Papa Leone XII: differenze tra le versioni
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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome=Papa Leone XII
|immagine=Charles Picqué – Portrait de Léon XII (1828) (2).jpg
|didascalia=[[Charles Picqué (pittore)|Charles Picqué]], ''Ritratto di Leone XII'' (1828)
|stemma=C o a Leon XII.svg
|titolo=252º papa della Chiesa cattolica
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|arcconsacrato=24 febbraio [[1794]] dal [[cardinale]] [[Enrico Benedetto Stuart]]
|creato=8 marzo [[1816]] da [[papa Pio VII]]
|data di morte={{Calcola età3|1829|2|10|1760|8|
|luogo di morte=[[Roma]]
|sepoltura=[[Basilica di San Pietro in Vaticano]]
}}
{{Bio
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|Nome = Leone XII
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = nato '''Annibale Francesco Clemente Melchiorre Girolamo Nicola della Genga'''
|ForzaOrdinamento = Leone 12
|PreData = in [[lingua latina|latino]]: ''Leo PP. XII
|Sesso = M
|LuogoNascita = Genga
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=== Educazione e ordinazione ===
[[File:Busto di Leone XII.jpg|miniatura|Busto di Leone XII conservato presso [[Palazzo Campana (Osimo)|Palazzo Campana]] ([[Osimo]]), dove studiò]]
Della Genga studiò teologia al [[Nobil Collegio Convitto Campana|Collegio Campana]] in [[Osimo]] dal 1773 al 1778<ref>Presso Palazzo Campana è conservato un busto del pontefice realizzato dallo scultore Fedele Bianchini.</ref> e, in seguito, al Collegio Piceno a Roma fino al 1783, quando cominciò i suoi studi all'[[Accademia dei Nobili Ecclesiastici]]. In seguito ricevette il [[suddiacono|suddiaconato]] nel 1782 e fu ordinato [[presbitero]] il 14 giugno 1783.
=== Nunzio apostolico ed episcopato ===
Nel 1790 si fece notare per un brillante sermone da lui pronunciato in commemorazione dell'imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]]. Nel 1792 [[papa Pio VI]] lo nominò suo segretario particolare e successivamente, nel 1793 fu eletto [[Arcidiocesi di Tiro|arcivescovo titolare di Tiro]] e nel 1794 fu nominato [[canonico]] della [[Basilica di San Pietro]]. Fu consacrato nella [[cattedrale di Frascati]] dal [[cardinale]] [[Enrico Benedetto Stuart|Stuart]] e fu inviato a [[Lucerna]] in qualità di [[nunzio apostolico]]. Nello stesso anno fu trasferito alla [[Nunziatura apostolica a Colonia|nunziatura di Colonia]], in seguito allo scoppio della [[Prima coalizione|guerra della prima coalizione]], spostò la sua residenza ad [[Augusta (Germania)|Augusta]].
Nei 12 anni trascorsi in [[Germania]] fu incaricato di svolgere delicate ed importanti missioni diplomatiche presso le corti di [[Dresda]], [[Vienna]], [[Monaco di Baviera|Monaco]] e [[Württemberg]], nonché presso [[Napoleone Bonaparte]]. In Germania, avrebbe avuto tre figli illegittimi.<ref>''Letters from Rome'' in: [https://books.google.com/books?id=LUU5AQAAMAAJ&pg=PA468&dq=Della+Genga+mistress&hl=en&sa=X&ei=-W3BVLucGaLXyQPIhYDoAw&ved=0CB8Q6AEwAA#v=onepage&q=Della%20Genga%20children&f=false ''The New Monthly Magazine and Literary Journal''], Tomo 11, pp. 468–471.</ref>
In questo periodo andò incontro a ristrettezze economiche. In seguito allo scioglimento dello [[Stato della Chiesa]] (1798), egli fu considerato dai francesi alla stregua di un prigioniero di stato, e trascorse alcuni anni nell'[[Chiesa di Santa Maria di Val di Mergo a Monticelli|abbazia di
▲=== Cardinale ===
Nel 1814 della Genga viene scelto come latore delle congratulazioni di [[papa Pio VII]] a [[Luigi XVIII di Francia]] dopo la sua restaurazione e, nello stesso anno, fu inviato alla Conferenza di pace di [[Parigi]] quando [[Ercole Consalvi]] era ancora in esilio.
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== Pontificato ==
[[File:Leo XII statue de Fabris 1836 Saint Peter's Basilica Vatican City.jpg|thumb|Monumento a papa Leone XII nella [[Basilica di San Pietro in Vaticano]]]]▼
Nel [[conclave del 1823]] l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto (28 settembre) nonostante la decisa opposizione della [[Francia]]. Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò 5 anni.
=== Politica estera ed economica ===
▲[[File:Leo XII statue de Fabris 1836 Saint Peter's Basilica Vatican City.jpg|
Leone XII delegò la condotta della politica estera al [[cardinale segretario di Stato]] [[Giulio Maria della Somaglia]] e successivamente al più accorto [[Tommaso Bernetti]], i quali riuscirono a stipulare diversi accordi e trattati particolarmente favorevoli allo Stato della Chiesa e al papato stesso. Leone era una persona fondamentalmente frugale e questa sua indole si rifletté nella sua amministrazione, che riuscì a fare economie nella gestione della giustizia, a ridurre le [[imposte]] ed anche a reperire le risorse per l'esecuzione di alcuni importanti lavori pubblici. Si impegnò alla riforma dell'amministrazione dello Stato pontificio, portando a termine la riforma tributaria. Stabilì che tutti i [[parroci]] dovessero percepire la stessa congrua. Nonostante l'importanza e l'originalità delle suddette iniziative, è indubbio che l'avvenimento più conosciuto e arduo del suo pontificato fu il grande [[Giubileo]] del 1825.
Nonostante tutto ciò alla fine del suo pontificato la situazione delle finanze risultò essere peggiore rispetto a quella iniziale e il Giubileo stesso non contribuì a migliorare le cose.
=== Il Giubileo del 1825 ===
[[File:Leone XII apre la porta santa della basilica di San Pietro in Vaticano.jpg|alt=Leone XII apre la porta santa della basilica di San Pietro in Vaticano in occasione del giubileo del 1825|miniatura|''Leone XII apre la porta santa della basilica di San Pietro in Vaticano in occasione del giubileo del 1825'', stampa d'epoca|sinistra]]
Evento centrale del pontificato di Leone XII fu la celebrazione del [[Giubileo universale della Chiesa cattolica|giubileo]] nel 1825, l’unico regolarmente celebrato in tutto l’Ottocento<ref>{{Cita libro|titolo=Sul Giubileo del 1825 si vedano: Ph. Boutry, Espace du pèlerinage, espace de la romanité. L’année sainte de la Restauration, in Luoghi sacri e spazi della santità, a cura di S. Boesch Gajano, L. Scaraffia, Rosenberg & Sellier, Torino 1990, pp. 419-444; Idem, La tradition selon Léon XII. 1825, l’année sainte de la Restauration, in Histoire religieuse. Histoire globale-histoire ouverte. Mélanges offerts à Jacques Gadille, a cura di J.D. Durand, R. Ladous, Beauchesne, Paris 1992, pp. 279-299; Idem, Une théologie de la visibilité. Le projet zelante de resacralisation de Rome et son échec (1823-1829), in Cérémonial et rituel à Rome (XVIe-XIXe siècle), École française, a cura di M.A. Visceglia, C. Brice, Rome 1997, pp. 317-367; D. Rocciolo, Aspetti e problemi della vita religiosa a Roma nell’anno 1825, in I giubilei nella storia della Chiesa, Atti del congresso internazionale, Roma 23-26 giugno 1999, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, pp. 591-603 e M. Spinelli, Un giubileo “fruttuoso”. L’anno santo del 1825-26 nell’epistolario di s. Gaspare del Bufalo, in I giubilei nella storia della Chiesa, pp. 604-621; G.M. Croce, Da Pio VII a Leone XIII. I giubilei del XIX secolo, in La storia dei giubilei. 1800-2000, F. Margiotta Broglio, G. Fossi (a cura), vol. IV, BNL-Edizioni Giunti, Firenze 2000, pp. 10-53; «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo». Leone XII, la città di Roma e il giubileo del 1825, a cura di R. Colapietra e I. Fiumi Sermattei, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 148, Ancona 2014.}}</ref>. Infatti, nel 1800 non fu possibile celebrarlo perché Roma fino a pochi mesi prima era occupata dalle truppe francesi. Anche successivamente non fu rispettata la ricorrenza: nel 1850 saltò a causa della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica romana
L’indizione del giubileo da parte di Leone XII rappresentò una coraggiosa presa di posizione personale del papa, una vera e propria sfida per vedere come avrebbe risposto il mondo cattolico all’invito della Chiesa, in un contesto culturale e spirituale in profonda trasformazione<ref>{{Cita libro|titolo=R. Colapietra, Una riflessione sul giubileo di Leone XII, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 15-33; Idem, Leone XII e il giubileo del 1825, “Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, 112 (2014-2015), pp. 427-435.}}</ref>.
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L’anno santo iniziò ufficialmente la Vigilia di Natale, il 24 dicembre 1824, con il rito di apertura da parte del papa della porta santa nella basilica di San Pietro, in Vaticano. Contemporaneamente, tre cardinali legati ([[Giulio Maria della Somaglia|Giulio Maria Della Somaglia]], [[Benedetto Naro]] e [[Bartolomeo Pacca]]) aprivano le porte sante delle altre basiliche patriarcali: [[Basilica di San Giovanni in Laterano|San Giovanni in Laterano]], [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]] e [[Basilica di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]], che inagibile per l’incendio del 1823 è sostituita da [[Basilica di Santa Maria in Trastevere|Santa Maria in Trastevere]]. Il perdono giubilare veniva ottenuto visitando le quattro basiliche, trenta volte i romani, quindici volte i forestieri.
Della solenne cerimonia d’apertura abbiamo una descrizione che, nel suo genere, è unica, provenendo dalla penna di una principessa reale, [[Maria Cristina di Savoia|Maria Cristina]], figlia di Vittorio Emanuele I re di Sardegna e futura regina delle Due Sicilie, che è onorata dalla Chiesa col titolo di beata. Essa assisté alla funzione con la madre Maria Teresa e la sorella, descrivendo la cerimonia con ricchezza di dettagli<ref>{{Cita libro|titolo=P. Brezzi, Storia degli Anni Santi. Da Bonifacio VIII ai giorni nostri, Milano 1997, pp. 162-163}}</ref>.[[File:Mattone per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825.jpg|alt=Mattone per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825|miniatura|Mattone in terracotta per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825]]Il giubileo del 1825 fu attentamente preparato sul piano spirituale dal papa che volle curare personalmente l’organizzazione dell’evento<ref>{{Cita libro|titolo=D. Rocciolo, La vita religiosa a Roma nell’Anno Santo 1825, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 35-43, in particolare p. 39}}</ref>. L’anno santo vero e proprio fu preceduto da missioni, tenute da religiosi predicatori nell’agosto del 1824 nelle principali piazze di Roma con grande afflusso del popolo, e da provvedimenti che regolavano le cerimonie e l’impatto sociale dell’evento. Vennero proibiti gli spettacoli teatrali, i balli, e limitati gli orari delle osterie mentre si provvedeva a restaurare le chiese<ref>{{Cita libro|titolo=M. Caperna, La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 61-72}}</ref> e ad attrezzare gli ospizi per accogliere i pellegrini. Le confraternite romane, in particolare l’Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini, si adoperarono per assistere i forestieri che arrivavano a Roma, procurando vitto e alloggio ed elargendo elemosine ai bisognosi. Sull’esempio di Leone XII, che appena eletto aveva voluto ripristinare il pranzo offerto ai pellegrini poveri e servito dal pontefice in prima persona vestito con il grembiule<ref>{{Cita libro|titolo=S. Raponi, Tra cerimonialità e consuetudini pontificie. Alcuni “ripristini” di Leone XII, in La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII, a cura di R. Regoli e I. Fiumi Sermattei, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 336, Ancona 2020, pp. 317-346, in particolare pp. 327 e ss}}</ref>, tutta la società romana fu coinvolta nell’accoglienza dei forestieri organizzata dalle confraternite, anche le dame dell’aristocrazia, in una gara di carità che rasentava l’ostentazione<ref>{{Cita libro|titolo=G.M. Croce, Da Pio VII a Leone XIII. I giubilei del XIX secolo, cit., p. 26}}</ref>.▼
▲Il giubileo del 1825 fu attentamente preparato sul piano spirituale dal papa che volle curare personalmente l’organizzazione dell’evento<ref>{{Cita libro|titolo=D. Rocciolo, La vita religiosa a Roma nell’Anno Santo 1825, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 35-43, in particolare p. 39}}</ref>. L’anno santo vero e proprio fu preceduto da missioni, tenute da religiosi predicatori nell’agosto del 1824 nelle principali piazze di Roma con grande afflusso del popolo, e da provvedimenti che regolavano le cerimonie e l’impatto sociale dell’evento. Vennero proibiti gli spettacoli teatrali, i balli, e limitati gli orari delle osterie mentre si provvedeva a restaurare le chiese<ref>{{Cita libro|titolo=M. Caperna, La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 61-72}}</ref> e ad attrezzare gli ospizi per accogliere i pellegrini. Le confraternite romane, in particolare l’Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini, si adoperarono per assistere i forestieri che arrivavano a Roma, procurando vitto e alloggio ed elargendo elemosine ai bisognosi. Sull’esempio di Leone XII, che appena eletto aveva voluto ripristinare il pranzo offerto ai pellegrini poveri e servito dal pontefice in prima persona vestito con il grembiule<ref>{{Cita libro|titolo=S. Raponi, Tra cerimonialità e consuetudini pontificie. Alcuni “ripristini” di Leone XII, in La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII, a cura di R. Regoli e I. Fiumi Sermattei, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 336, Ancona 2020, pp. 317-346, in particolare pp. 327 e ss}}</ref>, tutta la società romana fu coinvolta nell’accoglienza dei forestieri organizzata dalle confraternite, anche le dame dell’aristocrazia, in una gara di carità che rasentava l’ostentazione<ref>{{Cita libro|titolo=G.M. Croce, Da Pio VII a Leone XIII. I giubilei del XIX secolo, cit., p. 26}}</ref>.
Nel suo diario [[Massimo d'Azeglio|Massimo d’Azeglio]], noto patriota, letterato e artista, piemontese di nascita, ma residente per lunghi periodi a Roma, ci testimonia del clima severo imposto alla città dalle celebrazioni giubilari:
«uno dei primi pensieri di Papa Leone era stato di pubblicare il gran giubileo universale per l'anno ‘25; la qualcosa significava Roma trasformata per dodici mesi in un grande stabilimento di esercizi spirituali. Non teatri, non feste, non balli, non ricevimenti, neppure in piazza i burattini; ed invece prediche, missioni, processioni, funzioni, ecc.»<ref>{{Cita libro|titolo=M. D’Azeglio, I miei ricordi, Milano 1956, cap. XXVII}}</ref>.
Alcune misure furono dirette a migliorare l’amministrazione della città e dello Stato. Esse riguardavano, tra l’altro, la riforma delle parrocchie, la lotta al brigantaggio, la semplificazione delle procedure giudiziarie. Ma anche il blocco dei canoni di affitto e degli sfratti, lo sviluppo edilizio, l’abbigliamento delle donne e il consumo di alcolici. Lo sforzo di buon governo prese l’avvio con la Visita Apostolica, una ricognizione dello stato delle chiese e degli ospedali per focalizzare le criticità, studiare le soluzioni, pianificare il recupero<ref>{{Cita libro|titolo=F. Falsetti, La Visita Apostolica per il giubileo del 1825. Uno strumento per verificare lo stato di conservazione e pianificare gli interventi di restauro della Roma sacra, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 93-115}}</ref>. Il giubileo diventò così una occasione di conoscenza e intervento, rappresentativo delle aspirazioni di riforma dell’intero pontificato di Leone XII.
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=== Politica interna ===
[[File:Pave Leo 12. aflægger besøg i Thorvaldsens værksteder ved Piazza Barberini, 18. oktober 1826.jpg|miniatura|Leone XII visita le officine di [[Bertel Thorvaldsen]] in [[Piazza Barberini]], il 18 ottobre 1826]]
Leone XII si distinse per la durezza con cui affrontò la società segreta della [[Carboneria]]. Durante il giubileo del 1825 furono ghigliottinati pubblicamente, in [[Piazza del Popolo (Roma)|Piazza del Popolo]] a Roma, i due carbonari [[Angelo Targhini]] e [[Leonida Montanari]]. Il cardinale legato [[Agostino Rivarola]], investito di poteri straordinari, venne mandato a [[Ravenna]] per reprimere i carbonari.
Proibì le società bibliche, di stampo protestante e finanziate spesso dalla [[massoneria]] e, fortemente influenzato dai [[gesuiti]], riorganizzò tutto il sistema scolastico.
Pubblicò il codice ''Reformatio Tribunalium''. Riordinò le [[Università]] del suo Stato con la [[Bolla pontificia|bolla]] ''Quod divina sapientia'', dell'agosto 1824, suddividendole in due classi: alla prima assegnò quelle di Roma e [[Bologna]], con trentotto [[
=== Controversia sulla vaccinazione ===
[[File:
Vari testi attribuiscono a Leone XII il divieto di vaccinazione contro il [[vaiolo]]. In particolare [[Benedetto Croce]] scrisse che "il papa che similmente abolì codici e tribunali istituiti dai francesi volle tornare agli ordini del vecchio tempo, e rinchiuse daccapo i giudei nei ghetti e li astrinse ad assistere a pratiche di una religione che non era la loro, e perfino proibì l’innesto del vaiuolo che mischiava le linfe delle bestie con quelle degli uomini: vani sforzi che poi cedettero dal più al meno alle necessità dei tempi"<ref>Benedetto Croce - Storia d'Europa nel secolo decimonono, Bari 1932</ref>.
Secondo Donald J. Keefe<ref>Donald J. Keefe, S.I., ''[http://www.catholicscholars.org/PDFFiles/v9n4sep1986.pdf Tracking a Footnote] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20221122212639/https://www.catholicscholars.org/PDFFiles/v9n4sep1986.pdf |date=22 novembre 2022 }}'', Fellowship of Catholic Scholars Quarterly, vol. 9, n.4, pag 5-6, settembre 1986</ref> nessun documento ufficiale riporta tali affermazioni.
Da testi dell'epoca risulta che papa Leone si limitò a togliere nel 1824 l'obbligatorietà della vaccinazione (invisa a larghi strati della popolazione per la sua supposta pericolosità, sebbene fosse stata resa obbligatoria, dopo due anni dallo scoppio di un'epidemia di vaiolo, nello Stato Pontificio il 20 giugno 1822
{{Citazione|Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente [la vaccinazione antivaiolosa], a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l'obbligo di riparare.|Leone XII, ''Circolare legatizia 15 settembre 1824''}}
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Da notare che Leone XII nel 1824 insignì dell'[[Ordine dello Speron d'oro|ordine equestre dello Sperone d'oro]] [[Luigi Sacco (medico)|Luigi Sacco]] come ringraziamento per l'invio di 108 copie del suo libro sulla vaccinazione che furono distribuiti negli uffici di sanità dello Stato Pontificio. Questo fatto fu scoperto da A.P. Gaeta in un carteggio inedito da lui rinvenuto nell'Archivio Segreto Vaticano.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=A. P. Gaeta|anno=1946|titolo=Carteggio inedito di Luigi Sacco con le Segreterie di Stato di Pio VII e di Leone XII (1816-1824)|rivista=Castalia|volume=2|numero=|p=215}}</ref> Commentando questa scoperta [[Maria Luisa Righini Bonelli]] rileva che ''"non sembra quindi attendibile quanto alcuno volle affermare, e cioè che'' Leone XII ''si sarebbe mostrato contrario a ciò che aveva fatto Pio VII e specialmente il cardinal Consalvi, promotore dell'editto emanato nel 1822 a favore della vaccinazione"'' .<ref>{{Cita pubblicazione|autore=M. L. Righini Bonelli|anno=1946|titolo=Rivista di storia delle scienze mediche e naturali|rivista=|volume=35-37|numero=|p=78}}</ref>
La questione è stata definitivamente chiarita da Bercé e Otteni<ref>{{cita
== Concistori per la creazione di nuovi cardinali ==
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== Beatificazioni e canonizzazioni del pontificato ==
{{Vedi anche|Beatificazioni per pontificato#Pontificato di Leone XII (1823-1829)|Canonizzazioni per pontificato#Pontificato di Leone XII}}
== Encicliche del pontificato ==
{{Vedi anche|Lista di encicliche#Leone XII (
== Genealogia episcopale e successione apostolica ==
[[File:Leo XII.png|miniatura|Medaglione presente nella [[Basilica di San Paolo fuori le mura|Basilica di San Paolo Fuori le mura]] raffigurante Leone XII]]
La [[genealogia episcopale]] è:
* Cardinale [[Scipione Rebiba]]
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== Curiosità sulla morte ==
[[File:Tomb of Pope Leo XII.jpg|thumb|Tomba di Leone XII, vicino a quella di san [[Leone Magno]], secondo le sue richieste.]]
Pare che Leone XII avesse ricevuto durante tutta la sua vita il sacramento dell'[[estrema unzione]] ben diciassette volte; una di queste capitò dopo gli strapazzi dell'incoronazione e siccome guarì dopo che l'avevano già dato per morente la vigilia di [[Natale]], si gridò al miracolo.<ref name="ReferenceA">Claudio Rendina, I papi, Newton Compton, Roma, 1983</ref>
Leone, di carattere forte e determinato, continuò a lavorare fino all'ultimo, nonostante la malferma salute. Morì a [[Roma]] il 10 febbraio 1829. Resta traccia della diffusa impopolarità di questo papa nell'epitaffio sulla statua di [[Pasquino]]: "''Qui della Genga giace, per sua e nostra pace''".<ref name="ReferenceA" />
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[[Categoria:Persone legate all'Università degli Studi di Camerino]]
[[Categoria:Persone legate all'Università degli Studi di Macerata]]
[[Categoria:Antimassoneria cattolica]]
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