Adolfo Coppedè: differenze tra le versioni
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[[File:Castello Cova di Milano nella sua vista di tre quarti.jpg|thumb|right|Il ''Castello Cova'' a Milano (1915)]]
== Biografia ==
Terzo e ultimo figlio dell'intagliatore ed ebanista [[Mariano Coppedè|Mariano]] e di Antonietta Bizzarri, fratello di [[Gino Coppedè|Gino]] (anch'egli architetto dal quale prende il nome l'
Seguì il suo mentore in giro per le maggiori capitali europee avendo modo di apprendere quanto di più moderno emergeva sull'architettura e al rientro in Italia iniziò la sua attività di progettista costruendo numerosi edifici per il suo mecenate.
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Dopo la fine della [[prima guerra mondiale]] ebbe modo di dedicarsi, assieme al fratello [[Gino Coppedè|Gino]], all'arredamento di interni di alcune navi passeggeri per conto di due diverse società di navigazione italiane.
A partire dal 1926, dopo una accesissima polemica con [[D'Annunzio]] relativa a un progetto mai realizzato a Firenze sul quale anche [[Mussolini]] aveva espresso parere favorevole, il Coppedè rallentò la sua opera limitandola alla sola regione della Toscana dove progettò il [[palazzo dei Sindacati]] e la Casa del Fascio di [[Lastra a Signa]] (FI). Iscrittosi nel 1932 al [[Partito Nazionale Fascista]], partecipò al concorso per il piano regolatore di [[Tirrenia]], ottenendo il secondo premio. Successivamente si ritirò nella sua [[villa del Parugiano|tenuta di Parugiano]] vicino a [[Montemurlo]] dove morì il 15 agosto del 1951.
== Mostre ==
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