assolse tutti per insufficienza di prove.</ref>, mi vuol dire che è la fine di un mito... Io non mi sono mai accorto di essere un mito; ma che il mio mito, se c'è, possa essere caduto a Catanzaro, be', francamente...<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Minoli|autore2=Piero A. Corsini|titolo=La storia sono loro|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2010}}</ref>».
 
=== I rapporti con Silvio Berlusconi ===
Nel [[1977]] terminò il finanziamento della [[Montedison]]. e Montanelli accettò il sostegno di [[Silvio Berlusconi]], all'epoca costruttore edile, che rilevò il 12% delle quote del ''Giornale'' per poi diventare socio di maggioranza nel [[1979]] con il 37,5%<ref name="Travaglio">{{Cita libro|autore=Marco Travaglio|titolo=Montanelli e il Cavaliere|città=Milano|editore=Garzanti|anno=2004}}</ref>. Secondo Felice Froio, Montanelli, sottoscrivendo il contratto con Berlusconi, gli avrebbe detto: «Tu sei il proprietario, io sono il padrone almeno fino a che rimango direttore. [...] Io veramente la vocazione del servitore non ce l'ho»<ref>{{Cita libro|autore=Felice Froio|titolo=Il cavaliere incantatore|città=Bari|editore=Dedalo|anno=2003}}</ref>.
 
[[File:Montanelli Berlusconi.jpg|thumb|leftupright=1.2|Indro Montanelli con [[Silvio Berlusconi]].]]
 
Nel corso degli [[Anni 1980|anni ottanta]] Berlusconi affidò alla redazione del ''Giornale'' i primi notiziari di [[Italia 1]], e schierò Montanelli tra gli opinionisti di punta di [[Canale 5]]<ref name="Travaglio" />. Nel [[1987]], a causa dei debiti e della concorrenza sempre più agguerrita, i giornalisti-azionisti cedettero le loro quote a Berlusconi, che raggiunse la maggioranza assoluta prima di cedere il quotidiano al fratello [[Paolo Berlusconi|Paolo]] nel [[1992]], per via della [[legge Mammì]] approvata due anni prima<ref name="Travaglio" />. Nel fare un bilancio dei rapporti con l'editore, Montanelli riconobbe che spesso la «spavalderia gli è stata cattiva consigliera», gli ha creato «la fama di un giocatore che, abituato a vincere, non ha ancora imparato l'arte di perdere»<ref name="Silvio">{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Quanto a noi|pubblicazione=il Giornale|data=6 agosto 1990}}</ref>, ma sottolineò anche un aspetto positivo di Berlusconi:
{{Citazione|È quello che quando ''il Giornale'' nacque contro tutto e contro tutti, senz'altra garanzia finanziaria che quella di una società pubblicitaria, in una tipografia che ci massacrava di scioperi selvaggi, con edicolanti che boicottavano la testata "fascista", coi lettori costretti a nasconderla per evitare botte e svillaneggiamenti, in mezzo a un coro di voci che ci additavano – e non invano – alle pistole dei terroristi (questa era, per chi se ne ricorda, l'Italia degli [[Anni 1970|anni Settanta]]); è quello che in tali frangenti ci tese non un dito ma tutt'e due le mani; che accettò di condividere l'impopolarità e i rischi che ci eravamo addossati; che ci dette un tetto e in quattro e quattr'otto allestì per noi una nuova tipografia; che si accollò i nostri debiti, e in pochi mesi li sanò; e che di tutto ciò non ci ha mai presentato il conto. Questo Berlusconi non possiamo e non vogliamo dimenticarlo. Non so se fra i cosiddetti "emergenti", dei cui nomi e gesta sono piene le cronache, Berlusconi sia, sul piano imprenditoriale e finanziario, il migliore. Sul piano umano, per calore e generosità di slanci, lo è. Ora che ci lasciamo, possiamo dirlo senza incorrere in sospetto di piaggeria<ref name="Silvio"/>.}}
 
In quello stesso anno Montanelli pensò di fondare un settimanale, chiamandolo ''Il Caffè'', con l'aiuto di [[Claudio Rinaldi]] e pubblicato da [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] ma, dopo il passaggio della casa editrice al gruppo Berlusconi nel gennaio 1991, il progetto venne accantonato<ref name="Travaglio" />.
Il loro sodalizio durò senza significativi contrasti fino al [[1994]]. Tanto che Montanelli, in un'intervista concessa al giornalista Giorgio Ferrari agli inizi degli [[Anni 1990|anni novanta]], disse: «La gente forse non ci crede quando dico che Silvio Berlusconi è il miglior padrone che potessi desiderare di avere. Sa perché? Perché ha capito immediatamente che non poteva darmi ordini. E non l'ha fatto. Di lui posso dire che è un misto di genialità e di coraggio, con un pizzico di "bausceria milanese". Uno che scommette su cose sulle quali tu non punteresti una lira»<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Ferrari|titolo=Il padrone del diavolo|città=Milano|editore=Camunia|anno=1990|isbn=978-88-7767-091-5}}</ref>.
 
Il sodalizio Montanelli-Berlusconi durò senza significativi contrasti fino al [[1994]]. Tanto che Montanelli, in un'intervista concessa al giornalista Giorgio Ferrari agli inizi degli [[Anni 1990|anni novanta]], disse: «La gente forse non ci crede quando dico che Silvio Berlusconi è il miglior padrone che potessi desiderare di avere. Sa perché? Perché ha capito immediatamente che non poteva darmi ordini. E non l'ha fatto. Di lui posso dire che è un misto di genialità e di coraggio, con un pizzico di "bausceria milanese". Uno che scommette su cose sulle quali tu non punteresti una lira»<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Ferrari|titolo=Il padrone del diavolo|città=Milano|editore=Camunia|anno=1990|isbn=978-88-7767-091-5}}</ref>.
Secondo quanto racconta [[Marco Travaglio]], in una delle visite di Montanelli presso la [[Villa San Martino (Arcore)|villa di Arcore]], Berlusconi gli fece visitare il mausoleo funebre e, al termine della visita, giunti presso la sala dei loculi, gli avrebbe offerto un posto vicino a [[Cesare Previti]], [[Marcello Dell'Utri]] e se stesso. Ma Montanelli declinò l'offerta, rispondendo ironicamente con l'[[incipit]] di una preghiera liturgica: ''Domine, non sum dignus'' («O Signore, non sono degno»)<ref>{{YouTube|id=XdCrk9BLIGg|titolo=''Marco Travaglio e il mausoleo egizio di Berlusconi!''|autore=Marco Travaglio|data=21 gennaio 2008|accesso=4 maggio 2012}}</ref>. Dal punto di vista politico il sodalizio cominciò a scricchiolare durante il [[1993]], dal momento che Montanelli appoggiò il [[Patto Segni|movimento referendario di Mario Segni]] come l'unica forza moderata e liberaldemocratica in grado di favorire il cambiamento, mentre Berlusconi era favorevole a una coalizione formata dal vecchio [[pentapartito]], dalla [[Lega Nord]] e dal [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]]<ref name="Travaglio" />. Tra il dicembre 1993 e il gennaio 1994 arrivarono i primi attacchi personali da parte di [[Vittorio Sgarbi]], che lo definì «un fascista» ripescando alcuni articoli scritti all'età di vent'anni, ed [[Emilio Fede]], che il giorno dell'Epifania ne chiese in diretta le dimissioni durante il [[TG4]]<ref name="Travaglio" />.
 
Secondo quanto racconta [[Marco Travaglio]], in una delle visite di Montanelli presso la [[Villa San Martino (Arcore)|villa di Arcore]], Berlusconi gli fece visitare il mausoleo funebre e, al termine della visita, giunti presso la sala dei loculi, gli avrebbe offerto un posto vicino a [[Cesare Previti]], [[Marcello Dell'Utri]] e se stesso. Montanelli però declinò l'offerta, rispondendo ironicamente con l'[[incipit]] di una preghiera liturgica: ''Domine, non sum dignus'' («O Signore, non sono degno»)<ref>{{YouTube|id=XdCrk9BLIGg|titolo=''Marco Travaglio e il mausoleo egizio di Berlusconi!''|autore=Marco Travaglio|data=21 gennaio 2008|accesso=4 maggio 2012}}</ref>. Dal punto di vista politico il sodalizio cominciò a scricchiolare durante il [[1993]], dal momento che Montanelli appoggiò il [[Patto Segni|movimento referendario di Mario Segni]] come l'unica forza moderata e liberaldemocratica in grado di favorire il cambiamento, mentre Berlusconi era favorevole a una coalizione formata dal vecchio [[pentapartito]], dalla [[Lega Nord]] e dal [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]]<ref name="Travaglio" />. Tra il dicembre 1993 e il gennaio 1994 arrivarono i primi attacchi personali da parte di [[Vittorio Sgarbi]], che lo definì «un fascista» ripescando alcuni articoli scritti all'età di vent'anni, e di [[Emilio Fede]], che il giorno dell'Epifania ne chiese in diretta le dimissioni durante il [[TG4]]<ref name="Travaglio" />.
Secondo la versione raccontata da Montanelli nel gennaio [[1994]], due settimane prima della «[[Ingresso in politica di Silvio Berlusconi|discesa in campo]]» di Berlusconi, questi si presentò all'ufficio amministrativo del ''Giornale'' a sua insaputa, dicendo ai redattori che se volevano stipendi più alti e più mezzi tecnologici dovevano appoggiare i suoi interessi politici<ref name="Cavaliere">{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/25/CAVALIERE_QUALCHE_ANNO_FA_co_0_01032511946.shtml|titolo=Io e il Cavaliere qualche anno fa|pubblicazione=Corriere della Sera|data=25 marzo 2001|accesso=5 novembre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130618185641/http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/25/CAVALIERE_QUALCHE_ANNO_FA_co_0_01032511946.shtml|dataarchivio=18 giugno 2013}}</ref>. Successivamente arrivarono 35 lettere di dimissioni<ref name="Cavaliere" /> (poi diventate 55)<ref name="Travaglio" />: Montanelli, che gli aveva sconsigliato di entrare in politica, decise di non seguirlo e l'11 gennaio si dimise dalla direzione del quotidiano<ref>{{Cita news|autore=Pino Corrias|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0722_01_1994_0011_0003_10443609/|titolo=Indro: è meglio non avere padroni|pubblicazione=La Stampa|data=12 gennaio 1994|accesso=5 novembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161105161146/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0722_01_1994_0011_0003_10443609/|dataarchivio=5 novembre 2016|urlmorto=no}}</ref>, che passò sotto la guida di [[Vittorio Feltri]].
 
Secondo la versione raccontata da Montanelli nel gennaio [[1994]], due settimane prima della «[[Ingresso in politica di Silvio Berlusconi|discesa in campo]]» di Berlusconi, questi si presentò all'ufficio amministrativo del ''Giornale'' a sua insaputa, dicendo ai redattori che se volevano stipendi più alti e più mezzi tecnologici dovevano appoggiare i suoi interessi politici<ref name="Cavaliere">{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/25/CAVALIERE_QUALCHE_ANNO_FA_co_0_01032511946.shtml|titolo=Io e il Cavaliere qualche anno fa|pubblicazione=Corriere della Sera|data=25 marzo 2001|accesso=5 novembre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130618185641/http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/25/CAVALIERE_QUALCHE_ANNO_FA_co_0_01032511946.shtml}}</ref>. Successivamente arrivarono 35 lettere di dimissioni<ref name="Cavaliere" /> (poi diventate 55)<ref name="Travaglio" />: Montanelli, che gli aveva sconsigliato di entrare in politica, decise di non seguirlo e l'11 gennaio si dimise dalla direzione del quotidiano<ref>{{Cita news|autore=Pino Corrias|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0722_01_1994_0011_0003_10443609/|titolo=Indro: è meglio non avere padroni|pubblicazione=La Stampa|data=12 gennaio 1994|accesso=5 novembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161105161146/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0722_01_1994_0011_0003_10443609/|urlmorto=no}}</ref>, che passò sotto la guida di [[Vittorio Feltri]].
 
Da un'intervista audiovisiva rilasciata ad [[Alain Elkann]] si evince che la loro separazione fu presa di comune accordo. Nell'intervista con Elkann, Montanelli spiega meglio la dinamica della sua uscita dal ''Giornale''. Egli, riferendosi a Berlusconi, racconta: «Gli dissi: "Io non mi sento di seguirti in questa avventura, quindi noi dobbiamo separarci". [...] Fu una separazione consensuale fra me e Berlusconi. Il patto su cui si reggeva la nostra convivenza, che era stato scrupolosamente osservato da tutt'e due le parti (ossia "Berlusconi è il proprietario del ''Giornale'', Montanelli ne è il padrone"), era venuto meno»<ref>{{cita web|url=https://www.dailymotion.com/video/x1rgsqn_la-storia-d-italia-di-indro-montanelli-17-verso-il-bipolarismo_shortfilms|titolo=La Storia d'Italia di Indro Montanelli – 17 – Verso il bipolarismo|accesso=13 settembre 2015}}</ref>. Montanelli ricostruisce quindi il dialogo che avvenne con Berlusconi, asserendo che non volle mettersi al suo servizio, sia perché non si era mai messo a servizio di nessuno e non riteneva opportuno cominciare con Berlusconi, sia perché riteneva che Berlusconi non potesse avere successo in politica.
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{{Citazione|Ho creduto di metterti in guardia da quello che mi sembra un grosso azzardo [la discesa in campo]. A questa mia franchezza hai risposto venendo in assemblea di redazione a proporre un rilancio del ''Giornale'' purché adottasse una linea politica diversa per sostanza e per forma da quella seguita da me: e con questo hai sbarrato la strada ad ogni possibile intesa.|[[Federico Orlando]], ''Il sabato andavamo ad Arcore'', Bergamo, Larus, 1995, p. 214.}}
 
Il 12 gennaio scrisse il suo ultimo [[articolo di fondo]] sul quotidiano che aveva fondato<ref>Paolo Di Paolo, ''Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era'', Rizzoli, Milano 2014, pag. 61.</ref>.
Risultò quindi per lui una sorpresa la vittoria del suo ex editore, che attribuì a una combinazione di fortuna e fiuto, e in particolare al fatto che, dopo [[Mani pulite]], l'elettorato desiderava votare qualcosa di nuovo. Nel 1996 Berlusconi invitò Montanelli a cena nella sua [[Villa San Martino (Arcore)|villa di Arcore]], per riconciliarsi con lui<ref name="Cap 29" />.
Montanelli rimase comunque sempre convinto che Berlusconi fosse inadatto al ruolo di politico, per i suoi atteggiamenti prima ancora che per il suo [[conflitto di interessi]],<ref name="Cap 29" />, e tra il 2000 e il 2001 ricominciò ad attaccarlo, preoccupato dall'instaurazione di un «regime», come fece durante [[Governo Berlusconi I|il suo primo governo]]<ref name="Travaglio" />.
 
=== Iniziative del ''Giornale'' ===
Dalla tolda di comando del ''Giornale'' Montanelli lanciò alcune campagne d'impegno civile. Nel [[1980]] i suoi lettori e gli spettatori di TMC aderirono ad una sottoscrizione per i [[Terremoto dell'Irpinia del 1980|terremotati dell'Irpinia]] che raccolse più di 5 miliardi di lire, consegnati tre anni dopo al comune di [[Castelnuovo di Conza]] (uno dei comuni colpiti dal sisma) in una cerimonia alla presenza di [[Sandro Pertini]]<ref name="Travaglio2">{{Cita libro|autore=Marco Travaglio|titolo=Indro: il 900|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2021}}</ref>. Nel [[1989]], alla notizia che l'[[Accademia della Crusca]] rischiava di chiudere, lanciò un'altra raccolta fondi e i lettori donarono 700 milioni in tre mesi<ref name="Travaglio2"/>. Nel [[1990]], grazie a un ricco làscito dell'imprenditore [[Mario Borletti]], furono consegnati 2,5 miliardi ai familiari degli uomini delle forze dell'ordine uccisi negli anni di piombo<ref name="Travaglio2"/>.
Nello stesso periodo Montanelli lanciò una campagna giornalistica contro la candidatura di [[Venezia]] per l'[[Expo 2000]] (voluta dal socialista [[Gianni De Michelis]] e poi ritirata nel 1990); appoggiò i referendum abrogativi [[Referendum abrogativo in Italia del 1991|a favore della preferenza unica]] e del [[Referendum abrogativi in Italia del 1993#Elezione Senato della Repubblica|sistema maggioritario]] (prendendo a modello il sistema elettorale francese a doppio turno) e nel [[1991]] sostenne la partecipazione dell'Italia nella [[guerra del Golfo]] per la liberazione del [[Kuwait]] invaso dall'[[Iraq]], promuovendo un appello a favore dei militari italiani presenti nel Golfo e criticando i pacifisti<ref>{{Cita news|autore=Carmine Fotia|titolo=Montanelli: «È solo l'inizio»|pubblicazione=[[il manifesto]]|data=31 gennaio 1991}}</ref>.
 
In occasione delle [[elezioni politiche in Italia del 1992|elezioni politiche del 1992]] (le prime dalla fine della [[guerra fredda]]) invitò i lettori del ''Giornale'' a votare una rosa di nomi favorevoli alle riforme istituzionali: furono individuate 457 persone tra vari partiti<ref>{{Cita news|autore=Marco Ventura|titolo=Ammessi in 457 al «patto Segni»|pubblicazione=il Giornale|data=18 marzo 1992}}</ref><ref>I candidati referendari erano così suddivisi: 192 nel PDS (130 candidati alla Camera dei deputati, 62 candidati al Senato della Repubblica), 94 nella DC (76 deputati e 18 senatori), 73 nel PRI (48 e 25), 41 nel PLI (29 e 12), 25 ne [[La Rete (partito politico)|La Rete]] (22 e 3), 20 nei Verdi (10 e 10), 4 nella [[Vallée d'Aoste (coalizione)|Vallée d'Aoste]] (2 e 2), 2 nel SVP (candidati al Senato), nella [[Sì Referendum|Lista Giannini]] (1 e 1) e nella [[Associazione Politica Nazionale Lista Marco Pannella|Lista Pannella]] (candidati alla Camera), 1 nel PSI e nel PSDI (entrambi alla Camera).</ref>, ritenendo tuttavia votabili soltanto il PRI (quasi tutto filo-referendario), parte del PLI e la corrente DC vicina a [[Mariotto Segni|Mario Segni]]. Risulteranno eletti oltre 150 «pattisti». Pur essendo critico nei confronti delle [[Lega Nord|Leghe]] riconobbe che erano «un fenomeno di reazione a una provocazione» rispetto alla partitocrazia e alla politica nazionale, che amministrava malissimo i soldi pubblici<ref>{{Cita news|autore=Francesco Cevasco|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0920_01_1990_0260_0009_12638105/|titolo=Montanelli, ultima sfida «Qui il padrone sono io»|pubblicazione=La Stampa|data=7 novembre 1990|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151119192007/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0920_01_1990_0260_0009_12638105/|urlmorto=no}}</ref>. Al ballottaggio delle elezioni comunali di Milano del 1993 invitò i cittadini del capoluogo lombardo a votare per [[Marco Formentini (politico)|Marco Formentini]], candidato leghista (considerato meno lontano dai moderati rispetto al rivale [[Nando dalla Chiesa]], sostenuto da una coalizione di sinistra), dando per certa la sconfitta dei candidati centristi al primo turno<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|titolo=Povera Madunina|pubblicazione=il Giornale|data=5 giugno 1993}}</ref>.
 
=== Direttore de ''la Voce'' (1994-1995) ===
[[File:Indro Montanelli 1994.jpg|thumb|Indro Montanelli presenta il suo nuovo quotidiano, ''la Voce''.]]
 
Non ritenendo di poter accettare la direzione del ''[[Corriere della Sera]]'' (che non avrebbe assunto anche gli altri redattori del ''Giornale'') offertagli da [[Paolo Mieli]] e [[Gianni Agnelli]]<ref name="nuovestanze"/>, Montanelli decise di fondare una nuova testata, ''[[La Voce (quotidiano)|la Voce]]'', il cui nome fu scelto in omaggio aall'[[La Voce (periodico)|omonima rivista]] di [[Giuseppe Prezzolini]].<ref name="tristano">{{Cita news|autore=Alberto Alfredo Tristano|titolo=La Voce di Montanelli|pubblicazione=Ragusa News|data=23 marzo 2009|accesso=3 ottobre 2012|url=http://www.ragusanews.com/articolo/9546/la-voce-di-montanelli-di-alberto-alfredo-tristano|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122738/http://www.ragusanews.com/articolo/9546/la-voce-di-montanelli-di-alberto-alfredo-tristano|dataarchivio=17 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref>. L'idea iniziale era di farne un settimanale<ref>{{Cita libro|titolo=Senza Voce|autore=Indro Montanelli|città=Milano|editore=BUR|anno=2005}}</ref>, sul modello de ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]'' di [[Mario Pannunzio]]: di conseguenza la progettazione della «terza pagina», la sezione culturale, risultò particolarmente curata.
 
A far decidere Montanelli di pubblicare un nuovo quotidiano fu il numero di giornalisti alle sue dipendenze: a seguire il loro direttore nel passaggio dal ''Giornale'' alla ''Voce'' vi furono infatti 55 cronisti su 77<ref name="tristano"/>. Tra questi, [[Beppe Severgnini]], [[Marco Travaglio]], [[Mario Cervi]], [[Giancarlo Mazzuca]], [[Federico Orlando]], [[Peter Gomez]], [[Donata Righetti]], [[Luigi Offeddu]], [[Alberto Mazzuca]], [[Tiziana Abate]]. La nuova impresa tuttavia non ebbe vita lunga, non riuscendo ad ottenere nel tempo un sufficiente volume di vendite: nonostante un esordio di {{formatnum:500000}} copie<ref name="Cap 29" /><ref>{{Cita news|autore=Antonio Dipollina|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/29/si-spegne-la-voce.html?ref=search|titolo=Si spegne la Voce?|pubblicazione=la Repubblica|data=29 marzo 1995|accesso=20 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122451/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/29/si-spegne-la-voce.html?ref=search|dataarchivio=17 marzo 2014|urlmorto=no}}</ref>, le vendite scesero presto sotto le 100.000 unità. L'ultimo numero fu pubblicato mercoledì 12 aprile [[1995]].
 
Secondo Montanelli, una causa dell'insuccesso fu l'avere sovrastimato il numero di potenziali acquirenti del quotidiano, pensato per un pubblico di idee simili alle sue, ovvero schierato su posizioni di destra liberale, noned soddisfattoinsoddisfatto della svolta populistica impressa da Berlusconi<ref name="tristano"/>. Un secondo errore fu la grafica troppo anticonvenzionale della pubblicazione, in particolare il fotomontaggio satirico e caricaturale che caratterizzava la prima pagina: la troppa aggressività delle immagini avrebbe contribuito ad allontanare i possibili acquirenti, abituati a uno stile più misurato<ref name="Cap 29" />. In retrospettiva, tuttavia, l'avveniristica impostazione grafica, ideata dall{{'}}''art director'' [[Vittorio Corona]], avrebbe influenzato lo stile giornalistico degli anni successivi<ref>{{cita news|titolo=Addio a Corona Con Montanelli inventò «La Voce»|data=27 gennaio 2007|accesso=3 ottobre 2012|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Addio_Corona_Con_Montanelli_invento_co_9_070127047.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180212/http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Addio_Corona_Con_Montanelli_invento_co_9_070127047.shtml}}</ref>.
 
=== Gli ultimi anni: il ritorno al ''Corriere della Sera'' ===
[[File:Indro Montanelli Olivetti.jpg|miniatura|Indro Montanelli con la sua Olivetti negli [[anni novanta]].]]
Dopo la chiusura della ''Voce'', Montanelli tornò a lavorare per il ''Corriere della Sera'', curando una seguitissima pagina di colloquio con i lettori, ''La Stanza di Montanelli''. Le lettere e le risposte più significative furono in seguito raccolte nei due libri antologici (''Le Stanze'' e ''Le nuove Stanze'') e, in parte, anche nell'epistolario ''Nella mia lunga e tormentata esistenza. Lettere da una vita''.
 
Nel [[1996]] sostenne, suscitando polemiche, l'ipotesi dell'illegittimità della condanna dell'ex militare nazista [[Erich Priebke]], uno dei responsabili dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]] (pur avendo due amici tra le vittime) in quanto, secondo Montanelli, Priebke fu costretto a scegliere tra eseguire l'ordine, che veniva dai vertici tedeschi, o morire egli stesso per fucilazione<ref>{{Cita news|titolo=Quando Montanelli scrisse al condannato: "Capitano, è una sentenza insensata"|pubblicazione=il Giornale|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html|data=12 ottobre 2013|accesso=15 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131015030025/http://www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html|dataarchivio=15 ottobre 2013|urlmorto=no}}</ref><ref name=":13">{{Cita news|titolo=Priebke, 20 anni di polemiche, odio e rancori|pubblicazione=Libero|url=http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1328958/Priebke--20-anni-di-polemiche--odio-e-rancori.html|data=11 ottobre 2013|accesso=19 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131020050957/http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1328958/Priebke--20-anni-di-polemiche--odio-e-rancori.html|dataarchivio=20 ottobre 2013|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/17/Egregio_Indro_Montanelli_scusi_mio_co_0_960417852.shtml|titolo="Egregio Indro Montanelli scusi il mio italiano..."|pubblicazione=Corriere della Sera|data=17 aprile 1996|accesso=13 ottobre 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150509123731/http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/17/Egregio_Indro_Montanelli_scusi_mio_co_0_960417852.shtml|dataarchivio=9 maggio 2015}}</ref>.
 
Negli ultimi anni Montanelli prese posizione a favore dell'intervento della [[OrganizzazioneOperazione delAllied TrattatoForce|intervento dell'Atlanticomilitare deldella Nord|NATO]] incontro la [[Repubblica Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]],<ref>{{Cita news|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/03/27/Esteri/KOSOVO-MONTANELLI-PROMUOVE-DALEMA-E-BOCCIA-IL-PAPA_191900.php|titolo=KOSOVO: MONTANELLI PROMUOVE D'ALEMA E BOCCIA IL PAPA|pubblicazione=Adnkronos|data=27 marzo 1999|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304113339/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/03/27/Esteri/KOSOVO-MONTANELLI-PROMUOVE-DALEMA-E-BOCCIA-IL-PAPA_191900.php|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/aprile/10/Fermare_genocidio_Kosovo_co_0_9904103314.shtml|titolo=Fermare il genocidio in Kosovo|pubblicazione=Corriere della Sera|data=10 aprile 1999|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1999/aprile/10/Fermare_genocidio_Kosovo_co_0_9904103314.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>, definendo [[Slobodan Milošević]] «uno dei maggiori responsabili dello sfacelo della Jugoslavia e del suo precipizio nella guerra civile»,<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/maggio/13/Milosevic_Troppo_onore_paragonarlo_Pinochet_co_0_9905136788.shtml|titolo=Milosevic? Troppo onore paragonarlo a Pinochet|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 maggio 1999|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1999/maggio/13/Milosevic_Troppo_onore_paragonarlo_Pinochet_co_0_9905136788.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>, scrisse di essere contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso, sostenendo che «la nostra società è basata [...] sulla famiglia, e la famiglia è per definizione formata da un uomo e da una donna»<ref>''[https://web.archive.org/web/20160101000000/{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/15/Gli_omosessuali_non_vanno_discriminati_co_0_990115639.shtml |titolo=Gli omosessuali non vanno discriminati, ma....]'', ''|pubblicazione=Corriere della Sera'', |data=15 gennaio 1999. «|citazione=La nostra società è basata, ci piaccia o no, sulla famiglia, e la famiglia è per definizione formata da un uomo e da una donna. È un postulato, lo riconosco, ma è basato sulla natura, sulla tradizione e sul buon senso. Se ammettiamo il "matrimonio gay" non avremo più argomenti per opporci al matrimonio a tre, o ad altre variazioni sul tema. Sulla possibilità di crescere figli adottivi, poi, non ho dubbi: le due figure – materna e paterna – rimangono fondamentali (nonostante certi padri e certe madri). Nessuno può arrogarsi il diritto di imporre a un bambino regole diverse.»|accesso=3 febbraio 2016|dataarchivio=1 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/15/Gli_omosessuali_non_vanno_discriminati_co_0_990115639.shtml|urlmorto=sì}}</ref>, contro la legalizzazione delle droghe leggere perché portano alle droghe pesanti, e quelle pesanti portano allo sfacelo e alla morte<ref>''[https://{{Cita web.archive.org/web/20160101000000/|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/31/Liberalizzare_droghe_leggere_Meglio_no_co_0_0001311198.shtml |titolo=Liberalizzare le droghe leggere? Meglio di no]'', ''|sito=Corriere della Sera'', |data=31 gennaio 2000. «|citazione=Droghe leggere che portano alle droghe pesanti, e droghe pesanti che portano allo sfacelo e alla morte. Come può, lo Stato, tollerare che sostanze del genere circolino liberamente? [...] La mia incompetenza mi costringe a fidarmi di qualcuno: e mi fido di più dei preti da battaglia (come mi fido dei missionari quando si parla di Terzo Mondo) che di venti intellettuali in un partito. Qualunque partito.»|accesso=3 febbraio 2016|dataarchivio=1 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/31/Liberalizzare_droghe_leggere_Meglio_no_co_0_0001311198.shtml|urlmorto=sì}}</ref> ementre si dichiarò più volte favorevole all'[[eutanasia]], che riteneva essere un vero e proprio diritto ad una "morte dignitosa".<ref>{{Cita news|titolo=Montanelli: "Deciderò io come e quando morire"|data=12 dicembre 2000|accesso=23 aprile 2014|pubblicazione=Repubblica.it|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/montanelli/montanelli/montanelli.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317183927/http://www.repubblica.it/online/cronaca/montanelli/montanelli/montanelli.html|dataarchivio=17 marzo 2014|urlmorto=no}}</ref>. Fu contrario all'istituzione delladel [[Giorno della Memoria|giornata della Memoria]], spiegando che «le feste comandate non raggiungono mai gli effetti che si propongono, anzi provocano il contrario».<ref>{{Cita news|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/01/27/Politica/SHOAH-MONTANELLI-NON-CREDO-ALLE-FESTE-COMANDATE_213100.php|titolo=SHOAHShoah: MONTANELLIMontanelli, NONnon CREDOcredo ALLEalle FESTEfeste COMANDATEcomandate|pubblicazione=Adnkronos|data=27 gennaio 2001|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304124533/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/01/27/Politica/SHOAH-MONTANELLI-NON-CREDO-ALLE-FESTE-COMANDATE_213100.php|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>.
 
Commentando l'appoggio fornitogli in quel periodo dagli esponenti della sinistra post-comunista in chiave [[Antiberlusconismo|antiberlusconiana]], Montanelli dichiarerà:
{{Citazione|Prima mi demonizzavano, ero il mostro, adesso sono il santone... Ma il santone della [[Sinistra (politica)|sinistra]] [...] Io sono un uomo di [[Destra (politica)|destra]], io sono un [[Conservatorismo liberale|liberal-conservatore]]... Sono un uomo di destra che non si riconosce nelle forze che oggi si proclamano 'di destra'.<ref>Al momento di tale dichiarazione, le principali forze politiche di destra in Italia erano [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] e [[Alleanza Nazionale]], oltre alla [[Lega Nord]], che pure si distaccò dal blocco di centro-destra in più occasioni</ref><ref>Da un'intervista della seconda metà degli [[anni novanta]]</ref>.}}
 
Quando uscì ''[[Il libro nero del comunismo]]'' espresse dei dubbi sulle reali cifre riportate dagli autori e si disse non sorpreso dal contenuto, poiché non fu rivelato nulla che già non si sapesse,<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/14/libro_nero_del_comunismo_Nessuna_co_0_98031413543.shtml|titolo=Il libro nero del comunismo? Nessuna rivelazione|pubblicazione=Corriere della Sera|data=14 marzo 1998|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151110022141/http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/14/libro_nero_del_comunismo_Nessuna_co_0_98031413543.shtml|dataarchiviourlmorto=10 novembre 2015}}</ref>, così come definì il [[dossier MitrokhinMitrochin]] (riferito in particolare alla lista di presunti agenti e informatori del [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|KGB]] in Italia) «una patacca»<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/13/CONTRAPPASSO_DELLE_STREGHE_co_0_9910133577.shtml|titolo=Il contrappasso delle streghe|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 ottobre 1999|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151120135320/http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/13/CONTRAPPASSO_DELLE_STREGHE_co_0_9910133577.shtml|dataarchiviourlmorto=20 novembre 2015}}</ref> e «una bufala» per via dei nomi presenti nell'elenco,<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/24/differenza_fra_regimi_totalitari_dittature_co_0_991024459.shtml|titolo=La differenza fra regimi totalitari e dittature militari|pubblicazione=Corriere della Sera|data=24 ottobre 1999|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130331034046/http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/24/differenza_fra_regimi_totalitari_dittature_co_0_991024459.shtml|dataarchivio=31 marzo 2013}}</ref>, scrivendo:
 
{{Citazione|[[Armando Cossutta|Cossutta]], per esempio. Ma che bisogno aveva, Cossutta, di parlare con qualche piedipiatti del Kgb[[KGB]], lui che a Mosca parlava con tutti i maggiori esponenti della cosiddetta Nomenklatura, da [[Michail Andreevič Suslov|Suslov]] a [[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]], dai quali era considerato un loro fiduciario? E cosa c'entrano i giornalisti? Ognuno di noi ha avuto certamente rapporti con agenti dei servizi segreti stranieri, il più delle volte ignorando che lo erano, ma talvolta magari sapendolo. Fa parte del nostro mestiere. E ora mi spieghi una cosa lei: come mai queste liste che non comprendono soltanto nomi italiani, ma anche francesi, inglesi, spagnoli ecc., sono state considerate dappertutto carta straccia meno che in Italia?}}
 
Nel [[2000]], rispondendo in una ''Stanza'' del ''Corriere della Sera'' ad un lettore che gli chiedeva delucidazioni sulla [[Nascita della Repubblica Italiana|nascita della Repubblica]], Montanelli confermerà la propria antica fede [[monarchismo|monarchica]], che lo aveva portato, nel 1946, a votare per i [[Casa Savoia|Savoia]]:
 
{{Citazione|Sebbene monarchico di vecchia e mai rinnegata fede (continuo a credere che l'Italia, come Nazione, sia finita il 2 giugno del '46), non credo che il continuo rimestìo di quell'avvenimento faccia bene alla nostra salute. La pubblicistica monarchica, che ormai non esiste più, non ha mai smesso di avanzare dubbi sul conteggio dei voti che decisero il cambio dell'Istituzione. Io ho condiviso e tuttora condivido quei dubbi perché di colui che ne fornì le cifre, il ministro degli Interni, [[Giuseppe Romita|Romita]], ho una pessima opinione. Però quando, il 5 mattina, il capo del governo [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]], accompagnato da [[Giulio Andreotti|Andreotti]], si presentò in Quirinale per comunicare ufficialmente a re [[Umberto II di Savoia|re Umberto]] i risultati (che la stampa aveva già pubblicato due giorni prima), dicendosene – ed era sincero – «dolorosamente sorpreso», Umberto si limitò a stringergli affettuosamente la mano e gli chiese soltanto di poter rivolgere un messaggio d'addio agl'italiani.<ref>{{Cita news|url=https://www.corriere.it/solferino/montanelli/00-06-08/01.spm|titolo=Quando l'Italia divenne una Repubblica|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=8 giugno 2000|accesso=2524 settembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210419010932/https://www.corriere.it/solferino/montanelli/00-06-08/01.spm|dataarchivio=19 aprile 2021|urlmorto=no}}</ref>.}}
 
Favorevole a un atto di grazia o di indulto verso gli ex terroristi degli [[anni di piombo]], considerò una truffa un gesto analogo per le inchieste di [[Mani pulite|Tangentopoli]], poiché «la corruzione è una piaga endemica della nostra società e come tale va endemicamente combattuta»,<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/05/Conti_chiudere_piaghe_aperte_co_0_9707052386.shtml|titolo=Conti da chiudere e piaghe aperte|pubblicazione=Corriere della Sera|data=5 luglio 1997|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151201063058/http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/05/Conti_chiudere_piaghe_aperte_co_0_9707052386.shtml|dataarchivio=1º dicembre 2015}}</ref>, e inutile l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui magistrati della Procura di Milano.<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/dicembre/23/Ormai_non_resta_che_amnistia_co_0_96122312669.shtml|titolo=Ormai non ci resta che l'amnistia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=23 dicembre 1996|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151118213258/http://archiviostorico.corriere.it/1996/dicembre/23/Ormai_non_resta_che_amnistia_co_0_96122312669.shtml|dataarchivio=18 novembre 2015}}</ref>.
 
Nel [[1998]], in un editoriale sul ''Corriere della Sera'', difese [[Gian Carlo Caselli]] e gli altri magistrati palermitani accusati da buona parte dell'opinione pubblica di aver indotto al suicidio il giudice [[Luigi Lombardini]], indagato per estorsione nell'ambito del [[sequestro di Silvia Melis]] (rapita dall'[[anonima sequestri]] l'anno prima), che si uccise dopo un lungo interrogatorio.<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/13/trincea_giudiziaria_co_0_9808137994.shtml|titolo=La trincea giudiziaria|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 agosto 1998|accesso=26 marzo 2018|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151109100743/http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/13/trincea_giudiziaria_co_0_9808137994.shtml|dataarchivio=9 novembre 2015}}</ref>. L'allora procuratore capo di Palermo scrisse una lettera di ringraziamento e Montanelli rispose: «Signor Procuratore, grazie del suo grazie, che forse non merito perché mi sono limitato a parlare da giornalista indipendente. Indipendente da tutto, anche dai pregiudizi e partiti presi. Posso ricambiarlo soltanto con un augurio: che la limpidezza della sua azione trionfi e valga a disperdere o almeno ad alleggerire la cappa di fango che si cerca di gettare sulla Giustizia. Lo auguro a Lei. Ma lo auguro anche, come cittadino, a me stesso».<ref>{{Cita news|autore=Gian Carlo Caselli|autore2=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/14/Caselli_ringrazio_per_modo_cui_co_0_9808148402.shtml|titolo=Caselli: la ringrazio per il modo in cui ha trattato la vicenda. Montanelli: le auguro di disperdere il fango sulla Giustizia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=14 agosto 1998|accesso=26 marzo 2018|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151202125958/http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/14/Caselli_ringrazio_per_modo_cui_co_0_9808148402.shtml|dataarchivio=2 dicembre 2015}}</ref>. Successivamente tornò sull'argomento per «scagionare Caselli da qualsiasi responsabilità nel suicidio di Lombardini»,<ref name="lentezza">{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/07/male_peggiore_della_giustizia_lentezza_co_0_98090711172.shtml|titolo=Il male peggiore della giustizia? La lentezza|pubblicazione=Corriere della Sera|data=7 settembre 1998|accesso=26 marzo 2018|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151025161205/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/07/male_peggiore_della_giustizia_lentezza_co_0_98090711172.shtml|dataarchivio=25 ottobre 2015}}</ref>, scrivendo:
 
{{Citazione|Dapprincipio, leggendo che Caselli si era presentato alla procura di Cagliari portandosi al seguito cinque colleghi, avevo pensato che anche lui fosse incorso in qualcuna di queste pecche. Ma poi è risultato evidente che di lavoro, in questo caso, ce n'era non per cinque, ma per dieci o quindici toghe, talmente profondo era il pozzo nero in cui dovevano calarsi. Quanto ai metodi intimidatori, essi sono smentiti non dal resoconto stenografico che si può alterare come si vuole, ma dalla registrazione su nastro di tutto l'interrogatorio, su cui non si possono operare né tagli né omissioni. "Lo hanno torchiato per 5 ore!" fu l'indignato grido che si levò dopo il suicidio dell'indagato. Sfido io, con quel po' po' di roba che stava venendo a galla, e che non riguardava soltanto Lombardini, ma tutta la procura di Cagliari con annessi e connessi avvocati, avventurieri, delinquenti e vittime in un inestricabile viluppo di responsabilità e complicità, che disperiamo di vedere mai chiarito.<ref name="lentezza"/>.}}
 
In politica interna dichiarò di aver votato per [[L'Ulivo]] alle [[elezioni politiche italianein Italia del 1996|elezioni politiche del 1996]]<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/29/Con_Ulivo_scelto_via_piu_co_0_9604297569.shtml|titolo=Con l'Ulivo ho scelto la via più difficile|pubblicazione=Corriere della Sera|data=29 aprile 1996|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151013185442/http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/29/Con_Ulivo_scelto_via_piu_co_0_9604297569.shtml|dataarchivio=13 ottobre 2015}}</ref> e del [[Elezioni politiche italianein Italia del 2001|2001]], temendo che un successo della [[Casa delle Libertà]] con margine di voti troppo largo avrebbe potuto portare Berlusconi a ritenersi «un nuovo uomo della provvidenza»,<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/solferino/montanelli/01-03-15/01.spm|titolo=C'è modo e modo di dire no|pubblicazione=Corriere della Sera|data=15 marzo 2001|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304125814/http://www.corriere.it/solferino/montanelli/01-03-15/01.spm|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>, mentre votò per il candidato di centrodestra [[Gabriele Albertini]] alle elezioni comunali di Milano del 1997<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/13/tradito_Ulivo_co_0_9705136733.shtml|titolo=Sì, ho tradito l'Ulivo|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 maggio 1997|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/13/tradito_Ulivo_co_0_9705136733.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref> e del 2001<ref>{{Cita news|autore=Rossella Verga|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/aprile/01/Proteste_via_fax_per_liste_co_7_0104017333.shtml|titolo=Proteste via fax per le liste di Forza Italia|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º aprile 2001|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/aprile/01/Proteste_via_fax_per_liste_co_7_0104017333.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>;, si astenne per le [[Elezioni europee del 1999 in Italia|elezioni europee del 1999]]<ref>{{Cita news|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/06/05/Politica/EUROPEE-MONTANELLI-SICURAMENTE-NON-VADO-A-VOTARE_182700.php|titolo=EUROPEE: MONTANELLI, SICURAMENTE NON VADO A VOTARE|pubblicazione=Adnkronos|data=5 giugno 1999|accesso=13 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160204042549/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/06/05/Politica/EUROPEE-MONTANELLI-SICURAMENTE-NON-VADO-A-VOTARE_182700.php|dataarchivio=4 febbraio 2016|urlmorto=no}}</ref> e votò per il centrosinistra alle [[Elezioni regionali in Lombardia del 2000|Regionali del 2000]].<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/20/Riflessioni_lupo_solitario_co_0_000420834.shtml|titolo=Riflessioni di un lupo solitario|pubblicazione=Corriere della Sera|data=20 aprile 2000|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/20/Riflessioni_lupo_solitario_co_0_000420834.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>. Scrisse inoltre di voler vedere al Quirinale una donna tra [[Rita Levi-Montalcini]], [[Emma Bonino]], [[Letizia Moratti]] e [[Tullia Zevi]] (presidente dell'[[Unione delle comunità ebraiche italiane|UCEI]] dal 1983 al 1998).<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/novembre/05/Vorrei_una_donna_sul_Colle_co_0_9811058660.shtml|titolo=Vorrei una donna sul Colle. Parola di maschilista|pubblicazione=Corriere della Sera|data=5 novembre 1998|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1998/novembre/05/Vorrei_una_donna_sul_Colle_co_0_9811058660.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>.
 
Molto critico verso la coalizione di centrodestra, Montanelli concesse qualche apertura al percorso di [[Alleanza Nazionale]] verso l'area governativa (come fece con il [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]])<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/17/Destra_sinistra_meglio_non_rivangare_co_0_980417613.shtml|titolo=Destra o sinistra, meglio non rivangare il passato|pubblicazione=Corriere della Sera|data=17 aprile 1998|accesso=28 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151101064032/http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/17/Destra_sinistra_meglio_non_rivangare_co_0_980417613.shtml|dataarchivio=1º novembre 2015}}</ref> mentre disprezzò gli ex comunisti o filocomunisti convertiti al liberalismo d'accatto e all'anticomunismo barricadiero, dopo aver tifato per il «sorpasso» sulla DC negli anni settanta, chiamandoli «sedicenti liberaloni» e descrivendo la borghesia italiana come «la più vile di tutto l'Occidente».<ref>{{Cita news|autore=Marco Travaglio|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/07/25/borghesia-vile-deludente.html|titolo=Borghesia vile e deludente|pubblicazione=la Repubblica|data=25 luglio 1998|accesso=19 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160302182017/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/07/25/borghesia-vile-deludente.html|dataarchivio=2 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel 2000, alla morte di [[Bettino Craxi]], criticò severamente la proposta di [[Massimo D'Alema]] di offrire come «atto dovuto» i funerali di Stato all'ex segretario socialista, morto latitante in [[Tunisia]], dicendo:
 
{{Citazione|"Atto dovuto"? Ma dovuto a chi? Anche a un latitante: quale, dal punto di vista legale, era Craxi? Concedere i funerali di Stato a un latitante significa sconfessare la Giustizia che lo ha condannato. [...] Ma può lo Stato sconfessare la propria Giustizia senza sconfessare se stesso? Mi sembra di vivere in un Paese che di senso dello Stato ne ha meno di una tribù del Ghana.<ref>{{Cita news|titolo=La morte incute rispetto, ma su Craxi non cambio idea|pubblicazione=[[Oggi (rivistaperiodico)|Oggi]]|data=2 febbraio 2000}}</ref>.}}
 
Altre critiche furono rivolte all'ambiente cattolico (vicino a [[Comunione e Liberazione]]), riunito a [[Rimini]] al [[Meeting per l'amicizia fra i popoli]]:
 
{{Citazione|A Rimini, cioè in casa propria (ma anche nostra, almeno per il momento), questi signorini non hanno fatto che fischiare tutto ciò che è italiano, acclamare nel nuovo [[papa Pio IX|beato Pio IX]] il Papa-Re che pretendeva d'impedire il processo di unificazione nazionale ed esaltare come i veri eroi del Risorgimento i Borboni e i briganti del Cardinale Ruffo. A lei, tutto questo va bene? A me, dà il vomito.<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/solferino/montanelli/00-09-13/02.spm|titolo=Deplorevoli fischi|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 settembre 2000|accesso=27 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161028084905/http://www.corriere.it/solferino/montanelli/00-09-13/02.spm|dataarchivio=28 ottobre 2016|urlmorto=no}}</ref>.}}
 
In politica estera si disse contrario all'allargamento deldella [[Patto AtlanticoNATO]] in [[Europa orientale]]<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/20/Allargamento_della_Nato_Lasciamo_perdere_co_0_960420535.shtml|titolo=Allargamento della Nato? Lasciamo perdere|pubblicazione=Corriere della Sera|data=20 aprile 1996|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151025020316/http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/20/Allargamento_della_Nato_Lasciamo_perdere_co_0_960420535.shtml|dataarchivio=25 ottobre 2015}}</ref> e a un secondo Piano Marshall a favore dei Balcani, della [[Russia]] e del Medio Oriente,<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/21/nuovo_Piano_Marshall_idea_non_co_0_97022111440.shtml|titolo=Un nuovo Piano Marshall? L'idea non mi piace|pubblicazione=Corriere della Sera|data=21 febbraio 1997|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151106011723/http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/21/nuovo_Piano_Marshall_idea_non_co_0_97022111440.shtml|dataarchivio=6 novembre 2015}}</ref>, mentre nel 2000 scrisse che, pur essendo un simpatizzante [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|repubblicano]], se avesse potuto avrebbe votato [[Al Gore]] (il candidato [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|democratico]]) alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2000|presidenziali americane]], sostenendo che aveva più esperienza sia in politica interna che in politica estera rispetto aal rivale repubblicano (nonché vincitore della competizione elettorale) [[George W. Bush]], considerato poco più che una comparsa.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/giugno/05/Chi_sceglierei_fra_George_Bush_co_0_0006056706.shtml|titolo=Chi sceglierei fra George Bush jr e Al Gore|pubblicazione=Corriere della Sera|data=5 giugno 2000|accesso=13 settembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/giugno/05/Chi_sceglierei_fra_George_Bush_co_0_0006056706.shtml|dataarchivio=1º gennaio 2016}}</ref>.
 
=== La morte nel 2001 ===
Il 22 luglio [[2001]], Montanelli morì, all'età di 92 anni, a Milano,causa nelladi clinicacomplicazioni Laseguite Madonninaa (loun'[[infezione stessodelle luogovie dove 29 anni prima era scomparso [[Dino Buzzatiurinarie]], altraa figuraMilano, storicanella delclinica ''Corriere''La nonchéMadonnina, amicodove diera Montanelli):ricoverato operato agli inizidall'inizio del mese per un tumore all'intestino.<ref>{{Cita news|autore=Maria Luisa Agnese |url= http://www.corriere.it/cultura/11_luglio_21/agnese-montanelli-marisa-rivolta_f06ccd8a-b373-11e0-a9a1-2447d845620b.shtml |titolo=«I miei anni sereni con Indro che temeva solo la tristezza» |pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |data=21 luglio 2011|accesso=10 dicembre 2016 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20161220101025/http://www.corriere.it/cultura/11_luglio_21/agnese-montanelli-marisa-rivolta_f06ccd8a-b373-11e0-a9a1-2447d845620b.shtml|dataarchivio=20 dicembre 2016|urlmorto=no}}</ref>, morìEra alo causastesso diluogo complicazionidove seguitenel a un'[[infezione1972]] delleera viedeceduto urinarie[[Dino Buzzati]], altra figura storica del ''Corriere'' nonché amico di Montanelli.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Ore_morto_Indro_Montanelli_co_0_010723040.shtml|titolo=Ore 17.30, è morto Indro Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=23 luglio 2001|accesso=23 aprile 2014|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Ore_morto_Indro_Montanelli_co_0_010723040.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150521012815/http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Ore_morto_Indro_Montanelli_co_0_010723040.shtml|dataarchiviourlmorto=21 maggio 2015}}</ref>. Il giorno seguente il direttore del ''Corriere della Sera'', [[Ferruccio de Bortoli]], ne pubblicò in prima pagina il necrologio, scritto dallo stesso Montanelli pochiquando giorniera primaormai consapevole di morirestare vivendo i suoi ultimi giorni:
{{Citazione|Mercoledì 18 luglio 2001, ore 1:40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli – giornalista – Fucecchio 1909, Milano 2001 – prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili.|''Corriere della Sera'', 23 luglio 2001.}}
 
La compagna dei suoi ultimi anni, Marisa Rivolta,<ref>{{cita web | url= https://www.corriere.it/cultura/11_luglio_21/agnese-montanelli-marisa-rivolta_f06ccd8a-b373-11e0-a9a1-2447d845620b.shtml | titolo= «I miei anni sereni con Indro che temeva solo la tristezza» | autore= Maria Luisa Agnese | sito= [[Corriere della Sera]].it | data= 21 luglio 2011 | accesso= 28 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220827222228/https://www.corriere.it/cultura/11_luglio_21/agnese-montanelli-marisa-rivolta_f06ccd8a-b373-11e0-a9a1-2447d845620b.shtml | dataarchivio= 27 agosto 2022 | urlmorto= sì }}</ref> gli fu vicino fino alla fine. Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio.<ref>{{Cita news|titolo=Montanelli, l'addio della sua Milano|pubblicazione=la Repubblica|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/25/montanelli-addio-della-sua-milano.html|data=25 luglio 2001|accesso=24 settembre 2012|autore=Piero Colaprico|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131122063701/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/25/montanelli-addio-della-sua-milano.html|urlmorto=no}}</ref>
La compagna dei suoi ultimi anni, Marisa Rivolta<ref>{{cita web|url=https://www.corriere.it/cultura/11_luglio_21/agnese-montanelli-marisa-rivolta_f06ccd8a-b373-11e0-a9a1-2447d845620b.shtml|titolo=«I miei anni sereni con Indro
che temeva solo la tristezza»|accesso=22 novembre 2020}}</ref>, gli fu vicino fino alla fine. Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio<ref>{{Cita news|titolo=Montanelli, l'addio della sua Milano|pubblicazione=la Repubblica|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/25/montanelli-addio-della-sua-milano.html|data=25 luglio 2001|accesso=24 settembre 2012|autore=Piero Colaprico|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131122063701/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/25/montanelli-addio-della-sua-milano.html|dataarchivio=22 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref>.
Le sue ultime volontà, riguardo alla [[cremazione]] e al posizionamento delle [[Cenere|ceneri]] al cimitero di [[Fucecchio]], vennero pienamente rispettate.
 
Il suo archivio è conservato presso il [[Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei]] dell’[[Università degli Studi di Pavia|Università di Pavia]]. Il Fondo Montanelli conserva i suoi diari (che coprono un arco cronologico che va dal 1933 al 1978), i dattiloscritti (minute di articoli, biografie, [[Epitaffio|epitaffi]] scherzosi e ironici scritti insieme a [[Leo Longanesi]]) e la corrispondenza dell’autore. La corrispondenza tra Indro Montanelli e la moglie [[Colette Rosselli]] non è consultabile.<ref>{{Cita web|url= https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/fonds/45540|titolo=Montanelli, Indro (1933 - 1992)| accesso= 28 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20211219103608/https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/fonds/45540 |dataarchivio= 19 dicembre 2021 |urlmorto=no}}</ref>.
 
== Riconoscimenti ed eredità culturale ==
{{citazione|Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore.|Indro Montanelli.<ref>Dalla lezione di giornalismo all'Università di Torino, 12 maggio 1997; citato su ''La Stampa'', 14 aprile 2009.</ref>.}}
 
Fra i vari riconoscimenti tributati a Montanelli, spicca la nomina a [[Senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] offertagli nel [[1991]] da [[Francesco Cossiga]], Presidente della Repubblica. Il giornalista non accettò però la proposta, sempre a garanzia della sua completa indipendenza.<ref>{{Cita news|autore=Fabrizio Boschi|titolo=Montanelli e quel gran rifiuto all'amico Cossiga che lo voleva senatore a vita|pubblicazione=''il Giornale''|data=4 settembre 2013|accesso=3 gennaio 2014|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/montanelli-e-quel-gran-rifiuto-allamico-cossiga-che-voleva-947619.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140103125948/http://www.ilgiornale.it/news/interni/montanelli-e-quel-gran-rifiuto-allamico-cossiga-che-voleva-947619.html|dataarchiviourlmorto=3no}}</ref> gennaioDichiarò:<ref name="senatore2">{{Cita news|autore=Costanzo Costantini|url=http://carta.ilmessaggero.it/hermes/20010810/01_NAZIONALE/CULTURA/NEL.htm|titolo=«Cercare la verità, rispettare il lettore»|pubblicazione=''[[Il Messaggero|Il Messaggero.it]]''|data=10 agosto 2001|accesso=13 agosto 2014|urlarchivio=https://archive.is/20140813040419/http://carta.ilmessaggero.it/hermes/20010810/01_NAZIONALE/CULTURA/NEL.htm|urlmorto=no}}</ref>. Dichiarò:
{{Citazione|Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza<ref name="senatore">{{Cita news|autore=Costanzo Costantini|url=http://carta.ilmessaggero.it/hermes/20010810/01_NAZIONALE/CULTURA/NEL.htm|titolo=«Cercare la verità, rispettare il lettore»|pubblicazione=''[[Il Messaggero|Il Messaggero.it]]''|data=10 agosto 2001|accesso=13 agosto 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20140813040419/http://carta.ilmessaggero.it/hermes/20010810/01_NAZIONALE/CULTURA/NEL.htm|dataarchivio=13 agosto 2014}}</ref>.}}
E ancora:
{{Citazione|Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l'incarico<ref name="senatore" />.}}
 
{{Citazione|Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza. [...] Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l'incarico.}}
Montanelli fu autore e uomo di cultura riconosciuto e premiato anche all'estero: nel 1992 fu il primo italiano ad essere nominato Commendatore di I classe dell'[[Ordine del Leone di Finlandia]] (''Suomen Leijonan I lk:n komentaja'')<ref>{{Cita news|titolo=PREMI: MONTANELLI "LEONE DI FINLANDIA"|pubblicazione=Adnkronos|data=22 ottobre 1992|accesso=9 ottobre 2012|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/10/21/Altro/PREMI-MONTANELLI-LEONE-DI-FINLANDIA_154900.php|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130624030014/http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/10/21/Altro/PREMI-MONTANELLI-LEONE-DI-FINLANDIA_154900.php|dataarchivio=24 giugno 2013|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Juho Olonen ja Indro Montanelli – kaksi joululegendaa|autore=Veli-Matti Hynninen|url=http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|pubblicazione=Loviisan Salomat|data=20 dicembre 2001|accesso=20 settembre 2012|lingua=fi|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305223527/http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|dataarchivio=5 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Onorificenza finlandese a Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=22 ottobre 1992|accesso=20 settembre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/onorificenza_finlandese_Montanelli_co_0_9210228574.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121105150841/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/onorificenza_finlandese_Montanelli_co_0_9210228574.shtml|dataarchivio=5 novembre 2012}}</ref>, nel 1994 ricevette l'[[International Editor of the Year Award]] della ''[[World Press Review]]''<ref>{{cita web|titolo=International Editor of the Year Award - Previous recipients|url=http://www.worldpress.org/award2.cfm|editore=''worldpress.org''|accesso=20 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120920080428/http://www.worldpress.org/award2.cfm|dataarchivio=20 settembre 2012|urlmorto=no}}</ref>, e nel 1996 ebbe il [[Premio Principessa delle Asturie]], attribuitogli con la seguente motivazione<ref>{{Cita news|titolo=Indro Montanelli y Julián Marías Aguilera – Communication and Humanities 1996|url=http://www.fpa.es/en/prince-of-asturias-awards/awards/1996-indro-montanelli-y-julian-marias-aguilera.html?texto=acta|editore=''Fundación Príncipe de Asturias''|accesso=17 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20130412134011/http://www.fpa.es/en/prince-of-asturias-awards/awards/1996-indro-montanelli-y-julian-marias-aguilera.html?texto=acta|dataarchivio=12 aprile 2013}}</ref>:
 
Montanelli fu autore e uomo di cultura riconosciuto e premiato anche all'estero: nel 1992 fu il primo italiano ad essere nominato Commendatore di I classe dell'[[Ordine del Leone di Finlandia]] (''Suomen Leijonan I lk:n komentaja'')<ref>{{Cita news|titolo=PREMI: MONTANELLI "LEONE DI FINLANDIA"|pubblicazione=Adnkronos|data=22 ottobre 1992|accesso=9 ottobre 2012|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/10/21/Altro/PREMI-MONTANELLI-LEONE-DI-FINLANDIA_154900.php|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130624030014/http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/10/21/Altro/PREMI-MONTANELLI-LEONE-DI-FINLANDIA_154900.php|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Juho Olonen ja Indro Montanelli – kaksi joululegendaa|autore=Veli-Matti Hynninen|url=http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|pubblicazione=Loviisan Salomat|data=20 dicembre 2001|accesso=20 settembre 2012|lingua=fi|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305223527/http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Onorificenza finlandese a Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=22 ottobre 1992|accesso=20 settembre 2012|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/onorificenza_finlandese_Montanelli_co_0_9210228574.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121105150841/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/onorificenza_finlandese_Montanelli_co_0_9210228574.shtml}}</ref>, nel 1994 ricevette l'[[International Editor of the Year Award]] della ''[[World Press Review]]'',<ref>{{cita web|titolo=International Editor of the Year Award - Previous recipients|url=http://www.worldpress.org/award2.cfm|accesso=20 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120920080428/http://www.worldpress.org/award2.cfm|urlmorto=no}}</ref> e nel 1996 ebbe il [[Premio Principessa delle Asturie]], attribuitogli con la seguente motivazione<ref>{{Cita news|titolo=Indro Montanelli y Julián Marías Aguilera – Communication and Humanities 1996|url=http://www.fpa.es/en/prince-of-asturias-awards/awards/1996-indro-montanelli-y-julian-marias-aguilera.html?texto=acta|editore=''Fundación Príncipe de Asturias''|accesso=17 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20130412134011/http://www.fpa.es/en/prince-of-asturias-awards/awards/1996-indro-montanelli-y-julian-marias-aguilera.html?texto=acta}}</ref>:{{Citazione|Il dottor Indro Montanelli è stato ed è per i professionisti della comunicazione di tutto il mondo un esempio e uno specchio permanente di etica professionale, indipendenza di giudizio, difesa della libertà e servizio alla convivenza democratica per mezzo della comunicazione. Alla sua straordinaria biografica giornalistica e al suo sforzo per difendere la pluralità dei media - che lo ha portato a fondare varie testate - si aggiunge inoltre un'ampia opera di divulgazione storica, caratterizzata da rigore e originalità.}}
{{Citazione|Il dottor Indro Montanelli è stato ed è per i professionisti della comunicazione di tutto il mondo un esempio e uno specchio permanente di etica professionale, indipendenza di giudizio, difesa della libertà e servizio alla convivenza democratica per mezzo della comunicazione. Alla sua straordinaria biografica giornalistica e al suo sforzo per difendere la pluralità dei media - che lo ha portato a fondare varie testate - si aggiunge inoltre un'ampia opera di divulgazione storica, caratterizzata da rigore e originalità.}}
 
Nel 1985 ottenne il [[Riconoscimento Gianni Granzotto]].<ref>{{Cita web|url= https://www.premioestense.com/granzotto/|titolo=Riconoscimento Granzotto|sito accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220413094626/https://www.premioestense.com/granzotto/ |accessodataarchivio=23 dicembre13 2020aprile 2022 |urlmorto=no}}</ref>
 
Nel 2000 fu insignito negli Stati Uniti dell'[[Internationaldel Presspremio Institute|InternationalWorld Press InstituteFreedom WorldHeroes dall'[[International Press Freedom HeroesInstitute]], unico italiano tra 50 personalità scelte tra i più grandi giornalisti del Novecento per aver difeso e salvato la libertà di stampa nella seconda metà del secolo. Interpellato da un lettore sul significato del prestigioso premio «Eroe della libertà di stampa», Montanelli rispose così:
{{Citazione|Posso dirle che nessun riconoscimento poteva lusingarmi più di questo, che mi assegna un posto fra i più grandi giornalisti di questo secolo. Lo considero qualcosa di mezzo fra un Oscar e un Nobel, comunque il coronamento più esaustivo e gratificante di una carriera di oltre settant'anni punteggiata di triboli d'ogni genere, ma rimasta fedele a se stessa, cioè al giornalismo, al di fuori del quale non ho cercato né accettato nulla.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/06/Cos_per_premio_Eroe_della_co_0_0005061681.shtml|titolo=Cos'è per me il premio "Eroe della libertà di stampa"|pubblicazione=Corriere della Sera|data=6 maggio 2000|accesso=1º novembre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151111141055/http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/06/Cos_per_premio_Eroe_della_co_0_0005061681.shtml|dataarchivio=11 novembre 2015}}</ref>.}}
 
Fra i personaggi di fama mondiale da lui intervistati, oltre ai già citati Henry Ford e [[Papa Giovanni XXIII]], si possono ricordare il primo ministro britannico [[Winston Churchill]] eed il presidente francese [[Charles de Gaulle]].
 
Degna di nota è la cena che Indro Montanelli ebbe nel [[1986]], in Vaticano, con [[Papa Giovanni Paolo II]]:
{{Citazione|La sera che cenai con il Papa [...] cenai praticamente da solo [...]. Per la prima volta, nella mia lunga carriera d'inappetente sempre in imbarazzo per ciò che rifiuta, mi sentivo in colpa d'ingordigia. [...] Quando ci alzammo da tavola, lui che c'era rimasto seduto quasi due ore a veder noi mangiare, mi accompagnò lungo il corridoio. Ma, passando davanti alla cappella, mi toccò il braccio e con qualche esitazione, come avesse paura di apparirmi indiscreto, mi disse: «So che sua madre era una donna molto pia. Vogliamo dire una piccola preghiera per lei?». C'inginocchiammo l'uno accanto all'altro. Ma quando, nel congedarmi, accennai a un inchino, me lo impedì serrandomi il polso in una morsa di ferro, e mi abbracciò accostando due volte la tempia alle mie. Come faceva mio padre, che baci non ne dava.<ref>{{Cita news|url=http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1079456591&chId=30|titolo=E il laico si inginocchiò con il Papa|data=2 aprile 2005|pubblicazione=[[Il Sole 24 Ore|Il Sole 24 ORE]]|accesso=22 febbraio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110521233017/http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1079456591&chId=30|dataarchivio=21 maggio 2011|urlmorto=sì}}</ref>.}}
 
[[Enzo Biagi]] ricordava il suo legame che Montanelli aveva saputo instaurare con il lettore: «Era il suo vero padrone. E quando vedeva lo strapotere di certi personaggi, si è sempre battuto cercando di rappresentare la voce di quelli che non potevano parlare».<ref>{{Cita news|autore=Cesare Medail|titolo=Enzo Biagi: «Non aveva padroni. Se sbagliava chiedeva scusa»|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Enzo_Biagi_Non_aveva_padroni_co_0_010723064.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|data=23 luglio 2001|accesso=24 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107120049/http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Enzo_Biagi_Non_aveva_padroni_co_0_010723064.shtml}}</ref>.
 
Il Comune di Milano gli ha intitolato al grande giornalista i [[Giardini pubblici Indro Montanelli|Giardini Pubblici di Porta Venezia]], divenuti ''"[[Giardini Pubblicipubblici Indro Montanelli'']]". All'interno del parco è stata posta una statua dello scultore [[Vito Tongiani]] raffigurante Montanelli intento nella stesura di un articolo con la celebre [[Lettera 22]] sulle ginocchia.
 
La [[Fondazione Montanelli Bassi]] ha istituito nel 2001 un premio di scrittura dedicato alla triplice figura di Montanelli, giornalista, storico e narratore, assegnato a cadenza biennale (la prima edizione si tenne nel 2003). Il premio, suddiviso nelle sezioni «Alla carriera» e «Giovani», prende in considerazione gli scritti nel settore del giornalismo, della divulgazione storica e della memorialistica.<ref>{{cita web|titolo=Premio di scrittura "Indro Montanelli"|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=32|editore=''Fondazione Montanelli Bassi''|accesso=8 ottobre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130209102507/http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=32|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel 2016 la sua vita ha ispirato la ''docu-fiction'' televisiva ''[[Indro. L'uomo che scriveva sull'acqua]]'', in cui gli attori [[Roberto Herlitzka]] e [[Domenico Diele]] lo interpretano rispettivamente da vecchio e da giovane.<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/21/indro-montanelli-il-22-luglio-su-sky-indro-luomo-che-scriveva-sullacqua-il-trailer-esclusiva/2923729/|titolo=Indro Montanelli, il 22 luglio su Sky "Indro. L'uomo che scriveva sull'acqua". Il trailer in esclusiva|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano|il Fatto Quotidiano.it]]|data=21 luglio 2016|accesso=27 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161028084011/http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/21/indro-montanelli-il-22-luglio-su-sky-indro-luomo-che-scriveva-sullacqua-il-trailer-esclusiva/2923729/|dataarchivio=28 ottobre 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.comingsoon.it/film/indro-l-uomo-che-scriveva-sull-acqua/53432/scheda/|titolo=Indro. L'uomo che scriveva sull'acqua|editore=''[[Comingsoon.it]]''|accesso=27 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161028020848/http://www.comingsoon.it/film/indro-l-uomo-che-scriveva-sull-acqua/53432/scheda/|dataarchivio=28 ottobre 2016|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel [[2019]], in occasioneper deii 110 anni dalla suadella nascita, esce il documentario ''Indro Montanelli, un anarchico conservatore'' di Giovanni Paolo Fontana, con la regia di Nicoletta Nesler, in onda su [[Rai Storia]] il 23 aprile per la serie ''[[Italiani (programma televisivo 2014)|Italiani]]''.<ref>{{Cita news|url=https://iltirreno.gelocal.it/tempo-libero/2019/04/20/news/ecco-chi-era-indro-martedi-23-21-45-su-rai-storia-1.30209691|titolo=Ecco chi era Indro martedì 23 (21.45) su Rai Storia|pubblicazione=Il Tirreno|data=21 aprile 2019|accesso=21 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190421152521/https://iltirreno.gelocal.it/tempo-libero/2019/04/20/news/ecco-chi-era-indro-martedi-23-21-45-su-rai-storia-1.30209691|dataarchivio=21 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref>. In quell'annoInoltre l'arrivo della seconda tappa del [[Giro d'Italia 2019|Giro d'Italia]] è proprio a Fucecchio, sua città natale, per rendere omaggio al giornalista che ha sempre avuto un grande legame con la Corsa Rosa, della quale ha seguito numerose edizioni in qualità dicome inviato.
 
== Controversie ==
Nel 1969, durante il programma televisivo ''L'ora della verità'' di [[Gianni Bisiach]], Indro Montanelli raccontò della propria esperienza in [[AbissiniaAfrica Orientale Italiana|Etiopia]] durante la quale aveva comprato e sposato una ragazzina dell'età di 12 anni; venne interrotto dalla domanda di una donna presente nello studio, la scrittrice e giornalista [[Elvira Banotti]], che gli chiese come intendesse il proprio rapporto con le donne dal momento che in Europa il matrimonio con una bambina di 12 anni è considerato violenza. Montanelli rispose che «in Abissinia funziona così».<ref>{{Cita web|url=https://it.aleteia.org/2018/08/16/indro-montanelli-elvira-banotti-violenza-bimba-12-anni-africa/|titolo=«Lei, signor Montanelli, violentò una bambina di 12 anni?» chiese Elvira Banotti|autore=Annalisa Teggi|data=16 agosto 2018|accesso=11 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190330191742/https://it.aleteia.org/2018/08/16/indro-montanelli-elvira-banotti-violenza-bimba-12-anni-africa/|dataarchivio=30 marzo 2019|urlmorto=no}}</ref> La discussione tra i due giornalisti continuò fino alla chiusura della trasmissione.
 
La pratica del [[madamato]] (il matrimonio a cui fece riferimento Montanelli nell'intervista) era una relazione temporanea ''more uxorio'' di cittadini italiani con donne locali, spesso bambine tra gli 8 e i 12 anni, nelleall'epoca alloralegale nelle colonie italiane. Riguardo alla piccola Destà, comprata a 12 anni, Montanelli affermò: «Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita [[Infibulazione|infibulata]]: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressoché insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile».<ref>{{cita libro|titolo=Patria 1978-2010|autore=Enrico Deaglio|anno=2010|editore= Il Saggiatore|p=335|ISBN=978-88-565-0213-8}}</ref>
 
Nel 1996, inviava una lettera all'ex ufficiale nazista [[Erich Priebke]], riveriva «Signor Capitano», dopo la (prima) condanna a 15 anni che riteneva una «sentenza insensata». Solidarizzava, «Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto». Nella [[strage delle Fosse Ardeatine]] rivendicava la fine di [[Giuseppe Cordero di Montezemolo]] e [[Filippo De Grenet]] come «a due miei vecchi e cari amici» a cui si paragonava nella sua detenzione al [[carcere di San Vittore]], «Dove potevo subire la stessa sorte toccata agli ostaggi delle Ardeatine». Poi, concludendo, «che anche fra noi italiani ci sono degli uomini che pensano giusto...anche quando coloro che pensano e vedono ingiusto sono i padroni della piazza» e congedava, «Auguri, signor Capitano».<ref>{{cita news|url= https://www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html|titolo=Quando Montanelli scrisse al condannato: "Capitano, è una sentenza insensata"|data=12 ottobre 2013|autore=[[Fausto Biloslavo]]|editore=[[il Giornale]]| accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220420022935/http://www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html |dataarchivio= 20 aprile 2022 |urlmorto=no}}</ref>
Riguardo alla piccola Destà, comprata a 12 anni, Montanelli affermò: «Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita [[Infibulazione|infibulata]]: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressoché insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile.»<ref>{{cita libro|titolo=Patria 1978-2010|autore=Enrico Deaglio|anno=2010|editore= Il Saggiatore|p=335|ISBN=978-88-565-0213-8}}</ref>
 
Nel 1999, durante il processo al capitano nazista [[Theodor Saevecke]] per la [[strage di Piazzale Loreto]], citato dalla difesa come testimone, attribuiva ogni responsabilità ai fascisti: «A San Vittore era noto che la rappresaglia era stata attuata dai repubblichini. E lo confermano le modalità con cui avvenne: i tedeschi erano soliti agire spietatamente ma secondo i regolamenti, invece quella di piazzale Loreto fu un'operazione sciabattona, i fascisti fecero scendere i detenuti dai camion e li fecero cominciare a correre, poi gli spararono alle spalle».
Incalzato sulla possibilità di prelevare 15 detenuti senza il consenso dell'ufficiale delle [[SS]], rispose: «Sì, perché in carcere i detenuti si dividevano in quelli "ostaggio" dei repubblichini e quelli nelle mani dei tedeschi, e ognuno disponeva dei suoi liberamente». E ribatteva: «Gli interrogatori dei tedeschi erano lunghi, snervanti, ma né io né altri subimmo delle brutalità». Il [[Pubblico ministero (ordinamento italiano)|PM]] espose una sua lettera di quel periodo in cui scriveva: «con una carezza particolarmente delicata i tedeschi mi ruppero una costola e mi lesionarono il fegato». Giustificava contraddicendosi: «A venire picchiato non ero stato io, ma [[Vittorio Gasparini|Gasparini]]. E a picchiare non erano stati i tedeschi ma i repubblichini». Poi, per la prima volta, ridimensionava il Cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster|Schuster]] nella sua liberazione dal carcere per attribuirla alla spia dell'[[OVRA]] [[Luca Osteria|Ugo Osteria]], ma senza chiarire il suo permesso di espatrio da parte di Saevecke. All'indignazione dei familiari delle vittime durante tutta la sua deposizione, terminava: «Rumoreggino pure, me ne fotto dei loro rumori. Io le bugie non le dico».<ref>{{cita news|url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/14/montanelli-testimone-ss-ma-gentiluomo.html|titolo=Montanelli testimone Ss ma gentiluomo |data=14 maggio 1999|autore=Alberto Custodero, Luca Fazzo|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]| accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220425145643/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/14/montanelli-testimone-ss-ma-gentiluomo.html |dataarchivio= 25 aprile 2022 |urlmorto=no}}</ref>
 
== Opere ==
===Prime edizioni===
{{div col|cols=3}}
* ''Commiato dal tempo di pace'', Roma, Il Selvaggio, 1935.
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* ''Primo tempo'', Milano, Panorama, 1936.
* ''Guerra e pace in Africa Orientale'', Firenze, Vallecchi, 1937.
* ''Ambesà. Racconto'', Milano, Fratelli Treves Editori, 1938; II ed., Milano, Garzanti, 1940.
* ''Albania una e mille'', Torino, Paravia, 1939.
* ''Giorno di festa'', Collana I narratori dello "Specchio", Milano, Mondadori, 1939 -1942; secondaII edizione:ed. ampliata, Mondadori, 1942; Milano, Rizzoli, 1968.
* ''Vecchia e nuova Albania'', Milano, Garzanti, 1939.
* ''I cento giorni della Finlandia'', Collana Pagine dell'ora, Milano, Garzanti, 1940.
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* ''Guerra nel fiordo'', Collana La guerra per l'Europa n.3, Milano, Mondadori, 1942.
* ''La lezione polacca'', Milano, Mondadori, 1942.
* ''Qui non riposano. Romanzo'', Milano, Antonio Tarantola Editore, I edizione:ed. agosto 1945 - II edizione:ed. ottobre 1945; Milano, Mondadori, 1949<ref>Uscì per la prima volta a puntate sul settimanale ''Illustrazione ticinese'', nell'inverno 1944-45, in Svizzera con ilcol titolo ''Eine italienische tragödie''.</ref>; Edizioneed. integrale, Collana Biblioteca Moderna, Milano, Mondadori, III edizioneed. maggio 1949; Venezia, Marsilio, 1982-1987; Collana La Scala, Milano, [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]], 2001, ISBN 978-88-1712-573-4.
* ''Il buonuomo Mussolini'', Milano, Serie polemica n.6, Milano, Edizioni Riunite, 1947.
* ''Vita sbagliata di un fuoruscito. [[Aleksandr Ivanovič Herzen|A. Herzen]], 1811-1871'', Collana Il Cammeo n.8, Milano, Longanesi, 1947; II edizione riveduta: ''Herzen: Vita sbagliata di un fuoruscito'', Milano, Rizzoli, 1961.
* ''L'illustre concittadino'', con Mario Luciani, Torino, Società Editrice Torinese, 1949.
* ''Morire in piedi. Rivelazioni sulla Germania segreta 1938-1945'', Milano, Longanesi, 1949; oggi nella Collana Opere di Indro Montanelli, Prefazione di [[Sergio Romano]], Milano, Rizzoli, 2006, ISBN 88-17-00922-9.
* ''Padri della Patria'',(ritratti di [[Winston Churchill]], [[António de Oliveira Salazar]], [[Francisco Franco]], [[Alcide De Gasperi]], [[Cesare Maria De Vecchi]]), Milano, Mondadori, 1949.
* ''Incontri''
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* ''I sogni muoiono all'alba. Commedia in 2 tempi'', Milano, Il Teatro delle novità, 1960.
* ''[[Garibaldi]]'', con [[Marco Nozza]], Milano, Rizzoli, 1962, ISBN 88-17-42701-2.
* ''Teatro: Viva la dinamite! I sogni muoiono all'alba. Kibbutz. ResistèResisté. Cesare e Silla'', Milano, Rizzoli, 1962.
* ''Gente qualunque'', Nuova ed. ampliata, Milano, Rizzoli, 1963; riedito nel 2003, nella Collana Opere di Indro Montanelli, Rizzoli, 2003, ISBN 88-17-00020-5.
* ''Dante e il suo secolo'', Milano, Rizzoli, 1964, ISBN 88-17-42000-X.
* IndroI. Montanelli, [[Alberto Cavallari]], [[Piero Ottone]], [[Gianfranco Piazzesi]], [[Giovanni Russo]], ''Italia sotto inchiesta. [[Corriere della Sera]] (1963-65)'', Firenze, Sansoni, 1965.
* ''L'Italia dei secoli bui. Il Medio Evo sino al Mille'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1965.
* ''L'Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1966.
* ''L'Italia dei secoli d'oro. Il Medio Evo dal 1250 al 1492'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1967.
* ''L'Italia della Controriforma (1492-1600)'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1968, ISBN 88-17-42710-1.
* ''L'Italia del Seicento (1600-1700)'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1969.
* ''Per Venezia'', Venezia, Sodalizio del libro, 1970.
* ''Rumor visto da Montanelli'', a cura di Delio Giacometti e Quintino Gleria, Vicenza, Neri Pozza, 1970. [edizione fuori commercio di due articoli apparsi su ''Il Corriere della Sera'' il 28 gennaio 1964 e l'11 luglio 1970]
* ''Venezia. Caduta e salvezza'', con Giuseppe Samonà e Francesco Valcanover, Sansoni, Firenze, 1970.
* ''L'Italia del Settecento (1700-1789)'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1970.
* I. Montanelli-[[Umberto Baldini]], ''Arturo Checchi a Fucecchio'', a cura di Zena Checchi Fettucciari, Firenze, Vallecchi, 1971.
* ''L'Italia giacobina e carbonara (1789-1831)'', Milano, Rizzoli, 1971.
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* ''L'Italia dei Notabili (1861-1900)'', Milano, Rizzoli, 1973.
* ''L'Italia di Giolitti (1900-1920)'', Milano, Rizzoli, 1974.
* ''I libelli'', (contiene ''Mio Marito [[KarlCarlo Marx]]'', ''Il buonuomo Mussolini'', ''Addio, Wanda!''), Milano, Rizzoli, 1975; poi inMilano, BUR, 1993-2001, ISBN 88-17-11586-X.
* ''Il generale Della Rovere. Introduzione di [[Geno Pampaloni]]'', Nuova ed., Collana BUR n.53, Milano, Rizzoli, 1975.
* ''I Protagonisti'', Milano, Rizzoli, 1976, ISBN 978-88-1742-718-0.
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* ''L'Italia dell'Asse (1936-10 giugno 1940)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1980.
* ''Incontri italiani'', Milano, Rizzoli, 1982, ISBN 978-88-1742-800-2.
* ''L'Italia della disfatta (10 giugno 1940-8 settembre 1943)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1982.
* ''L'Italia della guerra civile (8 settembre 1943-9 maggio 1946)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1983.
* ''Leo Longanesi'', con [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], Milano, Rizzoli, 1984.
* ''L'Italia della Repubblica (2 giugno 1946-18 aprile 1948)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1985, ISBN 88-17-42724-1.
* ''L'energia e la storia'', con [[Mario Cervi]], Roma, Ente Nazionale per l'Energia Elettrica, 1986.
* ''Professione verità'' (contiene i reportages: Giappone '51, Ungheria '56, Toscana '62), Roma-Bari, Laterza-Cassa di Risparmio della Spezia, 1986.
* ''Sommario di storia d'Italia dall'Unità ai giorni nostri'', con [[Paolo Granzotto]], Milano, Rizzoli, 1986, ISBN 978-88-1742-802-6.
* ''Controcorrente 1974-1986'', Milano, Mondadori, 1987, ISBN 978-88-0430-055-7.
* ''Figure & figuri del Risorgimento'', con una nota biografica di postfazione di [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], Pavia, Editoriale Viscontea, 1987, ISBN 88-7807-009-2.
* ''L'Italia del miracolo (14 luglio 1948-19 agosto 1954)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1987, ISBN 88-17-42725-X.
* ''Montanelli narratore. Da Giorno di festa a Qui non riposano, da Paura a Gallarate a Gente qualunque'', Milano, Rizzoli, 1988.
* ''Ritratti'', a cura di Paolo Granzotto, Milano, Rizzoli, 1988, ISBN 978-88-1742-803-3. ([galleria di ritratti estrapolati dai libri di Storia di Montanelli).]
* ''L'Italia dei due Giovanni (1955-1965)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1989, ISBN 978-88-1742-726-5.
* ''Milano Ventesimo secolo. Storia della capitale morale da Bava Beccaris alle Leghe'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1990; nuova edizione rivista, ampliata e aggiornata da Mario Cervi dopo la morte di Montanelli: ''Milano Ventesimo secolo. Storia della capitale morale da Bava Beccaris all'anno 2000'', Milano, SuperBur Saggi, 2002, ISBN 88-17-11719-6.
* ''Caro direttore. 1974-1977. Il meglio della rubrica "La parola ai lettori"'', Milano, Rizzoli, 1991, ISBN 88-17-42728-4.
* ''Firenze'', Collana Passpartout, Milano, Mondadori, 1991, ISBN 978-88-0437-756-6.
* ''L'Italia degli anni di piombo (1965-1978)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1991, ISBN 88-17-42805-1.
* {{Cita libro|titolo=Dentro la Storia. Finlandia 1939-40. Ungheria 1956|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1992|isbn=978-88-17-42806-4}}
* ''Il testimone'', a cura di [[Manlio Cancogni]] e Piero Malvolti, Collana Il Cammeo n.232, Milano, Longanesi, 1992, ISBN 88-304-1063-2; Milano, TEA, 1993.
* {{Cita libro|titolo=Il meglio di «Controcorrente». 1974-1992 (antologia della rubrica tenuta su [[il Giornale]])|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993|isbn=978-88-17-42807-1}} - Collana Montanelli giornalista, Milano, Rizzoli, 2005, ISBN 978-88-1700-906-5.
* {{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|altri=con Mario Cervi|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993|isbn=978-88-17-42729-6}}
* ''Caro Lettore. Il meglio della rubrica "La parola ai lettori". 1978-1981'', Milano, Rizzoli, 1994, ISBN 88-17-42730-6.
* ''Istantanee. Figure e Figuri della Prima Repubblica'', Milano, Rizzoli, 1994, ISBN 88-17-42729-2.
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* {{Cita libro|titolo=Una Voce poco fa (contiene i più importanti editoriali apparsi sul quotidiano [[La Voce (quotidiano)|La Voce]])|edizione=Collana Tendenze|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=1995|isbn=978-88-15-05136-3}}
* ''Indro Montanelli: la mia «Voce»'', (intervista di [[Giancarlo Mazzuca]]), Milano, Sperling & Kupfer, 1995.
* ''L'Italia di Berlusconi (1993-1995)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1995, ISBN 88-17-42810-8.
* ''L'Italia dell'Ulivo (1995-1997)'', con [[Mario Cervi]], Milano, Rizzoli, 1997, ISBN 88-17-42810-8.
* ''Le Stanze. Dialoghi con gli italiani'', Milano, Rizzoli, 1998, ISBN 88-17-85259-7.
* {{Cita libro|titolo=L'Italia del Novecento|altri=con [[Mario Cervi]]|edizione=[[Collana Storica Rizzoli|Collana Storica]]|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1998|isbn=978-88-17-86014-7}}
* {{Cita libro|titolo=La stecca nel coro. 1974-1994: una battaglia contro il mio tempo|url=https://archive.org/details/lasteccanelcoro10000mont|altri=a cura di [[Eugenio Melani]] (antologia di editoriali pubblicati in prima pagina su [[il Giornale]])|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1999|isbn=978-88-17-86284-4}}
* ''Opera all'Arena'', Cartedit, 2000, pp.&nbsp;80.
* ''L'Italia del Millennio. Sommario di dieci secoli di storia'', con [[Mario Cervi]], Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli, 2000, ISBN 978-88-1786-608-8.
* Colloquio sul Novecento: 31 gennaio 2001, Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio / con [[Vittorio Foa]], [[Rita Levi-Montalcini]], Indro Montanelli, [[Leopoldo Pirelli]]; coordinato da [[Maurizio Viroli]]; introdotto da [[Luciano Violante]] - Roma, [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]], 2001.
* {{Cita libro|titolo=Il Generale Della Rovere|url=https://archive.org/details/ilgeneraledellar0000mont|altri=prefazione di [[Gianni Riotta]], con un'intervista di [[Michele Brambilla]] all'Autore|edizione=Collana La Scala|città=Milano|editore=BUR|anno=2001|isbn=978-88-17-86679-8}}
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=== Pubblicazioni postume ===
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* {{Cita libro|titolo=Le Nuove Stanze|url=https://archive.org/details/lenuovestanze0000mont|altri=Prefazione di [[Ferruccio de Bortoli]], a cura di [[Michele Brambilla]]|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2001|isbn=978-88-17-86842-6}}
* ''Soltanto un giornalista. Testimonianza resa a [[Tiziana Abate]]'', Milano, Rizzoli, 2002, ISBN 978-88-1712-991-6.
* ''Caro Indro... Dialoghi di Montanelli con il direttore di OGGI. 1993-2001. Il meglio di una rubrica di successo durata otto anni'', a cura di [[Paolo Occhipinti]], supplemento al settimanale ''Oggi'' n. 30 del luglio 2002, Milano, [[RCS MediaGroup|RCS]].
* ''Tesio'', Collana Equitare per piacere, [[Rosia (Sovicille)|Rosia (Siena)]], Equitare, 2004, ISBN 978-88-882-6640-4. [testo tratto da ''Pantheon minore'', Longanesi, 1952]
* ''Il Generale Della Rovere''. Prefazione di [[Sergio Romano]], Collana I Grandi Romanzi Italiani n. 28, allegato al [[Corriere della Sera]], Milano, RCS Quotidiani, 2003.
* {{Cita libro|titolo=Senza Voce. Breve storia di un giornale-fenomeno: i testi e i fotomontaggi più belli|altri=Prefazione di [[Ferruccio de Bortoli]], postfazione di [[Vittorio Corona]]|edizione=Collana Saggi|città=Milano|editore=BUR|anno=2005|isbn=978-88-17-00633-0}}
* ''La "mia" Firenze'', San Miniato, FM Edizioni, 2005.
* ''Istantanee-Caro Direttore-Caro Lettore-Il meglio di controcorrente'', (cofanetto di 4 volumi), Collana Saggi, BUR, Milano, 2006, ISBN 978-88-17-01431-1.
* {{Cita libro|titolo=La sublime pazzia della rivolta. L'insurrezione ungherese del 1956 (raccoglie gli articoli scritti per il [[Corriere della Sera]], già presenti nel volume Dentro la Storia)|altri=Prefazione di [[Miriam Mafai]]|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2006|isbn=978-88-17-01444-1}}
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* ''Per Venezia. Libro+DVD. a cura di Nevio Casadio'', (raccolta di 4 articoli apparsi il 22, 23, 24, 26 novembre 1968 sul [[Corriere della Sera]] + il film-inchiesta tv ''Montanelli-Venezia'', trasmesso sulla [[Rai]] il 12 novembre 1969), Collana Gli Specchi, Marsilio, Venezia, 2010 ISBN 978-88-317-0727-5
* {{Cita libro|titolo=Ricordi sott'odio. Ritratti taglienti per cadaveri eccellenti (antologia di epitaffi)|altri=a cura di [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]]|edizione=Collana Saggi Italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2011|isbn=978-88-17-04963-4}}
* {{Cita libro|titolo=Ve lo avevo detto. Berlusconi visto da chi lo conosceva bene (raccolta di editoriali e risposte ai lettori)|url=https://archive.org/details/veloavevodettobe0000mont|altri=prefazione di [[Massimo Fini]]|edizione=Collana Saggi italiani|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2011|isbn=978-88-17-05317-4}}
* {{Cita libro|titolo=Nella mia lunga e tormentata esistenza. Lettere da una vita|altri=a cura di [[Paolo Di Paolo]]|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2012|isbn=978-88-17-05710-3}}
* {{Cita libro|autore=[[Paolo Poli]]-[[Pietro Pancrazi]]-[[Giovanni Papini]]-I. Montanelli|titolo=Pinocchio|editore=Elliot|città=Roma|anno=2015|isbn=978-88-6993-013-3}}
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* {{Cita libro|titolo=Da inviato di guerra. Lo squadrismo romeno|altri=a cura di Claudio Mutti|editore=Edizioni di AR|città=|anno=2018|isbn=978-88-98672-90-5}}
* {{Cita libro|titolo=Cialtroni. Da Garibaldi a Grillo: gli italiani che disfecero l'Italia|altri=a cura di [[Paolo Di Paolo]], Postfazione di [[Beppe Grillo]]|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2019|isbn=978-88-17-10988-8}}
* {{Cita libro|titolo=Dante Alighieri ovvero Durante di Alighiero degli Alighieri|altri=Prefazione di [[Gianfranco Ravasi]]|editore=De Piante Editore|città=Bursto Arsizio|anno=2021|isbn=979-12-803-6209-4|p=56}} [profilo di Dante uscito in allegato a ''Il Giornale'' nel 1993 per la serie ''I Protagonisti'']
* {{Cita libro|titolo=Se non mi capite, l'imbecille sono io. Autobiografia irregolare di un genio italiano|altri=a cura di Guendalina Sertorio e Alberto Malvolti<ref>Presidente della Fondazione Montanelli Bassi</ref>|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2022|isbn=978-88-171-6396-5}}
* {{Cita libro|titolo=Contro ogni censura. Un rimedio peggiore del male|altri=Introduzione di [[Marcello Veneziani]]|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2023|isbn=978-88-171-8230-0}}
* {{Cita libro|titolo=Come un vascello pirata. 50 anni de ''il Giornale'' nelle parole del suo fondatore|altri=Introduzione e cura di [[Luigi Mascheroni]]|edizione=Collana Saggi italiani|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2024|isbn=978-88-171-8992-7}}
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=== Opere teatrali ===
Montanelli fu un grande estimatore e frequentatore del teatro e, in particolare, del [[Varietà (spettacolo)|teatro di varietà]].<ref>{{cita news|titolo=Dopo quarant'anni Paolo Mosca ripropone «Il petto e la coscia» di Montanelli|data=27 febbraio 2007|accesso=3 ottobre 2012|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/febbraio/27/Dopo_quarant_anni_Paolo_Mosca_co_10_070227046.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180225/http://archiviostorico.corriere.it/2007/febbraio/27/Dopo_quarant_anni_Paolo_Mosca_co_10_070227046.shtml}}</ref>. Da giovane, secondo la testimonianza di [[Gastone Geron]], fece parte per una stagione della compagnia di [[Nanda Primavera]] (di cui era innamorato).<ref>{{Cita news|autore=Dino Messina|titolo=Il destino d'essere Indro|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/07_Luglio/08/Indro.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|data=8 luglio 2004|accesso=14 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161220151238/http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/07_Luglio/08/Indro.shtml|dataarchivio=20 dicembre 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Maria Grazia Gregori|titolo=L'Unità - Edizione Nazionale - 10/10/2001|url=http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/10000/8064.xml?key=Maria+Grazia+Gregori&first=621&orderby=1&f=fir|pubblicazione=l'Unità|data=10 ottobre 2001|accesso=25 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130209143619/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/10000/8064.xml?key=Maria+Grazia+Gregori&first=621&orderby=1&f=fir|dataarchivio=9 febbraio 2013}}</ref>. Dal [[1937]] al [[1965]] scrisse una decina di [[commedie]] che furono messe in scena da vari teatri di [[Milano]], [[Roma]] e [[Torino]]:
* ''L'idolo'' (1937) rappresentato al Teatro Sperimentale [[Gruppi Universitari Fascisti|GUF]] di Firenze, aprile 1938, regia di Giorgio Venturini.<ref>Articolo in ''Scenario'', maggio 1938.</ref>.
* ''Lo specchio delle vanità'' (1942), allestita al [[Teatro Carignano]] di Torino.
* ''L'illustre concittadino'' (1949), allestita al Teatro Excelsior di Milano (scritta con Mario Luciani).
Riga 538 ⟶ 590:
* ''Il vero generale Della Rovere'' (1965), allestita al Teatro Sant'Erasmo di Milano (scritta con Vincenzo Talarico).
 
Nel 1959 collaborò con [[Federico Zardi]] e [[Vittorio Gassman]] alla stesura dei testi per la trasmissione televisiva ''[[Il Mattatore (programma televisivo)|Il Mattatore]]''.<ref name=edt>{{Cita libro|autore=Aldo Grasso (a cura di)|titolo=[[Enciclopedia della televisione]]|città=Milano|editore=Garzanti|anno=2008}}</ref>.
 
=== Traduzioni ===
Riga 545 ⟶ 597:
 
=== Curatele ===
Del libro di Quinto Navarra - non cameriere, bensì commesso a Palazzo Venezia di Mussolini - il ruolo di ''ghostwriters'' spetta a Montanelli e Leo Longanesi: essi raccolsero i racconti del Navarra, scrivendo materialmente il volume. Delle memorie del sicario di Giacomo Matteotti, Amerigo Dùmini, a Montanelli va ascritta la trascrizione della versione raccolta nel libro.<ref>http{{Cita web | url= https://www.avantionline.it/leo-longanesi-il-servilismo-e-la-penna-acida-della-reazione/ | titolo= Leo Longanesi, il servilismo e la penna acida della reazione | autore= Nunzio Dell’Erba | sito= [[Avanti!]] | data= 14 ottobre 2016 | accesso= 27 agosto 2022 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210509143106/https://www.avantionline.it/leo-longanesi-il-servilismo-e-la-penna-acida-della-reazione/ | dataarchivio= 9 maggio 2021 | urlmorto= sì }}</ref>
 
* {{Cita libro|autore=[[Quinto Navarra]]|titolo=Memorie del cameriere di Mussolini|editore=Longanesi|città=Milano|anno=1946}} - Prefazione di I. Montanelli, Milano, Longanesi, 1983; Introduzione di [[Stefano Benni]], Napoli, L'ancora del Mediterraneo, 2004<ref>senza la prefazione di Montanelli</ref>; Adler, 2020, ISBN 978-88-944-6959-2.
* {{Cita libro|autore=[[Amerigo Dùmini]]|titolo=17 colpi|editore=Longanesi|città=Milano|anno=1950}}
* ''Terzo Reich: storia del nazismo'', a cura e con la prefazione ad ognuno dei 3 volumi di I. Montanelli, Roma, Sadea Editore, 1965.
 
Negli anni Settanta, Montanelli diresse ''Gli Italiani'', una [[collana editoriale|collana]] di biografie di personaggi storici, scritte quasi tutte da autori italiani, pubblicata dall'Editore Rizzoli. Tra i biografati si citano: Leopardi, di [[Iris Origo]]; Galla Placidia, di [[Lidia Storoni Mazzolani]]; Cafiero, di [[Pier Carlo Masini]]; Cagliostro, I Borgia (entrambi di [[Roberto Gervaso]]); Tiziano, di [[Neri Pozza]]; Nino Bixio, di Marcello Staglieno; Puccini, di [[Enzo Siciliano]]; Metastasio e Baretti, scritti da [[Maria Luisa Astaldi]]; [Gioacchino] Belli, di [[Massimo Grillandi]]; Foscolo, di [[Enzo Mandruzzato]]; Boccaccio e ''[[Pietro Aretino|L'Aretino]]'', di [[Cesare Marchi]]; Fenoglio, di [[Davide Lajolo]].
 
=== Prefazioni, introduzioni e presentazioni ===
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* [[Amerigo Bartoli]], ''Italiani in casa'', Milano, Mondadori, 1957.
* F. Pestellini, ''[[Paulo Ghiglia]] nella vita e nell'arte'', Roma, Edizioni Corso, 1960.
* [[Michele Pellicani]], ''Radiografia del comunismo'', Roma, Società Editrice Democratica, 1961.
* Jean D'Hospital, ''Roma in confidenza'', Milano, Rizzoli, 1963.
* [[Cesarino Branduani]], ''Memorie di un libraio'', Milano, Longanesi, 1964.
* [[Colette Rosselli]], ''Il Grande libro della casa a cura di Donna Letizia'', Roma, Armando Curcio Editore, 1967.
* [[Giuseppe Barigazzi]], ''Le osterie di Milano'', Milano, Mursia, 1968.
* Leo Longanesi, ''In piedi e seduti'', Milano, Longanesi, 1968.
* ''[[Cesare Monti (pittore)|Cesarino Monti]]'', Milano, Petrus, 1968.
Riga 569 ⟶ 625:
* Giorgio Torelli, ''Cosa Nostra'', Milano, Rusconi, 1976.
* AA.VV., ''Il GOTHA'', Milano, Società Europea di Edizioni, 1977.
* Francesco Candura, ''50 piccoli saggi'', Aurora, 1979.
* [[Alberto Pasolini Zanelli]], ''I liberalcristiani all'appuntamento con l'Europa'', Milano, Editoriale Nuova, 1979.
* Renzo Trionfera, ''Valzer di marescialli: 8 settembre 1943'', Milano, Editoriale Nuova, 1979.
Riga 593 ⟶ 650:
* AA.VV., ''Storia di Milano. Dai Romani a Tognoli'', Milano, Mondadori, 1986.
* Alberto Pasolini Zanelli, ''Città e il sogno'', Roma, Crocetti, 1986.
* {{Cita libro|autore=[[Jessie White|Jessie White Meriton]]|titolo=Della vita di Giuseppe Mazzini|editore=[[Edizioni Astra|Astra]]|città=Milano|anno=1986}}
* [[Elisabetta Fiorentini]], ''Dietro la lavagna'', Ferrara, Corso, 1986; Collana Pomeriggi NAVIGARE, Empoli, Ibiskos, 1995.
* {{Cita libro|autore=[[Francesco Guicciardini]]|titolo=[[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]]|altri=saggio introduttivo di Montanelli e R. Gervaso, 8 voll. (ristampa anastatica dell'edizione di Pisa del 1822)|editore=International Advertising|città=Bologna|anno=1987}}
* {{Cita libro|autore=[[Luciano Satta]]|titolo=Matita rossa e blu: lo stato della lingua italiana nell'esame spietato ma scherzoso compiuto su 110 scrittori contemporanei|editore=Bompiani|città=Milano|anno=1989|isbn=978-88-452-1440-0}}
* [[Achille Campanile]], ''La televisione spiegata al popolo'', a cura di Aldo Grasso, con una nota di Oreste Del Buono, Milano, Bompiani, 1989.
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* [[Marco Travaglio]], ''Stupidario del calcio e di altri sport'', Milano, Mondadori, 1993.
* [[Giuseppe Prezzolini]], ''Ideario'', con un "Ritratto" di I. Montanelli, Milano, Corbaccio, 1993; Milano, Ponte Alle Grazie, 1998.
* ''"Il Bel Paese". Cento anni d'amore per l'Italia. 1894-1994'', Testi a cura di Antonio Preiti, iconografia a cura di Cesare Colombo, Milano, Touring Club Italiano, 1994, ISBN 978-88-365-0574-6.
* Nicola Dioguardi, ''Lettere al Cardinale'', Milano, Mursia, 1994.
* [[Nicola Dioguardi]], ''Lettere al Cardinale'', Milano, Mursia, 1994.
* [[Federico Orlando]], ''I 45 giorni di Badoglio'', Roma, Bonacci, 1994.
* [[Alberto Pasolini Zanelli]], ''Americani'', Milano, Mondadori, 1994.
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* Gigi Riva e Marco Ventura, ''Jugoslavia il nuovo Medioevo. La guerra infinita e tutti i suoi perché'', Milano, Mursia, 1994.
* [[Mario Cecchi Gori]], ''Pasta d'uomo. Il film della mia vita'', Milano, Mondadori, 1994.
* [[Gianni Rizzoni]], ''Dreyfus. Cronaca illustrata del caso che ha sconvolto la Francia'', Milano, Editoriale Giorgio Mondadori, 1994.
* [[Monica Setta]], ''Berlusconi sul sofà. Manuale per far carriera nella Seconda Repubblica'', Napoli, Tullio Pironti Editore, 1994.
* [[Alessandro Pavolini]], ''Scomparsa d'angela'', Cyrano, 1995.
* Marco Travaglio, ''Il pollaio delle libertà. Detti, disdetti e contraddetti'', Firenze, Vallecchi, 1995.
* [[Elisabetta Fiorentini]], ''Dietro la lavagna'', Collana Pomeriggi Navigare, Empoli, Ibiskos, 1995.
* Luigi Crivelli, ''Schuster. Un monaco prestato a Milano'', Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1996.
* Marzio G. Mian, ''Karadzic. Carnefice psichiatra poeta'', Milano, Mursia, 1996.
* [[Gian Antonio Stella]], ''Dio Po. Gli uomini che fecero la padania'', Milano, Baldini & Castoldi, 1996.
* [[Luigi Bacialli]], ''Un italiano in Italia. Guida semiseria al paese dei furbi'', Prefazione di I. Montanelli, Introduzione di [[Giuseppe Turani]], Bergamo, Larus, 1996.
* Gigi Garanzini, ''Il romanzo del vecio. Enzo Bearzot, una vita in contropiede'', Milano, Baldini & Castoldi, 1997.
* [[Piero Gheddo]], ''Missionario. Un pensiero al giorno'', Novara, Piemme, Novara, 1997.
* [[Lorenzo Bedeschi]], ''Padre Marella. Un prete accattone a Bologna'', Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1998.
* Nico Acquarone, ''Quante pecore hai?'', Milano, All'insegna del pesce d'oro, Scheiwiller, 1998.
* [[Dino Cofrancesco]], ''Il linguaggio della politica. Vademecum per il cittadino'', ECIG, 1999, ISBN 978-88-754-5866-9.
* Giuseppe Prezzolini, ''Diario 1968-1982'', Milano, Rusconi, 1999.
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* Angelo Cremonesi, ''Milano. Il fascino dei navigli. Testi di Francesco Ogliari e Franco Fava'', Genova, De Ferrari Editore, 2000.
* [[Emil Ludwig]], ''Colloqui con Mussolini'', Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 2000.
* [[Paolo Mieli]], ''Le Storie, la storia. Dall'Atene di Alcibiade al Giubileo del 2000'', nuova edizione aggiornata, prefazione di I. Montanelli,<ref>viene riportata la recensione di Montanelli alla prima edizione del libro, pubblicato nel 1999, apparsa in un articolo uscito su ''Il Corriere della Sera'' nel 1999</ref>, Collana SuperBur Saggi, Milano, BUR, 2000, ISBN 978-88-178-6401-5.
* [[Orio Vergani]], ''Alfabeto del XX secolo. Protagonisti, eventi, luoghi, storie del Novecento nell'"enciclopedia" di un grande del giornalismo'', Milano, Baldini & Castoldi, 2000.
* [[Benito Mussolini]], ''Mussolini giornalista, a cura di [[Renzo De Felice]]. 1912-1922: i migliori articoli degli anni alla direzione dell'"Avanti" e de "Il Popolo d'Italia"'', Collana SuperBur Saggi, Milano, BUR, 2001.
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|luogo= 27 dicembre [[1963]].<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=259531|titolo=Montanelli Dott. Indro – Medaglia d'oro al merito civile|editore=''Quirinale.it''|data=27 dicembre 1963|accesso=11 dicembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140820045334/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=259531|dataarchivio=20 agosto 2014|urlmorto=no}}</ref>.
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{{Onorificenze
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|luogo=[[Roma]], 15 dicembre [[1995]].<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=11503|titolo=Montanelli Dott. Indro – Medaglia d'oro al merito civile|editore=''Quirinale.it''|data=15 dicembre 1995|accesso=9 aprile 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303180753/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=11503|dataarchivio=3 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>.
}}
{{Onorificenze
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}}
==Intitolazioni==
A Indro Montanelli sono intitolate: una via a Roma, una a [[Cambiago]] (MI), una piazza a [[Sesto San Giovanni]] (MI), una piazza a Montesilvano (PE) e i giardini milanesi dove era solito passeggiare durante le pause di lavoro. Al giornalista è intitolata anche una scuola: il Liceo classico di [[San Marco in Lamis]] (FG).
 
== Note ==
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== Bibliografia su Indro Montanelli ==
 
{{div col}}
* Alessandro Scurani, ''Montanelli. Pro e contro'', Milano, Letture, 1971.
* Gennaro Cesaro, ''Dossier Montanelli'', Napoli, Fausto Fiorentino, 1974.
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* Ettore Baistrocchi, ''Lettere a Montanelli'', Roma, Palazzotti, 1993.
* Piero Malvolti, ''Indro Montanelli'', Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1993.
* [[{{Cita libro|nome=Mario|cognome=Cervi|wkautore=Mario Cervi]]|nome2=Gian eGaleazzo|cognome2=Biazzi [[Vergani|wkautore2=Gian Galeazzo Biazzi Vergani]], ''|titolo=I vent'anni del "Giornale" di Montanelli. 25 giugno 1974 - 12 gennaio |edizione=1|data=1994'', Milano, |editore=Rizzoli, 1994, |ISBN =978-88-17-84323-7.2}}
* [[Giancarlo Mazzuca]], '' Indro Montanelli: la mia "Voce". Storia di un sogno impossibile raccontata da Giancarlo Mazzuca'', Milano, [[Sperling & Kupfer]], 1995, ISBN 88-200-1904-3.
* [[{{Cita libro|nome=Federico|cognome=Orlando|wkautore=Federico Orlando]], ''|titolo=Il sabato andavamo ad Arcore.: Lala vera storia, documenti e ragioni, del divorzio tra Berlusconi e Montanelli'', Bergamo, |data=1995|editore=Larus, 1995, |ISBN =978-88-7747-954-X.9}}
* {{cita libro | cognome=Borgomaneri | nome=Luigi | titolo=Hitler a Milano. I crimini di Theodor Saeveche capo della Gestapo | anno=1997 | editore=Datanews | città=Roma | isbn=978-88-7981-100-2 | url=http://www.fondazioneisec.it/include/spaw/uploads/files/saevecke.pdf | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120112090218/http://www.fondazioneisec.it/include/spaw/uploads/files/saevecke.pdf }}
* Marcello Staglieno, ''Il Novecento visto da Montanelli: l'eretico della destra italiana'', suppl. a "Lo Stato", Roma, 20 gennaio 1998.
* Marco Delpino, a cura di e con Paolo Riceputi, ''Indro Montanelli: un cittadino scomodo e un'analisi sulla stampa italiana'', Santa Margherita Ligure, Tigullio-Bacherontius, 1999.
* {{Cita libro|nome=Federico |cognome=Orlando, ''|titolo=Fucilate Montanelli.: Dalldall'assalto al «Giornale» alle elezioni del 13 maggio'', Roma,maggio2|edizione=1|collana=Primo piano|data=2001|editore=Editori Riuniti, 2001, riuniti|ISBN =978-88-359-5076-7.9}}
* [[{{Cita libro|nome=Marcello|cognome=Staglieno|wkautore=Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], ''titolo=Montanelli.: Novantnovant'anni controcorrente'', Milano, Mondadori,|edizione=1|collana=Le scie|data=2001, |editore=Mondadori|ISBN =978-88-04-50481-1.8}}
* [[{{Cita libro|nome=Giorgio|cognome=Soavi|wkautore=Giorgio Soavi]], ''|titolo=Indro.: Duedue complici che si sono divertiti a vivere e a scrivere'', Collezione |collana=Il Cammeo n.cammeo|data=2002|editore=Longanesi|volume=388, Milano, Longanesi, 2002, |ISBN =978-88-304-2000-X.7}}
* Gian Luca{{Cita libro|nome=Gianluca|cognome=Mazzini, ''|titolo=Montanelli mi ha detto.: Avventureavventure, aneddoti, ricordi del più grande giornalista italiano'', Rimini, |data=2002|editore=Il Cerchio, 2002, cerchio|ISBN =978-88-8474-025-8.0}}
* {{cita libro | autore-capitolo = [[Arrigo Benedetti]], [[Alberto Moravia]], [[Vitaliano Brancati]] et al. | capitolo = Indro Montanelli | autore = AA.VV. | titolo = Gli scandalosi. Santi, furfanti, geni, provocatori del nostro tempo | anno = 2002 | editore = [[RCS Periodici]] | città = Milano | sbn = RAV1532101}}
* [[Giorgio Torelli]], ''Il Padreterno e Montanelli'', Milano, Ancora, 2003, ISBN 88-514-0090-3.
* [[Giorgio Torelli]], {{Cita libro|titolo=Il Padreterno e Montanelli|data=2003|editore=Àncora|ISBN=978-88-514-0090-3}}
* Paolo Granzotto, ''Montanelli'', Bologna, il Mulino, 2004, ISBN 88-15-09727-9.
* [[Marco Travaglio]], ''Montanelli e il Cavaliere. Storia di un grande e di un piccolo uomo'', Prefazione di [[Enzo Biagi]], Milano, [[Garzanti Libri|Garzanti]], 2004 ISBN 88-11-60034-0; Nuova edizione ampliata nella Collana Saggi, con un saggio introduttivo inedito dell'Autore, Milano, [[Garzanti Libri|Garzanti]], 2009, ISBN 978-88-11-60088-6.
* Marco Travaglio, ''Indro: il 900. Racconti e immagini di una vita straordinaria'', Milano, Rizzoli, 2021.
* Paolo Avanti e Alessandro Frigerio, ''A cercar la bella destra. I ragazzi di Montanelli'', Milano, Mursia, 2005, ISBN 88-425-3406-4.
* Luigi G. De Anna, ''Montanelli e la Finlandia – la memoria perduta'', Parma, Edizioni all'insegna del Veltro, 2005.
* [[Sandro Gerbi]] e Raffaele Liucci, ''Lo stregone. La prima vita di Indro Montanelli'', Torino, Einaudi, 2006, ISBN 88-06-16578-X.
* {{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Avanti|nome2=Alessandro|cognome2=Frigerio|nome3=Indro|cognome3=Montanelli|titolo=A cercar la bella destra: i ragazzi di Montanelli|collana=Testimonianze fra cronaca e storia. Duemila e dintorni|data=2005|editore=Mursia|ISBN=978-88-425-3406-8}}
* Renata Broggini, ''Passaggio in Svizzera. L'anno nascosto di Indro Montanelli'', Milano, Feltrinelli, 2007, ISBN 978-88-07-49054-5.
* {{Cita libro|nome=Sandro|cognome=Gerbi|wkautore=Sandro Gerbi|nome2=Raffaele|cognome2=Liucci|titolo=Lo stregone: la prima vita di Indro Montanelli|collana=Gli struzzi|data=2006|editore=Einaudi|ISBN=978-88-06-16578-9}}
* Federica Depaolis e Walter Scancarello (a cura di), ''Indro Montanelli. Bibliografia 1930-2006'', Pontedera, Bibliografia e Informazione, 2007, ISBN 978-88-902523-1-0.
* {{Cita libro|nome=Renata|cognome=Broggini|titolo=Passaggio in Svizzera: l'anno nascosto di Indro Montanelli|edizione=1. ed. in "Varia."|collana=Varia/Feltrinelli|data=2007|editore=Feltrinelli|ISBN=978-88-07-49054-5}}
* Federica Depaolis e Walter Scancarello (a cura di), {{Cita libro|titolo=Indro Montanelli: bibliografia (1930-2006)|collana=Quaderni|data=2007|editore=Bibliografia e informazione|ISBN=978-88-902523-1-0}}
* [[Giancarlo Mazzuca]], ''Testimoni del Novecento'', Bologna, Poligrafici Editoriale, 2008.
* [[{{Cita libro|nome=Sandro |cognome=Gerbi]] e |nome2=Raffaele |cognome2=Liucci, ''|titolo=Montanelli l'anarchico borghese.: Lala seconda vita 1958-2001'', Torino,|collana=Gli struzzi|data=2009|editore=Einaudi, 2009, |ISBN =978-88-06-18947-1.}}
* Giorgio{{Cita libro|nome=Giorgio|cognome=Torelli, ''|titolo=Non avrete altro Indro.: Montanelli raccontato con nostalgia'', Milano, Ancora, |collana=Profili|data=2009, |editore=Àncora|ISBN =978-88-514-0669-1.}}
* Iacopo Bottazzi, ''Montanelli Reporter. Da Addis Abeba a Zagabria in viaggio con un grande giornalista'', Roma-Reggio Emilia, Aliberti, 2011, ISBN 88-7424-622-6.
* {{Cita libro|nome=Federica De Paolis, ''|cognome=Depaolis|titolo=Tra i libri di Indro: percorsi in cerca di una biblioteca d'autore'',|collana=Notiziario Pontedera,bibliografico toscano. Quaderni|data=2013|editore=Bibliografia e Informazione, 2013, informazione|ISBN =978-88-907250-6-7.}}
* [[{{Cita libro|nome=Sandro |cognome=Gerbi]] e |nome2=Raffaele |cognome2=Liucci, ''|titolo=Indro Montanelli.: Unauna biografia (1909-2001)'',|edizione=Nuova (nuovaedizione|data=2014|editore=Editore ed.Ulrico aggiornata dei due volumi apparsi per Einaudi), Collana Saggistica, Milano, [[Hoepli (casa editrice)|Hoepli]], 2014, ISBN =978-88-203-6352-9.}}
* [[{{Cita libro|nome=Giancarlo|cognome=Mazzuca|wkautore=Giancarlo Mazzuca]], ''|titolo=Indro Montanelli.: Unouno straniero in patria. Prefazione di [[Roberto Gervaso]]'', Collana|edizione=I edizione|collana=Saggi, |data=2015|editore=Cairo Publishing, 2015, |ISBN =978-88-6056052-2603603-8.}}
* {{citaCita libro| nome= Salvatore| cognome= Merlo| titolo= Fummo giovani soltanto allora.: Lala vita spericolata del giovane MontanelliMontanelli2|annoedizione=I edizione|collana=Le scie|data=2016|editore= Mondadori|città= Milano|ISBN=978-88-04-66004-0|cid=Merlo, 2016}}
* Alberto{{Cita libro|nome=Alberto|cognome=Mazzuca, ''|titolo=Penne al vetriolo.: Ii grandi giornalisti raccontano la primaPrima Repubblica'', Bologna, |data=2017|editore=Minerva, 2017, |ISBN =978-88-7387381-1849849-6.}}
* Alberto eMazzuca, [[Giancarlo Mazzuca]], ''Indro Montanelli. Dove eravamo rimasti?'', Milano, Baldini + Castoldi, 2021, ISBN 978-88-938-8430-3.
* "Un Italiano contro: il lungo secolo di Montanelli", a cura di Pier Luigi Vercesi (contributi di Ferruccio De Bortoli; Paolo Milei; Pier Luigi Vercesi; Sergio Romano, Antonio Carioti; Gian Antonio Stella; Isabella Bossi-Fedrigotti; Fernando Mezzetti; Dino Messina; Luigi Offeddu; Beppe Severgnini; Aldo Cazzullo; Donata Righetti; Giangiacomo Schiavi). Milano, Solferino (RCS Mediagroup), 2021.
{{div col end}}
* {{Cita libro|nome=Alberto|cognome=Mazzuca|nome2=Giancarlo|cognome2=Mazzuca|titolo=Silvio in rosso e nero: la vita del Cavaliere in sella all'Italia|edizione=Prima edizione Baldini+Castoldi - La nave di Teseo|collana=Le boe|data=2022|editore=Baldini+Castoldi|ISBN=978-88-9388-497-6}}
 
== Voci correlate ==
* [[ilColette GiornaleRosselli]]
* [[Controcorrente (corsivo)]]
* [[Storia d'Italia (Montanelli)]]
* [[Colette Rosselli]]
* [[Eppur si muove (programma televisivo)]]
* [[Giardini pubblici Indro Montanelli]]
* [[il Giornale]]
* [[La settimana di Montanelli]]
* [[La Voce (quotidiano)]]
* [[Monumento a Indro Montanelli]]
* [[Storia d'Italia (Montanelli)]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.setificio.gov.it/wp-content/uploads/2013/archivio_materiali/biennio_archivio/vajont/def-mon.html|titolo=Indro Montanelli|accesso=6 maggio 2020|dataarchivio=26 settembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200926033247/http://www.setificio.gov.it/wp-content/uploads/2013/archivio_materiali/biennio_archivio/vajont/def-mon.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it|titolo=Fondazione Montanelli Bassi}}
* [https://web.archive.org/web/20121128003644/{{cita testo|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/contro-il-coro/1088/default.aspx |titolo=Contro il coro - Ritratto di Indro Montanelli]|accesso=16 luglio 2019|dataarchivio=28 novembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121128003644/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/contro-il-coro/1088/default.aspx|urlmorto=sì}} La Storia siamo noi
* [[Wikileaks]], [{{cita testo|url=https://wikileaks.org/plusd/cables/1975MILAN01376_b.html |titolo=Conversazione di Montanelli con il console americano a Milano]}} (1º agosto 1975)
* {{cita web|url=http://www.teche.rai.it/multiteca/radio/30173539_09.ram|titolo=Intervista a Montanelli|editore=''Lo specchio del cielo''|anno=1986|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/montanelli2.shtml|titolo=Pagine dedicate a Montanelli, sito del ''Corriere della Sera''}}
* {{cita web|url=http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/montanelli/default.htm|titolo=Pagine dedicate a Montanelli, sito di RaiNews24|accesso=9 giugno 2006|dataarchivio=2 novembre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071102234844/http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/montanelli/default.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.littlecamels.com/indro-montanelli/stanza-montanelli|titolo=Lettere pubblicate ne «La stanza di Montanelli»}}
* {{cita news|autore=[[Giampiero Mughini]]|url=https://www.ilfoglio.it/uffa/2020/03/10/news/montanelli-sapeva-che-solo-chi-si-infanga-puo-attraversare-la-palude-del-tempo-306088/|titolo=Montanelli|pubblicazione=[[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]|data=10 marzo 2020|accesso=22 gennaio 2021}}
* {{cita news|autore=A. Melazzini|url=https://web.archive.org/web/20070927222242/http://www.melazzini.com/it/giornalismo/2004.htm#cervi|titolo=Quando con Indro guardavamo Derrick|pubblicazione=Notiziario della Banca Popolare di Sondrio|data=dicembre 2004|accesso=2 ottobre 2017|dataarchivio=27 settembre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070927222242/http://www.melazzini.com/it/giornalismo/2004.htm|urlmorto=sì}} Intervista a [[Mario Cervi]] su Indro Montanelli.
{{Box successione
|carica = Direttore dellade [[La Domenica del Corriere]]
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|periodo = 16 settembre 1945 - 27 ottobre 1946
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[[Categoria:Anticomunisti italiani]]
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[[Categoria:Vincitori del Premio Bagutta]]
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