Classe Navigatori: differenze tra le versioni
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La '''classe Navigatori''' era una serie di [[nave|navi da guerra]] della [[Regia Marina]] originariamente impostate, nel [[1928]], come appartenenti alla tipologia "[[esploratore (nave)|esploratore]]" e riclassificate [[cacciatorpediniere]] dal 5 settembre [[1938]]. La classe era composta da 12 unità che avevano i nomi di altrettanti celebri navigatori italiani: ''[[Alvise da Mosto (cacciatorpediniere)|Alvise da Mosto]]'', ''[[Antonio da Noli (cacciatorpediniere)|Antonio da Noli]], [[Nicoloso da Recco (cacciatorpediniere)|Nicoloso da Recco]], [[Giovanni da Verrazzano (cacciatorpediniere)|Giovanni da
== Storia ==
La classe Navigatori fu l'ultima classe di "esploratori" progettata e costruita per la Regia Marina, in un momento storico in cui le strategie della guerra marittima stavano già mutando e l'aviazione stava già prendendo un ruolo preponderante nei compiti di ricognizione e avanscoperta<ref name=autogenerato1 />. Per capire quindi i motivi che spinsero la Regia Marina a dotarsi di un tipo di nave di per sé obsoleto occorre fare un passo indietro.
Dall'[[Unità d'Italia]] in poi cominciò a farsi strada nella classe politica italiana l'idea dell'[[Colonialismo italiano|espansione imperialista]]. Uno degli obbiettivi più prevedibili era l'egemonia nello scacchiere mediterraneo e per rendere il [[Mediterraneo]] "mare nostrum" occorreva averne il controllo marittimo e navale. Questi concetti rendevano la [[Francia]] il principale potenziale avversario navale dell'Italia e gli attriti tra le due nazioni si avvicinavano al limite dello scontro quando la [[prima guerra mondiale]], con la necessità di fare fronte comune contro il rischio dell'egemonia degli [[Imperi Centrali]], raffreddò temporaneamente questi attriti. Terminato vittoriosamente il conflitto, le tensioni ripresero e, successivamente al [[Trattato navale di Washington|trattato di Washington]] del [[1920]] in cui l'Italia appoggiata dalla [[Gran Bretagna]] ottenne la parità di tonnellaggio con la Francia<ref>Il trattato di Washington, tra le altre cose, prevedeva i limiti di tonnellaggio totale delle navi da battaglia che ogni nazione aderente poteva possedere. Per Francia e Italia questo limite fu fissato a 177.800 tonnellate (5 unità da 35.000 long tons). Questa decisione indispettì la Francia che dovendo impegnare la propria flotta su due fronti, Atlantico e Mediterraneo, avrebbe voluto per sé un limite più elevato: la parità con l'Italia metteva teoricamente la Francia in condizioni di svantaggio nel Mediterraneo (Alessandro Turrini, ''La strategia italiana dopo la prima guerra mondiale'', in ''La conquista degli abissi'', 2ª ed. Gorizia, Vittorelli Edizioni, 2006, ISBN 88-88264-05-1).</ref>, diedero la spinta ad una strategia di riarmo navale volta interamente alla competizione con la flotta francese<ref>{{cita libro|autore-capitolo= Alessandro Turrini|capitolo= La strategia italiana dopo la prima guerra mondiale|titolo=La conquista degli abissi|edizione= 2ª ed.|città = Gorizia|editore= Vittorelli Edizioni|anno= 2006| ISBN= 88-88264-05-1}}</ref>. Infatti fino verso il 1936 gli strateghi italiani considerarono come ipotesi bellica più verosimile quella di una guerra contro la Francia, che sarebbe stata combattuta prevalentemente a terra e nella quale gli scontri navali sarebbero state delle prove di forza tra le grandi flotte dei due Paesi<ref>{{cita|Giorgerini}}.</ref>.
In quest'ottica di guerra navale classica, oltre a sviluppare le [[Nave da battaglia|navi da battaglia]] e gli [[Incrociatore pesante|incrociatori pesanti]], la Regia Marina riprese in considerazione l'utilizzo degli esploratori, non ritenendo l'arma aerea sufficientemente affidabile e troppo limitata dalle distanze e dalle condizioni atmosferiche. Pertanto, sempre seguendo l'impulso della competizione con le similari navi francesi (in particolare i grossi cacciatorpediniere delle classi [[Classe Chacal|Chacal]] e [[Classe Guépard|Guépard]]), diede il via al progetto e alla costruzione da un lato degli [[Incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] della [[classe Alberto di Giussano]] e dall'altro degli esploratori della classe<ref>Erminio Bagnasco, ''Le costruzioni navali della Regia Marina italiana (1861-1945)'', supplemento al nº 9 di ''Rivista Marittima'', agosto-settembre 1996.</ref>.
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| width=10% align=center|XIV
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| width=30% align=left|''Vivaldi'' {{simbolo|Burgee of commander of a squadron of destroyers of the Regia Marina.svg}}*, ''Da Noli'', ''Malocello'' e ''Pancaldo''
|rowspan="3"|All'inizio delle ostilità la IXª Divisione corazzate (ammiraglio [[Carlo Bergamini|Bergamini]]), comprendente le modernissime unità della [[classe Littorio]], stava terminando il periodo di addestramento e non era ancora operativa. Pertanto la XIV squadriglia venne assegnata provvisoriamente alla IV Divisione incrociatori (ammiraglio Marenco) e la XV squadriglia alla VIII Divisione incrociatori (ammiraglio Legnani).
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| align=center|5 giugno 1927
| align=center|12 agosto 1928
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| Autoaffondato dall'equipaggio il 9 settembre 1943 a [[La Spezia]] dove si trovava per riparazioni.
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* {{cita libro|autore= Aldo Cocchia |titolo= La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942 |città= Roma |editore= Ufficio Storico della Marina Militare |anno= 1962|cid= Cocchia 1962}}
* {{cita libro|autore= Luis De La Sierra |titolo= La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943 |città= Milano |editore= Mursia |anno= 1998 |ISBN= 88-425-2377-1 |cid= Luis De La Sierra}}
* {{cita
* {{cita
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* {{cita libro|autore= Giuseppe Fioravanzo |wkautore= Giuseppe Fioravanzo |titolo= La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941 |città= Roma|editore= Ufficio Storico della Marina Militare |anno= 1959 |cid= Fioravanzo 1959}}
* {{cita libro|autore= Giuseppe Fioravanzo |titolo= La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. V: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 1º aprile 1941 all'8 settembre 1943 |città= Roma |editore= Ufficio Storico della Marina Militare|anno= 1960|cid= Fioravanzo 1960}}
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* {{cita libro|autore= Angelo Iachino |wkautore= Angelo Iachino |titolo= Gaudo e Matapan |città= Milano |editore= Arnoldo Mondadori Editore |anno= 1946}}
* {{cita libro|autore= Angelo Iachino |titolo= Operazione Mezzo Giugno |città= Milano |editore= Arnoldo Mondadori Editore |anno= 1955}}
* {{cita libro|autore= Agostino Incisa Della Rocchetta |titolo= Un CT e il suo equipaggio.
* Mario Leoni, ''Il sommergibile Malaspina è rientrato a Betasom. Le avventure del Comandante Leoni sul smg. Malspina e il c.t. Malocello'', riedizione di ''Sangue di marinai'' a cura di G. Bianchi, 2007.
*{{cita libro|autore= Pier Filippo Lupinacci |titolo= La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine|città= Roma |editore= Ufficio Storico della Marina Militare|anno= 1966}}
* {{cita libro|autore= Francesco Mattesini |titolo= La battaglia di Punta Stilo |città= Roma |editore= Ufficio Storico della Marina|anno= 1990|cid= Mattesini}}
* {{cita libro|autore= Arrigo Petacco |wkautore= Arrigo Petacco |titolo= Le battaglie navali nel Mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale|città= Milano |editore= Arnoldo Mondadori Editore|anno= 1976|cid= Arrigo Petacco}}
* {{cita
* Ufficio Storico della Marina Militare, ''La battaglia dei convogli: 1940-1943'', Roma, 1994.
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